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Autore: Florence    05/03/2024    4 recensioni
Raccolta di one-shots ciascuna partecipante alla challenge Prime Volte indetta da Dylanation sul gruppo FB Komorebi Community - Fanfiction Italia
Una serie di "prime volte" di Victor e Yuuri, un viaggio nel tempo, un po' di missing moments in alcuni dei momenti importanti delle loro vite passate.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Stagioni - 2009

Yuuri

 

OS partecipante alla challenge "Prime Volte" indetta da Dylanation sul gruppo FB Komorebi Community - Fanfiction Italia 

 

Prompt: Compleanno

 

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Il primo mese che Yuuri Katsuki è a Detroit, lo passa ad ambientarsi, sovraccarico di scartoffie, iscrizione in ritardo all'università, recupero dei corsi persi, primi approcci con la pista e studio reciproco da parte del coach Celestino Cialdini. È la prima volta che si trova così lontano da casa: è stato lui a volerlo, fa parte del suo piano di vita, ma quando passa la frenesia per tutte quelle cose da sbrigare, si scopre solo e affamato di tutti i piccoli momenti domestici che condivano il riso sciapo della quotidianità. Gli mancano le sigarette fumate di nascosto da Mari, mentre lui le copriva le spalle con i suoi, gli manca l’abbaiare giocoso di Vicchan, gli manca il katsudon di mamma, gli manca affacciarsi alla finestra e vedere il Castello di Hasetsu, in lontananza, mentre in giardino suo padre spala la neve e canticchia vecchie melodie tradizionali. Gli manca il calore di sedersi a tavola tutti insieme, gli mancano le prove di danza con Minako-san, gli manca l’odore del parquet del suo studio, quello che c’è all’ingresso dell’Ice Castle, che è particolare, perché Yuuko raccoglie le bucce dei mandarini e le lascia a seccare sui radiatori, per profumare l’ambiente. Gli manca l’idea di lei ragazza, gli manca correre sul lungomare, gli manca il bagno caldo che preparava la mamma, gli manca il suo ambiente e si sente stritolato nelle conseguenze della sua decisione. Ma non tornerà a casa se non vittorioso, se l’è promesso quando ha varcato quella soglia l’ultima volta.

Il secondo mese, Celestino è tentato di impacchettare Yuuri e rimandarlo in Giappone con la Fed-Ex e un barile di xanax.

Il terzo mese Yuuri inizia a ingranare e riesce a mettere di fila una combinazione con un triplo Axel e un doppio toe-loop tra un miliardo di trottole e sequenze di passi superlative. Intanto salta il Four Continents e la possibilità di tornare alle gare.

Il quarto mese Yuuri dà il primo esame all'università e si trova un lavoretto  al KFC di quartiere. Perfeziona il triplo Flip e continua a consumare il ghiaccio della pista tra sequenze di passi sempre più spettacolari e trottole via via più veloci. 

Il quinto mese Yuuri lascia il lavoro al KFC e si sente un fallito, ma non ce la fa davvero a coniugare studio, allenamenti e lavoro: è troppo per un ragazzo di diciott'anni impegnato a livello agonistico. Intanto salta anche il Campionato Mondiale a Squadre, nonostante Celestino lo avesse iscritto e avesse preparato per lui un programma corto che gli calzava alla perfezione. Sarebbe stato a Tokyo: Celestino annusa che forse il motivo per cui Yuuri si rifiuta è proprio per non tornare nella sua terra, perché si vergognerebbe troppo se fallisse così vicino a casa.

Il sesto mese Celestino vuole liberarsi di Yuuri e dei suoi sbalzi d'umore, dei poster di Victor Nikiforov con cui ha tappezzato il suo alloggio al campus universitario e dei continui rifiuti a farsi una bevuta insieme, qualche volta il sabato sera. Non ne può più di un potenziale campione che se la fa sotto appena gli viene chiesto di mettersi in gioco e intanto ha impostato il nome del suo idolo, che brama di incontrare, come password del WiFi.

