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Autore: Ciarax    14/12/2023    0 recensioni
Dal testo:
'Sei nel territorio dei Quillayute. Da dove vieni? -Il tono era autoritario nella mente di quella creatura straniera.
Lei alzò la testa e incrociò lo sguardo con quelli di un enorme lupo nero che distava a pochi metri da lei, la stazza imponente e il portamento da capobranco.
L'intero branco circondava il lupo dal manto candido come la neve appena caduta, sporcato dal colore più naturale del sottopelo. Enorme come loro, il licantropo era circondavo da una dozzina di altri membri del branco capeggiati dall'enorme lupo nero che guardava a testa alta la straniera.'
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carlisle Cullen, Clan Cullen, Nuovo personaggio, Paul Lahote, Quileute
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
Capitoli:
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- V -
 
Are you scared to death to live?
 
         Era notte inoltrata e Taima e Paul pattugliavano i confini della riserva da ore, avendo dato il cambio a Sam e Jared che finalmente poterono approfittarne per riposare un po’. Lo scoprire della presenza dei Cullen e del loro territorio oltre il fiume poco aveva cambiato nella vita della mutaforma anche se Taima ebbe qualche volta la curiosità di spingersi sull’altra sponda per vedere se effettivamente quel clan era come quello che aveva trovato in Alaska.
Fu il brontolare di Paul che la riportò rapidamente con la testa a terra, girandosi e incrociando quegli occhi già annoiati da quella ronda infruttuosa.
         Quei Nomadi che hai inseguito sembrano scomparsi nel nulla, puntualizzò per nulla divertito.
         La femmina è veloce, l’altro è un segugio. Il terzo non lo so.
Taima dovette ammettere a sé stessa come quel trio era quasi riuscito a sfuggirli più di una volta prima di attraversare il confine con gli Stati Uniti: per quanto potesse essere agile nonostante la stazza imponente, Taima era comunque in svantaggio sulla neve, dove gli odori si mescolavano tra loro e bastava un non nulla per perdere del tutto le tracce. Anche se quei Nomadi erano veloci lei aveva giocato principalmente d’astuzia e imparò presto parte delle loro abitudini riuscendo in qualche caso anche ad anticiparli di un paio di secondi, sfortunatamente troppo poco considerando i tempi di reazione di quelle creature infernali.
         Di certo qui non si sono più avventurati da quando ti abbiamo trovata.
         Il tuo muso deve averli spaventati, il ringhio basso di Paul non passò inosservato a Taima che sogghignò mentalmente a quella sottile punzecchiatura. Non era solita fare battute o lasciarsi andare troppo ma in quei momenti solitari di ronda riusciva alle volte ad abbassare per qualche secondo la guardia. Sicuramente Paul gliel’avrebbe fatta pagare nel pomeriggio dopo l’ennesimo allenamento che si ostinava a voler ripetere ogni volta, troppo testardo per ammettere semplicemente come Taima gli fosse superiore in agilità e astuzia.
         I due controllarono nuovamente il perimetro vicino il promontorio che si affacciava all’oceano e ritornarono solo alle prime luci dell’alba. Ancora troppo presto perché tutti fossero già svegli ma almeno Emily ebbe l’accortezza di essere già lì quando Taima e Paul misero piede nel ritrovo, caldo e accogliente. Una canotta e dei semplici pantaloncini erano sicuramente l’abbigliamento preferito di Taima che Emily, scoprì quasi per caso, non fosse assolutamente in grado di badare ai propri capelli, oltre il semplice togliere foglie secche o rametti che le si impigliavano nella pelliccia prima di mutare forma.
         «Sicuramente avranno attraversato lo Stato o si saranno scontrati con i Cullen» esclamò per l’ennesima volta Paul una volta entrati nel ritrovo e accolti dal dolce odore della cucina di Emily, e da quello di alcuni muffin specificatamente per Taima che le fecero venire impercettibili brontolii allo stomaco.
         Taima scosse nuovamente la testa, esasperata per quante volte aveva cercato di far capire a quel testardo di un Quillayute come i vampiri non fossero sempre così semplici da prevedere, «Sono immortali. Non cambiano. Rimarranno in queste zone almeno per un paio di settimane prima di spostarsi di nuovo, hanno sempre fatto così da quando li ho trovati»
         «Sono appena le sei di mattina, perché non aspettate ancora un po’ prima di azzannarvi?» li rimbeccò prontamente Emily dopo che i due si sedettero in silenzio, colti in fallo.
Era stata stranamente sorpresa di scoprire come Taima si fosse integrata nel branco, anche se come al solito non parlava troppo o a sproposito, aveva legato parecchio con Paul. La stessa testa calda di un mutaforma che a malapena ascoltava Sam quando era in preda alla collera con il temperamento che ancora faticava a controllare; Taima sembrò tenergli testa senza problemi, paziente e per nulla intimorita quando si faceva più aggressivo o tentava di attaccare briga senza motivo.
