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Autore: Emma Speranza    07/12/2023    6 recensioni
Il Ministero è caduto, le lettere di convocazione al Censimento per i Nati Babbani sono state inviate e quando Lydia Merlin riceve la sua, sa che è arrivato il momento di nascondersi. Ma una lezione che ha imparato durante i sette anni ad Hogwarts è che i suoi piani non vanno mai come dovrebbero.
Un incontro fortuito con un ex compagno di scuola ed un bambino troppo chiacchierone le ricorderanno che la fuga non è un’opzione, e che in un mondo magico che ha dimenticato cosa sia l’umanità e la pietà, c’è ancora qualcosa per cui vale la pena combattere.
Una storia di sopravvivenza, ingiustizia e dei mostri che si annidano nei luoghi più oscuri.
Dall'Epilogo:
​«Corri!»
Lydia sapeva che era arrivata la loro fine.
Nulla li avrebbe salvati.
Sfrecciò in mezzo ad un gruppetto di anziane signore, che reagirono lanciandole imprecazioni che mal si addicevano a delle così adorabili nonnine.
«Scusate, scusate!»
E ovviamente Lance perse tempo a cercare di farsi perdonare piuttosto che correre per salvarsi la vita.
Genere: Avventura, Guerra, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Vari personaggi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo 19
Vortici e tempeste

 
«Cosa significa che lo hanno scoperto?»
Lydia non capiva, e Duncan era all’oscuro di tutto. «Perché avrebbero dovuto colpirlo, hanno saccheggiato il negozio?»
Lance scambiò un’occhiata con Lydia. Duncan non aveva mai saputo del loro incontro a Diagon Alley. «Non c’è tempo per spiegare.»
Duncan bloccò la strada al fratello. «C’è tutto il tempo che vuoi.»
Lance lo guardò stupito. «Ma Paul è in pericolo! Dobbiamo…»
Lo sguardo di Duncan non ammetteva repliche. «Noi non dobbiamo fare niente. Cosa ti ha scritto? Ci ha dato qualche informazione sul luogo in cui si trova? Su quanti nemici ha attorno? O Paul vuole semplicemente che ti butti in suo soccorso senza neanche pensare di tornare a casa vivo? E come diavolo ha fatto quel gufo a superare le nostre barriere?»
Lydia si trovò d’accordo con Duncan. «Dobbiamo andare ma dobbiamo anche essere prudenti.»
«No!» la fermò Duncan. «L’unica cosa che dobbiamo fare è avvisare papà.»
Lance sembrava sul punto di esplodere. Ma poi succedette una cosa strana. Prese un respiro profondo e allungò il biglietto a Duncan. «Facciamo alla svelta, però.»
Duncan lo osservò per qualche secondo, per accertarsi della sua sincerità. «Lydia, prendi il gufo. Ha bisogno di essere medicato.» Il povero gufo di Paul bubolava sofferente, se ne stava accucciato a terra, sembrava un piccolo batuffolo grigio. Almeno il sangue aveva smesso di gocciolare. Lydia si abbassò cercando di fare meno rumore possibile per non spaventarlo. E lì succedette la seconda cosa strana, ma che in realtà, pensandoci in seguito, era molto scontata.
Lance approfittò della breve distrazione di Duncan, intento a lanciare un incantesimo sul biglietto per riuscire a decifrare l’illeggibile grafia di Paul, e di Lydia, ancora inginocchiata e con una mano tesa verso il gufo, per scattare verso il cancello. Duncan imprecò e si gettò al suo inseguimento, e Lydia, senza neanche pensarci, li seguì a ruota. Avendo capito l’intenzione di Lance, Lydia strinse l’angolo mentre correvano intorno alla casa e riuscì a guadagnare terreno, superando anche Duncan. Nonostante il suo sforzo, Lance riuscì ad aprire il cancello e buttarsi fuori. ‘No!’ pensò Lydia. Sforzò i muscoli delle gambe ad aumentare il ritmo. Un ultimo scatto. Le bastava un ultimo scatto per raggiungere Lance prima che si dissolvesse nel nulla. Lo aveva quasi preso. Allungò la mano. Le punte delle sue dita sfiorarono il suo maglione. Per poi vederlo scomparire davanti ai suoi occhi. Lydia frenò la sua corsa, incespicò e per un soffio non si trovò a terra. ‘No.’ pensò di nuovo, il fiato spezzato, le gambe che tremavano.
«Maledizione!» urlò Duncan alle sue spalle.
«No…» Lydia guardava il punto in cui si trovava Lance solo pochi secondi prima. E poi ricordò un dettaglio importante. Si voltò di scatto verso Duncan e gli si gettò addosso, strappandogli dalla mano il biglietto che ancora stringeva. La vita di Lance dipendeva da quelle poche righe.
Lance,
I Mangiamorte ci hanno scoperti! Devono averci inseguito dopo l’ultimo scontro, ci hanno circondati!
Abbiamo bisogno del tuo aiuto!
Siamo sulla spiaggia delle vacanze.
Paul
 
Duncan stava ancora imprecando. «Dove si trova la spiaggia delle vacanze?» Vide gli occhi di Lydia illuminarsi quando ricordò a che spiaggia si riferiva il biglietto. «Lo sai. Bene. Andiamo ad avvisare papà.»
Ma c’era troppa strada dal cancello alla porta d’ingresso. Sarebbe trascorso troppo tempo per cercare il signor O’Brien e spiegare la situazione, e troppo per dargli modo di ragionare sul da farsi e scegliere la via più sicura. E così Lydia prese la decisione che le sembrò più naturale. Ruotò su se stessa per Smaterializzarsi. E Duncan riuscì dove lei prima aveva fallito con Lance. Le afferrò il braccio e insieme svanirono nel vento.