Il settimo mese Celestino bussa alla porta di Yuuri spingendogli in casa un nuovo allievo che si è impegnato ad allenare. Si chiama Phichit Chulanont, viene dalla Thailandia e ha tre anni meno di lui. È un bambino praticamente e per farlo accettare nel campus ha fatto carte false. Phichit frequenterà le superiori e Yuuri gli starà dietro aiutandolo negli studi per quindici dollari l'ora, sottratti dall'onorario che deve al coach.

L'ottavo mese Yuuri sembra finalmente fiorire. È andato subito d'accordo con Phichit e i due sono diventati buoni amici. Phichit ammira tantissimo Yuuri e Yuuri ha accolto la coppia di criceti che Phichit ha adottato, quasi fossero cani. Phichit ha concesso a Yuuri di tenere al muro i poster di Nikiforov, Yuuri ha permesso a Phichit di creare per lui un account Instagram, un canale YouTube e una pagina Facebook dedicata alle loro avventure a Detroit. Intanto spunta la possibilità di volare dall'altra parte del mondo per i giochi invernali in Nuova Zelanda e Yuuri sale sull'aereo con Celestino alla volta di Dunedin. Lo ha dovuto cercare su Google Earth dove si trovi ed è molto, molto lontano da Detroit, ma soprattutto da casa. Una volta smaltito il fuso orario, Yuuri prende un bel respiro e incanta il pubblico con le sue sequenze di passi e le trottole da capogiro, ma crolla sui salti, incassa la sconfitta e torna a casa. Conosce però alcuni pattinatori più grandi di lui, che hanno a loro volta incontrato Victor Nikiforov almeno una volta nella vita e si sente un po’ più vicino al suo sogno, anche se poi trascorre i due mesi successivi a battere la testa (e il sedere) sui salti.


-Non ne posso più, Celestino, pietà!- Il ghiaccio è freddo e fa male, i pantaloni della sua tuta di allenamento sono fradici e Yuuri ha bisogno di soffiarsi il naso.

-Devi riuscire a fare il triplo Salchow a occhi chiusi, Yuuri! Non mi importa se domani avrai il culo blu per i lividi! Impegnati e non cadere più!-

 

Phichit riprende tutto e lo carica sul canale YouTube di Yuuri. Quella sera, mentre si lamenta per il dolore alle gambe, Yuuri se ne accorge e cancella il video, ma ha già avuto ventisei visualizzazioni.

-Tu mi insegni ad essere più fluido nei passi e io ti insegno il Salchow, ci stai?- Gli propone Phichit e fanno tagliare la stretta di mano, che sancisce l'accordo, dalla zampina di uno dei due criceti.

 

---


È passato un anno lontano da casa, ancora due settimane e Yuuri compirà diciannove anni. Al suo attivo ha imparato a fare a occhi chiusi il triplo Salchow e sta facendo le valigie per la prima gara dello Skate America. Victor Nikiforov non ci sarà nemmeno questa volta, ma Phichit si aggregherà a Yuri e Celestino e poi tutti insieme partiranno di corsa verso Varsavia per la sua ultima gara negli juniores.

 

-Dalla prossima volta saremo avversari-, sussurra Phichit prima di crollare addormentato sul suo letto in albergo, a Lake Placid.

Yuuri gli sorride e lo lascia riposare. È la prima volta che non vede nero intorno a sé e che riesce a sentirsi un po’ tranquillo prima di una gara. Infila gli auricolari, fa partire la musica del suo corto e ripassa con gli occhi chiusi i passi e i salti.

Si sveglia nella stessa posizione, con gli auricolari ancora nelle orecchie e il telefono completamente scarico. Ha sognato, non gli capitava da un bel po’ e, da quel che ricorda, era un bel sogno, c'era luce.

