Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: JenevieveEFP    03/01/2024    1 recensioni
La guerra è appena finita, Voldemort è stato sconfitto, Tonks e Lupin sono ancora vivi. Snape è stato salvato in extremis ma versa in condizioni critiche per le ferite inferte da Nagini. La sua mente provata dalla febbre e dal veleno, lo tormenterà con dolorosi sogni e ricordi perduti del suo passato. Harry intanto è pronto a svelare ai pochi membri rimasti dell'Ordine della Fenice la verità dietro il doloroso ruolo dell'odiato preside di Hogwarts, e a confrontarsi con Draco con la calma che solo la fine di un conflitto sa donare. La fine della guerra diventerà un nuovo inizio per tanti, ma una condanna dolorosa per alcuni che non erano pronti a sopravviverle. Le occasioni di incontro e scontro non mancheranno, specialmente quando gli studenti saranno richiamati ad Hogward per ripetere l'anno scolastico brutalmente interrotto e cercare di ricominciare a vivere e ricostruire.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Remus Lupin, Severus Piton | Coppie: Draco/Harry
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La notte dell’attacco nessuno riuscì a dormire. Gli studenti erano stati portati tutti ai rispettivi dormitori presidiati dai docenti, e la voce di quel che era accaduto era girata in fretta. Due docenti erano stati incaricati di viaggiare con la metropolvere fino al Ministero, per chiamare rinforzi e spiegare l’accaduto al Primo Ministro.
A sorvegliare i feriti in infermeria erano rimasti in pianta stabile Hagrid nel corridoio e la preside dentro, in compagnia di Tonks, Harry, Draco, Hermione e Ron. Le ferite dell’anziana erano state completamente guarite dagli unguenti di Madam Pomfrey, che si era invece concentrata sul rimettere in sesto il disastro che Greyback aveva causato al braccio sinistro di Snape. Remus non si era mai voluto allontanare da lui, così l’avevano sistemato sul letto subito accanto, su cui era accucciato, stanco e ferito. Era ancora vigile, gli occhi gialli socchiusi e fissi su Severus, il pelo e le ferite ripulite con pazienza da Tonks.
Greyback, anche lui in forma animale vista l’ora, era stato incatenato pesantemente ad una branda fra le più vicine all’ingresso, la più facile da tenere d’occhio sia da dentro che da fuori. Era sopravvissuto, ma versava ancora in condizioni gravi, privo di sensi da ore o forse troppo debole per fare qualsiasi cosa oltre a respirare.
Quando Madam Pomfrey si rialzò con una smorfia dolente, dopo ore di lavoro china su Snape, erano ormai le due del mattino.
«Ho finito.» annunciò. «Guardate.»
Tutti si riunirono attorno al letto del pozionista, che era steso sopra le coperte e ancora privo di sensi. La guaritrice sollevò delicatamente il braccio sinistro dell’uomo per mostrarlo meglio.
La carne era tornata tutta intatta, sebbene fossero presenti delle vistose e orride cicatrici lì dove la magia aveva appena rigenerato le mancanze, rinsaldato le ossa e suturato la pelle.
«Il marchio nero … » mormorò Draco, atterrito. « … è scomparso?»
«Guarda il tuo.» suggerì con urgenza Harry.
Il biondo scoprì l'avambraccio, ma il suo tatuaggio era ancora ben visibile.
«Non ha senso.» mormorò Ron.
«Madam Pomfrey, quando ha iniziato a curarlo era ancora lì?» chiese Hermione.
«Impossibile dirlo, la carne era troppo lacera.»
«Non dovrebbe potersi rimuovere così facilmente.» obiettò Draco, che abbassata la manica si toccava nervosamente l’avambraccio.
«Forse è passato all’altro braccio?» suggerì Ron, dubbioso.
Draco sollevò la manica destra del docente, ma anche lì la pelle era priva di segni.
«Temo che la maledizione del marchio nero sia stata semplicemente spezzata da una più potente e antica.» parlò piano la McGonagall. La donna fissava il braccio pulito di Snape con una smorfia profondamente addolorata.
«Intende dire … ?» mormorò Hermione, atterrita.
La preside indicò col mento Greyback.
«L’ha morso.» ricordò a tutti, col tono mesto della cruda ovvietà.
«Perché allora è ancora in questa forma?» obiettò Ron.
«Credo che la trasformazione avverrà dal prossimo ciclo lunare completo.» suggerì la preside. «Quando Remus tornerà in forma umana avremo la conferma da lui.»
Draco cercò la mano di Harry, ma lui anziché limitarsi a trovargli le dita andò a cingergli le spalle con un braccio e se lo strinse contro.
«Se la caverà. È forte. E non è solo.» decretò tesa Tonks, accennando alla sagoma di Remus che riposava sulla branda accanto.
