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Autore: Milly_Sunshine    15/01/2024    2 recensioni
Oliver Fischer, professione giornalista divenuto ghost writer, si è rifugiato in un piccolo paesino dove non succede mai nulla, per stare lontano dal caos che in passato ha fatto parte della sua vita professionale. Subito dopo avergli fatto una proposta di lavoro, tuttavia, un suo passato collega viene assassinato. Il delitto è circondato da un alone di mistero più totale, gli unici elementi su cui indagare sono una canzone trap cantata da un'artista sconosciuta, il risultato di una gara automobilistica e un caso di pornografia non consensuale. Oliver si vede costretto a investigare in proposito, affiancato da due donne ugualmente affascinanti: Dalila Colombari, fotografa con la quale ha collaborato in passato, e Tina Menezes, stella dell'automobilismo a ruote scoperte. // I PERSONAGGI DI OLIVER E TINA SONO COMPARSI IN ALTRI MIEI LAVORI, MA "MISS VEGAS" È UNA VICENDA A SÉ STANTE.
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Erano passati quindici giorni da quando Dalila aveva pronunciato al telefono quelle assurde parole su un futuro insieme a Oliver, ma non ne avevano ancora parlato. Anzi, da quando era stata dimessa dall'ospedale, si era spesso sorpresa a sperare che Fischer se ne fosse totalmente dimenticato. Nonostante tutto, si sentiva bene senza Tina Menezes intorno: le dispiaceva per gli eventi che la riguardavano, ma non poteva negare che l'italo-brasiliana fosse un palese ostacolo tra lei e Oliver.
Il giornalista non aveva alcun problema a lasciarsi andare, quando non c'era la Menezes nei dintorni, ma bastava soltanto nominarla, perché la sua espressione cambiasse. Per fortuna ultimamente non era successo tanto spesso, anche se nel corso del Gran Premio d'Ungheria, che Dalila e Oliver avevano guardato alla televisione stando sdraiati a letto, era stato inquadrato più volte il box della Pink Venus, a causa delle vicissitudini dei piloti, Nakamura e Thompson. Di quest'ultima era stato riferito in telecronaca che la sua posizione all'interno della squadra stesse vacillando in seguito alle non meglio precisate polemiche riguardanti Ryan Harvey, con il quale Amber avrebbe dovuto sposarsi poco tempo prima. Alle domande sull'effettiva celebrazione del matrimonio, la Thompson aveva preferito non rispondere, guadagnandosi il disappunto popolare, che andava poco d'accordo con l'interesse degli sponsor.
Secondo il conduttore del post-gara c'erano rumour a proposito di un ipotetico futuro ritorno alle competizioni di Tina Menezes, ma per fortuna quell'argomento venne ben presto soppiantato, dedicando spazio alle domande dei telespettatori rivolte ai profili social della trasmissione. Naturalmente, per compiacere il tifoso medio, vennero lette soltanto quelle di una banalità disarmante: critiche alla scuderia vincente, tacciata di barare, al suo pilota di punta, accusato di non essere al livello dei campioni del passato, citati in maniera generica senza fare nomi precisi, infine alla mancanza di sorpassi per le prime posizioni che rendessero avvincente la gara.
Non era nulla di nuovo, almeno per quel poco che Dalila aveva modo di sentire simili interventi: di solito nei fine settimana non assisteva alla diretta televisiva delle gare della massima categoria, quanto piuttosto scattava fotografie durante competizioni delle serie minori che si svolgevano sugli svariati autodromi italiani, a parte in qualche fortunata occasione in cui le capitava di svolgere il proprio lavoro anche al di fuori dei confini dell'Italia. L'unica novità, per quanto poteva notare, era il circuito tacciato di essere "noioso": l'Hungaroring non era, obiettivamente, uno dei migliori, ma considerarlo sede solo ed esclusivamente di gare poco emozionanti era un cliché. C'erano stati gran premi avvincenti, nel passato lontano e recente, sul tracciato ungherese, ma venivano puntualmente ignorati se c'era da screditare la location.
Quando Dalila spense il televisore, in studio veniva letto un messaggio secondo cui l'Ungheria non aveva mai rappresentato nulla nella storia delle competizioni motoristiche, quindi quel gran premio sarebbe stato da eliminare e magari da sostituire con un evento in un ennesimo circuito cittadino negli Stati Uniti.
«Cazzate» borbottò, appoggiando il telecomando sul comodino.
«Come dici?» le chiese Oliver, sdraiato al suo fianco.
«L'Ungheria che non ha alcun significato nella storia dell'automobilismo è una cazzata colossale» rispose Dalila. «Non lo sanno, questi, che il primo gran premio della storia, disputato in Francia nel 1906, fu vinto proprio da un pilota ungherese?»
«Ferenc Szisz» replicò Oliver. «Comunque no, ovvio che non lo sanno. Non sapranno neanche cos'hanno mangiato oggi a pranzo, vuoi che sappiano cosa succedeva nel 1906?»
«Hai ragione, non sono tutti nerd come te.»
«O come te.»
Dalila ridacchiò.
«Cent'anni dopo la vittoria di Szisz al Gran Premio di Francia, uno dei miei piloti preferiti ha vinto il Gran Premio d'Ungheria. Ero una sua fan accanita, da ragazzina. Porterò l'Hungaroring sempre nel cuore. Senza contare che ci sono stata un paio di volte, in passato, per la Formula 3. Ci ho pure scattato una delle mie foto preferite in assoluto. Credo sia per questo, se non mi è andato giù quel discorso.»
«Era di una banalità allucinante» convenne Oliver. «In più, negli anni '80, con l'ingresso del Gran Premio d'Ungheria, la Formula 1 ha gareggiato per la prima volta al di là della cortina di ferro e, di fatto, ha guadagnato popolarità anche nell'Europa dell'Est.»
Dalila ribadì: «L'ho detto che sei un nerd.»
«L'hai detto già due volte e direi che possono bastare» ribatté Oliver. «Piuttosto, non te l'ho ancora chiesto, oggi: ci sono novità sulla tua borsa e sul tuo telefono?»
«Ho seri dubbi sul fatto che salteranno mai fuori. Pazienza, ho già rifatto i documenti e il telefono era bloccato. Sono riuscita a recuperare tutto quello che avevo nel mio account.»
«Non so come tu sia riuscita a fingere di non sapere niente, quando hai raccontato la tua versione dei fatti ai carabinieri.»
Dalila si irrigidì.
«Io non so niente.»
«Eri stata da Baby Dumbaby, il giorno stesso» obiettò Oliver.
«Cosa dovevo fare?» replicò Dalila. «Spiegare che ero andata a parlare con una trapper di una canzone contenente insulti a Tina Menezes, nel corso di un'indagine parallela a proposito di un caso di omicidio, di cui potrei sapere qualcosa, ma ho preferito non rivolgermi alle autorità per evitare di finire nei casini? Purtroppo siamo condizionati: abbiamo scelto di tacere quello che sappiamo - o che sospettiamo - e dobbiamo continuare su questo stampo finché non abbiamo niente in mano. La versione della rapina sembra essere l'unica convincente e pare che a nessuno freghi un accidente di quello che Mirko scriveva sul suo blog. Del resto, se nessuno è al corrente del suo collegamento con Tina Menezes, chi si sognerebbe mai di pensare che l'abbiano fatto fuori per motivi che la riguardano? O anche solo di preoccuparsi di ciò che è uscito sul suo blog?»
