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Autore: Lifia    23/03/2024    2 recensioni
Sequel de "A Legendary Story of Dragons"
Consiglio di leggere la prima parte della storia (benchè sia vecchia e da sistemare in molte parti) per avere un idea chiara del continuo del racconto.
Lyanna è viva.
Riuscita grazie alla sua vera natura a sopravvivere a quanto accaduto a un anno e mezzo prima, tenta da tempo di lasciare l'isola dalla quale non riesce a fuggire.
Sarà il destino a darle una possibilità per riuscire finalmente a intraprendere il suo viaggio per ritrovare Law, che la crede ancora morta.
Ma il destino spesso è infame e ritrovare il capitano perso non sarà poi così facile.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Eustass Kidd, Pirati di Kidd, Pirati Heart, Trafalgar Law
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Risalì verso i resti del paese, con tra le mani la pila di riviste che non vedevo l’ora di leggere. Dopo quasi due anni rimasta senza una notizia poter finalmente scoprire cosa fosse successo lontano dall’isola, e cosa soprattutto fosse accaduto a Law, mi aveva dato una spinta di entusiasmo che non provavo da tempo.
Persino vedere il villaggio in condizioni disastrose non fece diminuire il mio buonumore.
I paesani avevano allestito un campo provvisorio, benché stessero già iniziando a ricostruire lentamente le nostre vecchie case.
Ryltar, appena mi vide, accorse subito verso di me.
<< Stai bene? Ti hanno fatto qualcosa? >> domandò, poggiandomi le mani sulle braccia per guardandomi con apprensione, per poi guardare la pila di giornali. << Questa che roba è? >>
Sull’isola si vedeva piuttosto poco la carta, visto che non c’era modo di poter avere quel genere di materiale, anche se, per mia fortuna, diversi libri erano ancora custoditi nella vecchia cittadella all’interno della montagna. Tuttavia la gente dell’isola non ne faceva uso e in pochi sapevano leggere o scrivere.
Ero stata io stessa a dare le prime lezioni a Ryltar sulla lettura e scrittura.
<< Giornali, mi daranno un’idea di quello che succede fuori da qui >> spiegai passandogli di fianco, vedendo il vecchio avvicinarsi a noi con passo claudicante.
<< Non vogliamo quella roba sull’isola, Tytär, riportala ai pirati! >> mi ordinò deciso, palesemente irritato da quanto stava succedendo, ma io scossi il capo.
<< Quello che non volete voi non è un mio problema, capo >> replicai sedendomi a terra, poggiando a terra i giornali e prendendo l’ultimo, quello più recente, alzando poi lo sguardo su Ryltar. << A proposito, posso avere qualcosa da mangiare? Non ho toccato cibo da ieri, quando ci siamo visti alla montagna >>
<< Oh, sì, certo... >> mi rispose lui impacciato, allontanandosi rapidamente.
Il vecchio però non parve volersi allontanare. << Hai intenzione di andartene con loro, vero? >>
<< Esattamente >> risposi osservando la prima pagina con attenzione.
Parlava dell’apertura di Wano, all’avvio dei commerci e similari, assieme a scontri della marina e tralci di quello che era successo al Reverie di quell’anno.
Andai subito a cercare le taglie, disinteressandomi del resto, e dopo pochissimo avevo in mano quella di Law.
Rimasi imbambolata a fissarlo, a bocca aperta.
Tre milioni di taglia! Era diventato spaventosamente forte.
Poggiai il volantino sulla gamba, osservando rapidamente le altre, notando quella di Kidd e Luffy con lo stesso valore del chirurgo, soffermandomi con curiosità a fissare quella di cappello di paglia, dall’aspetto ben differente da quello che ricordavo.