Dall’ingresso aperto sentirono delle voci maschili, fra cui quella profonda di Shacklebolt e quella ancora più bassa di Hagrid che lo salutava. Tutti si voltarono verso la porta, da cui il Ministro stava passando scortato da due Auror. Bacchetta sguainata, manteneva personalmente l’incanto con cui trasportava a mezz’aria il corpo magro di Theodore Nott.
«Theo!» scattò Draco che, seguito a ruota da Harry, si avvicinò al gruppo appena arrivato.
«Sta bene, non è ferito gravemente.» lo rassicurò serio Shacklebolt, guidando il corpo privo di sensi al primo letto libero.
Madam Pomfrey e la preside si avvicinarono subito dopo, mentre gli altri si limitarono a tenere d’occhio la situazione restando accanto a Snape.
Il ministro fece un cenno ai due colleghi, che uscirono dall’infermeria per andare a far compagnia ad Hagrid alla sua postazione di guardia.
Theodore aveva il volto livido in più punti, il mento macchiato di sangue, i polsi escoriati.
«Per favore, fatevi indietro. Penso sia il caso che lo visiti più attentamente: voglio escludere graffi, morsi e altre lesioni.» spiegò mesta Madam Pomfrey. Tutti indietreggiarono e la curatrice richiamò un paravento dietro cui riparò il letto del ragazzo e sé stessa.
Il gruppo si riunì al letto di Snape e il Ministro prese a spiegare, anticipando i quesiti sui volti tesi di tutti.
«L’abbiamo trovato legato in una stanza di una bettola ad Hogsmeade. Era cosciente, ma per sicurezza ho preferito addormentarlo per il tragitto fin qui.»
«Cos’ha detto?» chiese ansiosa la preside.
«Ha chiesto di Hogwarts, se fosse morto qualcuno. Era ancora fortemente stordito per le botte ma sembrava stranamente calmo, quasi rassegnato. Appena l’abbiamo liberato non ha tentato né di fuggire né di attaccare.»
«E come ha reagito? Gli avete spiegato quello che è accaduto?» indagò Draco.
«Sembrava in un certo senso sollevato. Ci ha chiesto con insistenza di salvare suo padre.»
«Suo padre?» mormorò Tonks, perplessa.
«Ho già ordinato di mandare una squadra ad Azkaban per controllare.»
Dopo pochi minuti Madam Pomfrey scostò il paravento. I lividi sul viso di Theodore erano quasi del tutto spariti così come i segni ai polsi e al collo, i vestiti erano stati sistemati. Sembrava semplicemente profondamente addormentato.
«Sta bene, non ha altre ferite addosso per fortuna.» decretò.
Shacklebolt si riavvicinò, affiancato dalla preside e da Draco. Con un tocco della bacchetta fece comparire delle solide manette con cui incatenò il ragazzo alle spondine del letto, prima di sciogliere l’incanto che lo teneva assopito.
Nott riaprì lentamente gli occhi, come se si stesse svegliando naturalmente da un buon sonno ristoratore. Quando vide dove si trovava e le persone che lo circondavano tuttavia sgranò le palpebre. Alzò di poco le braccia realizzando di essere ammanettato, dunque si guardò meglio intorno. Quando vide l’enorme sagoma di Greyback incatenato un letto più in là serrò la mascella e non poté trattenere un fremito.
Il più vicino a lui era Draco, che lo fissava in volto con una smorfia rigida.
«Spiegami cos’è successo, Theo.» mormorò, dolente.
Nott chiuse gli occhi e rimase in silenzio.
«Ti prego.» aggiunse il biondo.
L’altro fece una sorta di sorriso amaro, fiacco.
«Verso la fine dell’estate sono stato avvicinato da tre uomini, compari di Greyback.» prese a spiegare, le palpebre ancora abbassate per rifuggire il suo sguardo fisso. «Mi avevano spiegato com’erano riusciti a scappare alla fine della battaglia di Hogwarts, e di come la Granger avesse quasi ammazzato il loro capo. Volevano vendicarsi col mio aiuto. Mi avevano spiegato di avere contatti con qualcuno all’interno del Ministero e di Azkaban, e che mio padre stava molto male e non sarebbe sopravvissuto a lungo. Mi avevano persino portato una ciocca dei suoi capelli come prova.» digrignò i denti. «Avevo scritto parecchie lettere al Ministero per chiedere di lui, ma o non ricevevo risposta o mi tornavano indietro missive dai toni generici e ufficiali ma inconcludenti.»
Draco strinse convulsamente un lembo della coperta, ma né lui né gli altri interruppero la confessione del ragazzo.
