Anime & Manga > Yuri on Ice
Segui la storia  |       
Autore: Florence    17/03/2024    3 recensioni
Raccolta di one-shots ciascuna partecipante alla challenge Prime Volte indetta da Dylanation sul gruppo FB Komorebi Community - Fanfiction Italia
Una serie di "prime volte" di Victor e Yuuri, un viaggio nel tempo, un po' di missing moments in alcuni dei momenti importanti delle loro vite passate.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Fire - 2012

Victor || Yuuri

 

OS partecipante alla challenge "Prime Volte" indetta da Dylanation sul gruppo FB Komorebi Community - Fanfiction Italia 

 

Prompt - falò

 

NOTA DI REGIA: Qua ci starebbe decisamente bene che leggeste la O-S “Te l’appoggio”, che collega il precedente capitolo a questo. È la descrizione di quel famoso party di chiusura del GP di Sochi, dal punto di vista di Christophe Giacometti. Se volete, la trovate qua.


---


-Pronto.-

-Pronto Celestino? Non state dormendo, spero… Volevo avere notizie di Yuuri… Ho provato a chiamarlo più volte dopo la gara, ma non mi ha risposto. Immagino che sia a pezzi… Non è partito per il Giappone, vero?-

-Phichit… no, non sto dormendo. Yuuri è qua a Sochi, non è partito. Ha cancellato il volo prima della gara. Sapeva già che sarebbe stato un disastro e non avrebbe avuto il coraggio di tornare a casa. Quello sciocco…-

-È lì con te? Puoi passarmelo?-

-No, non… non è con me...-

-Ma come sta adesso?-

-Senti, Phichit… Sono successe delle cose… Io… mi rendo conto di aver sbagliato tutto con Yuuri, forse anche prima di arrivare qua. Io… non lo so come sta: non ce l’ho fatta a rimanere, dopo che lui… Scusami, lui è ancora al party. Saprà cavarsela…-

-Cosa!? Che è successo, Celestino? Cos’hai? Tu non hai sbagliato niente con Yuuri, torna da lui, non fatemi preoccupare, per favore!-

-Io… credo di non essere il coach adatto a Yuuri… Lui… lui vuole che lo alleni qualcun altro, d'ora in poi. Non posso biasimarlo, ma… Ne riparleremo quando è sobrio, mi prenderò le mie respon-

-Celestino, Yuuri è ubriaco??? Hai lasciato Yuuri da solo, mentre era ubriaco???-

-Io…-

-Vai! Torna a prenderlo, prima che combini qualche cazzata delle sue! Avrete tempo per litigare con calma domani o… o mai!-

-Ti dico che starà bene…-

-Come fai a saperlo se l'hai lasciato da solo!?-

-Yuuri non è solo…-

-In che sen-

-Senti, Phichit, torna buono a fare quello che stavi facendo e lasciami in pace adesso, per favore! Yuuri sta bene, starà bene e stai tranquillo che te lo riporto tutto intero a casa. Sempre se vorrà tornare…-

-Celest-

Tu tu tu tuuuu…


 


 



 

Il lungomare di Sochi scorre indistinto fuori dal finestrino del taxi, il respiro di Yuuri sul mio collo mi appanna la ragione, mi sfasa i battiti e non c’è un perché razionale. Si è addormentato crollando addosso a me appena l'auto si è messa in moto.

Qualcosa brucia sulla spiaggia, è una vampata imponente.

-Chto tam proiskhodit?- Domando al tassista. È un falò, dice. Prima ha portato degli atleti juniores in spiaggia per festeggiare la fine del Grand Prix, probabilmente l'hanno acceso loro. Molti di quei ragazzini non hanno mai visto il mare, prima d’ora. Capisco. Vivono di ghiaccio, anelano il fuoco, anche se dura poco, anche se brucia tutto in un istante.

 

Yuuri si muove, gli occhiali scivolano sulle mie gambe, il suo naso mi sfiora il collo, la mia pelle va a fuoco.