<< Tytär... >> mi richiamò il vecchio verso il quale alzai lo sguardo con un sospiro rassegnato. << Per favore, ascoltami. Non lasciare l’isola. Non sai neppure se puoi fidarti di questi uomini. >>
No, non potevo di certo fidarmi, lo sapevo perfettamente, e quello che avevo in mente probabilmente mi avrebbe causato un sacco di problemi rendendolo noto a Kidd, ma non avevo molte alternative. Chinai il capo, volgendo l’attenzione sulla taglia di Law, sfiorando con le dita la sua foto. << Non posso, capo. Io devo trovarlo, anche solo per dirgli che sono viva >> sussurrai seria, alzando lo sguardo su di lui. << Magari non vorrà neppure avere a che fare con me, probabilmente crederà che non sia io. Magari avrà un’altra donna, o chissà che altro, ma non posso restare qui sapendo che mi crede morta. Facevo... faccio parte della sua ciurma e devo fargli sapere la verità. >>
<< Allora mandagli un messaggio. Magari potranno portarlo questi pirati e potresti aspettarlo qui >> tentò, ma io scossi il capo.
<< Non funziona così. Kidd mi sbraiterebbe dietro dicendomi che non è un fattorino, con tutta probabilità. No, devo andarci di persona e poi sai che non voglio restare qui. >>
<< La fuori è pericoloso, qui sei al sicuro. >>
<< Sarò al sicuro anche accanto a Law, capo. Il mio posto è con lui, a prescindere da tutto. Faccio parte della sua ciurma, indifferentemente da quelli che sono i miei o i suoi sentimenti. >>
Lui mi guardò con un sospiro, chinando il capo. << Come al solito è impossibile farti ragionare. >>
<< Non ho motivo di cambiare idea, non di tratta di ragionarci su, lo sai anche tu >> dissi, tornando a guardare le riviste e iniziando a sfogliarle, mentre Ryltar arrivava con il cibo e il vecchio si allontanava, sconfitto.

<< Lo hai fatto arrabbiare di nuovo? >> chiese il Ramato, sedendomisi accanto e prendendo anche lui un giornale, guardandolo con curiosità, soprattutto le foto.
<< Ovviamente, abbiamo due idee e visioni completamente differenti >> replicai continuando a sfogliare il giornale alla ricerca di sue notizie. << Dovresti venire anche tu con me. >>
<< Ma col cazzo! >> rispose lui voltandosi a guardarmi. Non si usava utilizzare parole offensive nel villaggio, ma ormai il mio linguaggio scurrile e variopinto aveva corrotto anche lui. << Non ho mai messo piede fuori dall’isola, sarei morto dopo meno di trenta secondi. >>
<< Te ne darei dieci, baka >> ridacchiai alzando lo sguardo su di lui. << Magari fuori da qui ti trovi una donna vera. Non è che ne siano rimaste molte sull’isola. >>
<< Già... >> rispose serissimo, fissandomi in quella maniera che solitamente mi irritava non poco, capendo perfettamente il significato sottointeso.
Fortunatamente l’attenzione mi cadde sul giornale aperto che teneva in grembo e all’istante dimenticai la nostra conversazione, strappandoglielo via.
<< Ly? >> mi richiamò, senza ricevere risposta, mentre io iniziavo a leggere sul giornale la notizia della sconfitta di Big Mom e Kaido a Wano, dove avevano combattuto anche Luffy, Kidd e Law.
Saltai in piedi, leggendo con sempre maggiore attenzione, con Ryltar e altri del villaggio che mi guardavano stralunati.
<< Hanno sconfitto Big Mom, assieme... >> osservai tra me e me, scuotendo il capo. << Si sono... alleati? No, non è possibile... loro tre? >> sproloquiai tra me e me, camminando in circolo.
Lessi l’articolo, poi presi un altro giornale, ignorando Ryltar e le occhiate degli altri, dimenticai persino di mangiare.

I giornali raccontavano solo l’ultimo anno e lessi con fame gli avvenimenti di Punk-Hazard, scoprendo che Law fosse entrato mesi prima negli Shichibukai, per poi allearsi con Cappello di Paglia nell’isola segreta governativa.
