Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Chillram9    07/02/2024    1 recensioni
Elizabeth Belvoir ha un sogno: incontrare il suo idolo Aldric, il mago più potente del regno.
L'occasione per riuscirci si presenta quando riceva una lettera d'ammissione dalla misteriosa Accademia di Magia Reale Duelcrest.
Di questa scuola si sa poco e nulla, se non che Aldric è l'unico ad averne mai ottenuto il diploma.
Elizabeth è determinata a fare lo stesso. Non sa però che il terribile segreto che si cela dietro l'Accademia e l'incontro con una strana ragazza cambieranno per sempre la sua vita.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

13. Trauma


 

Ero pronta.
Il conto alla rovescia era quasi terminato.
Con la bacchetta davanti a me, mi preparai a pronunciare l’incantesimo.
1...
Prima che riuscissi ad aprir bocca, fui scaraventata all’indietro.
Era strano, nonostante l’impatto fosse stato così forte da sollevarmi in aria, non provavo alcun dolore.
Finalmente toccai il terreno. La spinta era stata così potente, che rotolai un paio di volte prima di fermarmi.
Qualcosa di pesante cadde di fronte a me.
Era… un corpo?
Una sagoma si avvicinò, non riuscivo a vederne il volto dalla posizione in cui ero. Le mie gambe non sembravano voler rispondere ai miei comandi.
Sentii una mano afferrarmi i capelli e sollevarmi.
Non riuscivo ad opporre resistenza.
La figura mi tirò su e mi trovai di fronte ad uno specchio.
Uno sguardo vacuo incontrò il mio.
Occhi vuoti come quelli di Carl Stuart.
La mia bocca si spalancò in un urlo afono mentre fissavo la mia testa mozzata.
Finalmente riacquistai l’uso della voce.
«AAAAAAAH!»
Mi divincolai dalla presa delle coperte.
Con il cuore che batteva all’impazzata, mi sollevai dal letto.
Ero in un bagno di sudore. Non avevo mai avuto un incubo così realistico.
Con il cuore che ancora mi martellava in petto, lanciai un’occhiata all’orologio sul comodino.
Era ancora notte fonda. Avevo impiegato molto tempo ad addormentarmi, girando e rigirandomi nel letto, cercando di allontanare la mente da pensieri che erano ben poco concilianti con il sonno.
A quanto pare però mi avevano inseguito fin nel mondo onirico.
Mi sdraiai nuovamente, facendo dei respiri profondi, cercando di calmarmi. Dovevo riposare almeno un po’. Era necessario che fossi in forma per domani. Avevo dei punti da recuperare.
Purtroppo questo proposito si rivelò futile.
Passai il resto della notte passando più volte dalla veglia ad un sonno agitato. La mattina mi alzai, se possibile, più stanca di quando ero andata a letto la sera prima.
Non potei fare a meno di notare la preoccupazione nello sguardo di Amy, quando ci salutammo prima di andare a colazione. Non dovevo avere un bell’aspetto.
Decisi di fare finta di nulla e cercai di intavolare una conversazione su ciò che avrei voluto mangiare oggi.
Fui grata quando Amy colse l’antifona e iniziò a chiacchierare normalmente.
Speravo che se avessi ignorato quei pensieri intrusivi che vorticavano nella mia testa, presto o tardi mi avrebbero lasciato in pace.
La fine della prima lezione della giornata, mi ricordò però la situazione in cui mi trovavo. E che far finta di non vedere i problemi, non li avrebbe fatti scomparire all’improvviso.
Igor Valentine, il solito sorrisetto maligno sul volto, mi fermò nuovamente all’uscita dell’aula.
Come ieri mi sfidò a duello.
E come ieri, non potei far altro che rifiutare.
Con un sinistro “A domani!”, Valentine mi salutò ridacchiando. Era ovvio, ormai. Avrebbe continuato ad utilizzarmi come una banca di punti, da cui ritirare ogni giorno. Avrei voluto urlare a squarciagola per il senso di umiliazione bruciante che provavo.
Ma non potevo lasciarmi andare. Era venuto il momento di montare una controffensiva. Mi trovavo a -2 punti nella classifica, era tempo di recuperare e mettere la mia sopravvivenza al sicuro.
Fu così che, dopo pranzo, mi separai da Amy e andai alla ricerca di studenti da sfidare. Avevo deciso di evitare duelli in pubblico il più possibile. Avrei cercato di utilizzare tutto il potere che avevo a disposizione per vincere velocemente. Con la stanchezza che avevo in corpo, non potevo permettermi di prolungare i combattimenti più del dovuto, altrimenti le mie energie sarebbero finite ben prima del mio mana.
Come primo duello andai alla ricerca di qualche compagno di cui conoscevo bene o male l’abilità. Non volevo avere sorprese. Per questo avevo utilizzato la lezione pratica del giorno precedente per individuare qualche preda.