Quel pomeriggio arriva secondo dopo il programma corto, all'attivo quattro salti su cinque ben fatti e un triplo Salchow fallito. Ha però compiuto tutte le rotazioni previste e si è ripreso subito, solo una mano poggiata per terra. 

La notte successiva la passa in bianco, col terrore di una posizione sul podio da mantenere e la mano, quella mano, che brucia come se avesse toccato brace, invece che ghiaccio. Phichit gli dice di non agitarsi, che, anzi, deve essere soddisfatto per un tale ritorno alle gare e anche Kimura-san e Yuuko-san gli scrivono che è stato bravissimo, ma Yuuri sente il mostro che si agita dentro il suo addome, si muove tra le viscere, cerca spazio, gli strizza lo stomaco, risale fino al cervello, gli paralizza il fiato in petto e le palpebre, affinché il nero della notte non si allontani dalle sue retine e l'ansia inizi a lavorarselo operosa e subdola. 

Prima del libero, mentre Celestino gli stende un velo di correttore sotto gli occhi per cercare di coprire almeno un po’ quelle occhiaie che ha guadagnato, Yuuri incrocia il suo sguardo e Celestino sospira. -Devi buttarti sapendo che peggio di un disastro annunciato non puoi fare. Magari cadi, magari riesci a volare, ma sta attento a non farti male. Per tutto il resto c'è una soluzione rapida, da un infortunio si esce dopo mesi.- Phichit suppone che non sia una frase motivazionale particolarmente adatta alla situazione, lui avrebbe detto “Vai, vola libero ché ne hai le forze!”, però, in qualche modo, funziona. Yuuri non si spacca, non cade, non cede, non osa, non spicca, non brilla, non si qualifica, ma alla fine arriva quarto. Incassa, riflette, non dà a vedere esteriormente che si disperi, ma dentro muore un po’. Bastava un terzo posto e sarebbe volato a Tokyo, per la finale del Grand Prix. Lì avrebbe finalmente incontrato Victor Nikiforov, ma non accadrà. E poi Tokyo era troppo vicino a casa, meglio così.

Phichit, invece, smaltito il fuso orario tra Lake Placid e Varsavia, arriva secondo e saluta la categoria juniores con un bell’inchino, un argento al collo e la determinazione giusta per salire di grado e raggiungere finalmente il suo amico Yuuri.

 

Sull’aereo che li riporta a Detroit, Phichit parla, parla, parla mentre Yuuri vorrebbe soltanto silenzio attorno a sé. A un certo punto Phichit crede di fare una cosa gradita all'amico e gli mostra la galleria di screenshot che ha sul telefono relativa al binomio pattinatori-gossip. Blatera dei nuovi talenti, di pettegolezzi frivoli e tiene per ultime le notizie su Victor. Spuntano di nuovo le foto del russo che strapazza le due ragazze a Everett, l’anno prima e le indiscrezioni su una presunta liaison con Christophe Giacometti, accompagnate dalle foto dei due che prendono un caffè parlottando vicini vicini, su una qualche pista di sci in Francia. Phichit ci costruisce sopra un romanzo rosa: probabilmente Victor è uno a cui va bene ogni cosa, basta sballarsi, un tipo da una notte e via, come tutti quelli che arrivano alla vetta e perdono contatto con la realtà. 

Yuuri vorrebbe buttarsi giù dall'aereo. La chiacchierata si conclude con la promessa che il thailandese fa al giapponese:  anche se mancano pochissimi giorni, per il suo compleanno gli organizzerà una festa che lo rimetterà al mondo e gli farà dimenticare Nikiforov, il quarto posto e anche come si chiama. Inviterà molte, molte ragazze e ci sarà molto, molto da bere. Tanto Phichit ha sedici anni e per lui l’alcool è proibito, quindi Yuuri potrà stare tranquillo: avrà un angelo custode che lo fermerà prima del bicchiere del troppo pieno e lo riporterà a casa sobrio e salvo.