 
La prima sensazione che Lydia percepì quando atterrò con i piedi sulla sabbia fu la differenza di temperatura. Nella fretta di capire cosa si fosse schiantato sulla finestra, era uscita senza giacca e mentre nel giardino di casa O’Brien si era sentita gelare, qui invece l’aria era meno fredda. O forse era l’adrenalina che le circolava in corpo. In effetti non ne era molto sicura. La seconda cosa che percepì fu Duncan, che fece leva sul braccio che le stava stringendo per buttarla a terra. La sabbia le si era già infilata ovunque. Sollevò lo sguardo. Il gesto calcolato di Duncan li aveva nascosti alla vista delle figure che si aggiravano in riva al mare. Erano ancora lontani e Lydia non riusciva a distinguerli, ma nel profondo del cuore sapeva chi erano. E provò un senso di rabbia misto a panico. Chiuse gli occhi e appoggiò la fronte alle mani. Respirare. Doveva respirare e concentrarsi. Il suo obiettivo era trovare Lance ed impedirgli di uccidersi. Era più difficile di quanto immaginasse. Risollevò lo sguardo ignorando la nausea. Il cielo era buio, nubi temporalesche appesantivano l’aria. Il mare si comportava di conseguenza. Le onde aggredivano la spiaggia, sollevando schizzi e provocando un rumore tale da sovrastare ogni altro.
«È là.» Lydia seguì il dito puntato di Duncan e riuscì anche lei a distinguere la figura di Lance. Era disteso dietro ad un duna di sabbia a poca distanza da loro, ma i suoi riccioli biondi erano inconfondibili. «Ora lo strozzo.»
«Mettiti in fila.» Lydia si sollevò sulle ginocchia e dopo aver lanciato una breve occhiata alle figure sulla spiaggia, corse verso Lance, cercando di rimanere il più chinata possibile per non farsi vedere. Raggiunse Lance con una scivolata e si ributtò a terra al suo fianco.
«Cosa ci fai qui? Dovevi andare ad avvisare papà.»
Lydia spalancò la bocca, pentendosi immediatamente perché il vento sollevò una nuvoletta di sabbia che la colpì in pieno volto. «Adesso me lo dici? Forse dovevi spiegarmi il tuo brillante piano prima di scomparire.» disse in preda ad un colpo di tosse.
Un’altra nuvoletta si sollevò quando Duncan si sdraiò accanto a loro, gli occhi puntati sulle figure in riva al mare. «Siete solo due stupidi.»
«Bene.» disse Lydia. Doveva riprendere in mano la situazione. «Abbiamo visto dove si trovano e quanti sono.» Ne contava una decina. «Ma dove è Paul?»
Duncan indicò un punto sulla spiaggia in mezzo ai tizi. «Lì. Se guardi bene a terra la sabbia cambia tonalità e altezza in mezzo a loro. Sono sicuro che Paul, e chiunque sia con lui, si trova in una bolla di protezione.» Lydia non vedeva nulla. «E se proprio voleva fare l’eroe poteva almeno informarsi che non si dovrebbe mai scegliere una spiaggia come rifugio segreto. Troppe variabili.» disse con disprezzo.
«Sorvoliamo la lezione di Difesa contro le Arti Oscure.» disse Lydia. «Adesso che sappiamo che è lì e che per ora è al sicuro possiamo tornare a casa ed avvisare gli altri. Potremmo Materializzarci da direzioni diverse e colpirli alle spalle prima che se ne rendano conto. Ma ci serve l’aiuto di qualcun altro.» valutò mentre nella sua mente continuava a susseguirsi lo stesso pensiero: ‘Niente panico. Niente panico. Niente panico.’ Come se avesse mai funzionato.
«Okay.» rispose Lance.
Duncan invece si limitò ad annuire, gli occhi ancora puntati sul circolo di sabbia che riusciva a vedere solo lui. Facendo attenzione si alzarono per riuscire a Materializzarsi. Ma delle urla si levarono dalla spiaggia, sovrastando il rumore delle onde.
«All’attacco!» Una figura uscì dal cerchio di sabbia e si buttò contro gli avversari. E c’era una sola persona che poteva aver fatto una cosa così stupida.
«Paul!» urlò Lance. Mollò la presa dal braccio di Duncan e corse verso l’amico, ignorando i richiami del fratello e di Lydia. E la scena di prima di ripeté. Con Lance che correva verso il pericolo, Lydia che lo inseguiva per impedirgli di uccidersi e Duncan che li rincorreva maledicendo entrambi. Nel frattempo, alle spalle di Paul, erano comparse altre persone che si gettarono contro i loro nemici. I lampi degli incantesimi iniziarono ad illuminare la spiaggia.
«Stupeficium!» urlò Lydia puntando la bacchetta verso lo sgherro più vicino. Lo colpì in pieno e provò un senso di soddisfazione nel vederlo cadere scomposto a terra. Uno in meno, nove ancora da sconfiggere. Il suo incantesimo aveva funzionato, ma aveva anche avuto l’effetto opposto di attirare l’attenzione di tutti gli altri. Addio effetto sorpresa.
«Protego!» Lydia si gettò alle spalle di Lance, il cui incantesimo di protezione bloccò i due attacchi successivi, e poi ripartirono all’attacco.
Paul ululava di gioia. «Siete in ritardo!»
Lydia avrebbe voluto Schiantare anche lui. «Non è il momento di fare battutine.»
«Ma quanto sei scorbutica…» Per fortuna un getto di luce verde arrivò a pochi centimetri dai piedi di Paul, costringendolo a concentrarsi di nuovo sulla battaglia che aveva scatenato. I peli sulle braccia di Lydia si sollevarono, avvisandola del pericolo imminente e lasciandole il tempo di buttarsi a terra evitando così che una maledizione la colpisse. Rotolò sulla schiena. «Diffindo!» Un urlo di dolore le confermò che il suo incantesimo era andato a buon fine.
«Incarceramus
«Impedio!» si difese Lydia, rialzandosi «Poùsikus
Un colpo di vento si sollevò strappando il cappuccio dal volto del nemico che stava affrontando. E Lydia esitò. Perché il viso davanti a lei era dolorosamente famigliare.
«Diana?» chiese strizzando gli occhi.
La sua avversaria non fu altrettanto clemente. Con un sorriso sghembo le fece un cenno di saluto. E con un colpo di bacchetta la scaraventò a terra. Lydia cercò di rotolare sulla sabbia per attutire l’impatto, ma la spalla destra ricevette il maggior colpo. Una fitta acuta di dolore le attraversò l’intero braccio e le costole, facendole mancare il fiato. Doveva alzarsi. Lo sapeva. Eppure… Diana Clarke era lì. La Tassorosso del suo anno con cui aveva condiviso le lezioni per sette anni. La stessa Diana Clarke che faceva sempre coppia con lei nell’ora di Erbologia. La stessa Diana Clarke che l’aveva aiutata ad architettare scherzi contro Lance e Paul. Diana Clarke stava cercando di ucciderla. Lydia ruotò sulla schiena e alzò la bacchetta. Il suo braccio tremava incontrollabilmente. Il suo Scudo Protettivo non fu abbastanza veloce. Diana la sollevò in aria e Lydia si trovò a fluttuare sulla scena. Ma non ebbe il tempo di vedere nulla. Perché usando la bacchetta come una frusta, Diana la gettò nel mare.
