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Autore: Lifia    29/02/2024    1 recensioni
Sequel de "A Legendary Story of Dragons"
Consiglio di leggere la prima parte della storia (benchè sia vecchia e da sistemare in molte parti) per avere un idea chiara del continuo del racconto.
Lyanna è viva.
Riuscita grazie alla sua vera natura a sopravvivere a quanto accaduto a un anno e mezzo prima, tenta da tempo di lasciare l'isola dalla quale non riesce a fuggire.
Sarà il destino a darle una possibilità per riuscire finalmente a intraprendere il suo viaggio per ritrovare Law, che la crede ancora morta.
Ma il destino spesso è infame e ritrovare il capitano perso non sarà poi così facile.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Eustass Kidd, Pirati di Kidd, Pirati Heart, Trafalgar Law
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ben ritrovati!
Spero che chi in passato ha letto “A legendary story of Dragons” si ricordi ancora di me.
Questa storia è un sequel, per l’appunto del racconto citato prima. Per avere tutto quanto chiaro consiglio di leggere la prima parte, giusto da non farvi scappare qualche dettaglio rilevante, benché quella versione su EFP sia vecchia e con tantissimi errori.
In passato iniziai già a scrivere questa storia, ma la cancellai per vari motivi, decidendo di riscriverla in chiave più moderna (visto anche l’avanzamento del manga)
 
Vi avviso che non seguirò gli accadimenti del manga.
La storia riprende praticamente da quando Law lascia Wano, ma non è canon, prendendo una timeline diversa.
 
Buona lettura!
 
 
Soffocai uno sbadiglio stiracchiandomi come un gatto, osservando con occhi socchiusi il sole che stava sorgendo.
Ero appoggiata sopra una delle rocce lastrose della montagna, guardando l'ennesima è bellissima alba, come ogni giorno.
Era passato un anno e mezzo da quando ero arrivata su quell'isola. Un anno e mezzo di frustrazione e rabbia per il semplice fatto che da lì non potevo andarmene.
Non c'erano navi e non c'era neppure la possibilità che ci arrivassero per puro caso.
I log pose non indicavano quell'isola e i giornali non arrivavano.
Era un anno e mezzo che ero fuori dal mondo, senza sapere cosa stesse succedendo e soprattutto senza sapere cosa fosse successo a lui.
Sospirai rassegnata, poggiando le mani sulle ginocchia e abbassando appena il capo, osservando distrattamente lo spettacolo naturale che avevo di fronte.
Era forse uno dei pochi momenti in cui non mi lasciavo prendere dallo sconforto.
Non c'era un giorno dove non pensassi a quanto accaduto e ormai fuggire da quell'isola era diventato il mio unico obbiettivo, benché tuttavia forse non mancava poi così tanto a realizzarlo.
<< Lianna!? >> Mi chiamò una voce chiaramente maschile e affannata, che riconobbi come quella di Ryltar.
Sospirai scocciata spostando la testa dalla parte opposta da quella da dove lui stava arrivando con espressione irritata.
<< Sapevo di trovarti qui >> valutò tirando un lungo respiro fermandosi accanto a me è guardando a sua volta verso il mare dove il sole stava sorgendo.
<< Sapendolo potevi andare a cercarmi altrove e poi dire al vecchio che non mi avevi trovata >> replicai stizzita senza guardarlo. << Come se poi la situazione cambiasse! Sai già come la penso. >>
Lui per tutta risposta sospirò stancamente, sedendosi accanto a me. << Devi capirlo, è un tradizionalista che ha sempre vissuto per il suo popolo. >>
Abbassai il capo scuotendolo << Non ha senso! Basterebbe che iniziaste a uscire da qui è vedere il mondo come è davvero! Così come ha fatto mio padre! Se fosse vero quello che dice il vecchio non avrebbe senso neppure la mia esistenza! Senza contare che sono l'unica che Cassian accetta di vedere e parlare… >> tornai a guardarlo, scocciata << …e sono un sangue misto! Quindi quello che dice il vecchio non ha fondamento. Cassian non ha parlato con nessuno di voi in tutti questi anni. Mentre con me sì, ma stranamente il vecchio questo non se lo spiega >> mi sfogai, alzandomi in piedi.
Ryl sospirò, guardando verso la foresta che si estendeva ai piedi della montagna senza rispondermi, poi si rialzò anche lui tornando a guardarmi.
<< Guarda che ti capisco! Non sei la sola e unica che vorrebbe andarsene da qui >> mi rimbeccò incrociando le braccia, mentre io gli lanciavo un’occhiata irritata.
<< Tanto me ne andrò comunque e pure presto >> risposi seccamente dandogli di nuovo le spalle mentre lo sentivo sospirare nuovamente.
Iniziai a scendere lungo le rocce con agilità. Ormai conoscevo perfettamente ogni sentiero e passaggio, senza contare che in quell'anno avevo affinato molto di più ogni mia capacità.
Certo, aver avuto maestro un drago aveva sicuramente portato i suoi frutti, dopotutto.
<< Potrebbe essere morto, lo sai? >> sentii mormorare poi alle mie spalle Ryltar, distraendomi dai miei pensieri e inchiodandomi sul posto facendomi irrigidire. Strinsi le mani a pugno senza rispondergli.


