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Autore: luciadom    27/01/2024    0 recensioni
Piccoli momenti di ognuno dei personaggi della mia long UN SOGNO, UNA PROMESSA, UN AMORE, da soli o meno.
Piccoli momenti delle loro vite tra passione, amore, lavoro, sofferenza, e tutto ciò che li ha resi quelli che sono, prima o durante il tempo della narrazione della long originale.
Dal V Capitolo:
- Minako? - proprio la futura sposa la richiamò all’ordine.
- Sììììì???-
Minako si voltò verso la gemella con due fiammelle al posto degli occhi.
- Ti rendi conto, sì, di essere già sposata, che forse, e dico forse, tutto questo entusiasmo dovrei mostrarlo io, e non tu? -
Usagi trattenne a stento un risolino. Ikuko sorrise e scosse la testa.
Si voltò verso la carrozzina dove riposava la sua nipotina, la piccola Chibiusa, e poi tornò a guardare le sue due gemelle.
Così simili, e allo stesso tempo così diverse.
- E questo cosa vorrebbe dire? -
Minako fece spallucce, raggiungendo velocemente sua sorella sulla pedana, vestita con una sottoveste di seta e pizzo.
Le prese entrambe le mai e le fece sventolare.
- È la mia gemella che si sposa! E si sposa con Mamoru Chiba! Ma-mo-ru Chi-ba! Non parliamo di due fidanzati comuni eh! -
Usagi sospirò. - Sei incorreggibile! -
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Ami/Taiki, Haruka/Michiru, Mamoru/Usagi
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Real life: childreen hospital story'
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Ciao popolo di EFP!!!
No, non è un miraggio questo nuovo capitolo.
No, non è un messaggio alieno da una Galassia lontana.
Sì, sono io che sono tornata dopo… beh, dato tutto quello che è successo dal lockdown a questa parte, diciamo semplicemente, “dopo”.
L’ultimo mio aggiornamento risale a mesi fa, tra shottine e il restyling della storia madre di questo Spin-Off, e non voglio nemmeno pensare alla mia long in City Hunter che sta facendo muffa, ragnatele e capelli bianchi T_T
Penso ogni giorno, ogni singolo giorno a tornare più attiva con le mie fanfiction e con gli aggiornamenti da leggere, ma ormai i tempi spensierati dei miei primi anni su EFP non ci sono più, e purtroppo per certi aspetti, (o per fortuna per altri), non torneranno.
In questi giorni però tra studio, lavoro e tante cose personali ho deciso di ritagliarmi un angolino anche per la scrittura, e quindi eccomi finalmente a terminare anche il capitolo dello Spin-Off dedicato al Matrimonio di Usagi e Mamoru.
Per chi di voi conosce la long originale, ancora prima del restyling che sto man mano facendo… beh, immagino la vostra reazione, e a volte ancora rido fino alle lacrime andando a rileggermi le vostre meravigliose recensioni!
Questo capitolo è un approfondimento degli ultimi due della storia madre, arricchendo tutto man mano e riprendendo in parte anche i due capitoli precedenti, quelli dedicati ai matrimoni di Ami e Taiki, e di Minako e Yaten.
Parte dal giorno dopo il processo di Katia Azamawari, e prosegue con la dichiarazione di Mamoru ad Usagi e tutto ciò che ne consegue, raccontato nel capitolo finale della long tramite flash-back.
Il capitolo è lungo, e spero non me ne vogliate, ma ho cercato di descrivere ogni cosa nel miglior modo possibile, restando fedele a tutto quello che ho creato con questa mia piccola saga in tutti questi anni.
Vi auguro buona lettura!
 

5) Il matrimonio del mio migliore amico – Il matrimonio della mia gemella 2.0
 
 
Domenica 21 Novembre 2010
 
 
Non aveva più dubbi.
In realtà, sapeva di non averne mai avuti fin dall’inizio.
Dal momento in cui si era accorto di essersi innamorato di Usagi, Mamoru aveva capito che mai avrebbe preferito stare in nessun altro posto se non con lei, per tutta la vita.
L’inizio turbolento della loro storia e il suo evolversi passionale e dolce assieme, e gli eventi che lo avevano investito in pieno nelle ultime settimane, gli avevano fatto prendere la sua decisione.
Prima che venisse a sapere del rapimento di Usagi ne aveva già parlato con Taiki, e adesso era arrivato il momento giusto per parlarne anche con lei.
Soprattutto, con lei.
Sentì improvvisamente che quelli potevano essere il posto e il momento adatti, e così, spontaneamente e senza mezzi termini, avrebbe detto quelle tre, piccole paroline, che gli avrebbero cambiato la vita per sempre.
Quel lungo incubo era finalmente finito, e niente li avrebbe più ostacolati.
Usagi stava bene, e Goro anche.
La Clinica era salva, i tabloid presto avrebbero virato la loro attenzione altrove, o forse no, ma, almeno avrebbero avuto notizie più liete su cui scrivere, e loro avrebbero potuto ricominciare a vivere serenamente e in tranquillità.
Sì, quella era l’occasione giusta.
Erano a casa di lui, di fronte al camino in tavernetta, abbracciati e da soli.
Lì si erano rilassati più volte tra baci, abbracci, coccole o chiacchierate in compagnia.
Lì avevano dato inizio alla loro storia quasi un anno prima.
 
“Forza, Mamoru Chiba! Sono solo tre parole!”
 
- Stavolta è davvero tutto finito. -
 
Usagi aveva interrotto i suoi pensieri di autoconvincimento.
Era ancora sconvolta per quanto appreso su Katia, sull’epilogo che quella vicenda aveva avuto per lei.
Mamoru lasciò momentaneamente il suo flusso di pensieri per dedicarsi a lei.
Su Katia Azamawari era ancora irremovibile, anche da morta.

- Ha avuto quello che meritava, Usagi. -
 
Il tono di Mamoru era forse anche un po’ troppo duro.
Usagi fece un cenno d’assenso col capo, malinconicamente.
 
- Sì, però … È morta, capisci? Ha preferito suicidarsi. Certo, non aveva più grandi aspettative dalla vita, ormai, però … provo quasi pena per lei. In realtà è sempre stata sola, tutti questi anni. Anche chi le stava vicino l’ha abbandonata. Le era rimasta solo la vendetta … Si può davvero vivere solo per un’idea? Un’ idea così? Non è triste? -
 
Lui non era dello stesso avviso.
Non riusciva a perdonare Katia Azamawari nemmeno da morta, per tutto quello che gli aveva fatto.
E poi Usagi per un motivo o per un altro, non era nelle condizioni di parlare in quel modo.
 
- Vorrei farti notare un paio di cose, Usako. -
 
- Sarebbero?
 
-Usagi lo guardò incuriosita, e lui ricambiò il suo sguardo con l’espressione che le faceva ogni volta che difendeva convintissimo le sue posizioni.
 
- Primo, tu sei stata la vittima, ed è impensabile che la pensi in questo modo adesso, e poi … per anni non hai vissuto anche tu solo per onorare la tua promessa, trascurando la tua felicità? -
 
Usagi per un attimo non rispose.
Beh… Mamoru non aveva proprio tutti i torti. Sapeva benissimo cosa dirgli, ma aveva bisogno di trovare le parole giuste.
Nei giorni precedenti aveva parlato con Ami, più per lui che per se stessa, e aveva capito che per quanto potesse odiare Katia, in fondo, poteva capirla.
Proprio per quello che aveva detto Mamoru.
Inconsciamente, anche se in minima parte, c’era stato quella che in Psicanalisi è nota come Identificazione con l’aggressore, un meccanismo di difesa della mente.
E a quanto alla promessa, beh sì, era vero, ma non era nemmeno del tutto paragonabile.
 
- È vero, ma non è la stessa cosa. -
 
- Può darsi, ma anche se per un periodo nettamente minore, anche tu non hai agito secondo ragione, e non hai dato retta a nessuno. -
 
Sottolineò le ultime verissime parole, ed Usagi sospirò, dovendogli dare ragione.
 
- Va bene. - disse alzando le mani. - Stavolta non posso controbattere, sono nel torto, ok? -
 
Mamoru ridacchiò, attirandola di nuovo tra le sue braccia.
 
- Comunque … - riprese lui. - È triste il tuo caso, o meglio, lo è stato. L’ostinazione a rinunciare alla propria felicità per paura di soffrire ancora e di tradire la memoria di una persona che hai amato tanto, era triste. La paura di non mantenere veramente la tua promessa se ti fossi fatta coinvolgere troppo dai sentimenti, era triste. Il caso di Katia invece non era triste, ma diabolico. Diabolico, freddo e calcolato. Una persona che fa quello che ha fatto lei non è triste Usagi, è pazza e crudele. -
 
Aveva ragione, ma Usagi provava comunque un senso di vuoto.
 
- Comunque siano andate le cose, adesso possiamo davvero buttarci alle spalle tutto. L’incubo è finito. -
 
- Sì. - rispose lui, pronto a darle ragione e a godersi finalmente la tanto agognata felicità. - Ora possiamo dare inizio al nostro piccolo sogno. -
 
- La nostra piccola famiglia! -
 
Usagi si sfiorò la pancia, pensando al sogno che aveva fatto in clinica.
Mamoru colse l’occasione che aspettava.
Usagi gli si era ora accoccolata su una spalla. Con una mano gli cingeva la schiena e con l’altra continuava ad accarezzarsi il ventre.
Mamoru prese un grosso respiro e bloccò proprio quella mano, intrecciandone le dita con le sue e fissandole sul suo grembo.
Si ricordò della conversazione che aveva avuto con Taiki, immediatamente prima che gli arrivasse la telefonata di Katia.
Smise di rimuginare e agì e basta.
 
