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Autore: Flofly    15/02/2024    1 recensioni
«É la cosa più sessista, classista, elitaria e…» iniziò alzandosi ed indicandogli l’uscita.
«E ragionevole che tu abbia mai sentito?»
Hermione Granger è la Strega più brillante della sua generazione ed un'eroina di guerra, eppure questo non basta per svecchiare il Ministero dai suoi pregiudizi. Ma per riuscire nel suo intento Hermione è disposta a tutto, persino ad allearsi con Draco Malfoy.
La storia è ispirata dall'iniziativa "Il mio finto fidanzato" lanciata da Rosmary su il Forum Ferisce più la penna.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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«Ieri mi hai fatto perdere dieci Galeoni, il minimo che mi devi è un muffin al doppio cioccolato e crema di vaniglia», la salutò Harry appena la vide davanti alla caffetteria.

«Devi smetterla di scommettere con Ginny, l’unico che può tenerle testa è George, non di certo tu», sospirò Hermione scuotendo la testa, entrando nel locale. «Per curiosità, su cosa hai scommesso? Sul fatto che non mi sarei presentata ieri sera?» 

«No», rispose l’amico tranquillo, facendo un segno al proprietario del locale mentre si accomodavano al solito tavolino accanto alla vetrata.

«Che sarei caduta durante il Ballo?».

Harry rise: «No, anche se devo dire che sarebbe stato divertente. Certo, lo sarebbe stato di più se fosse stato Malfoy a inciampare sui suoi stessi passi, ma non ci speravo troppo.» 

«Che avrei dato di matto appena incontrata Narcissa Malfoy?»  incalzò Hermione.

«Beh, devo dire che quando le hai detto che l’arredamento era molto migliorato, ho faticato molto a non riderle in faccia. Anche perché per la compagnia, quasi quasi preferivo i Ghermidori a quei parrucconi imbalsamati che ancora mi chiamano il Bambino Sopravvissuto. E no, non fare battute sull’Anziano- dentro- Sopravvissuto, George ha già fatto anche le spillette per il mio compleanno, se ti ricordi» .

Hermione sentì il famigliare brivido di gelo che le tagliava il fiato ogni volta che per qualche motivo la sua mente si ritrovava a rivivere il momento della loro cattura Le sembrava di respirare di nuovo l’aria pesante di quella sala, un mix carico che si appiccicava nelle narici, intasandole del sentero dolciastro dei fiori lasciati troppo a lungo nell’acqua in stanze che da troppo tempo non vedevano la luce del sole. E poi, d’improvviso, oltre il sentore acre della paura, era arrivato il  profumo intenso di Bellatrix, così penetrante e avvolgente. Gli occhi folli, la pelle ancora grigia da anni passati ad Azkaban, ma la stretta salda attorno al suo polso, mentre pronunciava quella parola Sangue Sporco…

«Tieni, questo ti metterà al mondo» , il tocco gentile di Harry sulla sua mano la riportò alla realtà, all’odore rassicurante di caffè tostato, vaniglia e zucchero che riempiva il locale. Davanti a lei, una fetta di torta al cioccolato e crema di caffè, la sua preferita. Harry la guardava tranquillo, spruzzando il suo cappuccino con doppio caramello con un’ulteriore dose di noce moscata.  «Tu ci pensi mai?». 

«A Malfoy che cade di fronte a decine e decine di persone? Spesso, anche se nei miei sogni è anche trasformato in un furetto che corre impazzito per la sala», rispose distratto, sbattendo una bustina di zucchero prima di aprirla.

«Harry», sospirò alzando gli occhi. Anche dopo tanti anni non riusciva sempre a capire se facesse finta di non capire o se gli insulti di Piton fossero forse in qualche modo giustificati. «Pensi mai all’anno che abbiamo passato in fuga? A quando ci hanno catturato, a…».

«Te che urli mentre Bellatrix ti tortura?» , Harry continuava a guardare la sua tazza, ma la sua voce inizialmente atona, si incrinò. «Certo, ogni volta che qualcuno tira fuori la storia del Prescelto. Però non ho più incubi sai? Da quando è nato James mi sembra finalmente di essermi perdonato… e speravo che la tua storia con Malfoy significasse che lo avessi fatto anche tu» .

