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Autore: JenevieveEFP    30/12/2023    1 recensioni
La guerra è appena finita, Voldemort è stato sconfitto, Tonks e Lupin sono ancora vivi. Snape è stato salvato in extremis ma versa in condizioni critiche per le ferite inferte da Nagini. La sua mente provata dalla febbre e dal veleno, lo tormenterà con dolorosi sogni e ricordi perduti del suo passato. Harry intanto è pronto a svelare ai pochi membri rimasti dell'Ordine della Fenice la verità dietro il doloroso ruolo dell'odiato preside di Hogwarts, e a confrontarsi con Draco con la calma che solo la fine di un conflitto sa donare. La fine della guerra diventerà un nuovo inizio per tanti, ma una condanna dolorosa per alcuni che non erano pronti a sopravviverle. Le occasioni di incontro e scontro non mancheranno, specialmente quando gli studenti saranno richiamati ad Hogward per ripetere l'anno scolastico brutalmente interrotto e cercare di ricominciare a vivere e ricostruire.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Remus Lupin, Severus Piton | Coppie: Draco/Harry
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Uno degli ultimi giorni di novembre, dopo la lezione pomeridiana di pozioni del settimo anno, Snape chiese a Theodore Nott di seguirlo nel suo ufficio per parlare. Quando furono dentro, accomodati alla scrivania, il primo ad aprir bocca fu proprio lo studente.
«Strano. Pensavo di essere il sospettato numero uno e meritarmi perlomeno l’auror o la preside come Zabini e Parkinson.» parlò con un sarcasmo acuto. «Perché mi interroga proprio lei?»
Aveva in viso un’espressione rasente all’apatia, i capelli più trasandati che mai, occhiaie marcate che lo facevano somigliare sempre più al suo vecchio padre.
Snape inarcò un sopracciglio, ma non si perse in cerimonie.
«La preside ha ritenuto, evidentemente, che io fossi il soggetto più indicato per dialogare con te. Le sue ragioni non sono di nostro interesse.» spiegò flemmatico.
«Dialogare.» ripeté scettico il ragazzo. «Bene, dialoghiamo allora.»
«Mi sembra sciocco ripeterti ciò che Malfoy ti ha già chiesto giorni addietro, nonché ciò che Zabini e Parkinson ti avranno già riferito del loro colloquio con la preside e Porter: sai perfettamente perché sei qui.» premise l’uomo, fissandolo dritto negli occhi. «La mia domanda è una sola: sai qualcosa dell’agguato a Lupin e Potter?»
Nott aggrottò la fronte, le braccia incrociate sul petto magro, l’aria disinteressata.
«Pensavo sarebbe partito direttamente con la legilimanzia.»
«Tuo padre è sempre stato un buon occlumante. Confido che ti abbia insegnato come resisterle o addirittura aggirarla da un bel pezzo.»
«Mi ha insegnato qualcosa, sì. Ad esempio che con essa è possibile anche alterare la mente di chi la subisce e che per questo difficilmente il Ministero accetta informazioni estrapolate a quel modo. Però pensavo ci avrebbe provato ugualmente, per curiosità personale magari.»
Snape non riuscì a trattenere un piccolo sorriso compiaciuto.
«Forse non ci provo proprio perché conosco il tuo valore come mago. Sei sempre stato una spanna sopra gli altri. Anche migliore di Zabini, Parkinson e Malfoy. La cosa curiosa è che non hai mai fatto mostra né praticamente grande uso delle tue doti, sei sempre stato un solitario incrollabile, alienato da ogni conflitto. Mi chiedevo che progetti avessi per il tuo futuro, con questi talenti.»
«Progetti.» mormorò il ragazzo, abbassando lo sguardo con la medesima aria piatta e indifferente di prima. «Gliene importa veramente qualcosa del mio futuro?» chiese ironico.
«Dipende da te, potenzialmente sì.» confermò con eguale sarcasmo. «Mi chiedevo dove meditassi di arrivare. Al Ministero magari? O magari lavorare in proprio per ricostruire il nome e la fortuna di famiglia? Oppure raggiungere tuo padre ad Azkaban e chiudere lì la linea dei Nott?»
Theodore non nascose una smorfia infastidita.
«A mio padre e me non è andata bene come ai Malfoy. Qualcuno doveva pur pagare. Non credo che avrò mai un futuro roseo al Ministero. Forse neppure in tutto lo Stato.»