- Usako? -
 
Usagi se ne stava ancora accoccolata a lui, assorta e con gli occhi verso la brace e la legna, forse ancora pensando al processo, al suicidio di Katia Azamawari e a tutto quello che aveva affrontato, oppure chissà, magari stava pensando a tutt’altro, ma al suono della sua voce si riscosse subito.

- Hm? -
 
Distolse lo sguardo dal caminetto per poggiarlo su di lui, e si specchiò nel blu profondo del suo sguardo.
Caspita, quanto erano belli quegli occhi, e quanto li amava!
 
- Mi vuoi sposare? - disse all’improvviso lui, senza esitazione.
 
Non gli rispose subito, scombussolata da quell’improvvisa e forse inaspettata domanda.
Spalancò gli occhi e la bocca.
Cosa le aveva appena detto?
 
- Ma… Mamoru … - Iniziò a boccheggiare.
 
- Sposami, Usagi. - continuò lui, sicuro e deciso - Sei la donna della mia vita, aspetti mio figlio e la sola idea di perderti mi ha fatto capire quanto davvero non possa fare a meno di te. Noi due ci apparteniamo. Dopo tutto quello che abbiamo passato e superato, ne abbiamo avuto la prova, no? -
 
Usagi annuì debolmente, incapace di formulare frasi di senso compiuto, tanta era l’emozione che stava provando in quel momento.
Aveva già ricevuto una proposta di matrimonio in passato, e poi le cose erano andate com’erano andate con Seiya, e adesso con Mamoru stava rivivendo quel momento.
Senza riuscire a fare altro, non mosse neanche un muscolo, in preda ad un’ennesima tempesta emotiva nel giro di poche settimane.
Rimase a guardarlo, immaginando non avesse ancora finito di parlare.
Mamoru, infatti, riprese parlando senza discorsi preparati, non fermandosi, nonostante tutto.
Il suo cervello comandava soltanto alla sua voce di esprimersi.
Era il cuore che lo stava veramente guidando.
 
- È vero che stiamo insieme da poco meno di un anno, ma per me non conta. Forse è proprio per quello che siamo e per quello che siamo stati, che ci siano innamorati così, subito, all’improvviso e senza freni, fortemente. Abbiamo conosciuto il dolore troppo presto, tutti e due. Tu hai perso l’uomo che amavi, e anche suo figlio. Ti sei chiusa nel tuo dolore e solo dopo anni hai ricominciato a vivere davvero. Io ho perso la mia famiglia, e stavo per rovinarmi e buttare anche la mia vita, se non fosse stato per Zio Goro … e poi, negli ultimi mesi abbiamo condiviso tutto il male che quella donna ci ha fatto. Noi siamo complementari Usako, ci completiamo. Io senza di te vivrei solo a metà, e sono sicuro che per te è lo stesso, soprattutto, l’ho capito quando mi hai salvato la vita. -
 
Lei era d’accordo, e quotava ogni parola.
Anche lei più volte, aveva capito che senza di lui forse non sarebbe riuscita ad andar avanti.
 
- … E anche tu, hai salvato me. - 
 
Cominciò a proferir parola anche lei, esternando cosa provava dal momento in cui si era finalmente lasciata andare, a quando aveva abbattuto grazie a lui tutti i muri che il passato aveva costruito tra lei e la felicità.
Usagi non si riferiva soltanto a quando lui l’aveva rianimata, quando Katia l’aveva quasi uccisa, per la seconda volta, ma a qualcosa di molto più intrinseco e profondo.
Lo scampato annegamento non era stato che l’ultima occasione in cui lui l’aveva portata alla realtà, né la prima e non la meno importante.
Lui le aveva riaperto il cuore e l’aveva salvata dalla solitudine in cui si era ostinatamente chiusa.
Le aveva dato la possibilità di realizzare tutti i suoi sogni e di mantenere la sua promessa, e l’aveva amata e persino adulata da subito.
Gli aveva detto di aver sognato la loro futura bambina quando si era addormentata con lui accanto.
In realtà, pensandoci meglio, il sonno che l’aveva presa con lui a vegliarla era stato così profondo da ricordare solo buio ed intorpidimento, e quella visione meravigliosa in sogno l’aveva avuta soltanto dopo, quando con lei c’era Ikuko.
Gli aveva raccontato una piccola, bonaria bugia per ringraziarlo in un modo tutto suo.
Era stato un comportamento infantile e sbagliato forse, ma era stata talmente stressata e scombussolata emotivamente da non sapere cosa dire e fare.
 
- Io dovevo farlo! Se non fossi riuscito a salvarti … - le rispose subito lui, quasi in tono ancora terrorizzato, riprendendo le parole che lei gli aveva detto dopo l’incidente.  - Non me lo sarei mai perdonato! Non voglio perderti per nessuna ragione al mondo! -
 
Ad Usagi stavano brillando gli occhi, durante il suo discorso.
La voce di Mamoru si era per un attimo incrinata, sfiorando la disperazione al ricordo di come l’avevano trovata, dopo il blitz in quella casa diventata dell’orrore.
Sentiva ancora i crampi alle mani durante il massaggio cardiaco, il suo respiro che era diventato improvvisamente solo per lei, il terrore a fargli da guida.
Lo vide irrigidirsi e rilassarsi quasi subito: neanche lui, doveva ancora essersi ripreso del tutto.
Mamoru si grattò la nuca imbarazzato, riprendendo con più calma.
 
- Ehm … certo, forse non sono stato molto romantico, e non ho un anello, ma … arriverà, te lo prometto, voglio fare le cose per bene. … volevo che questo momento fosse speciale, perché di certo me lo ero immaginato diversamente … ma non mi andava più di aspettare, ho sentito che questo era il momento giusto per chiedertelo e basta. -
 
Oh, quindi in passato vi aveva già fantasticato su? Che qualcun altro tipo Goro e Taiki, o peggio, la sua gemella, ne fossero già al corrente?
 
- Avrei prenotato un ristorante, o un privé, solo per noi. -
 
Mamoru ricominciò subito, fermandosi appena il tempo di prendere fiato ed elencando a raffica, aiutandosi con le dita, tutti i suoi progetti.
 
- Saremmo stati soli io te, un momento solo nostro. Ti avrei regalato un anello, e poi … poi … - ma non poté continuare, perché Usagi era finalmente passata direttamente all’azione.
 
Gli chiuse le labbra con le proprie zittendolo di colpo.
Gli si era buttata tra le braccia, dandogli una risposta abbastanza eloquente a modo suo.
A Mamoru non restò che ricambiare ed approfondire quel contatto che conosceva bene, ma di cui non avrebbe fatto mai a meno, né ne avrebbe mai avuto mai abbastanza.
Quando si separarono, Mamoru rilasciò un lungo fischio di compiacimento.
 
 - Wow! Beh … Lo prendo come un sì! -
 
- È un sì! Certo che ti sposo, Mamoru. - Usagi rispose, con voce mossa.
 
Mamoru prese di nuovo possesso delle sue labbra, mai stanco.
 
- Avrai l’anello, e anche un’atmosfera più suggestiva! Voglio che sia tutto perfetto! -
 
Usagi scosse la testa, portandogli le mani dietro la nuca.
 
- Non serve. Già così è tutto perfetto! Io sono già tua, Mamoru, sarò sempre tua. -
 
- E io tuo, Usako. Sempre. -
 
Usagi sorrise, commossa.
 
- Ti amo tanto, Mamo - Chan. -
 
Anche lui sorrise, ancora di più.
 
- Anch’io, più di quanto immagini. -
 
Suggellarono quelle dichiarazioni con un bacio che di casto, aveva ben poco.
Dall’esterno giunse la voce di Taiki che li avvisava che erano arrivati tutti, e che in sala da pranzo mancavano soltanto loro.
La pace e l’intimità erano finiti!
 
- Per il momento lo sappiamo solo io e te, ok? -
 
Mamoru lo disse quasi in tono supplichevole, ed Usagi capì che il motivo era un pettegolo di nome Taiki.
Sorrise, trattenendo a stento le risate.
Forse no, Taiki non era ancora a conoscenza dei progetti di Mamoru, o per lo meno, non sapeva che la proposta sarebbe arrivata in una maniera un po’ anticonvenzionale.
Ormai conosceva come le sue tasche sia il suo fidanzato sia Taiki, e sapeva prevedere quasi ogni loro mossa o pensiero.
 
- Per ora sì, o il tuo migliore amico e mia sorella monopolizzeranno le conversazioni a tavola, torturandoci! -
 
Lui ricambiò la sua espressione, annuendo.
Taiki entrò proprio in quel momento.
 
- Piccioncini? Aspettiamo solo voi! -
 
- Arriviamo. -
 
Mamoru lanciò un’occhiata ad Usagi, che scosse la testa ed alzò gli occhi al cielo.
 
- Andiamo? -
 
Lui le porse un braccio e lei vi si aggrappò all’istante.
Si lessero negli occhi le promesse di pochi minuti prima.
Stretta a Mamoru col braccio destro, Usagi fece scivolare quello sinistro lungo il fianco perché Taiki non la vedesse, e prese a massaggiarsi l’anulare col pollice, quel dito che allora era spoglio, ma che presto non lo sarebbe stato più.
Mamoru notò il piccolo gesto e sorrise, facendole l’occhiolino.
Non vedeva l’ora anche lui.
 