Oliver fu costretto a darle ragione.
«Già, abbiamo scelto la soluzione migliore per noi all'inizio, ma a lungo andare potrebbe non esserlo. Non ci sono progressi sul caso e non ne abbiamo fatti nemmeno noi. Da quando Tina se n'è andata...»
Dalila sospirò. A quanto pareva l'argomento di cui non parlare era arrivato a disturbare la perfezione seppure vacillante di quella domenica.
A Oliver non sfuggì la sua reazione.
«Non ti piace sentire parlare di lei, vero?»
«Diciamo che ci sono argomenti migliori.»
«Del tipo?»
«Ne conosco tanti, ma non sarebbero adatti al momento.»
«No, seriamente. Tu stessa sei andata da Baby Dumbaby per scoprire qualcosa di più. Anche a te interessa.»
Dalila chiarì: «Tina Menezes non mi interessa nello stesso modo in cui interessa a te. Non me la scoperei, per intenderci.»
Oliver puntualizzò: «Non sono mai stato a letto con Tina.»
Dalila si girò a guardarlo.
«Ti tireresti indietro, se ti chiedesse di farlo?»
Scaltro come solo lui sapeva essere, Oliver ribatté: «Tina non è qui. C'è un oceano, tra di noi.»
«Come lo sai?»
«Sono riuscito a contattare Claudia Leonardo, la sua personal trainer. È andata a trovare suo fratello e Dalma Hernandez, per questo è via da un po' e non è ancora tornata.»
«La Leonardo in Brasile con lei?»
«No, l'ha lasciata andare da sola. Ha pensato che fosse la soluzione migliore. Per quanto sia molto legata a Tina, sente che a volte mina un po' la sua indipendenza.»
«In effetti» osservò Dalila, «Deve essere un po' inquietante condividere tutta la propria vita quotidiana con una cinquantenne che ti giudica.»
«Claudia Leonardo giudica solo le bionde ossigenate, non giudica Tina.»
«Perché le bionde ossigenate?»
«È una storia vecchia. Criticava le donne con i capelli biondi decolorati. Per caso la cosa ti turba?»
«Per niente. Io porto i capelli del colore che mi pare e del parere di Claudia Leonardo mi importa meno di niente. È l'angelo custode che veglia su Tina Menezes, non certo su di me.»
«Angelo custode che veglia su Tina Menezes» ripeté Oliver. «Mi sembra una buona definizione. Diciamo che si atteggia un po' a sorella maggiore, con lei.»
«Secondo te vanno a letto insieme?»
«Chi, Tina e Claudia?»
«Sì, proprio loro.»
«Tina mi ha parlato delle sue relazioni passate. Non mi ha né menzionato Claudia, né mi ha fatto capire di essere attratta dalle donne.»
«E Claudia? Pensi che provi qualcosa di non corrisposto per Tina?»
«Veronica Young mi ha detto una cosa del genere. Io non ci ho mai pensato. Ho dato per scontato che ci sia sempre stato solo un legame di lavoro, tra di loro. Certo, un legame in cui spesso si è trovata a essere una delle presenze più importanti nella vita di Tina, ma pur sempre di lavoro. Quando è andata in vacanza, si è guardata bene dal lasciarle un proprio recapito.»
«Quindi» dedusse Dalila, «Anche la Leonardo ha una vita. Peccato, ci speravo, che fosse l'amante di Tina.»
«Perché?»
«Perché in tal caso saresti tutto per me.»
Oliver sorrise.
«Vuoi proprio andare a finire in una precisa direzione.»
«Sei sdraiato nel mio letto» gli ricordò Dalila. «Mi sembra il minimo farmi venire in mente certe idee. Tu mi sei sempre piaciuto, fin da quando Mirko ci ha fatti conoscere. Non mi sono mai tolta dalla testa l'idea che ti abbia cacciato non perché non hai seguito i suoi consigli per il tuo libro su Patrick Herrmann, quanto piuttosto perché aveva paura che ti preferissi a lui.»
Oliver mise in chiaro: «Non era mia intenzione mettermi tra di voi. Sei stata tu stessa ad affermare che tra voi c'era solo sesso e che entrambi avevate anche altri partner.»
«Infatti era proprio così. O almeno, ce lo facevamo credere a vicenda. Non so Mirko, ma io non stavo con altri oltre a lui, in quel periodo. Trovare qualcuno con cui andare a letto non è così facile.»
«Non mi sembra una che fa fatica a fare colpo sugli uomini.»
«Molti uomini, però, non fanno colpo su di me» sentenziò Dalila. «Va bene, non mi impegno, ma questo non significa andare con qualcuno che non mi piace. Tu sei tutto ciò a cui potrei ambire.»
Con uno scatto, fu sopra di lui. Oliver non si ritrasse. Dalila sentiva che anche per lui valeva lo stesso discorso.

***

«Ti accompagno io in aeroporto.»
Tina sussultò, colta di sorpresa mentre chiudeva la cerniera del trolley. Aveva già salutato Christian e Dalma, pensando di non rivederli più, prima della partenza. Aveva pensato di chiamare un taxi, e invece la Hernandez era di fronte a lei, che la fissava.
«Come mai sei ancora qui?»
«Perché volevo parlare con te» rispose Dalma, «Io e te da sole.»
Tina non sapeva se fosse un bene o un male, ma dentro di lei qualcosa le suggeriva che non fosse una bella prospettiva. Aveva un solo modo per distogliere l'attenzione da se stessa, ovvero concentrarla su Dalma.
«C'è qualche problema tra te e mio fratello?»
«No, come ti viene in mente?»
«Non lo so, pensavo che...»
Tina non pensava niente e la Hernandez venne in suo soccorso interrompendola: «Va tutto bene tra me e Christian, non potrebbe andare meglio. È come se ci fossimo finalmente trovati dopo che il destino si è opposto a noi insieme per tanti anni.»
Tina scosse la testa.
«No, il destino non si è opposto a voi. Siete stati voi che vi siete convinti che non fosse possibile stare insieme. O meglio, sei stata tu.»
Dalma sospirò.
«È inutile piangere sul latte versato. Eravamo entrambi giovani e avremmo rischiato di mandare tutto a monte per inesperienza. E poi non è stata colpa mia: Donato credeva davvero che Leo Menezes fosse mio padre. Ne era sinceramente convinto e penso gli sia dispiaciuto avermi inavvertitamente allontanata da Christian.»
«Non lo so» ammise Tina, «Non è un argomento di cui ho parlato con lui. Non avrei saputo da dove iniziare. Inoltre non sono fatti miei e...»
Dalma la interruppe di nuovo: «Hai fatto bene a non parlargliene. Non mi piace che qui vecchi discorsi saltino fuori. Io e Christian abbiamo trovato la nostra strada, non ha importanza tutto quello che è venuto prima.»