Iniziai a leggere di quello che era accaduto a Dressrosa, prima che uno degli uomini dell’isola mi si avvicinasse, nervoso.
<< Un’altra barca sta arrivando al molo, Lyanna >> mi disse attirando la mia attenzione. << C’è sopra il capitano della nave. >>
<< Sta già arrivando... >> valutai, altalenando lo sguardo tra i giornali e la piccola imbarcazione che si avvicinava, per poi porgere il giornale a Ryltar. << Fai che non accada nulla a queste riviste. Voglio riconsegnarle ai pirati intere >> lo avvisai, sperando che con quel monito non finissero bruciate o strappate. Il ramato annuì.

Scesi rapidamente da sola verso il molo, aspettando l’arrivo del capitano dai capelli rossi, che saltò agilmente sul bagnasciuga avanzando verso di me che lo aspettavo a braccia conserte.
Mi fissava con disappunto, come se non si fidasse affatto, ma era comunque venuto lo stesso.
<< Heat mi ha detto che potresti aiutare Killer... >> iniziò a dire mettendosi le mani sui fianchi ed ergendosi in tutta la sua altezza. Era davvero enorme e altissimo. << Sentiamo un po’. Non mi sembri un’idiota che vuole morire così facilmente. >>
C’era minaccia nella sua voce e lo capivo perfettamente. Dargli la speranza che al suo vice si potesse togliere quel dannato sorriso lo aveva di certo incuriosito, ma dalla sua reputazione non avevo sospetti che me l’avrebbe fatta pagare cara se lo avessi deluso.
<< Forse posso fare qualcosa, anche se sono molti i fattori da tenere in considerazione. Soprattutto, dipende da quanto tempo è passato da quando ha mangiato il frutto >> gli dissi, incrociando le braccia al petto.
<< Circa tre mesi >> valutò lui serio, riflettendo << Forse quattro, non lo so con certezza. >>
<< Fino a quattro va bene, dopo potrebbe essere un problema. >> Evitai di dire che in quel caso il problema sarebbe stato solo mio, era già di per sé un discorso piuttosto difficile da fare, soprattutto da spiegare.
<< Cosa pensi di fare. Non si può annullare il potere di un frutto del mare. >>
<< Sì, o meglio, quasi sempre sì, non si può. Il frutto e il suo potere diventa tutt’uno con chi lo mangia, ma essendo un frutto artificiale forse qualcosa posso fare >> dissi, guardando poi verso la montagna. << Ma per spiegarti tutto ho bisogno di mostrarti delle cose, o con tutta probabilità non mi crederesti. >>
Tornai a guardarlo, inclinando il capo di lato. Kidd mi fissava con palese sospetto, indeciso se fidarsi o meno, poi dopo qualche secondo sogghignò, assottigliando lo sguardo.
<< Cosa mi dovresti mostrare, spiega e non farmi perdere tempo, mocciosa. >>
<< Guarda che avrò circa la tua età, se chiami mocciosa me è come se chiamassi moccioso anche te stesso >> replicai irritata, evitando di aggiungere qualche offesa più arzigogolata, puntando le mani sui fianchi a mia volta, mentre lui mi guardava malissimo. << E comunque beh, devo farti entrare la dentro per farti capire tutto >> indicai la montagna alle mie spalle.
<< Cosa c’è la dentro? >> domandò alzando lo sguardo verso il punto indicato.
<< Un luogo sacro, una città. Solitamente l’accesso è vietato a chiunque, tranne che a me, ma per questa questione posso fare un’eccezione. >>
Lui tornò a guardarmi, incuriosito ma allo stesso tempo sempre diffidente. << Andiamo, allora, facci strada >> ordinò, chiamando poi i suoi uomini con un cenno del capo.

Poco dopo eravamo già in cammino, attraversando la fitta foresta a piedi. Io, Kidd e altri quattro dei suoi pirati.
<< Hai combattuto a Wano contro Big Mom, ho letto >> iniziai a intavolare il discorso che mi premeva.
