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Autore: GoldenRing    16/03/2024    2 recensioni
Quasi cinque anni dopo essersi trasferito in America, Izuku Midoriya ritorna in Giappone con un unico obiettivo, ritrovare Eri. Tuttavia, le loro vite sono cambiate: Eri è stata salvata dagli eroi e adottata dai pro-hero Eraserhead e Present Mic; Izuku, invece, è diventato una popstar famosa in tutto il mondo dopo che la morte di Inko lo ha costretto a trasferirsi in America da suo padre.
Entrambi combattono ogni giorno per superare il loro traumatico passato e quando pensano di essere al sicuro, Izuku ed Eri saranno assaliti dalle ombre del passato. Un passato che vede il segreto di All For One e Overhaul legati in qualche modo, tutto a causa di appunti scritti in un quaderno Campos e legami di sangue.
[AU][Quirkless!Midoriya][Future Fic]
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Eri, Izuku Midoriya, Nuovo personaggio, Shōta Aizawa
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dopo aver rivelato tutto ad Hitoshi ed avergli chiesto di non dire nulla agli altri, Shouta decide di dirigersi finalmente verso l’ufficio del preside. Bussa alla porta e quando gli viene dato il permesso di entrare, lo fa con passo deciso trovando Nedzu ad osservare qualcosa al computer. È strano: sembra che stia bighellonando ma che allo stesso tempo stia riflettendo su qualcosa di vitale importanza, poi capisce.

 

“Aspetti qualcuno di importante?” gli chiede, notando il suo pelo lucido e la cravatta nuova di zecca.

 

“Sono così tanto prevedibile?” domanda l’altro, con un sorriso maniacale. Shouta è sorpreso dalla domanda ma risponde senza esitazione.

 

“Al contrario” poi ci ripensa, guardando il suo aspetto messo a lucido “Forse lo è solo quella parte che cerca di adattarsi ai manierismi degli umani” dice indicando la cravatta mentre Nedzu annuisce tra sé pensieroso. 

 

“Ho bisogno che firmi questi documen-”.

 

“Qualcuno ha suscitato il mio interesse” Nedzu lo interrompe, battendo le zampe. Shouta sbatte le palpebre, non aspettandosi una confessione del genere. Il preside sembra distratto, forse non ha neanche prestato attenzione a ciò che ha detto. “Mmh, il tuo interesse?”

 

Nedzu gli mormora il suo assenso prima di alzare una zampa nella sua direzione facendogli un gesto vago. “Sì, quindi ho deciso di invitarlo.” Aizawa scrolla le spalle e si avvicina per consegnargli i documenti. Non capisce cosa ci sia di sbagliato ma soprattutto dove il preside voglia arrivare dicendoglielo. Probabilmente non ha bisogno di sentire i nuovi passatempi di Nedzu ma il topo sembra essere pensieroso. “Non vedo qual è il problema? Non sembra che questa persona abbia rifiutato l’invito”.

 

“Oh, no, infatti, ha accettato, anche se ha dovuto posticipare l'incontro di alcune settimane”. 

 

“Non ne vedo il problema, sarà stato impegnato. Quindi cos’è che ti infastidisce?” Il preside lo guarda arricciando il naso mentre intreccia le mani sulla scrivania.

 

“Non è fastidio-”

 

“Oh, andiamo. Non ti ho mai visto stare seduto a rimuginare. Chi è questa persona?” ribatte Shouta alzando gli occhi al cielo, deve essere quanto meno intrigante per suscitare la curiosità di uno degli esseri più potenti del Giappone. C’è un breve momento di silenzio prima che il preside ribatta senza scomporsi di un millimetro.

 

“Izuku Midoriya”

 

Shouta lo fissa senza sbattere le palpebre. Aggrotta la fronte in un'espressione leggermente sconcertata. Eh?  “Il cantante?”.

 

Nedzu ricambia lo sguardo. “Lo conosci?”

 

“Sì, ha scritto la soundtrack per il film ed Eri è sua grande fan. Hizashi lo ha anche incontrato una volta, sostiene che è per merito suo che si è deciso per la versione lunga del film. Ma perché sei interessato ad un ragazzino?”

 

“Mah, per quello che dice, per quello che fa, per il modo in cui si pone quando gli fanno certe domande. È intelligente” gli risponde il preside vagamente. Shouta rimane sorpreso, un complimento del genere da parte del preside è ancora più raro di uno suo. Un bip risuona interrompendoli, una spia rossa si accende sul grande quadro elettrico che gestisce tutta la scuola. Inizia a lampeggiare e Shouta sa che qualcuno è diretto verso l’ufficio del preside.

 

“Ve bene, ma non mi hai ancora detto cosa ti infastidisce”.

 

“Nemuri ha incontrato il nostro ospite mentre percorreva il sentiero dell’Inferno nell’edificio del personale. ‘È leggermente irritato’ ha scritto nel messaggio”.

 

Shouta ha una strana sensazione, sembra che qualcosa gli manchi. È inusuale far passare gli ospiti per il sentiero dell’Inferno: impiegherebbero più tempo per arrivare nell’ufficio del preside.  A meno che… “Perché è entrato da lì?”

 

Nedzu scrolla le spalle senza una risposta, Shouta alza un sopracciglio. Lo vede armeggiare col cellulare con le sue piccole zampe “È stato indirizzato lì da Koyama-san”.

 

Shouta fa una smorfia al nome, non gli è mai piaciuta quella donna. “Davvero, Nedzu?” domanda, giudicante.

 

“Koyama-san è una risorsa utile per l’UA Academy”.

 

“Koyama-san è irragionevole e soprattutto illogica” interrompe il preside mentre rotea gli occhi “Lascia che le sue antipatie e simpatie abbiano la meglio sui suoi doveri”.