Tina fece qualche passo, avvicinandosi a Dalma.
«Abbiamo parlato del mio passato, io e Donato, dei vecchi tempi, di quello che è successo tanti anni fa a Interlagos.»
«Il passato è passato» replicò Dalma. «Dovrebbe valere anche per te.»
Tina abbassò lo sguardo.
«Il passato è parte di noi.»
«Soltanto finché glielo permettiamo. Sono sicura che puoi liberarti da ciò che ti tormenta.»
«Perché dai per scontato che il passato debba tormentarmi?»
Dalma fu piuttosto diretta: «Perché nel tuo caso è così.»
Il suo tono secco e deciso costrinse Tina ad alzare lo sguardo.
«Cosa vuoi dire?»
«Che so che te lo chiedi. Non sei mai stata un'insensibile, non puoi essere indifferente, non puoi avere dimenticato com'è andata a finire. Sono certa che te lo chiedi, se avresti potuto comportarti diversamente, se Manuel sarebbe ancora vivo.»
Tina trovò la forza di guardarla negli occhi, mentre le domandava: «Tu te lo chiedi?»
«Io non ho niente da rimproverarmi» replicò Dalma. «Ho fatto tutto quello che era in mio potere, l'ho supplicato di rientrare ai box e di ritirarsi, perché non poteva arrivare in fondo. Ha fatto di testa sua, non avevo alcun controllo. Tu, invece, avresti potuto farti da parte. Non ti sto accusando, Tina. Mi sto solo limitando ad affermare che, se fossi al posto tuo, mi farei molte domande. Però non sarei troppo diversa da te, non sarei in grado di trovare le risposte.»
«Non avevo il dovere di rinunciare alla mia gara per lui» obiettò Tina. «Sai benissimo quanto era difficile per noi piloti trovare uno sponsor disposto a finanziare la nostra stagione. Non era giusto che io dovessi rinunciare e farmi da parte perché Manuel era andato a sbattere e aveva danneggiato la macchina. Nemmeno lui avrebbe fatto la stessa cosa per me, nonostante lo considerasse un atto dovuto e mi abbia fatto capire che non voleva più saperne di me.»
Dalma ribatté: «Stai cercando di convincere me, o finalmente stai cercando di farlo con te stessa?»
Tina ignorò quella domanda.
«È stato molto meglio parlarne con Donato, almeno è stato comprensivo come al solito.»
«Troppo, immagino.»
«Sono passati tantissimi anni, ma non hai ancora mandato giù l'idea che credesse in me?»
«Anch'io credevo in te.»
«Non abbastanza. Quando è arrivato Manuel, tutto girava intorno a Manuel. Era lui quello che doveva vincere... tanto io facevo già parlare di me perché donna, cosa importava che lottassi per il titolo? Anzi, se avessi vinto, magari mi sarei attirata addosso l'odio di chi non sopportava l'idea che una ragazza potesse battere tutti.»
«Credo che i tuoi successi recenti ti abbiano dato alla testa» replicò Dalma, con freddezza. «Manuel Serrano era un pilota più completo di te e più portato a lottare per le posizioni di vertice. Non si arrendeva mai, anche quando non c'erano speranze. Preferiva ritrovarsi coinvolto in un incidente, piuttosto che accontentarsi di rimanere dietro. Però, negli ultimi tempi, la sua propensione all'errore era diminuita. Tu eri attendista, troppo attendista. Tante volte avrei preferito vederti tentare qualcosa di impossibile, piuttosto che rassegnarti alla mediocrità.»
«Non mi sono mai "rassegnata alla mediocrità" come dici tu» mise in chiaro Tina. «Semplicemente preferivo focalizzarmi su ciò che era possibile, non sull'impossibile. Non mi sono mai tirata indietro, nei duelli ruota contro ruota. Però ho sempre avuto gli obiettivi molto chiari e precisi: ci sono battaglie che non si possono vincere. È meglio concentrare i propri sforzi su ciò che è fattibile, magari sperando che altri non siano altrettanto accorti.»
«E questo dove ti ha portata?»
«A vincere il Gran Premio di Las Vegas.»
Dalma rise, sprezzante.
«Il circuito più brutto del campionato. Qualcuno ti ha anche criticata per avere festeggiato la vittoria, sostenendo che non ne valeva la pena.»
«Ho vinto un gran premio con una monoposto da centro classifica» obiettò Tina. «Avevo tutto il diritto di festeggiare, anche se il layout del circuito lascia desiderare.»
«Fosse solo il layout...»
«E va bene, a Las Vegas è stato organizzato un gran premio che, almeno sulla carta, doveva fondere lo scenario di Montecarlo con quello di Marina Bay. Il tentativo è stato fallito miseramente e tutto è sembrato una trashata colossale, ma una vittoria è sempre una vittoria, specie quando sai che non avrai mai più la possibilità di passare per prima sotto la bandiera a scacchi nella massima categoria.»
«Hai approfittato dei ritiri e degli incidenti altrui. Se tutti i top driver non fossero finiti fuori gara per un motivo o per un altro, avresti fatto al massimo un settimo o un ottavo posto.»
«I top driver sono finiti fuori, io no. Cosa dovevo fare? Fermarmi per solidarietà? Rinunciare soli perché ero al volante di una Pink Venus? Mi dispiace, ma non è così che funziona. Una vittoria che ti viene servita su un piatto d'argento è comunque importante... e poi non mi è stata servita su un piatto d'argento. Ho atteso, ho fatto quello che dovevo fare.»
«Hai atteso troppo» precisò Dalma. «Sei rimasta in pista sulle gomme slick quando è iniziato a scendere il diluvio.»
Tina le ricordò: «Ho vinto proprio per quella ragione.»
«Il tuo ingegnere di gara ti ha chiamata ai box più di una volta, tu l'hai ignorato. Si erano fermati tutti ai box. Tu stavi mandando tutto a puttane. E per che cosa? Perché speravi che qualcuno andasse a sbattere e venisse data bandiera rossa. Così avresti potuto cambiare gomme con la gara sospesa, senza perdere posizioni.»
«Non è andata così!»
«Sì, invece. Hai sperato nella fortuna, invece di usare la testa e di accettare una scelta strategica sensata.»
Quell'accusa non stava né in cielo né in terra, Dalma non aveva idea di come fossero andare le cose. Tina la informò: «Non ho mai pensato di vincere, in quei frangenti, e nemmeno a una potenziale bandiera rossa. In certi tratti di pista, l'asfalto non era ancora molto bagnato, pioveva più piano. Mi sono detta che, se avessi aspettato, sarei comunque riuscita andare avanti per due o tre giri, facendomi inquadrare in testa alla gara. Agli sponsor piace avere visibilità. Tutto ciò che pensavo di fare era attirare l'attenzione sulla Pink Venus. Non avrei mai pensato che, a causa di un ennesimo incidente, la gara venisse sospesa. Né, al restart, avrei mai creduto di potere conservare la posizione per ben tredici giri, quelli che ancora mancavano.»
