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Autore: Scrittrice Vagabonda    15/02/2024    0 recensioni
Rincorrersi di baci non è una bella mossa, soprattutto se non vuoi nessuno accanto a te.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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L'amore arriva quando meno te lo aspetti e non sai quanto può durare.

Io sono Mary, e sono pazzamente innamorata di John.

Io e Gin siamo studentesse universitarie, entrambe appassionate di lingue orientali. Per le vacanze avevamo deciso di trasferirci per un mese a Tokyo, una città che mescola sapientemente tecnologia e romanticismo.

La mia amica Genevieve mi aveva obbligata ad andare a una festa. Lei la definiva "fenomenale", "ultramegafenomenale", come dice lei, o, nel mio gergo, "spacca di brutto". Proprio lì, in quella festa, ho conosciuto lui, John Kawashima.

"No Gin, ti prego, non ne ho voglia di venire a una festa, sono stanca", mi lamentai con la mia amica, che mi guardava con aria di rimprovero.

"Va bene che gli orientali non ti affascinano, ma io ne ho adocchiati due che sono una favola", mi strizzò l'occhio, e io le ricambiai con un sorriso affettuoso.

Avevamo appena finito lezione di lingua locale, e la mia testa scoppiava dalle tante informazioni che il mio cervello aveva accumulato.

"Almeno fammi da spalla, se non ti filano li lasci a me", mi strizzò di nuovo l'occhio, e a quel punto dovetti accettare: non si lascia un'amica in balia di un flirt a quattro.

Sorrisi ed esclamai:

"Va bene!"

Gin mi strinse le braccia intorno al collo e con voce acuta e felicissima esclamò:

"Grazie, sei una vera amica!"

Le sorrisi e ci preparammo per la festa.

I giapponesi sono persone rispettosissime e calme, per cui immaginavo che le loro feste fossero piatte e monotone. Ma quando mi ritrovai davanti al locale, dovetti ricredermi: la gente era già ubriaca e l'atmosfera era elettrica.

In quella confusione di voci e urla, Gin mi prese la mano e si inoltrò nella mischia. Arrivate al bancone, ordinò due "angeli azzurri".

"Ci vai giù pensante, eh?"

Ci girammo: la mia amica sfoggiò un sorriso smagliante, mentre io mi limitai ad accennarlo, ero molto diffidente.

"Mark!"

"Gin!"

Si abbracciarono e iniziarono le presentazioni. Mark si era portato un amico, John.

Il ragazzo che avevo davanti era di origine ispanico-orientali. Aveva tratti giapponesi (moro, leggerissima cresta in avanti, pelle olivastra e occhi a mandorla con iridi verdi), il tutto incorniciato da una passione ispanica che dopo quell'incontro avrei scoperto lentamente e dolorosamente.

Strinsi la sua mano, e i brividi mi percorsero la schiena. Sentivo un'attrazione immediata e inspiegabile per lui.

John si limitò, come me, a un leggerissimo sorriso, mentre Gin e Mark erano praticamente scomparsi.

Il barman ci servì gli "angeli azzurri". John me ne porse uno e se ne servì un altro. Li bevemmo entrambi d'un fiato.

Sorrise. I suoi capelli corvini contrastavano con i miei bruni. I suoi occhi verdi rapivano i miei nocciola. La musica tecno, l'ambiente discoteca e il lucernario stellato facevano diventare quella serata incredibilmente romantica.

Ero attirata da quegli occhi che catturavano i miei, quegli smeraldi che mi annebbiavano la mente. La ragione era a spasso con l'alcool dell'angelo azzurro.

Cosa poteva succedere di più?

A parte il fatto che non riuscivo a staccare lo sguardo da quegli occhi così luccicanti e allo stesso tempo desiderosi di me...

Ah già, quel bacio! Quel maledettissimo bacio dato così senza preavviso, solo lasciandosi all'istinto e alla passione pura.

John si avvicinava sempre di più mentre i nostri respiri si scontravano. Il suo, caldo e passionale, contro il mio, timido e distaccato. Seguì l'incontro delle labbra, le sue esperte e viaggiatrici a contatto con le mie ristrettive e caute.

Mi sentii avvolta da un calore immaginabile. Ne volevo sempre di più, volevo fare mio quel corpo. Chiusi gli occhi, mi lasciai avvolgere da quella passione con il caldo che aumentava e il cuore che scoppiava.

Aprii di nuovo gli occhi, ma lui era scomparso.

Che fosse un sogno?

No, non lo era. Le mie labbra erano infuocate e dentro morivo dal desiderio di riavere le sue attaccate alle mie, incollate. Passai la serata con le stelle e la Luna, mentre dentro ero pura passione. Sorrisi. Mi ero innamorata...

Ma com'è possibile? Ragiona, Mary, l'hai visto solo una volta, niente più.

Scrollai la testa per convincermi che aveva ragione il mio cervello, ma il cuore sapeva quello che provavo. Ora so cosa significa innamorarsi.

Per la prima volta provai una nuova emozione, più che altro fisica. M'imbarazzavo dei pensieri malefici che il cuore mi disegnava sulla lavagna del mio cervello, ma era la verità: lo desideravo più di ogni altra cosa.

John Kawashima, tu sarai mio, per sempre.

   
 
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