Indica il cellulare per darsi migliore enfasi. “Ma non lo farebbe se il preside non la incoraggiasse".

 

“Koyama-san è un buon- discreto giudice di carattere” Nedzu si corregge alzando una zampa all’aria. “Fornirà informazioni utili. Infondo è il suo quirk, no?” aggiunge dopo un breve silenzio. Shouta aggrotta la fronte all’insinuazione del preside. Sente l’irritazione calciare nello stomaco. A che gioco sta giocando?

 

"E da quando ci si basa su un quirk per giudicare qualcuno?” domanda Shouta, portandosi le braccia al petto ma sa che il preside non gli darà la risposta che cerca. “È per questo che ho bisogno di un tuo parere” dice, invece.

 

“Non giocare con persone di altre nazionalità, Nedzu. Non ho voglia di altri incontri formali in giacca e cravatta, soprattutto non all’ambasciata americana”.

 

Nedzu lo fissa per un istante prima di mostrare i denti in un sorriso predatorio. “Oh, non preoccuparti per quello ma più per il fatto che il ragazzo stia arrivando".

 

Shouta sospira. “E non ho scelta, giusto? Almeno dimmi perché!” 

 

Nedzu non lo degna neanche di una risposta mentre inizia a leggere i documenti riguardo l’espulsione del suo primo anno. Immagina che dovrà solo aspettare e vedere. Shouta ha il tempo di appoggiarsi su una delle librerie della stanza e di nascondere la faccia nella sua arma prima che due porti grandi si aprono rivelando Nemuri con un ragazzo dai vaporosi capelli verdi, trascinato dal polso. 

 

Hanno un leggero affanno come se avessero corso. Nemuri ha gli occhi lucidi, infuocati da una forza inarrestabile. Dietro di lei, il ragazzo sembra solo divertito dalla reazione dell’eroina. Non sono ancora entrati, Nemuri è sull’uscio mentre Midoriya è ancora fuori nel corridoio. Tuttavia, lo nota subito quando i loro occhi si incontrano brevemente.  

 

“Davvero?” domanda come prima cosa Nemuri. Ha una mano appoggiata alla porta, l’altra sul fianco e guarda fisso il preside che, dall’altro lato, non sembra scomporsi. Shouta alza un sopracciglio mentre incrocia le braccia al petto. Sembra sconvolta, come se avesse decifrato una delle tante verità nascoste. “Sei una chimera?”

 

Shouta allarga gli occhi incredulo, distogliendo lo sguardo dai due per fissare il preside che, per la prima volta da quando lo conosce, sembra colto di sorpresa. Be’ sono in due.Il momento di stupore è breve; presto sul volto del preside si disegna un sorriso soddisfatto.  “Da dove salta fuori questa teoria?” chiede in tono curioso.

 

“Non è importante. Sei un insieme di tre animali: Ermellino, zibellino e…” risponde lei, sicura di sé mentre entra nella stanza, seguita a ruota dal cantante. Nemuri si morde il labbro inferiore, concentrata nel tentativo di ricordare qualcosa. Shouta trattiene a stento una risata davanti alla sua espressione buffa, ma si astiene perché non ride mai di fronte a persone che non conosce.

 

“Martora giapponese,” sussurra una voce appena percettibile, ma le orecchie di Shouta e Nedzu sono fin troppo allenate. Nemmeno un improvviso colpo di tosse riesce a soffocare la voce del cantante.

 

“E martora giapponese!” esclama Nemuri, quasi urlando, l’agitazione la fa sembrare una bambina.

 

Il successivo colpo di tosse non basta a nascondere la risatina del cantante. Shouta non può biasimarlo; vedere Nemuri così agitata è uno spettacolo talmente insolito da risultare divertente. Nedzu si stacca dalla poltrona, gli occhi ridotti in due fessure. “Devi essere più precisa, Midnight, in che proporzioni?” chiede in tono serio.

 

C’è silenzio poi Nemuri sbuffa, frustrata. “Oh, che differenza fa? Ho vinto la scommessa, voglio anzi esigo il mio premio!”.

 

“Mi dispiace, ma ho bisogno della risposta nella sua interezza, per stabilire se è corretta o meno” le comunica il preside, mescolando il tè nella sua tazza. Nemuri si sgonfia visibilmente, girandosi verso il cantante che le fa spallucce. 

 

“Bene” dice puntando un indice nella sua direzione “Ma non finisce qui”. Si gira, calpestando il pavimento con tutta la forza dei suoi tacchi. Fa un occhiolino al cantante che le sorride di rimando. “Ci vediamo bellezza” lo saluta, uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.

 

“Midoriya-san, la prego, si accomodi,” invita Nedzu con un gesto verso una delle poltrone di fronte alla sua scrivania. “Vedo che ha già fatto la conoscenza dell’esuberante Midnight. Desidera del tè?”. 

 

Il ragazzo scuote la testa, prendendo posto. Mantiene una postura rilassata ma per Shouta è evidente quanto sia vigile, in allerta, aspettando che qualcosa gli salti addosso. Lo vede guardarsi intorno brevemente, posando anche gli occhi su di lui. Lo fissa per un istante e poi solleva le sopracciglia in un muto interrogativo. Shouta ricambia lo sguardo, cercando di mantenere la sua espressione disinteressata, ma non può negare di essere incuriosito. Maledetto Nedzu.

 

“Allora, Midoriya-san, che impressione ha avuto dell’UA? Finora, le è piaciuta?” chiede il preside, interrompendo il silenzio mentre fa roteare il cucchiaino nella sua tazza. 