Perdonarsi. Nessuno capiva quella parte, per il mondo lei, Ron, Harry erano solo i simboli di una vittoria, ragazzini che si erano trasformati dagli Indesiderabili a eroi di guerra. Ma la verità è che loro, incluso Ron, anche se non parlava con lui da tempo, portavano anche il peso di quello che non erano riusciti a fare, delle morti che non erano riusciti a evitare, degli sbagli e leggerezze che avevano commesso. Certo, il risultato era stato la pace, ma nessuno di loro riusciva davvero a superare il prezzo.

«E’ difficile chiudere con il passato» , concesse Hermione, poi, portando alla bocca un pezzo di torta, aggiunse. «Specialmente quando i tuoi stessi amici ti mentono. Perché non mi hai detto di Goyle? E di… Dannazione! Era il maniero dei Lestrange, vero? Non gli avete dato fuoco voi! Mi hai mentito!». 

Harry tamburellò con le dita sul tavolo, pensieroso. «Era passato poco dal processo, Mione. Se avessimo rivelato del tentativo di suicidio, l’opinione pubblica lo avrebbe massacrato e io non potevo avere anche lui sulla coscienza. Li avevamo trovati durante un giro di ronda, avevamo notato alcuni segni recenti di magia oscura, quei due cretini ci erano andati spesso per prepararsi. Fortuna che io e Ron siamo arrivati in tempo, non ce l’avrei fatta a portare il corpo del figlio alla donna che mi aveva salvato. Del tutto in maniera interessata,ovvio, ma la verità è che se Narcissa Malfoy non avesse mentito sulla mia morte nella foresta, io e te ora non saremmo qui. E neanche uno di questi Babbani…» disse, guardandosi intorno meditabondo.

«Quindi Ron non mi ha detto niente. Tu non mi hai detto niente… cosa dovrei pensare?», sibilò, trattenendosi dall’aggiungere Malfoy a quell’elenco. «Cos’è, pensavate che non fossi in grado di mantenere il segreto? »  incalzò. «E’ questo che gli dicevi a Halloween?» .

«Gli ho detto di non azzardarsi a fare cazzate, perché altrimenti ce lo avrei ficcato io a calci in culo dentro un Ardimonio!» rispose esasperato. poi in tono più basso, aggiunse: «E, onestamente, sono preoccupato anche per la sua salute mentale, una rottura con te lo riporterebbe di nuovo al punto di partenza. Devo dire che quando Luna me l’ha detto ho faticato a crederci, ma dopo avervi visto è davvero evidente, mi chiedo come ho fatto a non rendermene conto prima. Beh, il fatto che il dannato furetto fosse impegnato a tormentarci e a insultarti, senza contare le attività extrascolastiche a dir poco discutibili… Tra l’altro ora immagino che saprai perché aveva voti così alti a Pozioni, oltre a essere un Serpeverde, intendo?». 

«Studiava forse? Più di te e Ron sicuramente», rispose di getto Hermione, mordendosi la lingua. Da quando, da quale recondito anfratto della sua mente era venuta quella difesa spassionata di Malfoy? Che si stesse calando fin troppo nella parte di fidanzata? «Concentrati, stai divagando, si può sapere di cosa stai blaterando?» .

Harry la guardò sbattendo gli occhi verdi dietro gli occhiali, ora solo leggermente meno tondi rispetto al solito. «Piton era il suo padrino! E lo sai chi me l’ha detto?» .

«Peeves?»  sbuffò, di fronte a quell’assurdità di quell’affermazione.

Harry scosse con risolutezza la testa, gongolando soddisfatto. «Sua madre, prima di tirare fuori un’assurda storia sul fatto che il furetto fosse fin troppo simile a Piton. Beh, non a livello di ricchezza, sicuro, ho visto casa di Piton e non si può dire che navigasse nell’oro. O di status, visto che suo padre era Babbano e vista la somiglianza con Lucius mi porta a escludere che sia figlio del vicino… come se poi li avessero i vicini. Il che mi porta a eliminare l’altro motivo di somiglianza tra il furetto e Piton, ovvero la cura dei capelli. Dì la verità, quanti shampoo ha?» 

«Harry…»  ringhiò Hermione. «Sei esasperante, più di James, Dominique e Teddy messi insieme» .

«Scusa, è che ci sono talmente tante cose che mi irritano di Malfoy… e poi tutta quella storia della somiglianza dell’ossessione di Piton per il suo grande amore, il che, per inciso sarebbe stata mia madre, era già abbastanza vomitevole senza vederla anche realizzata…»  bofonchiò con grandi gesti della mano, così agitati che un pezzetto di muffin volò in testa a un signora con un gran pellicciotto rosa fucsia al tavolo dietro il loro, fortunatamente abbastanza impegnata a studiare il menù da non accorgersene.

