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Autore: JenevieveEFP    23/12/2023    1 recensioni
La guerra è appena finita, Voldemort è stato sconfitto, Tonks e Lupin sono ancora vivi. Snape è stato salvato in extremis ma versa in condizioni critiche per le ferite inferte da Nagini. La sua mente provata dalla febbre e dal veleno, lo tormenterà con dolorosi sogni e ricordi perduti del suo passato. Harry intanto è pronto a svelare ai pochi membri rimasti dell'Ordine della Fenice la verità dietro il doloroso ruolo dell'odiato preside di Hogwarts, e a confrontarsi con Draco con la calma che solo la fine di un conflitto sa donare. La fine della guerra diventerà un nuovo inizio per tanti, ma una condanna dolorosa per alcuni che non erano pronti a sopravviverle. Le occasioni di incontro e scontro non mancheranno, specialmente quando gli studenti saranno richiamati ad Hogward per ripetere l'anno scolastico brutalmente interrotto e cercare di ricominciare a vivere e ricostruire.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Remus Lupin, Severus Piton | Coppie: Draco/Harry
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Era passata qualche settimana da quando la seconda foto di Harry e Draco era circolata a scuola, e quasi nessuno parlava più della cosa. Gli unici a guardare il biondo con ostilità e sospetto erano i suoi compagni di casata, che non sembravano stancarsi mai di tormentarlo con scherzi disgustosi. Kelly si era letteralmente trincerata dietro ogni compagnia che potesse tenerla lontana da avvicinamenti indesiderati, al punto che nemmeno Draco era riuscito a trovarla un attimo da sola.
Un pomeriggio subito dopo pranzo, Tonks, sempre fedelmente celata dietro le sembianze di Eli, bussò energicamente alla porta dell’ufficio di Snape.
«Avanti.» lo invitò la voce bassa dell’uomo.
L’auror entrò senza troppe cerimonie, in faccia una smorfia contrita, i gesti rapidi e nervosi. Sigillò la porta con un incantesimo per proteggerli da ascoltatori indesiderati, e tanta era la fretta di raggiungere il pozionista alla scrivania a cui era seduto, che quando si avvicinò stava ancora comandando il blocco della serratura con la bacchetta.
Snape lo fissò con un sopracciglio inarcato e un accenno di stizza.
«Buon pomeriggio, Tonks. Ti vedo agitata.» mormorò sarcastico, chiudendo lentamente il libro che era intento a consultare.
«Ho appena fatto rapporto a Minerva.» sibilò appena gli fu davanti. «Mi ha detto dell’odiosa promessa che le hai strappato. Quella di far allontanare Remus qualora non si trovasse il colpevole dell’agguato.»
Snape prese un sospiro lento e distolse lo sguardo senza perdere un grammo di tedio.
«E ti ha anche detto che l’accordo era di mandarlo via entro breve? No perché, sono passati un mese e mezzo ormai dall’incidente di inizio Ottobre. Fin troppo, per quanto mi riguarda.»
«Fortuna che lei non è del tuo stesso avviso. Mi ha dato tempo fino a Natale.» sbottò.
«Pessima scelta.» sibilò secco Snape. «Non è al sicuro, né lui né gli studenti. Mandandolo a casa si risolverebbero tutti i problemi in un colpo solo. Pensaci: saresti persino libera di tornare a vivere la tua vita anziché stare qui a fargli da guardia del corpo.»
Eli sbuffò, con un sorriso sarcastico.
«Non parlare della mia vita come se te ne importasse qualcosa. Non credo te ne freghi neppure degli studenti, vuoi solo allontanare l’oggetto del desiderio che non hai il coraggio e la forza di prenderti.»
Snape gli scoccò un’occhiata più fiacca del solito, dolente. Anche la risposta arrivò qualche attimo in ritardo rispetto alla sua usuale parlantina pungente e spontanea.
«Perché non resti in queste sembianze maschili e te lo prendi tu?» mormorò cupo. «Sareste entrambi felici e soddisfatti e smetteresti di darmi il tormento.»