 

Con un sorriso che lambisce l’irriverenza, Midoriya replica: “Desidera sapere se mi è piaciuto il momento in cui durante la mia faticosa camminata, ho messo in discussione ogni scelta della mia vita che mi ha portato a questo preciso momento? Sì, molto, tante grazie.”

 

Shouta lotta per mantenere la compostezza. Midoriya intreccia le dita sul grembo, facendo roteare i pollici uno contro l’altro. Deve aver colto il minimo segno di divertimento di Shouta, perché il suo sorriso si allarga. “Ho goduto della vista di grandi edifici, giardini maestosi e profumati mentre camminavo. Quasi non mi sono accorto di quanto tempo fosse passato, perdendomi tra le domande di Koyama-san e inciampando sulle radici del sentiero. Quasi un’ora sotto al sole ammirando le meraviglie dell’istruzione giapponese, che fortuna”.

 

Nedzu osserva Midoriya con un sorriso che tradisce un sincero divertimento nonostante il sarcasmo palese di una persona che non ha mai avuto modo di conoscere. Al preside deve davvero piacere la ventata di freschezza che ha portato Midoriya, nota Shouta.

 

“Sì, ci scusiamo ma potrà ben capire che la sicurezza è essenziale”

 

Il giovane si lascia cadere sulla poltrona, inarcando un sopracciglio. I suoi lineamenti si fanno pensierosi, e i suoi occhi si restringono in uno sguardo affilato e scrutatore. “Certamente ma…la sicurezza è una questione singolare qui all’UA” commenta, accavallando le gambe. Nedzu lo incita con lo sguardo a proseguire. “Comprendo la necessità di una maggiore sicurezza, Dio non sa quanto l’UA ne abbia avuto bisogno in passato, e posso capire Il sentiero dell’Inferno ma le ventitré domande di Kayama-san?”.

 

Shouta si permette di provare una leggera irritazione alle parole del cantante. È seccato, ma non può negare la veridicità delle parole di Midoriya, quindi si limita a mordicchiarsi l’interno della guancia in silenzio.

 

“Soprattutto considerando che Koyama-san ha chiaramente usato il suo quirk per tutta la durata del nostro… incontro, se così si può chiamare un interrogatorio così invadente. Suppongo fosse per un’analisi del caratteriale, che avrebbe dovuto ricevere prima del nostro incontro, giusto Nedzu-san?”

 

L'atmosfera rilassata di poco prima svanisce all'istante. Shouta si stacca dalla libreria su cui era appoggiato, rizzandosi in tutta la sua alta figura. L’aria si fa pesante, stantia. 

Nedzu è l’unico a mantenere la compostezza, con un’espressione di sorpresa mista a un velato compiacimento.

 

Le probabilità che un civile potesse riconoscere l’uso del quirk di Koyama-san erano minime. Nedzu rischiava una denuncia, e l’intera scuola avrebbe potuto essere messa sotto accusa, con conseguenze mediatiche devastanti. La situazione sarebbe già grave con un civile qualunque, ma una celebrità come Midoriya, avrebbe scatenato un vero e proprio cataclisma, smuovendo l’opinione pubblica di intere nazioni.

 

Certo, Nedzu avrebbe potuto addossare tutta la colpa a Kayama-san e lavarsene le mani, ma non era nel suo stile. Tuttavia, se necessario, Shouta era certo che Nedzu avrebbe fatto ciò che riteneva giusto per preservare l’integrità di UA.

 

“Ripeto: capisco la necessità di più sicurezza, ma avrei potuto firmare un consenso informativo o, almeno, essere avvertito in anticipo. Ero davvero intenzionato ad alzarmi e andare via, poi ho capito” dice Midoriya, spostando il braccio sul bracciolo della poltrona e inclinando la testa per appoggiarla sulle nocche del suo pugno chiuso. Sembra calmo, riflette Shouta, fin troppo per una situazione del genere. “La mera consapevolezza di essere sotto l’effetto del quirk di Koyama-san porta alla sua disattivazione”.

 

Nedzu, non avendo avuto ancora modo di parlare sorride in modo quasi predatorio. “Midoriya-san, mi scuso per il malinteso–”

 

Midoriya alza una mano, interrompendo il preside: "Le scuse sono sempre ben accette, Nedzu-san. Non ho intenzione di sporgere denuncia o intraprendere qualche atto legale, lungi da me essere così stupido ma non voglio che una situazione simile si ripeta”.

 

Nedzu annuisce, mantenendo il sorriso. “Certamente”.

 

“Chiarito questo, arriviamo alle cose importanti perché sono ancora all’oscuro sul motivo per cui sono qui. Sono curioso, certo, ma non degnerò a questo incontro più della metà del tempo che ho già perso” afferma Midoriya con un tono che non ammette repliche.

 

Nedzu, con un battito leggero delle zampe nell’aria, sembra alleggerire l’atmosfera, e Shouta sente il proprio cuore tornare a un ritmo più normale. Osserva il preside cliccare qualcosa al computer mentre Midoriya si gira verso di lui, rivolgendogli un timido sorriso. È luminoso, diverso e destabilizzante rispetto a quello rivolto in precedenza al preside. È un sorriso a cui Shouta può solo che rilassarsi. Gli dà una sensazione strana ma confortevole, può capire perché ha un seguito così devoto se sono questi i sorrisi che rivolge ai suoi fan. 

 

Il fruscio di fogli che vengono sfogliati richiama l’attenzione di entrambi; Shouta nota che il preside non ha perso nulla del loro scambio di sguardi. Nedzu si schiarisce la voce e inizia:

“Per la prima volta, la Yuei Academy desidera invitare un artista che possa esibirsi durante il Festival dello Sport. Non so se ne è a conoscenza, ma il nostro Festival è uno degli eventi più seguiti in Giappone, se non nel mondo, secondo solo alle Olimpiadi.È un’iniziativa a cui ho lavorato personalmente, insieme al consiglio scolastico, e la nostra scelta è caduta su di lei, Midoriya-san. Saremmo onorati se accettasse il nostro invito.”