«Harry!»  lo riprese di nuovo lei, mentre lui lanciava un pigro politio solo verbale senza farsi vedere. Poi lui la guardò così come la guardava ogni volta che cercava di spiegarle perché il Quidditch fosse il miglior gioco del mondo.

«Ma per te, Mione. E’ ovvio! A quanto pare ha sempre avuto una cotta per te. Quindi ti ripeto quello che ho già detto nel mio ufficio: avete la mia benedizione. Ma, ti prego, basta balli!»  rispose Harry tranquillamente, poi indicò la torta ancora a metà nel suo piatto. «Non la mangi quella? Ho una fame… Ginny mi ha messo a stecchetto prima del Ballo, sono quasi certo che c’entri quella psicopatia di Parkinson. A proposito ci hai già parlato? Mi sa che non l’ha presa bene il fatto che il suo vestito non sia stato praticamente citato da nessuno». 

Hermione si costrinse a sorridere, ripetendosi mentalmente che era solo frutto dell’impegno e dello sforzo che aveva messo in quella recita. D’altronde era sempre stato così: il duro lavoro porta risultati, lei lo aveva sempre detto.

Malfoy l'aveva anche ripetuto: era solo lavoro.

Avrebbe dovuto essere fiera di sé stessa per quella recita così ben riuscita. Ma no, Harry sicuramente si stava sbagliando… d’altronde se non fosse stato per Ginny lui di certo sarebbe stato ancora lì a pensare che per lei lui fosse solo l’amico di Ron.

«E comunque non ho perso contro Ginny, o meglio, quello lo avevo messo in conto. Ho perso contro Luna, il che non so neanche come quantificarlo. Chi perde contro Luna? Eppure aveva ragione: ha detto che alla fine avresti parlato di Dobby, anzi, come lo chiama lei il Signor Dobby. Ti giuro ho temuto di dover chiamare i Medimaghi, il che sarebbe stato anche noioso perché avrei dovuto riempire mille pagine di scartoffie, ma ne sarebbe valsa davvero la pena. A proposito, Andromeda mi ha detto che è stata una mossa vincente, nonostante tutto. Dì la verità, hai lanciato un Confundus quando nessuno ti vedeva, vero?» .

«Non dire sciocchezze»  replicò stancamente, ignorando volutamente l’occhiata di sospetto che il suo supposto migliore amico le stava scoccando dall’alto di un enorme boccone grondante cioccolato.

 




 

Hermione si scosse di dosso la polvere uscendo dal camino, all’indirizzo che le aveva mandato Draco tramite gufo quel pomeriggio, mentre passeggiava senza meta per Hyde Park. Aveva sospirato nel riceverlo, preparandosi mentalmente a qualche austero Maniero fin troppo simile a quello in cui era cresciuto. Oppure una villa opulenta ricoperta di marmi e broccati. In fondo si era abituata al suo appartamento minimale dalle grandi vetrate di Diagon Alley, non capiva davvero il motivo di quell’invito, visto che c’era ben altro su cui concentrarsi al momento. D’altra parte, però, non era il momento di stare a litigare sui dettagli, anche perché il nuovo corso delle cose imponeva una collaborazione. Ci sarebbe stato tempo per fargli capire che aveva sempre ragione.

Si guardò intorno, cercando di capire dove fosse esattamente: sul parquet chiaro risaltava un grande tappeto di un tono appena più caldo, in tono perfetto con il tavolino di legno basso e ovoidale sul quale erano posate mezza dozzina di candele magiche. Alla destra del camino d’angolo c’era un divanetto di pelle scura dallo schienale impunturato, e dal lato opposto, vicino al camino dal quale era appena uscita, uno scrittoio su due livelli. La stanza era luminosa e accogliente anche grazie alla luce diretta del giorno che entrava dalle strette e alte finestre con ogiva che ricoprivano le due pareti ad angolo dietro al camino, intervallate da inserti di boiserie in legno. Il resto della stanza era coperto da librerie, in maniera molto simile a quanto aveva già visto a casa di Malfoy. Qui però tutto era più raccolto, più intimo. Era quel tipo di stanza nella quale sarebbe potuta rimanere ore a leggere e a guardare il bosco innevato che si stagliava al di là del vetro.