Vivono due persone distinte in Yuuri, non lo conosco ancora, ma ne sono abbastanza certo. Una è proprio come una falò che divampa, passa, stordisce, brucia, toglie il fiato e frastorna i pensieri: è lo Yuuri misterioso, quello del video di Phichit, quello che ho visto ieri in pista durante il programma corto e mi ha fatto paura. È una persona determinata, consapevole del suo talento e delle sue capacità, consapevole della naturale sensualità che emana. È lo Yuuri che, col suo peso addosso a me, sta bruciando anche i miei pensieri. L’altra è un animo tormentato, pudico, timido, spaventato, soverchiato dai pensieri, dalle responsabilità, in balia degli eventi, incapace di essere padrone di se stesso, inconsapevole di quanto adorabile appaia agli occhi degli altri anche così, messo a nudo. Sconfitto prima ancora di combattere. L’ho capito poco fa, sono bastate poche parole, alcuni gesti, due occhi d’onice che brillavano o catturavano tutta la luce che c’era intorno, in un alternarsi di chiaroscuro che mi ha confuso.

Prendo i suoi occhiali, piego le stanghette e li infilo nel taschino del mio cappotto. Non deve perderli: l’ho capito che quello è il suo scudo contro il mondo, uno scudo infido, che rende nitida ai suoi occhi spaventati quella realtà spietata da cui vuole proteggersi.

Yuuri è come Clark Kent e Superman insieme, è buffo questo pensiero, ma ci credo.

Si muove ancora, sospira nel sonno, struscia il viso sulla mia spalla.

 

Non sono mai stato così vicino a Yuuri Katsuki.

Pensare che poco più di tre ore fa credevo di aver perso l'ultima occasione per parlargli e che, fino a due giorni fa, Yuuri era soltanto un'idea, un'immagine digitale bidimensionale sullo schermo del mio telefono. Un mistero.

Invece lui è una fenice, che si dà fuoco e scompare per poi rinascere da capo più lucente di prima. Dalle ceneri fredde della sua disfatta, stasera ho visto risorgere un bagliore. Certo, facciamo pure una battutaccia: se ci butti l’alcool, anche il lumicino più fioco divampa! Beh… questo è quello che è successo a Yuuri, in effetti. Ho visto il suo coach trascinarlo a forza al party di chiusura del Grand Prix e quasi costringerlo a mangiare qualcosa, bere un goccio per rilassarsi, rimanendo sempre in disparte e poi l'ho osservato quando, con orrore, ha provato a trattenere il suo atleta con ancora più forza, dopo l'ennesimo calice di champagne e a smorzarne la risorta - o forse neonata - audacia con cui lui si è buttato nelle danze. Celestino Cialdini era così imbarazzato, che si è scolato pure lui due coppe di champagne di fila. Ne teneva una nella mano destra e una nella sinistra, insieme ai primi abiti di Yuuri, che via via ha trovato disseminati nel salone.

 

Quando ha iniziato a ballare, Yuuri si è trasformato, ha preso ad ardere, è diventato un'altra persona, un centro di gravità verso cui tutti hanno puntato l'interesse, sempre di più, via via che la difficoltà di quel che stava facendo aumentava e la stoffa a coprire il suo corpo diminuiva. Povero Chris… si è battuto con valore e con un mini slip nero, ma il fascino esotico di questo giapponese matto, in boxer e calzini, lo ha stracciato.

Ammetto che è stato un belvedere. Sono di carne, non ho guardato solo gli occhi di Yuuri, ma anche tutto il resto e cavolo… è burroso e tonico allo stesso tempo, è… cioè: viene voglia di strapazzarlo di coccole come un peluche e poi scoparselo, perché è… Non riesco a descriverlo, è così… Ci sono due Yuuri contemporaneamente nella stessa persona e sono entrambi irresistibili, come quei giocattoli che piacciono a tutti, per un verso o per l’altro, anche a chi li critica. Yuuri… Yuuri è la mezza stagione, il semifreddo, un’apericena… 