Se lo avessi fatto non mi sarei trattenuta e sapevo che saremmo poi andati a litigare per l'ennesima volta e sinceramente non né avevo nessuna voglia.
<< É passato un anno e mezzo e stiamo parlando di un pirata! Potrebbe essere stato ucciso o addirittura in prigione >> continuò fermandosi alle mie spalle. << Ormai questa è la tua casa, appartieni a questo posto, lo sai >> aggiunse poggiandomi una mano sulla spalla che io mi scrollai di dosso con un gesto seccato, tornando a guardarlo con rabbia.
<< Questa non è la mia casa e non appartengo affatto a questo posto. Lo sai benissimo! Non accetto le vostre regole e ti ricordo che sono anche io un pirata >> risposi gelida voltandomi di nuovo e riprendendo a scendere. << Soprattutto … Law è vivo. Non è morto! >>
Lo sentii sospirare nuovamente alle mie spalle esasperato e forse pure sconsolato.
Era un bravo ragazzo e da quando ero su quell'isola era diventato praticamente il mio migliore amico.
Avevo il sospetto che nutrisse qualcosa oltre che la semplice amicizia, ma sapeva perfettamente che da parte mia non ci fosse nulla, senza contare che con gli altri abitanti del villaggio non ero mai riuscita a costruire un vero e proprio rapporto.
Non mi sentivo parte della comunità, anzi, stavo molto meglio in compagnia di Cassian, il dragone che abitava all'interno della montagna. Colui che mi aveva salvata donandomi nuovamente la vita.
Se dovevo qualcosa a qualcuno questo era unicamente a lui.
Per non so quale assurda ragione ero l'unica che accettasse di vedere o con la quale parlasse. Aveva cercato di spiegarmi che avevo qualcosa di speciale e di diverso e che, avendo sangue di drago, in quell’occasione non sarei potuta morire, quantomeno la mia parte di drago.
Per quella umana invece era tutta un’altra storia. Quella sì che avevo rischiato di perderla e la situazione non si era ancora del tutto risolta.
Scossi il capo riprendendomi dalle mie elucubrazioni per l'ennesima volta tornando sul ragazzo dai capelli color rame. << Comunque che vuoi? Mi devo allenare, lo sai bene! >> sibilai velenosa incrociando le braccia mentre lui mi rispondeva con un sospiro esasperato.
<< Il vecchio mi ha mandato a chiamarti e mi ha chiesto se puoi venire al villaggio … >>
<< Ma che seccatura… non ne ho la minima voglia >> risposi senza lasciarlo finire.
<< Ma perché, cazzo!? Tutto questo per lui? >>
<< Sì! >> ammisi voltandomi a guardarlo con un’espressione carica di rabbia. << Tutto questo per lui! Non posso rimanere su quest'isola sapendo che Law sia da qualche parte che mi crede morta! Non voglio stare su quest'isola, punto e basta! Voglio stare con il mio capitano e i miei compagni >> ringhiai ripetendo quelle parole per l'ennesima volta, prima di voltarmi di nuovo risalendo per il sottile sentiero tra le pietre affilare.
Quando mi voltai nuovamente a guardarmi alle spalle Ryltar era sparito.
 
