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Autore: Chillram9    16/02/2024    1 recensioni
Elizabeth Belvoir ha un sogno: incontrare il suo idolo Aldric, il mago più potente del regno.
L'occasione per riuscirci si presenta quando riceva una lettera d'ammissione dalla misteriosa Accademia di Magia Reale Duelcrest.
Di questa scuola si sa poco e nulla, se non che Aldric è l'unico ad averne mai ottenuto il diploma.
Elizabeth è determinata a fare lo stesso. Non sa però che il terribile segreto che si cela dietro l'Accademia e l'incontro con una strana ragazza cambieranno per sempre la sua vita.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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15. Il piano di Sophia



La mia mano, stretta intorno alla bacchetta, tremava.
Questa volta però, un’altra la coprii, stringendola.
Lanciai un’occhiata di traverso ad Amy, che mi sorrideva. Quel sorriso sembrò agire come un talismano, tenendo lontani i pensieri intrusivi che tentavano di fare breccia nella mia convinzione. Feci un respiro profondo.
«Ehi! Hai un secondo?»
Mi rivolsi ad un ragazzo che stava chiacchierando amabilmente con un paio di amici nella sala comune.
Lo avevo selezionato dalla classifica con l’aiuto di Amy. Era posizionato circa a metà. Per questo, anche se messo alle strette, era improbabile che avrebbe fatto di tutto pur di vincere.
«Vorrei sfidarti a duello...» continuai.
«Mmh d’accordo! Condizioni?» replicò il ragazzo.
«Non ce n’è bisogno.»
Avevo deciso di non mettere condizioni per mettere pressione all’avversario.
Mi disgustava prendere esempio da Valentine, ma intendevo utilizzare ogni tattica a mio vantaggio.
Se l’avversario si fosse ritirato dal duello, avrei vinto punti senza sprecare né tempo né mana.
Mi trovavo a -24 punti. Ultima in classifica. Lo studente prima di me ne aveva -14. In teoria, vincere 6 duelli sarebbe bastato. Ma avevo intenzione di crearmi un buon cuscinetto di sicurezza. Non volevo sorprese, come essere superata all’ultimo momento.
«Ehm okay?» rispose il ragazzo dopo averci pensato su per un po’, «se perdi dovrai sfidarmi di nuovo.»
Era una tattica popolare per ottenere più punti, ma avevo deciso di non sfruttarla. Non volevo accanirmi troppo sulla stessa persona.
Malgrado tutto volevo mantenere ancora un po’ della mia umanità.
«Affare fatto,» risposi.
Come al solito, la barriera magica si formò intorno a noi.
Sarebbe stato il mio secondo duello. Questa volta però, sarebbe andato in maniera molto diversa dal primo. Avevo intenzione di fare sul serio.
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Distesi la bacchetta davanti a me.
Ero pronta.
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Appena il conto alla rovescia fu terminato feci appello al potere magico che turbinava dentro di me.
«Fireball!»
Un incantesimo basilare. Ma la sfera di fiamme che scaturì dalla mia bacchetta non aveva nulla a che fare con quelle che avevo visto lanciare finora. Avvertii la temperatura dell’ambiente circostante salire di diversi gradi quando la gigantesca palla di fuoco sfrecciò ruggendo, in direzione del mio avversario.
Avevo appositamente mirato al lato, verso il pavimento. Caricare l’incantesimo con così tanto mana lo avrebbe reso decisamente pericoloso se avesse colpito una persona in pieno. Lo studente che avevo sfidato evocò uno scudo d’acqua come difesa. Tuttavia, quando il mio incantesimo si scontrò con il suo, quest’ultimo evaporò all’istante. La palla di fuoco arrivò a destinazione. Una potente esplosione scaturì nel punto d’impatto. Il mio avversario fu sollevato in aria e scagliato con forza contro la barriera magica.
Mi avvicinai in fretta per assicurarmi delle sue condizioni.
Sembrava solo svenuto. Forse avevo esagerato un po’…
Ma il duello era finito. Avevo vinto con un solo incantesimo, come avevo preventivato. Vincere velocemente sarebbe stata la chiave per fare molti punti in un solo giorno.
Io ed Amy, dopo esserci assicurate che il ragazzo fosse portato in infermeria, andammo alla ricerca di una nuova vittima.

