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Autore: paige95    03/01/2024    7 recensioni
È un continuo ricominciare: espiare il passato, soppesare il futuro.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Oltre l'orizzonte del vissuto,
oltre le rovine del cuore










 




Dedicata a coloro che mi hanno supportata
nel lunghissimo percorso di questa storia.



 
 
 
 
Le festività che ti appresti a vivere sono le più dolci e amare che tu abbia mai atteso.
La mente si affaccia di continuo sui mesi trascorsi, annega in giorni offuscati dal gelo di sere senza luna. Obliviarti è una soluzione a cui hai pensato diverse volte dopo quella notte di primavera, ma perdere i ricordi lieti che hai guadagnato con tenacia e sacrifici dilanierebbe la parte più vigile e recondita del tuo essere; serve ben altro per annientare la tua coscienza.
Il bagliore delle luminarie giunge fino ai piani alti della Torre di Grifondoro. I tendaggi porpora del dormitorio addobbati a festa inondano di luce colorata una raggiante giovane Weasley che, nonostante il fidanzato si trovi a chilometri di distanza, non perde occasione di agghindarsi; come se Harry fosse nei paraggi e potesse scorgerla oltre qualche colonna di Hogwarts.
Sorridi al riflesso della tua amica nello specchio, ostenti una serenità convincente davanti a Ginny. Le ombre devono restare chiuse a doppia mandata nel petto.
La tua migliore compagna di Casa ha grandi qualità d’animo e mentire al suo sguardo limpido puntato nei tuoi occhi diventa pressocché impossibile.
«Hermione. Ti mancano, vero?»
Sette anni non si cancellano in un’estate. Non puoi asciugare le lacrime, la rugiada dell’ultima stagione dei fiori si è cristallizzata insieme al tempo. Senza vedere Ron ed Harry scorrazzare lungo i corridoi del castello rimesso a nuovo non può essere uguale.
«Mi mancano, sì. Sono talmente irrequieti che è difficile non sentire la loro assenza»
La mancanza è più viva del sorriso che rivolgi a Ginny. Ti concedi una pausa carica di confidenze.
«Ho scritto a Ron, ma non mi ha mai risposto»
La condizione emotiva in cui riversi suggerisce solo insicurezza, un atteggiamento che non ti appartiene, solo i sentimenti possono farti inciampare. Tieni il mento basso – forse il disagio prende il sopravvento – quando avverti una presenza calorosa alla tua destra. Il letto a baldacchino ondeggia sotto un dolce e confortante peso.
«E se Ron avesse cambiato idea? Se avessi interpretato male? Se fossi stata troppo avventata e in realtà non è ciò che vuole? Dopo quel bacio da parte mia, lui non mi ha più sfiorata. Mi ha accompagnata in Australia per ritrovare i miei genitori e gli sono grata per essere stato un buon amico, ma…»
«…non avevi più in mente l’amicizia nel vostro rapporto»
Manici di scopa sfrecciano accanto alle grate della Torre e fa male – tanto male – sentire voci così estranee. Scende in te una sorta di rassegnazione, le tue labbra si piegano in un arco malinconico.
«Forse ho frainteso tutto e lui non ha il coraggio di dirmelo»
Una mano leggera sfiora il tuo ginocchio. Ginny è pacata e accomodante nei gesti, ma contrariata da ciò che ha appena ascoltato.
«Hermione, la verità non è quella che pensi. Può mentire quanto vuole, anche a se stesso se crede, illuderci che non provi qualcosa per te, ma i suoi occhi non possono ingannare, non lo hanno mai fatto. Se non vogliamo arrivare tardi a lezione, immagino tu debba iniziare a prepararti»
Si allontana da te, determinata ad iniziare una nuova giornata dall’atmosfera festosa, eppure il suo passaggio caloroso nell’intima segretezza del cuore ti accompagna sempre.
«Ginny? Grazie»
Si volta verso di te e la nostalgia travolge anche lei, non ne sembra immune. A vostre spese, conservate il ricordo del medesimo vissuto e insieme lo sostenete con estrema dignità.
Ma non puoi fare a meno anche di vergognarti in silenzio.
Se lei, dopo aver subìto la perdita di un fratello – sangue del proprio sangue -, non si arrende all’idea della morte, anzi trova la forza di sorridere, chi sei tu per spegnere anche le minime speranze su un sentimento così puro come l’amore?
 