Mi aggirai per l’ala ovest della scuola fino a che non vidi un ragazzo uscire dalla sua stanza. Non ricordavo il suo nome, ma ieri sera l’avevo visto fallire più volte nel colpire il manichino d’allenamento. Non doveva avere gran controllo del suo mana.
Un bersaglio facile.
Ma allora… perché la mia mano tremava così tanto, mentre stringevo la mia bacchetta.
Il ragazzo si avviò lungo il corridoio. Dovevo muovermi o avrei perso l’occasione.
Ma esitai. Un enorme peso sembrava essersi arenato nel mio petto e mi rendeva difficile respirare. Un nuovo pensiero sopraggiunse, rendendomi incapace di muovermi.
E se non fosse stato un bersaglio facile?
E se anche quello studente dall’aria anonima nascondesse un potere anomalo come Valentine?
Mi lasciai scivolare lungo la parete.
“Che mi prende?”
Non era da me farmi prendere dalla paura in quella maniera. Se anche fosse stato così, che scelta avevo? Se non avessi combattuto, rischiavo comunque di finire ultima in classifica. Tanto valeva rischiare.
Ma in quel momento, le immagini che avevo cercato di seppellire in un angolo remoto della mia mente, irruppero nei miei pensieri. Mi ritrovai a fissare nuovamente gli occhi senza vita di Carl Stuart, occhi che presto avrebbero potuto essere i miei.
Sentii il mio stomaco rivoltarsi. Corsi via.
Dieci minuti dopo uscii dal bagno, un forte sapore acido ancora in bocca, asciugandomi gli occhi dalle lacrime.
“Cosa mi sta succedendo?”
Non avevo altra scelta che combattere, ma il mio corpo sembrava volersi rivoltare contro di me.
Era quasi ora delle lezioni serali. Non potevo permettere che Amy mi vedesse in quello stato.
Rientrai nel bagno e mi sciacquai la faccia con l’acqua gelida.
Guardai nello specchio.
“Sono un disastro.”
I segni della mancanza di sonno erano ben evidenti sotto i miei occhi, ancora arrossati dal pianto. Cercai di sorridere.
“Terribile…”
Ma non potevo far altro che fingere. Dovevo apparire forte come sempre.
Quando io ed Amy ci incontrammo, cercai di mantenere quel falso sorriso il più stabile possibile.
Dal suo sguardo potevo capire che non se l’era bevuta.
E questa volta, mi pressò: «Ho visto che non hai guadagnato punti, non dovevi duellare questo pomeriggio?» mi chiese preoccupata.
«Ah vedi, è che mi sentivo un po’ male. Devo aver mangiato qualcosa di avariato a pranzo. Ci sono ancora due giorni comunque,» mentii spudoratamente.
Amy non sembrava convinta. «Lizzie, se c’è qualcosa che non v-» iniziò.
«No no, sul serio va tutto bene Amy. Voglio solo essere al 100% prima di sfidare qualcuno. Sai che può essere pericoloso,» la interruppi.
Mi sentivo in colpa a tenerle nascosto tutto. Ma in questa situazione a cavallo tra la vita e la morte, non volevo apparire debole davanti a lei.
Darle altre preoccupazioni sarebbe stato crudele.
No, questa era una situazione che dovevo risolvere da sola.
“Dopo le lezioni devo sfidare qualcuno,” pensai.
Dovevo solo smettere di farmi tanti problemi.
Ero una maga potente. Era improbabile che poteri come quello di Valentine fossero comuni. Sarei morta comunque se fossi arrivata ultima in classifica.
La mia opera di auto-convincimento, fallì miseramente.
Alla fine di quella maledetta giornata, avevo ancora -4 punti.
“Ci sono ancora due giorni...” pensai mentre mi sdraiavo nel letto.
Quella nottata fu, se possibile, ancora peggiore della precedente.
Oltre alle immagini che già mi perseguitavano, una nuova realizzazione mi tormentava: non ci sarei riuscita. Quando sarebbe stato il momento di sfidare qualcuno a duello, la paura mi avrebbe fermato.
Fu così, che durante quell’ennesima notte insonne, una nuova emozione si fece largo nella mia mente: rassegnazione.
Quando, al mattino, il letto incantato mi fece capire che era ora di alzarsi, io non mi mossi.
“Che senso ha dopotutto?”
Andare a lezione per vedere Igor Valentine sorridermi, pronto a prendere altri dei miei punti, era quella la mia nuova routine? Non avrei mai potuto sconfiggerlo. Quindi che senso aveva combattere? Sopravvivere qualche settimana in più avrebbe significato solo a patire altre sofferenze. In fondo essere la prima eliminata non suonava poi così male...
Non avrei dovuto vedere nessuno dei miei compagni morire. Non avrei dovuto vedere Amy morire.
Restai sotto le coperte, in attesa.
Come immaginavo, dopo una ventina di minuti sentii bussare alla porta.
«Lizzie, tutto bene?» sentii la voce di Amy chiedere fuori dalla stanza.
«Sto ancora un po’ male da ieri. Non preoccuparti però, ti raggiungo a lezione,» le risposi. Sapevo che non mi avrebbe mai perdonato. Ma andava bene così. Sarebbe rimasta lì tutto il giorno se non le avessi mentito.