«Uno abile come te ha futuro, Nott. Anche in un ambiente ostile. Dipende tutto dalle scelte che farai. La scelta corretta, in questo momento, può tenerti lontano da ogni rischio di raggiungere il vecchio Nott e anzi rialzare la tua reputazione agli occhi della società.»
«La scelta giusta, dice?» mormorò il ragazzo con un sorriso vuoto, che non toccava gli occhi scuri.
«La scelta giusta per te. Sì.»
Ci fu un lungo attimo di silenzio in cui Theodore sembrava quasi assente, immerso in una riflessione profonda. Snape non fece niente, lasciandogli i suoi tempi finché non fu lui a decidere di rompere l’attimo.
«Se anche sapessi qualcosa di quello che le serve, come potrei mai fidarmi di chi ha tradito così profondamente la sua causa?» spiegò, le palpebre a mezz’asta a stemperare una marcata vena di disprezzo. «Non so niente di quell’agguato e in realtà ho assistito quasi del tutto passivamente anche allo scherzo delle foto ai danni di Malfoy e Potter. È stata Pansy a istruire Kelly White per spiare quei due e Zabini gli è andato dietro perché è cotto di lei.»
Snape espirò profondamente, senza nascondere una smorfia dolente a quella risposta.
«Non direi del tutto passivamente. Hai mandato tu la lettera con la foto ai genitori di Draco, ben conscio dei danni che una cosa simile avrebbe provocato.» considerò scettico.
Nott alzò le mani in segno di resa.
«Per quello ho detto “quasi del tutto passivamente”. La foto che ho inviato è stata una cortesia a Narcissa e Lucius per la gentilezza che mi avevano dimostrato anni fa, al primo arresto di papà, quando mi ospitarono da loro. Mi sembrava doveroso informarli delle pessime scelte del figlio.»
Snape fece una smorfia amara.
«Gentilezza che non ti hanno riservato invece mesi fa, a quanto mi ha riferito Draco. Sei stato lasciato da solo.»
«È stato lei stesso a dirlo: sono un solitario, non mi è mai interessato inserirmi in alcun conflitto, non so chi possa aver cercato di eliminare Potter. Vede: io sto bene, da solo.» dichiarò, alzandosi in piedi.
Snape afferrò il bastone e fece altrettanto.
«Sei abbastanza intelligente e informato sulla situazione da capire quale sarà il prossimo passo, Theodore.»
Il ragazzo annuì.
«Un interrogatorio e una cella al Ministero, per iniziare.» dichiarò con una serietà incrollabile.
«Può darsi che decidano di infiacchirti direttamente ad Azkaban.» lo allertò, mortalmente serio.
«Vorrà dire che andrò a portare un saluto a mio padre.» scherzò con una cupa rassegnazione.
«Pensavo stessi bene da solo. Eppure ho quasi l’impressione che tu stia facendo di tutto per rivederlo presto.»
Theodore lo fissò da dietro le palpebre a mezz’asta, una vena di tedio e tensione ben visibile sul suo volto.
«Non tutti hanno avuto la sfortuna di avere un padre indecoroso, professore.»
Severus sgranò le palpebre e strinse convulsamente la presa sul bastone, rivolgendo al ragazzo un’occhiata di fuoco che gli fece fare mezzo passo indietro.
«Sei congedato, Nott.» sibilò fra i denti.
L’altro non aggiunse niente e senza nemmeno salutare lasciò l’aula.
«Sciocco ragazzo.» ringhiò nervoso Severus. «Spero davvero siate innocenti.»







La sera del ventinove novembre gli studenti si erano da poco accomodati per la cena in sala grande, davanti al consueto banchetto. C’era un alone di nervosismo fra gli insegnanti e anche alcuni dei ragazzi ai tavoli: era la sera in cui ci sarebbe stata la luna piena del mese.
Al tavolo dei docenti mancavano all’appello Snape e la preside: ormai era cosa nota che fossero al settimo piano a fare da guardia all’ufficio di Remus insieme a Eli Porter. 
Al tavolo di Serpeverde Draco era seduto in fondo come al solito, mentre Parkinson e Zabini affiancavano Kelly White. La bambina aveva un’aria assente, disinteressata al cibo o alle chiacchiere dei compagni. Nott fu l’ultimo ad arrivare, ma anziché sedersi al suo posto andò a piazzarsi di fronte a Draco, guadagnandosi diverse occhiate perplesse dai compagni.
