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Autore: Chillram9    30/01/2024    1 recensioni
Elizabeth Belvoir ha un sogno: incontrare il suo idolo Aldric, il mago più potente del regno.
L'occasione per riuscirci si presenta quando riceva una lettera d'ammissione dalla misteriosa Accademia di Magia Reale Duelcrest.
Di questa scuola si sa poco e nulla, se non che Aldric è l'unico ad averne mai ottenuto il diploma.
Elizabeth è determinata a fare lo stesso. Non sa però che il terribile segreto che si cela dietro l'Accademia e l'incontro con una strana ragazza cambieranno per sempre la sua vita.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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11. In trappola


 

Fu come se l’intera accademia fosse stata strascinata sott’acqua. Per diversi secondi nessuno osò esalare un singolo respiro. Era come se, quando la testa di Carl aveva toccato il pavimento, il tempo si fosse congelato. Forse stavamo tutti aspettando di risvegliarci da quello che era, senza ombra di dubbio, un incubo.
Infine un grido ruppe il silenzio. Una studentessa si accovacciò e inizio a piangere disperatamente, premendosi le mani sulle sue orecchie, come a volersi isolare da questa terribile realtà. Fu come un segnale. Si scatenò il finimondo.
Iniziò un fuggifuggi generale, molti cercarono rifugio nella sala da pranzo, altri scapparono verso i dormitori. Vidi alcuni studenti rimettere sul pavimento, altri afflosciarsi svenuti. I più coraggiosi estrassero spade e bacchette, puntandole nella direzione di Valentine, senza però attaccare.
L’assassino si limitò a sorridere e alzare le mani in segno di resa, ben sapendo che nessuno avrebbe osato mettere alla prova il suo terribile potere
Io ero come pietrificata. Il mio sguardo continuava a ritornare sugli occhi vuoti di Carl. Non era possibile che fosse successa una cosa del genere. Amy si strinse al mio braccio destro. Tremava. Incapace di proferire parole, mi strinsi a lei a mia volta.
Rimanemmo così per quelle che sembrarono ore.
Infine, un gruppetto di persone arrivò sulla scena. Tra di loro, scortato da due guardie e seguito da un manipolo di studenti, c’era il preside.
Il professor Skylark spostò lo sguardo tra i presenti, soffermandosi per qualche secondo sul cadavere di Carl Stuart e infine su Igor Valentine, ancora tenuto sotto tiro da diversi studenti.
Volevo urlare a Skylark di stare attento, quel ragazzo era pericoloso persino per un mago esperto come lui, ma era come se la mia voce fosse svanita nel momento che Carl era stato ucciso.
Fu l’anziano professore a parlare per primo.
«Abbassate le bacchette e rinfoderate le spade!» ordinò.
Gli studenti esitarono.
Uno di loro replicò: «Professore, questo bastardo è un assassino! È capace di fare qualunque cosa. Non possiamo abbassare la guardia!»
«Apprezzo la vostra intraprendenza, ma questa è una faccenda di mia competenza. Se volete rendervi utili, aiutate i vostri compagni svenuti e portateli in infermeria. Mi assicurerò personalmente che il Signor Valentine riceva una punizione adeguata,» replicò il preside.
«Ma professore, il suo potere è troppo anche per l-»
Skylark non lo fece finire. Con un battito delle sue mani, le spade e le bacchette degli studenti caddero tintinnando sul pavimento.
“Che potere incredibile... non ha usato una bacchetta o pronunciato alcun incantesimo.”
Ma era come aveva detto il ragazzo. Se Valentine avesse voluto, avrebbe potuto uccidere Skylark semplicemente guardandolo.
Noncurante, il preside si avvicinò al ragazzo. Il sorrisetto sulla faccia di Valentine era sparito, lasciando spazio ad un’espressione neutra. Sembrava, seppur non sembrasse intimorito, non osasse prendersi gioco di Skylark.
«Signor Valentine, ha letto l’elenco delle regole che le è stato fornito?» chiese il professore con calma. Più che a un omicida, sembrava si stesse rivolgendo a uno studente che era arrivato tardi a lezione.
«Sì Signore,» rispose Valentine senza esitare.
«Allora dovrebbe sapere che atti di violenza tra gli studenti sono severamente vietati al di fuori dei duelli, corretto?» lo interrogò Skylark.
«Corretto, mi dispiace di aver infranto le regole profess-» tentò Valentine con fare ossequioso.
«Temo che le scuse non siano abbastanza in questo caso,» lo ammonì il preside, «Signor Valentine, al di fuori dell’orario delle lezioni, lei resterà confinato nelle sue stanze per una settimana. Chiaro?» proseguì con tono severo.
«Chiaro,» rispose il ragazzo annuendo.
Nonostante i due avessero parlato in maniera perfettamente chiara e udibile, ero certa di essermi persa qualcosa. Forse avevano improvvisamente deciso di utilizzare una strana lingua aliena che utilizzava parole comuni ma con un senso diverso. Perché, quella conversazione, strideva completamente con la situazione in cui ci trovavamo.
«Professore, le pare il momento di scherzare?!» chiese uno studente furioso.
Il professore si voltò nella sua direzione e ripeté accigliato: «Scherzare?»
«Questo…essere, ha appena ucciso un nostro compagno! Mi sta dicendo che confinarlo nelle sue stanze sarebbe la sua punizione?» sbottò un altro ragazzo incredulo.
«Certo che no!» rispose sorpreso Skylark, «La punizione che ho assegnato è per aver rotto il naso al Signor Whrite.»