Se l’impatto con la sabbia era stato doloroso, quello con l’acqua lo fu ancora di più. Lo scontro con la superficie le acuì i dolori provocati dalla caduta, l’acqua era talmente fredda da sembrare ghiaccio. Lydia serrò la bocca e il naso ma la forza del mare le fece perdere il prezioso ossigeno che era riuscita a racimolare durante il volo. Le onde la facevano ruotare sott’acqua, rendendola incapace di distinguere il sotto e il sopra, la superficie dal fondo. Tutto era nero ai suoi occhi. Il panico le impediva di ragionare. L’unica cosa che Lydia riusciva a percepire era il gelo, la pressione dell’acqua e l’oppressione dei suoi polmoni.
Sarebbe morta.
Uccisa da Diana Clarke in una guerra più grande di loro.
Non voleva morire.
Scalciò e agitò le braccia, nella disperazione di trovare la superficie e l’ossigeno che ormai aveva esaurito. E fu lì che si accorse che per tutto il tempo era riuscita a mantenere la presa sulla sua bacchetta. C’era un incantesimo che creava una corrente d’aria che avrebbe potuto reindirizzarla verso il cielo, ma non ricordava la formula, o il movimento. La sua mente in quel momento era un buco nero alla ricerca di aria.
La sua bacchetta però agì per lei.
Come dotata di una volontà propria, creò una corrente che bloccò quella del mare. Un soffio d’aria calda la avvolse e pochi secondi dopo, il viso di Lydia affiorò dalla superficie del mare. Spalancò la bocca. L’ossigeno sembrava non bastarle mai. Boccheggiava ed agitava le braccia e le gambe per mantenersi in superficie. I capelli bagnati le coprivano il volto. I vestiti pesanti la trascinavano verso il basso. E un’esplosione lontana la riportò alla realtà. Voltò il viso verso gli scoppi di luci che provenivano dalla spiaggia.
La battaglia continuava. E Lydia aveva un conto in sospeso con Diana Clarke.
Nuotare completamente vestita nell’acqua gelida di novembre, con un trauma alle costole e ad una spalla si rivelò più difficile del previsto. Ogni bracciata era più lenta di quella precedente, e la riva sembrava non avvicinarsi mai. Le onde erano sia sue alleate, spingendola verso la battaglia, sia sue nemiche, quando la tiravano di nuovo sott’acqua, lasciandola sempre con la paura di non riuscire a tornare a galla. Lydia era quasi sul punto di cedere. I suoi arti tremavano, i muscoli imploravano pietà e i suoi polmoni erano oppressi dalla corrente. Le onde le impedivano di vedere la spiaggia. Uno spasmo alla spalla la fece smettere di nuotare. La corrente la reclamò all’istante buttandola sott’acqua. E le ginocchia di Lydia sbatterono contro il fondale. Fu abbastanza per farle ritrovare la forza di alzarsi in piedi e scoprire così di essere riuscita davvero ad arrivare fino alla riva. Si trascinò fuori dall’acqua. Era come se le sue gambe fossero fatte di cemento, ma riuscì a raggiungere la spiaggia. Le corrente l’aveva spinta ad una decina di metri dalla battaglia.
Lydia si lasciò cadere a terra ed ansimò alla ricerca di fiato. I capelli e i vestiti le si erano incollati alla pelle. Con grande difficoltà riuscì a sfilarsi il maglione. Se ne sarebbe pentita più tardi, in quel momento le bastava riuscire a muovere le braccia abbastanza da usare la bacchetta.
Mentre riprendeva fiato, si prese un momento per valutare la battaglia. Alcune figure erano a terra, uno di loro era un fratello di Paul, ma Lydia lo vedeva agitarsi. Per ora era ancora vivo. Duncan era verso la banchina e affrontava due sgherri da solo, Lance era al fianco di Paul ed impegnati in un duello contro un mago. Dalla facilità con cui schivava entrambi gli attacchi, doveva essere particolarmente abile. E dal modo in cui gli altri gli difendevano le spalle, era anche il capo di quel gruppo. I fratelli e la sorella di Paul erano sparsi per la spiaggia, ognuno impegnato nella propria battaglia.
E Diana Clarke stava per colpire Lance alle spalle.
Con un ruggito, Lydia sollevò a fatica la bacchetta e un raggio di luce rossa esplose in direzione di Diana. La potenza del colpo rigettò Lydia a terra, ma fu sufficiente a colpire anche Diana nonostante la distanza. Lydia si risollevò. La sabbia le si era incollata ovunque. Ne sputò una manciata e si pulì la bocca con l’avambraccio. «Vigliacca!» urlò dirigendosi barcollando verso Diana. Un ragazzo la vide avvicinarsi e tentò di lanciarle una fattura, ma un rapido gesto di Lydia mandò l’incantesimo verso il mittente, colpendolo. Il ragazzo si portò le mani alla gola ed iniziò a boccheggiare, cadendo sulle ginocchia. Quando Lydia lo superò, il suo volto era cianotico. Finalmente Lydia vide negli occhi di Diana un lampo di terrore. La ragazza cominciò ad indietreggiare freneticamente, tastando la sabbia alla ricerca della sua bacchetta, volata via dalla sua presa dopo il colpo subito. Ma era troppo tardi. Lydia raggiunse Diana. Una rapida occhiata alla sabbia smossa attorno a lei le rivelò subito la posizione dell’oggetto che stava cercando. Con una freddezza che mal si accostava al panico che aveva provato fino a quel momento, Lydia sollevò il piede sopra alla bacchetta di Diana. La ragazza capì all’istante cosa stava per succedere. «No!» urlò. Ma era troppo tardi. Lydia abbassò il piede, per un secondo la bacchetta sprofondò nella sabbia ma il CRACK successivo non lasciò dubbi. «Questo era per aver tentato di uccidermi.»
Diana guardò incredula ciò che rimaneva della sua bacchetta. Quando si voltò di nuovo verso Lydia, i suoi occhi sprizzavano puro odio. «Stronza.»