«Mi avevano promesso che, se avessi collaborato e fossi riuscito ad ammazzare almeno Potter, Snape, Lupin o Granger, avrebbero fatto evadere mio padre e saremmo potuti scappare dall’Inghilterra.»
«E tu hai accettato.» lo accusò secco Harry.
«No, Potter. Ho rifiutato.» ringhiò Theodore, scoccandogli un’occhiata velenosa. «E per tutta risposta mi sono ritrovato davanti Greyback in persona con un dito di mio padre fra le mani. Mi aveva detto che, se non avessi fatto qualcosa, mi avrebbero riportato papà a casa pezzo per pezzo. Da agosto, ogni settimana, mi portavano un suo dito.» singhiozzò per la rabbia e il disgusto.
Tutti lo fissarono scioccati, Hermione con una mano davanti alla bocca, Draco così immobile che quasi non respirava.
«Quando Kelly White aveva preso a spiarvi e aveva scoperto accidentalmente l'identità di Tonks io avevo già iniziato il mio piano per provare a far scontrare Lupin e Potter. Lei mi ha solo offerto un dettaglio in più per sbarazzarmi di Tonks senza rischi. L’uomo di Greyback al Ministero ha mandato la lettera per levare Tonks di mezzo, io ho alterato la pozione di Lupin e fatto sì che Potter andasse dritto da lui. Non mi aspettavo che funzionasse, ma pensavo che almeno uno dei due ne sarebbe uscito male e Greyback sarebbe stato soddisfatto per un po’.» confessò, fissando Harry con un rancore e un’accusa palesi sul volto.
«Perché non hai chiesto aiuto almeno a noi? Avremmo potuto fare qualcosa.» obiettò il Grifondoro, nervoso.
«Ci ho pensato seriamente, quando settimane fa Draco era venuto a parlarci.» ammise Theodore spostando lo sguardo verso Greyback. «Non mi fidavo di nessuno di voi, né del fatto che avreste tutelato davvero l’incolumità di mio padre, ma non potevo fidarmi manco di loro. La loro spia al Ministero era chiaramente qualcuno a conoscenza di informazioni sui detenuti e chissà che altro. Se avessero scoperto che vi avevo scritto o incontrato avrebbero fatto a pezzi papà.»
«Far entrare Greyback non è stata una tua scelta, vero?» mormorò Hermione.
Theodore le scoccò un’occhiata meno ostile rispetto agli altri e annuì.
«Ero fermo da un mese, in attesa di capire la situazione, e Greyback era sempre più impaziente e arrabbiato. Oggi non è certo la prima volta che mi mette le mani addosso, ma almeno le altre volte evitava di colpirmi al volto.» ammise cupo, grattandosi nervosamente un braccio.
«Non sopportava che Lupin stesse vivendo una vita normale. Avevamo preso ad incontrarci ad Hogsmeade e pretendeva un rapporto dettagliato regolare e che pianificassi presto qualcos’altro di più efficace. Mi diceva che presto avrebbe iniziato a far tagliare parti più grandi di un dito a mio padre, e che mi avrebbe morso per infettarmi. Ieri poi ha perso definitivamente la pazienza, il mio nuovo piano non gli interessava, voleva entrare lui. Quando mi sono rifiutato e ho cercato di andarmene mi ha atterrato e colpito. Da lì in poi non ricordo niente, ma posso immaginare cos’abbia fatto.» concluse cupo.
«È entrato con le tue sembianze.» spiegò Draco. «Ha imperiato White per comandarle di ammazzare Harry. Kelly è così giovane che manco sapeva come fare usando la magia e ha cercato semplicemente di pugnalarlo. Se non l’avessi fermata forse ci sarebbe anche riuscita. Nella confusione è salito da Lupin, ha usato un oggetto maledetto per causare un’esplosione, forse come diversivo per trasformarsi al momento giusto, forse per cercare di ammazzare Snape, la preside e Tonks di guardia.»
Theodore tornò a guardare verso Greyback senza celare un profondo astio.
«Come avete fatto a ridurlo a quel modo?»
«Noi non abbiamo fatto quasi niente, gli incantesimi a stento lo scalfivano.» intervenne Harry, braccia incrociate e un nervoso mal trattenuto. «L’esplosione però aveva danneggiato la parete dell’ufficio di Remus. Forse Greyback voleva liberarlo per ammazzare anche lui e non ha messo in conto che Lupin potesse riuscire a tenergli testa e persino sconfiggerlo.»
Theodore fissò ad occhi sgranati il lupo grigiastro che riposava come un enorme cane tranquillo sul letto accanto a quello di Snape. Spostò dunque l’attenzione sul Primo Ministro con una strana risolutezza in volto.
«Ho confessato. Portatemi da mio padre.» disse duramente.