Lui sogghigno << Sì, e l’ho sconfitta! >>
<< Assieme a Trafalgar >> gli feci notare, facendogli sparire il sorrisetto dalle labbra.
<< Potevo farcela benissimo da solo. Quel perdente si è voluto mettere in mezzo comunque. Idiota vanaglorioso >> imprecò una serie di ingiurie a danni del chirurgo che mi fecero sorridere. << Avrei sconfitto anche Kaido, se non si fossero messi in mezzo lui e quel pazzo di Cappello di paglia. >>
<< Oh, sì! Ho visto che tutti e tre avete la stessa taglia, ma lui è considerato imperatore. Questo perchè lui ha sconfitto Kaido da solo e voi no? >> domandai standogli affianco.
<< Che?! No, ha solo assunto quell’aspetto, o forse è solo per questa storia della D. nel cognome, oppure perchè ha sconfitto Kaido. >> Si fermò, voltandosi a guardarmi. << Ma Kaido lo avevamo già affrontato prima, c’eravamo anche io e Killer. Cappello di paglia lo ha sconfitto solo perchè lo avevamo già sfiancato prima! >>
Lo guardai sorridendo, annuendo. << Puoi raccontarmi, capitano Kidd? >> domandai con entusiasmo sincero e lui in risposta mi sorrise, compiaciuto. Sembrava che raccontare quanto affrontato lo gonfiasse d’orgoglio e mi fu palese, attraverso le sue parole, che di Law e Luffy non era un nemico, quanto piuttosto un rivale.
Mi narrò tutto: da quando era stato catturato e portato prigioniero sull’isola, che tutta la sua ciurma si era messa a lavorare per lo Shogun pur di proteggerlo e che Killer aveva mangiato il frutto sotto la minaccia che lo avrebbero ucciso. Narrò che Cappello di paglia avesse fatto casino nella prigione dove erano rinchiusi e alla fine lui si era liberato, per poi attaccare tutti assieme il castello dell’ormai ex imperatore. Lo scontro contro Big Mom fu descritto nel dettaglio e non lesinò su nulla, benché fosse palese che cercasse di mettere in cattiva luce Law, come se fosse stato migliore di lui.
<< Che meraviglia >> mormorai ascoltandolo rapita, cosa che lui apprezzò particolarmente. << Avrei voluto esserci anche io >> ammisi, distogliendo lo sguardo nostalgica, sotto il suo sguardo incuriosito.
<< Mph, saresti morta dopo poco >> rise.
<< Probabile, ma sarebbe stato interessante lo stesso. >> Soprattutto sarebbe stato bello vedere Law combattere. Chissà quanto era diventato forte dopo quei due anni che non lo avevo più visto.

Alzai lo sguardo sulla montagna, di fronte a uno degli ingressi che portava all’interno, e guardai i miei accompagnatori. << Una volta all’interno, quando saremo vicini, vorrei che venissi da solo con me. Come ti ho detto è un luogo sacro e di solito non ci facciamo entrare nessuno. Ti spiegherò il perchè una volta entrati e solo a te. Non c’è nulla di pericoloso la dentro >> spiegai mentre mi guardava dubbioso e io sospirai. << Naturalmente se ti senti più sicuro ad entrare con i tuoi compagni... >>
<< Posso venire benissimo da solo! >> esclamò con un ghigno orgoglioso. Era decisamente più presuntuoso di Law, ma almeno puntare sulla sua arroganza funzionava, constatai.
Entrammo e iniziai a portarli all’interno della montagna, fino a raggiungere la scalinata con le statue dei draghi. Li mi fermai, osservandolo. << Da qui dovremo procedere solo noi due >> spiegai.
I quattro pirati e il loro capitano osservavano interessati la struttura e le statue gigantesche, chi affascinato e chi solo curioso, ma a tutti loro, mi accorsi, facevano un certo effetto.
Kidd annuì, guardando i suoi ragazzi. << Aspettatemi qui >> ordinò, per poi seguirmi oltre la scalinata.