E Diana si trovò la bacchetta di Lydia puntata contro la fronte. «Perché?» sibilò Lydia. Perché si era unita a loro? Perché aveva tentato di ucciderla? Perché aveva dato la caccia ad un suo ex compagno di classe?
Lydia non ricevette la sua risposta.
La rabbia le aveva fatto abbassare le difese. Un colpo la ferì al fianco.
Il corpo di Lydia reagì per istinto. Mentre una mano volava a coprire la ferita, il busto ruotò e un Expelliarmus colpì di strisciò il suo assalitore. L’incantesimo non fu abbastanza forte da fargli volare via la bacchetta. Lydia indietreggiò, ad ogni passo un sibilo di dolore, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per non dare le spalle un’altra volta ad un nemico. Era stata una stupida. E poi riconobbe chi l’aveva assalita. Era un altro volto famigliare. Ma se Lydia non si sarebbe mai aspettata di trovare Diana Clarke dall’altra parte della battaglia, lo stesso non si poteva dire di Isaac Mills. «Lo sapevo che ti saresti unito a loro.» sibilò Lydia «Sei sempre stato scontato.»
Quanto lo aveva odiato durante gli anni di scuola.
«E tu sei sempre stata una sciocca.» rispose Mills con un sorrisetto sghembo. Le onde del mare cominciarono a lambire le scarpe di Lydia. Preferiva dare le spalle al mare piuttosto che a loro. Così aveva anche modo di vedere come stava procedendo la battaglia. Duncan aveva sconfitto uno dei due maghi, e ora stava affrontando una strega particolarmente agguerrita. Altri nemici erano a terra, un fratello di Paul stava medicando quello ferito mentre un altro copriva loro le spalle, Diana era ormai impotente senza bacchetta. La battaglia stava volgendo a loro favore. Lydia doveva solo distrarre Mills il tempo necessario per poterlo poi affrontare con dei rinforzi.
«Ma che bella rimpatriata di classe.» disse «Sai, potevamo andare a berci una burrobirra in onore dei vecchi tempi piuttosto che cercare di ucciderci a vicenda.»
Mills non rimase particolarmente colpito dal suo sarcasmo. «Ti avevo avvisata, Lydia. Ti avevo avvisata di stare attenta, che il mondo sarebbe cambiato.»
Lydia lo ignorò. «A proposito, c’è anche Harris? Di solito siete sempre in giro insieme.» Nonostante la tentazione di guardarsi attorno, Lydia tenne gli occhi fissi su Mills. E così non le sfuggì il lampo di fastidio che gli deformò per un istante il volto.
«Celia è stata una debole. Ha rinunciato.»
In effetti la Serpeverde era sempre stata la più intelligente del gruppo, invece Lydia non aveva mai capito come avesse fatto Mills ad essere Smistato in Corvonero.
Un’altra domanda rimaneva in sospeso tra loro, ma Lydia era troppo spaventata per porla. Perché a scuola con Mills e Harris, c’era un’altra persona sempre in loro compagnia. Una persona che Lydia conosceva fin troppo bene. E se anche lui era diventato un Mangiamorte? Se anche Blake Moore era caduto nel fascino del male? In fondo la sua amicizia con Mills e Harris era stato il motivo principale per cui avevano litigato e si erano lasciati. E Duncan aveva accennato che anche la sorella di Blake si era unita ad uno di quei gruppi. Lydia era sul punto di chiederlo. L’avrebbe fatto se Mills non avesse ricominciato a parlare. «Comunque grazie per essere arrivata. Iniziavo a pensare di aver sprecato il tempo di tutti.» E quella frase aveva talmente poco senso da farle dimenticare ogni domanda su Blake.
«Cosa…?» balbettò.
Diana ridacchiò. «Ci sei cascata in pieno.»
Lydia scosse la testa. «Cosa state dicendo?»
«Che non mi è mai interessato niente di Kenston e della sua patetica famiglia.» rispose Mills con un sorriso.
Lydia continuava a non capire. O forse capiva, ma non era possibile che le sue parole fossero la verità. «Stavate cercando Paul. Ha iniziato a fare quello che aveva detto, a combattervi…» Era il motivo per cui era stato circondato. Perché era stato uno stupido avventato.
Mills parlava rilassato, come se stessero conversando sul tempo e non avesse una bacchetta puntata contro e una battaglia che ancora si svolgeva alle sue spalle. «I Kenston non sono mai stati una minaccia per noi. Qualche scaramuccia ma nulla di più, non sono mai riusciti a farci nessun danno. Non sono altro che delle mosche fastidiose per noi.» E Lydia sapeva dove stava andando il discorso, ma aveva bisogno che fosse lui a confessarlo. «Stavamo cercando qualcun altro.»
«Stavate cercando noi.» concluse Lydia. Un brivido la percorse. Non sapeva bene se per il freddo e l’essere ancora fradicia oppure per la gravità della situazione. Erano stati scoperti.
«Proprio così. È stato difficile, lo ammetto. Non ci avete reso le cose semplici. Avevamo dei dubbi, sai.» continuò Mills «Tutti quei bambini che continuavano a sparire. Abbiamo catturato tanti genitori, ma chissà come mai i loro figli erano introvabili.» La bacchetta di Lydia tremò nella sua mano. Quanti genitori dei loro bimbi erano stati catturati? Qualcuno di loro era già rimasto orfano? «Abbiamo cercato di collaborare con i genitori, di spiegare loro che potevamo riunire la loro famiglia, qualcuno è stato… collaborativo.» Dal ghigno di Mills e la risatina di Diana, Lydia capì che la collaborazione di cui parlava era stata in seguito a qualche Maledizione senza Perdono. Le venne il voltastomaco. «Il problema era che hanno rivelato tutti nomi diversi… Brown, Thomson, Williams, Smith. Qualcuno diceva che era una ragazza bionda, altri un uomo di mezza età. Nessuno combaciava ad alcun mago o strega inserito nei registri del Ministero. Abbiamo subito compreso che era qualcuno che si nascondeva dietro agli effetti della Pozione Polisucco. Siete stati furbi. E probabilmente non avremmo mai capito chi eravate davvero, se solo non vi foste ostinati a voler salvare anche gli studenti del primo anno.»
«Pandizenzero…» si ritrovò a dire Lydia, provocando l’ilarità di Mills e Diana, anche se quest’ultima stava diventando sempre più isterica, il suo sguardo che tornava a ripetizione verso i resti della sua bacchetta.
