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Autore: Spreeng    27/03/2024    1 recensioni
Ambientazione moderna (AU - era moderna) ed ispirata al film QUASI AMICI.
Sesshomaru viene inserito in un programma di recupero, e viene seguito da una giovane donna dal cuore d'oro...come andrà a finire?
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Miroku, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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"Piacere, Rin Noto." si presentò al proprio interlocutore, un piccolo kappa verde dai grossi occhi gialli, seduto ad una scrivania.
"Ah, giusto: la signora Gobodo l'aveva detto, che sarebbe venuta oggi; mi consegni pure il curriculum, gli darò un'occhiata quando mi sarà possibile, d'accordo?"
L'espressione confusa della giovane donna umana ed il silenzio prolungato dopo la sua richiesta perplimerono alquanto il piccolo demone.
"Scusi, signorina, c'è qualcosa che non le è chiaro?" tentò.
"Ehm, in realtà signor..." lo sguardo di Rin vagò per l'ufficio, alla ricerca di un qualche indizio sul nome del kappa; convinta di averlo trovato, decise di verificare "...Jaken, giusto?"
"Jaken è il mio nome, ma per lei sono il signor Rokudo." puntualizzò il piccoletto.
"Molto bene, signor Rokudo; in realtà non sono qui in cerca di un lavoro, ma sono sicura che la signora Gobodo le avrà già spiegato la situazione, giusto?"
"Ha detto di togliere l'annuncio di lavoro per questo negozio e di aspettare Rin Noto, nulla di più" spiegò Jaken "Anche se sono passati vent'anni, da quando ho iniziato a lavorare per lei, come segretario, devo ammettere che le sue istruzioni sono sempre ridotte all'osso, senza che dia mai alcuna spiegazione; alla fine ho deciso di affidarmi al mio intuito, e devo dire che sono diventato abbastanza bravo, nel tempo."
Rin si stava sforzando di non ridere, un po' perché lo trovava buffo e un po' perché le dispiaceva doverlo deludere.
"Ecco, vede: in realtà io sono qui solo per supervisionare un'altra persona, che è quella che dovrà lavorare qui oggi." espose, prima di voltarsi verso la porta "Avanti, vieni pure: non è educato far aspettare le persone."

Pochi secondi dopo, la porta si aprì e Sesshomaru entrò e salutò il kappa, pur con un tono alquanto svogliato.
"Buongiorno." disse, praticamente esalando, quell'unica parola.
Jaken non aveva bisogno delle presentazioni, per capire chi aveva di fronte: quei lunghi capelli bianchi, quelle strisce sulle guance, quegli occhi colore dell'ambra,...il figlio del suo capo era cresciuto, a quanto pareva.
"Sesshomaru, quanto ti sei fatto grande." non potè trattenersi dal dire "Cosa ti porta da queste parti? Per caso hai intenzione di aiutare la signora ad occuparsi dell'attività sul fronte finanziario?"
"F-f-finanziario?" si intromise Rin, confusa dalle parole del piccoli demone verde "Nono, lui sarà qui in giornata come commesso; la signora Gobodo è stata davvero così criptica?"
"Il lupo perde il pelo, ma non il vizio." commentò Sesshomaru, spiazzando gli altri presenti "Non preoccuparti, Jaken: ho qualche ricordo, di quando mia madre parlava di quanto fosse divertente tormentare il proprio segretario."
Il diretto interessato deglutì, preoccupato.
Se l'annuncio per la posizione di consulente finanziario serviva ancora e lui lo aveva cancellato sarebbe stata una lunga giornata, che avrebbe passato a scervellarsi su di quale morte sarebbe dovuto morire.
"Ma evidentemente sai fare il tuo lavoro, se non sei stato licenziato dopo tutto questo tempo, quindi rallegrati." sentì proseguire Sesshomaru.
In effetti, aveva senso...e Jaken già si sentiva meglio.
"Sì, ehm, dunque: per fare il commesso è necessario saper informare i clienti, mostrarsi disponibili a dare loro una mano e sapere quali articoli siano presenti o meno in magazzino."