Entrammo nei corridoi titanici della città fino a raggiungere il promontorio interno che dava su tutta la grotta illuminata dagli insetti luminescenti, e mi presi un istante a guardare lo stupore del rosso nell’osservarsi attorno.
Per riuscire a colpire anche lui di certo era uno spettacolo mozzafiato, ma non me ne stupii più di tanto.
<< Questa è una delle città antiche, una delle poche rimaste in piedi, costruita ancora prima dei cent’anni del grande vuoto. Sono passati più di mille anni, credo, ma è ancora in piedi, probabilmente perchè in pochi riescono a raggiungere l’isola e arrivarci, come hai visto, è molto difficile. >>
<< Sarebbe un luogo perfetto per dei pirati >> valutò lui guardandosi attorno. << Immagino che sia pieno di tesori. >>
<< Ce ne sono, confermo, ma sono sotto la montagna e chilometri d’acqua. Un fruttato non potrebbe mai arrivare a recuperarli, al massimo un uomo pesce, ma nessuno è mai sceso la sotto per poterli recuperare. >> Tranne Cassian, ovviamente. Dopotutto era il suo tesoro, del quale, oltretutto, estremamente geloso. Non volevo neppure immaginare quanto fosse contrariato nel vedermi apparire con Kidd. Sapevo che ci fosse, mi sentivo osservata e, notai subito, anche Kidd.
Si guardò intorno, nervoso. << Chi vive qui? >> domandò infatti, in allerta.
<< Non ti preoccupare, non farà nulla >> lo avvisai, ricevendo un’occhiata irritata. Si voltò avvicinandosi a me, minaccioso. << Non mi avevi detto ci fosse qualcuno. >>
<< Non te l’ho detto perchè deve restare un segreto. Ci vive qualcuno, è vero, e probabilmente ci sta osservando, ma non ci farà nulla >> spiegai, tornando a guardare la città. << Sai perchè i nobili mondiali si chiamano draghi celesti, Capitano Kidd? >> domandai, guardandomi attorno prima di tornare su di lui.

Non aveva smesso di guardarmi male, ma non sembrò volermi buttare giù dalla rupe per la rabbia. << Sono solo degli idioti >> replicò lui, diffidente.
<< Confermo, ma sono convinti che nelle loro vene scorra il sangue di chi ha creato il mondo. Alcuni dicono che siano stati dei draghi, delle divinità che potevano assumere quell’aspetto. Purtroppo tutto quello che si sapeva su di loro è andato perso nel disastro di Ohara. Qui, tuttavia, in passato abitavano i primi uomini che adoravano Dei dall’aspetto serpentino >> spiegai, tornando a guardarlo.
<< Non mi sono mai interessato a queste stronzate >> replicò assottigliando lo sguardo. << Vieni al dunque, mi stai annoiando. >>
Sospirai, annuendo. << Che ci siano persone che hanno il sangue di quelle creature è un fatto reale, vero. Il sangue di chi costruì il mondo. Quelle persone non hanno il potere di un drago, non del tutto almeno. >> Osservai distrattamente la città. << Ora, se quelle creature che esistevano un tempo avevano il potere di creare il mondo, e sono stati i primi a dare vita ai frutti del mare, cosa credi che potrebbero essere in grado di fare? >> domandai, rivolgendogli un’occhiata e incrociando le braccia.