Persino dal tavolo di Grifondoro Ron diede una gomitata ad Harry per indicargli in direzione dei due.
«Che ha in mente Nott?»
Anche Hermione e Ginny si voltarono ad assistere alla scena.
Theodore aveva in faccia un ghigno sprezzante, divertito. Sembrava su di giri, esaltato.
Draco, che aveva a stento iniziato a mangiare, lo fissò interrogativo e quello si chinò un po’ più in avanti e andò a parlargli a denti stretti. Sembrava incredibilmente divertito e arrabbiato al tempo stesso.
«Malfoy. Come se la passano mamma e papà?  Immagino siano fieri delle tue nuove amicizie fra Potter e Weasley.»
Qualcuno dal tavolo rise, Draco aggrottò la fronte studiando il compagno a lungo, prima di rispondergli.
«Che hai combinato, Nott?» mormorò nervoso.
Quello scoppiò a ridere e poi scosse il capo, negando.
«Io? Niente. Volevo solo sentire come sta la famiglia del mio caro vecchio amico. Volevo essere gentile.» spiegò prima di abbassare lo sguardo per qualche attimo verso il proprio grembo.
Draco lo studiò con sospetto.
«Che hai lì? Lasciami mangiare in pace, se hai voglia di litigare possiamo farlo in sala comune senza dare spettacolo.»
Theodore mise una mano in tasca e fece spallucce.
«Mangia, sì.» rise alzandosi con calma. «Che sei dimagrito tanto. Se ti sparisce il culo poi a Potter che gli dai?» berciò a voce abbastanza alta da farsi sentire da molti nei dintorni, ma non dal tavolo dei professori in fondo.
Diversi Serpeverde scoppiarono sguaiatamente a ridere, mentre qualcuno si portò le mani alla bocca, scandalizzato. Draco arrossì sensibilmente, e al tavolo di Grifondoro Ginny e Ron dovettero trattenere Harry fisicamente.
Nott si allontanò con una baldanza tranquilla, incassando complimenti da alcuni compagni e rimproveri dai Tassorosso della tavolata accanto.
Draco chiuse gli occhi, sforzandosi di calmare una rabbia confusa e imbarazzata. Quando li riaprì però si trovò di fronte Blaise e Pansy.
«Che volete anche voi?» sbottò.
I due, a differenza dei compagni, non sembravano affatto divertiti. Pansy era tesa e Blaise fissava nervosamente verso Nott intento a tornare al suo posto.
«Vieni con noi.» gli disse la ragazza, accennando al portone aperto sul corridoio. «Per favore.» aggiunse più piano.
Non gli diedero manco il tempo di rispondere che si avviarono verso l’uscita della sala grande e Draco li seguì.
«Che cavolo succede? Perché va con loro?» ringhiò Harry, ormai tenuto a bada da un braccio di Ron sulle spalle e una mano di Ginny appesa al gomito.
«Harry, sta buono. Riesco ancora a vederli da qui, stanno solo parlando.»
«Lasciatemi, voglio andare a vedere.» sbuffò spazientito.
«Col cavolo che ti lasciamo, col temperamento che hai in plenilunio finisce che li schianti a vista.» scherzo Ginny.
«Se non tornano entro pochi minuti vado a controllare.» promise Hermione, sporta un po’ indietro per vedere meglio.
Draco, Blaise e Pansy si fermarono a pochi passi oltre l’uscio. I due lo guidarono verso un punto in cui la visuale dal tavolo di Serpeverde risultava coperta.
«Che sta succedendo?» chiese Draco, diffidente e guardingo.
«Avevi detto che potevamo rivolgerci a te in caso di bisogno, no?» premise Pansy, che si stava tormentando un lembo della veste fra due dita.
«Certo.» confermò lui.
«Nott è strano, più del solito. Da oggi pomeriggio, da che siamo tornati dalla visita ad Hogsmeade, è come se fosse più … aggressivo, volgare.» spiegò Blaise. «E ha uno strano sorriso in faccia. Insomma, è Nott. Nott non sorride.»
«Ho notato.» ammise Draco, la fronte aggrottata. 
Prima che potesse commentare oltre, Pansy proseguì con urgenza.