«Complimenti, Tina. Adesso vuoi aggiungere che è stato il fato a farti vincere a Las Vegas?»
«Non ho mai negato che il caso mi sia stato d'aiuto. Però non è stata la prima volta nella storia e, di solito, i vincitori improbabili vengono sempre apprezzati.»
«Di questo, te ne devo dare atto. Così come sono felice di sapere che non pensavi di essere destinata alla vittoria da delle logiche più grandi di te. Conoscendoti, temevo che fossi pronta ad affermare di essere stata guidata dalla presenza di Manuel dall'aldilà.»
Tina sussultò.
«Perché avrei dovuto formulare un pensiero simile?»
«Sei sempre stata strana» ribatté Dalma. «Lo stesso Donato faticava a capirti, a volte.» Il suo tono si fece di colpo più conciliante. «È stato un bene che vi siate incontrati e spero che possiate rivedervi presto. Mi sei sembrata un po' sconvolta, in queste due settimane, e credo che la sua presenza potrebbe solo farti bene. Quell'Oliver Fischer, invece...» Parve esitare, ma poi riprese a parlare, come un fiume in piena. «Sbaglio o vi siete sentiti pochissimo, in questo periodo?»
«Non sbagli» rispose Tina, «Ma avevo bisogno di staccare e di allontanarmi anche da lui. Sono certa che possa capirmi.»
«Me lo auguro per te» concluse Dalma. «Mi dai l'impressione di avere un gran bisogno di avere qualcuno, nella tua vita. Spero che Fischer sia la persona giusta.»
Tina ammise, con sincerità: «Lo spero anch'io.»

***

Dalila attendeva con pazienza: uno squillo, due squilli, tre squilli, quattro squilli... Non era nulla di sorprendente, il numero di cui era venuta in possesso era di rete fissa, era plausibile che nessuno fosse nei pressi del telefono.
Cinque squilli, sei squilli, sette squilli... stava per arrendersi, quando ricevette risposta. La voce le parve familiare, ma preferì non correre rischi.
«Buongiorno, posso parlare con Suor Giuliana?»
La sua prima impressione era giusta: «Sono io.»
«Che piacere sentirla! Sono Dalila Colombari, si ricorda di me?»
«Come potrei dimenticarla?» ribatté Suor Giuliana. «Non mi aspettavo questa sua telefonata.»
Dalila chiarì: «Oliver Fischer mi ha riferito che si è preoccupata per le mie condizioni di salute a seguito del mio... mhm... del mio incidente.»
«E ora come sta?»
«Molto meglio.»
«Bene, mi fa piacere.»
«Oltre a ringraziarla, vorrei anche scusarmi per come mi sono comportata quando sono venuta da lei a cercare quella ragazza. Ho detto cose che non avrei dovuto dire. L'ho accusata di avermi giudicata, quando neanche mi aveva chiesto niente di me.»
Suor Giuliana ribatté: «Sono felice che l'abbia fatto, Dalila, altrimenti avrei rischiato di non ricordarmi di lei abbastanza da prendere sul serio le parole di Elena. Alla fine, grazie alla sua personalità assolutamente frizzante, ho preso la decisione di rivolgermi al signor Fischer, che ha potuto incontrare Elena e farsi spiegare ciò che la ragazza aveva già raccontato a lei.»
«Allora possiamo considerare l'incidente chiuso?»
«Certo che sì, Dalila. Può tornare a trovarmi quando vuole. Avrò piacere di salutarla di persona. Però, mi raccomando, non cerchi più di entrare come una ladra, senza dire niente a nessuno.»
«Non lo farò» le assicurò Dalila. «Chissà, se dovessi passare dalle sue parti potrei venire davvero, a farle visita. Così come, se mai dovessi trovare marito, provvederò a informarla.»
«Lo faccia dopo che si è già sposata: almeno resisterò alla tentazione di parlare con quel poveretto prima, per spingerlo a riflettere.»
«Riflettere su cosa?»
«Sul grosso guaio nel quale si sta cacciando.»
Dalila si lasciò andare a una risata, prima di affermare: «Sono certa che il poveretto in questione avrebbe una vita molto emozionante insieme a me, qualunque cosa ne dica lei.»
Mentre pronunciava quelle parole, pensava a Oliver. Purtroppo sapeva di non avere molte speranze. Prima o poi Tina Menezes sarebbe tornata, allora Oliver avrebbe tornato a concentrarsi su di lei e la loro vicinanza avrebbe messo fine a ogni ultima illusione.

***

All'improvviso tutto sembrava convergere con il recente passato, ripresentarsi nella stessa maniera. Era una calda sera d'estate e ragazzini chiassosi andavano in giro per la strada, con cantanti conosciuti solo a loro che gracchiavano tramite le applicazioni dei loro telefoni. Oliver Fischer camminava da solo, addentrandosi nel solito non-vicolo, stavolta senza girarsi all'indietro, come se non si fosse accorto di lei.
Tina allungò il passo, preparandosi a raggiungerlo. Poi rallentò, non convinta che fosse la scelta migliore. Magari avrebbe fatto meglio ad andarsene, a non farsi nemmeno vedere. Si era detta di lasciarlo libero, di uscire dalla sua vita prima che fosse troppo tardi, che fosse l'unica soluzione possibile. Però lo conosceva, sapeva che non si sarebbe tirato indietro, se non gli fosse stato richiesto in maniera esplicita.
Riprese l'inseguimento, con un ancora inconsapevole Oliver che sembrava recarsi proprio nel luogo in cui lei l'aveva portato la sera del loro primo incontro. Era ormai arrivato nel parco buio, quando Tina arrivò alle sue spalle.
Oliver trasalì, prima di girarsi. Sotto la fioca luce, Tina lo vide spalancare gli occhi.
«Sorpreso di vedermi?»
«Quando sei tornata?»
«È tutto quello che sai dire?»
«Di cose da dire ne avrei molte, ma mi sembrava quella giusta per iniziare.»
Tina lo informò: «Sono arrivata oggi. Mi dispiace non averti detto che tornavo, ma ho preferito non invadere la tua vita più di quanto l'abbia già fatto.»
«L'hai già fatto, appunto» replicò Oliver. «Non posso più tirarmi indietro, ormai.»
«Sì che puoi.»
«Allora non voglio, è meglio così?»
Tina obiettò: «Ti ho trascinato in una storia che non ti riguarda e l'ho fatto senza pensare. Se potessi tornare indietro, non farei la stessa cosa.»
Oliver insisté: «Io non voglio che torni indietro. Voglio aiutarti, voglio che tutto finisca bene, senza che altri rischino di fare la stessa fine di Mirko De Rossi.»
Tina scosse la testa.
«Ti sei imbarcato in un'indagine senza capo né coda, in cui non è possibile fare progressi.»
«Non è possibile nella misura in cui non vuoi ascoltarli» obiettò Oliver. «Finché parti dal presupposto che io debba scoprire la verità che vorresti, allora non andremo mai da nessuna parte.»
Tina adocchiò il tavolo al quale si erano seduti la sera in cui gli aveva fatto la proposta di lavorare per lei. Si sistemò nella stessa posizione e, mentre Fischer faceva lo stesso, chiarì: «Sono pronta a qualunque verità.»