Non mi ero ancora avvicinato a lui, fino a quel momento. Intendiamoci: ero incuriosito, ero dispiaciuto, volevo essere educato, ma non era quello il mio chiodo fisso della serata o, a maggior ragione, di quella trasferta a Sochi. Non mi sono svegliato con il solo scopo di incontrare lui. Yuuri è capitato, è stato un effetto collaterale di una situazione noiosa, una sorpresa inattesa e a me le sorprese piacciono. Ho scoperto un paio d’ore fa che anche Yuuri mi piace e adesso lui mi sta respirando nel collo…

 

Le prime parole che ci siamo scambiati non le dimenticherò mai, anche se dovessi dimenticarmi di lui, del suo modo goffo di affrontare la gente, degli occhi dalle mille espressioni, del suo odore, del calore del suo corpo abbandonato su di me in questo taxi che contiene tutto il mondo. Ha balbettato: “Mi… mi chiamo Yuuri Katsuki e sono il tuo fan… più fedele da… da sempre. Non ti avrei mai tolto l'oro, Victor… Anche se… se mai ne fossi stato davvero capace…!”

“Non dirlo neanche per scherzo Yuuri! In battaglia è tutto concesso!”

“No, in amore tutto è concesso, Victor… Vuoi ballare con me?”

 

E abbiamo ballato, oh se abbiamo ballato! Non mi era mai capitato di essere portato in un tango, di abbandonarmi al casqué perfetto tra le braccia solide e avvolgenti di uno sconosciuto, di ridere, ridere, ridere così tanto, guardando un altro al centro esatto di un palcoscenico che aspettava me, non lui, come protagonista della serata. Yuuri mi ha rubato completamente la scena ed è stata una sorpresa. Ripeto… a me le sorprese piacciono, mi piacciono davvero…

 

“Se vinco la gara di ballo, verrai a farmi da coach?” Mi ha chiesto a un tratto, tenendomi stretto come se fossi la cosa più preziosa che avesse mai avuto tra le mani e togliendomi il fiato per lo stupore di quel gesto. Mi correggo, ce ne sono tre di Yuuri: il pattinatore che ti incanta, il disperato che ti smuove tenerezza e compassione e questo Yuuri, quello che ti accende una miccia in pancia e ti toglie ogni goccia di sangue voglia risalire più in alto dell’inguine.

E quella gara di ballo l'ha vinta, eh, ha stracciato perfino il tigrotto e il buon vecchio Chris, che non è secondo a nessuno in quanto a sensualità e ritmo. Finora, almeno, anche col suo slip sexy… Pensare che se l’era messo per me, per il nostro dopo gara insieme, perché è sempre stato così, no?

 

No. Non sono con Chris adesso. Sono con Yuuri.

 

“Diventa il mio coach!”... Mi ha detto. Quel tono, le parole, il suo sguardo… Sì! Gli volevo rispondere di sì, senza nemmeno rifletterci, ma poi… Come poteva essere seria una richiesta sbuffata tra i fumi dell'alcool?

 

Il quarto Yuuri: quello che ti prende in giro, quello a cui non credere mai, lo Yuuri distante mentre ti sta addosso, lo Yuuri perso in un mondo inaccessibile. Lo Yuuri che non viene a fare una foto con te, lo Yuuri che poi scompare.

 

Chi sei davvero Yuuri Katsuki? Cos'ha il tuo sguardo, che sbriciola le fondamenta di ogni mio pensiero razionale?

 

Ho preso quel momento e l'ho archiviato in mezzo ai ricordi folgoranti della mia vita. Non sono molti, ma sono preziosi.

Me ne sarei andato di lì a poco, se lui non mi avesse raggiunto, lontano dalla pista da ballo e mi avesse detto “Non te ne andare! Lo so… lo so che hai mille impegni, che devi conversare con gli altri, che c'è Giacometti che ti aspetta e… e probabilmente hai già organizzato come continuare i festeggiamenti fuori di qua, ma… Non te ne andare, Victor, ti prego… Ho paura di perderti per sempre”.

 

Perdermi per sempre: non puoi perdere qualcuno che non hai mai avuto.