◦•●◉✿✿◉●•◦
 
Dalla guferia sulla Torre Ovest non sono risuonate notizie per mesi.
Stringi le spalle nel mantello della divisa. Non è colpa del clima pungente di dicembre, a farti rabbrividire è una serie di umori che hai provato in attesa di quell’appuntamento. Ti sei rifugiata ad un tavolo dei Tre Manici di Scopa per fuggire alle prove dei cori natalizi. Ti bei della solitudine e disperdi lo sguardo nella schiuma della Burrobirra che hai ordinato, anticipando l’ospite.
Preferisci ignorare i clienti che occupano le altre sedie. Dalla fine della guerra, il vociare sul tuo conto e su quello dei tuoi amici non si quieta.
Hai scelto un posto attiguo ad una finestrella, annebbiata dalla condensa dell’umidità.
Ad Hogsmeade prendi le distanze fisiche e mentali dal castello; è tornato ad essere un luogo di pace e rinascita, ma non per te che hai imparato ad amarlo per le persone che lo hanno abitato.
Tre mesi sono bastati per ripulire il cortile dalle macerie, per ricostruire ciò che è stato demolito, ma è un frangente irrisorio per abituarsi alla mancanza di chi non esiste più – se non nella memoria dei propri cari e degli affetti lontani.
Fai ruotare tra le dita intorpidite il Deluminatore che Ron ti ha donato alla stazione di King’s Cross, prima del tuo ultimo viaggio verso la Scozia.
Silente me lo ha lasciato credendo potesse aiutarmi a ritrovare la strada. Così ricorderai di non essere sola.
Hai combinato un incontro via gufo. Ron ti ha assicurato che non sarebbe mancato, eppure i secondi sulle lancette della locanda scorrono e del ragazzo, sotto la neve sottile e incessante, non vi è traccia.
Non incroci i suoi occhi da settimane e il Deluminatore non dà segni di vita, come vorresti.
Il cuore impavido da Grifondoro fa un sobbalzo, quando noti che una figura slanciata e infreddolita sta varcando la soglia d’ingresso. Non ti fai notare, mantieni un profilo basso, attendi sia lui a scorgere il tavolo a cui sei seduta.
Si avvicina a te con un malcelato rossore abbozzato in volto. I suoi capelli sono costellati di cristalli ghiacciati. Sfila con disinvoltura la divisa da apprendista Auror che indossa in Accademia, la appende allo schienale della sedia esibendo una camicia scura ben distante da quella candida degli studenti di Hogwarts. Si accomoda affamato dall’altro capo del tavolo, negli occhi intravedi il luccichio di chi torna a casa dopo un lungo periodo e aspetta di assaggiare le prelibatezze dell’infanzia. È una reazione inconscia.
Si stupisce della tua totale incapacità di proferire parola.
«Hermione, mi fissi come se fossi un estraneo»
Ti affretti a rivolgergli un sorriso. Non è mai stata più sincera la gioia di rivederlo, di ammirare lo sguardo semplice del giovane di cui ti sei innamorata, con le sue espressioni genuine e spontanee.
«È insolito per me vederti nelle vesti di Auror. Quello stemma del Ministero cucito sulla stoffa mi fa quasi impressione. Vi trovate bene in Accademia? Ve la state cavando?»
«Dubito accada di dover affrontare qualcosa di peggiore rispetto ai mesi scorsi. O sbaglio?»
«Presumo di no»
Ti mordi la punta della lingua, non era nei tuoi propositi richiamare in qualche modo il passato, né tantomeno rattristarlo. Con la malinconia che gli hai infuso, chiede una Burrobirra a Madama Rosmerta, ben lieta di accogliere la sua ordinazione.
«Non hanno concesso qualche ora libera anche a Harry? Mi avrebbe fatto piacere rivederlo»
«Ha preferito lasciarci soli, così mi ha detto. Sta bene. Non mi ha raccomandato altro di portarti i suoi saluti»
Ti informa senza accavallare le traiettorie dei vostri sguardi. Inchioda le pupille sul Deluminatore che, con un gesto involontario, scivola ancora tra le tue dita, anche se stavolta il movimento è più nervoso. Ti intimidisce accorgerti di essere osservata con una tale intensità. È questo l’attimo in cui incrociate le vostre anime e i reciproci pensieri si fondono. È una connessione breve tra voi – insolita –, che ti lascia affannata, come se fosse fluita elettricità, come se l’avessi prodotta e il tepore di cui è impregnata l’aria ne sia responsabile solo in parte. Interrompi quella scossa inaspettata spostando l’oggetto al centro del tavolo.