***
 
Venerdì 31 Dicembre 2010
 
 
La proposta ufficiale non tardò ad arrivare, dopo poche settimane.
Quello sarebbe stato un Capodanno speciale.
Era un anno esatto che stavano insieme, avevano superato mesi di sofferenze, ed aspettavano una bambina.
Già.
Scongiurati i traumi dovuti all’incidente e al rapimento, nel momento in cui Usagi era stata ancora in tempo per l’amniocentesi, Mamoru e Kaori avevano provveduto subito perché vi si sottoponesse.
Ne era emerso che la gravidanza procedeva bene, e che aspettavano una bimba in perfetta salute.
Mamoru sarebbe stato sicuramente felice anche di un maschio, ma quella notizia lo portò a tre metri da terra per la felicità.
Lui lo aveva detto che avrebbe preferito una femmina.
Una piccola Usagi.
Ancora non sapeva di avere quanta più ragione immaginasse egli stesso.
Per quel 31 Dicembre 2010, aveva letteralmente rapito Usagi da amici e famiglia per trascorrere da soli l’ultimo dell’anno, nel cottage di uno dei loro primi appuntamenti come coppia.
Quello era diventato uno dei loro piccoli angoli fuori dal mondo, un posto solo loro, senza nient’altro che contasse oltre al loro amore.
Parteciparono alla serata organizzata per tutti gli ospiti di riguardo, gustando la cena, la musica, i balli e la magica atmosfera del periodo.
Al momento del conto alla rovescia si erano stretti in un abbraccio affacciati alle immense vetrate del salone principale, ammirando le stelle e la neve.
Allo scoccare della mezzanotte, si erano uniti in un bacio che avrebbe suggellato un nuovo, meraviglioso anno.
Le grida, gli applausi, il rumore delle bottiglie di champagne stappate, i fischi, i coriandoli e le stelle di carta filanti, il rimbombo e i colori dei fuochi d’artificio all’esterno… tutto era solo un contorno che riuscirono a malapena a percepire.
Si erano come chiusi in una bolla trasparente.
Aveva inizio il 2011, che sarebbe stato per loro l’inizio della scalata verso la felicità.
Quando un’ora dopo, terminati i festeggiamenti salirono nella loro stanza, Mamoru le fece trovare le sue immancabili rose rosse, e petali e candele erano sparsi tutto intorno.
Una scatolina di velluto blu spiccava al centro del grande letto matrimoniale.
Non era stato facile prendere accordi con i gestori della struttura, vista la lontananza dal centro di Tokyo, e soprattutto, visto che lui e Usagi avevano deciso da mesi di convivere, e che quindi passavano assieme quasi ventiquattro ore al giorno ormai!
Prepararle una sorpresa era quasi impossibile!
Al sospiro mozzato di lei, Mamoru l’abbracciò da dietro.
 
- Te l’avevo detto che quello sarebbe arrivato, e che avrei fatto le cose in grande stile! -
 
- Mamoru … è tutto così … - s’interruppe cercando la parola giusta.
 
- Romantico? Perfetto? Bellissimo, come il sottoscritto? - disse lui, in tono scherzoso.
 
- … Questo e molto di più. -
 
Usagi si girò verso di lui e gli riportò le braccia al collo.
Dopo un lungo bacio che sapeva un po’ di nuovo, Mamoru si staccò da lei per prendere il cofanetto ed aprirglielo davanti agli occhi.
Usagi, per la seconda volta in vita sua, si ritrovò di fronte un anello che le fece brillare gli occhi.
Deglutì, ricacciando indietro le lacrime.
Un anello in oro bianco con una pietra a forma di cuore rosa, contornato da piccolissimi e lucenti brillanti.
 
- Ora posso farlo ufficialmente. -
 
Mamoru aveva notato la sua espressione, ma non ci badò, perfettamente consapevole di tutto.
Sapeva cosa voleva dire per Usagi vivere, anzi, rivivere, quella situazione, ma sapeva anche che ormai il fantasma di Seiya non la tormentava più.
Non doveva più temere il confronto con lui, né esserne geloso.
Di lui era rimasto solo un tenue ricordo, il suo primo grande amore, che in punto di morte le aveva fatto promettere di rialzarsi sempre.
Tolse l’anello dalla sua custodia, e la poggiò delicatamente sul letto.
Prese la mano sinistra di Usagi, che tremava appena, e le si genufletté di fronte.
Le infilò il solitario e la guardò con un sorriso smagliante.
 
- Usagi Tsukino, vuoi sposarmi? -
 
Usagi deglutì, annuendo decisa.
 
- La risposta la conosci già … ma sì! Voglio sposarti Mamo – Chan, voglio formare una famiglia con te! Anche domani! -
 
S’inginocchiò anche lei e lo abbracciò con impeto, stringendosi a lui e lasciandosi stringere a sua volta.
Mamoru sorrise, leggermente commosso, e prese a baciarla con passione sempre più crescente.
Si alzò aiutandola a fare lo stesso, e la condusse gentilmente verso il letto.
Iniziarono lentamente a sigillare le loro nuove promesse.
Attento a non farle male, come ogni volta che avevano fatto l’amore dopo la scoperta della gravidanza, lui continuava a farla sentire sempre amata, in ogni istante, calibrando passione e cautela, e lei si lasciava trasportare con lui in quel vortice che piacevolmente aveva sconvolto la sua vita.
 
- Ti amo, Usagi. - le disse tra un sospiro e l’altro.
 
- Anche… anche io, Mamoru. Ti amo anche io. - riprese lei, in preda all’estasi.
 
- Dimmi che staremo sempre insieme! - sussurrò lui, prima di raggiungere il vertice del piacere.
 
Usagi quasi affondò le unghie nella sua schiena. Inarcò il bacino e circondò il corpo di lui con le sue lunghe gambe.
Sentì il peso di Mamoru su di lei e dentro di lei aumentare leggermente.
 
- Non … non potrei mai separarmi da te! -
 
- Non ti lascerò mai andare. Ci … ci sarò sempre! -
 
- Lo so … - rispose lei, al limite. - Anche per io per te, sempre. -
 
Scalarono insieme la vetta della passione e poi Mamoru uscì da lei, stendendosi al suo fianco ed attirandola a sé.
 
- Avrò sempre cura di te, Usako. -
 
Chiusa nel suo abbraccio, Usagi disegnò segni immaginari sul suo petto, proprio in mezzo ai pettorali muscolosi di lui, aprendo poi la mano sinistra ed ammirando il solo solitario che indossava.
La mano destra scese a sfiorarsi leggermente la pancia, per poi tornare su a coccolare le labbra e i capelli nerissimi del suo uomo.
Sospirò felice ed appagata, e si voltò a guardare il soffitto rilassandosi sulla schiena.
La perfezione delle doghe in legno intrecciate si incastravano in un lampadario elegante e luminoso, come quello del salone dei ricevimenti al pian terreno.
Chissà perché la sua attenzione si concentrò sul quel particolare. Un’idea le attraversò la mente.
E se…
 
- Mamo- Chan? -
 
- Hm? -
 
Mamoru la strinse ancora più forte a sé, poggiando il mento su una sua spalla.
 
- Che ne dici di sposarci il prossimo 31 Dicembre? -
 
Lui ridacchiò.
 
- Cioè tra… trecentosessantacinque giorni esatti? -
 
Anche lei rise. - Sì, più o meno. - lo guardò mordendosi le labbra. - E vorrei chiederti anche un’altra cosa. -
 
- Cioè? - lui la guardava incuriosito. Usagi aveva la tipica faccia di quando architettava qualcosa.
 
- Se facessimo il ricevimento di nozze qui? - lui sorrise, e lei continuò. - Questo posto è un po’ speciale per noi. Come lo è l’ultimo dell’anno. Cosa ne pensi? - chiese lei in maniera così dolce che sarebbe stato impossibile dirle di no.
 
Mamoru cambiò posizione, alzandosi tanto da sorreggersi il capo con una mano e accarezzarle il viso con l’altra.
 
- Dico che hai avuto una magnifica idea, Amore mio. -
 
In realtà non le avrebbe detto di no a prescindere. Avrebbe acconsentito a qualsiasi data e a qualsiasi posto, pur di realizzare il sogno di renderla sua moglie, ma Usagi aveva ragione: il 31 Dicembre era stato per loro un nuovo inizio, e così lo sarebbe stato sempre ancora e ancora, come l’anno prima quando finalmente lei aveva messo un punto al passato, come in quel momento in cui le aveva chiesto ufficialmente di sposarlo, e come l’anno seguente, che sarebbe stato il loro primo Capodanno con la loro bambina e così ogni altro anno ancora, per sempre.
Quel romantico posto tra la neve poi, era lo scenario perfetto.
 
- Davvero ti farebbe piacere? Pensi che sarebbe… speciale? -
 
Usagi continuò, quasi innocentemente. Allungò una mano ad accarezzargli i capelli spettinati e poi la nuca, fissando lo sguardo nel suo.
 
- Ci sarai tu, che sei speciale. In ogni posto, in qualsiasi momento, se tu ci sarai sempre, io non avrò bisogno d’altro. Mi basterai tu. -
 
Lei si illuminò a quella dichiarazione dolce e romantica, anche troppo forse, ma spontanea.
Si avvicinò a baciarlo di nuovo, e ripresero insieme ad amarsi come la prima volta.
Sorrisero entrambi, a quel loro nuovo destino.
 
