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Autore: aurtemporis    21/03/2024    4 recensioni
André vive serenamente con la nonna e il padre che lavora come bracciante nella tenuta di un nobile da molti anni. Un giorno, qualcosa di ritorno dal passato innesca una serie di esiti nefasti che si portano via l'innocenza e la spensieratezza; e la bambina bionda, dal nome curioso, assiste inerme. Negli anni a seguire, un incontro fortunoso dà inizio all'inesorabile piano per appianare un grave torto.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Violenza
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Era mattina da un pezzo. I fumi si sollevavano ancora dai campi diradati. Le fiamme si erano spente da sole perché non avevano trovato più nulla da divorare. I capelli biondi erano in parte appesantiti dal grigio cinereo e diversi ciuffi si erano incollati sul viso dal sudore, sfuggiti al nastro scuro che li legava. Un bambino di dieci anni le porse un otre d'acqua. Lei gli sorrise e poi bevve, gliela restituì rapida e il bambino corse da qualcun altro. Gli occhi arrossati dall'aria pesante guardavano la desolazione che la circondava. Il padre urlava ordini a Pascal, le case erano state invase dai fumi, tutte quante, ma nessuna era stata intaccata dalle fiamme. Un miracolo che non ci fossero state vittime, a parte un paio di persone intossicate stavano tutti bene e poche di loro ancora nel palazzo. Oscar si allontanò nei boschi intorno la tenuta, si fermò solo quando raggiunse quel grosso albero che portava ancora i segni della tavola che ci era stata legata per anni. Poggiò una mano sul tronco e una lacrima furiosa corse giù. Quando le urla rabbiose si placarono, strinse i denti e abbracciò l'albero poggiandoci la fronte. Picchiò un pugno sulla corteccia.  

I raccolti, andati, niente rendita per quell'anno, niente paga per i braccianti e niente sostentamento per quelle famiglie. Doveva trovare una soluzione, il padre non era un uomo munifico e altrettanto poco era empatico. Già esigeva che si dovevano colmare le perdite solamente di ciò che serviva a palazzo. Doveva trovare un modo per salvare le famiglie dal venire abbandonate ed essere costrette a cercare lavoro altrove, prima dell'autunno.

Più tardi, la residenza si svuotò degli ospiti inattesi che avevano suscitato la stizza del generale "Questa casa non è un ospitale!" aveva strillato alla figlia. Lei non lo aveva neppure guardato, era andata di corsa a lavarsi e poi, senza toccare cibo, era uscita, calandosi per la finestra. Abbigliata come era solita fare nelle sue sortite cosiddette non ufficiali. Mentre gli camminava vicino avvolta nel mantello, lesse la gratitudine negli occhi di un uomo e una donna che avevano passato la notte al sicuro, grazie a lei; aveva una ragione in più per darsi da fare. Un anno di paga per una quindicina di famiglie al massimo. Era una cifra grossa per chi come lei non aveva alcuna rendita e dipendeva dal padre per ogni spesa. Afferrò i guanti e si affrettò a prendere il suo cavallo. Vide Parigi quando il sole volgeva a ovest. Lasciò il cavallo a un abbeveratoio e pagò una moneta al guardiano. 

"Guarda un po' chi si rivede, l'ombra bionda" il vecchiardo sorrise. Alcuni la chiamavano così, dopo qualche tempo che aveva preso ad aggirarsi per le strade e i boschi per soppesare le sue abilità con la spada. Un mantello con un cappuccio così largo da coprirla fin sopra la bocca, lo sollevava solo mentre combatteva e inevitabilmente mostrava i capelli biondi legati da un nastro scuro. In quelle occasioni, c'era sempre una maschera a coprirle gli occhi.

"Oggi non sono qui per misurarmi con nessuno, sto cercando un uomo" il cappuccio del mantello rimase lì dov'era, tanto l'uomo la conosceva bene. 

"Chi?"