In quel momento mi è tornato di nuovo alla mente cosa mi aveva detto Phichit.

“Tu sei da sempre il suo idolo, la sua fonte di ispirazione, il faro nei momenti più bui della sua vita!”

 

Per lui io esisto da sempre…



 

L’ho dovuto svegliare tappandogli il naso. L’ho scosso, ho dato dei piccoli schiaffetti alle sue guance - morbide! morbide! dannatamente morbide, da mordere! - e alla fine gli ho stretto il naso tra indice e pollice, finché non è diventato tutto rosso e ha sussultato. Mi ha guardato con un’espressione che andrebbe usata come foto esplicativa dell’incredulità, ha sbattuto gli occhi per mettermi a fuoco e ha sussurrato con una voce profonda e nuova, che ti trapassa le viscere e lascia una scarica che, quando si è spenta, sai che dopo non sarai più lo stesso: “Victor? Sto sognando… non puoi essere tu…”

Ho dovuto attingere a tutta la mia forza di volontà per rispondergli, perché era successo qualcosa d'importante e ancora non me ne rendevo conto.

“Sono io, Yuuri, e siamo arrivati al tuo albergo. Dai, che sei stanco morto, usciamo dal taxi. Tieni, rimettiti gli occhiali… Attento… vieni… Ti reggo io… Bravo…”

 

È tornato in sé per un attimo mentre l'ascensore partiva, ha barcollato, mi ha guardato, mi ha aperto in due l'anima con un sorriso brillo, ha preso il mio viso tra le mani e mi ha fermato il cuore. Poi è crollato di nuovo su di me.

 

Ho aperto e chiuso la porta della sua stanza con la tessera magnetica che teneva nel taschino e ho tagliato il resto del mondo fuori. Ho buttato via tutta l'aria che trattenevo da quando ho creduto che volesse baciarmi in ascensore e l'ho guardato.

Cosa ci devo fare, adesso, con te, Yuuri Katsuki?


-Eccoci. Dai, arriviamo fino al letto, così ti stendi un… Attento, Yuuri!!!-

Sono caduto sopra di lui! Perché mi ha trascinato giù e mi sta abbracciando? Cosa… Cosa vuole quest'uomo da me? Cosa voglio io da lui? 

Mi ha già convinto con una sola frase a scombinare tutti i miei piani per la serata e accompagnarlo all'hotel, cos'altro… vuole… adesso…? Vuole… vuole… me?

 

Non ti ha convinto lui. Sei stato tu a proporti. 

“Non me ne vado, Yuuri, non mi perderai, te lo prometto, ma sei esausto. Lascia che ti porti via da qui.”

 

Cosa mi stai facendo, Yuuri?

 

-Ho vinto la sfida, Victor… Mi farai da coach, adesso?-

Lasciami… dai lasciami Yuuri, non posso stare così vicino a te, mentre cerco di capire perché mi chiedi una cosa simile.

Ecco, bravo… lasciami sedere. Lasciami prendere le distanze finché sono in tempo.

-Stai sveglio!- Gli dico. Voglio che sia lucido quando mi risponderà.

Si mette di fianco, la testa sorretta dalla mano. Ha la camicia ancora mezza sbottonata che lascia intravedere le clavicole, la cravatta allentata e gli occhiali storti sul naso, che scoprono metà dei suoi occhi scuri. Ci si può perdere in quegli occhi…

-Perché vuoi che ti faccia da allenatore, Yuuri? Sono un pattinatore, sono un tuo avversario, non so come si faccia a fare il coach…-

Perché proprio io, perché non lo hai chiesto a Yacov?

Mi guarda e sorride. Qualunque sia la spiegazione che mi darà, mi ha già convinto con quel sorriso assoluto.

