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Autore: Abby_da_Edoras    09/03/2024    4 recensioni
[The Mandalorian-Canon Divergence con accenni a Star Wars in generale e particolarmente a Andor, Rogue One e Ahsoka]
Questa storia è il sequel di "Adrenaline" che è la ff dove Din e Cassian si sono conosciuti e hanno imparato ad amarsi, nonostante qualche litigio e fraintendimento. Adesso, però, le cose si fanno serie: Din vuole sposare Cassian, adottare Grogu e formare con loro una famiglia di Mandaloriani, ma prima di poterlo fare dovrà attraversare con loro molti ostacoli e difficoltà e non sarà facile, soprattutto per Cassian. La ff è ispirata principalmente alla terza stagione di The Mandalorian, ma anche ad alcuni episodi di Andor e Ahsoka. Grazie a chi deciderà di leggere!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a George Lucas e a tutti gli autori, produttori, registi e sceneggiatori di The Mandalorian, Star Wars, Andor, Rogue One, Ahsoka ecc...
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ahsoka Tano, Altri, Baby Yoda/Il Bambino, Cassian Andor, Din Djarin
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A place to be myself'
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THE WATER DANCER

 

Cap. 1: The Water Dancer

 

Take your life and do the best you can
As today we won't be dead
I will fight for my family and clan
'Til the steel shines in my hand

I have been away for much too long
My trip is ending
I will save the land where I belong
From evil invaders
As long as the blood in my veins will give me strength

I have learnt the water dance
I've become a faceless man
Deeper than the sword cuts fear
As I know revenge is near!

(“The Water Dancer” – Frozen Crown)

 

Fu un viaggio particolare quello che portò Din, Cassian e Grogu fino a Mandalore. Il Mandaloriano aveva fatto una tappa da Peli Motto a Tatooine, sperando che lei potesse vendergli il circuito mnemonico che gli serviva per riparare il droide speleologo, invece lei gli aveva rifilato un droide R5-D4, che in verità era malfunzionante e anche parecchio riluttante a saggiare l’atmosfera di Mandalore per riferire poi se fosse respirabile. Insomma, Peli Motto lo aveva fregato, ma probabilmente Din aveva troppa fretta per starci a pensare, e così il droide era stato ricollocato in quello che sarebbe stato il suo posto originario, nella attuale cabina di Grogu, e Grogu aveva viaggiato in braccio al Mandaloriano in cabina di pilotaggio, con Cassian mezzo schiacciato nel sedile subito dietro!

Però con ogni probabilità a Cassian non dispiaceva affatto viaggiare così appiccicato a Din…

Vedere finalmente con i propri occhi il tanto decantato pianeta Mandalore fu una grandissima emozione per tutti e tre, anche perché, in realtà, neanche Din l’aveva mai visto davvero. Tenendo Grogu in braccio, il Mandaloriano gli mostrò il pianeta così importante per la sua gente e la sua voce era dolce e commossa.

“Ecco il pianeta Mandalore” disse, con evidente emozione. “Ora lo vedi distrutto e fa quasi paura, ma un tempo era verde e meraviglioso, così raccontano i canti. Ogni Mandaloriano ha le sue radici su questo pianeta, anche quelli che non vi sono nati. E sai? Io non ci sono neanche mai stato, anch’io lo sto guardando per la prima volta con te e Cassian. Io sono cresciuto su Concordia, vedi? È quella luna lassù, è lì che i Mandaloriani mi hanno allevato e educato dopo che ero rimasto orfano. Invece quel pianeta laggiù è Kalevala, il pianeta dove vive Bo-Katan Kryze che fa parte di un’antica famiglia di Mandaloriani. Anche questo pianeta fa parte del sistema. Devi imparare a leggere bene le mappe e a conoscere le galassie, perché essere un Mandaloriano non significa solo imparare a combattere, un Mandaloriano deve sempre sapere dov’è e dove sta andando perché solo così non si perderà mai.”

