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Autore: ChrisAndreini    17/01/2024    3 recensioni
[Fanfiction What if AU rewrite della saga delle Principesse del Regno della Fantasia di Tea Stilton, ma può tranquillamente essere letta come storia originale, senza conoscere niente della trama, anche perché cambio quasi tutto]
Un tempo i cinque regni erano uniti in un unico regno, governato da un crudele tiranno. Finché un giorno un nobile cavaliere lo sconfisse addormentandolo in un sonno eterno insieme alla sua corte. Egli poi venne eletto nuovo re, bandì la magia, considerata troppo incontrollata e pericolosa, e decise di dividere il regno tra le sue cinque figlie, prima di sparire nel nulla.
Neil non è che il figlio del giardiniere di corte, amico d'infanzia delle cinque principesse, e con un'affinità particolare verso le forze della natura, che spesso sembrano comunicargli qualcosa.
Quando una misteriosa minaccia si abbatte sui regni, le principesse e Neil dovranno fare il possibile per evitare che i più segreti misteri del regno vengano portati alla luce rischiando una nuova e sanguinosa guerra. Ma il nemico potrebbe essere più vicino, misterioso e pericoloso di quanto chiunque potrebbe aspettarsi.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Verso il Regno dei Coralli

 

Quello che sarebbe dovuto essere un matrimonio da favola organizzato in pochi giorni, si era trasformato in un processo, culminato con l’esilio a vita del principe Hansen e della contessa Berglind dai Cinque Regni, in particolare dal Regno dei Ghiacci Eterni.

Era stata una decisione sofferta che aveva causato non poche obiezioni, soprattutto dai diretti interessati, ma erano troppi i testimoni contro di loro, e gli alleati si contavano sulle dita di una mano.

La minaccia di tornare con un esercito e dichiarare guerra era stata messa a tacere in fretta dal supporto che tutti i pretendenti di Nives avevano offerto verso di lei, così come buona parte degli invitati, e quello che sarebbe potuto essere uno spiacevole evento, si era trasformato in un’immensa opportunità.

Nives non era mai stata così radiosa e brillante. Con Gunnar al suo fianco e la corona sulla sua testa, finalmente appartenente alla legittima sovrana del Regno dei Ghiacci Eterni, era pronta a rinascere ed essere la migliore principessa per il suo popolo, e aveva salutato la zia con un piccolo inchino e un ringraziamento per averla inavvertitamente aiutata a spodestarla forzando eccessivamente la mano.

Thina e Tallia, nascoste dietro di lei, non le avevano rivolto neanche un saluto, e Neil riusciva a vedere anche a distanza di una settimana l’effetto benefico che l’assenza della zia stava avendo sulla famiglia.

E lo vedeva perché erano in visita al Grande Albero per un picnic, cosa che non era mai successa da che Neil ne avesse memoria.

La ex-contessa Berglind, dopotutto, odiava far visita all’albero, e non approvava che le nipoti lo visitassero. Non avrebbe mai concesso che non pranzassero insieme alla grande tavola formale, quindi i picnic erano praticamente vietati, salvo alcune eccezioni che Nives si era ritagliata con Gunnar.

Ma solo con Gunnar, mai anche con le cugine, che al momento si stavano arrampicando sull’albero cercando di cogliere della frutta, con Nives che le controllava da sotto, pronta ad afferrarle se si fossero trovate in difficoltà.

I quattro erano diventati una famiglia più unita di prima. Neil era certo che Nives e Gunnar sarebbero stati due ottimi tutori per le bambine.

Ma lui non si sentiva particolarmente felice, al momento.

Era agitato, dormiva male, e sentiva che quello era solo l’inizio, e non dovevano abbassare la guardia.

La figura misteriosa che aveva richiesto la lastra d’argento poteva tornare, o minacciare altri regni, e non sapeva cosa fare per impedirlo.

Il fatto che avesse fallito nel Regno dei Ghiacci non significava che erano al sicuro, dopotutto.

Ma sebbene Neil volesse agire, era bloccato lì, a controllare l’albero, secondo gli ordini di suo padre.

E a breve ci sarebbe stata la festa del pesce d’oro, e Neil aveva promesso a Purotu che sarebbe andato nel Regno dei Coralli per aiutarlo con l’esca e soprattutto per festeggiare quando avrebbe senz’altro vinto la gara.

Ma se non partiva entro il giorno successivo, non sarebbe mai arrivato in tempo. Il vento stava per cambiare, lo percepiva nell’aria.

-Sembri distratto, Neil- una voce lo riscosse dai suoi foschi pensieri, e Neil si girò verso Gunnar, proprietario di quella voce.

Gunnar era un mistero che Neil ancora non si riusciva a spiegare.

Nessuno riusciva a spiegarselo, neanche Haldorr, che era rimasto sbalordito e spaventato quando si erano resi conto, alle prime luci dell’alba dopo il ballo, che non sembrava dare segni di tornare ad essere un lupo.

Neil aveva studiato e ristudiato il libro di incantesimi dal quale aveva preso la formula per la trasformazione temporanea, e non riusciva a capire come fosse diventata permanente.

Nives aveva provato a supporre che forse, come nelle fiabe, il loro amore aveva rotto la maledizione, ed era la teoria più quotata tra i pochi che erano stati informati dell’accaduto, ovvero lo staff del palazzo.

Arla ed Erla avevano litigato su quale delle due lo considerasse più romantico, mentre creavano rispettivamente una torta e dei biscotti, tutto a forma di cuore. Olafur aveva annuito e approvato e suggerito che il vero amore era una potente magia.