"Un armaiolo, si chiama André"

L'uomo esibì una smorfia "Mai sentito nominare" allora la ragazza glielo descrisse, poteva averle mentito sul nome. Il guardiano dovette deluderla ancora. "Non so proprio come aiutarti, ragazza" era uno dei pochi a conoscere la sua identità, per diretta ammissione della stessa. Una di quelle sere in cui era andata in cerca di qualcuno contro cui usare la spada rimase ferita e l'uomo, che non le era mai apparso come una minaccia, l'aiutò. Cosicché poté tornare al palazzo senza che nessuno sapesse mai della sua coscia sanguinante. 

"Non fa niente, lo troverò in qualche maniera"

"Che t'ha fatto?"

"Ha portato l'inferno nella mia vita" replicò lei con occhi incolleriti. Abbassò subito la testa e poi salutò, dicendogli che sarebbe tornata a riprendere il cavallo prima del tramonto. 

 

…la bottega in cui lavoro, si trova in una piazzetta, la prima che viene dinanzi arrivando in città dal vostro palazzo

 

Dal suo palazzo si arrivava sì in una piazzetta ma ormai non aveva più alcuna fiducia in quello che le aveva detto, non credeva neppure che fosse davvero un semplice armaiolo; per quanto ne sapeva poteva essere un malvivente che si era approfittato della sua buona fede. Eppure, quell'ultimo sguardo che le aveva rivolto, era parso sinceramente addolorato. Doveva sapere, doveva parlarci a tutti i costi. Non aveva voglia di girarsi tutte le botteghe nella piazza in pieno giorno. Non le rimaneva che chiedere a qualcheduno. L'armeria più vicina le dissero che si trovava alla fine della piazza, poco prima che si giungesse all'ultima strada trasversale a sinistra. "Ma è una piccola bottega, se cercate di sbrigarvela velocemente dovete andare a quella che sta attaccata al magistero" le fece cenno con un dito.

"Vi ringrazio" quella che stava cercando doveva essere proprio quel buco piccolo e angusto così come appariva dall'esterno. Usciva del fumo dalla fornace. "Salve" pronunciò non appena ci mise piede. Non aveva sollevato il cappuccio e doveva sembrare un individuo losco, ma le importava poco. C'era un giovane, biondo e riccio, la fissò e attese che chiedesse. "Sto cercando un tale di nome André, lavora qui?"

Il giovane scosse il capo senza parlare. Dietro di lui giunse Pierre, dietro la tenda massiccia che separava la fucina dallo stanzino che usavano per accogliere i clienti. "Non c'è nessun André, chi siete voi?" e usò un tono un po' brusco.

"Non ha importanza il nome" Oscar si guardò un po' attorno e poi si voltò in direzione della porta "se lo vedete, ditegli che l'insegnante di spada lo sta cercando"

Cédric si strofinò i capelli. Si stava incuriosendo di quella persona, somigliava a una famosa figura mitizzata che circolava in città.

"Che diamine state dicendo? Quale insegnante di spada?!" il padre scansò il figlio e inasprì ancora di più i toni. Chiunque fosse, non gli piaceva quella calma apparente che mostrava.

"Certo che vi scaldate molto, per qualcuno che non c'è neppure" sorrise sotto al cappuccio "rammentatevi le mie parole" uscì. Dalla veemenza dietro cui si era fatto scudo, suppose che quel tale sapesse esattamente chi stava cercando. Il dubbio che le rimaneva era che non ci sarebbe tornato tanto presto in quella bottega, se come immaginava si stava nascondendo. Non aveva idea se l'incendio l'avesse appiccato lui, un suo complice o se dietro quel perdonami che aveva pronunciato c'era dell'altro. Fatto stava che le era apparso come un atteggiamento colpevole.

Poteva essere scappato ovunque, cercarlo per tutte le strade era impossibile e neppure era detto che si trovasse ancora a Parigi. Rabbia, rabbia e ancora rabbia. Le gambe la riportarono dove aveva lasciato il cavallo. Si fermò quando udì dei passi avvicinarsi velocemente alle sue spalle. Girandosi vide una ragazzina che non le arrivava neppure alla spalla "Io lo conosco, va spesso alla chiesa quando non sta qua" le disse. Poi distese una mano con il palmo rivolto verso l'alto.