Scesi di nuovo nella montagna, raggiungendo dopo neppure un ora la veccia città abbandonata. Aveva ancora i segni della lotta tra Law e Kelirth, anche se gran parte era stata ristrutturata da chi ci abitava ormai da anni.
Cassian era un vecchio drago dalle scaglie di un blu intenso che dimorava in quella città abbandonata da migliaia di anni ed era tra gli ultimi superstiti di quelle creature che un tempo dominavano i cieli.
Mi aveva risvegliata lui, portandomi fuori dalle acque del lago e soffiando su di me un barlume di vita che aveva riattivato il sangue che mi rendeva diversa. Non ero né umana né un drago, ma neppure mi potevo definire metà e metà. A detta di Cassian ero una razza a parte. Una razza antica ormai estinta che migliaia di anni prima viveva proprio in quei luoghi.
Scivolai in silenzio lungo una delle vie guardandomi attorno. Sentivo e percepivo la presenza del drago che ero certa mi stesse osservano anche se non lo riuscivo a vedere, probabilmente percependo anche il mio stato d’animo in subbuglio.
Lo scorsi solo quando raggiunsi il lago. Quello stesso posto a cui mi sentivo legata e dal quale mi ero praticamente risvegliata trovandomi davanti l’enorme dragone che ormai mi era apparso di fronte.
 
Aprii gli occhi, confusa e dolorante. Non ricordavo chi fossi, dove fossi e perché ero lì in quel luogo. La prima cosa che vidi e misi a fuoco nel buio furono due occhi di un giallo dorato che mi fissavano. L’iride era segnata da una ferina pupilla verticale e, sebbene appena visibile nella fioca luce, riuscivo perfettamente a vedere la testa della creatura proprietaria di quello sguardo che mi stava fissando. Era enorme, blu e sfumata d’azzurro, scagliosa e irta di spuntoni, zanne e corna. Bellissima quanto terrificante!
Eppure non ne ebbi paura, come se in un certo senso sapessi che non avevo nulla da temere.
Il drago socchiuse appena gli occhi sbuffando dalle froge senza distogliere lo sguardo dal mio.
Non capivo se mi stesse valutando, osservando o studiando.
Avevo di fronte un drago! Un enorme dragone gigantesco!
Le sue scaglie erano bagnate e vendevo ancora piccoli rivoli d'acqua che scendevano lungo il muso e il collo che iniziai a mettere a fuoco assieme all’enorme corpo squamoso e titanico di quella bestia meravigliosa.
Aveva le ali richiuse e stava accucciato in una posizione che mi ricordava un grosso gatto acquattato e rilassato, anche se ero certa che in quel momento lui stesse provando una sorta di curiosità misto a divertimento.
Come lo capissi era per me un mistero. Lo sapevo e basta.

Poi dopo un attimo di estasi nel contemplarlo ricordai all’istante tutto quello che era successo.
Mi rialzai quasi barcollando, mentre la mia espressione cambiava drasticamente e con un altro sbuffo la testa del drago si spostava lievemente indietro.
<< Law!? >> domandai guardandomi attorno improvvisamente preoccupata e con tutti i ricordi che tornavano a turbinarmi nella mente con una velocità tale da stordirmi e da farmi dimenticare della presenza del drago. Almeno per il momento.

Vidi la pozza d’acqua e solo in quel momento mi accorsi di essere completamente fradicia da capo a piedi, con solo il rimasuglio di quella che era la mia tunica, completamente strappata sulla schiena e ancora macchiata di sangue.
Non capivo! I miei ricordi erano ancora vaghi e non chiari.
Mi tornava alla mente quando ero stata accanto a lui, ferito e stanco dopo la battaglia contro Kelirth … il mio terrore di perderlo … la mia decisione … la perla … il sacrificio.

