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Autore: GingerGin    23/02/2024    0 recensioni
Bianca Romano, brillante neolaureata in Legge alla UCLA, si appresta a dare inizio al suo periodo di praticantato. E non in un posto qualsiasi, bensì presso il Pubblico Ministero della città di Los Angeles! Il mondo dei procuratori e della polizia, tuttavia, non è rose e fiori. Anzi, sembra la scenografia di un dozzinale legal drama: sul tutor di Bianca, il celebre procuratore Miles Edgeworth, girano strane voci e i tirocinanti, anziché lavorare, sono più impegnati a spettegolare su di lui e la strana amicizia che lega il commissario Gant al capo procuratore Skye. Tra colleghi indisponenti, avvocati difensori bizzarri e sedute spiritiche, riuscirà Bianca ad arrivare sana e salva all'esame finale?
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Miles Edgeworth, Nuovo Personaggio, Phoenix Wright
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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- Potrei avere i documenti riguardanti il sospettato e il caso? - chiese Bianca, intenta a sorseggiare il suo tè caldo.
Il procuratore glieli consegnò, non prima di una obbligatoria e non richiesta raccomandazione.
- Abbia cura di non versare la sua bevanda sui documenti. - la ammonì, per poi introdurla all’accaduto. - L’accusato risponde al nome di Kevin Williams, di anni venticinque. Ha ucciso la vittima, nonché suo padre, Benedict Jr. Williams, dopo una furiosa lite.
- Chi ha chiamato la polizia?
- La signora Jones, la madre. Rientrata in casa dopo essere stata al supermercato, sostiene di aver trovato l’ex marito in un bagno di sangue. Accanto al cadavere, il figlio con l’arma del delitto in mano, un semplice coltello da cucina. Siamo ancora in attesa dell’autopsia da parte del medico legale e del tecnico forense riguardo i dettagli della dinamica e delle analisi delle tracce biologiche ivi trovate.
Secondo il suo dossier, Kevin Williams non presentava alcuna condanna penale: si trattava di un brillante studente universitario, coinvolto in diverse attività di volontariato. La foto identificativa mostrava un ragazzo dal viso tranquillo, di aspetto mite. Viso, ora, segnato dallo sdegno e dalla stanchezza. Bianca lo osservò più volte attraverso il vetro, colpita da quel cambiamento repentino ma, soprattutto, dalla facilità con la quale confessò di essere colpevole del delitto.
- Perché dovrei mentire? Sono stato io, sì. Ero esausto, non ce la facevo più. Mi sono solo difeso.
Mentre il detective Gumshoe ricostruiva l’incidente insieme all’imputato, Bianca passò al dossier della vittima: Benedict Jr. Williams lavorava come dentista presso un importante studio medico; aveva divorziato dalla moglie alcuni anni prima a causa di dissapori interni.
- Sapevo che mio padre sarebbe venuto, gliel’ho chiesto io. Volevo parlare, perché avevo un po’ di cose da dirgli. Ho dei ricordi confusi a riguardo. Urlavo molto, ero arrabbiato. Mio padre rimaneva in silenzio, come se non mi stesse davvero ascoltando. Mi guardava, non so dire se schifato o deluso. Finché a un certo punto non sono crollato e l’ho ucciso. Diceva sempre che ero un fallito, non mi passava più alcun soldo ed era persino in ritardo con gli alimenti. Io non posso mantenere i miei studi con il solo stipendio di mamma. Lei fa la babysitter, la pagano una miseria.
- Non ha fatto richiesta di borsa di studio? Per gli studenti meritevoli è facile ottenerla.
- Ho buoni voti, ma da un anno a questa parte, per aiutare mamma, ho iniziato a lavorare e ho dato meno esami, finché non sono più rientrato nei requisiti e me l’hanno tolta. Di conseguenza, sono aumentate anche le tasse e ho dovuto lavorare il doppio per non farle gravare sulle sole spalle di mamma. Da qui, un circolo vizioso di pochi esami e pochi crediti e così via.
- Suo padre le ha mai fatto pesare questa faccenda?
- Non è l’unica cosa di cui si lamentava.
- Cioè?
- Diceva che eravamo un peso per lui, proprio di fronte a mamma, quando si incontravano nello studio dell’avvocato divorzista per saldare i ritardi.