***
 
Da quella notte i mesi erano trascorsi velocemente.
Si era arrivati quasi senza rendersene conto a marzo, con il matrimonio di Ami e Taiki.
Mamoru non si era lasciato scappare la diabolica occasione di tormentare il suo migliore amico durante gli ultimi preparativi, nonché la sera dell’addio al celibato e un po’ il giorno delle nozze.
Era stato il suo momento di rompere le scatole a Taiki, come lui faceva da anni nei suoi confronti.
Aveva poi gioito per lui e con lui, condividendo la felicità di quel giorno con tutto l’affetto che provava per gli sposi, e per Usagi era stato lo stesso.
Taiki e Ami erano i suoi migliori amici, ed erano davvero entrambi come un fratello e una sorella per lui.
Aveva poi camminato a tre metri da terra dopo tre mesi, quando Usagi aveva dato alla luce la loro bambina.
Era stato sul punto di svenire, quando aveva visto per la prima volta quel frugoletto piccolo piccolo avvolto nel lenzuolino rosa.
Le sue orecchie parevano non aver mai sentito suono più soave che i primi vagiti di sua figlia, e quando l’aveva presa la prima volta in braccio, aveva capito che non avrebbe mai provato per nessun’altro essere al mondo un amore profondo tanto quello di un padre con la propria figlia, se non quello per la sua anima, Usagi.
Taiki non si era risparmiato di prenderlo in giro solo un po’, essendoci passato per primo e doppiamente, ma poteva capire fin troppo bene cosa potesse provare Mamoru.
Gli mancava solo un cerchietto d’oro al dito, simbolo in realtà solo ufficiale di un’unione che era già indissolubile di per sé da mesi, e poi sarebbe stato completo, felice ed appagato con tutto ciò che aveva sempre meritato.
Dopo altri tre mesi ancora, era stato il turno di Minako di sposarsi con Yaten, e da lì, nonostante l’inizio isterico e turbolento di quella giornata di festa, e il giusto proseguimento poi, Mamoru ed Usagi avevano seriamente iniziato a fare il conto alla rovescia, lui contando addirittura le ore.
Mancava poco, davvero poco.
 
***
Lunedì 21 Novembre 2011
 
 
Esattamente un anno prima Mamoru le aveva chiesto ufficiosamente di sposarlo, e adesso lei se ne stava da due ore in quella prestigiosa boutique a provare tutti i pezzi forti dell’atelier.
Ormai aveva perso il conto di tutti gli abiti che aveva indossato.
La stilista e le sue assistenti erano di una gentilezza e di una professionalità quasi surreali, avevano cominciato col mostrarle ogni capo abbinandovi già idee per accessori e acconciature.
Fingevano di non notare la squinternata gemella della futura sposa, che stava dando il peggio di sé, e avevano ringraziato tutte mentalmente il Cielo, al saperla già sposata.
Ovviamente.
Minako si era sbizzarrita a sfogliare le loro brochures, a curiosare tra manichini ed espositori, scarpe, diademi, bouquet finti, saltellando da un capo all’altro dell’immenso atelier facendo sospirare di rassegnazione Ikuko ed Usagi.
 
- Minako? - proprio la futura sposa la richiamò all’ordine.
 
- Sììììì???-
 
Minako si voltò verso la gemella con due fiammelle al posto degli occhi.
 
- Ti rendi conto, sì, di essere già sposata, che forse, e dico forse, tutto questo entusiasmo dovrei mostrarlo io, e non tu? -
 
Usagi trattenne a stento un risolino. Ikuko sorrise e scosse la testa.
Si voltò verso la carrozzina dove riposava la sua nipotina, la piccola Chibiusa, e poi tornò a guardare le sue due gemelle.
Così simili, e allo stesso tempo così diverse.
 
- E questo cosa vorrebbe dire? -
 
Minako fece spallucce, raggiungendo velocemente sua sorella sulla pedana, vestita con una sottoveste di seta e pizzo.
Le prese entrambe le mai e le fece sventolare.
 
- È la mia gemella che si sposa! E si sposa con Mamoru Chiba! Ma-mo-ru Chi-ba! Non parliamo di due fidanzati comuni eh! -
 
Usagi sospirò. - Sei incorreggibile! -
 
Minako si portò le mani ai fianchi, in una posa quasi da supereroina.
 
- Può darsi! Ma tu meriti un matrimonio da favola, e poi IO sono la tua gemella, la tua sorella preferita, la tua damigella d’onore, e quindi solo IO posso sprizzare felicità da tutti i pori al pari della sposa. Chiaro? Su su, non perdiamo tempo! Hai ancora tanti abiti da valutare! -
 
Usagi si portò una mano alla fronte.
 
- Povera me! -
 
Aveva già provato forse dieci, o, quindici abiti, ma nessuno l’aveva colpita davvero.
Alcuni Minako li aveva scartati ancor prima che Usagi potesse guardarsi allo specchio e decidere da sola, esibendo pollici abbassati e facce disgustate.
Uno era troppo lungo, l’altro aveva troppo strascico, un terzo per contro era troppo corto.
Un altro ancora le rimpiccioliva il seno, uno era troppo scollato per una ragazza estremamente semplice come lei, un altro aveva un’orribile tonalità di bianco, un altro aveva un merletto non adatto e così via.
In ognuno avevano trovato almeno tre difetti.
Più Minako, che Usagi e Ikuko in verità.
Usagi ricordò che quando era stato il turno suo, di scegliere l’abito da sposa, avevano rasentato il cataclisma.
Dopo decine di abiti provati, visti, riprovati e rivisti, alla fine Minako aveva deciso per un abito su misura che aveva contribuito in prima persona a disegnare quasi da capo.
E alla fine non aveva sbagliato, ma aveva sfiorato comunque il tragicomico.
La mattina del matrimonio, la stessa cosa, quando la parrucchiera aveva avuto quell’inconveniente con l’auto.
Quando le cose si erano sistemate da sole, l’intera famiglia Tsukino, Naru, Mamoru e l’intero quartiere avevano ringraziato il cielo.
Ora, in quell’atelier, lei si stava facendo riconoscere come suo solito.
La stilista raggiunse Usagi con un nuovo abito, sempre paziente.
Usagi quasi si pentì di essersi ridotta a quella data per scegliere il suo abito da sposa, e cioè a poco più di un mese prima del matrimonio dell’anno, come l’aveva ribattezzato Minako, ma accidenti, aveva partorito da cinque mesi, era ancora nel pieno dell’allattamento e non aveva ancora raggiunto di nuovo il suo peso forma.
Poteva dimagrire ed ingrassare fino alla fine, quindi tanto valeva prendersela comoda, anche perché mancava praticamente solo quello!
La Chiesa, la liturgia, il locale per i festeggiamenti, le bomboniere, i fiori, i segnaposto, i segnatavolo, il repertorio musicale, persino gli abiti delle damigelle, della piccola Chibiusa e di Mamoru stesso. Era tutto pronto!
Usagi aveva assillato il suo fidanzato fino all’esaurimento, chiedendogli di scegliere qualcosa di speciale, di quanto l’affascinasse il tuxedo, e lui, senza lasciarsi scappare troppi particolari, le aveva detto di averla accontentata, e di aver scelto il suo abito da cerimonia quasi subito.
Mancava davvero solo lei.
Quando le fu mostrato il nuovo abito, Usagi l’amò a prima vista.
Quando lo indossò in camerino, pima che potesse tornare sulla pedana, le commesse le avevano adeguato velocemente un’acconciatura per prova, e vi avevano sistemato il velo e la tiara, gli accessori per dar luce e fatto mettere anche un paio di scarpe dal tacco decisamente troppo alto, ma perfette a slanciare il tutto.
Quando Ikuko e Minako la videro rispuntare da dietro la tenda, sua madre, che intanto aveva preso Chibiusa tra le braccia, svegliatosi e reclamante la sua mamma, aveva liberato due lacrime di commozione senza riuscire a dire nulla, mentre Minako aveva posato educatamente la tazza col the sul tavolino accanto a lei per non distruggerla, sapendo che da lì a tre secondi sarebbe esplosa.
Aveva preso un enorme respiro e aveva iniziato a saltellare e battere le mani, piangendo e ridendo di gioia insieme.
 
- Sììììì!!! Questo Usa-Chan! Queto, questo, questo!!! Sei bellissima è perfetto! -
 
Usagi sorrise, con gli occhi lucidi.
Si guardò allo specchio e girò più volte su se stessa, catturando ogni particolare.
Non vedeva l’ora che Mamoru la vedesse così.
 
 
***
Venerdì 30 Dicembre 2011
Feste di addio al celibato e di addio al nubilato.
 

- Allora… cos’avete in mente? -
 
Mamoru era seduto sul sedile passeggero, accanto ad un Taiki che guidava con un’espressione sorniona da quando era arrivato sotto casa sua.
Dietro di loro, Goro cercava di non ridere.
 
- Rilassati a lascia fare a me, amico! -
 
Yaten e Ren li seguivano con l’auto del giovane ingegnere. Si erano dati tutti appuntamento a villa Saitou, e organizzatosi con le macchine erano partiti per chissà dove.
Mamoru aveva un brutto presentimento.
Il modo in cui Taiki gli aveva risposto, la sua faccia e il tono che aveva usato, non gli ispirarono affatto fiducia.
 
- Tu mi fai paura! -
 
- Guarda che io volevo anche bendarti! La mia idea però non è stata accolta! Quindi guarda la strada e non rompere! Capirai! -
 
In realtà no, Taiki aveva volontariamente preso un’altra strada per giungere ad un locale che Mamoru conosceva bene.
Aveva quasi fatto il percorso opposto per poi tornare indietro per non far insospettire il povero festeggiato, e ci era riuscito, perché l’altro non si era accorto di nulla.
Dietro di loro Goro sospirò. Suo nipote alzò gli occhi al cielo.
 
- Quanto sei gentile! -
 
Si fermarono ad un semaforo rosso. Taiki ne approfittò per voltarsi verso Mamoru e fargli un sorriso a trentadue denti che l’altro trovò irritante.
 
