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Autore: Milly_Sunshine    29/02/2024    0 recensioni
Questo non è assolutamente un ennesimo racconto di Milly Sunshine ambientato nel mondo dell'automobilismo. Anzi, sì. :-)))) Ci ha provato a non scriverlo, ma l'ha fatto lo stesso! /// In un generico scenario early-80s, su un generico circuito cittadino degli Stati Uniti, sta per concludersi il campionato di Formula 1. Due compagni di squadra, molto diversi l'uno dall'altro, uno visto come un campione innato, l'altro come colui che si è messo in mezzo tra lui e i suoi sogni di gloria, sono entrambi di fronte all'occasione della loro vita: uno dei due diventerà campione del mondo. Entrambi sono focalizzati sullo stesso obiettivo, ma un grave incidente che capita nel primo giro di gara e provoca una lunga sospensione della corsa cambia almeno in parte le prospettive di entrambi in attesa dello scontro finale. In sintesi: molta introspezione a cui l'automobilismo fa da contorno.
Genere: Angst, Introspettivo, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Valerio Villa era uno di quegli uomini che avevano un successo innato con le donne e che, in apparenza, sembravano non dare importanza a nulla che non fosse il loro successo con le donne, specie se al contempo erano molto belle, appariscenti e impegnate a spogliarli con gli occhi; ancora meglio se si trattava di modelle o di donne di spettacolo, ma in caso di necessità anche altre potevano essere considerate.
Per quanto Xavier - sposato con quella che era stata la sua fidanzata adolescenziale e divenuto padre ad appena ventidue anni - fosse almeno in parte prevenuto nei confronti di quel tipo di persone, era consapevole di quanto avere un compagno di squadra di quel calibro potesse essere una svolta favorevole, per lui. Ingaggiato per sostituire una vecchia gloria che, dopo innumerevoli successi, aveva deciso di appendere il casco al chiodo, Villa era di almeno dieci anni più giovane del suo predecessore - ne aveva uno in più di Xavier - e aveva come apice soltanto due gran premi vinti, entrambi in circostanze a dir poco fortuite. Appariva più interessato ai piaceri della vita che non al successo in pista e questo faceva il gioco di Xavier, ormai stanco di essere confinato a un ruolo di secondo piano. Per quella ragione, quando ebbe a che fare da vicino con lui per la prima volta, alla cena di Natale della Vertigo, poche settimane dopo l'annuncio del suo ingaggio per la stagione imminente, lo classificò immediatamente come un avversario che non avrebbe costituito una minaccia effettiva. Sarebbe stato facile uscire vincente dallo scontro con il suo nuovo compagno di squadra, non aveva dubbi.
Aveva conosciuto Villa pochi anni prima, quando si erano ritrovati a gareggiare nella stessa categoria, ma non era mai andato oltre allo scambiare qualche parola con lui, anche se avevano amici comuni. Eppure, quella sera, seppure impegnato a flirtare con l'addetta stampa della scuderia e a sorriderle con aria maliziosa dopo essersi tolto la cravatta e avere slacciato un paio di bottoni della camicia, fu proprio lo stesso Valerio a mettere da parte quella donna per fare conversazione con lui.
Se Xavier era prevenuto prima, dialogare con il nuovo compagno di scuderia non lo aiutò a mettere da parte i suoi pregiudizi. Ne venne fuori la conferma che Valerio era proprio il bello e dannato che le donne immaginavano: figlio di genitori ricchissimi che l'avrebbero voluto avvocato o commercialista, la sua passione per i motori aveva prevalso, contro la volontà familiare.
«Pensa» raccontò, «Che mio padre, all'inizio, aveva minacciato di diseredarmi.»
Xavier se lo immaginò raccontare la stessa storia alle sue conquiste femminili. Doveva essere quello il momento in cui le modelle, le soubrette e anche qualche addetta stampa e qualche donna comune iniziavano a leccarsi le labbra, immaginando di sbottonargli i pantaloni, mentre Valerio le fissava con i suoi languidi occhioni blu.
Il racconto proseguì con l'intercessione di uno zio materno, dal quale il giovane Villa aveva ereditato la passione, che lo finanziò agli albori della sua carriera. Con il tempo anche il giudizio del padre si fece meno drastico e, seppure a ogni loro incontro continuasse con lamentele e critiche, aveva smesso da tempo di considerarlo il disonore della famiglia.