Bianca lesse velocemente il dossier della donna: una semplice babysitter dalle umili origini. Non c’era dubbio, il possibile movente dell’omicidio era di natura economica. Che il delitto fosse volontario o meno, invece, poco importava: Kevin aveva ammesso la sua colpevolezza; nulla avrebbe potuto alleggerire la sua sentenza. Tuttavia, prima di formulare ulteriori ipotesi, era necessario ascoltare la testimonianza della signora Jones, considerando il suo ruolo da intermediaria tra le due parti e le apparenti vicissitudini che avevano portato al divorzio tra marito e moglie.
Una coppia di agenti scortò fuori l’imputato in manette. Bianca ne approfittò per scrivere le sue osservazioni nella propria agenda, dalla quale penzolava allegramente il portachiavi di Cure White. Non proprio una bella vista sul luogo di lavoro, ma la ragazza non se l’era sentita di rimuoverlo essendo un regalo del fratello. Con la coda dell’occhio colse il procuratore guardare la sorridente figurina vestita di bianco. Che fosse un’espressione di disgusto o innocente curiosità, non seppe dirlo.
Poco dopo fece il suo ingresso la signora Jones, ingobbita, singhiozzante e dal viso nascosto da un fazzoletto bagnato. Da subito il detective Gumshoe si dimostrò gentile nei suoi confronti, ammorbidendo i toni e ponendole domande semplici.
- Terribile, davvero uno spettacolo agghiacciante! - esclamò con voce acuta la donna. - Mio figlio era lì, in piedi, sul cadavere sanguinante del mio ex marito. Non so quante coltellate gli abbia inferto, ma non ho mai visto così tanto sangue in vita mia.
- Mi dispiace per quello che ha dovuto vedere, signora.
- Mio figlio, quel povero e stanco ragazzo, mi ha sempre difeso contro la villania del mio ex marito. Ho faticato per far valere il nostro accordo, ho sudato per guadagnare di più e far fronte alle negligenze di quell’uomo. Però non credevo che Kevin potesse arrivare a tanto, mi sento così in colpa…
- Durante l’accaduto, dove si trovava?
- Al supermercato. Ero andata a comprare un po' di frutta, volevo fare una deliziosa crostata a Kevin per celebrare l'ultimo esame che aveva svolto. Potete chiedere al cassiere e alla sorveglianza, sono stata vista da più persone.
- Eventualmente, dispone anche di uno scontrino? Per una conferma in più al suo alibi.
L’esitazione della donna pose Bianca sull’attenti.
- Credo nella borsetta. - accennò, indecisa.
Niente di sospettabile a dire il vero, persino nonna Annunziata buttava gli scontrini dopo aver fatto compere. Nel caso della signora Jones, però, avrebbe significato l’obbligo di recarsi al suddetto supermercato per svolgere ulteriori indagini.
- Qualcuno può portarmi nella stanza centodue gli effetti personali della testimone? Passo. - parlò il detective attraverso la ricetrasmittente.
Un agente entrò con un contenitore di plastica tra le mani e Bianca intravide al suo interno una borsa in pelle. Non appena Gumshoe la estrasse dal contenitore, la ragazza riconobbe all’istante la stampa su di essa impressa: si trattava di una Louis Vuitton. Non era di certo la borsa che si immaginava alla mano di una donna che, secondo quanto appreso, viveva principalmente degli alimenti dell’ex marito, spesi per la cura della casa e nel percorso di studi del figlio. La signora Jones prese a rovistarvi dentro, finché sconfitta – e senza esimersi dallo sbuffare – non si rivolse al detective profilandosi in scuse.
- Mi dispiace, davvero, temo di averlo perso o forse l’ho buttato di riflesso.
- Non si preoccupi, faremo noi i dovuti controlli.
Senza attendere oltre, Bianca scrisse fulminea della sfortunata coincidenza e della eccentrica presenza della borsa. Fu la prima cosa che fece notare ai suoi superiori quando, una volta concluso l’interrogatorio, Gant la invitò a esprimere la propria opinione.
- L’ho vista parecchio concentrata, nemmeno gli studenti della scuola di polizia sono così attenti durante le lezioni. - si congratulò quest’ultimo.