- Domani ti sposi. Goditi la tua ultima notte di libertà senza fare domande e soprattutto senza paranoie! Ci divertiremo come pazzi, sarà una notte da leoni! Siamo giovani, dobbiamo goderci la vita finché possiamo! -
 
Rise poco elegantemente e Mamoru lo guardò scioccato.
 
- Guarda che voglio arrivare sull’altare vivo e vegeto, e possibilmente camminare sulle mie gambe! Non voglio sembrare uno zombie il giorno del mio matrimonio! –
 
Il verde scattò e Taiki riprese a guidare senza rispondergli subito.
Superato un nuovo incrocio ed immettendosi in un lungo rettilineo, la strada gli permise di voltarsi momentaneamente verso di lui, continuando a guidare.
 
- Tu a volte sembri uno zombie già senza far baldoria, non dovresti avere poi tante difficoltà! –
 
Se si fosse trovato in un Manga, Mamoru immaginò che sulla sua testa sarebbero potute comparire una serie di goccioline bianche.
Lo guardò quasi disperato, assumendo un colorito cereo e pregò che quella serata passasse il più velocemente possibile.
 
- Ma voi due la finirete mai di fare gli imbecilli? - Dal sedile posteriore, Goro aveva finalmente proferito parola. - Non oso immaginare cosa combinerete domani! -
 
Mamoru si voltò verso di lui, poi indicò il suo migliore amico con un cenno della testa - Sono ancora in tempo a cambiare testimone, lo ripeterò fino allo stremo! –
 
Taiki accelerò di proposito facendo quasi sobbalzare gli altri due.
Istintivamente, Goro si aggrappò al sedile di Taiki e Mamoru strinse le mani attorno alla sua cintura di sicurezza.
 
- Odioso! –
 
Taiki fece finta d’offendersi e Mamoru resistette alla tentazione di prenderlo a sberle.
 
- Ma sei scemo? -
 
Il suo testimone riprese una velocità normale e imboccò un nuovo incrocio.
 
- Colpa tua! - disse
 
- Da che pulpito! – rimbeccò Mamoru.
 
- Dai su! Sarà una bella serata trasgressiva! Belle donne, birra… ogni tanto dobbiamo pur lasciarci andare! Lo ripeto! Siamo giovani ed affascinanti! Approfittiamone! -
 
Mamoru per poco non si strozzò con la sua stessa saliva.
 
- Spogliarelliste? Ma sei impazzito? Fammi scendere immediatamente! –
 
Stavolta Taiki rise sguaiatamente.
 
- Naaaah! Sappiamo benissimo che non hai occhi che per la tua Usako! –
 
- Ehi! – Mamoru stava perdendo la pazienza. – Solo io posso chiamarla così!-
 
Taiki riprese a ridere, si calmò però in pochi secondi. – Certo è incredibile quanto è facile prenderti in giro! Secondo te, veramente io…-
 
Ma non poté continuare che Goro intervenne a sedare gli animi.
 
- Se non la piantate vado a piedi! -
 
Taiki rise di nuovo, iniziando la manovra di parcheggio. – Non ce c’è bisogno Capo. Siamo arrivati. -
 
Mamoru si voltò verso la loro meta e strabuzzò gli occhi.
 
- Oh ca…. –
 
Si voltò verso Taiki che in tutta risposta si slacciò la cintura di sicurezza con estrema naturalezza.
L’amico notò che gli altri ragazzi invitati all’evento erano fuori ad attenderli.
Guardò Mamoru ammiccante:
 
- Pronto? -
 
 
***
 
- Ahhh Usagi – Chan! Domani sarai la Signora Chiba! -
 
Minako sospirò sognante per l’ennesima volta.
Tutte le ragazze la guardarono tra il rassegnato e il divertito assieme.
 
- Minako? Scusa se te lo dico ma… hai la stessa faccia da ebete e detto le stesse e identiche parole pronunciate all’addio al nubilato di Ami! Ah, per non parlare del tuo! Ma non riesci proprio a contenerti? -
 
Usagi guardò la sua gemella fintamente esasperata. Non osava nemmeno immaginare cosa avrebbe combinato l’indomani! Se poi pensava a Mamoru, a chissà che cosa gli avevano organizzato Taiki e gli altri, e soprattutto a che cosa avrebbe escogitato il migliore amico del suo fidanzato per il giorno delle nozze, era quasi tentata di scappare da sola col suo futuro marito e la loro bambina.
Sua sorella le si avvicinò, tenendo ancora le mani giunte in atteggiamento romantico.
La guardò fisso riducendo gli occhi azzurri a due sottilissime fessure.
 
- Oooooh andiamo sorellina! Mi vuoi far credere che non ti tremano neanche un po’ le gambe? Che non hai il batticuore? Che non fremi? Che… che… -
 
-…eccetera, eccetera, eccetera…- Makoto la interruppe canzonandola, guardando all’aria e muovendo gli indici a mo’ di ritmo accompagnando le sue parole.
 
Ebbe il potere di far ridere tutte, anche Akane, Unazuki e Naru, presenti con loro a quella piccola festicciola.
Conoscevano Minako da una vita, e solo negli ultimi mesi avevano avuto modo di approfondire la conoscenza di Ami e Makoto, che a quanto pareva, apprezzavano tanto la compagnia di Minako quanto sapevano già tener testa alle sue assurde uscite.
 
-Ehi tu! - la gemella Tsukino più esuberante fulminò con lo sguardo la più giovane Mizuno. – Aspetta che arrivi il tuo turno, poi vediamo! -
 
Naru si portò una mano alla fronte: - Mako, dà retta a me, ha iniziato così il giorno del suo matrimonio facendo assurde previsioni su me ed Umino. Preparati psicologicamente a quando arriverai a vivere questo momento con e per Ren, se Minako sarà nei paraggi! -
 
La castana arrossì, poi rise nervosamente. – Immagino, Naru!
 
Ci fu una nuova risata generale. Aiko e Motoki, e la piccola Chibiusa, riposavano già tranquilli nelle loro rispettive carrozzine.
Alla fine, con tre bimbi piccoli, piccolissima specialmente Chibiusa, anche per Usagi si era optato per una tranquilla serata casalinga tra amiche.
Tre mesi prima, quando era stato il turno di Minako di dire addio alla propria libertà, la bionda aveva pensato tristemente che avrebbe dovuto rinunciare alla sua tanto agognata giornata alla Spa, consapevole che volendo anche l’assolutamente necessaria presenza di Ami ed Usagi, sarebbe dovuta scendere a qualche compromesso, ma alla fine, con sua enorme sorpresa, il pacchetto regalo al Centro Benessere era arrivato comunque, anche se Usagi ed Ami non avevano trascorso tutto il tempo con lei.
Non alla Spa almeno.
Chibiusa aveva solo tre mesi, e i gemellini anche se di poco più di anno, Ami e Taiki avevano preferito non affidarli a terze persone essendo entrambi impegnati.
Che restassero con la mamma era sembrata la scelta più adatta, e migliore ancora era stata la soluzione alternativa alla serata.
Prima della giornata alla Spa, la sposa e tutta la sua combriccola avevano trascorso, due giorni prima delle nozze, la serata da Makoto, gustato i suoi meravigliosi manicaretti, e pagato niente po’ po’ di meno che un pacchetto dallo stesso centro benessere che conteneva massaggi e trattamenti di bellezza a domicilio, rigorosamente approvati anche da Naru.
Alla fine Minako non si era potuta lamentare, festeggiando quasi un doppio addio al nubilato, e trovando il modo di sbizzarrirsi comunque.
E adesso, toccava ad Usagi.
Erano tutte a Villa Saitou, e stavolta, Makoto era stata dispensata dal pensare al cibo perché le ragazze si erano affidate al catering.
 
- Bene! - Unazuki batté le mani entusiasta. – Tutte in cerchio ragazze! Giochiamo ad obbligo o verità! -
 
 
***
 
Per Mamoru invece la serata di prospettava… beh, non lo sapeva nemmeno lui.
Taiki l’aveva portato nel locale dove due anni prima, la prima volta che lui aveva messo piede lì con Usagi, lo scalmanato DJ li aveva incastrati con un tango.
E adesso quello lì se ne stava tutto sorridente alla sua console, già armato di microfono e con due occhi che lo fissavano in una maniera che non gli piaceva affatto.
Taiki gli diede una pacca sulla schiena, facendogli quasi perdere l’equilibrio.
 
- Piaciuto lo scherzetto? -
 
Ridacchiò e Mamoru lo guardò con astio. – No! Io ti odio, Taiki! -
 
-Il che vuol dire che mi vuoi bene! - Taiki gli strizzò l’occhio.
 
Si avviarono tutti al tavolo che Taiki aveva prenotato. Mamoru notò che in sala c’era anche altra gente.
Certo, non si aspettava, né avrebbe preteso un privé, ma sperò vivamente di non fare figure infelici.
Taiki e quel DJ insieme potevano essere pericolosi, quasi quanto Taiki lo era quando si alleava con Minako!
A quel pensiero gli venne da ridere, e si chiese mentalmente come se la stesse passando Usagi.
Chissà cosa le avevano preparato le ragazze.
 
- Propongo un brindisi! - Goro, sistemato a capotavola, alzò il suo calice con l’entrée di benvenuto
rivolto a tutti gli altri.
 
- A Mamoru ed Usagi! - gli fece eco Yaten
 
- Auguri amico! - seguì Taiki.
 
- AUGURI! – gli fecero eco tutti.
 
Mamoru annuì e sorrise, alzando il proprio bicchiere.
 