Persino Haldorr aveva detto che era plausibile, ma aveva lanciato a Neil un’occhiata che suggeriva il contrario, e lui sentiva che c’era altro sotto.

Un mistero che dubitava sarebbe riuscito a risolvere, considerando che non aveva alcun indizio sulla propria magia e sul responsabile di ciò che era accaduto a Gunnar.

Sapeva solo che per togliere la maledizione serviva la stessa fonte di magia che l’aveva lanciata.

E Neil… non poteva avere tale magia.

A meno che la responsabile non avesse maledetto anche lui, trasferendogli i propri poteri, o se non fosse imparentato in qualche modo.

E non avrebbe mai scoperto se una di quelle due possibilità fosse plausibile, perché era bloccato lì!

-Decisamente molto distratto- commentò Gunnar, guardandolo con grande attenzione. I suoi occhi azzurri sembravano scrutargli l’anima, e Neil aveva notato che si erano fatti molto più gentili nei suoi confronti da quando avevano chiarito il malinteso dell’amore di Nives e Neil aveva aiutato nel trasformarlo in umano e aiutare la principessa.

Sospirò, e alzò le spalle.

-Mi sto chiedendo quando tornerà Helgi e se riuscirò ad andare alla festa del pesce d’oro- disse solo una parte di ciò che lo turbava, guardando verso l’entrata della grotta come se il suo padre adottivo potesse tornare da un momento all’altro.

Neil aveva bisogno di vederlo. Sapeva che qualche risposta la poteva ottenere dai lui.

Anche se una parte di lui aveva anche paura del loro futuro incontro.

Non aveva idea di come cominciare, dopotutto. Era una situazione stressante e aveva i nervi a fior di pelle all’idea.

-Vorresti partire il prima possibile, non è così?- chiese Gunnar, un po’ incerto.

Neil sospirò.

-La verità è che ho bisogno di allontanarmi da qui e cercare risposte. Su Helgi, i miei veri genitori, e…- Neil si guardò le mani, che sentiva ancora fremere con della magia che non riusciva a capire e controllare del tutto -…altre cose. Helgi mi ha sempre detto che mia madre era originaria del Regno dei Coralli. Forse lì potrò trovare un indizio, non so- Neil non aveva molti punti da dove cominciare, ma se suo padre non si degnava di tornare per dargli spiegazioni, cercare indizi in giro per i regni era un’opzione, soprattutto se aveva effettivamente cose da fare negli altri regni.

Aveva bisogno di mantenere la mente occupata, o rischiava seriamente di impazzire, con tutti i pensieri intrusivi che gli stavano annebbiando il cervello.

-Forse la scelta migliore è aspettare il ritorno di tuo padre e parlarne con lui- gli suggerì Gunnar, in tono mite.

Neil sbuffò, e non rispose.

Non avrebbe detto niente di positivo.

Non era arrabbiato con Helgi per non avergli detto nulla, ma non era neanche felice della cosa.

E non era del tutto sicuro di fidarsi di qualsiasi scusa il giardiniere gli avesse rifilato.

Preferiva indagare da solo.

Lui stesso era l’unica persona di cui si potesse effettivamente fidare per ottenere risposte.

Gunnar si sedette accanto a lui, e osservò qualche minuto Nives che giocava con le cugine.

Poi, quando le tre furono abbastanza distratte, si rivolse a Neil in tono più serio.

-Io e Nives abbiamo discusso, e possiamo occuparci dell’albero al tuo posto. Staremo molto attenti, lo visiteremo ogni giorno, e spiegheremo a Helgi la tua assenza nel caso tornasse. Sono ordini ufficiali della principessa, quindi non potrà obiettare- gli concesse di partire.

Neil lo fissò a bocca aperta.

Era davvero gentile da parte loro… ma vide nello sguardo dell’ex-lupo che c’era qualcosa di meno positivo che aveva intenzione di dirgli.

-Grazie… ma…?- lo incoraggiò a continuare, aspettandosi il peggio.

-Stai solo attento a non farti affascinare dalle cose sbagliate. Non ho intenzione di essere ipocrita e dirti che la magia è crudele e sbagliata a prescindere. Entrambi sappiamo che nelle mani giuste può essere utile se non fondamentale. Ma le leggi sono leggi, ed è anche vero che il potere può corrompere chi non lo riesce a maneggiare con attenzione- lo avvertì Gunnar, con sguardo ammonitore ma non di rimprovero. Non voleva fargli la morale, sembrava solo preoccupato per lui.

Comunque, Neil si irrigidì appena.

-Non ho intenzione di farmi corrompere, né di usare la magia- gli assicurò, tacendo il sottotesto “a meno che non sia necessario” perché non voleva attirare il giudizio e la preoccupazione dell’uomo, che già sembravano abbastanza alti.

-Quindi non te la prenderai se ti chiedo di restituirmi il libro che hai preso dalla biblioteca?- aggiunse poi Gunnar, in un sussurro, fissandolo dritto negli occhi per percepire ogni suo cambio di espressione.

Neil cercò di mantenere l’espressione più impassibile possibile, ma separarsi dal libro di incantesimi non era una prospettiva che lo entusiasmava, doveva ammetterlo.

Aveva scoperto più cose tra quelle pagine che in tutti i libri che aveva letto in vita sua.

E si era sentito davvero potente nel padroneggiare alcuni di quegli incantesimi, che aveva sperimentato nel tempo libero, per pura curiosità intellettuale.