«No!» soffiò Draco. «Non puoi essere serio, Theodore.»
«E invece lo sono.» ringhiò il ragazzo, che stava iniziando a tremare dal nervoso. «Portatemi da lui. Che altro volete che faccia? Ho detto tutto ciò che sapevo, farò tutto quello che volete, collaborerò in ogni modo, ma voglio vedere mio padre. Non mi importa se mi lascerete lì a marcire con lui.» più parlava più la rassegnazione apatica e fredda con cui aveva spiegato fino a poco prima iniziava a crollare.
Tutti, persino Shacklebolt, lo fissavano con una vena di pietà difficile da celare.
«Non guardatemi così!» crollò il ragazzo, le cui guance si rigarono di lacrime nervose. «Ho cercato di ammazzare due persone, ci proverò ancora se non -» non finì la frase, Draco l’aveva zittito con una manata brusca sul viso. Uno schiaffo non troppo convinto.
«Piantala di dire idiozie!» urlò il biondo. «Non sei un criminale, non sei un complice di Greyback e i suoi: sei una vittima!»
«Pensi me ne sarebbe fregato qualcosa se avesse ammazzato Potter e Lupin?» ringhiò Theodore disperato.
«Eppure non volevi che Greyback entrasse a scuola.» gli fece notare seria la preside.
«Non me ne frega più niente!» pianse e urlò Nott. «Mandatemi da mio padre e basta! Non lo lascerò solo! Non posso lasciarlo solo. Lui non mi ha mai - »
«NOTT.»
La voce rabbiosa di Severus Snape si era levata come una fucilata, capace di zittire tutti e farli voltare verso di lui. Persino Remus aprì gli occhi e sollevò debolmente la testa ferita, quando lo sentì parlare.
Il pozionista si era messo in piedi e sembrava incredibilmente in forze. 
Theodore lo osservò tremante di nervoso, i singhiozzi schiacciati a fatica in gola.
«Tuo padre ti ha abbandonato quando ha deciso di servire il Signore oscuro.» affermò, funereo.
«NO!» ringhiò Theodore.
«Tuo padre ti ha abbandonato quando ha deciso di tornare una seconda volta a combattere per lui, quando eri ancora un ragazzino e sapeva benissimo che non avresti avuto nessuno da cui tornare, se fosse finito arrestato o morto.» alzò nuovamente la voce per superare il volume dei ringhi rabbiosi di Theodore. «Tu l’hai capito fin da subito, che saresti rimasto da solo, perché per lui valevi molto meno dei suoi ideali. L’hai capito fin da bambino e ti sei preparato fino a questo momento, cercando di tagliare fuori dalla tua vita ogni amico, ogni legame. TU, hai scelto di essere solo, anche quando c’era chi era disposto a starti vicino. Ti stava bene finché eri tu a scegliere di rimanere solo, ma quando sono stati il mondo intero e Draco ad abbandonarti, non hai potuto fare a meno di provare un dolore lancinante, perché era come sentire ancora l’abbandono del tuo stesso padre.» concluse, cupo.
Theodore smise di piangere e urlare con un verso strozzato, come se qualcuno gli avesse trapassato la gola con una lama. Aveva gli occhi sgranati su Snape, che intanto si era avvicinato al suo letto portando gli altri a scostarsi un po’.
Severus si rivolse a Shacklebolt, il tono nettamente più contenuto.
«Lo sbatterà ad Azkaban come crede tanto di desiderare?»
Il Primo ministro aveva un’espressione dura in volto. Prese un respiro profondo e scosse il capo.
«Ha agito sotto ricatto. Un ricatto molto pesante ed una situazione complessa. Non sono sicuro che il tribunale lo assolverebbe all'unanimità, ma alla luce di ciò ritengo una condanna abbastanza improbabile e personalmente non caldeggerei tale scelta. Sempre ammesso ovviamente che gli interrogatori agli altri ragazzi e Greyback confermino la sua versione dei fatti.»
Theodore tornò ad emettere un respiro tremulo, ma prima che potesse comporre anche solo una sillaba, Severus gli fece cenno di fermarsi.
«Chi si convince di voler restare solo lo fa per illudersi di meritarlo o di esserne davvero capace. Ma l’odiosa verità è che non siamo fatti per essere soli, Theodore. Non avrai mai l’affetto di tuo padre facendoti sbattere ad Azkaban. Smetti di inseguirlo e tormentarti e accetta piuttosto quello di chi te ne offre ora.»
Tonks, nello stupore generale, fissava Severus come se lo stesse vedendo per la prima volta.
Draco tornò ad accostarsi al letto dell’ex amico, che aveva ripreso a piangere in silenzio, gli occhi puntati al soffitto e la testa reclinata leggermente indietro, come a tagliare ostinatamente via ogni persona dal suo campo visivo.