- Grazie ragazzi! -
 
Cominciarono a mangiare e chiacchierare, attorniati dal chiacchiericcio degli altri avventori del locale e dalla musica impostata dal capoanimatore.
Durante la cena Goro e Taiki si divertirono a punzecchiare il povero malcapitato festeggiato, con aneddoti che lo riguardavano, nonché con i ricordi delle innumerevoli gag che lo vedevano protagonista con Taiki.
 
- E ti ricordi… il professore di Chimica? - Taiki per poco non si strozzò per ridere. - Quando iniziò ad urlare in seduta d’esame perché quel povero collega aveva confuso meiosi e mitosi? -
 
- Beh… non sono propriamente la stessa cosa… - Goro precisò, pulendosi la bocca con un tovagliolo ma nascondendo in realtà un sorriso che rischiava di trasformarsi in una risata a pieni polmoni.
Taiki bevve per riprendersi, prima di rispondere:
 
- Ho capito Capo, ma avresti dovuto vedere tutti noi in attesa di essere esaminati! Primo anno di Medicina, non eravamo che ragazzi! Mamoru ripassava ossessivamente di fianco a me, io sfogliavo nervosamente il libro, poi gli schemi, poi di nuovo il libro e così via! Una ragazza di fronte a noi ricordo che si tappò le orecchie, un’altra perse il conto dei caffè presi al distributore, un altro collega ancora, penso che stesse pregando in tutte le lingue che conoscesse! Quel povero ragazzo in preda all’ansia aveva sbagliato proprio alla prima domanda e si giocò l’esame! Fortuna che poi il docente titolare se n’è andato e sono rimasti gli assistenti! -
 
- Avrei voluto vedervi! - Umino si aggiustò gli occhiali sul naso. – Se siete uno spasso adesso che siete adulti, da ragazzi dovevate essere la fine del mondo! -
 
- Peggio ragazzo mio, peggio! -
 
Goro si portò entrambe le mani tra i capelli con finta aria disperata. – Non puoi neanche immaginare che scorribande hanno combinato questi due! Beh, lui in special modo! - indicò Taiki che in tutta risposta si diede dei pugni sul petto con fierezza.
 
- Modestamente sono il migliore! -
 
- Certo! Il migliore sulla piazza a rompermi le scat…-
 
Mamoru non ebbe il tempo di finire la frase che una colonna di luce finì dritta dritta su di lui, gelandolo sul posto.
Come successo ad Usagi, il giorno che l’aveva portata lì per il suo percorso a sorpresa per il suo compleanno, si irrigidì dall’imbarazzo.
L’allegro capoanimatore afferrò il microfono e cominciò ad avvicinarsi a lui.
 
“ Aja! Si mette male!”
 
- Signore e Signori! Stasera qui con noi abbiamo un ospite moooolto speciale! Questo baldo giovanotto è il Dottor Mamoru Chiba, e per lui domani ci saranno i fiori d’arancio! Non lo vogliamo accogliere con un applauso? –
 
In meno di due secondi fischi, urla, auguri gridati da chissà chi e battiti di mani rischiarono di rompergli i timpani.
Mamoru si guardò intorno sorridendo un po’ a disagio e annuendo verso tutta la sala a mo’ di ringraziamento.
Arrivato al suo tavolo, il DJ gli mise una mano sulla spalla e si chinò leggermente fingendo di parlargli all’orecchio, ma brandendo ancora quel maledetto microfono.
 
- Amico mio! Ci siamo passati tutti! Vedi? - Alzò la mano sinistra a mostrargli la sua luminosa fede. – Ma tranquillo, non è così terribile come sembra! Se ami la tua donna e lei ama te sarà tuuutto in discesa! -
 
Tutti al tavolo ridacchiarono, anche Motoki, Sasuke ed Umino, che non avevano avuto molte occasioni per passare una serata con tutta la banda al completo.
Mamoru avrebbe voluto fare una battuta all’ovvietà di quell’affermazione, che in quel momento gli sembrava più una presa in giro che una rassicurazione, ma non ne ebbe il tempo, perché l’altro riprese.
 
- E la tua bella dov’è? -
 
“Ma che te ne importa?”
 
- Beh… alla sua festa di addio al nubilato! Con sua sorella e tutte le sue amiche, e.. la nostra bambina. -
 
Sottolineò volutamente le ultime parole e l’altro si illuminò.
 
“Ma che?”
 
- Avete anche una figlia! –
 
- Sì, Chibiusa ha sei mesi.-
 
Rispose cautamente sperando che l’altro La smettesse di farsi gli affari suoi… ma purtroppo per lei sperò male.
 
- Eh bravo ragazzo, ci sai fare! Hai giocato d’anticipo! -
 
Taiki iniziò a sghignazzare, beccandosi un calcio da Goro.
 
- Ma che diavolo dici? -
 
Mamoru si inalberò. Ma che voleva quell’imbecille da lui?
 
- Scherzavo, scherzavo…- Il DJ si scusò agitando la mano libera dal microfono come a lasciar correre. - Comunque … i tuoi amici ti hanno preparato una sorpresa per stasera! -
 
Mamoru iniziò a sudare freddo. Cosa lo aspettava adesso?
 
 
***
La serata ormai stava volgendo al termine.
Si era fatto tardi, l’indomani sarebbe stata una lunga giornata ed era ora di riposare.
Le ragazze si erano divertite come matte, quasi come ai vecchi tempi.
Avevano condiviso piccanti particolari, anche se non tutti, delle proprie relazioni, gag con i propri compagni, ricordi di Scuola o di Università, fatto numerosi giochi, qualche foto e alla fine, al momento di gustare una graziosa torta con su scritto “Sei proprio sicura?” e con una sposina in pasta di zucchero, avevano guardato in DVD un paio dei tanti film romantici che Usagi adorava: “A Walk to Remember. I passi dell’amore”, e “The Longest Ride. La Risposta è nelle Stelle.”
Entrambi erano tratti da romanzi omonimi di uno scrittore statunitense, che Usagi aveva adorato fin dal primo romanzo letto.
Aveva amato ancora di più “The Rescue. Un cuore in silenzio”.
Non sapeva se per la tenerezza con cui si parlava del piccolo Kyle, se per la forza di sua madre, protagonista del romanzo e ragazza madre o perché in parte si sentiva coinvolta, per la sua professione o per la sua grande empatia.
Si era innamorata di quel bambino, di come l’autore aveva descritto in maniera chiara e delicata la Sindrome Pervasiva dello Sviluppo che lo riguardava, della trasparenza con cui riusciva a descrivere i tormenti dell’animo umano.
Usagi adorava leggere, da sempre. Non provava piacere solo per la Letteratura Giapponese ma aveva sempre gradito anche quella internazionale contemporanea e non, e quando si era imbattuta per la prima volta, quasi per caso, nelle opere di Nicholas Sparks, ne era rimasta incantata, riconoscendo se stessa in alcuni personaggi descritti dallo scrittore.
La storia che le era entrata dentro, con un fondamento di verità e ispirata alla sorella dell’autore, scomparsa prematuramente per un brutto male, era però stata immediatamente quella narrata in “A Walk to Remember”.
Non c’era forse nemmeno da chiedersi il perché, dopo la storia di Seiya, quel romanzo prima e lo sceneggiato poi, abbiano assunto per lei un significato ancora più profondo.
Era stata una grande sorpresa scoprire che tutte, ma proprio tutte, avevano visto rivisto quel film innumerevoli volte.
Si erano commosse prima alla dolce voce della protagonista femminile nell’intonare “Only hope”, cantando tutte assieme abbracciate tra loro o coccolate e tra i cuscini.
Si erano divertite alla famosa lista di Jamie, e a come Landon cercasse di esprimere quei suoi desideri, ancora prima di sapere tutta la verità.
La loro immedesimazione era stata totale dopo, vedendo la scena clou della pellicola in cui il coprotagonista faceva alla sua ragazza la sua proposta di matrimonio.
A lei, sempre emarginata per la sua fede, per il suo modo di vestire, per le sue idee, per quelle che per altri erano stranezze, che alla fine si erano scoperte essere tutte maschere per nascondere un destino per lei già segnato.
Avevano sospirato coinvolte emotivamente per quell’amore nato in un teatro dopo la scuola, sbocciato all’improvviso dopo pomeriggi passati insieme a provare una commedia scritta da un loro coetaneo, e per lo sfortunato epilogo che la leucemia gli aveva dato.
Solo Usagi, e con lei chi la conosceva bene, potevano capire quanto potesse valere veramente così un semplicissimo film romantico.
Tratta dallo stesso film e dal romanzo su cui questo era basato, era la lettera che Minako avrebbe letto sull’ambone durante la cerimonia.
Dopo abbracci e auguri di buona notte, ognuna era tornata a casa propria, e Minako era rimasta alla villa con Usagi e la sua adorata nipotina.
Ora se ne stavano stese nel letto che ormai Usagi condivideva con Mamoru.
Chibiusa era nella sua culletta al loro fianco.
 
- È tutto vero, Minako. Finalmente… finalmente io…-
 
Minako si voltò dalla schiena su di un fianco e le sorrise, accarezzandole i capelli.
 
-…finalmente hai realizzato tutti i suoi sogni, la tua promessa, la tua felicità, tutto. -
 
Usagi annuì, liberando un enorme sospiro.
 
- Lui sarebbe fiero di te, ed è questo che voleva. Questo lo sai, vero? -
 
Usagi annuì di nuovo. – Sì, ora sì. -
 
Minako l’attirò a sé abbracciandola.
Stettero ancora a chiacchierare, quando sentirono la stanchezza arrivare davvero.
 