Eli chiuse gli occhi per qualche secondo con una smorfia contrita manco avesse incassato un ceffone. Quando li riaprì nei suoi occhi il dolore era ancora visibile, accentuato dal sorriso amaro che gli mostrò.
«Pensi che non gliel’abbia proposto, Severus? Lui non vuole né me né Eli. Lui vuole te.»
Snape contrasse la mascella, la gamba sana prese e dondolare nervosamente.
«Basta con questa storia.» sospirò.
«Pensi che sarai felice, quando Remus verrà eventualmente allontanato dalla scuola?»
«Basta.» sibilò ancora.
«Pensi che sarai felice, da solo, con l’ennesimo rimpianto della tua vita sul cuore? Sapendo che hai punito te stesso ma anche lui?»
«BASTA!» urlò esasperato il pozionista, fissando l’altro con odio. «Se hai qualcos’altro da dirmi cambia subito discorso o vattene!»
Eli era agitato, il viso arrossato da un nervosismo dolente, difficile da controllare. I capelli si fecero più rossi, ardenti come fiamme vive, e gli ci vollero alcuni attimi per calmarsi e tornare a parlare ad un volume più civile.
«Mi serve il tuo aiuto.» masticò nervoso.
Anche Severus rimase fermo e zitto a imporsi un po’ di calma, quindi più serio ma ancora contrito gli fece cenno di proseguire.
«Kelly White, la bambina che abbiamo visto fare le foto ad Harry e Draco, sta facendo di tutto per non farsi beccare da sola. Abbiamo cercato l’occasione giusta per fermarla e interrogarla con discrezione, ma dopo una settimana è il caso di cambiare strategia.»
«Che hai in mente?»
«Potresti trovare un pretesto per fermarla, da sola, dopo una lezione di pozioni?»
Severus inarcò un sopracciglio.
«Vuoi anche che le versi del Veritaserum in gola, già che ci sono?»
«Se fosse legale non ti direi di no.» sbuffò ironico. «Mi basta che la fermi, al resto penserò io.»
«Col primo anno ho lezione stasera alle quattro. La tratterrò per le cinque, fatti trovare per tempo.»
«Ci sarò.» decretò secco.
Si scambiarono un’occhiata nervosa, vagamente ostile, quindi senza degnarlo di un saluto l’auror si congedò.


Quando venne il pomeriggio Eli arrivò all’appuntamento in abbondante anticipo. Fermo fuori dall’aula di pozioni in attesa del termine dell’ora, venne richiamato da una voce alle sue spalle.
«Signor Porter.»
Si voltò e si trovò davanti Draco, esitante e perplesso. Aveva una brutta cera ormai da qualche giorno, occhiaie marcate e l’aria un po’ provata.
«Malfoy.» lo salutò squadrandolo un paio di volte. «Che ci fai qui?»
Draco si avvicinò alla cugina, si guardò cauto intorno, quindi parlò a voce bassa.
«Sono venuto a cercare Severus, dovrei parlargli di una cosa urgente.» confessò, l’aria mogia, demoralizzata.
Eli si fece piuttosto serio e altrettanto piano spiegò:
«La sua lezione terminerà fra venti minuti, è con quelli del primo di Serpeverde. Gli ho chiesto il favore di trattenere Kelly con una scusa qualsiasi, non è più possibile rimandare.»
«Ah.» mormorò Draco, le palpebre sgranate dalla sorpresa. «È una buona idea.» ammise.
«Hai un’aria terribile, Draco.» mormorò dunque il rosso. «Sembri anche più magrolino.»
«Ho perso un po’ l’appetito da giorni.» ammise in tono vago.
Eli lo soppesò per l’ennesima volta.
«Senti, so di non essere Snape e tu ed io non abbiamo mai avuto confidenza ma, beh, se vuoi parlare ci sono.» mormorò un po’ in imbarazzo ma schietto.
Draco lo guardò dubbioso, si prese qualche attimo per riflettere, dunque ficcò una mano in tasca e ne trasse una lettera spiegazzata.
«È arrivata stamane.» spiegò in un sussurro, porgendogliela. «Sembra autentica, il sigillo è giusto, la grafia pure.»