«Prima di cena ha trascinato Kelly in un’aula in disuso dicendole che voleva parlarle e sono rimasti lì una manciata di minuti. Quando è uscita era come, non so, apatica. Non ha detto una parola, non sembra manco ascoltare, non mangia.»
«C’è qualcosa che non va, Draco. Penso sia meglio che avvisi Potter e gli insegnanti.» chiosò Blaise.
Draco lanciò un’occhiata all’interno della sala e la sua perplessità aumentò esponenzialmente.
Kelly White si era alzata dal suo posto e stava camminando verso il tavolo di Grifondoro. Draco mise mano alla bacchetta e scattò dentro, seguito in ritardo dagli altri due.
La bambina bassa e magra com’era passò quasi del tutto inosservata, al punto che arrivò vicino ad Harry prima che questi si accorgesse di lei.
Ron lasciò andare finalmente le spalle dell’amico e si girò per scoccare alla bimba la medesima occhiata sorpresa di tutti gli altri lì accanto.
«White?» le chiese Hermione, perplessa ma cortese.
Kelly non rispose e mentre Harry ruotava sulla sedia per voltarsi meglio verso di lei, quella sfilò una delle mani che teneva in tasca e scattò verso il suo collo.
«STUPEFICIUM!» ruggì la voce di Draco mentre un raggio rosso centrava la piccola in mezzo alle scapole, facendola volare due metri più in là.
Ci fu un attimo di orrore e sorpresa che gelò tutta la sala, subito prima che il fragore di sedie scostate e chiacchiere allarmate la riempisse ancora. Tutti si alzarono, chi adocchiando Draco, chi la bambina a terra. Molti misero mano alla bacchetta. Hermione fu la prima a raggiungere la Serpeverde e quando si chinò per controllarla emise un singulto di sorpresa.
«Harry!»
Il moro, confuso e in allerta come tutti i compagni, si avvicinò all’amica, bacchetta alla mano. Hermione stava sfilando dalle dita di Kelly un coltello appuntito. Era uno dei coltellacci lasciati in uno dei piatti da portata con l’arrosto, ancora unto e sporco di cibo.
I professori stavano iniziando ad arrivare di corsa dal fondo della sala, mentre un brusio e diversi commenti inorriditi solcavano l’aria.
Draco si fermò a pochi passi da Harry con cui scambiò un’occhiata allarmata prima di voltarsi verso la tavolata di Serpeverde.
«Dov’è Nott?!» esclamò verso i compagni.
Quelli, confusi si guardarono intorno ma a rispondergli fu una ragazzina di Tassorosso.
«L’ho visto uscire poco dopo che voi siete entrati. Sembrava di fretta.»
Il biondo si voltò trovandosi di fronte Blaise e Pansy fermi, sconvolti.
«Dite ai professori di chiudere tutti qui dentro o portarli nei dormitori, spiegategli la situazione, subito!» ruggì, prima di spiccare una corsa verso il corridoio.
Harry scattò nell’esatto istante in cui vide il biondo uscire, senza che nessuno avesse la prontezza di dire o fare niente per fermarlo.
«Draco!» lo chiamò quando furono fuori, diretti alle scale.
«C’è qualcosa che non va in Nott. È scappato fuori poco fa, mentre eravamo tutti distratti.» lo aggiornò con urgenza. «Blaise e Pansy mi stavano giusto spiegando che era strano fin dal pomeriggio, da quando sono tornati da Hogsmeade.»
Harry lo raggiunse svelto, la mascella contratta da una rabbia improvvisa, feroce. Arrivati all’imboccatura delle scale si rivolsero ad alcuni quadri alle pareti.
«Avete visto passare qualcuno qui?»
«Oh sì.» rispose un cavaliere. «Un tipo alto e magro, aveva una faccia spaventosa. È andato di sopra, sembrava molto divertito.»
«Sta andando da Remus?» suppose Harry.
Draco annuì e ripresero a correre. Ad ogni piano i quadri confermarono che Nott li aveva preceduti di pochi minuti.
Fu a pochi metri dal corridoio del settimo piano che i due sentirono il fragore di un’esplosione. Draco si fermò, l’ansia saldata alla gola, mentre Harry proseguì la sua corsa, più svelto di prima.
Arrivato al corridoio, notò un polverone di calcinacci in mezzo a cui qualcuno stava tossendo.
