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Autore: KiarettaScrittrice92    12/02/2024    0 recensioni
I nostri protagonisti hanno concluso le vacanze estive e sono pronti per il liceo.
La loro vita da supereroi appare finalmente calma e tranquilla e quello che Fu aveva detto l'anno precedente sul ritorno di Makohon sembra solo una supposizione errata, fino a che...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Chloè, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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La festa
 

Alya sistemò meglio le cuffie sulla testa del fidanzato, a cui il ragazzo stesso aveva applicato delle viti fatte di carta pesta, nella speranza che rimanessero incollate per tutta la durata della festa, ma che non rovinassero le sue fidate compagne da cui non si separava mai.
Erano ormai quasi tutti pronti. Ognuno indossava il suo costume e Nathaniel, che era l’artista del gruppo, stava ultimando il trucco sul volto di Marinette. La sua mano leggera e il suo occhio attento, stavano rendendo la ragazza ancora più bella di come era solitamente.
«Sai credo tu abbia un pochino di bava all’angolo della bocca, gattaccio.» sussurrò Lila, vicino all’orecchio di Adrien, facendogli distogliere lo sguardo dalla fidanzata con uno sbuffo.
«Ecco fatto!» concluse il rosso, posando finalmente il pennellino dell’eye-liner e permettendo a Marinette di riaprire gli occhi.
In quel preciso momento qualcuno irruppe nella camera di Adrien, dove si erano radunati.
«Adrien! Mamma dice che… Wow, che bei costumi!» esclamò il bambino, dimenticandosi completamente cosa avrebbe dovuto riferire e ammirando uno per uno quei ragazzi più grandi.
«Sai che la maggior parte li ha disegnati Marinette?» gli disse Alya, chinandosi su di lui e dandogli un buffetto sul naso col dito indice. 
«Davvero li hai fatti tu?» il volto del bambino sembrò illuminarsi ancora di più sotto il pesante trucco bianco e nero che si era fatto fare da Monique poco prima.
«Anche il tuo costume è bello scheletrino.» gli sorrise Marinette.
«Bah… Sono solo un paio di pantaloni e una maglietta con una stampa.» rispose Pierre, facendo spallucce, provocando il dondolamento del suo secchiello a forma di zucca.
«Andrai a fare des bonbons ou un sort, piccola peste?» lo punzecchiò Adrien, scompigliandogli ancora di più i capelli, su cui sembrava essere stata spruzzata della tinta bianca, quasi come neve finta, come se i capelli di Pierre non fossero già abbastanza chiari.
«Sì. – ghignò lui – Mamma e zia Monique mi accompagnano. Pensi che se passo dai tuoi genitori mi daranno qualche dolcetto Marinette?»
«Ne sono sicura Pierre, mio papà fa i migliori biscotti di Halloween della città.» le rispose prontamente la ragazza facendogli l’occhiolino.
«Insomma vi volete sbrigare? La limousine aspetta già da cinque minuti!» esclamò Nathalie entrando nella camera.
«Oh, mi sono scordato di dirvelo!» esclamò Pierre, non troppo dispiaciuto.
«Forse dovremmo sbrigarci.» commentò allora Lila, osservando l’ora sul suo orologio, ben nascosto dalle bende del polso.
A quel punto Angelie distribuì ad ognuno una mantella per ripararsi dal freddo senza però rovinare il vestito. Quando le aveva portate quel pomeriggio aveva raccontato loro che solitamente le usavano le modelle per coprire gli abiti, prima della passerella.
Quando furono tutti sistemati si diressero fuori dal cancello, notando subito la limousine, con a bordo il Gorilla, già pronta in loro attesa. Al contrario di quando erano partiti per le vacanze estive, dovettero stare leggermente più stretti, visto che questa volta c’erano due persone in più.
«Wow Bro, ci credi che è la prima volta che entro nella tua limousine?» esclamò Nino, guardandosi attorno, meravigliato. Alya aveva la sua identica espressione.
Il biondo scoppiò a ridere, attirando a sé Marinette che già si era quasi appiccicata a lui per fare spazio agli altri.
«Magari fosse mia.» aggiunse, alla fine della risata.
«Ma guardatevi, siete così adorabili.» sentenziò Jinnifer che si era appena sistemata nel sedile di fronte a loro e aveva già tirato fuori la macchina fotografica dalla borsetta, puntando l’obbiettivo su di loro. Adrien strinse di più Marinette a sé con entrambe le braccia, facendola praticamente salire con il sedere sulle sue gambe.