«Non su tutto» replicò Oliver. «Cosa penseresti, se ti dicessi che quella notte a Singapore Ryan Harvey non può averti messo nulla nel bicchiere, perché c'è chi può provare che è stato in compagnia di altre persone tra il momento in cui, ancora lucida, hai parlato con Edward Roberts e quello in cui ti hanno trovata fuori dal locale già sotto l'effetto di qualcosa?»
Tina sospirò.
«So di essere stata avventata, di avere addirittura provocato la reazione opposta a quella che volevo. Mentre molte persone, giustamente, l'hanno tagliato fuori, ce ne sono altre che non credono alla sua colpevolezza. Quello che non pensavo era che tu ti schierassi dalla parte di questi ultimi. Perché? Che cosa ti ho fatto? Perché vuoi distruggermi anche tu?»
«Io non voglio distruggerti, anzi, voglio stare dalla tua parte sempre e comunque» rispose Oliver. «Però non puoi chiedermi di prendere tutto per scontato, di non farmi domande e di non cercare di scoprire cosa sia accaduto davvero. Ho una teoria che forse potrebbe interessarti.»
«Se la teoria è che qualcuno volesse incastrare Ryan Harvey per screditarlo, non voglio sentirla. Possibile che un potenziale violentatore non debba essere riconosciuto come tale, ma che sia colpa di altri che vogliono dipingerlo per qualcosa che non è? Non funziona così.»
«Infatti non ho mai detto che sia andata così. Penso che nessuno avesse motivi validi per far accusare Harvey di tentato stupro, anche perché nessuno poteva sapere che Harvey ti avrebbe portato in quella stanza.»
«Quindi cosa proponi? E, mi raccomando, assicurati che abbia un senso logico, se non vuoi essere preso a calci nel culo.»
Se Oliver aveva qualche teoria già pronta da esporre, non dava segno di volerlo fare nell'immediato.
«Allora?» lo esortò Tina. «Come immaginavo, non hai niente da dire. O forse hai avuto un attimo di lucidità e ti sei ricordato che una persona decente non dovrebbe giustificare un'azione come quella di Harvey.»
Oliver la smentì: «Invece ho molto da dire e, no, non giustifico un'azione di quel tipo, semplicemente voglio farti prendere in considerazione l'idea che non sia Ryan Harvey il vero colpevole. Se fosse stato lui, perché accertarsi che tu lo vedessi? E soprattutto, come avrebbe fatto a drogarti?»
«Quindi» osservò Tina, «Stai affermando che, siccome Harvey ha l'aria da bravo ragazzo, allora il colpevole deve essere qualcun altro.»
«No, affatto. Sto affermando che, se fosse stato lui, oltre a non avere la concreta possibilità di drogarti, avrebbe anche agito in modo assolutamente stupido. In più, qual è il senso di drogarti, prepararsi a violentarti e poi non farlo? Hai ipotizzato che si sia tirato indietro all'ultimo... ma se qualcuno avesse semplicemente voluto farti credere di essere stata molto vicina a subire una violenza sessuale?»
«Questo avrebbe senso, secondo te?»
Oliver puntualizzò: «Lo dici tu stessa, che qualcuno ce l'ha con te. Ritieni così assurdo che questa persona possa averti drogata, aspettato che qualcuno ti portasse nella tua stanza, poi ti avesse strappato il vestito per farti credere che un potenziale stupratore avesse cercato di abusare di te? Pensavamo che il video che ti riprende insieme ad Axel fosse la prima azione contro di te, ma forse dobbiamo spingerci più indietro: qualcuno, da anni, ti sta perseguitando in maniera sottile e subdola, forse nella speranza di destabilizzarti.»
Tina replicò: «Non posso credere che Harvey mi abbia portata nella stanza per puro caso e che poi sia tornato per venire a vedere come stavo.»
«Perché non puoi crederlo?»
«Perché...» Tina sapeva di non avere spiegazioni logiche alla sua crescente certezza della colpevolezza di Ryan. «Certe cose te le senti dentro. Io sento che è stato Harvey a drogarmi e a fare quello che ha fatto.»
«Allo stesso modo, sei convinta che sia stata la giusta punizione per quello che hai detto a Manuel Serrano» le ricordò Oliver. «La mia impressione è che siamo di fronte a un piano ben studiato e recitato, in cui la fortuna, in certe circostanze, ha dato un grosso aiuto all'ideatore.»
«Non riuscirai a convincermi.»
«È proprio su questo che, da un certo punto in poi, il burattinaio che regge i fili ha iniziato a contare. Tu ti sei fatta le tue convinzioni e non sei disposta a prendere in considerazione altro. Rifletti, Tina, quella volta, a Singapore, ti sei svegliata sicura di avere sentito una voce che ti condannava per quello che avevi fatto a Serrano. Perché Ryan Harvey avrebbe dovuto dire qualcosa di simile? Cosa sapeva, esattamente, di te e di Serrano?»
Tina replicò: «Non sapeva più di altri, ma neanche tanto di meno. Magari ha detto qualcosa per caso, riuscendo a colpire nel segno.»
Oliver mise in chiaro: «Non sto cercando di dimostrare l'innocenza di Harvey. Ti sto solo suggerendo di non scartare a priori altre ipotesi solo perché "ti senti dentro" che il colpevole sia lui. Il rischio è una situazione di stallo come quella delle autorità che indagano sull'omicidio di De Rossi: tutto lasciava pensare alla rapina e non sono state seguite altre strade. In questa circostanza, tu guardi solo Ryan. Ti sei mai chiesta che cosa potresti non vedere, quando sei impegnata a fissare lui?»
Tina avrebbe tanto desiderato potere mettere a tacere Oliver, piuttosto che starlo a sentire mentre tentava di farle capire che focalizzarsi su una teoria non era la scelta migliore, ma iniziava a realizzare che Fischer stava soltanto facendo ciò per cui l'aveva pagato: voleva scoprire chi fosse la persona che l'aveva filmata e contattata tramite i social media, dando per scontato che, alla base, ci fosse anche altro. Le parole che il giormalista pronunciò subito dopo confermarono la sua sensazione.
«Mentre eri via, ho fatto una scoperta piuttosto interessante su "Miss Vegas" di Baby Dumbaby, una canzone trap che sembra rivolgerti degli insulti. Il produttore, che inizialmente sosteneva di avere scritto personalmente il testo e di essersi ispirato a una pornostar che usa come nome d'arte Venus Manny, ha ammesso che l'ha ricevuto via e-mail da Mirko De Rossi che, a suo dire, lo sfidava a usarlo per una canzone. Ha affermato, però, che poi, quando ha provato di parlarne a voce con De Rossi, questo non aveva idea di cosa stesse dicendo. Ne viene fuori che, molto probabilmente, una persona che poteva accedere al computer di De Rossi, ha inviato quel testo spacciandosi per lui. Con tutta probabilità era un attacco personale deliberato contro di te. Abbiamo già il video di te e Axel, la canzone trap e il post uscito sul blog di Mirko dopo la sua morte: tre attacchi mirati, di cui uno diretto e altri due finalizzati a screditarti. È così assurdo credere che questa storia sia iniziata prima?»