Il biondo non disse niente, si limitò a posargli una mano su una spalla e restargli accanto.
Mentre tutti tornavano a sedersi e riposare, stavolta vicini a Remus, Shacklebolt si avvicinò a Snape e la McGonagall e parlò rivolto al primo.
«Sta bene, Snape? Ho visto come era ridotto quando sono arrivato ore fa.»
«Avevo solo quella ferita al braccio, Ministro. Poppy ha fatto un lavoro magistrale.» confermò, mostrandogli il braccio con le sue nuove cicatrici.
Kingsley sgranò gli occhi.
«Il marchio nero?»
«Scomparso.» spiegò la preside, studiando Severus con aria interrogativa.
«Greyback mi ha praticamente spappolato il braccio a morsi.» ammise il pozionista, in volto una smorfia amara. «La maledizione della licantropia deve aver annullato quella del vecchio marchio di Voldemort.» Andò a ricambiare l’occhiata della preside con una contrita e le indicò Remus. «Minerva, ora saremo in due, lo capisco se vorrai mand-»
La preside gli parlò sopra.
«Ora dovrai produrre la pozione Antilupo per due. Dovrò parlare con Slughorn, temo sia necessario che resti a farti da supporto per un bel po’: non intendo perdere così in fretta il mio nuovo vicepreside.» poi guardò verso Shacklebolt. «Sempre che il Ministro non abbia nulla in contrario.»
L’uomo scosse il capo con un sorriso sarcastico sul volto.
«Gli affari di Hogwarts sono affari di Hogwarts. Mi fido ciecamente del tuo giudizio, preside McGonagall. E a tal proposito, avrei una proposta.»
Gli altri due lo guardarono interrogativi.
«Vorrei condurre gli interrogatori qui ad Hogwarts. Sia per Nott e Greyback che agli altri ragazzi: Zabini, Parkinson e White, se non erro. Intendo usare il Veritaserum, per quanto poco ortodosso e attendibile. Penso che i ragazzi non abbiano gli strumenti per essersi eventualmente premuniti per un rischio simile e forse neppure Greyback.»
«Come mai vuoi interrogarli qui?» chiese a bassa voce la preside.
«Finché non verrà fuori il nome della spia al Ministero non penso sia cauto far sì che trapelino informazioni di alcun tipo. Preferirei inoltre risolverla qui soprattutto per Nott. Non voglio rinchiuderlo in una cella in attesa di processo, né che rischi in alcun modo di finire ad Azkaban così giovane. Gli risparmierò questa procedura inutile e dolorosa così che possa ultimare gli studi.»
Severus e Minerva annuirono.
«Finché non saremo al sicuro, incluso il padre di Nott eventualmente, è meglio che il ragazzo stia qui ma devo essere certo che sia innocuo per tutti.»
«Credo sia un buon occlumante come suo padre ma, posso eventualmente provare anche con la Legilimanzia, se abbassa la guardia.» propose Severus.
«Sì. Non dobbiamo lesinare sulle tecniche. Tutto ciò che può essere utile lo useremo.» spiegò, mentre estraeva dalla tasca un piccolo orologio antiquato. «Fra due ore e mezzo circa tramonterà la luna e Remus e Greyback torneranno alla forma umana. Dobbiamo liberare l’infermeria e mettere Nott in una stanza sicura in cui poterlo sorvegliare qui nei dintorni. Mi servirà anche un altro ambiente per interrogare gli altri tre.»
«Intendi interrogarli in nottata?» chiese Severus, perplesso.
«Solo Nott. Non penso avrò tempo di gestirli tutti e quattro in due ore e voglio essere qui quando Greyback si sveglierà.»
«Bene, mi metto all’opera.» annunciò la preside, che fermò sul nascere ogni possibile intervento di Snape. «Tu stenditi e riposa, e tieni d’occhio Remus.» ordinò fissandolo con un’occhiata intransigente.
Nott venne liberato pochi minuti dopo e scortato in un’aula vuota nelle vicinanze. Draco ed Harry si offrirono di fargli da guardiani e, sebbene titubanti, la preside e il Ministro accettarono. Ron ed Hermione invece preferirono rimanere a fare da guardia all’esterno dell’aula.





Erano passate almeno due ore da quando l’infermeria era stata svuotata dei ragazzi e gli insegnanti. Madam Pomfrey passava regolarmente a controllare le condizioni di Remus e quelle di Greyback, mentre Severus era stato quasi costretto a tornare a letto nonostante fosse tutt’altro che stanco.
Tonks tornò esausta alle quattro del mattino, e andò a piazzarsi sulla prima sedia in mezzo ai letti di Severus e Remus.