«Fa strano vederti con una macchina usa e getta.» le disse Lila, non appena ripose nuovamente l’apparecchio.
«Beh, non potevo certo portarmi la Reflex e con la Polaroid avrei avuto gli scatti limitati.» rispose lei, non rivelando che a casa, con Spott che la prendeva in giro, era stata un buon quarto d’ora a disperarsi del fatto che non poteva portare la sua macchina fotografica alla festa.
«Ah senti Jinny, a proposito di stasera… Posso chiederti un favore?» chiese Adrien, dopo aver ricevuto un occhiata veloce dell’italiana, come se avesse voluto esortarlo a parlare.
«Sarebbe?» il tono confuso della ragazza attirò l’attenzione di tutto il gruppo su quella conversazione, mentre l’auto era ferma ad un semaforo rosso.
«Mio padre ha chiesto al sindaco un’invito per un nostro conoscente inglese e mi ha chiesto di accoglierlo, ma io… Beh, per quanto possa essere bravo con l’inglese, tu…»
«…io sono madrelingua e vuoi che gli parli io, giusto?» sorrise lei.
«Mi faresti un enorme favore.»
Dopo nemmeno un quarto d’ora, la limousine si fermò per l’ultima volta davanti al Grand Hotel. L’ingresso, però, non era affatto come se lo aspettavano. Per quanto le feste di Chloé fossero sempre state in grande, il tappeto rosso che tagliava il marciapiede e almeno una decina di fotografi che attendevano gli invitati, fecero comprendere ai ragazzi che questa volta la figlia del sindaco aveva superato il limite.
«E adesso?» domandò leggermente spaventata Marinette.
«Adesso, testa alta e classe. Dimostriamo a tutti quanto valiamo.» il sorriso d’incoraggiamento di Angelie fu talmente raggiante che illuminò gli sguardi di tutti. Dopodiché si tolse la mantella, lasciandola sul sedile dell’auto e scendendo.
«Quella è Angelie Fontaine, la modella!» esclamò qualcuno avvicinandosi e cominciando a far brillare di flash la strada.
Man mano scesero tutti, uno dopo l’altro, gli ultimi furono proprio Adrien e Marinette.
«E se cado?» sussurrò Marinette impaurita.
«Tranquilla streghetta, ti tengo io, andrà tutto bene.» le sorrise lui, stringendole la mano. Scesero appena in tempo per godersi la scena di Jinnifer che incontrava il fantomatico ospite inglese.
«Guarda.» fece il biondo accennando col mento un angolo del marciapiede, dove la rossa stava abbracciando un ragazzo poco più alto di lei, con un costume molto simile al suo.
«Ma quello è…» un flash bloccò le sue parole, ma il ragazzo completò prontamente la sua frase.
«Henrie, il fidanzato di Jinny. Lila mi ha chiesto il favore di pagargli il biglietto dell’aereo e di farmi dare un invito anche per lui da Chloé.»
«Adrien, Marinette, di qua! Guardate di qua!» li chiamò un fotografo e i due dovettero fermarsi per farsi fare alcune foto.
«Nemmeno fosse un red carpet.» sbuffò Marinette, sentendo le guance arrossarsi dall’imbarazzo, ma fu nuovamente interrotta da Jinnifer che li raggiunse proprio davanti l’ingresso dell’hotel con un sorriso smagliante.
«Grazie Adrien!»
«Figurati. Sarebbe stato ingiusto lasciarti senza un accompagnatore.» le sorrise di ricambio il biondo.
Nuovamente la loro conversazione fu interrotta, ma questa volta non furono i fotografi a farlo. L’organizzatrice della festa, accolse il nuovo gruppo di persona, anche se in realtà, com’era d’aspettarsi, si rivolse solo al modello. 
«Adrien hai visto? Ho fatto venire anche i fotografi.» dal suo tono entusiasta sembrava quasi volesse aspettarsi un qualche tipo di complimento, ma il ragazzo non riuscì a mostrare altrettanto entusiasmo. Nel suo lavoro aveva fin troppo a che fare con quel tipo di persone e, probabilmente, come tutti i suoi amici, avrebbe voluto una sera tranquilla.
«Bel vestito da principessa , Bourgeois.» disse Lila, osservando il sontuoso abito che ricordava una giovane donna del 1800, con una tiara sui capelli biondi. A quel commento però lo sguardo tagliente della ragazza fulminò l’italiana.