-Da quando… da quando ho messo i pattini ai piedi mi sono sempre… ispirato a te. Tutti gli allenatori che ho avuto mi hanno sempre spinto a trovare il mio stile, ma… il mio stile sei tu. Ho fatto schifo prima, in gara, ma io… io ce la posso fare a portare in pista quello… quello che tu mi hai già insegnato, Victor, solo guardandoti in TV… Ma non è sufficiente… Ho bisogno di te. Stammi vicino.- 

Balbetta in un inglese strascicato e scattoso, mi guarda con quegli occhi lucidi e vaghi, ma è estremamente serio e mi… mi trafigge, maledizione! Con quelle parole lui mi inchioda, mi trattiene, mi incatena, e quegli occhi… quel sorriso…

 

Stammi vicino.

 

Devo usare una forza sconfinata per rimanere serio e credibile.

-Lo so che ne sei capace, Yuuri, ti ho visto provare il tuo programma libero senza musica ed eri… eri tu la musica, Yuuri Katsuki! Tu non sei come me, forse hai addirittura più potenzialità di me e sei già in grado di dimostrarlo. Non hai bisogno di me come coach…-

Ti sto dando buca, Yuuri: è la scelta più saggia per entrambi. Perché mi sento strano accanto a te, come se si fosse spenta d'un colpo la gravità che mi trattiene a terra e naufrago nello spazio infinito delle emozioni, attratto solo da te.

Mi alzo ed è uno sforzo inumano, perché adesso so che è lui che mi incatena con una forza incredibile a sé, e alzarmi, significa allontanarmi da lui.

 

-No… Ti prego… Stammi vicino, Victor. Non te ne andare…- Mi prende la mano, non fa altro. La mano nella sua e le stelle negli occhi che mi fissano.

 

Mi scoppia in petto il cuore, nessuno… nessuno mi ha mai implorato così, nessuno ha mai dimostrato di tenere così tanto a me… È… è una sensazione nuova, non la conosco, io non la conosco e mi fa paura. E mi piace. 

Tutto quello che gravita intorno a te, Yuuri Katsuki, mi fa paura e mi attrae. Io sono la falena, tu il fuoco che, inconsapevole, mi divorerai.

 

Si solleva in piedi, senza lasciare la presa dalla mia mano. -Ti prego… non te ne andare…- Ripete, ma ha un capogiro e lo afferro prima che perda l’equilibrio. Adesso sono io che lo sto stringendo al mio petto e…

 

TU-TUM.

 

È il tuo cuore, Yuuri, che sta battendo così forte? O è il mio? I nostri battiti si fondono tra loro. Dovrei lasciarti andare, immagino… ma se… se cadessi di nuovo e…

 

TU-TUM.

 

Alza lo sguardo ed è come essere trafitti da strali di stelle, è come…

 

TU-TUM.

 

Apre le labbra, mi guarda incantato. Le sue labbra…

 

TU-TUM.

 

È vicino… Basterebbe che mi piegassi appena per… per baciarlo… e…

 

TU-TUM.

 

Gira la testa di lato, posa l’orecchio sul mio cuore, i palmi sul mio petto…

Le tue mani…

 

TU-TUM.

 

-Tu sei vero… non è un sogno… Sei davvero qua… il tuo cuore… batte insieme al mio…- Sussurra emozione ed come averlo baciato dieci, cento volte.

 

TU-TUM.

 

Si stringe di più e non trattengo un sospiro. Yuuri sposta le mani sulle mie spalle e mi tira giù, di nuovo a sedere sul letto e poi ancora più giù, finché non siamo distesi. Si sistema con la testa sul mio petto, sotto l’incavo della spalla e sta fermo, mentre io sto per essere lanciato in orbita attorno al sole e mi brucio, prendo fuoco come quel falò sulla spiaggia e non posso trattenermi dall’abbracciarlo e sentire sotto le mani quel corpo caldo, che trema appena. Le mie mani…

 

-Suki desu.- È un soffio.

 

Che vuoi dire, Yuuri? Non lo conosco il giapponese, perché mi parli in giapponese proprio adesso…?

 

-Mmn?-

 

-Watashi wa anata ga totemo suki desu, Victoruu...-

 

Ha preso il mio nome e l'ha fatto suo, in un modo diverso, con una pronuncia che è l’eco delle mille volte che lo ha ripetuto in passato, lontano da me. Faccio scorrere la mano sul suo braccio, sento la sua gamba che si muove e sfiora la mia, fino a creare un intreccio.