Oscar la invitò a seguirla, non aveva niente addosso, la ragazzina acconsentì. Quando arrivò al suo cavallo, il vecchio non c'era ma l'animale era ben fissato a una pertica. La bionda infilò le dita nella bisaccia e prese tre scudi d'argento, li posò tra le mani dell'altra. "Quale chiesa?"

"Quella che sta fuori Parigi" alzò un dito e puntò una direzione "ha il pinnacolo del campanile pendente da un lato, non vi potete sbagliare" la ragazzina sorrise "ciao, ombra bionda!" scappò via. 

"Accidenti!" montò in groppa, i capelli le sfuggivano anche da sotto al cappuccio. Di giorno non doveva più farsi vedere per un bel pezzo. Una chiesa fuori Parigi, come se ce ne fosse una soltanto, con tutto il campanile danneggiato non era cosa facile da trovare. Doveva chiedere a qualcuno, ancora.

 

André sedeva sull'ultimo gradino in alto della chiesa, gli occhi leggevano quei fogli che aveva preso nella casa di Pascal. Pagherò, cambiali con la sua firma e poi c'era un nome che non conosceva, lui non ne sapeva niente di nobili, ricevimenti o feste a Versailles. Un certo Conte Oscar M. Renaud. Strofinò l'indice sotto al naso e tirò su un respiro pesante. Aveva rubato delle copie di cambiali, e cosa poteva farci? Che gli importava quanti soldi doveva a quel tizio nobile, che portava lo stesso nome della donna che… Grattò i capelli ancora sporchi di cenere e ingoiò l'angoscia. Doveva restare lucido. Avrebbe voluto avere Théo lì accanto per rivolgergli qualche domanda. 

"Che ti affligge, figliolo?" il prete sollevò la tonaca e si sedette vicino a lui. "Perché non vuoi confessarti? Credo che tu ne abbia bisogno"

"Non saprei da dove cominciare…" come poteva ottenere il perdono? Lui per primo non riusciva a perdonarsi. André gli mostrò i fogli. "Non so cosa farci" strinse i pugni, aveva dato fuoco a tutta la tenuta per quelli, e in parte anche per nuocere al generale, e adesso era come avere solo aria tra le mani "Sono cambiali?"

Il prete crucciò tutte le rughe sulla fronte "Alcuni sono vecchi pagamenti già effettuati, non sono tutte cambiali, sono ricevute di debiti saldati, la cambiale è una sola" gliela mostrò, riportava una cifra enorme, per loro, diciannovemila lire (*) "ed è quella più recente" poi puntò un lungo dito magro su una delle ricevute "leggi, pagamento in quindici sacchi da dieci libbre, venti da quindici libbre… non ha mai saldato in danari. Solo in libbre di qualche bene primario" 

"Cosa dite?" André prese i fogli e osservò con più attenzione.

"Avresti dovuto restare qui e imparare le scienze e la matematica" lo rimproverò il prete "ma chi va per questi mari, questi pesci prende. Non c'è proverbio più adatto a te!" 

"E va bene! Lo so che sono ignorante rispetto a voi, ma ho anche passato una nottata di-" trattenne la volgarità che gli stava uscendo dalla bocca "brutta, brutta nottata"

"Vieni dentro, ti preparo una tinozza d'acqua calda, così potrai lavarti"

André tornò a posare gli occhi sui fogli. Sacchi, di cosa? Grano, altri cereali, o qualcosa di più prezioso? E dove poteva averli presi in quantità così grosse? Se arrivavano dalla tenuta, poteva significare che quel bastardo aveva derubato quel dannato di un generale senza che se ne accorgesse. Che li nascondesse dentro a un quadro faceva presupporre che la provenienza fosse proprio quella che gli stava passando per la testa, e che niente avesse di lecito. Non riuscì a trattenere una risata isterica. Lo sgherro di cui più si fidava era quello che gli ripuliva i depositi delle eccedenze e magari anche delle scorte di riserva, come quelle che avrebbero dovuto riparare i danni che aveva arrecato l'incendio. Avvertì di nuovo la morsa della colpa per ciò che aveva fatto. Se quei fogli avessero davvero provato l'enorme furto, nelle mani giuste sarebbero costati come minimo la forca a Pascal. Lui però voleva vederlo soffrire e supplicare, prima di ucciderlo con le sue mani.

