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Autore: PrimPrime    08/01/2024    3 recensioni
Emily Lewis è sorpresa quando riceve la sua lettera per Hogwarts, ma inizia a frequentare la scuola con grandi aspettative.
Quello che una nata babbana come lei non sa, però, è che cinque anni prima in quella stessa scuola ha avuto fine una guerra che aveva spaccato in due il mondo magico.
Inoltre non sa che i pregiudizi tra i maghi non sono del tutto spariti, come anche la competizione e l’antipatia di una casa verso l’altra.
E così Emily, quando stringe le sue prime amicizie e viene smistata in una casa diversa dalla loro, non ha idea di cosa l’attende.
In quella scuola dove un tempo si era combattuta una guerra, dove in qualche modo lei riuscirà a sentirsi al sicuro, non sa che verrà messa alla prova da sfide ben più complicate di un compito in classe.
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Leggendo questa storia conoscerai Emily e i suoi amici, e li seguirai in un percorso di crescita ed evoluzione che avrà inizio al primo anno scolastico e continuerà fino al settimo e oltre.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Filius Vitious, Horace Lumacorno, Minerva McGranitt, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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CAPITOLO 36

 


1° settembre 2008

Come l’anno precedente, Emily raggiunse il binario insieme ai suoi amici dopo aver consumato una piacevole colazione in caffetteria, raccontandosi l’un l’altro com’erano andate le vacanze.

Purtroppo non erano riusciti a vedersi nel corso dei mesi estivi perché lei era andata in viaggio con i suoi genitori, invece Blue aveva iniziato ad aiutare seriamente sua madre in negozio. Cecil era stato con la sua famiglia e aveva fatto le compere per la scuola insieme a Parker e agli altri amici della loro casa.

Emily era felice di essere di nuovo con loro ed era entusiasta per l’inizio della scuola. Erano al sesto anno e lei aveva sedici anni, ma a gennaio sarebbero stati diciassette. Insomma, per il mondo magico presto sarebbe stata maggiorenne!

Lei non era davvero interessata alle cose riservate agli adulti come gli alcolici, però si sentiva più matura di prima e pronta per il cambiamento, anche se simbolico. Inoltre avrebbe potuto finalmente fare incantesimi fuori da scuola e non si trattava certo di una novità da poco.

E poi sperava che quello fosse l’anno della svolta, perché Cecil le aveva dato segnali positivi… anzi, molto positivi.

Nel corso delle vacanze si erano tenuti in contatto tramite lettera, ma nessuno dei due aveva accennato ai baci che c’erano stati ed Emily non gli aveva scritto quanto lui le era mancato. Malgrado ciò, era certa che tre mesi di lontananza non avessero cancellato tutto.

Quell’ultimo bacio a Hogsmeade era stato così travolgente che ogni tanto ci ripensava e le sembrava di sentirlo ancora sulle labbra... ma non aveva idea se per lui fosse lo stesso.

Salirono sul treno e presero posto su una carrozza libera, che occuparono da soli per tutto il corso del viaggio.

“Apri frizzole, finalmente!” esclamò Blue, tornando al suo posto dopo aver fatto acquisti dal carrello.

Anche Emily e Cecil scartarono i loro snack e iniziarono a mangiare, allegri.

A lei erano mancati moltissimo i dolci del mondo magico e ogni volta, quando li compravano sul treno, se ne rendeva conto più che mai. Nel mondo babbano non esisteva niente di simile. Certo, c’erano anche cose che i babbani avevano e i maghi no, e questo secondo lei era un vero peccato.

“Questo sarà un anno meraviglioso, me lo sento,” continuò la bionda, mentre ammirava il suo bottino. “Soprattutto perché non dovrò più frequentare astronomia,” aggiunse sfoggiando un sorriso soddisfatto.

Emily lo ricambiò, divertita.

“Non ho mai visto nessuno così felice di aver fallito un esame.”

“Già, nemmeno io,” dichiarò Cecil ridacchiando. “A parte astronomia, c’è qualche altra materia che non frequenterai?”

Blue scosse la testa.

“No, purtroppo. Avrei fatto volentieri a meno di erbologia e storia, ma purtroppo i voti che ho preso bastano ad accedere alle lezioni. Sarà per l’anno prossimo!”

“Come ti capisco, almeno riguardo a erbologia…” commentò Cecil, avvilito.

“Ragazzi, non so proprio come faccia a non piacervi,” intervenne Emily, che in realtà ci pensava da un po’. “Non avete notato come si colleghi con cura delle creature magiche e pozioni? Io questo lo trovo affascinante.”

