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Autore: Mariusgon    01/01/2024    1 recensioni
Seguito di "The Last Z-Fighter" e "Lo Shin, il Demone ed il Mago"
Dopo aver sconfitto gli Androidi del Dr. Gelo ed aver viaggiato indietro nel tempo per salvare i suoi compagni caduti, Mirai!Gohan si prepara ad affrontare una nuova terribile minaccia proveniente dallo spazio. Non sarà però da solo ad affrontare questo nuovo temibile nemico, ma a lui si uniranno delle vecchie e nuove conoscenze; queste ultime provenienti dagli universi narrativi di GT e Super.
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Baby, Dende, Jaco, Mirai!Gohan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mirai!Gohan's Universe'
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The Last Z-Fighter: Super Grand Tour

Capitolo 3: Viaggio nello Spazio

 
7 settembre, Anno 792 – Spazio
 
Bulma ci mise appena un giorno a costruire la navicella per Gohan.
Essa era a forma sferica con otto tentacoli robotici, di colore bianco e nero con un grande oblò centrale sulla sommità e altri oblò più piccoli ai lati. In basso nella parte inferiore c'è il marchio della Capsule Corporation.[1]
In realtà, la navicella era già in parte stata progettata e costruita da Bulma tempo prima, proprio in vista di un possibile viaggio di esplorazione spaziale. Gran parte del tempo era stato impiegato per apportare alcune cromature e recuperare provviste e carburante per il viaggio.
«È alimentata ad acqua. Con pochi litri riesce a percorrere un’intera galassia.» aveva detto Bulma a Gohan. «Ho fatto recuperare parecchia acqua dai mari e dagli oceani e l’ho messa tutta in alcune capsule. Quando sarai a corto di carburante, lancia una capsula nel serbatoio e si riempirà da solo.»
E così, la mattina del 3 settembre, Gohan salì a bordo della navicella, impostò alla console di comando le coordinate spaziali indicate dal messaggio di soccorso arrivato due giorni prima, e dopo pochi istanti, la navicella sfrecciava a velocità della luce verso lo spazio più profondo allontanandosi sempre di più dal Sistema Solare.
«Certo, è spaziosa. Un po’ più piccola della navicella con cui andai su Nameck con Bulma e Crilin, ma è sicuramente più grande del soggiorno di casa.» commentò Gohan, girovagando per le piccole stanzette della navicella.
«Non posso allenarmi seriamente qui dentro.» si disse poi. «Al massimo potrò fare dell’allenamento mentale, sperando di cavarne qualche ragno dal buco.»
 