Dopo essersi lavato, l'acqua della tinozza uscì torbida come una pozzanghera di campagna dopo un temporale estivo. "Da quanto tempo non ti lavavi, figliolo?" il prete osservava schifato quella specie di fanghiglia. 

"Non è come pensate, padre, è che quando mi sono immerso nel ruscello poi mi si è attaccata addosso tutta la cenere sollevata dai venti…" rinunciò a raccontare. Quando era arrivato lì quella mattina, non era sceso nei dettagli con il prete. Il più anziano aveva capito che ne aveva combinata una grossa e che si era pentito ma non sapeva altro. Però gli strascichi del fumo dell'incendio si erano visti bene anche da quella chiesa. "Sarà qualche settimana che non mi faccio un bagno vero"

"Questa è l'acqua di uno che si è rotolato assieme ai maiali!" il prete rovesciò il grosso recipiente fuori, nel giardino. Gli gettò in mano un cambio d'abiti pulito. 

"Grazie, padre" l'uomo con la tonaca se ne andò. Era quasi l'ora dei vespri. 

André andò a raccogliere il sacco che era rimasto ai piedi della gradinata per tutto il giorno, con la spada e il resto. Lasciò le bottiglie vuote davanti la canonica, potevano sempre servire, erano delle belle bottiglie. Il sacco l'abbandonò. La spada la legò al fianco e si indirizzò verso il fienile, ora che il sole aveva completato un altro arco temporale.

Non fece molta strada.

"ANDRÉ!"

Il grido gli attraversò tutto il corpo come la scarica di un fulmine. Mise a fuoco nelle ultime luci rossastre del tramonto, un mantello cadde dalle spalle della ragazza bionda e la punta di una lama lucente si alzò contro di lui. "Oscar" la mano cercò la spada che ella stessa gli aveva donato, scosse la testa "non posso morire, non ancora!" 

Lei avanzò con passo spedito.

Lui indietreggiò "So di non avere possibilità contro di te, ma mi difenderò in tutti i modi possibili!" sfoderò la spada e la sollevò mettendosi in quella posizione di difesa che gli aveva insegnato "Dammi l'opportunità di parlare, prima!"

"Ti ho chiamato, sei fuggito! Se l'uomo che ho conosciuto non esiste…"

"Eccolo qui, è davanti a te, niente è cambiato!" andò ancora più indietro.

"Menti!" la spada sollevata era ancora puntata contro di lui "Arrivi tu e tutto brucia! E poi ti dai alla fuga, come un coniglio!"

"No!" André agitò i capelli, esasperato "Non potevo spiegarti ieri, tu non sai!"

Gli era arrivata abbastanza vicino "Cosa non so?!"

Il bruno sospirò e lasciò cadere l'arma, non aveva senso combattere contro di lei. Aveva voluto crederlo ma non era mai stata sua nemica, non avrebbe potuto diventarlo neppure se l'avesse ucciso ora, in quell'istante. "Ti prego, calmati e ti racconterò ogni cosa!"

"Come faccio a crederti ancora, razza di bugiardo manipolatore!" aveva le guance arrossate dalla rabbia. Lanciò la spada che stringeva nel pugno al lato della strada, si ficcò nelle radici di un albero. "Pensi che abbia paura di battermi a mani nude?" chiuse la mano destra e strinse i denti "Credi non abbia capito perché l'hai gettata via?" non aveva mai partecipato a risse, né menato le mani e sapeva che così era lei quella in svantaggio.