- Adesso a nanna! Domani dobbiamo essere radiose! - Nonostante il sonno, Minako non aveva perso la sua esuberanza. – Buona notte, Usagi – Chan! -
 
- Buona notte Mina. -
 
Come facevano anche da piccole, si diedero a turno entrambe un bacio sulla fronte,
Morfeo le prese con sé poco dopo.
 
***
Anche la serata dei ragazzi stava terminando, e alla fine, Mamoru si era dovuto ricredere.
Era stato tutto piacevole e divertente, tranne qualche intervento un po’ troppo invadente del tipo alla console, ma che poi aveva scoperto fare parte del piano dei suoi amici per la festa.
La fantomatica sorpresa che tutti gli avevano preparato, non era che una serie di piccoli giochini un po’ demenziali ma gioiosi e capaci di far ridere davvero tutti, anche chi a quella festa non prendeva parte in prima persona.
Non ebbe dubbi che ci fosse lo zampino di Taiki nella quasi maggior parte delle attività proposte.
I ragazzi avevano preparato dei piccoli quiz sulla vita di Mamoru, su alcuni episodi leggeri e non eccessivamente imbarazzanti, coinvolgendo anche il resto della sala.
Lui era stato bendato e aveva pescato a sorte un bigliettino su cui vi erano segnate varie domande.
Per la verità, Mamoru era un personaggio, suo malgrado pubblico, per cui non era stato poi tanto difficile selezionare particolari né dolorosi, né fastidiosi della sua sfera privata, da adeguare per l’occasione.
Taiki e gli altri erano stati ben attenti a non esagerare e non urtare la sua e l’altrui sensibilità.
Le domande riguardavano per lo più i suoi gusti personali, parte della sua carriera, e anche tutti gli altri in sala, che come tanti avevano seguito come migliaia di altri la vicenda di Katia attraverso i mass media, erano stati molto rispettosi della sua privacy.
All’ultimo brindisi, prima di salutarsi tutti, un cameriere aveva portato al loro tavolo una torta con su scritto “Sei proprio sicuro?” e uno sposino in pasta di zucchero.
Mamoru aveva riso di gusto, intenerito e divertito, e pensò che Usagi avrebbe apprezzato sicuramente un’idea simile per lei.
 
- Non sono mai stato più sicuro in tutta la mia vita! – disse prima di portare una forchettata di dolce alla bocca.
 
Goro e i suoi amici posarono calici e forchettine per unirsi in un applauso, cui si unirono inconsapevolmente anche tutti gli altri presenti in sala.
Stettero lì ancora un po’ e poi si fece davvero ora di andare via.
Si salutarono alle rispettive auto e si avviarono verso le loro case, raggiungendo chi poteva le proprie compagne, mentre Taiki accompagnò prima Goro alla villa e poi Mamoru in albergo.
Quando stanco ma sereno, Mamoru si chiuse la porta alle spalle della stanza che Taiki gli aveva pagato per quella notte, volò col pensiero ad Usagi.
Mancavano davvero poche ore e finalmente il suo sogno sarebbe divenuto realtà.
 
 ***
 
Sabato 31 Dicembre 2011
Matrimonio Usagi e Mamoru
 
 
La chiesa era gremita di gente.
La famiglia e i parenti di Usagi…
…Goro, Taiki, Yaten, Ren …
…Le loro rispettive donne sarebbero arrivate a breve in veste di damigelle…
…Tomoe, Hotaru, e tutti i colleghi…
…Haruka e Michiru…
…Tutti i loro amici…
Erano tutti lì per loro, e addirittura c’erano anche la Signora Nakamura con sua figlia, Kira e sua madre, Shan In, Shin On e le rispettive famiglie, e come loro altri pazienti della clinica accorsi lì, quel giorno, per omaggiare chi aveva cambiato loro la vita.
La notizia del matrimonio era di dominio pubblico, e la chiesa e anche l’esterno brulicavano non solo degli invitati.
Mamoru se ne stava sull’altare, impaziente.
Le braccia conserte e un piede a tamburellare sul tappeto.
 
- La vuoi piantare? -
 
Taiki, vicino a lui, stava arrivando all’esasperazione.
Quella era l’occasione perfetta per insultare il suo migliore amico fino allo stremo, ma sapeva che non ne era nemmeno il caso.
Tuttavia, l’atteggiamento di Mamoru rendeva nervoso anche lui.
 
- La sposa ha il diritto di arrivare in ritardo! -
 
- Devo ricordarti un certo Taiki Stuart in smoking, qualche mese fa? Sembravi un pinguino impazzito! Veramente hai cominciato a dare i numeri già la sera prima del matrimonio! Pensavamo addirittura avessi disertato la tua festa di addio al celibato, tanto eri impaziente di sposare la tua Ami! Non venire a farmi la predica adesso! -
 
- Beh, non che la tua di festa sia stata tutta questa tranquillità! –
 
- Veramente, per come ti conosco e per quello che mi aspettavo, ieri è stato tutto pure troppo tranquillo, e meno male! –
 
-  È comunque uno spasso vederti così! -
 
- Vuoi pensare un po’ agli affari tuoi? Vuoi farmi pentire di averti chiesto di farmi da testimone? Sono giorni che ti ripeto che sono ancora in tempo per chiederlo a Yaten! -
 
Taiki rimbeccò, come se le parole di Mamoru non l’avessero minimamente scalfito.
 
- Beh, tu lo hai fatto a me … E poi non siamo amici per la pelle? Io ero il più adatto! -
 
“Modestamente parlando.”
 
- Taiki, te lo ripeto. Pensa ai tuoi trascorsi, che non sei in grado di atteggiarti! -
 
- Cosa c’entro io adesso? Io mi sono bello e sistemato! Ora è il tuo turno, amico mio! -
 
- Appunto, sarà forse questo il motivo per cui sono un tantino nervoso, che dici? -
 
- Tu non sei nervoso, sei isterico, è diverso! -
 
Goro gli si avvicinò stufo, dandogli una gomitata.
Stavano dando spettacolo e nemmeno se ne erano resi conto.
 
- Smettila Taiki, per l’amor del Cielo! Possibile che nemmeno oggi riesci a darti un contegno? -
 
Taiki lo guardò con un sorriso furbo.
 
- Andiamo Capo! È proprio oggi che posso divertirmi a punzecchiare il nostro Mamoru invece! Non credi anche tu che sia buffo? -
 
Goro alzò gli occhi al cielo. Quell’uomo era un caso disperato!
Mamoru lo guardò male, ma fu un mugugno che lo frenò da rispondergli a tono.
Lanciò lo sguardo verso il primo banco e vide sua suocera gesticolare leggermente verso la carrozzina rosa.
Sorrise, scendendo i gradini e avvicinandosi a sua figlia, di appena sei mesi.
Si sporse verso la carrozzina e sorrise ad un frugoletto sotto la copertina rossa.
La chiesa era ampiamente riscaldata, per quel 31 Dicembre 2011, decorata a festa non solo per il suo matrimonio ma anche per le festività natalizie, e il vestitino bianco, morbido e caldo, e la copertina di sua figlia, sembravano quasi richiamare quello scenario.
 
- La Mamma si fa attendere! Tu l’hai vista stamattina a casa? È bella? -
 
Chibiusa sorrise in sua direzione, stringendo in una manina paffuta l’indice destro di suo padre.
 
- Ehi! - Shingo aveva bisbigliato tra i banconi, voltandosi di scatto avanti e indietro. - Eccoli! Stanno arrivando! -
 
Mamoru scattò.
Guardò verso l’esterno e riconobbe alcune sagome che aspettavano solo la musica per raggiungerlo.
Tornò al suo posto ed ordinò ai polmoni di respirare bene e al cuore di smettere di martellargli, ma non servì a nulla.
La musica dell’organo partì, e quando le note della marcia nuziale gli arrivarono alle orecchie, ebbe inizio il suo sogno.
Le damigelle partirono in fila indiana, Minako ed Ami come damigelle d’onore e dietro di loro anche Makoto e le vecchie amiche di Usagi avevano il compito di ricoprire quel ruolo, quel giorno.
Unazuki, Naru, ed Akane.
Erano tutte perfette.
Avvolte in abiti color crema e calde stole, sembravano quasi danzare lungo la navata, accompagnate dalla marcia nuziale.
E poi, lei.
Usagi camminava verso di lui, aggrappata saldamente al braccio di Kenji che sotto gli occhiali pareva celare malamente lacrime di commozione.
Procedeva lentamente, e questo bastò a Mamoru per catturare ogni particolare.
Usagi indossava un abito lungo e a sirena, candido e a stile impero.
Il taglio sotto il seno, era decorato da un cinturino di cerchi dorati, e le modellava il petto già pronunciato dall’allattamento.
I capelli erano raccolti all’indietro in un intreccio che non poteva ancora vedere, ma sulla sua testa spiccava una coroncina dorata richiamante il vestito, da cui partiva un lungo velo.
Un copri spalle in pelliccia le sfiorava le spalle e rose bianche e rosse componevano il suo bouquet.
Quando gli fu vicina, gli accessori brillarono sotto le luci e le candele, ma i suoi occhi erano molto più luminosi dei gioielli che indossava.
 
- Sei bellissima, Usako. – riuscì a dire a malapena, troppo emozionato per dire altro.
 
Usagi sorrise solamente, con un nodo alla gola.
Kenji lasciò il braccio di sua figlia e unì la sua mano a quella del genero.
 