Sentì alcune voci familiari, quella di Eli e Snape e la voce più debole e dolente della preside che spazzò via il grosso della nube di polvere.
«Harry!» fu la prima cosa che esclamò la donna appena lo vide. Si reggeva ad una parete, era sporca di polvere e sangue che le colava dalla testa. Nella parete di fronte a lei, quella in cui si trovava l’ufficio di Lupin, c’era un grosso squarcio nella pietra, come se qualcuno avesse aperto un varco con una bomba anziché perdere tempo a demolire la porta protetta dagli incantesimi. Altrettanto sporchi di polvere e visibilmente storditi, Snape e Porter, bacchetta alla mano, si stavano rialzando a fatica tossendo violentemente.
Harry non esitò ad avvicinarsi, mentre Draco si riscosse e andò ad aiutare la Preside.
«Chiamate rinforzi, non state qui, è pericoloso!» gli disse quella.
«Andate voi, io resto qui.» ruggì Harry, avanzando verso Eli e Snape.
L’auror e il pozionista annotarono la sua presenza con uno sguardo fugace e poi si voltarono verso il fondo del corridoio. Da un angolo buio sentirono alcuni versi grotteschi, dolenti. Lamenti simili invece arrivavano da dentro la stanza sventrata dell’ufficio di Lupin.
«Lumos!» comandò Snape indirizzando la bacchetta verso quel punto.
Sotto il fascio di luce videro uno spettacolo capace di bloccargli il respiro in gola. C’era Theodore Nott, spalle alla parete, e il suo corpo stava subendo una trasformazione orribile. Le sue forme si fecero più ampie, crebbe di poco in altezza e poi il corpo iniziò a riempirsi di una folta peluria scura. L’assetto delle spalle e del cranio cambiò in una forma animalesca, le orecchie si allungarono.
«INCARCERAMUS!»
«STUPEFICIUM!»
Comandarono contemporaneamente Harry e Snape, seguiti con un istante di ritardo da Eli che tentò a sua volta uno schiantesimo.
Nonostante la trasformazione fosse appena iniziata, quel corpo deforme era già immune alle magie che furono capaci giusto di farlo sussultare e ringhiare. Le corde evocate da Harry finirono lacerate come carta, appena la figura enorme della bestia completò la sua trasformazione.
«Quello è Greyback!» ringhiò Snape.
«Come … » mormorò Eli atterrito.
«Andate via, presto!» urlò Harry a Draco e la Preside.
Il Serpeverde era paralizzato dal terrore e fu solo grazie alla McGonagall che lo afferrò per un braccio che riuscì a sbloccarsi. La donna lo spinse indietro con una manata.
«Vai! Chiama i rinforzi! Dobbiamo mettere al sicuro gli studenti e far uscire Greyback da qui!»
Il ragazzo annuì, scambiò a stento un’occhiata fulminea con Harry e corse via.
La preside rimase più indietro, mentre Severus, Harry ed Eli ripresero a bersagliare l’enorme lupo mannaro appena questi si schiodò con un balzo dalla sua posizione. Se Remus era grosso, Greyback sembrava addirittura più grande. Era un lupo anomalo anche nelle forme, il muso aguzzo e la sagoma robusta, fitta di una folta peluria nera su cui spiccava il dorso grigio. Aveva gli stessi occhi folli della sua forma umana e zanne aguzze ed esposte. Nonostante la mole era però incredibilmente veloce. Schivò facilmente gli ostacoli di pietra che la McGonagall provò ad erigere per imprigionarlo, balzando dritto verso Snape.
«Sectumsempra.» ringhiò il pozionista.
«Fianto duri!»
«Repello Inimicum!»
Tentarono Eli ed Harry.
La maledizione di Severus fu in grado a stento di aprire una ferita lieve sul muso del mannaro che non ci fece manco caso. I due potenti scudi combinati non furono invece in grado di bloccarne l’avanzata e in un battito di ciglia la bestia fu addosso all’uomo.
«Severus!» urlò debole la McGonagall, che a stento si reggeva in piedi, accasciata alla parete.
«Sectumsempra!» tentò disperato Harry.
Una nuova ferita si aprì sul fianco di Fenrir, ma non era che un graffio. Snape alzò le braccia per proteggersi istintivamente il volto mentre cadeva violentemente a terra, schiacciato dal peso della belva che puntò subito al collo.