 

Il ragazzo risponde con una smorfia che non nasconde il suo palese scetticismo, e nemmeno le parole successive e le proposte allettanti del preside riescono ad eliminare quell’espressione dal suo viso.

 

Un’espressione che Shouta, in primis, condivide. Tutti sono a conoscenza di quello che è successo qualche tempo fa. Midoriya aveva organizzato un concerto live su una piattaforma streaming, senza modalità di replica o registrazione, che si era svolto in concomitanza con l’ultimo giorno del Festival dello Sport dell’UA, quello dedicato ai terzi anni.

 

La possibilità di streaming mondiale aveva raggiunto anche il Giappone, il cui pubblico, soprattutto quello giovanile, aveva preferito il concerto al Festival.

Nonostante non avesse influito significativamente sugli ascolti televisivi, l’evento di Midoriya aveva distolto l’attenzione dei media e del pubblico dal Festival dello Sport dell’UA, oscurando gli eroi che avrebbero dovuto guadagnare visibilità grazie alla competizione.

 

Shouta ricorda ancora i lamenti di Kaminari per non aver potuto prendere parte al concerto perché troppo impegnato a farsi prendere a pugni in diretta da Bakugou.

 

Tuttavia, ciò che fa storcere il naso a Shouta, e sicuramente anche al cantante, è  la formulazione della richiesta di Nedzu, come se esibirsi al Festival dello Sport di UA, sarebbe per Midoriya, uno dei più grandi obiettivi della sua carriera.

 

Il cantante sembra pensarci in silenzio. Mormora il suo riconoscimento e quando il preside continua con tutti i dettagli tecnici, sembra ascoltarlo attentamente. Tutto del suo atteggiamento sembra essere uscito da un libretto di “Come sopravvivere ad un incontro in cui vorresti mandare tutto a puttane”. È lo stesso libretto che Shouta si costringe a leggere quando non ha voglia di interagire con il prossimo, ma deve per forza. 

 

“E allora, Midoriya-san, cosa ne pensa? Ovviamente, sarà retribuito con il giusto compenso”.

 

“Penso che passerò”.

 

Il preside alza le sopracciglia, non troppo sorpreso dalla risposta secca di Midoriya. Shouta non può biasimarlo, anche lui non si aspettava una reazione diversa da parte del cantante. 

 

"Rifiuta? Ne è sicuro?" insiste Nedzu, mentre Midoriya annuisce con fermezza. "Posso chiederle il motivo di questa decisione?"

 

Con un’esitazione che tradisce un conflitto interno, Midoriya risponde: “Non è nulla di personale. Ho semplicemente altri impegni in quelle date. Apprezzo sinceramente l’offerta, ma non posso accettarla,” dice, il sorriso sulle labbra non del tutto convincente. Sì, sicuramento lo stesso libretto.

 

Nedzu lo fissa con uno sguardo acuto, come se cercasse di capire se nasconde qualcosa. Shouta nota Midoriya assumere un atteggiamento di sfida che però abbandona qualche istante dopo. C’è sicuramente qualcosa che Shouta non sa o che gli sfugge.

 

"Capisco" ammette Nedzu infine, con un sospiro di rassegnazione. "Tuttavia, potrebbe essere una decisione presa troppo in fretta. Non vuole rifletterci ancora un po’ e poi farci sapere?”

 

Midoriya stringe i pugni, ma mantiene la voce calma. “Nedzu-san, ho già espresso chiaramente la mia posizione. Ho altri impegni, impegni che non posso e non intendo cancellare”.

 

Nedzu, con un sorriso che non raggiunge gli occhi, inclina la testa. “Mi dispiace se la mia insistenza la disturba, Midoriya-san, ma temo che se declina ora, non ci sarà un’altra occasione."

 

Midoriya interrompe il preside con un gesto deciso della mano. Shouta, invece, aggrotta la fronte, stupito. Che diavolo sta succedendo?

 

“Nedzu-san, con tutto il rispetto, ma sta dando per scontato che accetterei un’eventuale seconda offerta”. 

 

Oh, wow. Shouta osserva sorpreso  il ragazzo sistemarsi meglio sulla poltrona. Sembra quasi voler schizzare fuori appena la discussione finisca. "Quindi, apprezzo l’invito ma sono costretto a rifiutare,”  ribadisce con calma, in netto contrasto con la tensione del suo corpo.

 

“Be’, non posso dire che mi faccia piacere il suo rifiuto, ma la rispetto” sospira il preside con un tono di voce che fa dubitare Shouta della sua sanità mentale. Si rifiuta categoricamente di picchiare gli animali, ma Nedzu lo sta tentando. Nonostante il ragazzo si sia reso conto del giochetto del preside, Nedzu continua a trattarlo come se fosse un idiota invece di rispettarlo in quanto ospite. Shouta, che fino a quel momento aveva mantenuto una certa distanza, si avvicina alla scrivania.

 

Deve aver pensato lo stesso anche il cantante, perché si alza di colpo sostituendo la sua espressione neutra in una orgogliosa. “C’è qualcos’altro che vuole dirmi o possiamo chiudere qui questa… qualsiasi cosa sia stata questo incontro?”

 

Nedzu annuisce mormorando qualche formalità che il ragazzo non si degna di ascoltare. 

 

“Ah, un'ultima cosa!” lo ferma il preside. Il ragazzo ha percorso tutta la distanza per arrivare alla porta prima di fermarsi e voltarsi verso l’animale. Cerca, questa volta fallendo miseramente, di trattenere il suo fastidio.