Sulla busta il mittente risultava la famiglia Malfoy. All’interno della lettera c’erano poche righe scritte in una grafia ariosa, impeccabile ed elegante.

 
“Qualche giorno fa tua madre ed io abbiamo ricevuto una lettera anonima. Al suo interno vi era una fotografia indecorosa, che raffigura te ed Harry Potter nell’atto di scambiarvi baci ed effusioni. Desideriamo ricevere dei chiarimenti immediatamente. Se si tratta di una foto autentica, per quanto mi riguarda preferisco che a Natale tu resti ad Hogwarts. E, sempre in caso sia autentica, sii più cauto con cose simili: questo modo sconsiderato di agire è pericoloso nella tua posizione.“


Quando ebbe finito di leggere, l’auror rivolse all’altro un’occhiata dolente e gli restituì la lettera.
«Mi dispiace, Draco. Non riesco ad immaginare come ti senta ora.» confessò.
Il biondo la rimise subito in tasca, senza manco curarsi di piegarla bene.
«Mi sento … come se in realtà me lo meritassi.» mugugnò incassando un po’ la testa fra le spalle e massaggiandosi nervosamente un braccio. «Forse tutto ciò che mi sta succedendo è un castigo adeguato a quello che ho fatto per anni. A quello che ha fatto la mia famiglia.»
«Ehi, no. Non cadere in questi ragionamenti.» lo rimproverò apprensivo. «Se posso permettermi, non andare a cercare aiuto - con queste idee in testa - proprio da Snape. Quell’uomo vive nel rancore verso sé stesso, ed è una via dolorosa quanto inutile per tutti, credimi.» sussurrò, vagamente astioso.
«Non so cosa fare.» ammise il biondo con aria frustrata. «Le parole di Hagrid di settimane fa mi sono entrate in testa e non riesco a smettere di pensarci. Penso al fatto che dovrei trovare il coraggio di ammettere quello che provo almeno coi miei genitori. Proteggere Harry dal loro odio, farmi valere.»
Eli lasciò cadere la tensione e gli sorrise spontaneamente.
«E allora fallo, scrivigli una lettera e confessa la tua relazione almeno con loro. Spiegagli la situazione. Non conosco tuo padre, ma se noti alla fine della lettera sembrava vagamente preoccupato. Insomma, ci tiene a te.»
Draco sollevò un’occhiata esitante al viso dell’altro, ma non ebbe modo di rispondergli che la porta dell’aula di pozioni si aprì e ne vennero fuori i pochi ragazzini Serpeverde del primo anno.
«Ne riparliamo dopo.» mormorò Eli muovendosi verso il corridoio.
Draco lo acchiappò per una manica.
«Aspetta.»
«Mh?»
«Lascia che provi io a parlare con Kelly.» chiese piano, lo sguardo animato da una muta supplica.
«Cosa vuoi dirle?»
«Voglio provare a vedere se si può ragionare con lei senza spaventarla troppo. L’ho osservata molto negli ultimi giorni, a tavola. Ha paura come un animale braccato.»
L’auror ci pensò su qualche secondo, quindi annuì e gli cedette il passo.
«Va bene. Io ti aspetto qui fuori. Nel caso in cui tu fallisca, proverò io.»
Draco annuì, e quando tutti i ragazzini si furono allontanati si avviò all’aula di pozioni.
Una volta sull’uscio sbirciò dentro e vide Kelly seduta accanto alla scrivania del docente. Snape le stava mostrando delle correzioni su una pergamena scritta fitta ma la bambina annuiva tesa e distratta. Quando poi videro il biondo sulla porta, il pozionista inarcò un sopracciglio e la bimba sgranò gli occhi, impallidendo di botto.
«Buon pomeriggio, professore. Avrei bisogno di parlarle.»
Kelly non ebbe il tempo di tirare un sospiro di sollievo che Draco proseguì.
«Ma prima vorrei scambiare due parole anche con White, se possibile.»
Snape, con tutta la sua perplessità, recuperò il bastone e si alzò in piedi.
«Fa pure. Quando hai finito mi trovi nel mio ufficio. White fammi trovare quelle correzioni fatte entro dopodomani.»