«Sono una regina Rossi, non una banale principessa… E tu da cosa sei vestita? Da mummietta sexy?» cercò di provocarla.
«Sono Cleopatra, tesoro. Regina dell’Alto e del Basso Egitto.» Lila le fece l’occhiolino, dopodiché prese la mano di Nathaniel e lo trascinò dentro l’Hotel, senza sentire la risposta della ragazza.
La hall del Grand Hotel era allestita in modo impeccabile. Tutti i drappi e le tende che solitamente erano rossi erano stati sostituiti da quelli più adatti di colore viola scuro e nero. Dallo scorriamo della scala drappeggiavano ragnatele finte e dal soffitto pendevano piccoli ragnetti di stoffa e di gomma. Inoltre al centro di ogni tavolo da buffet facevano bella mostra delle lanterne a forma di zucca, intagliate a mano.
L’inizio della festa fu un po’ fiacca, almeno fino a quando non arrivarono tutti gli ospiti e quindi tutta l’attenzione rimaneva fuori, sui fotografi e sulla figlia del sindaco che faceva gli onori di casa. La musica era solo un sottofondo e la maggior parte degli invitati in costume, stuzzicava qua e là dai tavoli, chiacchierando del più e del meno.
Alya si avvicinò all’amica, sbuffando:
«È una mia impressione o questa festa è forse anche più noiosa dell’ultima a cui abbiamo partecipato?» chiese guardandosi attorno.
«Non lo so. Sinceramente ricordo solo alcuni momenti di quella festa.» borbottò lei, assaggiando un piccolo bignè che gli aveva appena porto uno dei camerieri che giravano coi vassoi in mano.
«Io ricordo la mia migliore amica che sbavava dietro a un certo ragazzo biondo.» scherzò lei.
«Mmh… Chissà chi era…» la sorprese Adrien, abbracciandola da dietro e poggiandole le labbra sul collo.
«Modera i bollenti spiriti micetto.» sorrise lei, accarezzandogli la guancia, il suo costume quella sera, le dava la possibilità di chiamarlo con gli appellativi che solitamente usava per Chat Noir, senza destare alcun sospetto.
«Che ne dici se balliamo?» domandò allora lui.
«Ma non balla nessuno.» disse lei arrossendo al pensiero di essere da sola con lui in mezzo alla sala con lo sguardo di tutti addosso.
«Beh, allora convinciamo gli altri a ballare.» gli diede man forte Alya, con un sorriso, andando poi da Nino e invitandolo.
Adrien la prese per mano e insieme si diressero verso i loro compagni di squadra.
«Cosa ne dite di aprire le danze? perché qui se aspettiamo che la festa si ravvivi, facciamo notte.»
Il primo ad accettare fu Tian, che molto elegantemente porse la mano alla bella modella dai capelli corvini di fianco a lui, che accetto ben volentieri, con un elegante sorriso.
«Che ne dici Potter, ci buttiamo nella mischia?» scherzò Jinnifer, rivolgendosi al suo fidanzato in inglese, lui per tutta risposta fece un profondo inchino e le porse la mano, divertito.
Mancava solo Nathaniel, che era rimasto fermo, rosso in volto e in pieno imbarazzo. Lila era ad un paio di metri dal gruppo, ad assaggiare una dopo l’altra le tartine del tavolo dei buffet, cercando di capire quale fosse la più buona.
Tian emise un sospiro esasperato e, dopo aver lanciato un’occhiata veloce al biondo e avendo conferma da lui, colpì con una manata la schiena del rosso, sospingendolo in avanti e facendolo arrivare proprio a due passi dall’italiana che si girò, guardandolo interrogativa.
«Lila… vuoi… vuoi…» la ragazza sorrise.
«Sì, perché no. Mi andrebbe di ballare.» dopodiché gli prese la mano e lo trascinò in mezzo alla sala, tanto che furono i primi ad aprire le danze, seguiti poi da tutti gli altri.
Per un po’, il resto degli invitati rimase a guardare quelle strane coppie ballare: una tartaruga ninja e una vampira gotica, una lupa mannara e un mostro di frankestein, Jinny Weasley ed Harry Potter, una strega e un gatto, la mummia di Cleopatra e un pittore coperto di macchie di vernice. Poi però, la band che era stata ingaggiata per la serata, si accorse di quel simpatico gruppo e aumentò sia il volume che il ritmo della musica. In poco tempo anche altre persone si buttarono in pista, cominciando finalmente a divertirsi.