-Nessun problema. Non ne ho più bisogno, dopotutto- si costrinse a dire, con semplicità, afferrando il volume che giaceva poco lontano, e porgendolo a Gunnar, che lo prese con attenzione e lo mise nella borsa.

-Haldorr sarà felice di riaverlo. Era preoccupato- ammise Gunnar.

Neil sperò con tutto il cuore che la sua espressione fosse impassibile, ma il futuro principe lo guardava con una leggera apprensione.

-Puoi partire già adesso, se vuoi. Ma spero che ti tratterrai almeno per il dolce. Thina e Tallia ci tengono- una volta completata la sua missione, Gunnar si alzò, e tornò dalla sua famiglia, per aiutare Nives con le cuginette, che si stavano arrampicando sempre più in alto.

Neil poteva permettersi di aspettare un paio d’ore prima di partire.

Anche se… il vento stava cambiando.

Ma voleva davvero disobbedire a Helgi e lasciare il Grande Albero, in primo luogo? 

Neil si girò verso l’entrata della grotta, da dove filtrava il vento sempre più impetuoso.

E se la verità si fosse rivelata terribile?

Voleva davvero scoprirla?

Il vento lo attirava a sé come una calamita, e allo stesso tempo lo spaventava, come la magia. Una forza potente, intrigante, difficile da controllare e capace di meraviglie e distruzione.

Neil aveva sempre saputo di avere del grande potenziale, ma mai avrebbe pensato che potesse essere così grandioso e pericoloso.

Il suo sguardo vagò verso il Grande Albero, la strada sicura.

Poteva aspettare Helgi e chiedere a lui.

Fare il bravo figlio e dimenticarsi del vento, della magia e della sua famiglia originale. Non gli mancava niente, dopotutto, non aveva bisogno di grandi ambizioni.

Eppure…

Il richiamo del vento, alla fine, fu troppo forte.

Neil si alzò, preparò una borsa con gli oggetti indispensabili, buttati alla meno peggio, e uscì dalla grotta senza neanche salutare, diretto verso il porto per prendere la prima nave per il Regno dei Coralli, prima che il vento diventasse troppo forte per salpare.

Era consapevole dello sguardo preoccupato che Nives e Gunnar gli stavano rivolgendo, ma non poteva permettersi di girarsi o esitare, perché temeva che avrebbe cambiato idea.

E sentiva che partire era troppo importante per farsi venire ulteriori dubbi.

-Temo che non sia stata una buona idea- commentò Nives, preoccupata, una volta che Neil fu sparito alla vista.

Gunnar le prese una mano, per confortarla.

-Neil sa quello che fa, possiamo fidarci di lui- la rassicurò, anche se non era del tutto convinto neanche lui, e Nives lo sapeva, lo conosceva troppo bene.

-Come è andata con il libro?- chiese Nives, mordendosi il labbro inferiore, lanciando un’occhiata timorosa verso il volume nascosto da Gunnar.

-Ha esitato appena, e aveva una stretta molto ferrea, ma non ha neanche provato ad obiettare. Furbo o affidabile, non saprei- ammise Gunnar, che non si era lasciato sfuggire nulla del comportamento di Neil, e lo aveva letto meglio di quanto il giardiniere avrebbe voluto.

-Neil è affidabile, non la userebbe mai per fare del male. Ne sono sicura! Ma c’è qualcuno che gira nei regni e non si fa scrupoli ad usarla, quindi dobbiamo stare attenti- Nives ripensò a Hansen e il suo misterioso alleato.

-Se Neil andrà a Fiordoblio, potrà avvertire la principessa Kalea di ciò che è successo- suggerì Gunnar. Probabilmente avrebbe dovuto chiederlo esplicitamente a Neil, ma era certo che l’avrebbe fatto a prescindere. 

Nives rifletté sulla questione, pensierosa.

Non si era scoperto nulla sull’aiutante misterioso di Hansen, e il fatto che volesse ottenere la strofa della canzone del sonno era per lei motivo di grande ansia.

Era il più grande segreto del regno, il motivo che aveva spinto suo padre a dividere i regni e a proibire che le figlie interagissero tra loro. I cinque versi della canzone che aveva addormentato il re Saggio e che lo avrebbe potuto risvegliare, preservato dalle cinque principesse.

E se qualcuno aveva cercato di rubarlo a lei, poteva provarci anche con le sue sorelle.

Forse avrebbe dovuto avvertire Diamante. Poteva raggiungerla, dopotutto, con il secondo più grande segreto del regno.

Ma aveva paura.

Troppo spesso stava venendo usata la magia, ultimamente, e Nives temeva le conseguenze di ciò che stavano facendo.

Forse era meglio provare a indagare nei dintorni e nel villaggio in cerca di informazioni prima di fare gesti avventati.

E nel frattempo Neil poteva avvertire le sue sorelle.

Non avrebbe mai tenuto per sé un’informazione così importante e pericolosa.

Era affidabile.

Doveva esserlo.

Era il suo migliore amico, dopotutto.

 

Neil si pentiva un po’ di essere partito in fretta e furia, ma alla fine si rivelò essere stata la scelta giusta, perché arrivò appena in tempo, all’alba della gara del pesce d’oro, nel soleggiato e caldo Regno dei Coralli.

La brezza marina era leggera e portava l’odore del mare.