«Pan di zenzero? È così che chiamate quel posto?» chiese Mills ridendo.
«C’eri anche tu tra quelli che ci hanno inseguito.»
«Oh, no. Sono arrivato dopo, quando vi avevano già circondati. Ammetto che non ero molto contento di essere messo come cane da guardia ad aspettare che faceste la vostra mossa. Ma l’attesa di quei giorni, le notti insonni a controllare i confini, il freddo e la fame… è tutto valso la pena quando avete tentato la fuga. Vi ho visti, e vi ho subiti riconosciuti. Come avrei potuto non riconoscere te o O’Brien.»
Il freddo si era insinuato nelle ossa di Lydia. «Siamo riusciti a sfuggirvi.»
Il sorriso di Mills non si incrinò. «Mi avete solo preso alla sprovvista. Una distrazione che vi ha donato quei secondi necessari per andarvene. Ma non importava, ormai sapevo chi eravate, era solo questione di scoprire dove vi nascondevate come ratti.»
«Non lo scoprirete mai.» ringhiò Lydia.
Diana si passò una mano nei capelli. «Anche i genitori dei tuoi preziosi bambini dicevano lo stesso.»
E per Lydia fu la goccia che fece traboccare il vaso. Uno Schiantesimo colpì in pieno viso Diana. La ragazza sgranò gli occhi prima di crollare a terra. Prima ancora che Mills avesse il tempo di reagire, un altro incantesimo era già volato verso di lui e riuscì ad evitarlo solo per un soffio. Lydia si sentiva goffa nei movimenti, il freddo e i vestiti ancora completamente bagnati la rallentavano, ma si rese anche conto che i diversi scontri che aveva avuto negli ultimi mesi erano stati un allenamento sufficiente da riuscire a parare senza problemi la fattura di Mills.
«Flipendo
Mills si tuffò sulla destra per evitarlo. L’incantesimo di Lydia volò oltre la sua spalla e rischiò di colpire Duncan, che stava combattendo la sua battaglia a pochi metri di distanza da loro.
«Cruciatus
Con un gesto secco del braccio, Lydia sollevò il suo scudo protettivo e la maledizione vi rimbalzò contro. Il contraccolpo scatenò in Lydia delle scariche di dolore provenienti dalle costole e dalla spalla ferita. «Cruciatus!» tentò di nuovo Mills. La parata di Lydia fu perfetta.
Si capiva che Mills si era aspettato una vittoria semplice. Lydia doveva aver rovinato i suoi piani, il che lo rese furioso. E pericoloso. «BOMBARDA!» L’incantesimo di Mills illuminò l’intera spiaggia. Lydia ebbe solo il tempo di sollevare il suo scudo, ma la forza dell’incantesimo fu tale da scagliarla indietro, di nuovo tra le onde del mare. Questa volta l’impatto fu meno traumatico. Forse perché era già bagnata e l’acqua non le sembrò più così gelida, o forse proprio perché non era la prima volta. In ogni caso Lydia strinse la bacchetta e trattenne il fiato mentre scompariva tra le onde. Il volo non era stato così lungo come quello precedente, Lydia toccò subito con i piedi il fondale. E rimase sott’acqua. Conosceva abbastanza bene Mills da sapere che sarebbe rimasto ad aspettare per accertarsi che fosse davvero annegata. Un ricordo le era affiorato alla mente, insieme ad un’idea che poteva essere geniale o maledettamente stupida. Lydia iniziò a roteare la bacchetta, un incantesimo non verbale ripetuto nella mente. Un piccolo vortice cominciò a crearsi sulla punta della sua bacchetta. Era uno stupido scherzo che Lydia, Lance, Paul e Alice facevano sempre all’inizio dell’estate ad Hogwarts. Si immergevano nelle acque gelide del Lago Nero e lasciavano che fosse la magia a fare i gavettoni al posto loro. Cambiava solo l’obiettivo, ma il fine era lo stesso. Lydia continuò a ruotare la bacchetta e il piccolo vortice prese velocità e si ingrandì. Il livello del mare diminuì, tanto che la testa di Lydia spuntò dalla superficie dell’acqua. Prese fiato e individuò subito Mills, che guardava il mare ad occhi sgranati. Lydia sentiva il mare vorticare tutto intorno a lei. Il vento sibilava, ma nulla di tutto questo la toccava. Lei era l’occhio del ciclone. Ed era pronta a colpire. Lydia allungò il braccio e il mare ruggì in risposta. Prima di riuscire a scappare, le onde raggiunsero Mills e lo risucchiarono, facendolo scomparire dalla vista. Solo allora Lydia si rese conto di non aver calcolato un piccolo particolare. L’acqua era facilmente malleabile, ma una volta scatenata era impossibile da trattenere. E così il vortice che aveva creato non si fermò ma proseguì la sua strada colpendo il corpo esamine di Diana, altri due Mangiamorte e un fratello di Paul. Lydia sapeva che avrebbe dovuto sentirsi in colpa ma l’adrenalina le scorreva in corpo rendendole difficile pensare alle conseguenze. Un effetto positivo fu che tutti gli scontri si fermarono. L’alta marea generata da Lydia aveva ricoperto la spiaggia, arrivando alle ginocchia di Mangiamorte ed alleati. Tutti quanti si voltarono a guardarla, in una scena surreale. Lydia pensò a come doveva apparire ai loro occhi: in piedi in mezzo al mare in tempesta, con l’acqua che le gocciolava da tutto il corpo e la faceva rabbrividire. Negli occhi uno sguardo molto simile alla follia. Ma non c’era tempo da perdere. Approfittando della distrazione creata, mandò a segno uno Schiantesimo e l’avversario di Lance e Paul cadde a terra, sprofondando nell’acqua. Lance immerse le mani nel mare, afferrò l’uomo per il bavero del cappotto e grugnendo lo spinse fino alla spiaggia rimasta. Duncan si unì a Lydia ed in un solo colpo riuscì a mandare a terra altri due nemici. Lydia spedì una maledizione contro una strega provocandole un profondo taglio su un braccio. Il suo urlo risuonò nonostante il rumore del mare in tempesta. Lydia si affrettò verso gli altri. Era ora di andarsene da lì, prima che i loro aggressori potessero riprendersi o chiamare i rinforzi. Ogni passo nell’acqua era uno sforzo sovrumano. Lance la vide avvicinarsi e corse verso di lei, raggiungendola a metà strada. Le mise un braccio attorno alla vita e la aiutò a guadagnare gli ultimi preziosi metri verso la spiaggia. «È stato fantastico!» stava urlando, un sorriso stampato in volto come se non fossero ancora tutti in pericolo. Anche Duncan corse verso di loro, affiancandoli. «Dobbiamo andarcene da qui, prima che riescano a riorganizzarsi.» Lanciò uno sguardo preoccupato verso il gruppetto di Mangiamorte rimasto. Erano feriti, ma erano ancora in troppi.