 

---

 

Il primo a crollare ubriaco fradicio è Phichit. 

Quell’irresponsabile di Celestino si dimentica che il ragazzo è minorenne e continua a riempirgli il bicchiere di birra, spumante e altre porcherie, ridendo sguaiatamente e brindando alla medaglia d’argento del ragazzino e all’ottimo piazzamento -dice lui- di Yuuri.

Sono in un locale non distante dal palazzetto del ghiaccio dove si allenano, hanno preso un tavolo per loro tre e un’altra decina tra allievi e compagni di studio e Yuuri affoga il nero nell’alcool. Presto raggiunge Phichit e Celestino nelle valli bagnate dal fiume birra e perde la cognizione del tempo e della decenza. Quando arriva la torta che Celestino ha fatto preparare per lui, spegne le candeline e biascica -Nikiforov, fottiti!-, ma lo capisce soltanto Phichit e da lì parte il delirio.

 

-Hai detto bene, bro! Che si fotta, quel damerino spocchioso che non si degna nemmeno di partecipare alle nostre gare!- Phichit brinda alla sua profonda osservazione e Yuuri si ingozza di torta.

-O che si faccia fottere dal suo svizzero!- Rincara Yuuri, con la ragione completamente partita per la tangente e un nodo allo stomaco che non va giù nemmeno con un bicchiere intero di spumante.

-O che si fotta quelle baldracche, tanto a noi che ce ne frega!- Ride sguaiatamente il più giovane e infila in bocca una manciata di torta direttamente con le mani, sporcandosi tutto. Cerca qualcosa per pulirsi il muso e nota due ragazze di età indefinibile che sorridono verso di loro. Forse sono amiche dell’università di Yuuri, chi se ne importa. -Ehi, bellezze, ci fate compagnia?- Propone alle sconosciute e gli scappa un singhiozzo. Yuuri lo raggiunge e gli passa un braccio sulle spalle, ha bisogno di un appoggio o rischia di cadere, oltretutto deve aver lasciato gli occhiali da qualche parte e vede tutto appannato.

-Ehi, bro, ho invitato a ballare queste due signorine, che ne dici?-

Yuuri esamina l’oggetto della proposta: vede due macchie indistinte, una mora e una rossa e gli torna in mente la foto di Victor. Se lo fa Victor, lo può fare anche lui, no?

-Sei troppo piccolo tu, ci penso io-, ordina all’amico con un singhiozzo, inspira aria e allunga entrambe le mani verso le ragazze.

-Mi concedete un ballo?- Sghignazza, mentre Phichit avvia la registrazione sul telefono e Celestino mesce l’ennesimo bicchiere di spumante per se stesso.

Le due ci pensano, fanno spallucce e -Perché no?- Accettano.

 

Yuuri è in pista e balla stretto avvinghiato a entrambe, una sui cui fianchi ha poggiato le mani e l’altra alle sue spalle che si struscia come una gatta. Qualcuno urla il suo nome, Grande Yuuri! Dai, Yuuri! Sei il migliore! Grazie ai fumi dell’alcool, la pista da ballo muta e si trasforma in un rink; l’odore del ghiaccio gli entra nel naso, gli dà alla testa: quegli incitamenti sono per lui, sta per eseguire il suo programma, si sente acclamato, ha la carica che serve, può vincere e volare perfino a Tokyo per la finale del Grand Prix, può incontrare e scontrarsi con Victor! E che la musica parta, lui è pronto! Dai, Yuuri! Sei il migliore!


Sequenza di passi, perfetta. Due braccia attorno al collo.

 

Trottole, trottole come se non ci fosse un domani. Labbra sulle sue.

 

Combinazione triplo Toe-Loop più doppio Flip, andata. Una mano sotto la maglia.

 

Serpentina, transizione, piroetta alta. Lingua contro la sua. C’è qualcosa di strano sul ghiaccio.