In molti avrebbero potuto tacciare Valerio di essere uno dei tanti ragazzi ricchi sfondati che si erano fatti strada perché più abbienti di tanti loro avversari, ma non si poteva negare che al volante fosse dotato di un talento cristallino. Se si fosse dedicato alle corse senza distrazioni, molto probabilmente avrebbe potuto ottenere molto di più; ancora una volta, comunque, il fatto che avesse ben altre priorità andava a vantaggio di Xavier, convinto a non mettersi preoccupazioni per uno come Villa.
«Tu, invece, cosa mi racconti?» chiese Valerio, a quel punto.
La storia di Xavier non era affascinante come la sua: «Mio padre era un pilota, a livello nazionale, ma non aveva abbastanza soldi per continuare a gareggiare, quindi ha iniziato a lavorare come meccanico. Mia madre faceva la cronometrista, in passato. Ho ereditato da loro la passione per i motori. Mi è andata meglio che a mio padre. Sono stato notato dalle persone giuste. Non avrei mai potuto permettermi di arrivare dove sono adesso, senza il loro supporto.»
«E sei diventato uno dei migliori piloti al mondo.» Villa appariva sinceramente ammirato. «Ne hai fatta di strada, complimenti!»
C'era qualcosa di stimolante nella sua voce e Xavier si perse a contemplare i suoi occhi blu. Non avrebbe saputo definire con esattezza che cosa provasse in quel momento; certo non era mai stato attratto da un uomo prima di quella sera, ma del resto non aveva mai provato quel genere di attrazione nemmeno per donne che non fossero sua moglie Gabrielle. Valerio Villa emanava un fascino difficile da definire, aveva un'aura che sembrava metterlo in guardia: "scappa lontano da me più che puoi, perché sarò la tua rovina".
Fu proprio così: Valerio divenne ben presto la sua rovina, anche se in maniera indiretta. Certo, Xavier sapeva di essere responsabile in prima persona delle proprie azioni, ma una parte di lui non accettò mai fino in fondo la consapevolezza della propria colpevolezza in merito all'increscioso evento in cui si ritrovò coinvolto pochi mesi dopo. Fu Valerio a presentargli quell'amica della fidanzata di turno, accanto alla quale Xavier finì per risvegliarsi completamente nudo; la prima volta in dieci anni di relazione, di cui sei di matrimonio, in cui fu infedele a Gabrielle, e sperava vivamente anche l'ultima.
Avrebbe dovuto sentirsi disgustato da se stesso, ma tutto ciò che formulò fu il pensiero irrazionale che fosse tutta colpa di Villa e di quella che gli appariva una vita dissoluta. Arrivò a chiederglielo, al compagno di squadra, come potesse sostenere una simile esistenza e, ancora una volta, con un'espressione innocente stampata sul volto, Valerio si giustificò: «Non sono sposato e non ho famiglia, io. Faccio quello che mi pare con chi mi pare, ma a nessuna di loro importerà quello che ne sarà di me.»
C'era una nota triste nella sua voce, ma Xavier gli ricordò: «Fai esattamente la vita che ti sei scelto.»
Valerio replicò: «Basta poco perché tutto finisca. Sono già uscito senza farmi male da diversi incidenti disastrosi. Non andrà sempre bene. Che senso avrebbe avere una relazione stabile o addirittura una famiglia, quando tutto può finire da un momento all'altro?»
«Se sei così spaventato dall'idea di morire, perché semplicemente non lasci perdere? Sei ancora in tempo per salvarti.»
«Perché la mia vita è questa. Preferisco non arrivare a trent'anni ma essere me stesso, piuttosto che diventare vecchio senza avere davvero vissuto.»
Xavier fu scosso da un brivido. Non l'avrebbe mai ammesso, ma condivideva lo stesso macabro punto di vista. Non disse più nulla, ma Valerio comprese di averlo messo in crisi. Non solo lo comprese, ma fu lui stesso a ritrovarsi, in poco tempo, a tenere il coltello dalla parte del manico. In entrambi era scattata una molla, che aveva ribaltato completamente la situazione.