I giorni seguenti per Gohan passarono tra allenamento, spuntini, riposo ed ancora allenamento.
Arrivati al quarto giorno di viaggio, il Saiyan cominciò a pensare che forse sarebbe stato meglio tornare indietro dato che, guardando fuori l’oblò più grande, non aveva visto altro che campi di asteroidi e piccoli sistemi solari in lontananza scorrere tutt’intorno senza che la navicella nemmeno rallentasse.
“Ma dove cavolo sto andando?” si chiese Gohan, ringraziando il cielo del fatto che la navicella aveva il pilota automatico e non era lui a guidarla.
Poi, però, mentre il Saiyan era impegnato in una delle sue sessioni di allenamento mentale, successe qualcosa.
Dal nulla sbucarono davanti la navicella tre piccole sfere robotiche. Una di queste tre si agganciò al sistema di pilotaggio della navicella con un sottile cavo meccanico. Dopo alcuni secondi, le altre si aprirono e presero la forma di due cannoni spaziali.
La navicella cominciò a rallentare gradualmente e all’improvviso si udì una voce robotica che fece ridestare Gohan.
«SALVE, QUI È IL SISTEMA DI DIFESA AUTOMIZZATO DELLA PATTUGLIA GALATTICA. SIETE VICINI AD UNA DELLE NOSTRE BASI. VI PREGHIAMO DI DICHIARARE I VOSTRI INTENTI. VERRETE CONSIDERATI OSTILI E SUCCESSIVAMENTE DISINTEGRATI ENTRO UN MINUTO SE NON RISPONDETE.» disse la voce robotica.
Gohan andò nel panico.
«Disintegrati?! Ma che vuol dire?!» esclamò con le mani nei capelli il Saiyan.
«DISINTEGRARE VUOL DIRE FARE A PEZZI, RIDURRE IN BRICIOLE. ANNICHILIRE.» rispose la voce robotica. Gohan si diede una manata sulla fronte incredulo.
«Lo so cosa vuol dire!» esclamò frustrato.
«DICHIARARE LE VOSTRE INTENZIONI.» ripeté la voce robotica.
Gohan non sapeva che rispondere e rimase in silenzio a pensare a come uscire da quella situazione.
«DIECI SECONDI AL BOMBARDAMENTO.» annunciò all’improvviso la voce robotica, per poi cominciare un conto alla rovescia da dieci a zero.
“Bombardamento?!” pensò Gohan. “Ahhhh, al diavolo! O la va o la spacca!”
«Non sono ostile! Sono in viaggio per prestare aiuto a voi! Ho ricevuto il messaggio di richiesta di aiuto che avete mandato!» urlò Gohan, sperando di risultare convincente.
Il conto alla rovescia si fermò al “DUE” e così fece la navicella.
«INTENZIONI VERIFICATE. A BORDO SOLO UN ESSERE VIVENTE… LIVELLO DI FORZA: 100 UNITÀ… NON OSTILE. POTETE ATTERRARE.» disse la voce robotica dopo alcuni secondi.
Dopodiché, le tre sfere al di fuori della navicella si allontanarono e la navicella riprese a muoversi.
Gohan si affacciò all’oblò centrale e notò che distante qualche centinaio di metri c’era un’enorme stazione spaziale che gli ricordò vagamente un castello medievale.
Al centro della stazione, c’era un enorme portellone che si aprì e lasciò che la navicella di Gohan entrasse. Una volta all’interno, la navicella atterrò su una delle innumerevoli piattaforme di carico lì presenti.
«DESTINAZIONE RAGGIUNTA.» disse una voce robotica femminile, simile a quella di Bulma, dagli altoparlanti della navicella.
«Oh, ci siamo veramente allora.» si disse il Saiyan, per poi scendere dalla navicella.
 