 

Triplo Axel, riuscito. Una mano sui pantaloni, lingua in profondità. 

 

Piroette angelo, trottola alta, subito un flip. Altre mani che lo trascinano via. I pattini non fanno più rumore sul ghiaccio, che succede?

 

Quadruplo Loop, ce l'ha fatta! Non è più sulla pista, braccia che lo stringono. È nel bagno. Non ha messo i coprilame, ma sta ancora esibendosi… dov’è?

 

Quadruplo Axel, non ce la farà mai! Dov’è la pista? Dov’è il ghiaccio, cosa… cosa sta…?


-Ehi! Ehi, ferma!- C’è una ragazza in ginocchio davanti a lui, gli sta abbassando la zip dei jeans. Ma cosa…!? Dove si trova?

-Ferma! Sta’ buona! Non farl…- Oddio, sono in due e l’altra gli ha appena tappato la bocca con la sua! Che diavolo sta succedendo!?

 

È tutto sbagliato.

 

Riesce a scrollarsele di dosso appena in tempo e si precipita sul water. Vomita anche l'anima.

-Ehi bello, tutto ok?-

-Che schifo, io me ne vado!-

-Ma sì, faceva tanto il playboy, con quelle mani frenetiche, ma è solo l'ennesima checca!-

-Peccato, era un bel bocconcino. Ciao bello, riprenditi!-


Co… cosa?

 

-Scusate… io non… Scusatemi…- Allunga una mano al pulsante e fa scorrere l'acqua, rimane immobile a contemplare il water tutto sporco. Poi, lentamente, riesce ad alzarsi, si richiude i pantaloni, esce dal bagno, la testa gira, sbatte contro un muro, torna verso il locale, ticchettio di tacchi in lontananza, risatine. Vuole vomitare di nuovo. Cazzo, ma cos'è successo???

 

-Yuuri! Che faccia hai!? Dove ti eri cacciato? I tuoi amici stanno iniziando ad andare via, vieni a salutarli!- È Celestino, mai nome fu più adatto! Come un angelo custode lo tira a sé, lo abbranca sotto la sua ala, lo mette davanti al gruppo degli invitati e gli fa fare ciao ciao con la mano. Poi afferra Phichit per la collottola, allunga la carta di credito alla cassa e trascina i suoi allievi nella notte gelida di Detroit. Passeggiano ondeggiando in tre, sorreggendosi come degli ubriaconi con le braccia l’uno sulle spalle dell’altro, finché il coach non scarica i ragazzi sul pianerottolo del loro alloggio.

-Uuuh! Che bevuta! Vi siete divertiti? Mi sa che ti ho trascinato via prima che tu ti divertissi davvero, Yuuretto bello! Perdonami! Mi raccomando: adesso tanta nanna e domattina un’aspirina a testa! Ah, e ancora buon compleanno, campione!- Celestino se ne va e Yuuri e Phichit rimangono basiti, impalati nell’ingresso del loro bilocale.

 

-Ma che cavolo…- Borbotta Phichit, -Potevamo divertirci un altro po’!-

Yuuri non risponde, non ha aperto bocca da quando è uscito dal bagno del locale, nel quale non ricorda nemmeno come ci sia capitato. Crolla sul divano con la testa rivolta al soffitto.

-Ehi, Yuuri, tutto ok?- Domanda Phichit, poi si lascia cadere accanto a lui e rutta.

-Yuuri? Ohi? Allora? Te la sei spassata eh, vecchio porcone! Altro che Nikifor…-

-Zitto!-

 

Yuuri si sente sporco, dentro e fuori. Non sa cosa sia successo, non ha idea di chi fossero quelle due, ma ringrazia che non fossero compagne di studio. Si sente sbagliato, violato, come se avesse dato via l’anima, in cambio di un effimero stordimento e una paura strisciante inizia a risalire dalle sue gambe.