***

Elizabeth Belvoir 10
Fissai il mio nome, tirando un sospiro di sollievo. Lo studente che si trovava all’ultimo posto in classifica, un tale Jamey Porter, era scivolato a -18. Erano le 10 di sera, ormai era veramente difficile che riuscisse a recuperare.
Ero salva. Ed era stato tutto così dannatamente facile.
Dopo i primi tre o quattro duelli, doveva essersi sparsa la voce tra i miei compagni che duellare con me assicurava un bel sonnellino nei letti dell’infermeria. Molti degli studenti più in alto nella classifica avevano quindi deciso di non accettare la mia sfida, preferendo perdere due punti piuttosto che ricevere un trauma cranico.
Per questo ero riuscita a fare incetta di punti in maniera molto veloce e senza fatica.
«Visto ce l’hai fatta senza problemi!» disse Amy alzando la mano.
Le battei il cinque. La verità era che, senza il suo appoggio, probabilmente non sarei riuscita a fare alcun duello. Mi sarei bloccata come due giorni fa.
Ora però era tutto apposto. Ma non riuscivo comunque ad esserne contenta.
Salvandomi, avevo condannato uno dei miei compagni.
“Ma non posso farci niente.”
Dopo aver parlato con Sophia avevo preso la mia decisione. Avrei cercato di sopravvivere più a lungo possibile. Avrei protetto Amy e cercato di trovare un modo per salvarci entrambe.
C’era però qualcosa che continuava a turbarmi. Domani l’avrei rivisto. Valentine mi avrebbe sfidato nuovamente e non c’era nulla che potessi fare a riguardo. Dovevo solo credere in Sophia e nel suo piano.