Mentre Eli, Harry e Minerva cercavano disperatamente di rallentare l’animale con ogni incantesimo dannoso che conoscessero, quello serrò le fauci e azzannò il braccio sinistro del pozionista, che emise un ringhio di dolore basso e straziante. Le zanne gialle e enormi del mannaro gli tranciarono carne e ossa come fosse fatto di burro. Non contento del sapore del sangue che iniziò a schizzare sul suo muso, riaprì le fauci e puntò all’altro braccio con cui l’uomo cercava di ripararsi la testa.
L’ennesimo giro di maledizioni, corde e incantesimi lo rallentò a stento. Prima che potesse sbranargli anche l’altro braccio però, Fenrir venne sbalzato via da una furia che lo travolse da un fianco.
Lupin, completamente trasformato proprio come lui, era balzato fuori dall’apertura nella parete e gli era saltato addosso con le zanne subito in cerca del suo collo.
Le due bestie ringhiavano rabbiosamente e finirono una sull’altra diversi metri più indietro per via della spinta brutale del più giovane.
Eli ed Harry superarono in fretta l’attimo di shock, si avvicinarono a Severus che agonizzava a terra e lo trascinarono via.
La McGonagall fece appello alle ultime forze rimaste e smosse ogni masso e frammento di pietra di dimensioni importanti fra quelli riversi a terra. Li moltiplicò e ingrandì, li accumulò e spinse alle spalle dei tre che stavano fuggendo, creando una barriera improvvisata fra loro e i mannari.
Severus venne adagiato accanto alla donna che crollò esausta ed esangue a terra, quindi Harry ed Eli applicarono ogni protezione che conoscevano alla barriera di pietra.
Harry aveva un’espressione rabbiosa, dolente. Eli piangeva di rabbia e orrore.
«Non reggerà.» sibilò il ragazzo. «Non reggerà per sempre, può scalarla o abbatterla, è abbastanza grosso e potente da riuscirci.»
«Lo so.» singhiozzò Eli.
Dall’altro lato della barriera udivano chiari i rumori dello scontro fra i due mannari. Sentivano i loro movimenti, l’impatto dei corpi quando si scagliavano a terra uno contro l’altro, i guaiti e i grugniti di dolore atroci ad ogni morso e artigliata.
Eli si accostò subito a Severus e prese a soccorrerlo come riusciva, mentre Harry fremeva e teneva d’occhio tanto la barriera quanto il fondo del corridoio da cui iniziavano le scale.
«Cos’è successo?» ringhiò senza ritegno verso la preside ed Eli.
«È arrivato Nott e non abbiamo fatto in tempo a metterci in guardia che ha lanciato qualcosa contro la parete. Un oggetto maledetto, presumo. C’è stata un’esplosione così forte che, noi che eravamo vicini alla porta dell’ufficio, siamo finiti a terra e lui si è rifugiato in fondo al corridoio. Poi siete arrivati voi e hai visto il resto. È stato tutto molto veloce.»
«Era in sala grande con noi, prima. Si comportava in modo strano. Kelly White ha cercato di pugnalarmi alle spalle, penso sotto Imperio a questo punto, ma Draco l’ha fermata. Appena ci siamo resi conto che Nott era sparito siamo corsi fuori e siamo arrivati fin qui.»
Si zittì quando arrivò il ruggito rabbioso di uno dei due mannari oltre la barriera, subito coperto da un tonfo e un guaito.
Harry proseguì svelto, camminando nervosamente avanti e indietro. La mano armata gli tremava leggermente.
«Draco stava parlando con Zabini e Parkinson. Gli avevano appena detto che Nott era strano dal pomeriggio. Da quando erano tornati da Hogsmeade.»
«La polisucco … per scambiarsi con Nott.» ringhiò Severus, pallido e sofferente nonostante il primo soccorso di Eli. Riverso a terra sulla schiena, aveva il braccio sinistro piegato sul petto, ed era un miracolo che l’avambraccio fosse rimasto attaccato. Fra la carne lacera e il sangue si vedevano le ossa.
Eli fece del suo meglio per fermare la corsa del sangue, le mani ancora più tremanti di quelle di Harry. Sul suo bel viso sporco di polvere c’erano le scie di due lacrime.