“Invece per me è noiosa e troppo complicata,” le rispose Blue, accavallando le gambe. “Non intendo fare la medimaga, né la pozionista, né altro che abbia anche solo lontanamente a che fare con erbologia, per fortuna, quindi mi va bene così. Tu invece?” chiese a Cecil.

“Io… non ho ancora un’idea precisa riguardo al mio futuro, ma di certo non sono abbastanza bravo in pozioni da pensare di poter continuare in quel campo. Inoltre fare il pozionista per tutta la vita non è un’idea che mi entusiasma.”

“Già, sono gli incantesimi quelli che ti piacciono davvero,” commentò Emily, accennando un sorriso.

“Non posso darti torto.”

“Quanto sarebbe bello se in futuro entrambi lavorerete a Hogwarts! Cecil, tu come professore di incantesimi s’intende. Ah, e ovviamente verrete a comprare vestiti fatti su misura nel mio negozio,” disse Blue, con sguardo sognante.

Il ragazzo ridacchiò e anche Emily sorrise.

Quello scenario, doveva ammetterlo, non le dispiaceva per niente. Lo vedeva bene come insegnante e la prospettiva di lavorare nella stessa scuola sembrava un sogno. Hogwarts, poi! Un futuro del genere avrebbe superato ogni sua aspettativa.

“Non credo di essere tagliato per l’insegnamento,” ribatté, rivolgendo alla bionda un sorriso amaro. “A proposito del futuro, ho deciso che questo sarà il mio ultimo anno nella squadra di quidditch.”

Emily era certa che l’avesse detto per cambiare argomento. Ricordava ancora quando lui aveva deciso di informarsi sul mondo del lavoro, al quarto anno. Aveva iniziato a farsi domande e a cercare il suo scopo nella vita, ma ancora non lo aveva trovato.

No, lei non avrebbe infierito insistendo perché ne parlasse. Dopotutto, era certa che ci stesse riflettendo e che presto avrebbe capito quale fosse la sua strada, quella più giusta per lui. Di possibilità da considerare ne aveva ancora tante, e lo stesso si poteva dire del tempo a sua disposizione.

“Sempre se ti prendono in squadra,” commentò beffarda Blue, che si guadagnò un’occhiataccia da parte dell’amico.

“Quindi non hai cambiato idea. È perché pensi di concentrarti solo sullo studio l’anno prossimo?” indagò Emily, curiosa.

“Sì e no. Sicuramente mi servirà più tempo libero, in vista dei M.A.G.O., ma non è questo. Mi diverto a giocare, ma ormai è solo un passatempo, lo sai,” rispose, poi rivolse lo sguardo alla bionda. “Sosterrò i provini, ma se non mi prendono non mi importerà poi molto.”

Emily sapeva già che il quidditch non era la sua strada, perché ne avevano parlato in passato, ma sentirglielo dire adesso le fece capire che aveva preso davvero le distanze dallo sport, almeno a livello mentale. Prima ne parlava con più entusiasmo, ora come se fosse soltanto un’attività extrascolastica.

“Vado a cambiarmi,” annunciò lei, dopo aver finito almeno la metà degli snack che aveva acquistato.

Uscì dalla cabina e si incamminò verso il bagno più vicino portando con sé la divisa, che subito indossò. Prima di andare si guardò un attimo allo specchio. L’aveva già provata a casa ma vedersi così, sul treno per Hogwarts, le dava un’impressione totalmente diversa.

Forse aveva smesso di crescere in altezza, o almeno così sembrava. In quanto alla divisa, però, lei adesso la riempiva in un modo diverso. Non era ancora il momento di cambiarla e forse non lo sarebbe mai stato, ma Emily aveva notato che le andava più giusta sul seno.

Si sistemò la gonna per assicurarsi che non fosse troppo corta e uscì dal bagno per tornare dai suoi amici. Incontrò Cecil poco più avanti, in corridoio. Anche lui aveva con sé l’uniforme scolastica, segno che stava andando a cambiarsi.

Accennò un sorriso che lei ricambiò, ma quando le passò accanto ebbe l’impressione che fosse imbarazzato.

Nella cabina trovò Blue già pronta e le rivolse un’espressione stupita.

“Ti sei cambiata qui?” domandò, pensando che avesse fatto davvero in fretta.

La ragazza le rivolse un sorriso furbo e scosse la testa.