- Ti affido il bene più prezioso per un padre. Mi hai ampiamente dimostrato di essere ben oltre all’altezza del compito e lo so, che la mia Usa - Chan non può essere in mani migliori delle tue. Sono fiero di te, figliolo. -
 
Mamoru annuì soltanto, grato a Kenji per quella dimostrazione d’affetto e di fiducia, e poi si dedicò soltanto a lei.
Usagi era il ritratto della solarità.
La cerimonia fu semplice, dolce, interrotta soltanto di tanto in tanto, dal pianto di tre bimbi impazienti dell’attenzione delle loro mamme, sposa e damigella.
Quando Mamoru baciò Usagi per la prima volta come moglie, si sentì rinascere.
Nel momento in cui Usagi gli aveva messo la fede al dito, e lui l’aveva messa a lei, aveva avuto l’impressione di chiudersi insieme in una bolla trasparente.
Di nuovo.
C’erano solo loro due.
Un estratto di uno dei romanzi preferiti da Usagi, ispirato alla prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi, commosse tutti.
Minako fu ritenuta da tutti la più adatta ad esporla, e la lesse commossa eppure controllata.
 
- L’amore è sempre paziente e gentile, non è mai geloso. L’amore non è mai presuntuoso o pieno di sé, non è mai scortese, o egoista, non si offende e non porta rancore. L’amore non prova soddisfazione per i peccati degli altri, ma si delizia della verità. È sempre pronto a scusare, a dare fiducia, a sperare e a resistere, a qualsiasi tempesta. -
 
Lesse con la sua talentuosa voce d’attrice, calcolando pause e respiri e dando ad ogni parola la giusta intonazione.
Usagi non era riuscita a trattenere le lacrime per tutti i momenti salienti e nemmeno durante le firme.
Mamoru invece durante le promesse e la formula, aveva avuto la voce che quasi gli aveva tremato, ma con sua sorpresa era riuscito a controllarla.
Quando uscirono dalla chiesa, petali di rosa e riso li investirono e solo quando gli invitati frenarono il loro entusiasmo, gli sposi poterono ricongiungersi a loro figlia, che era stata per tutto il tempo in compagnia di una emozionatissima Nonna Ikuko.
I festeggiamenti si erano trasferiti in montagna, in un locale pieno di luci e con un enorme albero di Natale.
Era il cottage dove Mamoru aveva portato più volte Usagi, e che per loro era diventato speciale.
Quel giorno, che aveva due anni prima sancito l’inizio della loro storia, l’anno prima il loro fidanzamento ufficiale, ora vedeva il loro inizio come marito e moglie.
Proprio come Usagi gli aveva proposto, si erano sposati proprio l’ultimo dell’anno e avevano organizzato il ricevimento proprio al loro cottage.
Il ricevimento fu perfetto, dalle portate per il pranzo, all’intrattenimento, ai balli, e persino in quell’occasione Minako si era sbizzarrita quasi più degli sposi al momento del lancio di bouquet e giarrettiera, virando stavolta l’attenzione su tutte le loro amiche non ancora sposate, ma tutte fidanzate, nonché sui rispettivi compagni.
A sera, parte degli invitati avevano preso una stanza per la notte per non restare bloccati per via della neve e della confusioni dell’ultimo dell’anno, altri erano andati via prima, ma ogni momento era stato per tutti perfetto e indimenticabile.
Qualcuno restò in sala per aspettare la mezzanotte.
Alla fine e finalmente soli, nella loro camera da letto per la loro prima notte di nozze, Mamoru ed Usagi si chiusero di nuovo nella loro bolla trasparente.
Quella notte si amarono lentamente, assaporando ogni attimo, ogni movimento, ogni carezza, ogni bacio.
Si amarono ancora e ancora, anche allo scoccare dei rintocchi del nuovo anno.
Abbracciati ed appagati nel loro letto, restarono accoccolati ad osservare i fuochi d’artificio all’esterno.
Aveva inizio il 2012.
Chibiusa si svegliò e mugugnò, in cerca di attenzioni.
Mamoru si alzò dal letto prendendola dolcemente in braccio e portandola con sé, al centro del lettone tra lui ed Usagi.
Erano tutti lì, insieme, per un nuovo inizio ancora.
Usagi avvicinò leggermente la loro piccola a sé, solleticandole teneramente una guancia.
In lontananza, si sentiva ancora il rumore dei giochi pirotecnici.
 
- Ehi? -

Mamoru si rivolse a sua moglie.
 
- Hm? - rispose lei, guardando sempre Chibiusa, che stava pere riaddormentarsi succhiandosi un pollice.
 
- Buon Anno, Signora Chiba! -
 
Usagi sorrise, allungandosi verso di lui per baciarlo e facendo sempre attenzione alla loro bambina.
 
- Buon Anno, Amore mio! -
 
 
 
Note al capitolo
Ed eccoci qua!!!
Dopo un milione e mezzo di anni aggiorno finalmente lo Spin- Off a capitoli!
Per chi sta seguendo la nuova versione della long: il quarto capitolo è in evoluzione. Negli ultimi mesi ho tralasciato di nuovo EFP per altre faccende, ma poco alla volta ci sto lavorando.
In realtà ho qualche idea per delle Song-fic, ma sono ancora troppo “acerbe” per metterle nere su bianco, mentre se riesco, prima di aggiornare la long restaurata, devo assolutamente tornare anche nel Fandom di City Hunter! T_T
Per chi non conosce la long originale cui questo Spin-Off è legato, nel caso doveste leggerlo, sappiate che ci sono un centinaio di spoiler! :D
Come ho scritto nelle note al capitolo finale della long, riporto un po’ le stesse informazioni qui.
 
  • La lettera che Minako legge durante il flashback del matrimonio di Usagi e Mamoru, è tratta dal “I Passi dell’Amore”, o, in lingua originale, “A Walk to Remember”.
È un film tratto dall’omonimo romanzo di Nicholas Sparks.
È uno dei miei romanzi preferiti, e la protagonista mi è molto, molto vicina. La dicitura originale è più simile nel libro, dove Sparks si è ispirato alla Prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi, in cui c’è l’Inno all’amore, alla Carità, vista come la più alta forma d’Amore.
La citazione è ripresa e leggermente modificata nell’adattamento cinematografico, ed è recitata prima mentre Jamie è in ospedale per via della leucemia, solo in parte, e poi per intero al suo matrimonio con Landon.
(Fonte originale: Nuovo Testamento, Prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi, Cap. 13, versetti 4-8).
Forse ad alcuni potrà sembrare la solita storia da romanzi rosa e mielosa, ma dietro c’è molto di più, come nella maggior parte dei romanzi di Sparks.
Lo consiglio, questo come altri suoi romanzi e film, e la maggior parte si possono ben capire leggendo “Tre settimane, un mondo”.
Nel caso di “I Passi dell’Amore”, la parte è quella in cui parla di sua sorella Dana, che ha ispirato il personaggio di Jamie.
“I Passi dell’Amore”, assieme a “Un cuore in silenzio”, sono romanzi che mi resteranno sempre dentro, e solo chi sa com’è stata la mia vita fino ad ora, e alcuni di voi lettori lo sapete, possono forse capire la mia scelta per questo inserimento.
Anche “The Longest Ride. La Risposta è nelle Stelle” ha un suo valore, e devo dire che ho apprezzato sia il romanzo che la sua trasposizione cinematografica. Ad ogni modo, mi riconosco in molti dei romanzi di Sparks, o meglio, in alcuni supoi personaggi. Proprio come Usagi, o meglio,  Usasgi proprio come me, è rimasta particolarmente coinvolta dalla storia di Kyle.

 
Personalmente, vivo a contatto con la malattia, la sofferenza e la disabilità da tutta la vita, e danni non ne faccio più solo esperienza nella mia vita privata, ma sono diventate anche il mio lavoro.
Da ormai quasi quattro anni non sono più un’Educatrice di Nido, ma un’Educatrice Assistente all’Autonomia per la Disabilità, e spero presto anche una Docente di Sostegno, visto la mia continua formazione tra corsi, concorsi, ed esaurimenti :D *_*
 
  • La scena in cui Chibiusa, piccola piccola sorride a suo padre.
È tutto vero. Già a tre mesi i neonati manifestano il sorriso, che non è più un automatismo, ma è un vero e proprio “sorriso sociale”.
A questo punto dello sviluppo, secondo René Spitz, uno dei miei pilastri della psicologia e della pedagogia, il bambino è in grado di riconoscere il volto, il suono della voce e persino l’odore delle sue figure di riferimento, reagendo immediatamente di conseguenza.
 
  • Parlando di cose molto più bizzarre e leggere: non avevo proprio idea di come organizzare le feste di addio al nubilato e celibato! Non so quante ho volte ho cancellato e riscritto quelle parti, ma alla fine ho scelte quelle pubblicate e spero davvero di non aver fatto un pasticcio! :D
 
Per ora credo di lasciare lo Spin-Off ancora incompleto.
Durante la stesura del restyling potrebbero venirmi idee per altri capitoli da inserire, oppure potrei scrivere Spin-Off singoli come ho già fatto pubblicando
The Story, che è legato al 19esimo capitolo della long e a quando cioè Usagi si lascia il passato alle spalle, e con Siate come i fiocchi di neve, ambientata invece un anno dopo il matrimonio di Usagi e Mamoru e in questo capitolo ho inserito qualche piccolo richiamo a proposito.
Ancora non so, vedrò man mano.
 
Intanto, grazie a chi sta seguendo la nuova versione della long, e a chi ha commentato la mia ultima shottina introspettiva su Usagi,
Scegliere.
 
Grazie a chi segue sempre, a chi mi ha inserito tra gli autori preferiti e a chi ha inserito le mie storie in quelle preferite, seguite e da ricordare.
Grazie ai lettori silenziosi.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, (fatemi sapere! :P) e spero di tornare in tempi decenti!
Ogni aggiornamento sempre su
Le FanFiction di Lucia.
 
   
 
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