Grogu lo ascoltava con gli occhioni sgranati, ma Cassian era altrettanto affascinato dalle parole del Mandaloriano e dal modo in cui stava facendo la sua prima lezione a Grogu. Si capiva che il rapporto tra loro era diventato ancora più profondo e che Din era fiero di poter educare il piccolo nel suo Credo e nella storia di Mandalore. Poterli guardare e ascoltare così era un privilegio raro e Cassian era ammirato, sebbene una parte di sé continuasse a sentirsi esclusa da quel legame: sì, Din gli aveva detto e ripetuto che anche lui sarebbe diventato un Mandaloriano e che sarebbe stato lui stesso ad addestrarlo, ma lui ormai era un adulto, era addirittura più grande di Din, mentre Grogu era l’allievo perfetto. Non poteva certo essere geloso di Grogu, ma qualcosa dentro gli faceva male e così cercò di distrarsi guardando Mandalore che si estendeva davanti a suoi occhi, finalmente vero e reale, come se un castello delle fiabe fosse apparso davanti a lui… sebbene le bombe a fusione che l’Impero aveva sganciato avessero bruciato e cristallizzato il pianeta. Chissà com’era davvero prima della Purga, chissà se era verde e bellissimo come raccontava Din, chissà se… se magari somigliava un po’ a Kenari?

Il Mandaloriano, intanto, stava forzando l’atterraggio sul pianeta, dopo aver insegnato e trasmesso al piccolo Grogu tutto ciò che sapeva e che riteneva fondamentale riguardo alla storia e alla geografia di Mandalore. L’atterraggio fu piuttosto brusco, ma era prevedibile viste le condizioni di Mandalore, era già importante che fosse stato possibile raggiungerlo, cosa affatto scontata.

“I bombardamenti non hanno solo bruciato e distrutto il pianeta” spiegò Din quando ebbero toccato il suolo. “Hanno anche interrotto il campo magnetico e quindi, finché ci troveremo qui, le comunicazioni con l’esterno saranno impossibili. Bene, adesso R5 scenderà e inizierà ad analizzare la superficie e l’atmosfera di Mandalore per riferirci se è davvero avvelenata o se possiamo scendere nelle miniere.”

R5 non aveva alcuna intenzione di fare quello che Din gli chiedeva, così il Mandaloriano lo fece scendere a forza dallo Starfighter e gli ordinò di fare ciò che doveva e smetterla di perdere tempo!

Il droide, senza alcun entusiasmo, si mosse e iniziò a infilarsi in una crepa sulla superficie di Mandalore per monitorare il luogo. Visto che tanto dovevano aspettare, Cassian aprì bocca per la prima volta dall’inizio del viaggio. Si sentiva strano, emozionato, commosso, anche nostalgico perché le lezioni di Din a Grogu gli avevano ricordato, molto confusamente, quello che suo padre e suo nonno facevano con lui piccino a Kenari. Era una vita che non ci ripensava più, non sapeva neanche di avere ancora quei ricordi… La sua mente vorticava, presa dall’intensità di tante emozioni così violente a cui non sapeva dare un nome e che andavano a colpire i suoi nervi e le parti più intime del suo essere. Ad un certo punto non riuscì a resistere e allungò un braccio per stringere affettuosamente il gomito del Mandaloriano, attirando così la sua attenzione.

“Din, ti stavo ascoltando parlare a Grogu e non volevo interromperti, ma ora avevo proprio bisogno di dirti che tu sei… sei un ottimo padre per il piccolo e sarai anche un meraviglioso educatore per lui” mormorò, mentre un’ondata di calore gli inondava il viso. “Grogu è fortunato ad averti come papà e come maestro e… si sente come ci tieni a Mandalore e alle storie e tradizioni della tua gente, è emozionante ascoltarti. Mi dispiace se non ero riuscito a capirlo prima.”

Il Mandaloriano parve stupito dalle parole di Cassian.