«Paul!» chiamò Lance. Duncan sbuffò infastidito. Se Lydia avesse avuto ancora il fiato l’avrebbe fatto anche lei. «Paul, dobbiamo andarcene!» Paul si trovava a pochi metri di distanza, con il mare che gli arrivava alle ginocchia, insieme ai suoi fratelli e sua sorella. Stavano sostenendo il fratello ferito. E stava facendo cenno a loro di avvicinarsi.
«Non possono venire loro da noi?» chiese irritato Duncan. Lydia si accorse che aveva un grosso livido sul volto. Lance invece non si lamentò e tornò verso il mare, trascinando Lydia con sé. Duncan imprecò per l’ennesima volta in quel giorno. «Perché non possiamo lasciarli qui?» si lamentò «Sono in cinque, sono perfettamente in grado di tornare a casa loro da soli.»
 «Dobbiamo controllare che stiano tutti bene. Nolan è stato colpito…» disse Lance, deciso.
Lydia inspirò profondamente, riuscendo a trovare abbastanza fiato per parlare. «Basta che ce ne andiamo prima che quelli si riprendano.» si voltò verso il gruppetto di Mangiamorte. Mills si stava riunendo al gruppo, il volto era livido e zoppicava vistosamente. Lydia sorrise trionfante. Era da anni che voleva farlo. Ma poi il suo sorriso si incrinò quando vide il gruppetto di sgherri alzare gli occhi al cielo.
Lydia si fermò incuriosita e Duncan, che la stava seguendo, le sbatté contro la schiena. «Stai attenta!» sbottò. Lydia strizzò gli occhi per vedere meglio. I volti di alcuni erano decisamente sbiancati. E poi iniziarono tutti a correre verso di loro.
«Attenti!» urlò Lydia sollevando la bacchetta e puntando i piedi per mantenere l’equilibrio.
Tremava. La battaglia e i suoi involontari tuffi in acqua l’avevano completamente sfiancata. Non era pronta per un’altra sfida. Ed erano troppo vicini. Il suo avvertimento fu completamente inutile. Ormai li avevano già addosso. Mills stava correndo dritto verso di lei. Sollevò un braccio, Lydia mosse la bocca per formulare un incantesimo e… Harris la spinse fuori dalla sua strada e la superò. Fu solo grazie a Lance che Lydia non finì di nuovo in acqua. Il ragazzo riuscì ad afferrarla e rimetterla in equilibrio stringendola a sé. Il suo calore diede un momentaneo sollievo al corpo tremante di Lydia.
«Cosa diavolo…?» chiese Duncan. I Mangiamorte li avevano sorpassati, ignorandoli completamente, e avevano fatto lo stesso con Paul e i suoi fratelli, che assistevano alla scena con il loro medesimo sguardo sbalordito. E poi uno alla volta si dissolsero nell’aria, lasciando dietro di loro un silenzio surreale. Anche il mare decise finalmente di calmarsi. Il rombo che aveva assordato le loro orecchie fino a quel momento si quietò, trasformandosi in uno sciabordio più confortevole. Lydia si accorse che Mills aveva lasciato indietro i caduti, alcuni dei quali ancora svenuti. Un bagliore sulle onde del mare attirò lo sguardo di Lydia. Il cielo era ancora scuro e non le permetteva di vedere bene. Fece un passo verso l’acqua e riuscì a distinguere dei piccoli lampi azzurri che si stavano formando in lontananza. Le onde del mare tornarono a lambirle le caviglie. Un nuovo tremito le scosse il corpo. Abbassò lo sguardo verso le sue scarpe. Un’onda la raggiunse e poi si cristallizzò. Lydia sgranò gli occhi stupita. L’onda si era ghiacciata, come bloccata nel tempo, le bollicine di schiuma completamente immobili. Lydia alzò i piedi e riuscì a liberarsi dalla presa del ghiaccio. E poi l’aria cambiò. Se fino a quel momento Lydia aveva avuto freddo, non era niente in confronto al gelo che provò improvvisamente. Espirò ed una nuvoletta di condensa si formò nell’aria. Il suo cuore batteva lento. Un fiocco di neve le cadde sul naso, un sibilo provenne dal cielo. Un sibilo ed una sgradevole sensazione. Un peso sul cuore e alla bocca dello stomaco. Lydia sentì un urlo lontano.
Fu Lance a risvegliarla, il suo grido sembrò provenire da chilometri di distanza. «Dissennatori!» Fu abbastanza da risvegliare tutti coloro che stavano assistendo alla scena.
«Maledizione.» sibilò Duncan.
Lance non si fece prendere dal panico. «Expecto Patronus!» Il suo lupo argenteo emerse dall’oscurità ed iniziò a correre tutto attorno a loro, illuminandoli e facendo tornare il fiato a Lydia. I Dissennatori continuarono la loro discesa, indirizzandosi verso il secondo gruppetto presente sulla spiaggia. Quello formato da Paul e dalla sua famiglia. La sorella di Paul fu la prima a reagire, ed un Patronus canarino si alzò a volteggiare attorno a loro, avvolgendoli nella sua luce azzurrina. Un altro fratello richiamò il suo Patronus, i primi due tentativi fallirono, ma al terzo un castoro si unì al canarino per proteggere la famiglia Kenston. Trovandosi nell’acqua al momento dell’arrivo dei Dissennatori, erano rimasti incastrati nel ghiaccio fino alla vita. Lydia li vide tentare di strattonarsi per riuscire a liberarsi dalla grinfie del ghiaccio, senza successo. La sorella di Paul cominciò a bombardare il ghiaccio, riuscendo solo ad incrinarlo. Il canto del suo canarino intanto respingeva i primi Dissennatori. Ma erano tanti, troppi. Era come se l’intero corpo di guardie di Azkaban si fosse trasferito su quella spiaggia. Il cielo era diventato nero, riempito dai loro mantelli e dai loro corpi in putrefazione. La maggior parte era ancora lontana, ma il tempo a disposizione stava per scadere, pensò con terrore Lydia. Dovevano andarsene da lì. Per un istante Lydia pensò di afferrare Lance e Duncan ed abbandonare i Kenston al loro destino. Ma ovviamente non aveva fatto i conti con la lealtà di Lance e la sua mania di voler salvare il mondo. Il ragazzo cominciò a correre sul ghiaccio e Lydia e Duncan lo inseguirono. Poteva essere il riassunto della giornata, pensò disperata Lydia. Tutti i muscoli del corpo gridavano, implorandola di fermarsi, ma Lydia si tenne vicina a Lance e al suo Patronus.