 

“Quel concerto che sta organizzando per raccogliere fondi a favore dell’associazione no-profit Sapphire, accetta anche donazioni private? UA sarebbe lieto di prodigarsi per una causa così nobile”.

 

“Nedzu-san, dovrebbe domandare direttamente ad una delle tante associazioni sul territorio legate a Sapphire. Questa non è mia competenza, mi dispiace”.

 

“Capisco, peccato” gli risponde Nedzu con un tono di voce falsissimo. Shouta socchiude gli occhi, cercando di capire il suo ragionamento e di anticiparne le parole, ma barcolla nel buio più totale. "Sapphire si pone l’obiettivo di aiutare bambini con stranezze tradizionalmente non convenzionali, da cattivi, se volessimo seguire il gergo comune, con l’intento di allontanarli dalla criminalità e dalla strada. Penso che sia un’aspirazione meravigliosa.”.

 

Dando le spalle alla porta, il cantante sorride caloroso stringendo i pugni in due forti morse. “Non è solo questo” dice “Sapphire non è solo per ragazzi con stranezze non convenzionali, ma è per tutti i ragazzi, indipendentemente dai loro quirk o dalla loro assenza. È ben diverso e non le permetto di sminuire il progetto di questa associazione con parole blande e banali come le sue. Sapphire offre protezione, guida, assistenza medica, 24h su 24h, 365 giorni all’anno ma soprattutto offre ai ragazzi una casa dove sentirsi protetti e al sicuro”.

 

“Ed è per questo che vorrei contribuire dando loro un generoso assegno” ribatte Nedzu con la sua offerta.

 

“Se è così interessato alla causa, non è solo con i soldi che potrebbe aiutare, Nedzu-san. Basti anche solo cambiare lo stupido esame di ammissione per entrare all’UA. È inconcepibile che la scuola di eroi migliore del Giappone favorisca solo le stranezze fisiche, con qualche piccola eccezione.” Midoriya si gira a fissare Shouta alla sua destra con due fuochi ardenti al posto degli occhi. Shouta inciampa quasi nei suoi stessi passi, sentendosi bloccato ed esposto in un modo che lo mette a disagio. “Come se volesse concederci qualche contentino con il Festival dello Sport”.

 

“UA, l’alma mater del grande All Might” schernisce Midoriya con voce beffarda “Ha più potere di cambiare le cose per i ragazzi dai villain quirk di quanto un’associazione come Sapphire possa mai sperare di fare”.

 

“Sembra sapere di questa associazione molto più di quanto dia a vedere, Midoriya-san".

 

“Non perdo il mio tempo in cause a cui non credo fermamente, Nedzu-san. Ora, deve scusarmi ma questo incontro si è già protratto più del dovuto”.

 

Se Shouta non fosse abituato al preside, e se Izuku non fosse abituato ad Elijah, si sarebbero spaventati entrambi per il sorriso che gli stava dando il preside. Largo, bianco ma soprattutto con quattro grandi canini affilati. “Certo, mi permetta solo di farla accompagnare da uno dei miei insegnanti. Aizawa, ti dispiace?” 

 

Al suono del suo nome, è come Shouta riprendesse le sue normali funzioni cerebrali. Mentirebbe se dicesse di non sentirsi frastornato, sia dalle parole del preside sia da quelle di Midoriya. Non era da tutti richiamare il preside per le sue sciocchezze, mai che ce ne fosse stata l’occasione, però. Nella sua carriera Shouta non aveva mai sentito Nedzu parlare in questo modo, attribuendo aggettivi come cattivo o eroico ai quirk. Sapeva che bolliva qualcosa in pentola, ma non poteva non ammettere di sentirsi leggermente infastidito e ferito dalle parole del suo ex insegnante. Annuisce ricambiando lo sguardo del giovane cantante.

 

“Non vorrei si perdesse di nuovo, godendosi i nostri profumatissimi giardini sotto il sole per un’altra ora”.

 

Midoriya ride ma è evidente che la sua risata sia forzata. Neanche i suoi occhi sono più illuminati dalla scintilla che aveva avuto mentre parlava di Sapphire. “Sono sicuro che mi perderei solo se lei volesse, Nedzu-san”.

 

La risata del preside, invece, Shouta può sicuramente dire, essere genuina.

 


Izuku non avrebbe mai creduto che l’incontro sarebbe stato così stressante. Non appena la porta si chiude dietro di lui, lascia andare tutta la tensione in un lungo sospiro.  Si rilassa, lasciando cadere le spalle e chiudendo gli occhi per un istante, ripercorrendo la conversazione appena avuta. Cerca di non gemere per la frustrazione quando si rende conto che è caduto nei giochi del preside con tutte le scarpe, rivelando più di quanto avesse dovuto e soprattutto voluto. E peggio ancora, ha perso di vista il vero motivo per cui è qui.

 

Apre gli occhi quando, accanto a lui, l'insegnante si schiarisce la voce, attirando la sua attenzione. Izuku si volta per incontrare lo sguardo dell'uomo che appare abbastanza imbarazzato, quasi nascondendo il mento all’interno della sua arma di cattura, stranamente familiare. “Non so cosa gli sia preso. Se può valere qualcosa, vorrei scusarmi per il suo comportamento”.

 

Izuku è scettico, non sa se fidarsi o meno; potrebbe essere ancora un trucco del preside. Così, alza un sopracciglio in silenzio, attendendo che l’altro continui.

 

“Inoltre, penso sia davvero lodevole ciò che Sapphire stia facendo per quei ragazzi, dando loro una seconda opportunità o, meglio ancora, facendo in modo che non ne abbiano mai bisogno” prosegue, incrociando il suo sguardo. Izuku ha la sensazione che l’eroe parli per esperienza.