André si lanciò contro e l'atterrò sulla schiena. Le bloccò i polsi nei pugni "E tu invece credi che avrei potuto colpirti? Sciocca!" la bionda provò a svincolare i polsi ma era complicato, il peso di lui le schiacciava le braccia. "Lo so che stai pensando a un altro modo per liberarti, e che combatterai fino all'ultimo ma, placa la tua rabbia, non scontrarla con la mia che non è rivolta contro di te!" proseguì fissando quegli occhi furiosi. 

"Toglimi le mani di dosso!"

"No!"

"E che vorresti fare?" chiese con un filo di timore. Tentò di muovere le mani ma non riusciva a sfilarle dalla morsa.

"Niente" continuava a guardarla "ho conosciuto sulla mia pelle l'umiliazione e la mortificazione, non potrei mai neppure pensare di mettere una persona… Una a cui tengo, in una posizione simile" una goccia di sudore gli corse giù per una tempia "ti ho immobilizzata per non farti attaccare. Ma posso rimanere così a lungo, perciò deciditi, o ti calmi e ascolti oppure restiamo così fino al sorgere del sole"

"Lasciami" a mali estremi poteva provare a liberarsi con una ginocchiata, pensò.

"Non cercherai di colpirmi?" il cuore batteva forte e aveva paura che lei potesse sentirlo.

"Non più di quanto farai tu" 

André le lasciò le mani e veloce si scansò di lato, si tirò su e si fece lontano.

Oscar si mise seduta e poi si alzò piano, scuotendosi la terra di dosso. Lo guardava di sbieco e in attesa.

"Vieni al fienile così potremo parlare, al riparo" le indicò con il pollice di seguirlo. La vide esitare "Non preoccuparti. Non oserei neppure sfiorare le tue labbra con le mie, se tu non lo volessi"

La vide arrossire e poi fare una smorfia "E perché mai dovrei volere una cosa del genere?"

"Era solo per dire" grattò la punta del naso e sorrise senza neppure farci caso "non è mai stata tua intenzione uccidermi, è così? Ti ho visto lanciare le spade la prima volta che ci siamo incontrati. Avresti potuto… anche a distanza, prima che fiatassi"

Oscar andò a recuperare la sua spada "Non costruirti castelli in aria, io non uccido a sangue freddo, non sono una codarda" la oscillò in aria e poi la rinfoderò "ma se qualcuno me ne dà una buona ragione, non ho paura a farlo" raccolse anche il mantello e André ebbe come un ricordo che gli balenò nella memoria. C'era qualcuno di cui si narrava davanti a un boccale o seduti negli angoli delle vie, nelle notti parigine. Un'ombra, una figura incappucciata e mascherata con una chioma bionda che sfidava i peggio smargiassi della città che le capitavano a tiro. Un'entità agile e abile con la spada, rapida a concludere i duelli quanto a svanire poi nel nulla. Si stupì di non averci pensato subito, la ragazza poteva impersonare quella figura che tutti credevano essere qualcun'altro.

"Per caso tu, non ufficialmente…" iniziò a dire mentre camminava verso il fienile "Vai in giro anche con una maschera scura oltre a un mantello nero come quello che indossi ora?"

"Non ti riguarda" gli fece cenno di proseguire con la mano. Caduto ogni riguardo dovuto al rango, non voleva raccontargli tuttavia un bel niente della sua vita oltre quello che già sapeva.

"D'accordo, mi faccio i fatti miei" camminarono in silenzio per i successivi minuti. Quando il fienile arrivò in vista era quasi buio, la curiosità tornò a battere. "Come fai con tuo padre? Come riesci a restare fuori così tardi, da sola?"

"Non ti riguarda"

Ancora quella risposta secca che lo fece desistere dal porre altre domande. André andò a sedersi sulla paglia muffita, vicino la cassetta con le pistole. Poggiò le mani sulle gambe e aspettò.

"Sei coinvolto nell'incendio?" domandò lei restandogli davanti, in piedi. Lo vide abbassare gli occhi e annuire "Quanto coinvolto?" serrò i denti, la mano era sulla spada ma non si mosse.

