Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Vavi_14    06/02/2024    1 recensioni
Dal capitolo I:
[...]Sta quasi per lasciare via libera a Morfeo, quando la vibrazione del cellulare sul palmo della mano lo fa sobbalzare. Il suo cervello impiega un secondo ad inviare impulsi elettrici al resto del corpo; gli basta vedere quel nasino un po’ arricciato ammiccare verso di lui assieme alla scritta “videochiamata” per relegare il sonno ad un bisogno secondario.
«Noona» sussurra, mettendosi a gambe incrociate e stropicciandosi entrambi gli occhi. «Che ci fai sveglia a quest’ora?»
Vede la lunga coda di Jieun muoversi un poco, mentre la ragazza dall’altra parte del display scuote dolcemente la testa. «Ho anch’io il mio bel da fare, Jeon».

***
Di quando una schedule può essere ben gestita, ma due cominciano a stare strette.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jeon Jeongguk/ Jungkook
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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XV


I tightly close my two eyes and cast a spell
You and I, there’s only a little bit left
I don’t know when or what time
 
You & I, IU
 


 

A zazziella





 
 
Jieun quell’espressione la conosceva dannatamente bene.
Le labbra un po' tirate a trattenere un sorriso, gli occhi bassi ma ridenti, perché quelle tre piccole rughe mimiche non le avevano mai mentito. Jeon Jungkook era letteralmente un libro aperto di cui ogni lineamento raccontava un’emozione. Ora ci si poteva leggere gioia, euforia, adrenalina e anche un pizzico di… colpevolezza.
«Che hai combinato?»
Le esce spontaneo chiederglielo, perché la faccia è proprio quella di un bambino che ha appena trasgredito qualche regola. E dire che doveva esserci abituata; da quando lo conosceva, Jungkook di regole ne aveva ignorate parecchie. Ma ciò che più la stupisce e le toglie del tutto ogni ragionevole facoltà mentale volta ad insistere è il modo in cui lui la guarda. Trionfante, quasi, innamorato – certo -, così entusiasta che l’abbraccia senza nemmeno risponderle, stritolandola come lui solo sapeva fare, fino a toglierle il respiro ma fermandosi sempre un istante prima che fosse lei a dovergli chiedere di allentare la presa.
«Vuoi rispond-» ma nemmeno stavolta Jieun riesce a finire, perché la parola le viene tolta dalle labbra di Jungkook che premono sulle sue, assorbendo qualsivoglia dubbio o rimprovero lei stesse cercando di sciorinargli addosso. Su quello l’aveva sempre avuta vinta. Le parole con Jungkook servivano a poco, a meno che non fossero in musica, o all’interno di una canzone. Altrimenti, il disgraziato, preferiva comunicare in tutt’altro modo.
«D’accordo» cerca di imporsi Jieun, uscendo a fatica da quel contatto ed afferrandolo per entrambe le spalle, in un illusorio tentativo di tenerlo fermo e far sì che la ascoltasse. «Adesso mi dici cos’è successo».
«Solo se prometti di non arrabbiarti».
Ed ecco che le supposizioni di Jieun prendevano vita in meno di un istante. Si concede qualche secondo per osservarlo e, mentalmente, pensa che se fosse possibile arrabbiarsi davanti a quelle fossette e quel sorriso, lei lo avrebbe fatto di sicuro, mettendoci tutto l’impegno del mondo, ma proprio non crede di esserne capace. Ovviamente, si guarda bene dal dirlo a Jungkook, accompagnando la risposta con un incrocio di braccia che vorrebbe sembrare minaccioso. «Dipende, Jeon».
Avrebbero dovuto vedersi alle cinque nell’alloggio di Jieun, ma Jungkook l’aveva chiamata parlando di un contrattempo che, suo malgrado, avrebbe fatto slittare l’incontro di circa quaranta minuti, scusandosi frettolosamente – e quindi in modo abbastanza sospetto – e dicendole che poi le avrebbe spiegato di persona.
«Potrei aver fatto qualcosa di avventato».
«Non mi dire».
Era inutile farsi prendere dal panico quando si trattava di Jungkook. L’esperienza l’aveva ben forgiata e preparata anche all’impensabile.
«Ma lo rifarei, se tornassi indietro».
«Ne sono certa» continua ad assecondarlo Jieun, nella speranza che si decida a vuotare il sacco. «Vuoi dirmi di che si tratta o -»
«Un tatuaggio».
La ragazza, suo malgrado, si ritrova ad alzare un sopracciglio. Un tatuaggio, aveva detto. Considerando il fatto che ne aveva già più di una quindicina, e tutti ben evidenti, le viene spontaneo chiedersi perché la notizia avrebbe dovuto stupirla o farla arrabbiare. In verità, Jieun è contraria a tutto quell’inchiostro sulla pelle, ma non si è mai azzardata a dirglielo, perché per quanto visceralmente lo ami, Jungkook ed il suo corpo non sono di sua proprietà. E poi, ogni tanto, mentre lui dorme, si diverte a tracciare col dito quelle linee, facendo slalom tra i colori e i disegni, anche se non lo ammetterebbe mai. Insomma, che non fosse esattamente la fan numero uno dei suoi tatuaggi, Jungkook l’aveva capito da un pezzo, ma finché quei segni lo rendevano felice e – come lui gli aveva detto – contribuivano ad imprimere nell’epidermide la sua storia, non c’era niente che Jieun potesse o volesse fare per convincerlo del contrario. Quindi, perché diamine un nuovo tatuaggio avrebbe dovuto destare in lei emozioni diverse rispetto a tutti gli altri che già aveva? A meno che…