<< Law … >> mormorai ancora guardandomi attorno nella speranza di vederlo, fermando poi il mio sguardo sul dragone che immobile era rimasto a fissarmi.
<< Non è qui! >> sentii una voce cavernosa e profonda rispondermi e intravidi chiaramente la mascella del drago dischiudersi appena.
Io lo guardai nuovamente a bocca aperta nel razionalizzare che a parlare fosse stato proprio lui.
<< Dove è? >> domandai frettolosamente e in presa alla crescente ansia. << É vivo? >> chiesi infine non sapendo se il mio desiderio fosse stato realmente esaudito o meno.
Il drago socchiude gli occhi restando in silenzio per un tempo che mi parve lunghissimo. << Sì! Ma non è qui! >>
<< E dove è? >>
<< Ha lasciato l’isola >> mi rispose con una voce priva di qualsiasi inflessione sebbene fossi certa che ancora mi stesse guardando con curiosità, studiando le mie emozioni con estremo interesse.
Emozioni che in quel momento stavano iniziando a impazzire del tutto.

Era vivo … ma non era lì!
<< Cosa … cosa è successo? >> domandai a fatica appoggiandomi a una roccia accanto distogliendo lo sguardo dal drago. Avevo il respiro affannato e soprattutto un male al petto che ricordavo perfettamente. Era lo stesso dolore che avevo provato alla notizia che Ace era morto.
La stessa sensazione di dolore distruttivo provata verso l’uomo che avevo amato con tutta me stessa e che avevo perso da tempo, ma che ora provavo invece per lui.
Solamente perché quella creatura mi aveva detto che non c’era.
Il dragone sbuffò appena scivolando nuovamente con il muso verso di me. << Hai usato uno dei tuoi desideri. Lo hai salvato e tu sei morta al suo posto... >> spiegò piatto per poi osservarmi sempre curioso.
Aveva un movimento sinuoso del collo simile a quello di un serpente tanto da mettermi i brividi.
<< … Almeno era quello che lui deve aver creduto. Ti ha portato qui e ti ha lasciato cadere nell’acqua >> narrò, mentre un alito di aria gelida proveniente dalle sue fauci mi investii.
<< Perché allora sono viva? >> domandai scuotendo la testa.
<< Perché non sei umana! Almeno non del tutto. La tua morte è sembrata tale in quanto la tua parte umana è effettivamente deceduta, ma non la tua parte legata al sangue di drago che possiedi. >>
A quella spiegazione scossi il capo incredula. Stavo sognando o avendo un incubo.
Che altra ragione poteva esserci per razionalizzare quello che mi stava succedendo?
Stavo parlando con un drago gigantesco come se niente fosse, che mi aveva appena detto che ero morta, ma che ero viva perché in me scorreva sangue di drago.
Era pura follia!
<< Stò impazzendo? >> domandai lasciandomi cadere a terra e prendendomi la testa tra le mani per poi guardarmele scuotendo il capo, mentre il drago chinava il muso sopra di me dischiudendo nuovamente le fauci in uno sbuffo che sembrava piuttosto divertito.
<< No, Tytär! Non stai impazzendo! É semplicemente quello che è successo. >>
Alzai lo sguardo su di lui, incredula. << Come sai il mio nome? >> domandai con occhi sbarrati.
Il drago mi guardò, per poi alzare il muso girando il collo flessoso in direzione della città. << So chi sei! Ho sentito la tua presenza prima ancora che tu arrivassi. Era la mia voce che sentivi e che ti ha portata qui >> spiegò senza guardarmi, mettendosi seduto sulle zampe anteriori e aprendo lievemente le grosse ali membranose.
Scossi ancora il capo << Perchè! Perchè hai voluto che venissi fin qui? >> domandai, per poi tornare ad alzarmi. << No lascia perdere. Devo andarmene! Se Law è andato via devo raggiungerlo >> dissi ignorando la bestia. Il bisogno di tornare dal mio capitano e dai miei compagni era forte. Di altro non mi importava, neanche di un drago.
<< Non puoi lasciare l’isola, Tytär >> lo sentii mormorare alle mie spalle appena mi voltai, restando a guardarmi impassibile mentre mi giravoi a guardarlo stralunata.
<< Come? >>
<< Da quest’isola non si può andare via. Non ci sono porti, né navi! Lo sai benissimo anche tu, è come se non esistesse >> spiegò, sempre inflessibile. << A meno che tu non sappia volare non c’è modo di  andarsene da qui. >>
 