«Quindi» dedusse Tina, «Una persona che mi odia mi avrebbe drogata per farmi credere di essere stata vittima di un potenziale stupro, poi, a distanza di anni, sarebbe tornata alla carica con questi ultimi attacchi?»
«Non solo, ma potrebbero essercene stati degli altri, in mezzo, che forse non hai riconosciuto come tali, o che sono stati sventati in altro modo» rispose Oliver. «So che non ti fidi di lui, ma Ryan Harvey mi ha raccontato una storia piuttosto strana. A proposito, un paio d'anni fa hai partecipato a un'intervista televisiva insieme ad Amber Thompson, arrivando in ritardo in studio perché c'era stato un incidente per strada?»
«Sì.»
«Ed eri in taxi?»
«Sì, ma come lo sai?»
«Stando a quanto mi ha riferito Harvey, Amber avrebbe trovato in camerino una scritta fatta con il rossetto sullo specchio in cui, in portoghese, c'era scritto "Manuel Serrano è morto per colpa tua". Amber avrebbe cancellato quella scritta, perché temeva che fosse stata fatta contro di te e che tu potessi accusarla.»
Tina si prese la testa tra le mani.
«Merda!»
«Cosa succede?» volle sapere Oliver. «Per caso hai qualcosa da dirmi, in proposito?»
«Ho visto lo specchio imbrattato, ho commentato la cosa con Amber e ha minimizzato, sostenendo che con tutta probabilità qualche idiota aveva scritto qualcosa con il rossetto e chi era venuto a fare le pulizie aveva troppo poco tempo a disposizione per cancellare bene. Invece era stata lei a farlo, probabilmente con un pezzo di carta igienica o con una salvietta.»
«Quindi stai confermando che la storia riferita da Ryan Harvey potrebbe essere vera?»
«Non solo potrebbe essere vera, ma non avrebbe nemmeno senso inventarsela: uno specchio sporco in un camerino è un dettaglio insignificante, non vedo perché Amber avrebbe dovuto riferirglielo. E, anche se fosse accaduto, a distanza di così tanto tempo, era difficile che se ne ricordasse per costruirci sopra quello che si è inventato. Chi si tiene in mente uno specchio sporco di rossetto che non ha nemmeno visto?»
«E non solo uno specchio sporco.»
«Cosa vuoi dire?»
«È molto semplice: tu non hai mai visto cosa ci fosse scritto in quello specchio, quindi l'hai sempre catalogato come un evento insignificante con cui per caso avevi avuto a che fare. Se non fossi arrivata in ritardo con il taxi, l'avresti visto e avresti capito che era un attacco nei tuoi confronti. Saliremmo a quattro, andando a cinque con la droga nel bicchiere.»
Tina alzò gli occhi al cielo.
«In pratica sarei sotto assalto da anni e non me ne sarei mai accorta.»
«Forse era proprio questo l'obiettivo iniziale» suggerì Oliver. «Azioni mirate contro di te, che ti mettessero a dura prova, ma che non potessero essere collegate le une alle altre, a prima vista. Quando queste non hanno funzionato, allora il nostro burattinaio ha deciso di fare qualcosa di più. E, se non hanno funzionato, potrebbero essercene state altre, a cui non hai mai fatto caso. Non so, c'è qualcosa a cui non hai mai dato peso, ma che adesso ti appare sotto una luce diversa?»
«No.»
«La sera in cui ci siamo conosciuti, mi hai parlato di articoli contro di te.»
«Articoli clickbait.»
«Articoli clickbait, ma estremamente critici nei tuoi confronti.»
Tina annuì.
«Questi articoli esistono, ma vengono pubblicati su siti noti per i titoli altisonanti, le narrazioni esagerate e la volontà di apparire a ogni costo. Prima della mia vittoria a Las Vegas accadeva con una certa frequenza che uscissero articoli che mi tacciavano di non fare abbastanza per oppormi gli uomini, qualunque cosa significasse, e di non essere un buon esempio per le donne nell'automobilismo. Se non ci fossi stata io, quei siti avrebbero pubblicato articoli clickbait su altri, è il loro stile.»
Oliver azzardò: «Per caso parli di siti su cui scrivono anche autori amatoriali? Alcuni di questi hanno un grosso seguito.»
Tina confermò: «Ci sono almeno tre siti italiani di quello stampo che hanno pubblicato articoli di quel tipo, tutti scritti da autrici donne. Potrei citarne almeno cinque.»
«Fammi i nomi, allora.»
«Cinzia Rossi, Ilenia Pozzato, Madison De Stefani, Laura Danilovic ed Eugenia Ferrero. Sono sicuramente le mie detrattrici più accanite.»
Oliver osservò: «Sarebbe interessante cercare di appurare se costoro esistono nella realtà.»
«Cosa vuoi dire?»
«È molto semplice: quei siti clickbait sono gestiti in maniera prevalentemente amatoriale. Chiunque dia segno di potere scrivere pezzi che rientrano nella loro linea editoriale è ben accetto. Non mi stupirebbe, quindi, se ci fosse qualcuno che, spacciandosi per un numero abbondante di autrici, ha scritto articoli contro di te, riuscendo a pubblicarli su siti che abbiano una certa visibilità.»
«Quindi» dedusse Tina, «Queste persone che non avevo mai preso in considerazione, convinta che volessero solo farsi notare, potrebbero avere scritto articoli su di me, per colpirmi deliberatamente, e al contempo dare l'impressione di essere delle semplici esibizioniste?»
Oliver confermò: «Proprio così, e non solo. Potrebbero non essere più persone. Sarebbe interessante, a questo punto, fare una verifica. Da un lato, cercherò informazioni su quelle autrici, vedrò se esistono loro profili social che possano lasciare pensare a persone reali. Dall'altro mostrerò i loro articoli a una persona di madrelingua italiana, che possa capire meglio di noi se possono essere tutti scritti dalla stessa persona.»

***

Dalila agitò una stampa stropicciata davanti agli occhi di Oliver, uno articoli che erano stati sottoposti alla sua attenzione. Non riusciva a credere che il suo amico fosse un così acuto osservatore.
«Fischer, sei un genio! Potresti abbattere castelli di carte praticamente ovunque. Solo, dovresti chiedere scusa a Madison De Stefani per avere dubitato della sua esistenza: ha trentadue anni, due figli che giocano a calcio, un marito allergico al glutine, una nonna rimasta in sedia a rotelle dopo una malattia, un pappagallo parlante e la passione per lo yoga. Mette tutto in piazza sui suoi profili, ci manca poco che metta anche l'indirizzo di casa. Vive in provincia di Teramo e, oltre ad articoli su Tina Menezes, scrive anche articoli su altri piloti e categorie motoristiche. Poi scrive poesie.»
«Quindi» realizzò Oliver, «La mia teoria è sbagliata.»