         Con cura, Emily depositò i muffin di Taima sopra il bancone, accuratamente evitati da Paul che si avventò su un pezzo di crostata sfornata una decina di minuti prima. Contenta come le due avessero legato parecchio nell’ultima settimana, guardò divertita mentre la mutaforma si gustava con calma uno di quei muffin tutti per lei.
         «Taima, - attirò la sua attenzione, - hai da fare più tardi?»
La Quillayute smise di mangiare il muffin, scuotendo leggermente la testa e scrutando con attenzione il volto di Emily, improvvisamente illuminatosi di una luce sinistra. Intuì come l’imprinting di Sam stesse tramando qualcosa ma non era esattamente certa di cosa si sarebbe dovuta aspettare da quella donna che l’aveva accolta e la trattava come una sorella.
         Probabilmente in quel momento l’idea di venire aggredita da un gruppo di vampiri era estremamente più allettante di quello che stava subendo in quel momento. Ancora doveva abituarsi alle dinamiche di quel secolo, ma Emily era stata paziente con lei mentre tentava di farle capire come fosse possibile mangiare anche quello che non fosse strettamente non lavorato, restia a provare anche le ricette più basilari.
Farle indossare vestiti aderenti o diversi dal cotone? Un’impresa titanica a cui Emily dovette presto rinunciare, non demordendo però dal farle provare un’infinità di cose diverse, per nulla stupida dall’assenza di imbarazzo per la sua privacy; aveva presto imparato come in un branco quello fosse un concetto relativo.
         Sicuramente Taima non era affatto felice di passare oltre due ore di quella mattina dietro alle fantasie della giovane donna che aveva di fianco e che non la smetteva di pasticciare con i suoi capelli. Lunghi fino a metà schiena erano una folta massa di capelli lisci, tenuti, onestamente, il minimo indispensabile in ordine.
         «Sicura che non vuoi tagliarli? Non è anche per questo che il tuo pelo è più lungo degli altri?» domandò curiosamente Emily, domanda che aveva tenuto in serbo da quasi una settimana quando aveva finalmente avuto l’occasione di vedere la forma su quattro zampe di Taima. Nient’affatto intimorita e anzi divertita dalla morbidezza del folto pelo che l’aveva protetta per decenni nel clima gelido dell’Alaska.
         «Non mi danno fastidio, ma non so come fare…» continuò semplicemente indicando con la mano l’intera massa di capelli che le ricadeva sciolta dietro la schiena.
Ben presto imparò come fosse estremamente più facile tenerli semplicemente legati in una coda bassa o nella morbida treccia che Emily si era divertita a farle. Mentre le due chiacchierarono del più e del meno, gran parte della giornata passò senza neanche accorgersene.
         Fu l’ululato limpido di Sam che richiamò all’attenzione Taima, congedatasi in fretta da casa di Emily prima di correre fuori e mutare non appena ebbe raggiunto la boscaglia. Fu lì che la sua mente venne invasa dai pensieri di Jared e Paul che anche si era appena aggiunto a loro.
         Cosa succede, Sam?
         Hanno attraversato il fiume.
         Dal territorio dei Cullen?
         Sono diretti a Nord, sovrastò tutti con imponenza l’autoritaria voce di Sam che mise a tacere i pensieri incoerenti di Jared e Paul.
         State attenti alla femmina, fu l’unico commento di Taima che finalmente sentì di nuovo quel brivido della caccia che le scorreva nelle vene. Nella mente di Sam e Jared capì come i due fossero sulle tracce dei Nomadi che avevano appena fiutato e la Quillayute non perse tempo, riunendosi in corsa assieme a Paul.
         L’inseguimento durò meno del previsto quando, con una brusca deviata, i vampiri fecero perdere le proprie tracce e costringendo così i quattro mutaforma a pattugliare per tutto il pomeriggio l’intera riserva. Il loro odore sembrava essere svanito nel nulla e finalmente quella testa calda di un Lahote comprese gli ammonimenti continui di Taima, non li sopravvalutava di certo quando li definiva come degli esperti nel depistaggio.
Sembravano svaniti nel nulla.
         Taima avanzava agilmente in mezzo agli alberi, silenziosa mentre le zampe affondavano nel terreno sempre umido e ricco di vita, per nulla distratta dai mille odori che il suo olfatto sensibile percepiva in continuazione. Era totalmente focalizzata sull’individuare quelle tre singole tracce di odore, dove anche solo un frammento, avrebbe potuto darle una direzione da prendere e da seguire.