Riaprii gli occhi, osservando in direzione dello specchio d’acqua, sentendo alle mie spalle la presenza del drago che rimaneva in religioso silenzio.
Le parole che allora mi aveva rivolto mi erano rimbombate nella mente per i mesi successivi.
Avevo rivisto Ryltar e conosciuto il villaggio in cui lui stesso mi aveva portato e nonostante mi ripetevano ogni giorno che non potevo andarmene, e che quella era la mia nuova casa, il mio pensiero fisso erano i pirati Heart e il loro capitano.
Il Mio capitano!
Sospirai a quel pensiero, ignorando l’enorme bestia in mia compagnia e mi sedetti a terra osservando il pelo dell’acqua.
Avevo praticamete smesso di  stare con quelli del villaggio ed invece passavo il tempo tra le rovine della città, con l’unica conpagnia del drago che l’abitava.
<< Ci stai ancora pensando? >> sentii la voce cavernosa e profonda del grosso dragone, la cui testa mi apparve di fianco.
Come al solito mi soffermai a guardarlo, rapita da quella selvatica e selvaggia bellezza, mentre poggiava il muso accanto a me.
Era enorme! Da eretta non riuscivo neanche ad essere grande quando l'intero cranio.
Gli poggiai una mano sul muso, vedendolo assottogliare lo sguardo come se stesse grandendo il mio tocco. La sua pelle era fredda al tatto, ma liscia e asciutta.
<< Sì! >> sussurrai con voce triste. << Non ce la faccio più a stare qui, Cassian. >> Alzano poi lo sguardo su di lui, affilando un sorrisetto stanco. << Certo che se avessi avuto un maestro migliore… adesso saprei volare, forse >> ridacchiai sarcastica, mentre il drago riapriva gli occhi lanciandomi un occhiataccia, alzando di nuovo il muso soffiando una lieve brezza gelida nella mia direzione, che mi fece rabbrividire.
<< Il problema non è il tuo mentore! Il problema sei tu! Te l'ho già spiegato >> rispose atono mentre io sospiravo.
Gli avevo chiesto in passato di aiutarmi e portarmi lontano dall'isola, ma non poteva. Era contro il suo codice. Motivo per il quale non era neppure intervenuto durante lo scontro di Kelirth e Law ed era semplicemente rimasto a guardare.
Poteva istruirmi e insegnarmi cosa fossi e quali poteri da esso ne derivasse, ma altro no, si era fermamente rifiutato.
<< A ogni modo la scelta e tua e io non ti fermerò. Lo sai >> rispose sbuffando nuovamente verso di me per poi rialzare il grosso muso rialzandosi da terra. << Se è destino da qui te ne andrai, presto o tardi che sia >> spiegò, voltandosi per iniziare ad allontanarsi.
Nonostante l'imponente mole non faceva il minimo rumore e si muoveva sinuoso e aggraziato. Non a caso ogni volta mi perdevo a guardarlo, rapita dalla bellezza che solo una creatura simile poteva avere.
Cassian poi, così come era apparso, scomparì tra le macerie della città, lasciandomi da sola in compagnia delle lucciole che illuminavano l’enorme caverna.
 