Kelly sembrava sull’orlo di un attacco di panico, ma il docente lasciò l’aula senza dar peso alle sue mute occhiate disperate.
Quando Snape ebbe chiuso la porta si ritrovò davanti Eli fermo lì fuori come un piantone.
«Mi ha chiesto di provare lui e gli ho ceduto il passo.» spiegò a bassa voce l’auror.
Severus accettò la cosa con un mugugno indifferente e si mosse verso il fondo del corridoio, lì dove si trovava il suo ufficio.
«Snape.» lo richiamò Eli.
«Nh?»
«Draco verrà a chiederti consiglio, dopo.» spiegò serio. «Per favore, aiutalo ad essere felice. Non ad essere un altro … te.» consigliò con una smorfia amara.
La fronte di Severus si aggrottò, ma l’uomo non disse alcunché e proseguì per la sua strada.
Dentro l’aula di pozioni, fra il tepore umido e gli odori ancora freschi delle preparazioni dell’ultima lezione, Kelly White sembrava profondamente nauseata.
Draco prese una sedia e si piazzò di fronte a lei, che non riusciva a smettere di fissarlo atterrita.
«Ora che ti vedo da vicino, mi ricordo di te.» iniziò a dire il ragazzo, la voce calma e tranquilla.
«Eh?» mugugnò la bimba.
«Il primo giorno eri seduta accanto a me, dopo la cerimonia di smistamento. Mi fissavi con un’occhiata contenta, quasi affascinata. Non eri terrorizzata né schifata o arrabbiata. Mi puoi spiegare cos’è successo in un paio di mesi al punto da portarti a fare una cosa così sgradevole come quello che hai fatto settimane fa?»
Kelly scosse il capo, e tremolante negò.
«Io non ho fatto niente, Malfoy. Non so di che parli. Per favore devo andare a fare i compiti, lasciami andare.» mugugnò contrita.
«Sai perché seduto di fronte a te a parlare di questa faccenda ci sono io e non la preside, Snape, o Porter? Perché li ho pregati di lasciarmi tentare per primo. Non voglio che nessuno dei nostri finisca nei guai, tu meno di tutti. Voglio proteggervi.»
«D-da, da chi?» mormorò ad occhi sgranati.
«Dalle vostre pessime scelte, White. Dal rancore di chi probabilmente ti ha usata per danneggiarmi. E dal rischio di subire conseguenze che non vi meritate del tutto.»
«C-cosa?»
«Un mese fa hanno fatto un agguato al professor Lupin e Potter. Non ne abbiamo parlato per non diffondere il panico, ma hanno rischiato di farsi molto male e il Ministero sta indagando. Per ora hanno pazienza, ma presto la esauriranno e inizieranno ad interrogare gli studenti e cose simili. Chi pensi che saranno i primi a venire convocati?»
«I-io non ho fatto niente, lo giuro.» singhiozzò lei.
«Ovvio che non sei stata tu. Tu hai solo fatto delle foto per uno scherzo cretino che ti è stato sicuramente commissionato da qualcun altro.»
«N-no.» provò a negare lei.
«White, più neghi più peggiori il problema. Ti avranno detto di stare zitta, immagino. Forse persino minacciata, se ho capito chi c’è dietro. Io voglio proteggervi tutti, credimi. Non me ne frega niente della faccenda delle foto, ho già detto a Potter, Porter, la preside e chiunque che non voglio prendano alcun provvedimento per quello. Io voglio solo tutte le informazioni che hai per trovare chi è che ha cercato di far ammazzare Potter. E se si tratta di uno dei nostri provare a salvarlo prima che arrivi il Ministero e lo sbatta ad Azkaban.»
Kelly negò forsennatamente con la testa.
«Non ne so niente. Non ne so niente. Lo giuro.»
«Kelly. Guardami negli occhi, per favore.»
La bambina si sforzò di fare come richiesto, ma non vedeva granché da dietro i lacrimoni terrorizzati che iniziarono a precipitare giù.
Il biondo si tirò su la manica della maglia, scoprendo l’avambraccio sinistro e mostrandole il marchio nero, cosa che la fece quasi scattare via dalla sedia.