“Ero già pronta, ho solo trasfigurato i miei vestiti,” rivelò con aria soddisfatta.

“Devi assolutamente insegnarmelo,” le disse subito Emily, colpita.

Quando si trattava di vestiti, Blue conosceva ogni incantesimo o almeno così sembrava. Lei invece non si interessava più di tanto di abbigliamento, ma se c’era di mezzo l’uniforme scolastica allora sì, pensò che probabilmente le sarebbe stato utile.

“Volentieri, con tutto quello che mi hai insegnato tu in questi anni,” ridacchiò. “Un giorno vieni in dormitorio da me così ti spiego come si fa.”

Il resto del viaggio non fu poi tanto lungo e presto arrivarono a Hogwarts, dove si riunirono con gli altri compagni delle rispettive case. Dal tavolo di Serpeverde, seduta con Patricia, Nathan e Ana, Emily assistette allo smistamento e ascoltò il discorso della McGranitt.

La donna annunciò che quell’anno avrebbe lasciato la cattedra di trasfigurazione per dedicarsi unicamente al suo ruolo di preside. Al suo posto, nel corpo insegnanti era stata accolta la giovane signora Yvonne Valence Rain, ex alunna di origini francesi.

Uno studente seduto poco distante da Emily disse che era la moglie del fratello maggiore di Batilda, il famoso auror Lenard Rain. Lei capì a chi si riferisse perché l’aveva visto comparire sulle pagine della Gazzetta del Profeta, e lo aveva notato proprio perché il suo nome era lo stesso della compagna.

Non che lei fosse un’appassionata lettrice del Profeta, ma spesso lo aveva visto tra le mani di Matt o appoggiato accanto al suo piatto quando facevano colazione insieme.

Ripensare a Matt Crowley le fece provare un moto di malinconia. Erano rimasti in contatto, ma era strano pensare che lui non era più a Hogwarts.

Tante pietanze deliziose comparvero sulla tavola dando inizio al banchetto e ricordandole quanto fosse affamata.

“Ehi, ho saputo di una festa questa sera,” sussurrò Patricia, mentre si riempiva il piatto.

“La prima sera dell’anno scolastico?” le domandò Nathan, sorpreso.

“Già, nella sala comune di Corvonero. Pare che qualcuno abbia corrotto i prefetti della loro casa, perciò abbiamo il via libera,” spiegò la rossa, concentrata sulla sua cena.

“Io passo. Preferisco riposarmi un po’,” dichiarò Ana.

Né a Emily né a Patricia passò inosservata l’occhiata che la bionda aveva rivolto a Nathan. I due si frequentavano da un anno ormai e le amiche sapevano dei loro progressi, perché lei le teneva aggiornate a riguardo.

Era discreta in realtà, più di Patricia almeno, però aveva sempre lasciato intendere molto.

Altro che riposare, probabilmente avrebbe passato la serata con lui.

“E tu?” le chiese la rossa, facendo finta di niente.

“Sai che non amo queste cose,” disse, senza bisogno di pensarci.

“Eddai Emily, è un’occasione da non perdere. Sono tutti disorganizzati perché è la prima sera, nessuno si aspetta una festa. Dobbiamo solo stare attenti a Gazza e ai capiscuola,” insistette.

“Appunto! Non so come fai a pensare che riusciremo a sgattaiolare fuori dal dormitorio senza che la Rain se ne accorga,” ribatté Emily, alludendo al fatto che aveva notato la spilla da caposcuola appuntata sul petto della loro compagna Serpeverde.

“Ma non saremo in tanti, te lo assicuro, ed è per questo che andrà tutto bene. È un’informazione segretissima, solo per quelli del sesto e del settimo anno! E, beh, tutti i Corvonero, ma non è rilevante.”

Emily sospirò e abbassò lo sguardo. Sapeva che l’amica era in cerca del suo prossimo fidanzato dopo che si era lasciata con l’ultimo, prima dell’inizio delle vacanze estive, ma lei non trovava nessun motivo per accompagnarla.

“Quindi anche gli studenti del sesto anno delle altre case lo sanno?” chiese Ana, al che Emily alzò lo sguardo su di lei.

Se c’era la possibilità che anche Cecil fosse presente, allora sì che era interessata.

Subito si accorse che la bionda stava facendo un’espressione furba, chiaro segno che avesse parlato per sostenere Patricia, ma non le importò. Se era vero ciò che stavano dicendo, allora la serata forse poteva rivelarsi piacevole.