«Novità?» le chiese subito l’uomo.
«Nott è stato interrogato a lungo, sia senza che col Veritaserum: la sua versione è rimasta sempre coerente. È moralmente a pezzi e si rifiuta di parlare con Draco ed Harry che sono rimasti a fargli compagnia e controllarlo. La preside ha fatto apparire tre brande nell’aula e Nott s’è subito rintanato sotto le coperte.» ammise mesta. «Il Ministro sta redigendo il primo rapporto, ci raggiungerà a breve.»
«Bene.» mormorò Severus.
Tonks esitò, quindi avvicinò di poco la sedia.
«Tu come stai?»
«Insolitamente bene. Mi sento energico, leggero. Suppongo siano gli influssi della luna piena e della maledizione che ha iniziato a scorrermi dentro. Immagino anche che al tramonto, fra mezz’ora, sarò tutt’altro che in forze.» spiegò cupo.
«Intendevo come stai mentalmente.» precisò l’altra.
«Non lo so.» ammise l’uomo, distogliendo lo sguardo. «Forse non ho ancora realizzato davvero quanto la mia vita stia per cambiare.» spiegò a voce bassa.
«Se il discorso che hai fatto a Nott ore fa, quello sulla solitudine, è qualcosa che finalmente hai compreso e accettato anche per te beh, direi che la tua vita potrebbe persino cambiare in meglio a discapito della maledizione.» fece una pausa e cercò con insistenza lo sguardo basso dell’altro. 
«Credi tu stesso a ciò che gli hai detto, Severus?»
Il pozionista trasse un respiro profondo e le rivolse un’occhiata seria. Annuì a labbra chiuse e lei sorrise, senza dire altro.
Pochi minuti dopo Shacklebolt e la McGonagall li raggiunsero. L’uomo teneva l’altra a braccetto, visibilmente stanca ma determinata a restargli accanto. Tonks le cedette immediatamente il posto a sedere, mentre lei e il Primo Ministro si spostavano in funzione del letto di Greyback. Fuori dalla porta c’erano ancora Hagrid e gli altri due Auror a fare da guardia, e non tardò a ripresentarsi pure Madam Pomfrey che si era concessa un doveroso e breve sonno ristoratore, dopo l’impegnativa operazione al braccio di Severus.
Rimasero tutti fermi alle loro postazioni, Snape e la preside attenti a Remus, gli altri tre a Greyback.
Fu quasi all’orlo delle cinque del mattino che i due licantropi, opportunamente coperti dalle lenzuola, recuperarono la loro forma umana. Remus non si svegliò subito, visibilmente esausto. 
Chi aprì quasi immediatamente gli occhi fu Greyback. Sdraiato a pancia in su, man mano che il folto della peluria scomparve, vennero alla luce le ferite che Pomfrey non aveva trattato per timore che potesse riprendersi. Aveva un aspetto orribile, mortalmente pallido, lo sguardo debole ma spaventato delle bestie ferite. Sul collo c’erano le due grosse ferite ricucite d’emergenza dalla guaritrice, più una serie di lacerazioni e graffi meno profondi. Aveva altri tagli che si riaprirono in quel celere cambio di forma e il lenzuolo si chiazzò di sangue all’altezza di una coscia e del fianco sinistro. Sebbene nessuno osò rimuovere le catene che lo assicuravano al letto, Madam Pomfrey si affrettò a curarlo e nessuno la fermò.
Fenrir emise un verso basso e dolente, poi strinse i denti e parlò.
«Acqua.» pregò, rauco.
Shacklebolt estrasse da una tasca del mantello una boccetta piena di pozione ricostituente. La aprì e la accostò alla bocca del licantropo.
Quello lo fissò diffidente, e piegò lentamente il capo di lato.
«È una pozione ricostituente.» spiegò con una freddezza pratica e tranquilla il Ministro. «Hai perso una quantità eccessiva di sangue e sei disidratato. O berrai o non vedrai l’alba di oggi. A te la scelta.»
Con estrema riluttanza e frustrazione il mannaro collaborò e andò ad accostare le labbra al vetro. Kingsley lo aiutò pazientemente a bere, e quando quello ebbe finito attese pochi secondi prima di iniziare a interrogarlo.
«Chi è la spia al Ministero?»
«Jayden Niels.» mormorò fiacco il licantropo, gli occhi sgranati dalla sorpresa.
«Come l’avete reclutato?»
«Non è dei nostri, era sotto Imperio e Confundus.»
«Chi sono i tuoi complici e dove si trovano ora?»
«Kahlani e Ophelia Alsop. Nathaniel Scarr. Joseph Hancott.» vuotò il sacco con l’aria disgustata manco stesse vomitando. «Non so dove siano ora.»