Poteva sentirlo. Un urlo nella sua mente, un eco in lontananza. Le lacrime inondarono gli occhi di Lydia, la quale scosse la testa. Qualsiasi cosa, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non sentire quelle urla. Boccheggiò ed inciampò nella cresta di un’onda ghiacciata. Almeno erano arrivati dai Kenston. La sorella di Paul puntò la bacchetta verso qualcosa che teneva in una mano. Un piccolo anello attaccato al collo con una catenella, si accorse Lydia quando la raggiunse. E poi l’anello iniziò ad ingrandirsi. Il metallo si gonfiò fino a raggiungere le dimensioni di una piccola ruota. I fratelli di Paul non attesero altro ed iniziarono ad afferrare l’anello, mentre un bagliore lo illuminava.
«Svelti!» urlò Paul.
Per una volta, Lydia si fidò di lui, e lei, Lance e Duncan, misero una mano sull’anello.
L’urlo era sempre più forte nella mente di Lydia, e poi udì un rumore altrettanto terrificante. Un rantolo, alle sue spalle. Con lentezza si voltò. Un Dissennatore stava puntando dritto su di lei. Lo vide allungare una mano decrepita verso la sua schiena, aprire le ossa delle dita per afferrarla. Lydia sentì il suo respiro, il suo odore marcio, vide la sua bocca. E l’urlo dentro la sua testa si fece assordante. Il Dissennatore si avvicinava, la sua mano stava per sfiorarle la spalla e Lydia chiuse gli occhi, pronta alla fine. E poi sentì uno strattone alla mano stretta attorno all’anello.
Non capì bene che cosa accadde dopo.
Sentì l’urlo. Un’esplosione. Il dolore sul viso. Un pianto disperato.
E poi le sue ginocchia batterono contro un pavimento in legno.
Lydia non riuscì a trattenere un singhiozzo. Le lacrime sul suo viso si erano confuse con l’acqua del mare, fu solo Lance ad accorgersene. «Siamo al sicuro.» le sussurrò prendendole il braccio per aiutarla ad alzarsi. «Siamo al sicuro.» ripeté. E Lydia avrebbe voluto credergli se non fosse stato che anche lui aveva lo sguardo terrorizzato e il sudore che gli impregnava la fronte.
«Altro che al sicuro!» esclamò invece Duncan «Ci avete portati dritti da loro!» Duncan fece un ampio gesto delle braccia e Lydia riuscì a capire dove si trovavano. Riconobbe gli scaffali e la mercanzia che aveva visto solo poche settimane prima.
Paul si mise sulla difensiva. «Abbiamo impostato la Passaporta di emergenza prima di essere scoperti…»
«Nel vostro negozio?!» Lo interruppe incredulo Duncan «Di tutti i posti della Gran Bretagna voi avete deciso di usare il vostro negozio a Diagon Alley come base sicura?»
Lydia rabbrividì. Ora che l’adrenalina la stava abbandonando, il freddo diventava sempre più insopportabile e i suoi abiti ancora completamente bagnati non la aiutavano per nulla. Cercò di puntare la bacchetta verso di sé, ma la sua mano tremava talmente tanto da rendere difficile l’operazione. Poi un getto d’aria calda si sollevò alle sue spalle, avvolgendola in un batuffolo di calore che la fece sospirare di sollievo.
Duncan rivolse poi la bacchetta verso Lance e infine verso se stesso, ignorando completamente la famiglia Kenston. Il fratello ferito intanto venne posato a terra mentre un altro usava un kit di primo soccorso tirato fuori da chissà dove per curarlo, gli altri due fratelli si misero alla finestre, le bacchette puntate contro il vetro per fermare eventuali aggressori. «Adesso ce ne andiamo a casa.» disse Duncan. Lydia annuì.
Lance invece si voltò verso Paul. «Duncan ha ragione. Il negozio non è un posto sicuro. Appena quelli smetteranno di scappare dai Dissennatori sarà il primo posto in cui verranno a cercarvi.
Paul ritrovò il suo coraggio per rispondere a tono a Lance. «E da quando tu dai ragione a tuo fratello?»
Duncan parve seccato dal commento. «Da quanto tu hai iniziato a comportarti come un deficiente.» Paul sembrava sul punto di lanciargli una fattura.
Fu la sorella di Paul ad intervenire per raffreddare gli animi. «Questo non è il momento.» disse alzando le braccia «Siamo stati scoperti, il negozio non è più un posto sicuro. Il tempo di stabilizzare Nolan e poi ce ne andiamo.»
«Noi ce ne andiamo adesso, grazie.» sbottò Duncan. Strattonò il braccio di Lance, ma lui rimase fermo sul posto, senza degnarlo neanche di uno sguardo.
«I vostri genitori sono al sicuro?» chiese Lance sinceramente preoccupato. Anche Lydia lo sarebbe stata, se i loro figli non si fossero appena dimostrati degli stupidi.
«Sì. All’inizio del nostro progetto li abbiamo convinti a nascondersi, per la loro sicurezza.» rispose la sorella di Paul «Sono insieme a mio figlio e a mio marito in un luogo sicuro.»
«Bene, siamo tutti contenti che la vostra famiglia sia protetta, ma ora dobbiamo andare ad accertarsi che anche la nostra lo sia.» continuò Duncan, tornando a strattonare Lance. Il fratello di Paul intanto stava somministrando a quello ferito diverse pozioni dall’aspetto diverso ma tutte altrettanto rivoltanti.
Lydia avrebbe voluto partecipare alla conversazione, aiutare Duncan a trascinare Lance fuori da lì. Ma era come se il suo corpo si fosse paralizzato, la mente persa nelle immagini che i Dissennatori erano riusciti a fare tornare a galla.