Neil raggiunse la riva dell’isola del Sole, la più grande dell’arcipelago, e poi noleggiò una piroga che l’avrebbe portato in giro per tutto il tempo in cui si sarebbe trovato lì, dirigendosi verso l’isola delle Stelle, dove era collocata la regga di Fiordoblio.

Era ancora presto, troppo per aspettarsi che i membri della corte fossero già in piedi, pertanto se la prese comoda, godendosi l’aria fresca e piacevole e le onde chete.

Neil aveva sempre sentito un certo legame con il Regno dei Coralli, probabilmente perché Helgi gli aveva sempre detto che sua madre era nata e cresciuta lì. Neil non aveva ricordi di quando era molto piccolo, e la primissima cosa che riusciva a ricordare erano le forti braccia di Helgi che lo stringevano e lo rassicuravano che tutto sarebbe andato bene, e che si sarebbe preso cura di lui.

Era stato dopo un incidente, un incidente che gli aveva fatto perdere la poca memoria che aveva, pertanto Neil capiva la drammaticità del ricordo, ma ora che conosceva la verità, iniziava a chiedersi quanto ci fosse di vero in tutto ciò che conosceva. Forse anche i suoi ricordi non erano del tutto affidabili? In un mondo dove esisteva la magia, ogni cosa era possibile, dopotutto.

Ma era innegabile la connessione che provava verso l’arcipelago, così pieno di misteri, di pace e di aromi meravigliosi.

E a proposito di aromi, una volta raggiunta la spiaggia dell’isola delle Stelle, Neil fu accolto dall’inebriante profumo del labirinto che circondava il castello. Era un guardiano potente nel tenere lontani gli intrusi, dato che cambiava percorso a seconda della circostanza, e i suoi fiori potevano confondere le menti incaute e con pensieri maligni. Neil aveva sentito qualcuno commentare che un labirinto del genere fosse magico, e che dovesse essere estirpato, ma Tiarè, la giardiniera di corte e custode del labirinto, aveva replicato, dopo aver sentito le voci, che non c’era nulla di magico nel potere della natura, e Helgi, che aveva contribuito con la donna a crearlo, aveva concordato con lei.

Neil stimava tantissimo Tiarè, da sempre, per via della sua particolare sensibilità con la natura e il suo dono di riconoscere e capire cose e persone dai profumi che lasciavano. 

-Chi è là?- chiese l’inconfondibile voce della donna, che era intenta a intrecciare una corona di fiori all’entrata del labirinto. Le sue mani riuscivano a creare delle meraviglie.

-È passato un po’ di tempo, come stai, Tiarè?- chiese Neil, avvicinandosi con un grande sorriso. Doveva aspettarsi che fosse sveglia. Era sempre molto mattiniera.

-Oh, Neil, non ti avevo…- Tiarè si interruppe di scatto, quando Neil fu abbastanza vicino da farle sentire il proprio odore.

Essendo da sempre priva della capacità di vedere, Tiarè aveva affinato gli altri sensi, con i quali si regolava, in particolare l’olfatto. Aveva riconosciuto la familiare voce di Neil, ma rimase molto sorpresa dall’odore che emanava. Era sempre stato molto riconoscibile, e molto simile a suo padre Helgi, con un profumo di natura, piante e sprizzante di energia positiva.

In quel momento però c’era una traccia nuova, una traccia diversa e pericolosa, ma allo stesso tempo estremamente familiare per Tiarè, che fu riportata alla sua infanzia, e a una persona che la donna non credeva che avrebbe mai più percepito, dato che era scomparsa per sempre.

-Tutto bene?- Neil le si avvicinò ulteriormente, preoccupato.

Tiarè tornò a sorridere.

-Sì, va tutto bene. Qualcosa mi dice che hai avuto un lungo viaggio e che avrai molto da raccontare alla principessa Kalea- suppose, mettendo da parte la coroncina di fiori e alzandosi per accogliere meglio l’ospite.

Neil ne approfittò per prendere lui stesso la corona e osservarla.

-E qualcosa mi dice che Purotu e Naehu hanno detto a tutti della loro piccola avventura ad Arcandida… la corona è stupenda come sempre, Tiarè- si complimentò.

-È stato un evento pregno di emozioni per loro, anche se è durato più il viaggio della permanenza. Non ti trattengo oltre, sarai stanco. Sicuramente vorrai riposarti un po’ prima della gara- Tiarè recuperò la corona, e gli fece cenno verso l’entrata del labirinto, per farlo entrare a palazzo.

Neil fece qualche passo in quella direzione, poi sembrò ripensarci e si girò verso Tiarè per chiederle un’ultima cosa.

-Che tu sappia, Purotu è già andato a recuperare l’alga per l’esca?- chiese, temendo di essere arrivato in ritardo.

Tiarè annuì.

-L’ho sentito circa un’ora fa- disse, senza troppi dettagli.

Non che servissero. Neil lo conosceva abbastanza da sapere che sicuramente si era lamentato tantissimo della sua assenza, borbottando tra sé per tutto il viaggio fino alla piroga e in mare.

Riusciva quasi a vederlo, braccia incrociate, passi pesanti, che borbottava piccoli insulti, i lunghi capelli al vento e… e… riusciva quasi a vederlo per davvero.

Neil sentì il vento farsi leggermente più forte, e la sabbia che si alzava sulla spiaggia vicino alle piroghe sembrava quasi mostrare l’immagine del ragazzo che era stato lì poco prima.

Non aveva mai visto niente del genere.

