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Autore: Chillram9    24/02/2024    1 recensioni
Elizabeth Belvoir ha un sogno: incontrare il suo idolo Aldric, il mago più potente del regno.
L'occasione per riuscirci si presenta quando riceva una lettera d'ammissione dalla misteriosa Accademia di Magia Reale Duelcrest.
Di questa scuola si sa poco e nulla, se non che Aldric è l'unico ad averne mai ottenuto il diploma.
Elizabeth è determinata a fare lo stesso. Non sa però che il terribile segreto che si cela dietro l'Accademia e l'incontro con una strana ragazza cambieranno per sempre la sua vita.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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18. Amiche?



Non so bene cosa mi avesse spinto lì, davanti alla porta della stanza di Sophia.
Dopo la fine del duello la ragazza era uscita dall’aula, immersa nel silenzio. L’atmosfera non poteva che essere più diversa da quando aveva colpito Valentine al cuore. Niente esultanze e complimenti, solo paura.
La classifica ora recitava:
97 studenti rimanenti
L’assassino di Carl Stuart era stato sconfitto. Ma ora un nuovo mostro, se possibile ancora più pericoloso, era nato dalle sue ceneri.
Era probabilmente questo ciò che gli altri studenti pensavano.
Io, invece, non sapevo proprio cosa pensare. Da una parte sentivo lo stomaco rivoltarsi, ripensando a come il potere di Sophia avesse ridotto il corpo di Valentine. Dall’altra, non potevo che provare gratitudine nei suoi confronti. Dopotutto mi aveva salvato la vita.
Inoltre, qualcos’altro mi aveva spinto fin lì. Curiosità. Come immaginavo, la spada non aveva nulla a che fare con i suoi poteri. Dovevo saperne di più. Se tra i miei compagni c’erano altri individui che possedevano quei poteri inspiegabili, dovevo saperne di più. Ne andava della mia sopravvivenza.
Quindi, quando diversi studenti avevano chiesto di andare in infermeria, lamentando di non sentirsi bene per lo spettacolo truculento a cui avevano assistito, mi ero accodata.
Trovare dove si era diretta Sophia era stato facile. Mi era bastato seguire la scia di sangue che aveva lasciato sul pavimento.
Mi feci forza e bussai.
Dopo qualche istante, sentii la voce di Sophia chiedere:
«Chi è?»
«S-sono Elizabeth, vorrei parlarti...»
Seguì un attimo di silenzio e poi:
«Ok entra, la porta aperta. Mi sto lavando via il sangue di quel bastardo. Aspetta cinque minuti.»
La voce di Sophia tradiva irritazione.
Pensai di fuggire, ma poi mi decisi ad entrare.
La stanza di Sophia era praticamente identica alla mia. Ma nonostante ciò aveva un nonsoché di differente. Era... vuota?
A parte i libri scolastici, dei rotoli di pergamena e una penna e un calamaio, non c’era praticamente nulla. Nessun effetto personale.
Sentivo il rumore dell’acqua scorrere attraverso la porta del bagno.
Spostai la sedia dalla scrivania e mi sedetti, in attesa.
Mentre aspettavo, iniziai a cercare di pensare a come intavolare la conversazione. Finora erano state tutt’altro che amichevoli. E ora che sapevo quanto Sophia fosse potente…
Stavo quasi pensando di sgusciare via con una scusa, quando sentii Sophia urlare:
«Sto uscendo. Girati. Se sbirci ti faccio fare la fine di Valentine.»
“Eh?”
Perché mi stava trattando come un ragazzino in preda agli ormoni?
Eravamo entrambe ragazze, se anche l’avessi vista uscire svestita dal bagno, non ci sarebbe stato nulla di strano.
Decisi comunque di obbedire.
La porta si aprii e sentii il passo leggero di Sophia entrare nella stanza e dirigersi verso l’armadio.
Malgrado tutto non potei fare a meno di provare un certo nervosismo. Continuai a fissare il muro, per diversi interminabili minuti.
«Ok, puoi voltarti.»
Sophia era seduta sul letto, i lunghi capelli neri ancora bagnati. Essendo abituata alla forma impeccabile che aveva ogni giorno a lezione, vederla così, spettinata e con la camicia indossata alla bene e meglio, mi diede una strana sensazione.
«Allora, che vuoi?» sbottò Sophia.
Mi sentii arrossire. Era la seconda volta che mi beccava a fissarla.
«Io ehm, congratulazioni, sei stata incredibile...»
«Grazie,» mi fermò, Sophia in tono sarcastico.
«Ehm, non sei contenta di aver vinto?»
Pensavo che fosse irritata perché la stavo disturbando, ma forse c’era un altro motivo.
«CONTENTA?!» urlò Sophia. Si voltò e diede un pugno al cuscino.
Era incredibile come la prima impressione che mi ero fatta di Sophia, la regina di ghiaccio perfetta e imperturbabile, venisse infranta sempre di più ad ogni nostra interazione.
«Quel maledetto Valentine me l’ha fatta!» borbottò, percorrendo la stanza a lunghi passi, «chi diavolo riesce a sopravvivere con una spada conficcata nel cuore!»
Stavo iniziando a capire perché era arrabbiata. Aveva probabilmente preventivato di mostrare solo una parte del suo potere. Valentine però l’aveva spinta a rivelare a tutta la classe ciò di cui era capace.
Ignorando le proteste del mio istinto di sopravvivenza, decisi di rispondere:
«Com’era? Mantenere un basso profilo? Eri tu giusto?»
«…! Molto divertente...»
Sophia diventò rossa come un peperone.
“Vendetta! Dolce vendetta!”