«Vedo che sai cos’è.» mormorò tristemente ironico. «Questo marchio è l’errore più grande della mia vita. Una cosa che non posso cancellare in nessun modo, e ci ho messo troppo tempo a capirlo. Qualcuno dei nostri compagni è ancora convinto che questa causa fosse quella giusta e mi odia a morte per averla rinnegata. La realtà è che Potter è l’unica ragione per cui oggi viviamo in pace e quell’orrore se n’è andato. Non avresti voluto vivere in un mondo governato da Voldemort, credimi.»
La bimba, per quanto provasse a frenare le lacrime premendo le mani sul viso, non riuscì a calmarsi.
«I-io non so niente. I-io ho solo fatto delle foto. Perché … »
Draco si abbassò la manica e le andò a sfiorare una spalla.
«Raccontami tutto quello che sai. Ti giuro che farò di tutto per proteggervi. Se avessi voluto farvi del male sareste già finiti tutti dalla preside o peggio.»
Lei prima sussultò a quel tocco, poi arrossì violentemente e prese a balbettare fra un singhiozzo e l’altro.
«Mi hanno chiesto di seguirti. Perché volevano sapere cosa facevi con Potter, se eravate davvero amici come si diceva.»
«Quando?»
«A … a fine Settembre.»
«Chi?»
Kelly si morse il labbro inferiore.
«S-se te lo dico mi faranno del male.»
«Hai fatto un patto di qualche tipo? Firmato un qualche contratto magico vincolante?»
«N-no.»
«Allora non avere paura, ti proteggerò. Non lo verranno nemmeno a sapere.»
Lei tirò su col naso e soffiò piano tre nomi.
«Parkinson. Zabini e Nott.»
Draco chiuse brevemente gli occhi, prese un respiro profondo mentre la sua espressione si faceva nettamente più infelice.
«Lo sospettavo. Ti hanno chiesto di spiarmi e tu hai fatto la prima foto?»
«S-sì.»
«Hai seguito solo me e Potter? Dimmi ogni dettaglio di ciò che hai scoperto, per favore. E di ciò che ti hanno costretta a fare.»
Kelly prese un respiro profondo, ma anziché calmarsi di più proruppe in un pianto ancora più violento.
«Solo te e Potter. Non gli interessava nessun altro, te lo giuro. Quando avete smesso di girare insieme però non sapevo più cosa fare e mi hanno lasciata in pace. Finché giorni fa non è arrivata quella voce del vostro incontro. Vi ho seguiti sino alla torre e fatto un’altra foto. Non so altro, non ho altre foto, è finita qui. Te lo giuro.»
«Calma, va tutto bene.» tornò a rassicurarla Draco. «Ho ancora una domanda, devi essere sincera, Kelly. Da questa risposta può cambiare tutto. È l’unico modo che ho per aiutare tutti a cavarsela senza conseguenze, per favore.»
«O-ok.» singhiozzò, mentre Draco le pose anche l’altra mano sulla spalla.
«Per caso hai scoperto qualcosa di particolare anche su Eli Porter? O ti hanno chiesto di seguirlo o li hai sentiti discutere sul suo conto?»
Kelly inghiottì un grumo di saliva enorme, quindi scosse la testa, negando.
«So che … che è un Auror del ministero. Lo disprezzano, soprattutto Zabini, perché Pansy ha una cotta per lui. Dicono che è lì perché deve controllare che il professor Lupin non ci ammazzi quando c’è la luna piena.»
«Solo questo?»
«Sì.» pianse nascondendo il viso pallido fra le mani in un nuovo pianto violento.
Draco la fissò per qualche istante, quindi le diede una piccola pacca sul capo.
«È tutto ok. Non hai fatto niente di male, andrà bene. Ora sfogati, e appena starai meglio potrai andare via.» sospirò, rimettendosi in piedi.
Lei lo guardò dal basso con un’espressione profondamente dolente ed una punta della stessa attrazione infatuata che gli aveva riservato il primo giorno di scuola.
Annuì, tirando su col naso e non disse più niente.