La visione fu interrotta da Tiarè, che si mise davanti a lui, oscurandola ai suoi occhi, e svegliandolo da una specie di trance nella quale era caduto senza rendersene conto.

-Dovresti proprio riposarti un po’- gli suggerì, in tono dolce ma anche fermo, e un po’ preoccupato.

Neil scosse la testa, e decise di non pensare alla strana visione appena avuta.

In effetti era stanco e aveva bisogno di riposare un po’.

-Hai ragione, Tiarè, è stato un lungo viaggio. E ormai non riuscirei comunque a raggiungere Purotu, quindi meglio riposarmi un po’ e cercare un modo di farmi perdonare- la salutò con un’affettuosa pacca sulla spalla, e si girò per avviarsi verso l’entrata del labirinto.

Tiarè lo controllò con attenzione per tutto il suo tragitto, da lontano, basandosi su suoni e olfatto e temendo potesse perdersi, ma il labirinto lo fece passare in meno di un minuto, accogliendolo come un vecchio amico.

La giardiniera tirò un sospiro di sollievo, e tornò al suo lavoro, leggermente più tranquilla.

Se il labirinto garantiva per lui, era una prova sufficiente per Tiarè della sua buona fede.

Ma era il caso che lo tenesse d’occhio… metaforicamente.

Neil intanto aveva raggiunto il portico, ed era rimasto sorpreso nel notare la figura pigiamosa della principessa dei Coralli, seduta a terra e con il volto addormentato posato sulla mano.

Non trattenne un risolino, che la fece sobbalzare e svegliare di botto.

-Purotu!- esclamò, mentre metteva a fuoco l’immagine divertita di Neil.

-Tu non sei Purotu- aggiunse poi, alzandosi in piedi e guardandolo più attentamente.

Neil scosse la testa.

-Mi dispiace deludervi, principessa Kalea- si avvicinò.

-Neil!- e quando la principessa finalmente lo riconobbe, i suoi occhi si accesero di felicità, e si precipitò sul giovane uomo per stringerlo in un forte abbraccio.

Nel Regno dei Coralli la formalità era sempre facoltativa, e Kalea adorava esprimere affetto con abbracci, balletti e generale vicinanza con il suo popolo. Era sempre stata molto espansiva. A volte anche troppo, ma Neil non se n’era mai lamentato. Era meglio di ricevere occhiate sospettose o piene di odio.

Chissà se le persone lo odiavano perché sapevano delle sue vere origini… Neil non voleva pensarci.

-Che accoglienza! Come mai sveglia a quest’ora, principessa?- chiese, sorpreso di vederla così mattiniera, anche se poteva capire il perché. Chiaramente era preoccupata per Purotu, e molto probabilmente la colpa era di Neal che quella volta non era andato con lui a recuperare l’alga.

Si sentì un po’ in colpa, ma non poteva farci niente. Era già tanto che fosse riuscito a raggiungere il regno… e forse non avrebbe neanche dovuto farlo.

-Non potevo dormire! Oggi c’è la gara, e sai quanto è importante per il regno! Sono così emozionata! Chissà chi vincerà quest’anno. Purotu sta preparando la canna da pesca da…- Kalea iniziò a spiegare, saltellando da un piede all’altro, eccitata e agitata al tempo stesso.

-…sì, me ne ha parlato, quando è venuto ad Arcandida. Sembra così convinto che penso abbia discrete possibilità di vincere lui- Neil sorrise pensando al ragazzo. 

-Giusto, l’hai visto ad Arcandida- Kalea annuì, ricordando l’informazione.

Passarono alcuni secondi, mentre tale informazione si registrava completamente nel suo cervello.

-Vero! Arcandida! Alla fine cosa è successo?! Nives non si è sposata, vero? Ovvio che non si è sposata, non abbiamo ricevuto nessun invito, dopotutto. La zia come l’ha presa? C’è stato qualche incidente diplomatico? Devi dirmi tutto!- come Neil si aspettava, conoscendola, Kalea iniziò a premere per informazioni, gli occhi brillanti e pieni di curiosità e interesse. C’era anche una leggera preoccupazione, ma era leggera, e sepolta dall’ottimismo.

Neil aveva visto molto raramente delle emozioni negative negli occhi della principessa, e solo in momenti davvero orribili della sua vita, che per fortuna erano stati molto pochi, almeno quelli ai quali Neil aveva assistito.

-Mmmmm, non so se dirvelo subito, o aspettare stasera e lasciarvi nel dubbio, vostra maestà. È una storia lunga, dopotutto…- Neil la prese un po’ in giro, fingendo di non volerle dare alcuna informazione, anche se in realtà smaniava per raccontare tutto sia a lei che a tutta la corte.

Sperava però di farlo quando almeno i tre fratelli fossero presenti, così da non doverlo raccontare troppe volte.

Era davvero una lunga storia, alla fine.

-E io ho lungo tempo… tanto tempo… insomma, dimmi almeno se si è sposata. Tanto lo so che la risposta è negativa- Kalea gli fece una linguaccia ben poco signorile. Se Berglind fosse stata lì sarebbe probabilmente svenuta. Fortuna che Berglind non avrebbe mai più rivisto la nipote.

Neil non si trattenne.

-Sposata no, hai ragione… si è fidanzata, però- disse, con un sorrisino malizioso.

La reazione di Kalea fu buffa come lui si aspettava. Sgranò gli occhi in modo davvero comico, e si portò le mani alla bocca spalancata, sconvolta.

-Fidanzata?!- esclamò con forza, incredula.