Una volta sceso giù dalla navicella, Gohan si ritrovò nel mezzo di una folla che non si aspettava. C’erano esseri alieni di tutti i tipi, colori e forme. Gli parve addirittura di vedere un unicorno con una mazza chiodata camminare al fianco di un essere fatto di gelatina, ma non volle indagare.
Cercò di fermare qualcuno per chiedere indicazioni, ma sembravano tutti indaffarati e di fretta.
Si allontanò di qualche metro dalla navicella, sperando di trovare qualcuno che potesse aiutarlo, ma poi sentì una voce che attirò la sua attenzione.
«Scusami!» disse la voce. Gohan si fermò e si guardò attorno grattandosi la testa con una mano, non sicuro che la voce si riferisse a lui.
«Sì, dico a te spilungone!» ripeté la voce alla sua sinistra.
Gohan si voltò e abbassò di poco lo sguardo e vide un piccolo omuncolo con indosso una tuta viola, la pelle azzurra e gli occhi gialli farsi largo tra la folla ed avvicinarglisi.
«Oh, salve.» salutò il Saiyan.
«Sì, sì, salve.» rispose l’altro, senza troppo cordialità. Poi indicò la navicella di Gohan e disse: «Quella navicella va levata da lì.»
«Oh, provvedo subito.» disse Gohan correndo verso la navicella. Andò vicino al punto in cui si trovava il razzo di propulsione, premette un pulsante e la navicella si trasformò in una piccola capsula che il Saiyan si mise in tasca.
«Ma come hai…» cominciò a dire sorpreso l’omino, per poi disinteressarsi completamente a Gohan e dire: «…non importa.»
L’omino si avviò verso un corridoio e Gohan lo seguì, capendo che fosse la persona che stava cercando.
«Mi scusi.» chiamò il Saiyan raggiungendolo.
«Che vuoi?» chiese brusco l’omino.
«Ecco, vede, io vengo dal pianeta Terra. Qualche giorno fa abbiamo ricevuto un messaggio di aiuto dalla Polizia Universale…» disse Gohan.
«Si chiama Pattuglia Galattica!» lo corresse esasperato l’omino. Il Saiyan capì che non era la prima volta che qualcuno sbagliava a pronunciare quel nome.
«Oh, sì, giusto… comunque, io sono venuto qui per darvi una mano.» continuò Gohan.
«Dalla Terra, dici?» disse l’omino, tirando fuori un tablet dalla tuta con cui cominciò ad armeggiare per alcuni secondi. Gohan lo vide cercare il pianeta Terra in una lista di infinita di pianeti.
«Ah, sì, il giovane pianeta nel microscopico Sistema Solare nella Via Lattea… localizzato nella Galassia del Nord… non pensavo sarebbe nessuno da quelle parti, mi pare di ricordare che non siate molto avanzati tecnologicamente, e nemmeno molto forti…» commentò l’omino, per poi riporre il tablet nella tuta e continuare a camminare come nulla fosse.
A quel punto, Gohan si spazientì. Si parò davanti all’omino, sorprendendo, e lo costrinse a fermarsi.
«Senti.» disse con tono di voce che non ammetteva interruzioni. «Ho viaggiato per quattro giorni nello spazio, ho abbandonato la mia famiglia, il mio pianeta, per venire qui ed aiutarvi.»
L’omino guardava Gohan con uno sguardo a metà tra il contrariato e l’incuriosito, ma il Saiyan non vi badò.
«Se credi che io sia troppo debole, prendi uno dei tuoi rilevatori di forza e ti farò vedere quanto valgo sul serio.» continuò. «Se dopo sarai convinto che non sono utile per voi, me ne tornerò da dove sono venuto.»
L’omino lo guardo per alcuni secondi, prima di ritirare fuori il tablet dalla tuta e ricominciare ad armeggiarci.
«Sai modulare la tua potenza?» chiese a Gohan, senza guardarlo.
«Sì. Da noi la chiamiamo energia vitale o Ki.» rispose Gohan.
«Proprio quella, bene.» annuì l’altro, per poi inquadrare con il tablet il Saiyan. «Portala al massimo.»
Gohan si diede un’occhiata in giro per alcuni secondi, dopodiché scatenò il proprio Ki.
Un forte vento si alzò riempiendo tutto il corridoio in cui i due si trovavano e l’omino per poco non cadde all’indietro.
Gohan non era nemmeno arrivato ad un quarto del suo potere che all’omino sfuggì il tablet di mano. A quel punto il Saiyan rilassò il Ki.
«Acc-Accidenti!» esclamò l’omino, raccogliendo il tablet da terra e leggendo il numero riportato sullo schermo.
«Mi spiace, spero non si sia rotto» disse Gohan. «Quello, comunque, non era il massimo, non era nemmeno la metà della metà del mio potere totale.»
«Ehhhh? Dici sul serio?» domandò l’omino sorpreso. «Hai tranquillamente superato il milione di unità, e non sei nemmeno arrivato al massimo…»
Ad un certo punto, da entrambe le estremità del corridoio, arrivarono alcune sfere simili a quelle che avevano accolto Gohan fuori dalla stazione spaziale alcuni minuti prima.
«No, no, fermi!» esclamò l’omino, piazzandosi tra il Saiyan e le sfere. «Non è ostile!»
Le sfere si fermarono qualche secondo ad osservare entrambi e poi ritornarono da dove erano venute. L’omino sospirò sollevato, per poi voltarsi verso Gohan.
«Forse c’è ancora una speranza per noi!» disse allegro, per poi fare una specie di inchino col busto rivolto al Saiyan. «Perdona il mio precedente atteggiamento, ma ultimamente non ce la siamo passati molto bene da queste parti.»
«Oh, no… non fa niente.» lo rassicurò Gohan.
«Non mi sono presentato, il mio nome è Jaco.» disse l’omino, porgendo la mano destra a Gohan.
«Io mi chiamo Gohan, Son Gohan.» si presentò l’altro, ricambiando la stretta di mano.
«Bene, Son Gohan, vieni con me. Ti spiegherò tutta la situazione.» gli disse Jaco, guidandolo per la stazione.
 