- È più forte di me. - si scusò Bianca, divertita. - Però è anche, per citare il capo procuratore Skye, il mio superpotere.
- Giusto, il suo spirito di osservazione! Lana me ne aveva parlato proprio oggi poco dopo la cerimonia in sala stampa.
- Superpotere? Non esistono certe cose. - sentenziò Edgeworth, contrariato.
- E dei medium? Ne vogliamo parlare, Worthy? - intervenne il commissario, per poi coprirsi la bocca con fare colpevole. - Scusami, pessimo argomento.
Il procuratore si schiarì la voce, sistemandosi nervosamente il jabot. Bianca lo guardò, incuriosita da quell’improvvisa reazione. Per quale assurda ragione era quasi sobbalzato al sentir parlare di magia?
- Dicevamo. - disse Gant, ricomponendosi. - Ha notato qualcosa di strano, dottoressa Romano?
- Sì, anche se potrà sembrare un dettaglio di poca importanza. - e mentre illustrava passo per passo le sue osservazioni, prese a digitare velocemente sullo schermo del telefono. - Niente ci assicura che non sia un vecchio modello di seconda mano. Però, cercando anche sui siti online di compravendita dell’usato, una borsa come quella della signora Jones non scende sotto i quattrocento dollari.
A riprova del suo ragionamento, mostrò ai due uomini la pagina di un sito celebre nella vendita di oggettistica di seconda mano.
- E con questo? - osservò Edgeworth, scettico. - Potrebbe trattarsi di un vecchio regalo da parte dell’ex coniuge.
- Potrebbe, ma se io fossi la signora Jones e ci sono evidenti problemi economici in famiglia, non terrei una borsa simile. Piuttosto la venderei per ricavarci qualcosa.
- Cosa ne ha dedotto allora? - chiese Gant, interessato.
- Il signor Williams, intendo il padre, seppur sotto pressione dell'avvocato passava gli alimenti alla moglie. In tal caso, dove sono finiti quei soldi? E alla luce di ciò, possiamo davvero essere sicuri del fatto che non passasse nulla al figlio?
Il commissario e il procuratore si guardarono.
- Devi ammetterlo, Worthy, è una domanda più che lecita.
Quest’ultimo però non era del tutto convinto. L’espressione infastidita parve accentuarsi.
- Può al massimo rafforzare il motivo dietro il delitto, null’altro. - insistette il procuratore. - È possibile che il nostro imputato stesse mentendo e tenesse il denaro per sé, occasionalmente regalando oggetti di valore alla madre per non insospettirla.
Bianca, riflettendovi, si trovò parzialmente d’accordo anche con questa ipotesi.
- Non è da escludere. In ogni caso, sarà difficile comprendere dove questi soldi siano stati nascosti. - concluse.
- Provvederemo a emanare un permesso di perquisizione della dimora. Per quanto riguarda l’alibi della donna, sarà d’obbligo recarsi personalmente sul luogo per raccogliere testimonianze. - si assicurò Gant.
- Io farei anche qualche domanda al vicinato. - propose Bianca.
- La polizia ha già provveduto a interrogare tutti. - si inserì Edgeworth, impaziente. - A quanto pare, nessuno era in casa all’ora dell’omicidio.
- Non mi riferivo a questo, infatti. - si permise di chiarire la ragazza. - Vorrei sapere l’opinione generale nei riguardi della famiglia. In fin dei conti, chi non ama discutere degli affari altrui? Soprattutto se riguardano soggetti turbolenti.
Lo aveva detto con tale naturalezza da ignorare il rischio di quelle parole. E probabilmente, il successivo intervento di Edgeworth non fu del tutto casuale.
- Sempre che lei sia in grado di distinguere la verità dalla menzogna.
Sentitasi presa in causa, Bianca pensò velocemente a una risposta per metterlo in riga.
- Giudicare un libro dalla copertina è sempre facile, signore. Nessuno è esente da questo vizio, nemmeno io. Ma fortunatamente ho imparato a guardare più a fondo.