-Oh guardate, sta arrivando Purotu- Neil tornò formale, e indicò la figura del ragazzo che si poteva intravedere sulla spiaggia, e sembrava tenere in mano l’alga.

Neil sapeva che avrebbe fatto un ottimo lavoro anche da solo. Il ragazzo era in gamba.

-Non puoi dirmi una cosa del genere e poi distrarmi con Purotu! Con chi si è fidanzata?!- Kalea prese Neil per le braccia e iniziò a scuoterlo avanti e indietro, cercando risposte.

Neil però rimase in silenzio, e continuò a guardare Purotu, per niente scosso dalle scosse.

-Oh, guardate. Sembra aver preso l’alga, è entrato nel labirinto- continuò a fare la telecronaca degli spostamenti del ragazzo, cercando di distrarre Kalea, che però rimase concentrata.

-Dimmi almeno se è una brava persona! Non sta venendo costretta, vero? Io e le mie sorelle saremo invitate al matrimonio? Vorrei troppo rivederle tutte- Kalea si intristì, e mostrò a Neil degli occhi da cucciolo davvero adorabili.

Il giovane uomo cedette un pochino.

-Per il momento ti dico che è davvero innamorata, ed è l’ultima persona che ti aspetti- disse solo, ma poi si appuntò di parlare solo in presenza anche di Purotu e Naehu.

-Non mi aspetto nessuno! Nives fidanzata è strana da immaginare- Kalea aveva l’espressione di una persona che ha scoperto che tutto il suo mondo è stato capovolto, e a malapena si accorse dell’arrivo di Purotu, almeno finché il ragazzo non si accorse di loro.

-Neil! Sei in ritardo! Dovevi essere qui due giorni fa!- furono infatti le dolci e affettuose parole che Purotu rivolse al nuovo venuto.

-Chiedo scusa, ma se può consolarti non sarei proprio dovuto venire e ho infranto un po’ le regole solo per per venire qui. Conterà pur qualcosa, no?- Neil provò a giustificarsi.

-Hmpf, non che servissi, ho preso l’alga anche da solo- Purotu mostrò il frutto della sua pesca mattutina, con orgoglio.

E Kalea finalmente si ricordò di avere un fratello.

-Hai trovato l’alga! Ottimo! La pesca sarà un altro successo!- si complimentò, sollevata.

-Perché questo tono sorpreso?! Pensavi che non sarei riuscito da solo? Per questo sei qui ad aspettarmi di prima mattina e ancora in camicia da notte?- Purotu fece il muso, al quale Kalea rispose mantenendo fisso il suo sguardo.

Si fissarono qualche secondo, prima di ridacchiare entrambi.

-Lo so che sei in gamba, fratellino. E ora che ne ho avuto conferma, meglio che torno in camera a prepararmi per la gara. È un giorno importante, dopotutto!- Kalea fece un cenno di saluto ai due giovani e si avviò nella sua stanza, per prepararsi, i riccioli rossi e disordinati scossi dal vento.

Quando fu scomparsa alla vista, Purotu si rivolse a Neil, ancora con un cipiglio severo e irritato.

-Allora, hai intenzione di lasciarmi preparare l’esca da solo, o almeno su questo sarai abbastanza gentile da aiutarmi?- lo provocò, indicando la cucina della reggia.

Neil si finse offeso.

-Ti sembra il modo di trattare un amico? Io ti aiuto, ma per punizione non ti dirò niente su come è finita la questione del matrimonio di Nives!- gli fece una linguaccia, e poi lo anticipò in cucina.

-No! Non è giusto! Devi dirmelo! Sono giorni che aspetto notizie- Purotu lo seguì in cucina irritato, ma si zittì quando venne fulminato dallo sguardo di Emiri, il cuoco, che stava già preparando il banchetto di quella sera aiutato dai suoi fedeli pappagallini. Non sopportava di essere disturbato quando era a lavoro, soprattutto quando tale lavoro era molto e impegnativo.

Purotu lanciò a Neil un’occhiata risentita, come se fosse tutta colpa sua se si era beccato un rimprovero, e prese il necessario per preparare l’esca, in un angolo angusto dove lui e Neil non avrebbero disturbato il cuoco a lavoro.

Ci pensò qualcun altro, però, a disturbare Emiri.

Naehu entrò in cucina assonnato, sbadigliando, e con il semplice desiderio di fare una leggera colazione prima della gara. In mano aveva il suo fedele taccuino, dove scriveva poesie, ed era già elegantemente vestito per l’occasione, anche se non avrebbe partecipato alla gara vera e propria.

-Buongiorno, Emiri, posso prendere un po’ di frutta per…?- iniziò a chiedere, con gentilezza.

Emiri lo spinse lontano dalla sua preparazione degli scampi.

-Prendi quello che vuoi, basta che te ne vai il prima possibile- gli spinse un cesto di frutta in mano, e gli indicò la porta.

Poteva sembrare davvero offensivo, ma era conoscenza comune che Naehu fosse piuttosto imbranato. Era capitato spesso che intralciasse le preparazioni senza volerlo, solo stando nella stanza e facendo un movimento sbagliato che buttava all’aria ore di preparazione.

-Oh… sì, certo, chiedo scusa- Naehu fu veloce a scansarsi, e cercò di tenere in equilibrio il cesto di frutta con una mano sola il tempo di scegliere cosa mangiare.

Purtroppo non aveva abbastanza forza, e mentre afferrava una papaya, perse l’equilibrio, e Neil notò chiaramente che metà della frutta stava per ruzzolare al suolo.