“Va bene, vengo,” si arrese, sperando di non pentirsene in seguito. “Ma se non c’è chi dico io, me ne vado!”

“Chi dico io…” le fece il verso Nathan, scuotendo la testa.

Emily avrebbe voluto dargli un amichevole spintone, ma il ragazzo era seduto troppo lontano da lei, perciò si limitò a fulminarlo con lo sguardo.

Dopo cena, svuotò il baule servendosi della magia e indossò qualcosa di comodo ma carino: dei leggins neri e un maglioncino abbastanza caldo.

Patricia invece aveva scelto qualcosa di più vistoso, ovvero un top scollato accompagnato da una gonna corta, il che le fece sorgere dei dubbi sul tipo di festa a cui stavano per prendere parte.

Non trovarono nessuno nella loro sala comune, quasi come se tutti si fossero messi d’accordo per essere altrove, perciò uscirono non viste. Nei sotterranei vuoti i loro passi risuonavano leggeri ed Emily stava già iniziando a pentirsi della sua scelta.

Perché proprio i Corvonero avrebbero ospitato quella festa, riservata solo ai ragazzi del sesto e del settimo anno? Emily pensò che forse era tutto uno scherzo per farla finire nei guai, talmente era forte la sua preoccupazione all’idea di farsi beccare.

Passare davanti alla sala grande per raggiungere le scale fu molto rischioso, ma necessario, quindi le due ragazze aumentarono il passo.

“Spero di incontrare qualcuno di carino alla festa,” sussurrò la rossa, mentre salivano i primi gradini. “Ho già in mente un paio di persone in realtà, ma mi tengo aperta a tutte le possibilità. Sai, in estate ho conosciuto un ragazzo babbano, un tipo un po’ scemo ma baciava bene, e mi serve un degno sostituto,” ridacchiò.

“Pensavo che i babbani non ti interessassero,” commentò Emily, guardandosi intorno con fare circospetto, perché l’amica le aveva parlato sempre solo di ragazzi conosciuti a Hogwarts.
Patricia fece spallucce e arricciò le labbra in una smorfia.

“Ma quando mai, non mi faccio di questi problemi. Mio padre è babbano, te lo avevo detto? Comunque, capita che inviti a casa degli amici e a volte questi amici hanno dei figli... Non so se mi spiego.”

Emily rimase sorpresa dalle sue parole, perché credeva che l’amica fosse una purosangue come Ana. Non ne aveva mai parlato in effetti, forse perché lei non voleva essere guardata diversamente come era capitato ad altri, almeno ai primi anni. In Serpeverde, dopotutto, le streghe come loro due erano in minoranza.

“Eccoci, siamo arrivate,” dichiarò Patricia.

Emily tirò un sospiro di sollievo, felice di non aver incontrato nessuno lungo il cammino.

Per entrare nel dormitorio di Corvonero era necessario rispondere a un indovinello e, con suo sommo stupore, Patricia lo fece senza alcuna esitazione. Subito dopo ridacchiò, divertita.

“Uno dei tuoi tanti ragazzi ti ha rivelato la risposta?” le chiese Emily, mentre il passaggio si schiudeva davanti a loro.

La rossa annuì.

“Un ex, sì. Gli ho promesso di passare un po’ di tempo con lui stasera,” spiegò, rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita.

Emily si chiese se quella non fosse in realtà una festa per pochi, cioè per chi avesse amici tra i Corvonero. Mentre si aggirava, seguendo Patricia, per la loro sala comune, si accorse che lei non ne aveva. Non lì almeno, perché Matt non frequentava più Hogwarts.

Si guardò intorno in ammirazione, trovandosi in un ambiente totalmente diverso dalla sua sala comune. Quella di Corvonero era situata in una torre, era molto grande e, viste le vetrate, di giorno doveva essere ben illuminata. Quella di Serpeverde invece era abbastanza tetra per i suoi gusti, oltre che fredda, ma col tempo aveva imparato ad apprezzarla.

Senza rendersene conto aveva perso di vista Patricia e un paio di ragazzi approfittarono del fatto che fosse sola per cercare di attaccare bottone, ma lei li liquidò con una scusa. Trovò l’amica qualche minuto dopo, accanto a un tavolo sul quale erano state posizionate delle bevande. A colpo d’occhio notò che alcune dovevano essere alcoliche.

Come temeva, quella festa non sembrava proprio fare al caso suo.