La prima parte della stagione vide Xavier in netto vantaggio nei confronti del compagno di squadra, ma arrivò l'infortunio e, seppure fu una semplice frattura a un polso che si rimarginò in fretta, lasciò strascichi di cui avrebbe fatto volentieri a meno: le conseguenze fisiche erano state lievi, ma lo schianto era stato brutale, al punto da farlo sentire segnato. Il distacco che aveva caratterizzato il suo confronto con Villa iniziò a calare drasticamente, il tutto mentre l'affidabilità iniziava a migliorare. Così, se nella prima parte della stagione punti preziosi andavano perduti a causa di rotture, a campionato in corso spesso Valerio riuscì a concretizzare più di quanto avesse fatto Xavier mesi prima.
Per il resto, le parole di Villa gli rimbombavano in testa: "senza avere davvero vissuto". Si riferiva alle corse, Valerio, ma Xavier vi intravedeva un altro significato. Di colpo la sua vita da bravo ragazzo, senza eccessi e senza mai allontanarsi dalla retta via, iniziava a stargli stretta. Se pochi mesi prima Xavier si sentiva realizzato come uomo e in via di realizzazione come pilota, ben presto la situazione mutò senza che fosse in grado di tirarsi indietro.
Se non altro, arrivò a maturare la consapevolezza delle proprie responsabilità. Non era colpa di Villa, se c'erano ormai altre donne oltre a Gabrielle, non era colpa di Villa se i risultati non erano sempre all'altezza delle aspettative, proprio quando la Vertigo si candidava al ruolo di principale contendente al titolo mondiale. Per fortuna il fato intervenne a suo favore e, se esattamente a metà stagione Villa era arrivato a precederlo di undici punti, la situazione in classifica rientrò, quando in concomitanza con una vittoria di Xavier, il suo compagno di squadra fu costretto al ritiro.
A due sole lunghezze di distanza, nel corso del successivo evento era ormai sul punto di andare a prendersi la vetta della classifica quando, tuttavia, Valerio Villa smise di essere una presenza vaga, ma divenne il diretto responsabile delle sue disgrazie. Paradossalmente, fino a quel momento non erano mai arrivati allo scontro diretto, ma tutto cambiò all'improvviso. Xavier inseguiva, ma aveva più velocità di Valerio, che aveva trascorso oltre la metà dei giri al comando della gara. Lo affiancò, certo che il sorpasso sarebbe andato a buon fine. Le loro vetture si agganciarono e non solo Xavier non colse la tanto sperata vittoria, ma non poté nemmeno vedere il traguardo. Villa riportò danni, ma se la cavò con una sosta ai box e una rimonta dalle retrovie. Giunse in quinta posizione, allungando di due punti in classifica. Non ammise mai la propria responsabilità nell'incidente e rispedì al mittente le pesanti accuse che Xavier gli rivolse, ma furono in molti a schierarsi contro di lui o quantomeno a criticarlo con fermezza.
A Valerio non importavano le critiche e se ne fregava delle accuse. Di colpo, accanto alle belle donne che conquistava grazie ai suoi occhi blu e al suo fascino innato, sembrava avere anche altri obiettivi. Forse non aveva mai creduto di potere avere una possibilità concreta di diventare campione del mondo, ma era ormai palese che non intendesse lasciarsela scappare. Allo stesso modo, Xavier era convinto a non arrendersi, a non farsi battere da un avversario che non aveva mai considerato alla propria altezza.
Lasciò perdere tutto ciò che costituiva distrazione, si focalizzò solo sulla stagione che si avviava verso la sua parte conclusiva. Riuscì nel proprio intento. A poco a poco recuperò i punti persi per strada, occasionalmente staccando, e non di poco, quel compagno di squadra che continuava ad accusare per l'incidente che li aveva coinvolti tempo prima e che continuava a smentire le accuse. Che insistesse pure a reclamare la propria innocenza! Di certo le sue parole non avrebbero cambiato la verità.
Xavier arrivò all'ultimo gran premio stagionale con un vantaggio di un punto. Non era tanto, ma era certo di potere battere Valerio. Non aveva dubbi su chi fosse il più veloce tra di loro, soltanto eventi fortuiti avrebbero potuto allontanarlo dalla vittoria finale. Purtroppo gli eventi fortuiti iniziarono ad accadere ben presto, ricordandogli che il successo non faceva partedi un disegno divino, ma che andava duramente conquistato: un problema tecnico nella sessione del venerdì, poi la pista con l'asfalto da riparare al sabato, nel momento in cui avrebbe dovuto recuperare il tempo perduto. Quando i lavori di sistemazione dell'asfalto terminarono, la pioggia gli impedì di migliorare i propri tempi del giorno precedente. Era solo undicesimo, e il fatto che ben tre piloti fossero stati più veloci di Valerio non era consolatorio.