«Per nulla» ribatté Dalila. «È molto probabile che anche Laura Danilovic esista davvero, anche se non si mette in mostra sui social, perché il suo modo di scrivere è molto diverso da quello delle altre. In più ha scritto anche articoli su argomenti diversi dalla Menezes. Le altre tre, invece, hanno molti punti in comune.»
«Ovvero?»
«Ovvero, per prima cosa, hanno un modo molto simile di costruire le frasi, che sono davvero poco articolate. I loro articoli, inoltre, seguono la stessa struttura, che è a sua volta molto semplice. Tutte e tre scrivono erroneamente "qual'è" con l'apostrofo e "aldilà" inteso come "oltre" tutto attaccato. Per non parlare del fatto che non sanno che "perché" e "finché" prendono l'accento acuto e non grave. Mentre Madison De Stefani e Laura Danilovic sono sicuramente due persone con la passione della scrittura e un'ottima ortografia, che semplicemente non apprezzano Tina Menezes e l'hanno criticata in qualche occasione, Eugenia Ferrero, Cinzia Rossi e Ilenia Pozzato sono verosimilnente identità fittizie con cui una persona senza alcuna abitudine a scrivere ha deciso di prendere di mira la tua amica Menezes. Vista la linea di pensiero predominante su quei siti, non mi stupisce che siano state pubblicate così, a scatola chiusa.»
Oliver volle sapere: «Secondo te, la persona che ha scritto gli articoli con quei tre nomi è italiana?»
Dalila rifletté un istante, prima di rispondere: «Lo ritengo molto probabile. Si capisce che lo parla in modo fluente, o è madrelingua oppure una persona che parla italiano da molti anni. Siamo di fronte a qualcuno che ha una buona dialettica, ma semplicemente è poco allenato alla scrittura e fa errori molto comuni.»
«Quindi» dedusse Oliver, «Questa enorme macchinazione contro Tina Menezes parte dall'Italia.»
«Il che non è strano, visto che siamo partiti da un video che risulta essere stato girato a Monza.»
«No, non è strano, ma renderebbe del tutto insospettabili sia Ryan Harvey, sia Amber Thompson, che non parlano italiano.»
«Se ci fossero loro, dietro questo piano, non avrebbero tirato in ballo Harvey sul sito di Mirko» puntualizzò Dalila. «In ogni caso, se vogliamo stare sulle persone con cui hai parlato, abbiamo Nicholas Piazzi, Veronica Young, Donato Franzoni e Selena Bernard, che se non ricordo male è francese ma parla benissimo italiano. Il problema è molto semplice, però: tutti loro potevano uccidere Mirko e, a parte la Young che era in Inghilterra, tutti avrebbero potuto aggredire me. Il problema è che, se tutto è partito a Singapore tre anni fa, a Singapore, di loro, c'era solo la Young. Quando è capitata la vicenda dello specchio, invece, c'era la Thompson e forse anche Harvey.»

***

Tina non poteva negarlo, l'analisi di Dalila Colombari era molto interessante. Di nuovo nel loro solito posto, Oliver le aveva riferito per filo e per segno i risultati della ricerca della sua amica.
«Così» concluse Fischer, «Dovremmo trovare una persona che possa avere messo qualcosa nel tuo bicchiere a Singapore ed essere entrata nella tua stanza, che possa avere imbrattato lo specchio, scritto gli articoli in italiano firmandosi con almeno tre nomi diversi, registrato il video quando ti trovavi con Axel, scritto il testo di Miss Vegas, ucciso Mirko De Rossi, pubblicato il post sul suo blog e aggredito Dalila.»
«Penso sia inutile ragionarci» osservò Tina. «Nessuno può avere fatto tutto questo.»
«Almeno in apparenza no, ma credo che parlarne sia tutt'altro che inutile» replicò Oliver. «Non voglio dire che per risolvere il caso si debba fare come in un romanzo poliziesco, ma certe valutazioni sono tutt'altro che inutili. Credo che dovremmo partire da alcune considerazioni che possiamo definire universali: una persona totalmente esterna al mondo dell'automobilismo non può avere fatto quello che è successo a Singapore, mentre una persona che non parla italiano non può avere scritto gli articoli, il testo di "Miss Vegas" e il post uscito postumo sul blog di De Rossi.»
«Però non possiamo avere una lista esaustiva» gli fece notare Tina. «Possiamo discutere di cosa possa avere fatto Veronica Young, per esempio, ma non possiamo dare per scontato che, a parte le persone che chiameremo in causa, non ci sia qualcun altro che ci sfugge.»
«Infatti propongo di iniziare da Nicholas Piazzi» suggerì Oliver. «Potrebbe avere ucciso Mirko e assalito Dalila. Dice di non avere scritto il testo di "Miss Vegas", ma è stato lui a produrre la canzone, quindi potrebbe tranquillamente avere avuto ben chiaro il suo significato. Avrebbe potuto scrivere gli articoli spacciandosi per tre diverse autrici donne, così come, conoscendo Mirko, potrebbe avere avuto accesso al suo blog. Avrebbe anche potuto filmarti insieme ad Axel. Sullo specchio... dov'è successo?»
«A Madrid, era un servizio per un canale spagnolo.»
«Chi c'era con te?»
«Ryan Harvey e Amber Thompson, essenzialmente.»
«Veronica?»
«No.»
«Però sapeva dove fossi, immagino» valutò Oliver. «Non possiamo escludere che sia venuta là a tua insaputa e che sia riuscita a introdursi negli studi televisivi.»
«Quindi» chiese Tina, «Siamo passati a parlare di Veronica?»
«Tra poco ci arriveremo» rispose Oliver. «Prima vorrei soffermarmi su Piazzi: per quanto ne sappiamo, potrebbe avere ucciso Mirko De Rossi per qualche ragione, ma perché avrebbe dovuto decidere di organizzare una serie di attacchi nei tuoi confronti.»
«Giusta osservazione» convenne Tina. «Non credo di averlo mai incontrato, non ho idea di chi sia. Perché avrebbe dovuto avercela con me?»
«Ma soprattutto, perché una persona totalmente estranea al mondo dell'automobilismo dovrebbe sapere delle tue vicissitudini con Manuel Serrano?»
«Se così fosse, il delitto non avrebbe nulla a che vedere con me e con i fatti che sono successi prima.»
«Il che non ha senso, secondo la nostra ricostruzione.»
«Dobbiamo dedurne che Nicholas Piazzi non è colpevole?»
«Dobbiamo dedurne che Piazzi è da mettere da parte, per il momento, ma non da dimenticare. Passiamo a Veronica: era a Singapore, poteva essere in Spagna, potrebbe avere scritto gli articoli, dato che è italiana per metà, idem con "Miss Vegas" e il post sul blog di De Rossi, anche se sarebbe stato difficile, per lei, avere accesso al sito, per quanto ne sappiamo. Potrebbe averlo ucciso, in linea teorica, mentre non avrebbe potuto aggredire Dalila: era a Silverstone, quel giorno. Veronica potrebbe anche averti ripresa con Axel, quindi tutto ciò che le manca è l'aggressione a Dalila. Potrebbe, tuttavia, averle sguinzagliato dietro suo marito.»
