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Autore: De33y    28/01/2024    1 recensioni
Ci sono esperienze che lasciano un segno indelebile sulla pelle e sull’anima. Ci sono creature che strisciano nell’ombra che si nutrono di queste cicatrici. Un semplice caso di bambini scomparsi pone i fratelli di fronte a scelte impossibili, scelte che aprono vecchie e nuove ferite e che mettono alla prova il loro legame.
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Quarta stagione
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Disclaimer: Non possiedo i diritti di Supernatural né dei personaggi riconoscibili presenti in questa storia. L'idea originale è merito di Eric Kripke ed i diritti, al meglio delle mie conoscenze, appartengono allo studio CW. Le Algea sono state introdotte da Esiodo nella Teogonia, ma data la scarsità di fonti ho lavorato di fantasia per la loro caratterizzazione e attualizzazione. Questa storia è scritta per puro divertimento e non ha scopi di lucro.
Spoiler warning: La storia contiene spoiler sul finale della stagione 3 e alcuni elementi dalla stagione 4.
Triggers: La storia contiene elementi di violenza, non estremamente grafici e linguaggio volgare, entro i canoni della serie.
A.N.: siamo quasi alla fine, c'e ancora tanta tensione, ma almeno Sam e Dean sono di nuovo insieme, più o meno.