***

Quando io ed Amy arrivammo in classe la mattina dopo, notammo subito che una piccola folla di studenti si era radunata davanti alla classifica. Lanciai un’occhiata in cima.
97 studenti rimanenti…
“Cosa? Chi è morto?”
Con il cuore che batteva, spostai lo sguardo alla fine della classifica. Il nome di Jaime Porter era stato cancellato con una X.
“L’hanno già ucciso?”
Amy si rivolse ad una ragazza che conosceva nel gruppetto di studenti.
«Ehi, sai cos’è successo?»
La ragazza con area preoccupata rispose:
«Due dei suoi amici sono andati a bussare alla sua stanza stamattina. Volevano vedere se stava bene, sai, visto che era l’ultimo in classifica,» la ragazza fece una piccola pausa e poi continuò con voce tremante, «nessuno rispondeva, quindi hanno provato ad aprire la porta. Non era chiusa a chiave, quindi sono entrati. Dentro non c’era niente. Né Jaime, né i suoi vestiti, le sue cose, niente di niente. È come se in quella stanza non ci fosse mai stato nessuno...»
«Ho capito, grazie,» Amy si voltò, lanciandomi un’occhiata spaventata.
Era ovvio. Inutile illudersi che si fosse nascosto da qualche parte nella scuola. No, l’avevano fatto sparire.
Forse avrei preferito un’esecuzione in piena regola davanti a tutta la classe. Avrebbe dato un senso di finalità alla cosa.
L’idea che fosse scomparso nel nulla, come se non fosse mai esistito, mi metteva i brividi.
«Ah, quindi non sei tu ad aver tirato le cuoia.»
Sovrappensiero com’ero non mi ero accorta che Valentine si era avvicinato ed osserva la classifica da sopra la mia spalla. Sobbalzai e istintivamente afferrai la bacchetta.
Valentine, come al suo solito, sogghignò.
«Come mai non c’eri a lezione sabato?» chiese, per nulla intimidito, «che c’è non volevi vedermi? E io che pensavo fossimo amici...»
Valentine fece un passo in avanti. Sapevo che l’avrebbe fatto di nuovo. Mi avrebbe sfidato e avrei rifiutato.
«Perché non la lasci in pace?»
Mi girai verso Amy, con un misto di sorpresa e paura. Lo stava fissando stringendo i pugni. Sapeva bene che non poteva fare nulla, ma si era comunque schierata in mia difesa.
«Oh? E tu chi saresti? Per caso anche tu hai dei punti da spartire con me?» chiese Valentine spostando lo sguardo su di lei.
Prima che Amy potesse rispondere, mi spostai di lato, frapponendomi tra lei e Valentine.
«Non mettere in mezzo altre persone...»
Non potevo permettere che si accanisse anche su di lei. Sapevo che Amy voleva aiutarmi, ma non aveva senso che perdessimo punti entrambe.
«Veramente è lei ad essersi intromessa. Ma va bene, non la metterò in mezzo… Basta che tu accetti la mia sfida!»
“Bastardo…”
Esitai. Le vittorie di ieri mi avevano ridato un po’ di confidenza. Ripensai a ciò che Sophia mi aveva detto il giorno prima.
Possibile che non avessi veramente capito quale fosse il potere di Valentine? E se fosse più debole di quel che pensassi?
Una parte di me voleva cancellare quello stupido sorrisetto dalla sua faccia. Ma non potevo rischiare…
«Io n-»
Prima che potessi finire di parlare, una voce forte e chiara si levò dalla parte più alta della classe.
«Valentine, ti sfido a duello.»
Un silenzio tombale calò nella classe. Restammo tutti pietrificati. Per la prima volta anche Valentine sembrò sorpreso. Il suo ghigho malefico aveva lasciato spazio ad un’espressione sbigottita.
Da parte mia, invece, sentii il sangue salire alla testa.
Prima che Valentine potesse rispondere, mi diressi a passi veloci verso la ragazza che aveva lanciato quella sfida, la afferrai per un polso e la trascinai fuori dalla classe dicendo:
«Scusateci un attimo,»
Mi aspettavo che Sophia avrebbe opposto resistenza, ma si lasciò invece guidare verso il corridoio.
Una volta uscite, chiusi la porta della classe.
«Che cos-»
Prima che Sophia potesse finire, la spinsi contro la parete.
Ero furibonda.
«Questo sarebbe il tuo grande piano, farti ammazzare?!» le urlai in faccia.
Sophia, spalle al muro, sembrò irrigidirsi davanti alla mia rabbia e girò il volto, evitando il mio sguardo.
Davanti al suo silenzio continuai: «Allora, ti hanno mangiato la lingua? Non sei tu ad avermi detto che è inutile correre rischi ieri?»
Sophia sembrò borbottare qualcosa.
Non capivo perché si stesse comportando così, non era da lei.
«Si può sapere che hai?! Parla a voce alta!» le dissi, sbattendo la mano sul muro. Il mio gesto fece sussultare Sophia, che finalmente mi guardò dritta negli occhi. Le sue guance, solitamente pallide, erano tinte da un lieve rossore.
«Ho detto, che sono sicura di vincere…» sbraitò con un tono velenoso, «e comunque... posso ricordarti il concetto di spazio personale…?»
«Eh?»
All’improvviso mi resi conto di quanto fossimo vicine. Ero così fuori di me, che non mi ero accorta di stare praticamente schiacciando Sophia contro la parete. La distanza tra noi era così poca che le punte dei nostri nasi stavano per sfiorarsi.
Feci un salto all’indietro, come se mi fossi scottata.
«Scusa...» bofonchiai. Questa volta fui a distogliere lo sguardo. Il corridoio era deserto. Per fortuna nessuno ci aveva viste o avrebbe potuto pensare che la stessi aggredendo o qualcosa del genere.
«Scusa non avrei dovuto perdere il controllo così,» ripresi, «ma non voglio che tu metta a rischio la tua vita per proteggermi… hai già fatto abbastanza.»
«Ti ho già detto che non lo sto facendo per te» rispose Sophia, che nel frattempo sembrava aver recuperato la sua solita compostezza, «non ho intenzione di stare tutto l’anno con uno come Valentine in classe. Prima o poi ci scapperebbe di nuovo il morto… Duellare con lui è il modo più veloce per liberarcene.»
«Ma allora quella storia del “piano” era solo una bugia?»
«Beh, se ti avessi detto la verità, non mi avresti dato retta no? Guarda come hai reagito,» rispose Sophia con un mezzo sorriso.
«Mi hai preso in giro...» ero infastidita, ma non potevo negare che avesse ragione. Decisi di passare oltre. C’era un altro pensiero che mi attagliava.
«Liberarcene… Vuoi dire che… Lo vuoi uccidere?»
L’espressione di Sophia s’incupì.
«Vorrei evitarlo, ma dopo averci pensato a lungo non penso ci sia un altro modo… Sono sicuro che lui non si farà gli stessi scrupoli nei miei confronti.»
Una parte di me non riusciva ad accettare che la ragazza davanti a me si dichiarasse pronta a diventare un’assassina. Ma sapevo che fosse quello che rimaneva della mia ingenuità a parlare. Sapevo che presto o tardi anch’io mi sarei trovata davanti alla stessa decisione: sopravvivere o uccidere.
Era inevitabile, nelle circostanze in cui ci trovavamo.
«Sei assolutamente certa di vincere?» chiesi infine.
Ero sicura che, qualunque cosa avessi detto, non ci sarebbe stato verso di farle cambiare idea.
«Vincerò!»
Potevo sentire la convinzione nella voce di Sophia.
Mi aveva già mentito una volta, ma decisi di fidarmi ancora di lei.
«Buona fortuna allora...»
Sophia mi passò accanto, diretta in classe.
D’impulso, la afferrai nuovamente per il polso.
«…?»
«Non ti azzardare a morire...»
Si liberò dalla mia presa e varcò l’ingresso dell’aula, facendo ok con il pollice.

 

***
 

Note dell'autore: Sophia be like: Nah I'd win. Capitolo di passaggio, prima del gran finale per questo primo arco narrativo. 

   
 
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