“Ti ringrazio per quello che mi dici, in un certo senso mi rassicuri perché io ho passato molti anni della mia vita a fare il cacciatore di taglie e non ero sicuro di sapermi occupare di un bambino, non era così scontato che riuscissi a creare un rapporto così profondo con Grogu” replicò, felice. “Ma non devi sentirti tagliato fuori. Quello che racconto e spiego a lui è anche per te, anche tu diventerai un Mandaloriano ed è importante che apprenda la storia, le tradizioni e gli usi del Credo Mandaloriano. Anzi, mi fa molto piacere sentire che la mia lezione ti è piaciuta e ti ha affascinato. Questo è il mio mondo, la mia gente, sono le mie radici e voglio che anche tu e Grogu ne facciate parte d’ora in poi.”

“Mi sono sentito strano mentre ti ascoltavo, prima” ammise Cassian. “In effetti per certi versi mi sembrava che tu stessi parlando solo per Grogu e che ti fossi dimenticato che c’ero anch’io. Poi mi è venuto da pensare al mio pianeta di origine, Kenari, erano anni che non ci pensavo più. È stato distrutto anche quello dagli Imperiali, ma con la Morte Nera, e non ne è rimasto niente, io non avrò mai la possibilità di tornarci, forse anche per questo mi fa ancora più piacere che tu, invece, sia riuscito a raggiungere il pianeta che è così importante per i Mandaloriani.”

Din prese la mano che Cassian gli aveva appoggiato sul braccio e la strinse con affetto e calore.

“Mandalore sarà anche il tuo pianeta, adesso. Mi dispiace per Kenari, mi sarebbe piaciuto vederlo insieme a te, ma non devi più pensare di essere solo, escluso o senza radici” gli disse con tenerezza. “Presto anche tu e Grogu sarete dei Mandaloriani e noi saremo una famiglia, sarai il mio compagno, il padre di Grogu e avrai tanti fratelli e sorelle Mandaloriani.”

Cassian tremava per l’emozione sempre più forte che lo invadeva ascoltando quelle parole, era confuso, incredulo e felice e si chiedeva come potesse meritarsi veramente tanta fortuna e tanta gioia, lui che non aveva mai combinato niente di buono nella vita. Nel profondo del suo cuore continuava a sentirsi sbagliato e inadeguato, tanto più se si confrontava con il Mandaloriano che per lui era perfetto, eroico, bellissimo e saggio, e pensava che Din avrebbe potuto avere molto di più se solo lo avesse voluto.

“Il droide non torna ed è scomparso dai radar, temo che abbia trovato qualche ostacolo” disse ad un certo punto Din. “Ne abbiamo troppo bisogno, devo andare a cercarlo. Non sarei voluto scendere dallo Starfighter, ma non ho altra scelta. Tu e Grogu restate qui e chiudete bene, io tornerò presto, probabilmente quel droide incapace si è soltanto ribaltato.”

Cassian trasecolò.

“Din, no! Sei impazzito? Hai detto che l’atmosfera potrebbe essere velenosa, non devi andare!” esclamò.

“Abbiamo bisogno di R5 proprio per raccogliere campioni atmosferici, quindi devo per forza andare a vedere dove si è cacciato. Non preoccuparti, ho pressurizzato il mio elmo e quindi, se anche l’aria fosse tossica, non mi succederà niente” replicò Din, credendo di tranquillizzarlo… ma forse non ricordava bene quanto Cassian sapesse essere testardo!

“No, no, aspetta, io vengo con te, non posso lasciarti andare da solo in un pianeta abbandonato, a parte l’aria velenosa ci potrebbero essere mille pericoli!” insisté Cassian, afferrando Din per un braccio e cercando di trattenerlo a forza. “Magari il droide è stato attaccato da qualche mostro, oppure una parete rocciosa gli è franata addosso, insomma, potrebbe succedere anche a te, non puoi andarci da solo!”

Il Mandaloriano sospirò.