«Ho pensato che ti potesse far piacere un cambio di scenario, sono quasi certo che tu riconosca quell’albero in fondo sulla destra»  Malfoy, che aveva ripreso quel tono leggermente strascicato che sembrava aver finalmente perso, la guardava dall’alto della scala a chiocciola ricoperta di rampicanti di vite che occupava il lato opposto rispetto a dove si trovava lei.

«Ero brava a Erbologia, ma neanche la Sproute in persona saprebbe riconoscere un albero»  sospirò, mentre l’immagine di Draco ragazzino che osservava lei e i Weasley al Ghirigoro al secondo anno si sovrapponeva a quella del giovane uomo che aveva davanti. « Mi dispiace informarti, ma non c’è nessuna presentazione di Lockhart in programma.» 

Draco rise, continuando a osservarla dall’alto. «L’unica dispiaciuta sei tu, te lo posso assicurare. E se vuoi c’è su qualcuno che sono certo ricordi benissimo della tua faccia adorante a lezione» .

«Io non avevo nessuna faccia adorante! Ero solo sinceramente …» 

«Invaghita» , la interruppe con un sorrisetto.

«Interessata a…»  puntualizzò la strega, incrociando le braccia.

« Disegnare le tue iniziali e quelli di quel patetico essere travolte da una freccia…» 

«Ai suoi racconti, prima di scoprire che razza di impostore fosse»  concluse svelta, prima che continuasse a finire le frasi per lei.

«Almeno su questo siamo d’accordo. Ora, che ne dici di salire su? Hai degli ospiti che hanno un’agenda piuttosto fitta e dubito fortemente vorrebbero parlare di quell’idiota dai capelli troppo arricciati».

«Da che pulpito…»  sbottò Hermione, scuotendo la testa mentre iniziava a salire i gradini.  Poi però si fermò a riflettere sulle parole che Malfoy aveva appena detto. «Non avevamo detto che avremmo deciso insieme? Non avrai mica fatto venire qualcun altro dei tuoi amichetti, vero? O, peggio, dei giornalisti? Avevamo concordato di fare l’intervista con la Skeeter, ti ho già spiegato…» 

«Dì piuttosto che tu l’hai imposto» rispose lui, facendo un gesto seccato con le mani, come a voler scacciare la sola idea che potesse essere stata anche una sua idea. Poi le tese una mano, impaziente.  «Di certo non sono giornalisti, e, di sicuro non sono amici miei. A parte un paio…ma spero bene che non avrai il coraggio di lamentarti di loro, Pansy è già abbastanza arrabbiata con te. Vuoi muoverti?» 

«So camminare da sola, Malfoy! Cosa vuol dire che sono miei ospiti? ». 

Lui ghignò, continuando a sventolarle la mano davanti. « Granger, per l’amor di Merlino, prendimi la mano, già è stato abbastanza difficile convincerne un paio, senza contare che dovrebbe starti a cuore l’incolumità di questo posto» .

«Ah sì e perché?»  chiese dubbiosa, accettando riluttante la sua offerta. Il ballo, quando erano entrati sottobraccio, la danza in cui si era lasciata guidare, sembravano così lontani da non essere mai esistiti. D’altronde lui era stato molto chiaro: lei era solo lavoro. Solo lavoro. Il che limitava i contatti al minimo indispensabile.

La porta si aprì morbidamente davanti a loro su una stanza molto simile alla precedente. In questa però non c’erano libri o poltrone da lettura, bensì un grande tavolo ovale con una decina di sedie attorno.Sedie evidentemente per la folla che riempiva la piccola stanza in maniera disordinata eppure armonica. Hermione non riusciva a credere ai suoi occhi…. come aveva potuto non accorgersi di niente? Eppure aveva parlato con Harry solo poche ore prima…

«Perché questo è il tuo quartier generale, Granger. Consideralo il mio regalo di Natale», le sussurrò in un orecchio, aggiungendo a voce così bassa che sentì il suo fiato solleticare la pelle, più che udirlo realmente. « E loro sono una piccola aggiunta per farmi perdonare per Blaise e Lucius» .

Loro erano Harry e Luna, che stavano disegnando un grande cartellone con un grosso calzino che si animava ballando il can can, aiutati da Teddy e Victoire armati di tempere magiche. Ma erano anche George, Bill, Angelina e Katie che stavano discutendo con Arthur dell’integrazione dei Nati Babbani nel mondo del lavoro. Più in disparte, presi in un discorso sul Quidditch e la lega magica con Ginny c’erano Seamus e Dean. E erano anche tre persone che mai si sarebbe aspettato di vedere lì, mentre stavano parlando dei sistemi educativi magici con Viktor e Fleur e Neville: la professoressa McGranitt, il Professor Lumacorno e, soprattutto, Kingsley Shacklebolt. 