Il combattimento fra i due mannari andava avanti senza pause, anche se il suono degli scontri era sempre più rado e i guaiti di dolore delle due bestie sempre più acuti e penosi ad ogni scambio.
Snape era sempre più pallido e fiacco, il respiro corto.
«Tonks.» gemette. «Potter.»
I due si fecero più vicini, attenti.
«Se mi dovessi trasformare … » mormorò fra i denti stretti. « … tagliatemi subito la gola.»
Fu in quel momento che Harry ed Eli si scambiarono un’occhiata inizialmente confusa. Poi, quando guardarono il braccio sbranato dell’uomo sgranarono gli occhi in una realizzazione cruda.
«Già. Morso.» sottolineò con debole sarcasmo l’uomo.
Ogni scambio venne però sospeso di fronte all’arrivo dei rinforzi.
Praticamente tutto il corpo docenti ad eccezione di pochi elementi, più Draco, Hermione, Ginny, Ron e diversi altri studenti del settimo anno, stavano risalendo di corsa l’ultima rampa. C’erano persino Parkinson e Zabini. Hagrid, nonostante la scarsa agilità, compensava facendo i gradini cinque per volta.
«Cos’è successo?» sbottò affannato il mezzo gigante, che fu il primo a raggiungere i quattro vicini alla barriera di pietra.
«Greyback sta combattendo contro Remus.» spiegò Harry, in un ringhio di pura impotenza.
«È arrivato con le sembianze di Nott, probabilmente grazie alla polisucco.» aggiunse Eli, che venne rapidamente affiancato da Madam Pomfrey nei soccorsi a Severus e la Preside. «Ha fatto esplodere una parete dell’ufficio di Remus, poi si è trasformato. Abbiamo combattuto come potevamo per rallentarlo, ma nulla funzionava. Ha ferito Severus, stava per ucciderlo ma è venuto fuori Remus che l’ha bloccato e ci ha consentito di ritirarci e tirare su questa barriera.»
«Dobbiamo abbatterla e dargli una mano, non possiamo lasciarlo combattere da solo. Greyback è più anziano ma più grosso e feroce, e non è indebolito dalla pozione antilupo» ringhiò Harry. «Tutti insieme possiamo fermarlo: anche se è immune ad uno o due incantesimi contemporaneamente, cinque o dieci non li reggerà.»
Tutti si scambiarono un’occhiata tesa e il primo a rispondere fu Hagrid, che si avvicinò alla barriera.
«Tiratela giù, vado avanti io per sicurezza.»
La McGonagall, aiutata da Hermione e Ginny a rimettersi seduta, levò la bacchetta.
«Quando siete pronti.» spiegò debolmente.
Alle spalle di Hagrid si formò una linea di docenti e studenti, bacchette sguainate.
«Appena la barriera cala, schiantesimi e incarceramus.» comandò Harry e nessuno ebbe di che obiettare.
Pansy fu l’unica, tremante e in lacrime, a restare indietro e Ginny le indicò la McGonagall.
«Stai accanto alla Preside, se non riesci a combattere.»
La Serpeverde era così agitata che non perse tempo a ribattere e obbedì.
Anche Zabini scelse una posizione arretrata, ma era comunque fra coloro che avevano estratto la bacchetta ed era pronto a colpire.
Da dietro la massa di pietre e incantesimi, i versi dei mannari erano ormai sempre più rari. C’era l’occasionale sbuffo dolente e l’ansimare da grosso cane ferito di entrambi.
«Pronti!» gridò Harry, che sciolse insieme ad Eli le due barriere che avevano gettato.
Prima che la McGonagall sciogliesse il proprio incantesimo sui massi, un verso penoso e acuto rimbalzò fra le mura del corridoio. Era un guaito basso e doloroso, a cui seguì un verso simile ad un gorgoglio liquido e strozzato. Ci fu un tonfo e poi fu silenzio completo. Tutti rimasero sospesi nell’atto confuso di interpretare il senso di quei suoni.
Ad alzarsi, fu la voce debole e contrita di Severus.
«REMUS!» chiamò disperatamente.
La risposta fu un ululato debole e prolungato.
Severus chiuse gli occhi, sul viso gli si aprì un sorriso fiacco.
«Ha vinto.» dichiarò in un sussurro, prima di perdere i sensi.
La preside diede un debole cenno con la bacchetta e la barriera di pietra si sgretolò come sabbia, aprendo agli occhi di tutti una scena orribile.