Dean si mosse impacciato mentre cercava di rimuovere la camicia di flanella che lo avvolgeva. Le braccia e le spalle sembravano pesare una tonnellata l’una. Sentiva gli sguardi di Sam e Bobby bruciare su di sé, o forse erano le ferite. In tutto quel muoversi la maglietta si torceva in modo strano, la sentiva rimanere appiccicata alla pelle, qua e là, non era sicuro neanche lui di dove. Qualche taglio si doveva essere riaperto mentre guidava. Sperò di non aver macchiato la sua Baby. Soffiò fuori tutta l’aria che aveva nei polmoni afferrando i lembi della maglietta sapeva che quelle ferite si sarebbero fatte sentire.
“Fermo!”
Era Sam. Dean obbedì in modo automatico, intontito dalla mancanza di sonno e dal dolore. Guardò Sam cercando di capire cosa stesse facendo di sbagliato. Si era forse mosso in modo troppo brusco o Sam aveva pensato che stesse prendendo la Colt?
“Dean cosa c’è che non va?”
Allargò le braccia quanto riusciva.
“Sto solo togliendo la maglietta.” Sbuffò.
Bobby gli girò intorno senza fare complimenti, quando vide la maglietta zuppa di sangue rappreso sbuffò a sua volta.
“Lascia perdere. Sam ci sono le forbici nel primo cassetto. Vado a prendere il kit di primo soccorso e quando torno voglio trovarti su quella dannata sedia.” L’ultima frase era rivolta a Dean.
Sam era ancora più sulle spine, ma sapeva di dover tenere duro per Dean. continuò a guardare il fratello dall’alto in basso finché Dean non si convinse sedersi. Quando Dean gli sfilò davanti scoprì cosa aveva visto Bobby. Avrebbe preferito non sapere.
Evitarono cautamente l’argomento.
“Quindi Cas è tornato e ti ha guarito?” Dean chiese mentre aspettavano che Bobby tornasse con il kit di primo soccorso. Sam aveva preso le forbici e aveva iniziato a fare a brandelli la maglietta. Ogni nuovo refolo d’aria fresca sulla pelle era una benedizione e le sue emozioni sembravano più sotto controllo ora che non stava più guardando in faccia Sam. Sapeva già la risposta, ma non importava.
“Sì ha detto che non poteva farlo prima per colpa di Zaccaria.”
“Quel figlio di puttana.” Sentire Sam ripetere che stava bene non aiutava a diminuire il senso di colpa.
“Stai cerando di strangolare la sedia o cosa?” Dean si rese conto che si stava aggrappando alla spalliera con tutta la forza che aveva, come se cercasse veramente di frantumarla, pochi minuti e già non era più sicuro di avere controllo sul proprio corpo.
“Okay ragazzi, basta scherzare.” Bobby li interruppe rientrando nella stanza.
“Qui ci sono gli antidolorifici.” Aggiunse mentre spingeva un bicchiere dal contenuto lattiginoso in direzione di Dean.
“Non ne ho bisogno. L’ho detto, sto bene, non è niente in confronto a…” si fermò a metà della frase rendendosi conto di aver già detto troppo. No, non voleva che gli antidolorifici gli portassero via il dolore.
“In confronto a cosa Dean?” gli chiese Sam incrociando le braccia anche se Dean non poteva vederlo.
“Niente.” Dean, portò lo sguardo sulle sue mani, aspettandosi di trovarle di nuovo coperte di sangue. Aveva torturato la persona che aveva promesso di proteggere più di ogni altra al mondo e se l’era fatto piacere. Il pensiero gli dette il voltastomaco, per fortuna il suo stomaco era vuoto. Quando aveva mangiato l’ultima volta?
“Certo nie..Dean, sei disarmato?” Sam allarmato scambiò uno sguardo incerto con Bobby che iniziò subito a perquisire Dean.
“Cosa c’è che non va ragazzo?” Bobby, tastava a vuoto i polpacci alla ricerca di pistole e coltelli. Dean non era mai disarmato, mai. Non andava neanche a dormire senza tenere una pistola o un coltello sotto il cuscino da quando aveva quindici anni. Bobby l’aveva scoperto l’anno dopo, quando aveva cercato di svegliarlo da un incubo e si era ritrovato con una lama piantata nel braccio.
“Bobby ci puoi dare un minuto?” Il vecchio sbuffò portando il suo sguardo da uno all’altro fratello mentre soppesava la decisione.
“Se è tutto a posto, vado anche volentieri a dormire e ci vediamo domattina.” Mentì, non sarebbe riuscito a dormire finché i suoi ragazzi non si fossero ripresi.
Dean Sentì un ondata di panico al pensiero di restare solo con Sam. Non poteva restare solo con Sam. Le cose potevano andare male. Bobby doveva essere lì per fermarlo. Dean prese un respiro cercando di riprendere il controllo. Per la prima volta da quando suo padre era morto, voleva pregare Bobby di rimanere nella stanza. Si rassicurò mentalmente che dopotutto era in controllo del suo corpo e dei suoi pensieri. Ricordi recenti lo provocavano e contraddicevano. Non riuscire a rilassare le mani che erano serrate intorno alla sedia sembrava raccontare una storia diversa.
Sam doveva aver annuito o qualcosa del genere, perché prima ancora che Dean divenne padrone del suo respiro udì Bobby augurare loro buonanotte ed uscire dalla stanza.
Che diavolo? Perché nessuno gli aveva chiesto la sua opinione. Decisamente non era tutto a posto se rimaneva nella stanza da solo con Sam. Chi sapeva cosa avrebbe potuto fare. Dean cercò di alzarsi, voleva allontanarsi fintanto che aveva ancora in parte il controllo del suo corpo, fintanto che non aveva ancora fatto del male a nessuno.
“Dean dove pensi che di andare? Non ti muovi da quella sedia fino a che non avremo sistemato la tua schiena anche a costo di legartici. Ma credo che ne abbiamo avuto abbastanza tutti e due di essere legati e doloranti ultimamente.” Sam lo spinse di nuovo giù sulla sedia, gentile ma deciso.
Dean oppose poca resistenza. Valutò l’offerta di Sam di legarlo, non importava quanto bruciasse quell’ultima battuta. Se fosse stato legato, di sicuro non avrebbe potuto far male a nessuno, giusto?
“Ti conviene prendere gli antidolorifici, il tessuto è entrato in metà delle ferite e alcune hanno l’aria di essere infette.” La voce di Sam, ferma e provocatoria un attimo prima era ora invece dolce e gentile.
“Fai quello che devi fare.” Non esisteva che Dean prendesse quella roba che rischiavano di annebbiargli i pensieri.
“Dean se questo è un modo per punirti…”
“Lascia stare.”
“No, finché non mi spieghi perché sei disarmato e non vuoi gli antidolorifici.”
“Peccato nessuno ti abbia dato uno specchio prima che passasse Cas, era un vero capolavoro.”
“Smettila.”
“Medica queste cazzo di ferite.”
Rimasero in silenzio per il resto del tempo.
Quando Sam ebbe finito di ripulire tutte le ferite e aveva avvolto il torso di Dean con delle bende pulite erano entrambe esausti e il sole stava per sorgere.
A discapito delle paure di Dean non era successo nulla in quella notte interminabile, aveva solo le mani indolenzite per aver stretto la sedia e la schiena che bruciava indistintamente. Si sentì tranquillo a buttarsi sul divano nella stessa stanza di Sam e a lascarsi andare al sonno, o forse era solo troppo stanco per preoccuparsene.
 
 
  
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