<< Non mi piacciono i giochetti, donna! >> Sbraitò, seccato. << Smettila con questi giri di parole. Non sono qui per delle lezioni di storia. >>
Sospirai, scuotendo il capo. << Va bene, va bene. Dovevo farti una spiegazione basilare sul perchè potrei riuscire ad annullare il potere del frutto che ha mangiato Killer. In parte questo potere lo possiedo anche io >> spiegai, alzando le braccia. << Dovrei riuscire a estrarre il potere del frutto che ha mangiato per riportarlo nella forma originale di un frutto del mare. >>
Lui rise, scuotendo il capo. << Impossibile. >>
<< Sul serio? >> domandai accigliandomi. << In un mondo come il nostro dove si possono mangiare degli oggetti magici che danno poteri incommensurabili questo ti sembra strano? Hai un braccio meccanico che usi come se fosse quello vero grazie al tuo potere, è normale? >>
<< Hai delle prove che ciò che dici è vero? Potresti farlo anche con me, quindi? >>
Scossi il capo. << No, tu possiedi il frutto da troppo tempo. Morirei nel tentativo e sarebbe del tutto vano. Al massimo potrei provare a usarlo, ma solo per un attimo, sottraendo parte del tuo potere, ma senza poterlo davvero acquisire. >>

Kidd scosse il capo, contrariato. << Quello che dici è assurdo. Non ho mai sentito parlare di una cosa simile. >>
<< Infatti non è una cosa risaputa. >>
<< Chi diavolo sei tu quindi? Un mezzo drago celeste? >>
<< Un mezzo drago, per l’esattezza. Non mettermi al pari di quegli spocchiosi e arroganti esseri >> replicai, senza nascondere il fastidio. << Potrei spiegarti nel dettaglio cosa sono, ma poi ti annoieresti, no? >>
<< Mh... >> mormorò pensieroso, scuotendo il capo. << Che certezze ho? >>
<< Nessuna, a dire il vero, devi solo fidarti di me. Posso solo dirti che, nel caso peggiore, per Killer non cambierebbe nulla. >> A differenza mia che avrei potuto lasciarci le penne. << Ma ho un favore da chiederti, qualora accettassi. >>
Strinse lo sguardo, osservandomi con la solita aria minacciosa, senza però dire nulla.
<< Avrei bisogno di un passaggio fino a una qualsiasi isola. Non pretendo che mi accompagni chissà dove, scenderei al primo vostro approdo. Non voglio più stare qui. >>
Lui parve riflettere sulla mia richiesta, per poi annuire. << Si può fare >> annuì, incrociando le braccia. << Solo se riporterai Killer alla normalità, allora avrai un passaggio fino alla prima isola. >>
Sorrisi, senza nascondere la felicità a quelle parole. Quasi saltai di gioia.
<< Allora andiamo sulla tua nave. Possiamo farlo quando vuoi. >>
<< Fai strada, donna >> disse, nonostante non mi guardasse, rivolto verso la città, come a voler cercare di vedere dove fosse chi ci stava osservando.
Non mi feci ripetere due volte quell’ordine, voltandomi con rinnovata allegria. << Sì, capitano. >>

Tornammo indietro e prendemmo subito il mare per arrivare alla nave. Non ebbi neppure il tempo di dire qualcosa a Ryltar o al capo.
Ormai era pomeriggio inoltrato.
Risaliti sulla Victoria Punk, Kidd mi portò subito all’alloggio del suo secondo, fermandomi poi all’ingresso. << Aspetta qui! >>
Sparì nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Passò diverso tempo prima che il rosso riaprisse, lanciandomi un’occhiata dubbiosa spostandosi di lato per farmi entrare nella stanza. 
<< Kidd mi ha detto che potresti annullare il frutto che ho dovuto mangiare >> osservò Killer non appena entrai.
<< Più che altro prendere l’effetto e scaricarlo su un frutto, a proposito, avete qualcosa qui sulla nave? Mela, pera, banana? >> domandai, osservando il rosso che annuì. Si voltò, dando ordine di portare un vassoio in tempi celeri.
<< In che consiste? >>
<< Dovrai stare disteso e non fare nulla, io cercherò di toglierti di dosso questa… cosa orripilante che ti è capitata >> spiegai sedendomi accanto al letto, osservando il secondo dei pirati di Kidd. Stava decisamente molto meglio della notte prima. << Non sentirai nulla. È più complicato per me che per te. >>
<< In che senso? >> domandò Kidd.