"Tutta opera mia" alzò gli occhi lucidi per guardarla "qualcuno è rimasto ferito?" domandò con una voce tanto flebile che sembrava temere di scontrarsi con la risposta.

"Perché? Maledizione!!" rapida l'afferrò per la camicia "Perché l'hai fatto?!" una lacrima scese da un occhio del giovane moro, seguita da un'altra, quindi abbassò il capo.

"Perdonami, non sapevo come altro fare…"

Oscar lo lasciò e si allontanò stringendo le mani nei pugni finché le fecero male i palmi. Le sembrava di essere entrata in una cava oscura e l'uscita non si vedeva per quanto camminasse. Non voleva ascoltarlo più ma voleva anche conoscere la ragione. "Hai quasi ucciso intere famiglie!" 

Lo vide raccogliere la testa tra le mani "Mi dispiace, non volevo far male a nessuno, eccetto quell'uomo e…" 

"Chi!?"

"Il capo delle guardie, Pascal"

La bionda batté la mano sul legno della porta tanto forte da sentire le dita intorpidirsi, la collera non diminuiva "Folle! Che diavolo c'entra lui con la tenuta?! Dai fuoco a tutto per colpire un uomo?! Che pazzia è? Come funziona la tua testa per ragionare così?!" 

"Tu non lo conosci!" le mani agitate stropicciavano le ciocche brune "Quell'uomo è un mostro!"

"Se vuoi vendicarti di qualcosa, aspettalo fuori e battiti con lui! Ciò che hai fatto è imperdonabile!"

"Non è una cosa che si risolve con così poco, non potevo fargliela pagare senza di questi!" estrasse i fogli che teneva nascosti nella camicia e glieli mostrò. "Ti prego, dimmi che non ho causato alcun male a innocenti… Ti supplico, non posso vivere senza saperlo!" sollevò la testa bruna mentre lei guardava quei pezzi di carta cercando di individuare un briciolo di logica dietro l'insania che stava ascoltando dalla sua bocca.

"Per grazia divina, non si è fatto male nessuno gravemente" smise di parlare, concentrandosi solo sulle carte. Vedeva male al buio, si spostò fuori, sotto le prime luci della sera. "Ce l'hai una candela?"

André sospirò, le mani sudate poterono quietare i fremiti. Era come se si fosse tolto un peso dal cuore. Andò a prendere un piccolo portacandele con un cero e stoppino già bruciato per metà, l'accese con un acciarino. Si avvicinò a lei e fece luce, erano così vicini che i capelli bruni e biondi si mischiarono. E poté sentire di nuovo quel profumo, quella fragranza floreale che gli pareva ormai il ricordo di un sogno.

Il viso di Oscar perse il colore. Fottuto corrotto, avrebbe voluto dire, ma si limitò a pensarlo, anche se nelle sue escursioni notturne aveva sentito di peggio, non l'avrebbe mai ripetuto davanti a qualcuno. "Che Pascal fosse un furfante l'ho sempre immaginato ma che…" portò una mano alla fronte e iniziò a supporre che tipo di inganno ci fosse dietro a quelle somme quando lesse il nome del conte come unico beneficiario, sia delle ricevute che della cambiale. Diciannovemila lire erano una cifra alta, troppo alta per il salario di una guardia che non avrebbe raggiunto neppure in vent'anni di servizio, anche se avesse risparmiato ogni singola moneta. Come aveva potuto accumulare un simile debito era la vera questione. "Tu che c'entri con tutto questo?" chiese staccandosi da lui.

 André lasciò la candela accesa vicino ai piedi della ragazza e tornò a sedersi sulla paglia "È una vecchia storia" percepì gli occhi azzurri che lo fissavano severi nella misera luce della candela "e inizia con dieci sacchi di farina…"





 

(*) lire, o livre, un luigi d'oro del diciottesimo secolo corrispondeva a circa 24 lire. La valuta decade e viene sostituita dal franco dopo il 1795.

Fontehttps://www.persee.fr/doc/dhs_0070-6760_1982_num_14_1_1412

   
 
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