 

“Da underground hero, vedo spesso le conseguenze che la società riserva a chi è considerato diverso, quindi… sono solo grato che ci sia finalmente un'associazione che possa offrire aiuto in un modo in cui un eroe come me non potrebbe mai”. 

 

Izuku mormora qualcosa, assorto nei suoi pensieri. L’eroe interpreta il suo mormorio come un invito a procedere e inizia a camminare. “Ma …” 

 

“Ma cosa?”

 

“C’è qualcosa che non mi sta dicendo Eraserhead”. L’eroe si ferma, e Izuku lo segue, posizionandosi meglio sui suoi piedi. Se Aizawa è sorpreso dall’essere riconosciuto non lo mostra, o almeno, Izuku non lo nota. 

 

“Avrei voluto che un’opportunità come questa fosse esistita prima, per un ragazzo che conoscevo da giovane,” dice l’uomo, con uno sguardo che si addolcisce e i lineamenti che si rilassano. “O per alcuni dei miei ex studenti o persone che salvato. Li ho aiutati tutti, nei modi che conoscevo, ma ci sono state situazioni… giovani che non sono riuscito a raggiungere. Vedere quanti ne ha aiutati Sapphire in meno di due anni mi lascia un retrogusto amaro, ma anche speranza e la certezza che molti altri possano essere salvati.”

 

I due rimangano in silenzio per qualche istante, entrambi sanno che non c’è bisogno di dire niente, ma c’è quella sensazione calda allo stomaco che ha tranquillizzato Izuku in un modo che la discussione con Nedzu non aveva fatto. Anche Aizawa sembra molto più tranquillo e meno a disagio.

 

Con un cenno del capo, Aizawa riprende a camminare con passo sicuro, e Izuku lo segue a breve distanza. 

 

Mentre cammina per i corridoi, Izuku pensa al vero motivo per cui aveva accettato di venire all’UA. È riuscito a scoprire quanto più poteva sul tutore di Eri: sapere che Midnight è sua zia stringe molto il cerchio e allo stesso tempo la elimina dalla lista di probabili tutori. Dovrà solo fare delle ricerche in più, niente di troppo difficile e niente che non abbia già fatto altre volte, purtroppo. 

 

Sono quasi arrivati all'uscita dell'edificio quando un urlo di un uomo li sorprende. “Izuku! Aizawa!”  

 

Il ragazzo si gira notando la distinta capigliatura bionda di Present Mic che li raggiunge con passo frettoloso. Stringe leggermente la spalla di Eraserhead scambiando con lui uno sguardo che ad un occhio meno attento, risulterebbe normale.

 

“Menomale che vi ho trovato” esclama leggermente in affanno. “C’è questa ragazza fuori, penso che sia la tua manager, - ma non ne sono sicuro - che ha iniziato ad urlare circa 5 minuti fa? Non sembra avere nessuna intenzione di smettere fino a quando non uscirai fuori”.

 

Izuku ride passandosi una mano tra i capelli. “Yeah, Vanessa può essere davvero insistente quando vuole, ma l’incontro è finito quindi sono diretto da lei”.

 

Oh, amico, avevo sentito da Nemuri che eri qui, volevo salutarti o almeno offrirti un caffè?”

 

“... Mi dispiace, Yamada” dice Izuku con un sorriso amareggiato e inclinando leggermente la testa di lato. “Magari la prossima volta?”.

 

“Solo se offro io” risponde alzando un pugno per suggellare l’offerta. Izuku ricambia il gesto non smettendo di sorridere ma si sente strano. “Mi sembra giusto”.

Per fortuna ha imparato da tempo a non mormorare più i suoi pensieri. Il ricordo del primo incontro con Yamada-san arriva veloce, nell'esatto momento in cui le loro pelli si scontrano l’una con l’altra. 

 

"Nel frattempo, Yamada. Mi puoi firmare questo taccuino? Sono un tuo grandissimo fan". 

 

"Solo se me ne firmi uno anche tu. Mia figlia è letteralmente pazza di te".

 

Izuku cerca di respirare normalmente mentre la sua faccia è imposta in un sorriso da copertina.

 

“Oh, a proposito Aizawa…”

 

Izuku osserva i due uomini parlare di questioni scolastiche, ma la sua mente è altrove. Analizza ogni loro movimento, ogni piccolo gesto. Il sorriso appena accennato di Eraserhead, le rughe intorno agli occhi di Yamada, il bagliore nei suoi occhi che rivela qualcosa di più di una semplice amicizia. C’è una familiarità tra loro che parla di un legame profondo.

 

Izuku si sente sopraffatto da sensazioni contrastanti, ma una realizzazione si fa strada nella sua mente. L’omosessualità di Present Mic, l’amicizia con Nemuri, i dettagli sui film, il discorso di Eraserhead e la sua arma di cattura… tutto converge in un’unica verità che lo colpisce con la forza di un treno.

 

Davanti a lui ci sono i tutori di Eri.

 


Trascorrere troppo tempo con Hizashi, aveva reso Hitoshi un perfetto idiota con le serrature delle porte. La maledizione di cui l’eroe vocale diceva di essere colpito, avrebbe, secondo Hitoshi, raggiunto anche lui che, in questo momento, non riesce a trovare la chiave di riserva sotto quel maledetto zerbino a forma di Pikachu. 

 

È quasi l’alba e per quanto il suo coinquilino capisca quanto sia faticoso essere un eroe, Hitoshi sa che svegliarlo perché è rimasto fuori casa, avrebbe significato formare la propria sentenza a morte. Eppure, non gli resta altra scelta se non quella di premere il campanello. Per sua fortuna, bastano trenta interminabili secondi di un rimbombo che echeggia nel corridoio prima che la porta si spalanchi.