Jaco condusse Gohan in una stanza che al Saiyan ricordò una meeting-room che aveva visto alla Capsule Corporation tempo prima.
Qui Jaco attivò una lavagna monitor e cominciò a spiegare lo scenario di guerra dal principio.
«Gohan, non so che livello di conoscenza tu abbia del Cosmo e delle forze in campo in questo Universo, quindi cercherò di spiegarti il tutto senza perdermi nei dettagli.» cominciò a dire Jaco, per poi riprendere la parola dopo che Gohan gli ebbe fatto un cenno di assenso.
«Noi della Pattuglia Galattica è un corpo formato da vari agenti con il compito di far rispettare in tutto l’universo la Legge Galattica.
«In passato abbiamo avuto vari problemi con varie forze ostili e dittatoriali come l’Impero di Freezer, ma da oramai trent’anni non siamo più minacciati da loro visto che gran parte dell’impero si è sfaldato a seguito della scomparsa improvvisa ed ancora oggi avvolta nel mistero dell’imperatore Freezer e di suo padre Re Cold mentre erano in viaggio verso la Galassia del Nord.»
Gohan fu sul punto di dirgli che sapeva benissimo chi fossero Freezer e Re Cold e che sapeva benissimo che fine avessero fatto quei due, ma gli premeva di più che Jaco arrivasse al punto senza perdere troppo tempo, quindi fece silenzio.
Jaco continuò.
«Dopo tale evento, non ci sono stati più problemi, a parte alcune segnalazioni di abitanti dell’universo scomparsi nel nulla, o che da un momento all’altro, si sono uniti all’esercito di un certo mago e del suo servitore demoniaco… ma anche di loro si sono perse le tracce quasi vent’anni fa.»
“Un mago ed un demone a capo di un esercito alieno? Questa mi è nuova… forse dovrò fare attenzione anche a loro una volta che sarò tornato a casa.”[2] pensò Gohan, nel mentre Jaco continuava la sua esposizione.
«Per tutti questi anni il Cosmo ha vissuto in relativa pace… fino a qualche mese fa.» continuò Jaco, per poi premere un pulsante sul suo tablet.
Sul monitor apparvero dei robot da guerra ripresi mentre sparavano all’impazzata in quello che Gohan classificò come centro abitato alieno.
«Una forza aliena ed ostile ha attaccato un certo pianeta all’improvviso verso fine febbraio. La Pattuglia Galattica è intervenuta prontamente, trovandosi quel pianeta sotto la nostra giurisdizione, ed inizialmente la forza aliena è stata respinta.
«Purtroppo, però, il nemico era molto più organizzato di quanto ci aspettassimo e dopo pochi giorni dalla nostra vittoria, ha cominciato ad invadere altri pianeti in punti molto distanti dell’universo.
«Inoltre, il nemico pare abbia l’abilità di soggiogare in qualche modo gli abitanti che prende come prigionieri, convincendoli a combattere per loro…»
«Qual è la motivazione che li spinge ad invadere altri pianeti?» chiese Gohan.
«Immaginiamo che vogliano semplicemente estendere il loro dominio su tutto l’universo.» rispose Jaco.
«Un classico.» commentò l’altro, per poi chiedere: «L’esercito è formato solo da questi roboto e da coloro che vengono soggiogati?»
«Ad essere precisi, quelli sono delle vere e proprie macchine mutanti. Sono la perfetta via di metto da un essere dotato di intelligenza e senziente, come me o te, ed un robot che obbedisce a degli ordini.» precisò Jaco, e poi rispose: «E comunque, no, loro sono solo semplici soldati.»
L’omino premette un pulsate sul monitor, e tre figure apparvero a schermo: uno era un vecchio anziano dalla pelle blu ed i lunghi capelli arancioni con delle lenti scure sugli occhi; il secondo era un uomo con indosso un casco ed un’armatura ed anch’egli aveva la pelle blu; il terzo era completamente in ombra e non si capiva che aspetto avesse.
«Loro sono le tre menti dietro l’invasione: Il Dr. Myu» «ed il Generale Lilde.» disse Jaco, indicando prima il vecchio e poi l’uomo.
«E quello in ombra?» chiese Gohan.
«Non lo sappiamo.» ammise Jaco. «Abbiamo scoperto della sua esistenza un mese fa al termine di una missione nella loro base.»
«Sapete quindi da dove provengono o dove si organizzano?» domandò il Saiyan.
«Verso fine luglio abbiamo scoperto la loro base, il pianeta M2. Ad inizio agosto abbiamo organizzato una spedizione per infiltrarci nella loro base ed arrestare, o eliminare, le menti dietro l’invasione…» raccontò Jaco. Gohan notò una nota di tristezza nella sua voce.
«Il pianeta era effettivamente la base del nemico, lì abbiamo trovato il Dr. Myu ed il Generale Lilde ad attenderci…» continuò, la voce sempre più spenta. «…eravamo in otto, cinque sono caduti per mano di Lilde, uno ha dato la vita per dare la possibilità a me ed ad un altro compagno di salvarci… grazie a lui, inoltre, abbiamo scoperto che c’è qualcun altro oltre Lilde e Myu dietro l’invasione.»
«L’uomo in ombra.» disse Gohan.
«Sì.» annuì l’altro.
«Quanto sono forti questi Lilde e Myu?» chiese ancora.
«Lilde credo sia il guerriero più forte dell’esercito nemico, ma non si è mai confrontato direttamente con i nostri guerrieri più forti. Sono convinto che, se riusciamo a metterlo con le spalle al muro, tutti insieme possiamo abbatterlo.» rispose Jaco. «Myu invece non credo abbia particolari doti combattive, ma possiede un’intelligenza fuori dal comune. È altamente probabile che sia lui ad aver costruito le macchine mutanti.»
 