«CHI SE NE FOTTE DI QUEL CAZZO DI NASO!» urlò un’altra ragazza imbestialita, «che senso ha punirlo! Questo bastardo marcirà in prigione per aver ucciso Carl!» continuò singhiozzando.
Fissai Skylark, sembrava infastidito. Una sensazione di puro terrore si insinuò nella mia mente. C’era qualcosa di terribilmente sbagliato in tutto questo. La reazione che il preside aveva avuto davanti all’omicidio di uno dei suoi studenti non aveva alcun senso. Perché soffermarsi sul naso rotto, come se fosse importante…
E fu allora che capii. Nella mia mente balenarono le strane circostanze che ruotavano attorno all’Accademia, le regole che ci erano state spiegate, lo strano comportamento del preside.
I pezzi andarono al loro posto.
C’era un’unica terribile spiegazione a tutto questo. Pregai con tutta me stessa di aver capito male. Magari era tutto una coincidenza.
Ma, inesorabili, le parole del preside confermarono impietose ciò che avevo appena realizzato:
«Signorina, dovrebbe anche lei fare un bel ripasso delle regole dell’Accademia. Il Signor Valentine ha ucciso il suo avversario durante un duello. Questo è perfettamente in linea con le regole dell’Accademia, in quanto, come scritto nel regolamento, la violenza tra studenti è vietata solamente al di fuori dei duelli. Per questo, il Signor Valentine non riceverà alcuna punizione a riguardo.»
Per la seconda volta in quella giornata, rimanemmo tutti pietrificati. Quello che aveva detto il professor Skylark era senza senso, proprio come la morte di Carl. Ma in cuor nostro, capimmo tutti che il preside non stava scherzando.
«Lei è completamente pazzo!» lo additò uno studente, molti altri gli fecero eco. Una pioggia di insulti si riversò verso il professore. Alcuni sfoderarono di nuovo le proprie bacchette. Ma come nel caso di Valentine, nessuno sembrava voler osare attaccare.
Skylark si limitò a sbuffare spazientito.
«Per oggi farò finta di nulla, visto che molti di voi sono probabilmente sotto shock per la morte del vostro compagno. Vi consiglio di essere meno emotivi se desiderate diplomarvi con successo. Se non avete altre domande, è tempo che torni nei miei uffici e voi facciate colazione.» Serafico, iniziò ad allontanarsi.
Uno studente muscoloso si parò davanti a lui. Riconobbi Frank Montague, il ragazzo che aveva duellato con Sophia tre giorni prima. Sembrava passata un’eternità.
«Lei è fuori di testa se pensa di farla franca. Si da il caso che la mia famiglia abbia contatti diretti con il Re e farò in modo che ne venga a conoscenza quanto prima. L’omicidio è il reato più grave nel nostro regno e la pena è la morte. La legge reale è al di sopra delle stupide regole della sua accademia» affrontò il preside.
Quest’ultimo non sembrò minimamente turbato dalle parole di Montague e rispose: «Sua Altezza è perfettamente al corrente delle particolarità di quest’accademia. La nostra missione, creare il successore di sir Aldric, è di grande importanza per il Sovrano. Per questo, ha deciso di concederci carta bianca per raggiungere il nostro obiettivo.»
«Sta mentendo!» urlarono in molti.
Skylark li ignorò e riprese ad incamminarsi. Montague lo fermò di nuovo.
«Menzogne! Ma non importa. Non ho intenzione di partecipare a questo suo gioco perverso. Se uno qua dentro può uccidere impunemente, non voglio rimanere qui un secondo di più. Prepari una carrozza immediatamente!» ordinò il ragazzo. Tanti ragazzi urlarono in approvazione.
Skylark sembrava finalmente stare perdendo la pazienza.
«Ancora una volta, devo constatare la vostra incapacità di leggere. Nella vostra lettera di ammissione, ma anche nel regolamento, è specificato come la frequentazione dell’Accademia sia obbligatoria, qu-»
Montague ne aveva avuto abbastanza. Assestò uno spintone con entrambe le mani al professor Skylark il quale cadde per terra. Troneggiando su di lui urlò: «Con il tuo regolamento mi ci pulisco il culo! Ora fai aprire quel portone all’istante o scriverò a mio padre. Che ti ricordo, in quanto conte, avere un’armata più che in grado di radere al suolo la tua stupida scuola.»
Skylark si rialzò lentamente, raddrizzandosi gli occhiali.
Sembrava aver riacquisto la calma.
Si rivolse al suo aggressore in tono tranquillo:
«È sicuro di voler lasciare l’Accademia in anticipo, signor Montague?»
Quelle parole mi fecero accapponare la pelle. Avrei voluto urlare “no, non dire di sì!” ma non feci in tempo.
«Finalmente hai capito eh?» rispose Montague con un sorriso trionfante, l’ultimo della sua vita.
Il preside batté le mani. Un bagliore illuminò il corridoio, accecandoci, accompagnato da un rombo di tuono.
Quando riacquistammo la vista, al posto del nostro compagno di classe rimaneva un mucchietto di cenere.
«Bene, se nessun altro desidera lasciarci prima del dovuto, questo è tutto per oggi. Mi raccomando date una ripassata al regolamento, seguite le lezioni e assicuratevi di fare i vostri duelli. Ricordatevi che l’ultimo in classifica ci lascerà a fine settimana,» si congedò con tranquillità il preside, come se uccidere un suo studente fosse ordinaria amministrazione.
Rimanemmo lì, nel mentre che nell’aria iniziava a diffondersi un terribile odore di carne bruciata.
Era chiaro a tutti cosa sarebbe successo a l’ultimo in classifica.
Eravamo in trappola. Solo uno di noi sarebbe uscito vivo da quella scuola.

98 studenti rimanenti...

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