«Mancate ad Hogwarts, tu ed Harry. È noioso non finire nei guai per colpa vostra»
«Per colpa di Harry, vorrai dire»
Un sorriso sfugge solo a te. È cupo il futuro che leggi nel riflesso del suo sguardo, ne conosci la ragione ma non sai in quale modo rimarginare le ferite.
«Harry e Ginny si scrivono regolarmente. Hai intenzione di spedirmi qualche gufo prima della fine delle lezioni?»
Ti fingi irritata, in realtà hai smesso di esserla dall’esatto istante in cui hai appreso lo spirito con cui Ron sta affrontando le sue giornate, in qualunque luogo egli si trovi.
«Va bene, lo ammetto, sono colpevole. Ho risposto solo all’ultimo gufo in cui ci invitavi ad Hogsmeade appena prima di Natale»
«E ti fa onore non rispondere alla tua…»
Ti paralizzi, confusa. Non sai ancora se sia reale solo nella tua mente. Il silenzio che Ron ha cercato finora ti ha resa insicura sul vostro rapporto, ma sai per certo che non puoi più esimerti dall’esprimere ciò che provi e ciò che pensi.
«Alla tua? Ragazza?»
«Veramente non so cosa siamo. Sapevo non sarebbe stato facile, però speravo ci fosse volontà da parte tua. Ron, se non eri sicuro bastava dirlo. Mi sei rimasto a debita distanza per tutta l’estate e sai cosa intendo»
Non vi è rancore nella tua voce, solo dolore per non averlo potuto condurre di più, per non averlo consigliato come sei solita fare. Nel vostro rapporto siete alla pari e non puoi sostituirti a lui nelle scelte.
Nel petto del ragazzo qualcosa si è mosso. Posa i gomiti sul tavolo e si protende in avanti, rendendo il vostro dialogo più intimo e riservato.
«Eravamo in guerra, credevo davvero di morire, non avrei avuto altre occasioni e tu avevi mosso un passo verso di me. Non esiste qualcosa che mi renderebbe più felice, per questo ho paura di rovinare qualcosa tra noi. Hermione, tu di me conosci ogni aspetto e sai bene quanto io possa diventare…sgradevole. Lasciarmi guidare ora dall’istinto sarebbe rischioso per entrambi ed io sono impulsivo, non razionale quanto te»
Per quanto lui ne sia convinto, hai difficoltà a riconoscere il giovane che hai salutato ai primi di settembre al binario 9 ¾. Non sai quali esperienze abbia vissuto in Accademia – non puoi immaginare se sia stato costretto a rivivere qualche frammento della Battaglia –, ma sei più propensa a credere siano i lutti a stimolare questo viaggio nel profondo dei suoi sentimenti. Non sopporti la sua sofferenza, eppure tradiresti te stessa se non apprezzassi quanto il dolore abbia scavato in lui.
Ron ti è così vicino da notare quanto si stia trascurando. Emerge un’apparenza più austera nelle frasi, nel tono, nelle convinzioni. Il viso è segnato dalle pieghe del tempo, in quei solchi non sono racchiusi mesi ma giorni carichi di strazio.
Ti accorgi di aver tralasciato una parola in più sul suo stato d’animo, quando vi siete congedati prima che le porte del treno si richiudessero. Hai smesso di essere amica, forse troppo presto, e da ragazza innamorata hai solo sperato che lui ti ricambiasse davvero.
«Non ti radi più?»
Ti osserva ancora più in subbuglio e si tasta una guancia.
«In effetti dovrei. Mi hai ascoltato?»
Annuisci poco convinta. Hai prestato più attenzione ai tuoi pensieri, alle conclusioni a cui sei giunta. Il tuo sguardo è basso sulle sue mani. Gli sfiori le dita fino ad intrecciarle, provi così a rimediare alla vicinanza di cui lo hai privato. Ron ricambia il gesto con dolcezza, inattesa da parte sua.
«Il mondo sembra non avere fretta. Non serve più nulla di avventato tra noi»
«Hermione, non riesco a capire cosa trovi in me»
Ti dedica un sussurro, una riflessione che porta dentro di sé dal vostro bacio e che forse non aveva il reale desiderio di condividere.
«Non ne ho la minima idea»