Sollevò la mano istintivamente, e in qualche modo tutto il cibo rimase al suo posto.

Naehu riuscì con difficoltà a posare il vassoio su un tavolo, e decise di tagliare la corda. Non aveva neanche notato la presenza di Purotu e Neil, che continuarono il loro compito in silenzio.

Quando però l’esca fu completa, e Purotu andò a prepararsi per la gara, commentando sulla sua nuova canna da pesca e di come avrebbe sicuramente vinto, Neil decise di andare sulla spiaggia, e non nella camera che di solito gli offrivano a palazzo, che visitò solo per poggiare la sua borsa.

Iniziò a passeggiare tra le dune riflettendo sulle cose strane che gli stavano succedendo negli ultimi tempi. Non stava cercando di usare la magia, non voleva farlo, eppure sembrava che essa agisse senza seguire il suo volere o il suo ordine, come qualcosa di completamente istintivo e incontrollabile.

Ma come era possibile che fosse così libera e incontrollata quando per anni era stata dormiente?!

Forse era vero che usare anche una sola volta la magia ti consumava per tutta la vita. Neil si sentiva diverso, e pericoloso, ma non poteva neanche negare l’attrazione che provava verso quella forza così potente.

Alla fine non aveva fatto niente di male, giusto? Niente di cattivo, o pericoloso, o…

Le sue riflessioni si interruppero quando notò una figura tra le dune, e Neil sorrise e si avviò verso la persona che aveva immediatamente riconosciuto, che stava segnando qualcosa sulla sabbia con un bastoncino, con grande concentrazione.

-Buongiorno, Naehu- salutò il principe, che si alzò di scatto e si girò sorpreso verso Neil.

-Neil! Non pensavo che saresti venuto. Benvenuto!- lo salutò, con un grande sorriso, facendogli un cenno.

Neil si avvicinò, e osservò le parole nella sabbia. 

Naehu era un poeta, ed era sua abitudine scrivere i versi nella sabbia e poi scrivere sul suo taccuino solo ciò che non era cancellato dal mare. Non condivideva spesso le sue composizioni con il mondo, dato che era timido e non molto sicuro di sé, e poi il popolo del Regno dei Coralli non era famoso per il suo interesse verso poesie e libri. Erano principalmente pescatori, viaggiatori, amanti delle piante e delle attività all’aria aperta. Non erano molti i libri presenti tra le isole, e quasi tutti si trovavano nella reggia di Fiordoblio e sul faro di Moea.

Non che ci fosse niente di male a non apprezzare la letteratura, ognuno aveva le sue passioni, ma Neil riusciva a percepire che Naheu non si sentisse mai troppo a suo agio nelle isole, non come il fratello Purotu. Era proprio il caso di dire che fosse un pesce fuor d’acqua, nel Regno dei Coralli.

-Ti interrompo durante il tuo processo creativo?- chiese il giardiniere, avvicinandosi e osservando le strofe nella sabbia.

Naehu era molto protettivo verso i suoi versi, ma permetteva sempre a Neil di leggerli, dato che anche l’uomo era appassionato di poesie, sebbene non fosse bravo a scriverne.

-Non sono niente di che, non ero molto ispirato- il ragazzo alzò le spalle, un po’ imbarazzato.

Neil lesse le strofe con attenzione.

-È vero, hai fatto di meglio- ammise, sincero. Uno dei motivi che spingeva Naehu a mostrare a Neil le sue opere era anche la sincerità che il giovane aveva nelle critiche al lavoro. Diceva che lo facevano crescere.

-Però questa è molto bella, spero che l’oceano la risparmierà- aggiunse poi Neil, indicando una strofa che difficilmente sarebbe stata risparmiata dall’oceano, dato che era molto vicina all’acqua, ben più di altre.

-Sarà il mare a decidere, come sempre- Naehu scosse la testa, ma non trattenne un sorrisino, e poi si sedette sulla sabbia, e osservò l’orizzonte. Neil si sedette accanto a lui.

-Va tutto bene?- chiese, sorpreso nel vederlo così riflessivo.

-Kalea mi ha chiesto di scrivere un poema per inaugurare la pesca del pesce d’oro, ma non sono molto convinto di come sia uscito, e non sono sicuro che sarà molto apprezzato- Naehu seppellì il volto tra le braccia incrociate e appoggiate sulle ginocchia, nervoso e abbattuto.

-Penso che apprezzerebbero delle parole di incoraggiamento. È un’idea davvero bella da parte di Kalea- approvò Neil, che era sicuro che il popolo avrebbe esaltato con entusiasmo la poesia di Naehu, a prescindere se fosse stata effettivamente bella oppure no. Erano comunque un popolo molto caloroso.

-Sì, beh… almeno dimostro che faccio qualcosa per questa festa- la voce di Naehu era un sussurro.

Neil aggrottò le sopracciglia.

-In che senso?- chiese, confuso su dove Naehu volesse andare a parare.

-Insomma, ormai sono abbastanza grande, e tutti alla corte fanno qualcosa: Emiri prepara il banchetto, Tiaré fa le corone di fiori e gli addobbi, Kalea è la principessa, Purotu è un abile pescatore e sicuramente quest’anno sarà lui a catturare il pesce. Persino le lucertole e i pappagalli lavorano, mentre io non so fare nulla di utile. Rischio di mandare a fuoco la cucina con le più semplici preparazioni, i fiori appassiscono quando provo a maneggiarli, l’ultima volta che ho provato a pulire ho quasi tagliato la coda a una lucertola…- iniziò a lamentarsi Naehu, abbattuto.