«Finalmente potrò tornare a non occuparmi più di politica. Non sai che sollievo. Ero decisamente preoccupato di non potermi candidare per un ulteriore mandato, temendo a chi avrei lasciato in mano il Ministero. Ora sono decisamente più tranquillo»  le sorrise l’attuale Ministro della Magia, sorridendo della sua sorpresa. «Mi dispiace solo non averlo saputo da te, ma dopo il tuo discorso capisco perché volevi tenerlo segreto».

«Ora lo capiamo tutti» sottolineò una voce nota alla sinistra di Hermione: Theodore Nott era lì, appoggiato mollemente su un tavolino ricolmo di volantini, intento a bere il suo tè come se nulla fosse. «Io sono qui come puro supporto emotivo, spero che non mi chiederai di mettermi a disegnare: sono pessimo».

«E io che pensavo fossi qui per le tartine. Non hai un elegante albergo dove il tuo chef privato te le può cucinare?» lagnò  Draco alzando gli occhi al cielo, Poi con tono vagamente più preoccupato aggiunse. «Dov’è Pansy?».

«Di là, ha trovato la sua compagnia ideale»  commentò Theo, accennando a una delle porte. Poi aggiunse con un guizzo beffardo negli occhi blu: «Tranquillo, Andromeda le ha ricordato che non può strozzare nessuno. Non con tutti questi testimoni, almeno».

«Il prossimo che si veste come Gazza e osa anche solo fare mezzo commento ai mei bozzetti giuro che lo lego nudo nella foresta di Hogsmeade. Stia tranquilla Preside, lontano dagli occhi degli studenti, sia mai che si sconvolgessero per così poco», rispose la diretta interessata tagliente, facendo la sua apparizione, tenendo per mano una trotterellante Dominique, vestita di tutto punto, seguite a ruota da Cockey con un grosso fiocco rosso e oro in testa. «Lei è una Weasley che mi piace, non so come sia possibile» .

«Grazie per avercene reso partecipi. Ora sì che siamo dei genitori orgogliosi, vero amore?»  commentò piatto Bill, rivolgendosi a Fleur, che si mise la mano al petto e sospirò in maniera drammatica in segno di approvazione.

«Voi invece no»  si limitò a rispondere Pansy con tono atono.

«La ringrazio per la premura, signorina Parkinson. Ora, se avete smesso di comportarvi come dei bambini, che ne dite di iniziare a lavorare? Forza, seduti, mi sembra che ci sia del lavoro da fare e poco tempo» incitò  sbrigativa la preside, incitandoli con gesti secchi delle mani, quasi fossero ancora a scuola.

«Prima un buon tè,Minerva»  fu la volta di Molly, fare il suo ingresso, accompagnata da vassoi fluttuanti ricolmi di tramezzini piccolissimi, pasticcini, tartine e un paio di torte, seguita da una imbronciata ma comunque presente Hannah. «Si ragiona meglio a pancia piena, vero cara?».

«Se ci fosse del gin tonic sarebbe meglio, ma accontentiamoci. Io sono come Theo, sono qui solo per darvi il punto di vista più snob e petulante si possa desiderare»  commentò infine laconica Andromeda, apparendo dietro di loro. «Come una brava Black.».

Hermione batté di nuovo le palpebre, chiedendosi se non fosse solo un’allucinazione dovuta a troppo champagne magico. O, forse, alla fine Narcissa Malfoy l’aveva davvero avvelenata e quello era un mondo parallelo.

Se fosse una cosa buona o meno, visto che ancora una volta Malfoy aveva organizzato tutto alle sue spalle, doveva ancora deciderlo. Per il momento, però, era solo contenta di vedere i suoi amici, finalmente, supportarla.

«Direi che il tuo discorso ha fatto colpo su più di una persona» le disse di nuovo Draco, chinandosi su di lei, mentre potevano sentire lo sguardo di disapprovazione di Molly perforarle il cervello.

«Come hai fatto?» chiese lei in un sussurro, guardandola stupita.  Pansy non le aveva rivolto direttamente la parola da quando era entrata, limitandosi a mettersi vicino a Theo e squadrando tutti con aria critica, ma era comunque lì. E Harry, Ginny, Luca, Angelina e George erano sempre stati dalla loro parte. Ma gli altri?