 

Col passare della serata, gli animi si rilassarono e i piedi si fecero più pesanti, un po’ per le scarpe scomode, un po’ per il troppo ballare.ù
«Uff… è una mia impressione o fa caldo?» sbuffò Marinette, sventagliandosi con il cappello da strega che si era tolta dalla testa, valutando l’idea di trovare una finestra e prendere una boccata d’aria.
«No, no. Anche io sto squagliando. Nonostante i costumi non siano così pesanti, qui c’è un sacco di gente e poi siamo state in movimento fino a poco fa.» confermò Lila, che optò per rinfrescarsi con del punch, scoprendo purtroppo che ormai era tutt’altro che fresco.
«Adrien, finalmente, è da tutta la sera che ti cerco. – civettò Chloé alle spalle del gruppetto di ragazzi, facendoli voltare un po’ tutti – Vieni, andiamo a ballare!» disse, quasi come fosse un ordine, prendendo il ragazzo vestito da Gatto Nero sotto braccio e cominciando già a trascinarlo.
«Chloé, io…» cercò di protestare il biondo, mentre la sua fidanzata, rimasta vicino al tavolo, stringeva le mani sul cappello, fumante di rabbia.
«Chloé, perché non balli con Tian?» intervenne Angelie, con uno di quei suoi meravigliosi sorrisi da super modella, accompagnando il cinese vestito da tartaruga ninja al cospetto della bionda.
«Che…?!» sussurrò confuso lui, ma al suo occhiolino sembrò comprendere qualcosa.
«E perché mai dovrei ballare con lui?» il volto schifato di Chloé manifestava la sua disapprovazione.
«Come non lo sai? – continuò Angelie, con il suo solito tono serio ed elegante – Tian è un famoso modello cinese. Forse è più famoso anche di Adrien, vero Titì?» le ultime due parole le rivolse al ragazzo, con un tono molto simile a quello che la bionda rivolgeva solitamente ad Adrien, ma questa non comprese affatto la presa in giro. Anzi i suoi occhi s’illuminarono di stupore, soprattutto quando il ragazzo confermò quell’enorme bufala.
«Oh, sì, sì. In Cina mi conoscono tutti, sono venuto a Parigi per trovare un po’ di pace. Non potevo girare per Pechino che tutti mi fermavano per un autografo o una foto.» disse convintissimo Tian. Tutti quanti, eccetto forse Alya e Nino, che però stavano ancora ballando, sapevano perfettamente che Tian era un portento a raccontare frottole, ancora più di Lila i primi tempi; anche se difficilmente lo faceva perché odiava mentire, se non per giuste cause.
«Oh… Vorresti ballare con me?» fece allora Chloé, abbandonando il braccio di Adrien.
«Certo.» le sorrise lui, porgendole il braccio.
«Grazie amico.» gli sussurrò Adrien, mentre i due gli passavano di nuovo accanto.
«Figurati… – rispose lui – Ma sappi che mi devi un favore.» scherzò per poi allontanarsi dal gruppo con la figlia del sindaco sotto braccio.
«Tu sei Adrien, vero?» una voce interruppe nuovamente la pace che si era riuscita a creare in quei pochi secondi, dall’allontanamento di Chloé. Marinette riconobbe subito in quella ragazza, in costume da quella che sembrava una sposa fantasma, la ragazza che il giorno prima aveva adocchiato Adrien sulla metro. Possibile che non potesse avere il suo fidanzato solo per sé, la gente lo capiva o no cosa significava “fidanzati”? Insomma erano usciti sulle copertine di un sacco di riviste nemmeno un anno prima.
«Sì certo.» rispose invece Adrien, regalandole un meraviglioso ed educato sorriso.
«Wow, sai che ti ammiro tantissimo? Mi vergogno un po’ a dirtelo, ma… camera mia è piena di pagine di riviste dove ci sei tu.» a quella confessione Marinette gelò. Credeva di essere l’unica ad avere quella specie di ossessione per Adrien, ma quella ragazza le aveva appena fatto capire che non era così e, la cosa più assurda, era che Adrien non aveva fatto una piega a quella rivelazione, anzi.
«Beh, mi fa piacere. – sorrise ancora – Vuoi fare un ballo?» le chiese con tono galante.
«Oh sì, sarebbe un sogno.» rispose tutta eccitata lei.

  
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