«Ricordati che siamo dalla tua parte, Kelly. Non solo io ma anche Porter, Granger, i Weasley, Potter, Snape o Lupin. Se mai dovessi avere bisogno di aiuto ti basta rivolgerti ad uno qualsiasi di noi. E stessa cosa vale per Nott, Zabini e Parkinson, se mai dovessero averne bisogno. Non voglio che nessuno faccia loro alcun male, questa storia va risolta fra noi.» concluse, prima di avviarsi alla porta.
La bimba annuì, iniziando lentamente a calmarsi. Quando riuscì a smettere di piangere Draco lasciò l’aula, si richiuse la porta alle spalle e venne raggiunto da Eli che l’attendeva qualche passo più in là.
«Com’è andata?» mormorò l’auror.
«Non mi convince del tutto.» ammise il biondo. «Mi ha spiegato che i mandanti delle foto sono Nott, Zabini e Parkinson. L’avevano istruita affinché seguisse me ed Harry. Le ho chiesto con insistenza se sapesse qualcosa sul tuo conto, e mi ha detto solo che Pansy ha una cotta per te.» fece una smorfia poco convinta. «Certo è che l’hanno intimidita. Non riusciva a smettere di piangere. Le ho detto che la proteggeremo.»
«Lo faremo, è ovvio.» confermò Eli, pensieroso.
Draco cercò lo sguardo dell’altro con uno che era ancora una volta una supplica.
«Tonks.» mormorò pianissimo. «Proteggiamoli tutti. Ti prego.»
Eli inspirò profondamente, e annuì.
«Faremo di tutto per evitare conseguenze gravi o, nel caso peggiore, avere pene lievi, ma dobbiamo scoprire chi è stato a scrivere quel bigliettino a tuo nome, chi ha alterato la pozione di Remus e sbloccato la sua porta un mese fa. Dev’essere stato per forza qualcuno dentro la scuola, e per quanto mi auguri che le uniche colpe di quei tre e di White siano in merito alle foto, non posso fare a meno di sospettare di loro.»
Sentirono dei movimenti da dentro l’aula, una sedia che si scostava.
«Vai da Snape.» gli sussurrò con urgenza Eli. «Và e non farti demoralizzare da quel corvaccio, anzi, aiutalo tu per favore. Io non penso di esserne capace.»
Draco gli rivolse un’occhiata confusa, ma lo lasciò andare e si affrettò ad allontanarsi.
Prima che Kelly mettesse il naso fuori dalla porta, lui bussò ed entrò nell’ufficio di Snape.
«Accomodati, raccontami com’è andata.» lo invitò l’uomo che era in piedi accanto al camino, il bastone sempre saldamente in mano.
Draco andò a sedersi su una delle due poltroncine di fronte alla scrivania del docente.
«Ha vuotato il sacco, ma non credo completamente. Dietro le foto ci sono Nott, Parkinson e Zabini.»
Snape emise un piccolo sbuffo, non sembrava sorpreso.
«E in merito all’identità di Porter?»
«Dice di non sapere niente. Anzi, che Pansy ha una cotta per lui.»
«Effettivamente gli rivolgeva qualche imbarazzante occhiata interessata, qualche volta. Altre sembrava solo indignata.» confermò il pozionista, con una smorfia schifata.
«White è stata minacciata per cercare di tenerla buona. Le ho detto che la proteggeremo e in caso di bisogno di cercarci. Io, tu, Potter, Porter e tutti gli altri.» sospirò stancamente.
Snape si voltò e gli rivolse un’occhiata profondamente seria.
«Se il colpevole dell’agguato è fra quei tre è meglio che non venga fuori, Draco. Specialmente se si tratta di Theodore, il ministero ci metterebbe meno di un minuto a decidere di spedirlo a fare compagnia a Nott senior.»
«Lo so bene. Per quello intendo confrontarmi con loro tre il prima possibile e togliermi ogni dubbio.»
«No. È rischioso.» gli fece notare, funereo.
«Se mi avessero voluto morto … » 
«Non dirlo, non puoi saperlo.» lo interruppe brusco. «Magari mettendoli alle strette li porteresti a non avere altra scelta che nuocerti.»