-Suvvia, le code ricrescono- provò a rassicurarlo Neil.

-Non è questo il punto… non so fare niente di utile, so solo scrivere poesie, e non escono neanche bene- Naehu lanciò al taccuino un’occhiata sdegnata, e po lo gettò lontano, verso la sabbia.

Neil non lo aveva mai visto così, ed era sorpreso che il suo essere unico e diverso rispetto a tutti gli altri nel regno lo facesse sentire così inutile.

Non commentò, e si limitò ad alzarsi, recuperare il taccuino, e tornare poi verso Naehu, con calma e tranquillità, sotto lo sguardo vigile e un po’ timoroso del ragazzo.

Dopo qualche secondo di silenzio, Naehu cercò di fare un passo indietro.

-Non volevo comportarmi così, sono solo nervoso per…- iniziò a giustificarsi, un po’ a disagio.

-Sai quanti poeti ho incontrato in tutti i cinque regni, nei miei spostamenti?- lo interruppe Neil, continuando a guardare il taccuino e sorridendo a tutte le scritte, alcune con grafia quasi illeggibile, e correzioni. C’era enorme impegno in ogni strofa.

Naehu sospirò.

-Un centinaio?- suppose, abbattuto.

Neil scosse la testa.

-Tre… e due di questi hanno la poesia come hobby, e producono circa tre poesie l’anno, al massimo. Il terzo… sei tu- si girò verso Naehu, che era arrossito appena, non aspettandosi una cosa del genere.

-E sai quanti libri di poesie ho letto nella mia vita?- chiese poi Neil, continuando a guardare il poeta, che alzò le spalle, senza sapere cosa rispondere.

-Centinaia… tutti vecchi, o di altri regni. E non sono l’unico a leggere poesie. Nives le adora, e anche Diamante, e c’è un mercato immenso nel Regno del Deserto e soprattutto nel Regno del Buio. Tu sei speciale, Naehu, hai un dono. Devi solo trovare il tuo pubblico e il luogo migliore dove portarlo alla luce- lo incoraggiò Neil, con un sorriso, porgendogli il blocco per appunti.

Naehu esitò qualche secondo, ma alla fine lo afferrò, e lo strinse a sé.

-Non posso lasciare le isole, non posso lasciare Purotu…- borbottò, e non sembrava che fosse un pensiero indirizzato a Neil, che si rese finalmente conto di cosa avesse fatto partire questa rete di dubbi e incertezze.

Naehu aveva vissuto per tutta la vita nell’arcipelago del Regno dei Coralli, e non conosceva molto altro all’infuori di esso. 

Adesso però aveva visitato il Regno dei Ghiacci Eterni, e aveva passato del tempo nell’immensa biblioteca di Arcandida. Aveva letto poemi che non credeva potessero esistere, e interagito con Haldorr e Nives che erano avidi lettori. Aveva conosciuto principi di regni lontani, ascoltato storie.

Naehu non era mai stato avventuroso come Purotu, ma condivideva con il fratello una grande curiosità, indirizzata verso i suoi interessi. Lui era un poeta, e le sue poesie avevano bisogno di soggetti che poteva trovare fuori dalle isole.

Ma era anche spaventato all’idea di restare solo, e non aveva mai contemplato di separarsi dal suo gemello… fino a quel momento.

Neil gli diede una pacca sulla spalla.

-Segui il tuo cuore… ti ha sempre aiutato con la tua arte- gli sorrise, e si alzò, per tornare a Fiordoblio.

L’incontro con Naehu non lo aveva aiutato a placare i propri pensieri confusi, ma era servito a distrarlo, e a farlo anche riflettere.

Forse anche Neil poteva applicare gli stessi consigli che aveva dato a Naehu. Aveva un dono che nessun altro aveva, o che quantomeno era raro, e doveva solo trovare il suo posto, il suo pubblico, il modo di sfruttarlo al meglio.

Ma anche lui, come Naehu, era frenato da qualcosa, o meglio, qualcuno.

Qualcuno che aveva una lunga barba bianca e occhi che sorridevano.

Qualcuno che aveva lunghi capelli biondi e un lupo-uomo come fidanzato.

Qualcuno con tante treccioline e un sorriso che lo faceva sempre sentire completo.

E altre persone, sparse in tutti i regni.

Neil sospirò, cercò di non pensarci al momento, e si concentrò sulla gara imminente.

Non aveva avuto tempo di riposarsi, ma era certo che non sarebbe stato un problema.

Dopotutto non avrebbe partecipato, sarebbe solo rimasto in spiaggia ad incoraggiare i pescatori e le pescatrici che si sarebbero cimentati nell’impresa.

Cosa poteva andare storto?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Le cose possono andare storte, ma non è detto che accada, diamo a Neil il beneficio del dubbio.

Giungiamo finalmente nel regno dei coralli, conosciamo la principessa Kalea, Tiarè ed Emiri, incontriamo nuovamente Purotu e si approfondisce Naehu, che nei libri è sfruttato pochissimo, ma io ho intenzione di far comparire di più.

Il capitolo è un po’ di passaggio, ma spero che vi sia piaciuto. Nel prossimo vedremo la gara del pesce d’oro e temo che arriverà anche uno spiacevole personaggio… se avete odiato Hansen, sappiate che non è niente in confronto al mio incubo.

Un bacione e alla prossima! :-*

   
 
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