«Questo è quanto, Gohan.» concluse infine Jaco, per poi chiedere al Saiyan: «Sono sicuro che con la tua forza tu potrai esserci molto utile… ti unirai a noi?»
«Certo!» rispose Gohan, sorridendo.
Prima che Jaco potesse dire altro, la porta della stanza si spalancò ed un namecciano entrò di corsa.
«Jaco!» disse il namecciano. Udendo la sua voce, a Gohan parve di riconoscerla.
«Oh, salve Dende.» salutò Jaco il nuovo arrivato. Udendo quel nome, Gohan non potette credere alle sue orecchie.
«È vero che è arrivato un guerriero dalla Terra?» chiese il namecciano a Jaco. «Forse potranno esserci molto di aiuto!»
«Dende?» chiamò all’improvviso Gohan. Solo in quel momento il namecciano si accorse della presenza del Saiyan nella stanza.
«G-Gohan?» disse incredulo Dende, guardandolo in faccia. E poi rise: «Haaa-ha-ha!»
I due si abbracciarono forte, come si abbraccia un vecchio amico e caro amico dopo molti anni dall’ultimo incontro.
 
 
Continua
 
 

ANGOLO AUTORE:
 
Gohan è arrivato alla Pattuglia Galattica ed ha rincontrato una persona a lui cara: Dende! E inoltre ha fatto la conoscenza di Jaco il Pattugliatore Galattico, noto personaggio del manga omonimo e di Super che abbiamo intravisto anche due capitoli fa.
Quali altri personaggi incontrerà il Saiyan in questo viaggio? E specialmente, riuscirà a far fronte all’invasione in corso?
Fatemi sapere che ne pensate!
E buon 2024 a tutti!
Alla prossima, Mariusgon.
 
 
[1] Tutta questa descrizione è ripresa dalla Wiki Italiana di Dragon Ball (Fandom Dragon Ball, Astronave a Otto Tentacoli) in cui si fa riferimento alla navicella usata da Goku, Pan e Trunks in Dragon Ball GT per cercare le sfere del drago con le stelle nere per l’universo.
[2] Il Mago a cui Jaco si riferisce è ovviamente Babidi ed il Demone è Darbula. Gohan non può saperlo, ma Babidi, Darbula e tutto il loro seguito di esseri corrotti dal Majin, non sono più un problema. Per saperne di più, vi invito a leggere la One-Shot “Lo Shin, il Demone ed il Mago” che ho scritto qualche anno fa.
   
 
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