«Dov’erano l’ultima volta che li hai visti?»
«Al nostro ritrovo nella foresta vicino al passo di Llanberis nel Galles settentrionale.»
«Era Jayden Niels a fornirvi la possibilità di arrivare fino ad Azkaban e Nott?»
«Sì.»
«Avete altri complici?»
«No.»
«Nessun altro mandante, o leader o simpatizzante che voleva aiutarvi?»
«No.»
Shacklebolt fece una pausa, poi a denti stretti chiese:
«Hai picchiato e minacciato Theodore Nott perché tentasse di uccidere qualcuno ad Hogwarts per te?»
«Sì.»
«Spiega nel dettaglio come e le tue ragioni.»
Man mano che Fenrir recuperava le forze e le sue ferite più serie venivano ripulite e curate, le risposte all’interrogatorio si fecero sempre più ringhiate e malmostose, ma non sembrava comunque capace di tenersele fra le labbra.
«Dopo la battaglia di mesi fa pensavo fosse tutto finito. Alsop, Scarr e Hancott erano gli ultimi compagni rimasti, mi hanno salvato dopo che quella puttanella della Granger mi aveva quasi ammazzato. Quando mi sono rimesso ho iniziato a pensare alla vendetta. Abbiamo trovato Niels a inizio Agosto, volevamo usare lui ma era troppo debole per arrivare ad ammazzare te e gli altri cani del Ministero. Quando abbiamo saputo che Potter e amici sarebbero tornati a scuola abbiamo pensato ai potenziali alleati che potevamo avere ancora qui. Non c’era nessuno a parte il figlio di Nott, che però è un vigliacco che non si è mai fatto marchiare dal Signore oscuro.»
Severus chiuse gli occhi. Era nervoso, e nettamente più debole di poco prima, come se la stanchezza gli fosse arrivata addosso all’improvviso. Ascoltò le parole rauche e odiose di Greyback in silenzio.
«Sapevamo che non avrebbe collaborato, così abbiamo usato Niels per arrivare a Nott padre. Il vecchio era debole e moribondo, abbiamo fatto leva sul figlio ma non era capace di farlo personalmente e sono dovuto interveni-urgh!» digrignò i denti quando la guaritrice chiuse nella maniera meno delicata possibile l’ennesima ferita.
«Chi ti ha fornito la polisucco?»
«L’hanno fatta i fratelli Alsop.»
«E il manufatto maledetto che ha causato l’esplosione?»
«Un ricordino che aveva nascosto Scarr.»
«Qual era il tuo piano una volta entrato ad Hogwarts?» intervenne la preside.
«Non avevo un piano, ero solo stanco di aspettare. Volevo trasformarmi nella sala grande e lanciare l’esplosivo sui professori. Però poi ho visto che mancava proprio quel cane traditore di Snape e probabilmente ammazzare Potter sarebbe stato difficile in mezzo a tutta quella gente. Ho ordinato alla bambina stupida di ammazzare quello sciagurato e sono andato al settimo piano, dove avevo capito esserci Lupin, Snape e lei, vecchia bastarda.»
Madam Pomfrey lo fece guaire di dolore nel sigillare l’ultima ferita al fianco.
«Hai distrutto la parete dell’ufficio di Remus perché pensavi di liberarlo e batterlo?» insinuò la preside con un’ironia pungente.
«Sì.» ringhiò Greyback tirando uno strattone violento alle catene.
«Nott senior è ancora vivo?» chiese invece Tonks.
«Non lo so, l’ultima volta che ho fatto controllare sì, ma era messo male. Penso sia schiattato ormai.»
Calò un silenzio cupo nell’infermeria, almeno finché non si alzò debole e roca la voce di Remus.
«Tu sei davvero felice e fiero di essere un licantropo, Greyback?»
Tutti si voltarono verso Remus, e Madam Pomfrey si affrettò a raggiungerlo.
«No.» rispose fra i denti Fenrir, che si morse così forte un labbro da farlo sanguinare.
«Perché?» insistette Remus, mentre la guaritrice lo aiutava a mettersi seduto.
Anche Severus si rialzò a fatica e si mise seduto a bordo del letto, studiando gli altri due mannari con una tensione cupa.
«Perché la gente mi tratta come un mostro.»
«Beh, lo sei.» sibilò cupo Remus.
«Non lo ero quando sono stato maledetto da bambino.» ammise a denti così stretti che rischiava di farsene saltare uno.
«Hai scelto di diventarlo, però.» si inserì Tonks. «Perché?»
«Rendo al mondo quello che mi da, e mi sento bene ogni volta che qualcuno mi teme o soffre come ho sofferto io. Il dolore e il sangue degli altri, di chi vive la vita normale e tranquilla che io non posso avere, è l’unico modo che ho per vivere la mia.»