 

Le tue gambe… le mie gambe…

 

-Ti allenerò, ma solo quando sarai pronto, Yuuri.-

 

TU-TUM.

 

-Come saprò di essere pronto?-

 

Devo respirare. Ho fatto una promessa e non me ne sono neanche reso conto. Ho parlato di getto, senza considerare le implicazioni di quello che ho detto, ma Yuuri sta iniziando a chiudere gli occhi, sta cedendo all'alcool e alla tensione che lo scioglie. 

Dovrei lasciarlo dormire e andarmene prima che sia troppo tardi. 

 

Non te ne andare.

 

-Oggi, dopo la gara… ti ho chiesto di fare una foto insieme, ma tu te ne sei andato senza rispondermi. Perché Yuuri?-

 

Gli occhi si chiudono, la mano stringe la stoffa della mia giacca, la stritola.

 

-Perché non sono degno di te…-

 

Sospiro e mi volto appena, i suoi capelli mi solleticano il viso.

 

-Quando capirai che sei più che degno di me, sarai pronto. Ma non so se io sarò degno di ciò che mi hai chiesto di essere per te.-

 

Perché ho paura di te, Yuuri. Ho paura e sono irrazionalmente attratto da te.

 

-Sei già tutto per me… Prima eri solo un’idea, un concetto assoluto e irraggiungibile. Adesso…- Non mi stringe di più, non si avvicina a cercare un maggior contatto, sta fermo eppure sento che il suo abbraccio è più disperato, il cuore batte più rapido, i suoi pensieri ronzano come uno sciame di api. Devo guardarlo, perché anche lui deve capire cosa mi fanno quelle parole. Scivolo da sotto di lui, punto i gomiti e lo sovrasto e mi gira la testa da quanto è… io non lo so… l'unica certezza è che mi sento bruciare l'anima.

 

-Non sono un’idea irraggiungibile. Sono qua.- Con te.

 

-Come faccio a sapere che non è solo un sogno?- Non puoi dirlo mentre mi guardi così! Non totalmente inerme sotto di me, che non ti sfioro per non prender fuoco, non con le labbra schiuse e gli occhi lucidi, un disastro di capelli nerissimi che ti sfiorano la fronte e quegli occhiali ancora storti. Prima di rendermene conto, ho sfilato quello schermo di vetro che nasconde le tue stelle, ho passato una mano tra i tuoi capelli, per liberare la fronte, ho toccato la tua pelle. Scotti e mi hai scottato.

Io non ce la faccio più a resistere… Yuuri… perdonami…

 

Mi abbasso e mi fermo a un soffio dalle tue labbra. Lo vuoi anche tu, Yuuri? Oppure ho frainteso tutto quello che mi hai detto - come lo hai detto?

 

-Questo è reale.- 

L’ho detto io? Ho annullato io la distanza e ti ho baciato? Oppure sei stato tu, Yuuri, perfetto sconosciuto che calza a pennello in quell’angolo che ho sempre lasciato libero nel mio cuore? 

Che importa… perché il falò ha preso fuoco e le scintille cadono ovunque fuori e dentro di me. Perché il contatto morbido sta diventando umido, perché è sicuramente tua la mano che scivola tra i capelli sulla mia nuca e mi trattiene, sono le tue labbra screpolate che succhiano le mie, la tua lingua che cerca la mia, è il tuo respiro che sa di champagne che diventa la mia aria.

Che importa se ti schiaccio col mio peso, se tutto brucia e se tu alimenti queste fiamme! Basta che non smetti, non interrompermi, ti prego Yuuri, non interromperti. Dove la nascondevi tutta questa passione, tutta questa voluttà? Dietro quale bagliore dei tuoi occhi neri, sotto quale Yuuri?

Si volta e si stacca da me, sorride e ha le labbra rosse come due fragole.