Rinfacciarle quello che mi aveva detto, come aveva fatto lei due giorni prima, era estremamente poetico.
Cercai di tornare seria:
«Perché non mi hai detto niente di quello che avevi scoperto? Avrei potuto batterlo io al posto tuo.»
Sophia mi fissò e rispose con una nota di rimpianto:
«Prima di tutto non ero certa che la mia ipotesi fosse corretta. Non potevo far rischiare qualcun altro per una mia teoria e poi...» strinse i pugni, «volevo mettermi alla prova.»
«Eh?»
Mettersi alla prova. Dopo tutta la tirata che mi aveva fatto sul non correre rischi? Che non volesse dirmi in faccia che non mi considerava capace di vincere contro Valentine?
«Beh col senno del poi, forse avrei dovuto farlo,» continuò Sophia amareggiata, «ora sono il nuovo nemico numero uno. Sono sorpresa che tu sia qua? Non hai paura che ti taglia metà?»
«Dovresti trovarti qualcun'altra da tormentare poi,» scherzai.
«Ma non penso che tu sia come Valentine,» ripresi in tono più dolce, «non sei un mostro come lui. Se non avessi fatto qualcosa, ci avrebbe uccisi tutti prima o poi. E durante il duello è lui ad aver cercato di ammazzarti per primo, tu ti sei solo difesa in fondo...» cercai di consolarla.
Se avevo imparato qualcosa su quella ragazza, era che non dovevo fare affidamento sulle apparenze. Ero certa che, malgrado quello che mi aveva detto prima del duello, non fosse stato per nulla facile per lei uccidere un altro essere umano.
Sophia mi guardò stupita. Voltò il viso e sussurrò:
«Già, forse hai ragione.»
Torno a sedersi sul letto. Sembrava essersi calmata un po’.
Per qualche minuto, rimanemmo in silenzio. Poi Sophia parlò nuovamente:
«Dai, spara. Lo so che vuoi chiedermelo.»
Non dovetti pensare a cosa intendesse.
«Il tuo potere è…?»
«Non ne ho idea.»
«Eh?»
Sophia mi guardò divertita:
«Non sto cercando di fregarti stavolta. Non ho davvero idea da dove sia arrivato.»
Iniziò a raccontare:
«Come sai non ho praticamente alcun potere magico. A malapena riesco ad accendere un fiammifero con la bacchetta. Per questo, mi sono appassionata alla spada sin da piccola. Se non potevo essere una gran maga, sarei stata una gran spadaccina, ho pensato,» lo sguardo di Sophia sembrava nostalgico, «mi sono allenata ed allenata. Un giorno mentre lanciavo fendenti contro un manichino è cambiato qualcosa.»
Il tono di voce di Sophia si abbassò, come se stesse raccontando un segreto.
«È come se nel mio cervello fosse scattato qualcosa. All’improvviso mi sono resa conto che ogni cosa attorno a me era tenuta insieme da legami. E quei legami erano fragili. Ho tagliato quel manichino a metà con un sol colpo.»
«Quindi tu... puoi..?»
«Semplificando molto le cose, sì posso tagliare qualunque cosa. Che sia un incantesimo. O che sia una persona.»
Dopo queste parole, afferrò un libro dalla scrivania. Passo con delicatezza un dito sulla copertina. Si squarciò a metà.
Rimasi sbigottita. Certo avevo già visto il potere di Sophia in azione. Ma vederne gli effetti a quella distanza…
Avrei mai potuto vincere contro di lei?
«Sto già cosa stai pensando,» disse Sophia divertita, «il mio potere ha dei limiti non preoccuparti. Ma di certo non te li vengo a dire.»
«Non preoccuparti li scoprirò da sola,» replicai.
Al momento però c’era un’altra cosa che mi turbava.
«Quindi, questo potere è nato dal nulla?» chiesi.
Sophia annuì:
«Sì, è apparso all’improvviso. E come hai visto con Valentine, non sono l’unica a possederne uno.»
«Il mio potere potrebbe non essere niente di che rispetto ad altri» continuò aggrottando la fronte, «chissà che razza di persone ha trovato quello stronzo di Skylark.»
Era chiaro ormai, la più grande minaccia per la nostra sopravvivenza sarebbero stati altri studenti con questi poteri. Tra me e me, decisi di chiamarli poteri innati. Dopotutto, da quel che mi aveva detto Sophia, si trattava di poteri che si presentavano in maniera spontanea, e non erano frutto di studio o allenamento.
In tutta questa faccenda, c’era però una nota positiva.
Sophia sembrava una tipa apposto. Avere dalla mia parte una ragazza così forte era rassicurante. Dopo tutto quello che era successo, il sangue cattivo che si era creato tra di noi dopo il nostro primo incontro sembrava ormai un lontano ricordo. Nonostante sembrasse avere un caratteraccio, stavo iniziando ad apprezzare la sua schiettezza.
Forse avrei dovuto riprovarci.
«Ehm, Sophia...»
«Sì?»
«Ti andrebbe di essere amiche? Meglio avere qualche alleato in questa situazione, no?»
Le tesi la mano.
Per un attimo fui certa che l’avrei presa.
Ma poi, un’ombra passo davanti occhi di Sophia. Potevo scorgere uno strano misto di tristezza e determinazione nel suo sguardo:
«No, mi dispiace.»
«Ehm... perché?»
«Perché un giorno saremo costrette ad ucciderci a vicenda. Non voglio uccidere un’amica.»



Note dell'autore: Finalmente! Che faticaccia. Il capitolo era diventato così lungo che alla fine ho deciso di rilasciarlo in tre parti tutte insieme, per evitare cliffhanger antipatici. Ora tempo per una nuova parte della storia, dove la nostra protagonista avrà un ruolo più attivo e meno da spettatrice.

   
 
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