«Come hanno fatto a scoprirvi?» chiese Lance.
Lo strattone di Duncan sul suo braccio si trasformò in una sberla. «Ti sembra il momento di fare conversazione?!» chiese irritato. Il suo volto si stava arrossando.
Lance al contrario, era l’immagine della tranquillità. «Finché non finiscono di medicare Nolan e non si mettono in salvo io resto qui con loro. Voi dovreste tornare a casa…»
«No.» Lydia riuscì a ritrovare la voce, anche se la sua risposta fu sovrastata da quella di Duncan: «Neanche per idea!»
«Allora tanto vale cercare di capire come hanno fatto a trovarli e perché li hanno attaccati in quel modo.»
«Lo so io.» Le parole di Lydia generarono il silenzio, tutti gli sguardi si puntarono su di lei. Solo il fratello che stava medicando continuò minuzioso la sua opera. Lydia si accorse che stava ricucendo una ferita larga diversi centimetri sul fianco dell’altro ragazzo. Dovette trattenere un conato di vomito. «C’era Mills tra loro.» disse per distrarsi dal sangue «Isaac Mills e Diana Clarke.» Delle esclamazioni stupite si levarono da Lance e Paul. «Ha detto che voi eravate solo l’esca. In realtà stavano cercando noi.» E lanciò uno sguardo significativo a Lance e Duncan. Dal modo in cui il volto di Lance impallidì, Lydia capì che avevano compreso il reale motivo per cui era stata tesa loro la trappola.
Non altrettanto si poteva dire di Paul. «Voi? E perché mai dovrebbero usare noi per arrivare a voi? È perché non ti sei presentata al Censimento? Ho visto il tuo nome nella Lista.»
«Non ti interessa.» Lo fulminò Lydia. «Fatto sta che vi hanno usati come esca e voi ci siete cascati in pieno.»
Paul si offese. «Noi non abbiamo fatto nulla di male.»
«Niente di male?» La vecchia rabbia provata l’ultima volta che Lydia aveva visto Paul proprio in quel negozio riesplose. «Prima di tutti siete stati così ingenui da farvi scoprire subito. Perché non avete usato la Passaporta appena vi hanno circondati?»
Paul, circondato dai suoi fratelli, non sembrava avere più così tanta paura dell’ira di Lydia. «Perché prima volevamo sconfiggerli. Farli pentire di averci dato la caccia.» Il grido di approvazione di uno dei suoi fratelli confermò il fatto che l’intelligenza non era una dote di famiglia.
«O perché volevate farvi uccidere.» disse Duncan. Fremeva per andarsene, lo si vedeva, ma Lydia aveva un conto in sospeso da saldare prima.
Fece un passo verso Paul. «Non so cosa vi faccia pensare di essere degli eroi capaci di salvare il mondo, ma vi do una notizia: non lo siete.» Lydia vide la bocca di Paul aprirsi, pronto a ribattere. Lo fermò subito. «No. Non dire una parola. Sto parlando io ora. Ti rendi conto di cosa hai fatto? Hai mandato un gufo direttamente a casa nostra.» urlò incapace di trattenere oltre la rabbia «Se fossero riusciti a seguirlo per noi sarebbe stata la fine! Ci hai almeno pensato prima di mandarci il messaggio?» Lo sguardo di Paul era una risposta sufficiente. «Non l’hai fatto. Perché è questo che state facendo. Vi state buttando nel pericolo senza pensare alle conseguenze per voi e soprattutto per gli altri!» Il fratello di Paul aiutò Nolan a rialzarsi. Condividevano tutti lo stesso sguardo colpevole.
«Non è il momento di discutere.» intervenne Duncan «Dobbiamo andarcene da qui, siamo già stati fortunati a non essere ancora stati braccati.» Eppure c’era ancora così tanto in sospeso. Ma Duncan aveva ragione, non avrebbero risolto niente se si fossero fatti catturare in quel negozio. La sorella di Paul aprì un cassettino dietro al bancone e lanciò un oggetto nelle mani di Lance, tenendosene un altro per lei. «Un’altra Passaporta.» constatò Lance esaminando la scatolina che aveva tra le mani.
Lo sguardo di Brianna era di ghiaccio. «Non siamo così sprovveduti come pensate voi. Vi porterà vicino a un lago a sud di Chelmsford. Da lì potrete tornare a casa vostra.»
«Grazie.» disse sinceramente Lance. Poi si voltò verso Paul. «Ti prego, state attenti…»
Paul gli si avvicinò e gli strinse la mano. «So che vuoi fare la cosa giusta.»
«Si sta avvicinando qualcuno!» esclamò il fratello alla finestra. Una frenesia si diffuse nell’aria. I fratelli di Paul si strinsero attorno a Brianna, un cenno di saluto e poi scomparvero lasciando Lydia, Lance e Duncan da soli. Si sentirono delle voci avvicinarsi alla porta.
«Andiamo via di qui.» disse Lydia, sentendo l’ansia e l’adrenalina di prima tornare a scorrerle nelle vene, ma Lance non si muoveva, sembrava perso in un altro mondo. Duncan gli strappò di mano la scatolina di Brianna e buttò il coperchio a terra. Lydia diede una gomitata per risvegliare Lance e tutti e tre afferrarono la boccia di neve contenuta. Mentre il mondo si deformava davanti ai suoi occhi, Lydia vide la porta del negozio cadere a terra e delle figure nere comparire sull’uscio. Poi il buio li avvolse e un secondo dopo erano sulle rive di un lago.
L’improvvisa calma destabilizzò Lydia. Erano salvi. Non le sembrava vero.
Nel sollievo di essere finalmente al sicuro, Lydia non si accorse del bigliettino nascosto nelle mani strette a pugno di Lance.

 
 
 


Curiosità: Sin dalle prime bozze avevo la certezza di voler inserire una battaglia magica combattuta in riva al mare ma sono occorse diverse riscritture per trovare il punto giusto della storia in cui inserirla!

Note: Grazie di cuore a tutti voi che state leggendo questa storia, spero che questo capitolo vi sia piaciuto <3

Un abbraccio e al prossimo capitolo!

Emma Speranza
 

'Piume di Cenere' è disponibile anche su Wattpad
Per informazioni o anticipazioni visitate la pagina Instagram ufficiale: @piumedicenere
 
  
   
 
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