Stava pattugliando da ore assieme a Paul, i due avevano coperto e rastrellato l’intera zona est della riserva e si stavano arrischiando anche nella zona periferica vicino Forks. Terribilmente vicini alla strada ma fortunatamente protetti dai fitti alberi, al riparo da occhi indiscreti e di qualche incauto umano che si sarebbe potuto avventurare di notte per quella strada deserta.
         Qui non c’è nulla.
         Si sono sicuramente allontanati dal nostro territorio, ma anche da quello dei Cullen. I vampiri raramente si arrischiano a ingaggiare una faida con un altro clan solo per qualche… umano, spiegò pazientemente Taima, sentendo la mente di Paul borbottare incomprensibilmente.
I vampiri erano creature solitarie ed estremamente territoriali, anche se nomadi. Il territorio di caccia che occupavano nel loro breve periodo di soggiorno diventata una zona off-limits per chiunque altro tentasse di approfittarne, specialmente se c’erano quei rarissimi casi di vampiri a pianta stabile. Quando non erano in grado di contenere la propria sete, venivano facilmente scoperti ma, a quanto pare, quella dieta… vegetariana che il clan in Alaska e quello dei Cullen seguiva sembrava permettere loro di vivere per alcuni anni, se non decenni, nella stessa zona senza particolari problemi.
         Poco prima di fermarsi ed informare a Sam del loro ritorno, qualcosa colse la sua attenzione. Rizzando immediatamente il capo, Taima inspirò a fondo, con le orecchie schiacciate all’indietro e gli occhi scuri appena socchiusi, si concentrò sull’olfatto. Qualcosa aveva attirato il suo interesse. Forse un moto istintivo ma che preferì assecondare quando in quei casi era proprio l’istinto del mutaforma che li guidava verso il loro nemico naturale.
Fu un attimo.
         Taima scattò in avanti non appena sentì l’odore a cui aveva dato la caccia ininterrotta per settimane. I Nomadi che erano riusciti a depistarla più di una volta avevano fatto l’errore di attraversare il territorio protetto dal branco dei Quillayute e che finalmente avrebbe potuto mettere in atto il loro primo e serio inseguimento.
Sorda ai richiami mentali e agli ululati di Paul che cercava di tenere il suo passo dietro di lei, preso alla sprovvista da quello scatto repentino; e, proprio a causa di quel vantaggio, il Quillayute perse rapidamente le tracce di Taima.
         Non si era neanche accorta di essere rimasta da sola mentre divorava la terra sotto di lei, affondando le zampe in falcate sempre più ampie. Totalmente concentrata su quella caccia che le aveva innescato una pesante adrenalina nel corpo, spingendola a ignorare qualsiasi cosa che non fosse il proprio istinto.
E fu proprio per quello che si dimenticò di tenere la guardia alzata anche all’ambiente circostante.
         Un colpo.
Un singolo colpo abbastanza forte da scaraventarla contro un albero, facendole cozzare la schiena in un rumore secco di ossa spezzate sul colpo. Dove un attimo prima stava correndo e quello dopo era contro un albero, su un fianco mentre cercava di riprendere fiato; scrollando la testa per liberarsi dalla vista sfocata che le impediva di vedere anche se in piena notte.
E poi, di nuovo lo stesso odore.
         Taima ringhiò scoprendo le zanne quando mosse le orecchie in direzione di qualcosa che camminava a passo lento nella sua direzione. Tentò di alzarsi lentamente, sopprimendo i guaiti di dolore quando riuscì a muovere solamente gli arti anteriori.
Il maschio. Il segugio.
Era quello l’odore che aveva sentito prima di separarsi da Paul.
         «Finalmente ho l’occasione di liberarmi di questo rognoso sacco di pulci puzzolente» soffiò una voce bassa, una punta di divertimento prima di muoversi.

Lava. Ecco cosa le scorreva nelle vene.
Lava fluida che le attraversava ogni arteria e ogni capillare, bruciando ogni nervo dove passava.
E poi il ghiaccio. Il gelido vento del Nord che le scuoteva il corpo di tremiti nel tentativo di scaldarsi. I muscoli contratti fino allo spasmo e che dolevano ad ogni respiro. La gola le bruciava, i polmoni si infiammavano ad ogni respiro come se non fosse ossigeno ma fiamme libere quelle che inalava.
Pregò solo che qualunque cosa fosse... La uccidesse il prima possibile.
         Il guaito straziante di dolore si era disperso nel bosco a macchia d’olio, avvertito immediatamente da Paul e gli altri che si affrettarono per raggiungere immediatamente il punto dove l’avevano sentito arrivare. Ignari di quello che li avrebbe aspettati e inconsapevoli dell’inutilità dei continui richiami rivolti a Taima che non si era più fatta sentire.
   
 
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