Impugni la bacchetta estraendola dal mantello della divisa e la punti contro il vetro umido alla tua sinistra. Componi parole senza alcun senso, lo confondi più di quanto non lo abbia già fatto la tua risposta vaga e a tratti poco lusinghiera. Con un morbido colpo di polso scambi le lettere della frase che hai inciso sull’anta della finestra.
Sorridi divampando, mentre Ron legge in un soffio di respiro.
«Ma so che sono innamorata di te»
«Sappi che questo è l’ultimo primo passo che muovo. Se posso suggerire, potresti iniziare a scrivermi un po’ di più, aspetto sempre tue notizie»
Ron non smette di valutare quelle poche parole. Fa scivolare lo sguardo su di te, ma resta pensieroso.
«Hermione? Mi prometti che se dovessi sbagliare, tu mi perdoneresti?»
«Ti ho sempre perdonato, altrimenti non saresti qui oggi»
I rintocchi dell’orologio sulla Torre disincantano ogni possibile replica.
«Devi andare?»
«Forse è meglio»
Non ti aspetti grandi progressi tra voi o che lui ti apra il suo cuore senza condizioni, ma nemmeno che scappi come se la sedia iniziasse a bruciare. Non è abile a cogliere le tue emozioni, ma la delusione che non riesci a contenere gli è piuttosto chiara.
«Cosa c’è?»
Quattro falci lasciate sul tavolo da Ron decretano la fine del vostro incontro. Non segui il suo esempio, acconsenti che sia lui a saldare il conto pur di ribellarti alla sua premura di andarsene.
«Speravo almeno che mi accompagnassi verso il castello»
«Non voglio assistere al terzo grado della McGranitt sul diploma. Usciamo insieme o rimani?»
«Non te lo farebbe. È fiera di te e Harry»
Non lo convinci con rassicurazioni retoriche. Si limita ad una risposta dubbiosa e silenziosa. Ti aspetta recuperando la giacca, ma non ti offre altre opportunità, sei costretta a seguirlo fuori dal locale.
Dallo sguardo che Ron rivolge in direzione della scuola, comprendi cosa lo spinga davvero a tenersi lontano da quel sentiero. Dal profilo teso del giovane ti sembra quasi che le sequenze cupe di quella notte riprendano forma nell’atmosfera.
Abbiamo costruito sulle loro tombe.
Non si è mai perdonato di essere sopravvissuto.
Ron scruta i passanti, come se si trovasse in un luogo sconosciuto quanto familiare.
«Se ti comporti da sospettoso, qualcuno potrebbe pensare che tu sia qui per conto del Minis…»
Ti spezza il fiato posando le labbra sulle tue. Gli sfiori appena il petto, ti invita a non approfondire, a non gettarti tra le sue braccia come l’ultima volta, stringendoti saldo il polso. Si limita ad un contatto leggero sulla pelle nuda della bocca.
Rasenta il tuo fianco, provocandoti un brivido, per lasciare qualcosa nella tasca della divisa. Non alzi ancora le palpebre, quando il suo respiro delicato e irrequieto accarezza il tuo orecchio e sposta una ciocca di capelli.
«Lo avevi dimenticato sul tavolo. Non sono bravo ad esprimermi, non sono in grado di scrivere le parole che invece sai dedicarmi tu. Ho impiegato un po’ a capirlo, ma ora so che per te provo… amore. Nulla di diverso»
Impegnata com’eri ad ammirarlo poco fa, non ti sei accorta di nulla. Riesci appena ad avvertire la nocca del suo indice alla base della guancia, tenti di afferrarlo aprendo svelta gli occhi, ma lui è già sparito, smaterializzato altrove.
Recuperi il Deluminatore dalla tasca.
Infine hai ottenuto la certezza che non riceverai gufi per i prossimi mesi e che lui troverà comunque il modo di esserti accanto.
È una notizia rassicurante e crudele, eppure una delicata armonia si impossessa di te, come il timbro della voce emanato dall’oggetto che continuerai a custodire con cura, finché l'orizzonte per voi tornerà ad essere meno torbido e più trasparente.

 
Buongiorno, cari lettori e care lettrici!
Non scrivo una flash da diversi mesi e non pubblico da altrettanti giorni, per cui non so quanto sia godibile questa storia. So però che l’idea girava nella mia mente da tantissimo tempo. Non sono certa di aver reso in modo chiaro ciò a cui avevo pensato, in ogni caso sono felice di essere tornata a scrivere su questi personaggi.
Colgo l’occasione per augurarvi uno splendido 2024 e vi ringrazio per essere arrivati fin qui. ❤️
Un abbraccio,
Vale
   
 
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