Inoltre, malgrado fossero presenti ragazzi appartenenti a tutte le case, non vedeva né Blue né Cecil. Sospirò tutto il suo sconforto e attese qualche minuto nella speranza che arrivassero più tardi, ma niente.

Quando avvisò Patricia che se ne stava per andare dovette combattere con le rimostranze della ragazza, che però l’aveva ignorata per quasi tutto il tempo per chiacchierare con l’uno o con l’altro compagno.

Emily lasciò la sala comune di Corvonero pensando di aver fatto uno sforzo per niente, perché aveva attraversato mezzo castello di nascosto senza un valido motivo. Era ovvio, pensandoci a mente fredda, che Cecil non si sarebbe presentato a un evento del genere.

Inoltre iniziava a essere stanca, perciò sobbalzò quando si ritrovò una bacchetta puntata contro, ad accecarla improvvisamente.

In quell’attimo di confusione sperò che non si trattasse della Rain, altrimenti sarebbe stato molto difficile giustificarsi.

Sbatté le palpebre più volte e quando riuscì a mettere a fuoco la persona che aveva davanti trasalì. Si trattava del professore di difesa contro le arti oscure.

Lui l’aveva chiaramente riconosciuta, malgrado non indossasse i colori di Serpeverde, perché la stava fissando con uno sguardo minaccioso; lo stesso di quando, a lezione, si rivolgeva agli studenti della sua casa… ma, in qualche modo, ancora più intimidatorio.

“Signorina Lewis, cosa ci fa fuori dal letto a quest’ora della notte?” domandò in un tono di voce che le diede i brividi.

“Professore… Ecco… Non riuscivo a prendere sonno e così sono uscita per fare due passi,” rispose, sentendosi immediatamente stupida.

“Vestita così?” chiese poi l’uomo, osservandola meglio.

“È il mio pigiama, signore,” buttò lì, senza pensarci. “Sa com’è nei sotterranei, fa freddo…” aggiunse, stringendosi nel maglione.

Brodie sospirò rumorosamente.

“Signorina Lewis, non so cosa stia tramando ma finisce qui. Non ha più dato problemi dopo il suo primo anno, ma evidentemente ha deciso che questo fosse il momento buono per tornare a infrangere le regole,” dichiarò, dopodiché l’afferrò per un braccio e si incamminò verso i sotterranei trascinandola con sé.

“Sarò costretto a comunicarlo alla preside, domattina,” continuò, “e a togliere 30 punti a Serpeverde, perché l’ho trovata in giro dopo il coprifuoco!”

“Mi scusi professore, non accadrà più,” dichiarò a sguardo basso, con un atteggiamento arrendevole.

Ormai avevano raggiunto l’accesso al dormitorio quindi lui le lasciò bruscamente il braccio.

“Lo spero, signorina Lewis. Sappia che la tengo d’occhio,” sottolineò, rivolgendole un altro sguardo di fuoco. “E non è tutto. Quando ci vedremo per la prima lezione dell’anno, mi aspetto di trovare sulla mia scrivania una pergamena di riflessione sulla stupidaggine che ha fatto questa sera. Non mi costringa a metterla in punizione...” aggiunse, in un tono che le fece venire nuovamente i brividi.

Emily annuì, mortificata, e varcò il passaggio per il dormitorio. Attese un attimo nella sala comune prima di andare nella sua stanza, ancora incredula e scossa da ciò che era appena successo.

 
L’indomani Ana, che per una volta era già sveglia di prima mattina, le rise in faccia ascoltando il racconto di ciò che era accaduto. Patricia invece dormiva e sarebbe rimasta fuori gioco ancora per un po’, a giudicare dal fatto che era vestita come la sera precedente e aveva il trucco sbavato sul viso. Doveva essere tornata molto tardi.

Emily scese a fare colazione per prima, per evitare di sentire ogni possibile commento sarcastico sull’accaduto. L’anno scolastico era iniziato nel peggiore dei modi.





Note di quella che scrive

Capitolo un po' di passaggio e un po' stupido per più motivi, ma volevo che Emily per una volta cogliesse l'occasione di comportarsi in modo irresponsabile xD E non è rimasta impunita! Ma in un certo senso le è anche andata bene.

In quanto ai discorsi sul percorso di studi dei protagonisti, a inizio capitolo, ci tengo a dire che ho letto qua e là come funziona dopo i G.U.F.O., ma alla fine l'ho interpretato un po' a modo mio, quindi mi scuso nel caso ci sia qualcosa che non ha senso.

Alla prossima!
   
 
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