In ogni occasione in cui si ritrovarono a poca distanza l'uno dall'altro, Xavier fece il possibile per distogliere lo sguardo da Villa: non voleva che il suo compagno di squadra leggesse delusione nei suoi occhi, ma soprattutto preferiva evitare ogni tentativo di conversazione da parte dell'altro. Riuscì nel proprio intento al sabato, ma non la domenica nella tarda mattinata, quando mancava poco più di un'ora all'inizio della gara. Si ritrovò Valerio davanti e, alle strette, non ebbe la possibilità di voltargli le spalle e di andarsene.
Villa osservò: «Quando sono passato alla Vertigo, non avrei mai creduto che già alla prima stagione mi sarei trovato in lotta per il titolo nel gran premio finale, per giunta contro di te.»
Il suo tono era cordiale, ma del resto Valerio era un uomo molto diplomatico, che demoliva con voce subdola ma gentile. Xavier non era come lui, gli piaceva essere diretto, e fu diretto nel replicare: «Nemmeno io mi aspettavo di ritrovarmi proprio te come avversario, ma sono convinto che i titoli vinti valgano allo stesso modo sia che siano stati conquistati gareggiando contro dei grandi campioni sia che ci si sia ritrovati di fronte ad avversari scadenti giunti solo per caso fino all'ultima gara con la matematica ancora dalla loro parte.»
Valerio non parve offeso dalle sue parole, quanto piuttosto divertito.
«Vola basso, Delacroix. Ricordati che, fino a un anno fa, anche tu eri "scadente" come me.»
«Sono uno dei migliori piloti al mondo» replicò Xavier. «Non perché lo dico io: l'hai detto tu stesso, quella sera, alla cena di Natale.»
Valerio avvampò e non ribatté. Si limitò a cambiare discorso.
«Buona fortuna. Le gare possono essere piene di insidie, specie a chi parte undicesimo.»
«Buona fortuna anche a te» rispose Xavier, sprezzante. «Quando tutto ciò che può assisterti è la fortuna, perché da solo non sapresti vincere nemmeno correndo da solo, ne hai bisogno di certo. Anche se ti senti il favorito perché parti quarto, nonostante sei al volante della vettura migliore e, nello specifico, dell'unica delle due che non ha avuto problemi. Ma soprattutto, buona accettazione della realtà, perché avrai bisogno anche di quella.»
Valerio tornò a mostrare un accenno di ilarità.
«Ti credi davvero nella posizione di potermi screditare? Dopo che tutti credevano avresti avuto vita facile, ma adesso sei qui, che per battermi devi innanzi tutto arrivare a raggiungermi?»
«E tu credi di essere nella posizione di potere evitare di essere screditato?» ribatté Xavier. «Guarda che la gente ha memoria: si ricorderanno che non eri nessuno prima della Vertigo, che tornerai nessuno se non vincerai il mondiale, ma soprattutto che resterai comunque nessuno anche se dovessi vincerlo.»
«Hai un modo di ragionare molto curioso» osservò Valerio. «Prima dici che tutti i titoli valgono, poi insinui che il mio non avrebbe valore, nemmeno se dovessi vincerlo contro di te.»
Era pazzesco come Villa riuscisse sempre, almeno sulla carta, ad avere l'ultima parola, ma Xavier non gli avrebbe lasciato quella soddisfazione.
«Pensa a vincere il titolo, invece di parlare, parlare e parlare.»
Valerio gli strizzò un occhio.
«Potrei dire la stessa cosa di te, non credi?»
Xavier restò in silenzio. Alla fine, almeno quella soddisfazione, era costretto a lasciargliela, se non altro per sfinimento, ma non importava, quello che contava davvero era il risultato maturato in pista e, ne era certo, quello avrebbe sancito la sua consacrazione.
Senza avere risposta, Valerio se ne andò, probabilmente convinto di essere in una posizione di vantaggio. Xavier era certo che si stesse sopravvalutando, oppure che stesse sopravvalutando la propria capacità di eludere gli eventi negativi. Fu una soddisfazione vederlo rimanere fermo sulla griglia, costretto a lasciare quella quarta posizione che gli aveva dato così tanta sicurezza. Sarebbe stato magnifico se non fosse riuscito a prendere il via nemmeno dall'ultima posizione, costretto ad assistere in silenzio alla propria sconfitta senza nemmeno avere la possibilità di lottare, ma il destino decise di concedere a Valerio almeno un'ultima possibilità.