«Se tu avessi fatto la scelta giusta avresti sofferto e fatto soffrire molto meno.» considerò amaramente Remus.
«La scelta giusta, Lupin? Vivere a testa bassa ai margini della società come hai fatto tu? Se non ci accettano allora che ci temano: io sono libero.» ringhiò Fenrir.
«Non sei mai stato libero un singolo giorno della tua vita.» parlò basso e aspro, Severus. «Ti sei fatto usare da Voldemort come uno spaventapasseri perché speravi di ottenere finalmente un briciolo di accettazione, di far parte di qualcosa e di essere rispettato.»
Greyback iniziò a ringhiare e lamentarsi, ma Snape gli parlò sopra.
«Eri convinto di avere un orgoglio come licantropo, hai ceduto a diventare una bestia anche fuori dal plenilunio ma in realtà detestavi per primo la tua condizione. Non sei mai riuscito a crearti un gruppo stabile, un branco, perché tutti in fondo vivevano come te e non facevano altro che farsi ammazzare o ammazzarsi uno dopo l’altro.»
«STA ZITTO, TRADITORE!» prese a urlare e agitarsi Greyback.
Prima che potesse riaprire bocca però, Shacklebolt anticipò di poco Tonks e schiantò il licantropo senza troppe cerimonie. I due uomini di guardia oltre la porta si erano affacciati a controllare la situazione e il Primo Ministro indicò loro Greyback svenuto.
«Portiamolo dritto ad Azkaban. Starà lì in attesa del processo.»
«Gentile da parte tua concedergli un processo.» commentò sarcastica Tonks.
«È un essere umano.» dichiarò cupo il ministro. «Non gli darò il lusso di sentirsi trattato come un mostro. Un mostro non ha scelta, lui l’ha avuta.»
«Concordo, Kingsley.» commentò dura ma soddisfatta la McGonagall. «Ora come intendi agire?»
«Penso sia meglio che io accompagni direttamente Greyback ad Azkaban e voglio intervenire subito al Ministero per Niels, prima di spedire un paio di squadre a caccia dei complici.» cercò Tonks con uno sguardo serio. «Posso chiederti l’ultimo giro di straordinari per gestire tu gli ultimi interrogatori ufficiali col Veritaserum ai tre ragazzi di Serpeverde?»
Tonks annuì.
«Volentieri. Anche se credo non ci saranno grandi sorprese.»
«Lo credo anch'io.» confermò con un sorriso incoraggiante l’uomo. «Finché la situazione non sarà risolta, inoltre, penso sia meglio che tu resti ancora qui ad Hogwarts come Eli Porter.»
«Sono d’accordo.» confermò lei, spostandosi verso il letto di Remus. «Ehi.» lo richiamò con un sorriso tenue.
L’uomo però non sembrava di buon umore, si rimise stancamente sotto le coperte dando le spalle a tutti senza rispondere al cenno di lei.
Tonks si morse nervosamente un labbro e si guardò attorno. La preside, Madam Pomfrey e il Primo Ministro stavano scortando Greyback fuori dall’infermeria insieme ai due Auror. Snape era tornato a sedersi sul suo letto lì accanto e fissava Remus con aria tesa. Scambiò un’occhiata svelta col pozionista e gli mormorò, sfilandogli accanto:
«Buona fortuna.» prima di recuperare le sembianze maschili di Porter e dirigersi all’uscita.
Severus fissò le spalle dell’Auror con aria perplessa, riscuotendosi solo quando la porta dell’infermeria venne chiusa e rimase solo col collega.
Esitò per diversi attimi, ma alla fine rinsaldò la presa sul bastone e zoppicò fino al letto di Remus, sedendosi pesantemente sulla sedia libera lì accanto.
Allungò la mano libera al lembo in alto delle coperte e lo fece scivolare lentamente in basso, quanto bastava per scoprire in parte il capo del licantropo. Raggomitolato in posizione fetale, le mani raccolte alla fronte, aveva gli occhi lucidi e il fiato strozzato da un pianto silenzioso.
«Mi dispiace.» singhiozzò piano, nascondendo meglio il viso fra le braccia e il cuscino. «Avevi ragione.»
Severus gli afferrò una mano, forzando la debole resistenza dell’altro.
«Sei ferito, esausto e sotto shock. Non è il momento di parlare. Riposa.» gli disse con un tono molto raro fra le sue corde. Una voce bassa e gentile.
Remus versò poche altre lacrime e poi la stanchezza vinse, lasciandolo addormentare stremato con la mano docilmente agganciata a quella di Severus.




 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: JenevieveEFP