 

“Per l’amor del cielo, Hitoshi! Sono le cinque del mattino, cosa diavolo –"

 

“Scusa, scusa, lo so, hai tutte le ragioni del mondo. Ho perso le chiavi e non trovo quella di riserva–”

 

“Oh mio Dio, Hitoshi, entra. Che diavolo ti è successo?” 

 

La vista di Denki in pigiama, con i capelli scompigliati e gli occhi ancora appannati dal sonno, fa sempre battere il cuore di Hitoshi un po’ più forte. È ridicolo e lo sa; dopo tutto sono coinquilini da anni, eppure ogni volta che lo vede il suo cuore salta un battito. Un solco profondo sulla sua fronte, però, lo risveglia dalle sue fantasie. Quanto è debole per quest’uomo?

 

“Cosa–? Oh, non è nulla, tranquillo. Dovresti vedere l’altro tizio. È messo molto peggio di me, e per giunta è in manette,” dice Hitoshi con un sorriso malizioso, sperando di alleggerire l’atmosfera e strappare un sorriso a Denki. Non sembra riuscirci dal tono sarcastico che ne segue.

 

“Ceerto, non ho dubbi, ma non è lui che ora vedo con un gigantesco occhio nero e un labbro spaccato. Dai, entra che ti pulisco la ferita”.

 

Denki si sposta, facendo strada a Hitoshi che, con movimenti stanchi e doloranti, si libera delle scarpe e dell’arma di cattura, appoggiandoli con cura sul genkan prima di chiudere la porta alle sue spalle. Lentamente, solleva la maglia, scoprendo un livido imponente che si sta formando sul suo fianco sinistro. SI dirige verso il divano, sperando di sprofondarci dentro.

 

“Siediti sullo sgabello in cucina. Non azzardarti a macchiare il divano” gli urla dal bagno Denki. Hitoshi si ferma sui suoi passi, decidendo se ascoltarlo oppure far finta di non averlo sentito e affondare sul divano chiudendo gli occhi per sempre.

 

“Sono serio, Hitoshi” 

 

Denki arriva con una cassetta gigante che posiziona sul marmo della penisola della cucina. È gigante, rossa e con tante piccole tasche con zip che Denki apre e chiude fastidiosamente. Hitoshi non può fare a meno di notare la disorganizzazione che regna sovrana. Tubetti di crema semi-spremuti, bende srotolate e una miriade di cerotti sparsi ovunque. Dio, quanto ama questo uomo.

 

“Denki, sei sicuro di non aver scambiato la borsa con quella di Hatsume?” dice con un tono stanco. Denki si volta, un tubetto di crema disinfettante tra le mani e un sorriso imbarazzato sul volto. “Ehi, stronzo almeno ho qualcosa invece dell'alcool etilico e bende.”

 

"Touchè, colpito e affondato, eh. Ma hai ragione, scusa”. Hitoshi sorride insolente ma sente la ferita al labbro provocargli un pizzico fastidioso. “Ouch”.

 

“Visto? A fare lo stronzo ti fai male. Smettila di sorridere”

 

Il biondo gli si avvicina e con un’abilità sorprendente che contrasta con il caos del suo cassetto dei medicinali, inizia a disinfettargli la ferita. I suoi movimenti non sono molto delicati, ma Hitoshi nota che si sta impegnando, con quella piccola lingua fuori la bocca che Hitoshi vorrebbe mordere.

 

“Stai fermo, Hitoshi. Non vorrai mica che ti faccia male, vero?” gli dice e Hitoshi non può fare a meno di sorridere, nonostante il bruciore della ferita. Denki gli colpisce la testa con un piccolo pugno. “Non muoverti!”. 

 

Il silenzio si stende tra loro come un velo, mentre Denki cambia crema e apre nuove bende. Hitoshi coglie l’occasione per osservare il suo viso, contando i tre piccoli nei sulle guance, soffermandosi sul colore ambra dei suoi occhi, che in quel momento gli sembrano liquidi come il miele, anche le labbra leggermente screpolate di Denki sono un richiamo irresistibile, un invito muto a essere baciate

 

“Sei bellissimo” sussurra, la voce carica di un’ammirazione silenziosa e profonda.

 

Denki si allontana quasi folgorato, con un movimento brusco che lascia Hitoshi con un senso di vuoto nel petto. La sua mente si affanna alla ricerca di una scusa, di un modo per rimediare a quella confessione inattesa. Evita di incrociare lo sguardo di Denki, sapendo che troverebbe in quegli occhi una domanda troppo difficile da affrontare.

 

“Hitoshi,” la voce di Denki è un filo teso di incertezza. 

 

“Penso che andrò a letto, io… io, sì, penso che sia meglio” balbetta Hitoshi, alzandosi di scatto dallo sgabello. “Grazie, Denki, davvero, per tutto”. 

 

Prima che possa fare un altro passo, un’ondata di nausea lo coglie di sorpresa. Barcolla, appoggiando una mano sull’isola della cucina per cercare stabilità nel freddo del marmo.

 

“Hitoshi!” Denki è al suo fianco in un istante, i riflessi pronti a sostenerlo prima che possa cadere.

 

“Mm,” mormora, cercando di zittire la preoccupazione dell’altro. “Hai sbattuto la testa? Perché non hai detto subito che hai un trauma cranico?”

 

“Ho preso un mattone in testa, mi sono distratto e non l’ho visto arrivare, ma non faceva così male prima, cazzo!” gli dice, facendo piccoli respiri uniformi sperando che la stanza smetta di girare. “Sono stanco”.