Xavier non dubitava che il compagno di squadra avrebbe dato il meglio di sé. Non riteneva Villa all'altezza di un campionato del mondo, ma non poteva negare che non si arrendesse mai, nemmeno quando tutto appariva perduto, a costo di rischiare più di quanto avrebbe dovuto, o addirittura di macchiarsi di azioni infamanti, come aveva fatto quella volta in cui l'aveva letteralmente buttato fuori pista. L'idea di saperlo impegnato in una rimonta senza concrete possibilità avrebbe potuto essere esilarante, se solo Villa non fosse stato in grado di sfruttarla a proprio vantaggio. Perché l'avrebbe fatto, quella era una certezza; si sarebbe autoincensato iniziando a indossare la maschera dell'eroe sconfitto che aveva tentato il tutto per tutto fino all'ultimo: Valerio Villa sapeva essere un personaggio, su questo non vi erano dubbi di sorta.
Qualunque cosa avesse detto o fatto, tuttavia, non era più un problema di Xavier, che ebbe uno spunto formidabile, quando la gara finalmente poté partire. Le sensazioni erano buone, ma quel grande momento durò troppo poco. Quando vide la bandiera rossa, imprecò mentalmente contro un contrattempo che non ci voleva. Senz'altro qualcuno di quei giovani senza arte né parte che popolavano gran parte delle retrovie era andato a sfondare una delle barriere di protezione, generando lunghi tempi di attesa. Non ebbe modo di vedere cosa fosse accaduto, ma le voci giravano in fretta e venne a udire ben presto che vari piloti erano stati coinvolti in un incidente e che Valerio era uno di questi. Una sensazione di intensa felicità lo travolse, ma proprio come quella prima parte di gara era destinata a durare molto a breve.
Gli dispiacque per Karl Graber, quando sentì dire che il pilota che - come prevedibile - aveva sfondato una barriera era proprio lui. Guidava un'auto di infima categoria, ma il talento ce l'aveva, non meritava di essere messo in quel calderone che veniva tanto screditato, anche dallo stesso Xavier, che non riusciva a trattenere certi pensieri. Gli dispiacque perché comprendeva quando fosse difficile qualificarsi, in quella posizione, e quanto fosse duro accettare che la tanto agognata presenza in gara fosse durata a malapena un giro. Gli dispiacque, ma era una persona estremamente ottimista e non gli venne da pensare che l'incidente potesse essere stato qualcosa di più che il finire il tutto danneggiando una barriera.
Fu quando vide lo sguardo di Villa che una brutta sensazione iniziò a farsi largo dentro di lui. Valerio si stava dirigendo a piedi verso il box della Vertigo e i suoi occhi sembravano quelli di chi aveva appena visto un fantasma. Non doveva essere turbato per quello che gli era successo in prima persona. Va bene, la sua possibilità di vincere il mondiale era sfumata, ma la realtà era che uno come lui alle delusioni doveva esserci abituato. Quella era solo l'ennesima prova del fatto che non meritasse di stare tra i migliori.
Non si sforzò nemmeno di distogliere lo sguardo, quasi come se non fosse davvero consapevole di ciò che vedeva. Xavier lo osservò, mentre si sedeva a terra, appoggiandosi contro un muro. Valerio non cambiò espressione, non fece nulla per nascondere il proprio turbamento emotivo.
Xavier gli si avvicinò. Il desiderio di sapere veniva prima di tutto.
«Cos'è successo?»
Valerio non rispose, si limitò ad abbassare gli occhi.
«Ehi, parlo con te!» sbottò Xavier, sedendosi alla sua sinistra. «Che cazzo è successo?»
Valerio scosse la testa.
«Un incidente di merda.»
Xavier lo invitò a essere più specifico: «Che incidente di merda?»
«Graber si è toccato con un'altra macchina, è stato sbalzato su da terra e si è rovesciato su una barriera.»
«Oh.» Quella era una pessima notizia per Xavier. «Mi dispiace.»
«Ho visto la sua auto, in che condizioni è» lo informò Valerio, «E purtroppo non è l'unica cosa che ho visto.»
Non aggiunse altro, ma il silenzio valeva più di mille parole. Di colpo tutto cambiò significato.

   
 
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