<< Nel senso che una volta finito è probabile che perda i sensi. >>
Se avessi avuto sotto mano la perla sarebbe stato di certo più facile, ma anche quella era rimasta nelle mani di Law. Certo, se l’avessi ancora avuta l’avrei usata per ritrovarlo senza pensarci.
<< Fallo >> mi disse Killer, privo di inflessione, ma percependo un certo affanno, o speranza, in quella parola.
Attesi che mi portassero la ciotola con la frutta, e poi mi concentrai su di lui, richiamando i poteri che in quegli anni Cassian mi aveva insegnato a usare.
In realtà una cosa simile non l’avevo mai provata a fare, ma dirlo a loro sarebbe stato controproducente. Sapevo che non avrebbe rischiato nulla, ma non avevo idea di quello che sarebbe successo a me nel tentare. Tuttavia non potevo farmi sfuggire quell’opportunità, l’unica che avessi.
Non osservai nessuno dei due direttamente, poggiando una mano sul petto di Killer, percependo il suo respiro affaticato e il calore del corpo, per poi concentrarmi, trovando subito ciò che cercassi.
A differenza dell’effetto di un frutto del mare vero, lo smile lo sentii sporco, sbagliato, corrotto, e tentai subito di afferrarlo. Al contempo, attraverso quell’operazione, la mia volontà ed energia iniziarono a svanire rapidamente.
Era espanso nel corpo di Killer come una ragnatela estesa, difficile da strappare via più di quanto pensassi, come una sorta di simbionte, e non appena riuscì a straccarla sentii il potere del frutto artificiale tentare di attecchire su di me.
Rapidamente spostai la mano su una mela del cesto, scaricando tutto quel potere in quell’oggetto, vedendolo decorarsi e prendere la forma tipica di un frutto del mare.
La volontà sfumò con quell’ultima azione, mentre nel mio campo visivo tutto cambiava, facendosi meno nitido e via via sempre più piccolo.
Mi sembrava lievemente di vedere della nebbia e mi accorsi che le mie mani fumavano, ma non solo quelle. Le braccia e le mani avevano assunto l’aspetto una pelle scura, con piccole squame nere e dorate, ma non ebbi il tempo di guardarle con attenzione che tutto divenne grigio e poi buio.
Quando riaprii gli occhi non capii dove mi trovassi. Sentivo come di essere cullata, una sensazione famigliare di una nave in mare, ma non misi a fuoco immediatamente dove fossi. Ci misi un attimo per capire che ero sul letto dove prima era steso Killer e che mi trovassi sulla Viktoria Punk, nella cabina del secondo.
Tentai di alzarmi, ma la testa prese a girarmi terribilmente, rendendomi conto di non avere nessuna energia, completamente sfinita.
Mi avevano buttato addosso una coperta, e li ringraziai mentalmente per quel gesto, dato che mi sentivo scottare ma al tempo stesso tremavo dal freddo. Forse avevo esagerato, viste le mie condizioni.
Non che fosse la prima volta.
Altalenai tra la veglia e il sonno, svegliandomi a tratti per poi tornare a dormire. Sentii che qualcuno entrava, di tanto in tanto, diceva che scottavo, ma che almeno respirassi ancora.
Non so per quanto tempo continuai a stare in quelle condizioni, ma quando riaprii gli occhi con un po’ più di lucidità non c’era nessuna luce, tranne quella di una candela a lato del letto.
Avevo una fame terrificante.
Con la testa che mi girava tentai di alzarmi, imprecando svariate volte dalla frustrazione e tenendo a mente di non fare mai più una cosa simile.
Killer entrò in quel momento, fermandosi alla porta. Io alzai lo sguardo su di lui, per poi barcollare stringendo una mano sulla fronte per via della perdita di equilibrio che mi provocò, poggiandomi di riflesso alla parete, continuando a imprecare.
<< Vedo che ti sei ripresa >> osservò avvicinandosi. Mi accorsi che aveva con sé un piatto con del cibo.
<< Oh Dea, grazie! >> mormorai con l’acquolina in bocca, rinunciando a stare in piedi e sedendomi sul letto di nuovo.