«Non importa.» sbuffò il biondo. «Questa storia deve finire, devo provarci. Voglio del Veritaserum, Severus. Se non me lo fornirai tu lo produrrò da me.»
L’uomo si schiodò dal camino con una camminata incredibilmente svelta, per quanto claudicante. Raggiunse il biondo in un paio di falcate e gli afferrò una spalla, fissandolo con un’occhiata seria, urgente.
«A furia di baciare Potter sei stato infettato dalla sua sconsideratezza?» sibilò. «Lascia che siamo noi ad occuparcene. O pensi di essere più abile di me, Tonks e la Preside?»
«Non ho detto questo.» mormorò Draco, contrito. «Ma penso che con voi potrebbero essere abbastanza freddi da negare ogni cosa. Sono stato loro amico per una vita, sono arrabbiati ok, ma posso ancora provare a parlargli come tale. Voglio risolvere con loro: sono stato un vigliacco e un amico di merda, devo loro delle scuse. Capiranno che voglio proteggerli, se sarò io ad andare da loro. Senza docenti, ministero o Harry ad intimorirli.»
Snape strinse così forte la mano sulla spalla del ragazzo da strappargli una smorfia infastidita. Prese un respiro profondo, esasperato, e lo lasciò andare di scatto.
«Tonks prima mi ha detto che dovevi parlarmi di qualcosa. Di che si tratta?» chiese secco, andando a sedersi oltre la scrivania.
Draco si riscosse e se possibile si fece ancora più teso.
«Ah. Già.» trasse dalla tasca la lettera di suo padre e la allungò all’uomo.
Snape lesse svelto e serrò le labbra in una smorfia rigida.
«Come hai intenzione di agire? Lo sai che non ho più nessun rapporto coi tuoi genitori, non posso fare niente per aiutarti.»
«Mi avevi detto che ci saresti stato per me, che non sarei rimasto da solo.»
«Sì ma … »
«Non voglio che parli con loro.» chiarì. «Voglio chiederti ospitalità, qualora decidessero di sbattermi fuori di casa. Un posto dove stare finché non riuscirò eventualmente a trovarne uno per me.»
Snape inarcò un sopracciglio.
«Quindi non intendi negare.»
«No.»
L’altro reagì con una smorfia ancora più secca e insoddisfatta.
«Va bene. Se servirà ti darò ospitalità.» concesse, salvo poi aggiungere, dubbioso. «Avevo sentito dire che ti avessero intestato una casa in campagna.»
«Sì, per non farsela sequestrare dal ministero mesi fa. Ma è mia solo sulla carta, non era un contratto magico. Senza la loro autorizzazione non potrei comunque entrarci.»
Severus emise un sospiro pesante, scosse il capo.
«Te l’avevo detto che questa relazione sarebbe stata problematica. E questo è solo l’inizio.»
«Non mi sono mai illuso che sarebbe stato semplice.» ammise il biondo. «Ma più vado avanti più penso che ne valga la pena.»
«Perché?» mormorò l’altro, corrucciato.
«Perché è bello non sentirsi più solo.»
«Potresti avere chiunque altro, per non sentirti più solo.»
«No, perché a darmi quella sensazione è solo lui. E non c’entra niente col sesso o la normale compagnia di un amico. Non è qualcosa che riesco a spiegare. So solo che … ne vale la pena.» concluse con fermezza.
Severus lo fissò a lungo, insolitamente a corto di risposte.






Dopo cena, lungo la strada per i dormitori di Serpeverde, Nott, Parkinson e Zabini intercettarono Kelly in barba ad ogni cautela e la costrinsero a seguirli verso la consueta aula vuota dove erano soliti riunirsi.
Quando la porta fu sigillata, Nott si voltò rabbioso verso la bambina e quella indietreggiò così svelta verso la cattedra che quasi ci finì stesa sopra.
«Mi hanno riferito che Snape ti ha trattenuta dopo le lezioni del pomeriggio. Cosa voleva?» sibilò duro, avvicinandosi alla piccola.
Pansy e Blaise rimasero leggermente in disparte a fissare la scena, rigidi come statue.