«Jeon Jungkook».
Nome e cognome. Occhi spalancati in procinto, finalmente, di realizzare il perché di quel comportamento così inusuale. «Non avrai fatto quello che penso».
Ora che Jieun sembra aver intuito la situazione, Jungkook si sente lievemente in imbarazzo, ma cerca di nasconderlo al meglio possibile, perché deve continuare a farsi vedere determinato e convinto della sua scelta.
«Non mi sono tatuato la tua faccia, noona, stai tranquilla».
Il cuore di Jieun perde un battito. L’affermazione era talmente assurda da avere un che di ilare, peccato che proprio non riesca a ridere.
Con Jungook non si poteva scartare nessuna ipotesi.
«Voglio ben sperare. Perché non hai fasciature sul braccio?»
«Perché mi sono tatuato da un’altra parte».
Et voilà, la seconda notizia. Ancora doveva scoprire cosa diavolo si fosse fatto tracciare sotto la pelle, ma se l’avesse ben inglobato all’interno dell’armonia di disegni che già possedeva, l’eventuale trauma sarebbe stato meno irruento. Invece no. Ovviamente, Jungkook aveva cambiato posto, nonostante le avesse detto che avrebbe riempito il braccio e poi, probabilmente, si sarebbe fermato. Si volta, dandole la schiena e togliendosi la maglia. Proprio in mezzo alle scapole capeggiava una striscia di pellicola trasparente, tenuta attaccata alla bell’e meglio da uno spesso strato di crema sottostante. S’intravedevano dei caratteri neri, grassetti. Jieun ha entrambe le mani a coprirle la bocca, anche se non ha ancora letto cosa c’è scritto: il tutto era davvero molto evidente, considerando che aveva scelto un posto completamente sgombro da altri tatuaggi.
«Jungkook»
«Dai, togli la pellicola» la incoraggia, quasi impaziente.
Lei obbedisce, ma si accorge di star trattenendo il respiro solo quando riesce a vedere nitidamente i caratteri. Erano in coreano. Nessun nome. Nessuna iniziale. Nessuna data. Grazie al cielo, non era stato così avventato. La scritta diceva “너랑나”, ovvero “Tu ed io”. Molto generica, ad un una prima occhiata, ma non per loro. Jungkook, infatti, si gira verso di lei e, come se fosse la cosa più naturale del mondo, inizia a cantare. La trova con le labbra leggermente schiuse, in procinto di dirgli chissà cosa, “Sei pazzo”, forse,  “Che diavolo ti è saltato in testa“ o “Ti amo”, magari, che differenza avrebbe fatto? Così, dopo aver provato inutilmente a respingerlo e farlo smettere si lascia trascinare pure lei, ritrovandosi a cantare con lui, le loro labbra così vicine da sfiorarsi, almeno finché non è Jungkook a distanziarsi un poco.
«La mia canzone preferita del mio primo album della mia artista preferita» è la spiegazione buffa che le dà tutta d’un fiato, tenendole il viso tra le mani. Quello stesso disco che, mesi e mesi prima, si era fatto autografare proprio da lei, coronando il suo sogno di adolescente.«Non dici niente?» la incalza poi, quasi provocatorio.
Dove diamine era finita quella nota d’imbarazzo e colpevolezza che aveva mostrato poco prima, si chiede Jieun. Durata meno di un battito di ciglia e volatilizzatasi con altrettanta velocità, si risponde.
«Non è così visibile» aggiunge lui, anche se non suona molto come una giustificazione.
Jieun sospira. «No, non lo è per niente».
«Avrei potuto farlo sul petto!»
«Avresti potuto fartelo in fronte» replica subito lei, seguendo l’assurda scia di quel discorso.
Jungkook si dà una manata in faccia. «Aish, non ci ho pensato».
A quel punto Jieun lo costringe a voltarsi di nuovo, nascondendo un mezzo sorriso. «E’ meglio coprirlo, o si infetterà» si limita a commentare, ma Jungkook non si è lasciato sfuggire lo sguardo lucido che aveva cercato di nascondere con quel gesto, e il soffice bacio che gli lascia proprio sotto al quel nuovo, importante tassello del puzzle che lentamente sta componendo il suo corpo, a lui basta e avanza come risposta.















 







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Torno dopo anni, secoli, eoni. L'adorazione per queste due talentuose personcine prese singolarmente nelle realtà, e in coppia nella finzione, non è mai svanito, nonostante il tempo che ho fatto trascorrere per approdare di nuovo su questi lidi. In fondo è una raccolta e non ha mai avuto chissà quale fitta trama. Sto cercando di giustificarmi. In ogni caso, nella mia testa, e parzialmente anche su Word, c'è già una conclusione scritta, ma non so quando avrò coraggio e modo di pubblicarla.
Nel frattempo ringrazio chiunque mi stia ancora seguendo ed eventuali nuovi "avventurieri". Perdonate la mia incostanza. Spero che questo capitolo possa non risultare troppo al di sotto dei precedenti.
E' dedicato ad un'amica, grazie alla quale ho ritrovato la voglia e l'ispirazione per scrivere di nuovo di loro.
Ps. Ho rifatto anche il banner, perchè EFP mi aveva cancellato quello vecchio. Ora dovrei avere la pazienza di reinserirlo in tutti i capitoli.

Un abbraccio,

Vavi

 
  
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