Per quanto pensare a Veronica come alla persona che la tormentava fosse impossibile, Tina fu costretta ad ammettere che non faceva una piega.
«Ha anche sempre saputo di me e di Serrano.»
Oliver osservò: «Sarebbe una colpevole perfetta, anche se mi sfugge totalmente la ragione per cui avrebbe dovuto fare una cosa simile. Quindi, per il momento, credo ci toccherà mettere da parte anche lei. Veniamo a Edward e Selena Roberts.»
Tina sussultò.
«Vuoi dire che prendi in considerazione anche loro?»
«Se vogliamo analizzare la situazione nel suo completo, credo ci tocchi occuparci anche di chi non possiamo credere colpevole» le spiegò Oliver. «Edward era a Singapore. Non era in Spagna con te, ma vale anche per lui lo stesso discorso che per Veronica: avrebbe potuto scoprire facilmente dov'eri e trovare un modo per architettare quella trovata. Non dimentichiamo che gli hai fatto qualche confidenza legata a Serrano. Edward non conosce l'italiano, ma Selena lo parla perfettamente, quindi potrebbe esserci la sua mente dietro agli articoli, a "Miss Vegas" e al finto stralcio di autobiografia pubblicato sul blog di De Rossi. Entrambi hanno ammesso di essere stati a Milano nel fine settimana in cui Mirko è stato ucciso, così come in precedenza entrambi potrebbero averti filmata insieme ad Axel. Venendo a Dalila, Selena si trovava in Italia in quel periodo e si è anche proposta per aiutarmi nelle indagini. Tuttavia, se chi ha aggredito Dalila l'ha fatto nella speranza che non andasse a parlare con Nicholas Piazzi, va segnalato che c'è venuta insieme a me e non ha fatto nulla per scoraggiarmi.»
Tina dedusse: «Due colpevoli perfetti, se solo ci fosse una ragione logica per cui avrebbero dovuto fare tutto questo.»
Oliver confermò: «Proprio così, ma ancora una volta ci tocca passare oltre. Veniamo a Donato Franzoni e, prima che tu possa protestare, so che cosa significa quell'uomo per te, tuttavia dobbiamo prendere in considerazione anche lui. Non era a Singapore, non poteva sapere che eri in Spagna, potrebbe tuttavia averti filmata, avere ucciso De Rossi, avere aggredito Dalila e scritto articoli, testo e finta autobiografia. Anche lui sapeva dei tuoi conflitti passati con Serrano, anzi, forse ne era al corrente più di chiunque altro.»
«Però era palesemente schierato dalla mia parte, a quei tempi» puntualizzò Tina, «Il che non si incastra minimamente. In più, se non fosse stato presente in Austria, non l'avremmo mai collegato al nostro caso.»
«Giusta osservazione» ammise Oliver. «Se avesse ucciso De Rossi, gli sarebbe bastato non uscire con noi quella sera e non presentarsi al Redbullring durante i giorni del Gran Premio d'Austria per non essere considerato nemmeno come lontana ipotesi.»
«Quindi non ci resta che parlare dei nostri cari Harvey e Thompson.»
«Così pare.»
«Erano a Singapore, poi in Spagna per l'intervista. Erano a Monza l'anno scorso e, per quanto ne sappiamo, avrebbero potuto andare ad ammazzare De Rossi senza che nessuno si sognasse di chiedere loro dove fossero quel fine settimana. Di fatto, avrebbero potuto entrare in Italia attraberso un paese confinante senza essere tracciati.»
«Però nessuno dei due poteva inscenare lo scippo per aggredire Dalila, dato che erano entrambi in Inghilterra.»
Tina convenne: «Proprio così. In più nessuno dei due parla italiano. Credo ci stia sfuggendo qualcosa. Per esempio Dalila...»
Oliver parve non capire.
«Dalila?»
«Dalila potrebbe essere stata aggredita da uno scippatore qualsiasi e averti fatto credere che avesse a che fare con l'omicidio e tutto il resto» propose Tina. «Se ci pensi, Dalila conosceva Mirko, quindi potrebbe avere usato il suo computer per mettersi in contatto con Piazzi e poi per pubblicare quel post. È stata lei a suggerirti che il delitto dovesse avere a che fare con me.»
«Oh» esclamò Oliver. «Se ho ben capito, mi stai dicendo che Dalila potrebbe avere ucciso Mirko per ragioni che nulla hanno a che vedere con te e che, per distogliere l'attenzione da sé, mi abbia fatto pensare a un collegamento tra le due cose.»
«Esatto.»
«In tal caso sarebbe stata geniale, per certi versi. Ma il video tuo e di Axel? Qualcuno deve averlo girato.»
«A girare il video» suggerì Tina, «Sarebbe stato qualcuno che ce l'ha con me, ma che non ha ucciso nessuno. Semplicemente Dalila Colombari avrebbe sfruttato questa storia per farti inseguire un finto movente.»
Oliver obiettò: «Non avrebbe avuto alcun interesse a farlo, però, al di là della genialità di spacciarsi per vittima. Io stavo cercando la persona che ti ha filmata, non l'assassino di Mirko De Rossi. Se l'avesse ammazzato lei, avrebbe ottenuto come risultato quello di mettermi sulle sue tracce.»
«Anche questo è vero» si arrese Tina, «Quindi tutto ciò che abbiamo concluso è l'impossibilità di arrivare a una soluzione plausibile, a meno che non torniamo a scomodare i Roberts.»
«Entrambi senza movente.»
«Nessuno ha un movente, a parte Amber e Harvey.»
«Movente molto labile» replicò Oliver. «I media hanno deciso che tu e la Thompson vi odiate, tutto qui. Non mi sembra un motivo ragionevole per mettere in pratica tutto quello su cui stiamo indagando. Per di più, tre anni fa, quando è capitato il fatto di Singapore, Amber non aveva nulla a che vedere con la Pink Venus.»
«Hai ragione, forse sei più razionale di me» ammise Tina. «Sappi che lo apprezzo. Anzi, sappi che ti apprezzo e ti ringrazio per tutto quello che stai facendo per me.» Di colpo le venne spontaneo sganciare la bomba. «Ti va di venire da me a bere qualcosa, per finire questa serata in bellezza?»




Un saluto alla sis Swan Song, che shippa gli Olina e non crede negli Olila, che mi segue fin dal primo giorno di pubblicazione e che mi hypa(?) sempre con i suoi commenti spregiudicati!
Un saluto anche a Nerve, che mi ha rassicurata sul fatto di avere generato confusione e rimescolato le carte in tavola al punto da non avere di chi possa essere il colpevole.
Spero che per ora le vostre idee siano ancora confuse, anche perché mancano ancora cinque capitoli (i prossimi due usciranno mercoledì e venerdì/sabato - anche perché, lo ammetto, non vedo l'ora di pubblicare il capitolo in cui verrà pronunciata quella parola magica tanto da giallo classico di dieci lettere che inizia per "T"!), ma se avete congetture sappiate che sono ben accette.

Un saluto a voi e anche agli altri lettori che leggono nell'ombra. A presto e buona lettura! <3
   
 
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