-No, non è reale… È il mio sogno di baciare nessun'altro se non te, che non ho mai confidato a nessuno… Perché se fosse reale…- Pianta due occhi più enormi dell'universo su di me, mi risucchia nel suo angolo di fiamme e terrore, -... se fosse reale, tu saresti il primo e rimarresti l'unico.-

 

Cosa… cosa intendi, Yuuri? Il primo… l'unico…? Forse che non avevi mai baciato nessuno, che ti ho… ti ho rubato il primo bacio, Yuuri?

-Perdonami-, mi stacco da te e mi fa male l'anima. Io sono… mentre tu invece sei… Mi alzo, copro il mio viso colpevole premendoci le mani, è come se mi avessero frullato testa e cuore e avessero incendiato il plasma dell'anima che ne è uscito.

Devo andare via, prima che sia troppo tardi. Sono già troppo coinvolto.

 

Mi sono bruciato. La mia anima rimarrà sfigurata per sempre, lo sento.

 

Arrivo alle porta e sento un lamento, una voce che piange lontano dal presente e vicina a me.

-Ti prego… non te ne andare…-

Ancora.

-Non dovevo permettermi neanche di sfiorarti… Perdonami, Victor! Non ne avevo il diritto… Tu sei il migliore e il migliore merita altro che non…-

-Zitto! Ti prego, zitto…- Lo sto abbracciando io, ora e non so neanche quando sia corso da lui. Stringo la sua testa al mio petto, sento le lacrime che trapassano la seta della camicia. 

Basta, se non parlo, muoio.

 

-Come hai fatto, Yuuri? Come ci sei riuscito ad infilarti qui?- Colpisco con la punta delle dita all'altezza del mio cuore. -Ero così curioso di conoscerti, eri la novità che aspettavo in gara, anche se in realtà… io ti conoscevo già, attraverso le parole e tutto quello che mi aveva mostrato Phichit di te. Mi avevi conquistato già prima di incontrarti!-

-Phichit?-

-Sì… Phichit… lui ha mantenuto il segreto perché gliel'ho chiesto io, finché non mi ha… Mi ha mandato un tuo video, mentre provavi il tuo programma libero, in abiti normali. Mi hai fatto emozionare, Yuuri, come se stessi pattinando io stesso e… e volevo parlarti, dirti quanto ti avessi trovato meraviglioso e poi… poi mi hai fatto paura, perché sei stato così grandioso nella prova di ieri e credevo di non riuscire a superarti di nuovo… e quando ci siamo trovati vicini non sono riuscito a dirti tutte queste cose e… e poi… Oh cavolo!- Lo stringo ancora di più e gli bacio la testa, i capelli, la fronte e lui trema tra le mie braccia.

-Sei perfetto, Yuuri… non è soltanto il modo in cui pattini… è la passione che si agita dietro ai tuoi occhi… sei tu! Guardati! Sei perfetto! Hai un viso bellissimo… e il tuo… sei… Mi piaci da impazzire! Come hai fatto, Yuuri!? Come hai staccato il blocco di ghiaccio che avevo qua?- Di nuovo mi batto il petto una, due volte, tre, ma lui ferma la mia mano, scioglie il pugno, intreccia le dita con le mie.

 

Mi bacia ancora, tanti piccoli baci sulle guance, sugli occhi chiusi e gonfi, sul mento, sulla bocca che ha il suo sapore.

 

-È solo un sogno…- bisbiglia prima di mordermi piano il labbro e succhiare e scorrere fino al collo e allora non ce la faccio più e lo spingo di nuovo sul letto e lo bacio e lo mangio e lo respiro e mordo e succhio la pelle sottile della gola e lui ansima e io impazzisco ed è fuoco ed è acqua ed è roccia e… e…

-È solo un sogno…- ripete e si rilassa sotto di me. 

-Yuuri! Yuuri ti prego… Stai sveglio. Non puoi crollare adesso, noi, dobbiamo parlare, capire e… e…-

-Dimmi, Victor.- 

Sei lucido? O stai galleggiando in un sogno? Mi senti? Mi vedi? Ti stai prendendo gioco di me, dopo che mi hai già portato via la ragione?