«Diciamo che la combo Pansy-Ginevra può essere difficile da ignorare» rise Draco, rivolgendo un ghigno a Molly che continuava a fissarli. «Posso aiutarla Signora Weasley?». 

«Porto via i bambini, è ora»  disse questa asciutta, togliendosi il grembiule. Hermione le sorrise: in fondo non doveva essere facile neanche per lei, trovarsi lì. Cucinare era il modo di dimostrare affetto per Molly. Ma non le si poteva chiedere di essere felice per lei, specialmente se dietro tutto questo c’era comunque qualcuno che non fosse Ron.

«Pansy… hai un’altra Weasley che ti piace, ammettilo», la stuzzicò Andromeda, dando un bacio a Teddy, che ora aveva i capelli di un misto di tutte le tempere che lui e Victoire avevano addosso, cercando di convincerlo ad andare con Molly.

«Non era Potter? Possibile che ogni giorno cambiate versione?» sbuffò quella di rimando, poi si rivolse alla bambina dai capelli rossi accanto a lei. «Diglielo tu, mi sembri la più intelligente di tutti qua dentro».

«Scusa, sarebbe meglio quindi?»  interloquì Theo, scambiando un’occhiata perplessa con Draco che si limitò a scrollare le spalle, come a dire che lui ne voleva stare fuori. E come dargli torto?

«Theodore, quindi il becco», replicò l’amica, pizzicandogli forte il braccio

«Becco!» le diede man forte la bambina, guardandolo truce, mentre si allontanava controvoglia con la nonna.

«Chissà da chi ha ripreso quel caratteraccio», celiò Harry, chinandosi per prendere in braccio James per metterlo nel passeggino magico per passarlo ad Arthur. «Forza andate con il nonno, ha tante paperelle di gomma da farvi vedere. E i cartoni animati…Malfoy non hai pensato a una tv modificata, vero?». 

«Una che?» chiese il diretto interessato, come se i due non parlassero la stessa lingua.

«Una televisione è un oggetto Babbano nel quale puoi vedere le persone che parlano, cantano… oh, dovresti davvero vederne una, è cosi interessante!  E poi ci sono quelle cose chiamate bublicità…» .

«Tipo un maleficio? Ma non è illegale?» interruppe Draco, tra l’inorridito e il fin troppo curioso, probabilmente più per l’idea di maledire i Babbani che per il funzionamento dell’apparecchio.

«Pubblicità» corresse automaticamente Hermione, mentre Malfoy riusciva a mantenere un’espressione talmente impassibile da fargli pensare che qualcuno lo avesse pietrificato per gioco. « Che tutti odiano, tra l’altro».

«Quando Ted me le ha fatte vedere la prima volta ho avuto timore che fosse uscito di senno» commentò Andromeda con un sorriso nostalgico. «Poi però ammetto che ho davvero apprezzato, dovresti chiedere a Arthur di montartene una modificata».

«E una PS!» si infervorò Dean, parlando per la prima volta da quando avevano fatto la loro apparizione. «Così George può lavorare anche qui allo sviluppo del videogioco sul Quidditch!». 

Hermione cercò di trattenere una risata, mentre persino il ghigno di Malfoy scompariva sino a rimanere una linea sottile. Probabilmente in quel momento stava valutando la possibilità di smaterializzarsi il più lontano possibile, probabilmente su quell’isola privata di cui aveva blaterato.

Gli strinse forte la mano, quasi stritolandogliela. Beh, forse lui poteva stare anche accarezzando l’idea di scappare, ma doveva davvero capire una cosa: ora che avevano un patto, un vero patto, non andava da nessuna parte.

Non se la lasciava da sola a gestire una dozzina di persone che avevano ben poco in comune.

Ah, e non dopo che fosse diventata Ministro della Magia, ovvio.

«Granger, dobbiamo parlare». La voce di Pansy la riportò bruscamente alla realtà.

Non prima che abbia disinnescato Parkinson, pensò, modificando mentalmente la sua lista.

«Quando vuoi, Pansy» si costrinse invece a dire, nel modo più calmo possibile.

Di certo non le dispiaceva aver messo in difficoltà Narcissa Malfoy, e, forse, neanche Draco.

Ma in fondo in fondo a Pansy stava iniziando ad affezionarsi e non aveva ancora avuto il coraggio di chiederle se ci fossero state ripercussioni sulla sua nomina a stilista dell’anno.

Forse avrebbe dovuto chiedere a Dominique di restare…

 



 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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