E nel caso del procuratore, qualcosa le suggeriva che avrebbe dovuto scavare fino allo sfinimento per trovare la risposta ai suoi dubbi: chi era davvero Miles Edgeworth? Il procuratore scrutò il suo volto, alla ricerca di un dettaglio che potesse tradire le parole pronunciate dalla ragazza. E lei non si ritrasse da quegli occhi grigi, anzi. Alzò di poco lo sguardo, quasi con aria di sfida.
- Molto bene, direi che abbiamo un piano. - parlò Gant allegramente, sfregandosi le mani. - Recuperate il materiale registrato per poterlo consultare e catalogare, domani pomeriggio vi incontrerete con il detective Gumshoe per condurre le indagini sul posto. Il processo è già stato fissato a dopodomani.

Con le cuffie addosso, Bianca era intenta a cucinare la cena, quando un trillo risuonò nelle sue orecchie, avvisandola di una chiamata in arrivo. Premendo dolcemente con l’indice sull’altoparlante destro, rispose.
- Pronto?
- Be’, com’è andata oggi? - chiese curiosamente Giovanni.
In sottofondo, il brusio della strada. Bianca diede una rapida occhiata all’orologio: il fratello stava andando a lavoro.
- Credo di non aver mai incontrato una persona più lunatica di Miles Edgeworth. - parlò senza mezzi termini.
- Benvenuta nel mondo del lavoro, sorellina. - scherzò Giovanni. - Sarà la tua nuova routine per i prossimi dodici mesi.
- Sto scontando gli errori del passato. - convenne Bianca, alzando le spalle. - Mal che vada, l’anno prossimo mi cerco un nuovo posto dove continuare il periodo di praticantato. Ho ancora quella lista che tenevo quest’estate.
- Accidenti, se stai già considerando di andartene, vuol dire che la situazione è peggiore di come te l’hanno presentata. Ma cosa pensi tu di questa persona? Che sensazioni ti ha trasmesso?
Prima di rispondere, Bianca mescolò velocemente le verdure, leggermente abbrustolitesi in padella.
- Non sai mai cosa voglia da te, a parte quando te lo dice chiaramente, senza utilizzare parole dolci o complimenti.
- È un tipo diretto quindi.
- Ai limiti della decenza. Qualsiasi cosa esca dalla sua bocca, è un ordine e un insulto al tempo stesso. Ma voglio spezzare una lancia a suo favore. È un perfezionista proprio come me.
- Rispetto all’immagine che ne hanno fatto i giornalisti, hai trovato qualcosa di diverso?
- Non molto. - sospirò Bianca. - O si tratta di fandonie e lui ne è al corrente, ma poco gli importa di apparire diverso, il che è ammirevole da un certo punto di vista. O è tutto vero. Però non voglio saltare a conclusioni affrettate, soprattutto senza prima aver lavorato con lui sul campo. Ho imparato, anche a mie spese, che c’è sempre qualcosa sotto, buono o brutto che sia.
- Insomma, bene ma non benissimo. - concluse Giovanni. - Posso solo consigliarti di tenere duro a questo punto, e ovviamente di seguire le raccomandazioni del professor Adams. Cerca, però, di non diventare paranoica nel mentre.
Bianca inspirò a fondo, serrando le labbra. Nel mentre, spense il fornello.
- Voglio solo essere cauta, tutto qui.
- E ne hai tutte le ragioni, ma non dimenticare il motivo per cui sei dentro il pubblico ministero. Per imparare e costruirti un nome e una carriera. Pensa prima a te stessa che agli altri, indipendentemente se possono aiutarti o distruggerti.
- E lo farò, su questo non puoi avere dubbi.
- Lo so, sei la mia piccola Bianca, ti conosco bene. - le disse affettuosamente il fratello. - Scusami se non mi trattengo oltre, ma sono arrivato al Bardot proprio ora.
- Tranquillo. Dato che sto già lavorando a un caso, ti dispiace se ci sentiamo per messaggi nei giorni a venire? Non vorrei mai istigare il signor perfettino durante il lavoro.
- È così che lo chiamate voi tirocinanti? - e a Giovanni scappò una leggera risata.
- Soprannome azzeccato, ma un po’ cattivo per i miei gusti. Come se il perfezionismo fosse una cosa del tutto negativa.
Dopo aver salutato il fratello, Bianca si apprestò a impiattare la sua cena e a sistemarsi sul divano per una più che meritata serata Netflix.
   
 
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