Quale Yuuri sei?

Quale Yuuri voglio che tu sia?

 

Tutti.

 

Ho paura. 

Ti voglio. Non posso. Mi fai impazzire. Ho paura. Di te, di me, di noi due insieme. 

Ti voglio… ma non posso… Non adesso, non così.

 

-Yuuri… fermiamoci qua. Io verrò da te e ti farò da coach, da compagno, da amante, da maestro, da allievo, qualunque cosa tu voglia, ma me lo devi chiedere quando sei padrone della tua volontà, non adesso, non dopo tutto quello che hai bevuto e quello che…-

Gli strappo un ultimo bacio che sa già di rimpianto.

Mi strappo un pezzo di anima e mi allontano da lui. I suoi occhi stanno cedendo alle palpebre pesanti, la mente vola via e lui sorride.

-Devi essere tu a chiamarmi, hai capito Yuuri? Io sarò pronto. Sarò pronto.-

Dico per l'ultima volta. Lo copro con il lenzuolo, lo guardo e imprimo la sua immagine nella mia memoria.

 

Me ne vado. Il fuoco si spegne.


 


 


Sono finito. 

Alla fine, il mio sogno più grande, incontrare Victor Nikiforov, è passato, senza che neanche riuscissi a dirgli una parola. Sono rimasto schiacciato dalla vergogna, dal timore di apparire sbagliato, indegno di avvicinarmi. 

 

L'ultimo ricordo che ho di lui è che parlava ad altri durante il party alla fine del Grand Prix, dispensava sorrisi col suo fare elegante, era al centro della scena. Tutti pendevano dalle sue labbra. Irradiava una luce accecante. Come avrei potuto avvicinarmi e rivolgergli la parola? Uno come me, insignificante e invisibile. Uno che ha fatto un simile disastro davanti ai suoi occhi. Uno di cui Victor non ricorderà nemmeno il nome.

 

No… non avrò mai più neanche la tentazione di cercare di incontrarlo di nuovo, dopo essermi illuso nel corto e poi aver combinato un tale schifo. 

Il bilancio della mia trasferta a Sochi è  deprimente. Ho perso la gara più importante della mia vita, ho perso il mio Vicchan, ho perso ogni speranza di realizzare il mio sogno e di conoscere Victor. Sono stato buono soltanto a coprirmi di ridicolo in pista davanti a tutto il mondo e poi bere fino a dimenticare persino dove mi trovassi.


Quando Phichit è venuto a prenderci all'aeroporto, ho impiegato un minuto scarso a raccontargli di quei tre giorni che hanno distrutto la mia vita.

“Ero terrorizzato per la gara, preoccupato per il mio cane. Ho superato la prima prova soltanto grazie all'incoraggiamento che tu mi hai dato e alle rassicurazioni che mi hai fatto riferire da Celestino. Ho creduto di farcela, dopo il programma corto, per un attimo ci ho creduto davvero, ma poi sono crollato. Ho perso il mio cane, ho mangiato fino a scoppiare, ho perso la gara, ho perso la mia dignità. Ho perso l'occasione della mia vita di conoscere Victor e mi sono ubriacato per dimenticarmi di ogni cosa. Per fortuna Celestino mi ha riportato in hotel e non mi ha mai fatto domande su come mi fossi sentito.

È tutto.”

 

Phichit mi ha guardato dubbioso, ha provato ad avanzare delle proteste, ma Celestino ha scosso la testa e gli ha fatto capire di non indagare oltre. Sono proprio fortunato ad avere Celestino come coach, è un brav’uomo che sopporta stoicamente un atleta miserabile come me.

 

Dopo Sochi mi sono rimasti solo lui, Phichit e uno strano segno viola che ho sul collo. Devo essermi fatto male e nemmeno me ne sono accorto, ubriaco com'ero. Adesso, non ho più neanche un sogno, non ho più nemmeno la speranza di poter incontrare ancora Victor e provare a rivolgergli la parola.

 

Adesso ho davvero toccato il fondo.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yuri on Ice / Vai alla pagina dell'autore: Florence