La sentii esitare davanti alla mia porta, ma poi sembrò decidere di credermi.
«Ok, non fare tardi!» mi salutò.
Una parte di me avrebbe voluto chiedere di restare lì. Avrei voluto riversare su di lei tutte le mie paure e le mie preoccupazione.
Ma restai in silenzio. Ormai avevo preso la mia decisione.
Rimasi sul letto, le ginocchia attaccate al petto, cercandomi di fare forza.
Diverse ore dopo, sentii bussare nuovamente. Questa volta i colpi erano forti e decisi.
«Lizzie?! Sei lì dentro? Rispondi!» sentii urlare Amy disperata.
«Sì, sono qui,» risposi.
«Oh grazie al cielo! Visto che non sei venuta a lezione sono passata in infermeria ma non c’eri… Temevo ti fosse successo qualcosa. Come stai? Sei svenuta? Non riesci a camminare?» mi chiese in tono disperato.
«Sto benissimo, Amy,» le risposi, con voce calma. Ormai non avevo più senso mentire.
«Ma allora… perchè? Non ti ricordi che non andare a lezione ti toglie 10 punti?» mi chiese con voce incerta.
«Ho deciso che… va bene così,»
«V-va bene così? Cos-? Tu!? No!»
Aveva capito.
«TU! Come puoi pensare di arrenderti così?! Sei la maga più forte che abbia mai conosciuto! Che senso ha arrenderti quando ci sono studenti come me...» la voce di Amy era rotta dal pianto.
«Potrei sopravvivere questa settimana, sì. Ma alla fine, non ho possibilità contro gente come Valentine. Sarebbe solo ritardare l’inevitabile...» le risposi, cercando di suonare razionale. Avrei tanto voluto aprire quella porta e stringerla in un abbraccio, dirle che mi dispiaceva.
Ma se l’avessi fatto, sapevo che la mia risolutezza si sarebbe spezzata.
«Ma allora, a me non pensi! Vuoi lasciarmi qui da sola?» tentò di farmi sentire in colpa.
Ma ci avevo già pensato: «Se sopravvivessimo insieme, Amy, un giorno sarei costretta ad ucciderti. Non voglio che succedeva. Preferisco morire prima.»
«I-io… ti prego, non farmi questo… Mi dispiace, mi dispiace! Ho visto che stavi male da ieri, m-ma non ho osato dire nulla. Sei sempre stata così forte… I-io avevo paura. Non sapevo cosa fare...» urlò Amy disperata.
«Ma io… voglio aiutarti, dimmi cosa ti ha portato a questa idea senza senso. Lizzie, sei la mia migliore amica, ti prego, non posso perderti!» mi supplico.
«Ti ringrazio Amy. Ma va bene così. È meglio così per tutte e due.»
Lacrime stavano solcando il mio viso. Se esisteva un inferno, avrei meritato di finirci per come stavo trattando la mia migliore amica. Ma non potevo tentennare.
«Lizzie, se non apri questa porta la faccio saltare in aria!»
Amy ne aveva avuto abbastanza. Ma non sarebbe servito a nulla. La porta era incantata per sopportare gli incantesimi più potenti.
Sentii Amy, lanciarne numerosi, ma la porta non si mosse.
Fu così che iniziò una tortura lunga due ore.
Dopo aver scoperto l’inutilità della magia, Amy iniziò a battere sulla porta con forza sempre maggiore. Passò poi alle spallate. Seguirono poi, pianti, suppliche, persino insulti.
Alla fine la sentii accasciarsi sul pavimento, esausta. I suoi singhiozzi sommessi erano come pugnalate al cuore.
Quando furono le 16.00, non potei far altro che dirle:
«È ora delle lezioni pomeridiane Amy, devi andare o perderai punti...»
Sentii Amy alzarsi ed allontanarsi. Mi ero aspettata che avrebbe opposto resistenza. Ma in fondo, non sarebbe stato strano se avesse iniziato ad odiarmi. Me lo meritavo.
Mi stesi nuovamente sul letto, fissando il soffitto.
Ora non mi restava che aspettare.
La mia testa era stranamente leggera. Forse le mie emozioni se n’erano andate insieme ad Amy. Fu così che scivolai in un sonno senza sogni.
Fui risvegliata da un bussare sommesso.
Fissai l’orologio. Erano le undici di notte. Fra poco sarebbe iniziato il mio ultimo giorno.
Toc toc
Ignorai la porta. Amy probabilmente stava tentando di farmi cambiare idea un’ultima volta. Era meglio non rispondere.
Dopo qualche minuto il bussare si interruppe.
«Mi dispiace Amy...»
Richiusi gli occhi.
BAM!
Gli riaprii appena in tempo per vedere la porta della mia stanza schiantarsi sul pavimento.


 

***
 

Note dell'autore: definitivamente il capitolo più tosto che ho scritto finora. Nonostante l'avessi già diviso una volta è uscito comunque bello grosso. Dopo un po' di capitoli più action, si ritorna in un mood pesante come quello del prologo. Spero di essere riuscito a rendere bene lo stato d'animo della nostra protagonista. Speriamo che le cose migliorino per lei nei prossimi capitoli!

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Chillram9