Raggiunsi il villaggio che ormai stava calando la sera, immaginandomi già a dover discutere e lamentarmi con il capovillaggio di cosa potevo o non potevo fare, ma i miei pensieri furono bloccati sul nascere.
Dal sentiero che portava il villaggio si intravedevano i bagliori di un focolaio, come se tutto stesse andando a fuoco e ci misi un attimo anche a sentire l’odore di bruciato che mi arrivava alle narici. Avevo sviluppato di molto i miei sensi, ma ero così presa dai miei pensieri che non mi ero affatto accorta di quell’odore.
Portandomi su uno dei promontori che dava verso il villaggio e la spiaggia vidi ogni capanna avvolta nelle fiamme e uomini, palesemente non del villaggio, che radunavano i miei compaesani al centro della piazza.
Ma che attirò la mia attenzione era la grossa nave a due alberi, con un teschio di drago, o di dinosauro, come polena. Le vele erano ammainate, ma sopra la coffa svettava impertinente la bandiera nera dei pirati, con un simbolo che già avevo visto sui giornali quando ancora viaggiavo per le isole. Il classico teschio pirata dalla capigliatura rossa, trafitta da un pugnale e con delle fiamme a lato era fin troppo famosa già un anno e mezzo fa.
<< Cazzo! >> ringhiai tra me e me, portandomi le mani tra i capelli, riconoscendo il simbolo dei pirati di Kidd e ricordando la fama che aveva al tempo ed era terribile.
Persino Law non aveva parlato bene di lui quelle volte che si era entrati nell’argomento e la cosa non mi piaceva per nulla.
Tuttavia… tuttavia c’era una remota possibilità…
Inizia a scendere rapidamente dal promontorio, diretta il più velocemente possibile alle porte del villaggio e solo là iniziai a rallentare, più o meno nel momento stesso in cui gli uomini di Kidd si accorsero di me.
<< Lyanna! >> mi chiamò Ryltar, inginocchiato e legato assieme al resto del villaggio e con un’espressione preoccupata quanto spaventata. Era persino ferito.
Guardai i tre che si avvicinavano a me, una donna e due uomini dall’aspetto piuttosto… bizzarro. Uno di loro era alto, un vestito nero a rete, quello che sembrava un cappuccio, una collana con delle asce e una sorta di tridente in mano. Non capivo se avesse se avesse delle corna che partivano dalla fronte o fossero solo parte del cappuccio. La donna e l’altro pirata sembravano di certo più normali.
<< Prendete anche lei >> ordinò il pirata con la maglia a rete, anche se io non stavo affatto guardando loro.
La mia attenzione era tutta per l’enorme uomo con i capelli rossi che si era voltato a guardarmi appena ero arrivata.
 
Ricordavo Kidd molto diverso, più magro, benché già all’epoca fosse grosso, ma non in maniera così eccessiva. Aveva svariate cicatrici che sulla taglia non ricordavo di aver visto e, soprattutto, aveva un braccio meccanico che con tutta probabilità aveva preso il posto di quello originale.
Aveva un’espressione ferale e seria, irritata tanto da farmi venire i brividi.
<< Tu! >> mi chiamò il pirata che si stava avvicinando assieme alla sua collega.
<< Oh… sì... >> risposi frettolosamente alzando appena di più le mani in segno di resa. << Mi consegno… mi consegno! >> dissi subito senza fare resistenza << Ho solo un pugnale, non ho altre armi. >>
La ragazza mi guardò dubbiosa, sfilandomi la mia unica arma per poi spingermi verso il gruppo ammassato di fronte al capitano dai capelli rossi.
<< Mph… sono tutti, vecchio? >> domandò Kidd con voce cavernosa e minacciosa.
<< Sono… tutti >> borbottò, anche lui era ferito, mi resi conto.
Avrei potuto curarli più tardi, sempre che ne avessi avuto l’occasione. Nel tempo che ero rimasta sull’isola avevo iniziato a studiare le basi della medicina. Certo, non sarei mai stata a livello di Law, ma piuttosto che niente…
Inoltre, il vecchio medico della valle era bello che morto poco dopo il mio arrivo e qualcuno che avesse almeno una base di conoscenza di medicina serviva. Il resto lo aveva fatto Cassian.
<< Che cosa volete? >> domandò Ryltar deciso. Non che avesse un tono di sfida, ma l’espressione che gli rivolse Kidd mi fece pensare che lo avrebbe ucciso sul posto.
Era arrabbiato, terribilmente arrabbiato.
<< Oh Kami! Che vuoi che siano venuti a fare, Ryl? >> replicai io cercando di attirare l’attenzione su di me, riuscendoci e avendo finalmente lo sguardo del rosso su di me.
Lo ignorai, volgendo lo sguardo verso il capovillaggio. << Lascia parlare me, vecchio… >> dissi tornando a guardare Kidd che assottigliò lo sguardo << … sono l’unica di voi a sapere chi abbiamo di fronte. >>
 
   
 
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