-Cos’è successo, Phichit?- Ha timore della risposta che riceverà, ma l’altro non proferisce parola. Gli mette in mano il suo smartphone e preme sul tasto play.

 

Yuuri stenta a riconoscersi. Non è lui quello, non può essere lui!? Quando mai cazzo ha ballato a quel modo, con altra gente, con delle… delle ragazze, poi!? E quelle mani, le sue mani, la sua… oh kamisama

-Te le sei fatte, dentro al bagno?-

Yuuri non risponde di nuovo, sta fermo col telefono di Phichit in mano e gli occhi sbarrati davanti a sé. 

-Almeno una… almeno un…- Phichit indica i suoi piani bassi, poi punta l’indice verso la sua bocca aperta e Yuuri serra gli occhi. È semplicemente disgustato e terrorizzato e… Non ricorda. Non ricorda niente.

-Non lo so! Spero proprio di no!-

 

Phichit ruota la testa guardandolo fisso, sembra un gufo: -Come “spero proprio di no”!? Non volevi?-

-Phichit… No…! Io non…- Esala il fiato, si sgonfia, si arrende alla confessione e alla presa di coscienza che lo fulmina come un San Paolo sulla via di Damasco. 

Prende aria, molta aria. -A me non interessano le ragazze, Phichit…- Fa una pausa, riprende, muove una mano nell'aria.

-O meglio… un tempo mi piaceva tantissimo una ragazza, lei era un'amica, ma non solo. Mi piaceva proprio, era così carina… Chissà, forse all'epoca ho confuso l'amicizia con l'amore, ma ormai non importa più. Fa parte del passato. E poi, crescendo, ho capito che… beh, forse era solo amicizia, perché io credo che in realtà a me le ragazze proprio non  interessino. E credo di averne avuto la riprova prima…-

Il thailandese sbatte le palpebre senza mutare espressione: -Capisco… Ma allora come mai, con quelle due, tu…?-

Beh, le risposte sono due: la prima è perché ce lo ha buttato lui con un calcio in culo, in quella situazione, la seconda perché… perché…

 

-Come Victor! Volevi fare come Victor! È così?- Nemmeno sedici anni e la capacità di analisi di Freud. Yuuri annuisce, fa ricadere di nuovo la testa indietro, piagnucola, pesta i piedi a terra e agita le mani, poi si affloscia immobile.

 

-Io dico che anche lui si è trovato in una situazione del genere, sai?- Phichit parla a voce bassa e si rannicchia sul divano, gli si stanno iniziando a chiudere gli occhi.

-Lui non è davvero un tipo così… almeno non credo… Se ho detto il contrario… non lo so… E poi tu eri ubriaco marcio… Non facevo nemmeno te un tipo così, a dirla tutta, ma sei stato davvero divertente!- Sbadiglia, non ha finito. -E sai una cosa? Al di là di com’è finita… prima eri molto, molto sexy, Yuuri, veramente molto molto molto… Quasi quasi stavo per cadere ai tuoi piedi anche io… Però Yuuri, davvero non ricordi nulla? Non è una bella cosa questa, rischi di ritrovarti ad aver combinato un pasticcio, se ti ricapita e poi…-

 

Si è addormentato. 

 

-Stai tranquillo, Phich, ho imparato la lezione…- Bisbiglia Yuuri. Phichit è un vero amico.

Sospira per l’ultima volta e si copre il viso con una braccio. Ne ha fatte di cazzate in vita sua, ma quella…! Ripete mentalmente che non c’è nulla di sbagliato in lui, nell’essersi preso una sbronza per il suo primo compleanno lontano da casa, d’altronde non è successo nulla di irreparabile, mica ha chiesto a qualcuno di sposarlo o di seguirlo in capo al mondo, no?

L’ultimo pensiero lucido che ha, è se hanno in casa l’aspirina, poi scivola tra i sogni su pattini d’argento e riprende a danzare, a saltare, a essere aria, fuoco, musica e sorride.


 
   
 
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