Kelly prese leggermente a tremare.
«Mi ha fatto delle correzioni ad un compito. Ma poi è arrivato Malfoy.» mormorò.
Nott sgranò gli occhi fissandola con un’intensità capace di innescare un incendio.
«Cosa ti ha detto quel cane?»
«Sapeva di me e le foto. Ho negato in ogni modo, ma ne era sicuro, non mi ascoltava.»
Anche Nott iniziò a tremolare, ma l’espressione iraconda tradiva una tensione nervosa.
«Quindi hai vuotato il sacco?» ringhiò.
«N-no. Cioè, solo sulle foto, alla fine.» pigolò la bimba. «Lui ripeteva che vuole proteggerci tutti. Che non vuole che questa faccenda diventi una cosa grave, o che ci si mettano in mezzo quelli del Ministero. Non gliene fregava niente delle foto, voleva sapere di Porter. Ha parlato di un agguato.»
Nott se possibile si incupì ancora di più.
«Un agguato. E tu che cazzo gli hai detto?»
«S-su questo ho negato.» tirò su col naso. «Gli ho detto che mi avete chiesto di fare le foto e pedinare solo lui e Potter. E mi ha creduto.»
L’altro sembrò calmarsi un po’ e indietreggiò, pensieroso.
«Noi non abbiamo fatto nessun agguato.» intervenne Pansy, sebbene la sua voce fosse flebile. «Se davvero non gli importa delle foto allora siamo al sicuro, no?»
«Se teniamo la bocca chiusa sì, siamo al sicuro.» mormorò basso e cupo Theodore.
«Malfoy dice che … » tentò ancora la bambina, ma Theodore la zittì.
«Malfoy sta con Potter, e dice un sacco di stronzate. Non fidarti, mai. Non dirgli niente che possa portarlo a fregarci.» Quindi si voltò verso gli altri due. «È la sua parola contro la nostra. Non dategli niente con cui può portarci dalla Preside, o diventeremo il loro fottuto capro espiatorio com’è successo a mio padre.» intimò, e nessuno ebbe il coraggio di contraddirlo.
Annuirono tutti in silenzio, e dopo un altro giro di occhiate severe, Theodore fu il primo a lasciare la stanza.
Rimasti soli, Pansy si avvicinò a Kelly, tallonata da Blaise.
«Ehi. Sei stata brava, non dare retta a Nott, è sempre più nervoso ma non ti farà davvero del male.» le spiegò con un accenno un po’ titubante di sorriso. 
Kelly trasse un respiro tremulo, calmando a fatica le lacrime.
«Malfoy sembrava sincero, quando diceva che voleva proteggere noi Serpeverde.» mormorò. «Nott mi fa più paura.»
«Sai la cosa ironica, Kelly? Malfoy ha il marchio nero, Theo no. Non ha mai fatto male a nessuno, si è sempre fatto gli affari propri nonostante gli ideali del padre. È solo molto frustrato perché è rimasto da solo e senza soldi, senza prospettive, e non sa se gli faranno mai rivedere il padre. Neanche i nostri genitori vogliono averci a che fare. Gli hanno fatto terra bruciata attorno e Blaise ed io siamo gli unici amici che gli restano da quando Draco ci ha mollati.»
Kelly abbassò il capo, con aria mesta e Pansy proseguì.
«Dobbiamo lasciarlo sfogare un po’ e se dare il tormento a Malfoy farà sentire meglio Theodore beh, ci sta. Io non intendo collaborare con quel traditore.»
«Neanche io.» si unì Blaise. «Malfoy ha già abbastanza potere e amicizie per cavarsela e non è affidabile. Dobbiamo proteggerci fra noi, non credergli. Non è questione di lealtà e principi sciocchi da Tassorosso. Qui si tratta di sopravvivenza o diventeremo davvero sempre il capro espiatorio di tutti. Hai visto fin dal primo giorno come ci trattano tutti.»
La bambina annuì e Pansy le indicò la porta.
«Ormai non serve più a molto la cautela nel non farci vedere assieme. Andiamo.» sospirò stancamente, e così lasciarono l’aula.
   
 
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