“Cassian, ti ho già spiegato che l’aria potrebbe essere velenosa. Tu non hai l’armatura e l’elmo Mandaloriani e quindi non puoi assicurarti di non respirarla. Resterai qui con Grogu e io…”

“Ma non c’è un respiratore in questa nave spaziale? Un qualcosa che possa usare come rifornimento di ossigeno?” Andor, agitatissimo, cominciò a guardare da tutte le parti senza trovare ciò che cercava e, del resto, la cabina dello Starfighter era piccola e di certo non poteva contenere tutti gadget della Batmobile o che so io.

“Non c’è niente. Adesso basta perdere tempo, devo andare a recuperare R5, tornerò presto” ripeté Din, tentando ancora una volta di uscire dalla cabina, ma Cassian lo fermò.

“Allora provo a uscire e vedo che succede. Se l’atmosfera è avvelenata non è che morirò di colpo, no? Mi accorgerò di non riuscire a respirare e tornerò subito dentro, ma devo almeno provarci, non mi perdonerei mai se non lo facessi!”

“Non pensarci neanche, Cassian! È un’idea assurda!” ora anche il Mandaloriano iniziava a spazientirsi. “Magari l’aria non è irrespirabile e a te sembra che vada tutto bene, ma in realtà potrebbe contenere delle sostanze che, senza che tu te ne accorga, ti bruciano i polmoni e gli organi interni. Smettila di dire assurdità e resta qui a rassicurare Grogu, che si sta preoccupando. Io tornerò il prima possibile con il droide.”

“Din, non puoi rischiare così, non ti rendi conto? Cosa potremmo fare noi due qui se tu non tornassi? Potrebbe succederti qualsiasi cosa e non lo sapremmo mai!” Cassian era in preda all’angoscia e stava per iperventilare, cosa che sarebbe stata molto nociva se davvero l’atmosfera di Mandalore fosse stata tossica… “Sei tu il padre di cui Grogu ha bisogno, sei tu il suo maestro, io non so fare niente senza di te! Cosa mai potrei insegnargli? A rubare, a fare attentati, a sparare ai soldati dell’Impero? Perché è solo questo che io ho fatto per tutta la vita, prima solo per vantaggi personali e poi al servizio della Ribellione e di Leia Organa! Io non sarò mai un vero Mandaloriano e soprattutto non lo sarò mai senza di te!”

Din comprese che, ancora una volta, doveva rassicurare quel giovane che aveva perso tutte le persone care della sua vita e che temeva continuamente di poter perdere anche lui. Lo strinse in un rapido abbraccio e gli parlò con calma e pacatezza.

“Non mi succederà niente, Cassian, e tornerò presto, te l’ho già detto. Così come ti ho già detto che non devi più pensare queste cose di te: tu sarai un grande Mandaloriano e un magnifico padre per Grogu perché sei buono, coraggioso e hai un cuore grande, hai le doti di un Mandaloriano ancor prima di esserlo diventato. Anche Grogu ha percepito questa luce in te, altrimenti non ti si sarebbe affezionato subito. E comunque non correrò alcun pericolo e riporterò qui R5.”

Cassian rimaneva sempre stravolto quando Din lo stringeva e lo abbracciava, si sentì attraversare da scintille calde e luminose e, quando si riebbe, il Mandaloriano era già uscito dallo Starfighter e si stava introducendo nella crepa in cui era sparito il droide.

“E va bene” disse il giovane, imbronciato, rivolgendosi a Grogu. “Gli do cinque minuti di tempo e, se tra cinque minuti non è tornato, vado a cercarlo, atmosfera tossica o meno!”

Grogu lo fissò e sembrò approvare la sua incoscienza.

Andor rimase a fissare la crepa in cui era entrato Din mentre il cuore gli batteva furiosamente nel petto, ogni secondo sembrava durare un’eternità di agonia e preoccupazione e la sua mente si proiettava dei film uno più spaventoso e catastrofico dell’altro.

Quei cinque minuti parevano durare eoni, possibile che il tempo su Mandalore passasse più lentamente che altrove?

Fine capitolo primo

 

 

 

 

 

 

   
 
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