 

“Appoggiati a me, ti faccio stendere sul mio letto” insiste Denki.

 

“Mh, sono sporco… si sporcherà. Non ho ancora avuto tempo di fare la doccia” protesta Hitoshi debolmente.

 

"Non importa, voglio solo che ti sdrai. Ho avuto davvero paura che ti spiaccicassi a terra. Che cavolo!”

 

Hitoshi ride, mentre si lascia avvolgere dalla morbidezza delle lenzuola e dal profumo di colonia del suo coinquilino. Per quanto sia forte tanto da non riuscire a respirare, il fatto che sia quello muschiato di Denki lo calma all’istante. 

 

“Stai bene?” gli chiede Denki, allontanandosi il giusto per permettergli di stare più a suo agio. Il suo sguardo è pieno di una cura silenziosa. “Non penso dovresti dormire”.

 

“Sto bene, solo… rimani qui” sussurra Hitoshi.

 

“Hit-” 

 

“Non lasciarmi addormentare, tienimi sveglio. Il paramedico mi ha detto che andava bene dormire, ma non dovrei farlo per almeno un’altra ora”.

 

“Va bene” Denki si sistema meglio accanto a lui, coprendoli con un plaid a pois viola. “Di cosa vuoi che parli”

 

“Qualsiasi cosa” risponde Hitoshi, gli occhi chiusi ma consapevole delle mani di Denki che gli spostano i capelli dalla fronte. “Cosa hai fatto oggi?”

 

“Pattuglia lenta, un po’ noiosa, ma va bene così. Poi una doccia, sono tornato a casa e sono morto per il mondo”. Hitoshi ride sapendo quanto profondamente dormisse l’altro. “Mi sono svegliato, ho cenato, le solite cose”.

 

“E questo prevede anche sessione di stalkeraggio su Izuku Midoriya?”

 

“Certo che sì, che domande fai?”

 

“Giusto, che domande faccio” ribatte Hitoshi con un sorriso stanco.

 

C’è un breve silenzio prima che Denki riprenda a parlare. “Vuoi sapere cosa ho scoperto?”

 

“Ahh,”

 

“Dai, so che non ti piace però è per tenerti sveglio”

 

“E perché mai, secondo te, questo dovrebbe funzionare?”

 

“Bene, allora non ti dico niente” risponde Denki, offeso. Anche con gli occhi chiusi, Hitoshi può immaginare il broncio sul suo viso. Cazzo quanto vorrebbe baciarglielo via. 

 

“Allora? Cosa hai scoperto? Sto aspettando”

 

“Ti ricordi quando uscì quella intervista con Yaorei-san, su quel programma sul 5?”

 

“Come potrei, hai monopolizzato la tv in salotto per giorni”.

 

Denki fa un piccolo urlo soffocato, agitando le braccia in aria. Hitoshi resiste alla tentazione di aprire gli occhi, sapendo che la luce calda dell’abat-jour avrebbe reso Denki ancora più attraente, e non si fida del suo filtro mente-bocca con un trauma cranico. E ha già combinato un pasticcio.

 

“Ricordi la premiere di Present Mic, quando siamo stati travolti sul red carpet?” Hitoshi annuisce, facendo attenzione a non muovere troppo la testa. “Le fan impazzite che urlavano e spingevano…”

 

“E cercavano di accaparrarsi un pezzo di Midoriya, proprio come te?”

 

“Hey, io ho ottenuto il mio pezzo di Midoriya. Un bacio fugace, ma le sue labbra erano così morbide. Te l’ho mai detto? Dio, era come toccare il paradiso,” Denki gesticola, mormorando baci nell’aria.

 

“Mh, mh… Quindi, cosa hai scoperto?”

 

“Beh, dopo quell’incidente sgradevole, Midoriya è sparito per un po’. Ha rimandato o cancellato diverse interviste. Pensavo fosse turbato per l’accaduto, ma si mormora che potrebbe aver ritrovato sua sorella.”

 

“Sua sorella?”

 

“Sì, mi ascolti mai? La sua sorellina, il piccolo fiocco di neve. La bambina a cui cantava da piccoli. Diceva di non essere riuscito a salvarla da una situazione familiare difficile. Mi ha fatto pensare a Eri, sai? So che sono storie diverse, ma… forse è stupido, ma sono davvero felice per lui che l’abbia ritrovata… Hitoshi? Ehi, perché mi guardi così?”

 

“Hai detto fiocco di neve?” 

 

“Sì, è così che la chiamava. Non è dolcissimo?”




“È stato un piacere incontrarti, fiocco di neve.”



Hitoshi sente un malessere crescente. Si alza barcollando, alla ricerca del suo cellulare. Sedutosi sul letto, sente le forze abbandonarlo rapidamente. Dannata stanchezza. Denki, accanto a lui, gli prende le spalle, sorreggendolo.

 

“Cosa stai facendo? Non alzarti! Non vedi come tremi? Mi chiedo ancora come hai fatto a tornare a casa così”

 

“Denki,” la voce seria di Hitoshi ferma l’eroe biondo sul posto.

 

“Hitoshi sei troppo pallido, non mi piace. Forse dovresti stendert-”

 

“Denki! Non posso fare molto in queste condizioni e ho bisogno di un favore.”

 

“Qualsiasi cosa” Hitoshi non ha il tempo di vedere la leggera paura negli occhi del suo coinquilino. È troppo preso pensando alle cose che deve fare, all’epifania che ha appena avuto.

 

“Prendi il mio cellulare, manda un messaggio ad Aizawa e digli che devo parlargli” gli ordina debolmente, sentendo finalmente le forze abbandonarlo totalmente.

 

“Hitoshi?!?”

 

 

 

 

Allora, allora, cosa ne pensate?⭐

   
 
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