Lui me lo porse, lasciando poi sul tavolino quello che sembrava un grosso bicchiere. << C’è anche dell’acqua… >>
<< Giusto... acqua… aspetta >> dissi mangiando un boccone e realizzando dove fossi… dove fossi davvero.
<< Avete anche… del Sakè? Della birra? O qualsiasi altro alcolico? >> domandai alzando lo sguardo su di lui.
Killer chinò di lato il capo, incrociando le braccia. << Vuoi bere sul serio? >>
<< Ucciderei per un boccale di birra. Sono quasi due anni che non bevo un alcolico! >>
Fece mezzo sbuffo, divertito. Solo uno sbuffo. Non rideva più.
<< Oh… ha funzionato? Non hai più… il frutto… >>
<< No, come se non lo avessi mai mangiato. Posso addirittura nuotare di nuovo >> confermò con un cenno del capo. << Ti sono debitore, per ben due volte, a quanto pare. >>

Sorrisi, ma non replicai, tornando a mangiare con voracità. Bevvi l’acqua per poi terminare quella che era la mia sorta di cena.
<< Kidd mi ha detto che in cambio hai chiesto di portarti via da qui >> valutò lui.
<< Sì, non voglio darvi disturbo, solo lasciare l’isola. Andrà benissimo il primo posto in cui siete diretti. >>
Lui si sedette di fronte a me. << Il capitano mi ha anche spiegato una storia strana sui draghi e una città sotto la montagna. >>
<< Non mi sembrate una ciurma di pirati interessata alla storia e cultura del mondo. Mi sembrate il classico gruppo di: vado, distruggo, razzio, porto via tutto, uccido, faccio a pezzi, magari non in questo ordine preciso. >>
<< Vero >> confermò lui con un cenno del capo, coperto dalla maschera << tendiamo a divertirci. >>
Lo disse in una maniera strana, tra il divertito e il minaccioso, che mi fece smettere di mangiare, come se improvvisamente mi sentissi davanti a un possibile pericolo.
Erano pur sempre pirati, della peggiore generazione, tra i più violenti e crudeli. L’ironia forse non era del tutto sensata da usare.
<< È comunque curioso vedere una persona cambiare in parte aspetto, fumare e cambiare colore degli occhi, annullando un frutto del diavolo ingerito >> osservò, calmo come un predatore, e nell’osservarlo mi domandai chi tra lui e Kidd potesse essere il più pericoloso.
Il rosso era straordinariamente forte, era chiaro, ma le domande precise di Killer erano fin troppo mirate. Non ci girava attorno, ponderava e rifletteva, ma poi era diretto.
<< Questo è un mondo dove ciò che desideri si avvera. Così sono nati i frutti del diavolo, dopotutto. >>
<< Peccato che però non funzioni propriamente in questo modo. >>
<< Se vuoi avere spiegazioni e precisazioni sarò con voi per un po' di tempo, potrò rispondere alle tue domande. >>
<< Più che altro mi chiedo che altri poteri tu possa avere >> valutò, incrociando le braccia al petto, e io potei percepire un leggero sospetto, da parte sua, come se, nonostante tutto, non mi avesse ben inquadrato.
Forse non si fidava, anche se gli avevo salvato la vita e tolto quella roba crudele di dosso, ma, tutto sommato, era anche saggio e coerente cercare di capire chi fossi.

<< Non sono un nemico >> sottolineai seria, chinando il capo. << Voglio solo andare via da qui. >>
Lui annuì, voltandosi poi verso la porta << Avremo modo di parlare. Domani partiremo all’alba. Se hai qualcosa da prendere ti consiglio di tornare sull’isola adesso. >>
Non aggiunse altro, lasciandomi seduta a finire di bere e sistemarmi, razionalizzando, finalmente, che sarei finalmente riuscita una volta per tutte ad andare via da quel posto.
Sarei finalmente tornata da Law.
   
 
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