A terra c’erano copiosi schizzi di sangue, e da un lato del corridoio c’era l’enorme sagoma di Greyback riversa su un fianco. Aveva parecchie lacerazioni su tutto il corpo, ma sotto l’enorme testa si stava aprendo una chiazza considerevole di sangue che sembrava sgorgare tutto dalla gola. Ogni tanto muoveva il capo o le zampe in spasmi dolenti, il respiro sempre più lento e gorgogliante, gli occhi lucidi e fiacchi della bestia morente.
Lupin era poco più avanti, altrettanto sporco e segnato da lacerazioni profonde, di cui una al dorso. Il suo muso era tinto di sangue caldo, che schizzava in goccioline ad ogni respiro affannato. Aveva la mascella digrignata, gli occhi accesi da una ferocia che mise tutti sull’attenti.
«Remus. Siamo noi.» lo chiamò Hagrid, ancora piazzato davanti a tutti.
Zabini si spostò davanti a Pansy e la preside, Harry ed Eli avanzarono al fianco di Hagrid. Draco, per quanto tremante, raggiunse il compagno.
Remus si mosse verso il gruppo, la smorfia aggressiva si ammorbidì gradualmente. Zoppicava leggermente dalla zampa anteriore destra. Abbassò il capo e nonostante tutti fossero all’erta, Hagrid sorrise.
«Non ci attaccherà, è calmo.» spiegò, manco fosse una delle due creature magiche a lezione.
Il mannaro procedette indisturbato mentre tutti si spostavano, tesi e attenti.
Andò fino a Snape e Madam Pomfrey e si accucciò stancamente accanto al primo, facendo tirare un generico sospiro di sollievo. La curatrice analizzò confusa le sue ferite.
«Non sono un’esperta di animali, ma sembra non avere lacerazioni gravi, se la caverà.»
Mentre parte del gruppo si avvicinava cauto a Greyback, le bacchette puntate verso il licantropo che a stento respirava nel suo stesso sangue, Blaise si accostò a Draco.
«Se quello è Greyback, dov’è Theodore?»
«Poppy.» chiamò la voce debole della preside.
«Minerva?»
«Dai un’occhiata a Greyback, per favore.» chiese, allungando una mano verso Pansy, atterrita e ferma lì accanto.
La Serpeverde aiutò la preside a rialzarsi e fare qualche passo in avanti, mentre la guaritrice si avvicinò al licantropo, scortata dai docenti Hagrid ed Harry. Andò a chinarsi esitante e studiare da vicino le ferite visibili in mezzo al folto mantello grigio scuro. Ogni sussulto e ringhio della bestia, per quanto flebile e stentato, faceva scattare i nervi a tutti.
«Sta morendo. Se non chiudo questa ferita al collo non reggerà che pochi secondi, credo.» spiegò ad alta voce.
«Pensi che chiudendo quella ferita possa rialzarsi e attaccarci o scappare?» la interrogò ancora la donna.
«Dubito che riesca anche a sopravvivere, in realtà, senza cure ulteriori e nuovo sangue.»
«Prova a chiuderla.» ordinò secca la preside.
«Cosa?» ringhiò Harry, ma non fu l’unico ad avere una reazione simile.
«Minerva tu … ?» esitò la guaritrice.
«Se dovesse morire, poco male. Ma se dovesse salvarsi sarebbe meglio: potrebbe avere informazioni importanti su Nott o eventuali complici.»
Sebbene nervosi e tutt’altro che lieti, tutti annuirono ed anche Harry non ebbe da obiettare.
«Legatelo.» aggiunse la preside, osservando la scena con una smorfia rigida e dolente.
Mentre la guaritrice si affrettava a risanare i profondi tagli al collo di Greyback, Hermione e il professor Flitwick fecero comparire robuste corde e catene intorno al corpo del lupo. 
Quando la ferita più grossa fu chiusa l’animale emise un rantolo e un guaito penosi, gli occhi e la mascella serrati. L’unica cosa che sembrava in grado di muovere, debolmente, era la coda.
Mentre i docenti iniziavano a trasportare i feriti, Draco si accostò ad Harry. Le loro mani tremolanti si unirono in una stretta che diede un briciolo di fermezza a entrambi.
«Lo troveremo.» gli mormorò Harry.
 

   
 
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