Rin spostò l'attenzione dal kappa al demone cane.
"Potremmo cominciare dall'assistenza clienti, che ne dici Maru-chan?"
Se uno sguardo avesse potuto uccidere, la donna sarebbe stata nei guai.
Se ne accorse anche Jaken, che commentò con una risatina nervosa.
"Beh, direi che hai ereditato anche la durezza, dalla madre."
iniziò "Ma sì dice che la pratica renda perfetti, giusto signorina Noto?"
La donna confermò, ed assicurò al demonietto verde che non ci sarebbero stati problemi.
"Me lo auguro; adesso, se voleste scusarmi, devo occuparmi di tutte le pratiche dietro questa iniziativa, quindi potete andare."
E così fu.

Una volta fuori dall'ufficio, Sesshomaru aveva l'espressione di chi si aspettasse una risposta quantomeno convincente.
"Quando pensavi di dirmelo, Noto?"
"Che cosa?" domandò lei.
"Sai perfettamente di cosa sto parlando, quindi non cercare di apparire più stupida di quanto tu non sia già, è chiaro?"
"Ha parlato quello sveglio." sussurrò Rin.
"Che cosa?!"
"Niente, solo un pensiero ad alta voce."
Sesshomaru ripartì all'attacco.
"Chi ti ha dato il permesso di chiamare mia madre ed organizzare questa pagliacciata, destinata a fallire?"
"Non sapevo di aver bisogno del tuo permesso, per fare una telefonata" lo provocò la donna umana "E tua madre era liberissima di rifiutare la mia chiamata, ma ha fatto la sua scelta e l'ha accettata; ti basta, questo?"
"Per niente; anche perché si può sapere come hai avuto il numero privato di mia madre?"
"Ha importanza?"
"Molta, per me." insistette Sesshomaru.
"Me l'ha passato Kagura: avrà organizzato un incontro con tuo padre..."
A quelle parole, il demone cane iniziò a ringhiare minacciosamente, rivolgendole uno sguardo feroce.
"...con Toga Taisho, hai ragione, e lui le avrà girato il numero di telefono; non lo so, comunque, lei non me l'ha detto ed io non ho chiesto."
Dopo una breve pausa, il suo interlocutore stabilì di averne avuto abbastanza, ed iniziò ad incamminarsi verso l'uscita.
"Me ne vado, non ho intenzione di prestarmi a questo patetico spettacolino; inventati qualcosa per Jaken e..."
"Perché devi fare tanto il difficile?" lo interruppe Rin.
"Mi hai incastrato."
"Non ti ho incastrato, ti ho fatto un favore" lo corresse.
Sesshomaru si fermò e si voltò.
"Sappiamo bene entrambi che conosci il catalogo Gobodo come le tue tasche: tua madre sembra essere l'unica persona a questo mondo verso la quale riesci a provare sincero affetto, e non ci credo neanche morta, che ti interessi così poco del suo lavoro."
Su questo non poteva contraddirla.
"Ti ho portato qui perché volevo che ti sentissi più a tuo agio, per farti sentire un'atmosfera più vicina a casa; quindi, per favore" lo pregò Rin, poggiando le mani giunte sulla guancia sinistra "Aiutami ad aiutarti, ok?"
Dopo un'attenta valutazione, Sesshomaru giunse alla conclusione che, se non avesse accettato, questa noiosa piccola peste lo avrebbe comunque importunato per il resto della giornata...e la prospettiva non lo entusiasmava minimamente.
La soluzione migliore era arrendersi e sopportare.
"Va bene." sbuffò, prima di dirigersi a prendere l'uniforme.

 

Due donne umane, all'incirca venticinquenni, entrarono nel negozio e rimasero affascinate dai numerosi kimono, chemisier e camicie in esposizione.
Si aprono le danze.
"Buongiorno, signorine, come posso aiutarvi?" chiese loro Sesshomaru.
Una delle due, dalla carnagione olivastra e dai riccioli neri, ridacchiò alla vista del bel demone, e rispose giocosamente.
"Eravamo venute qui per fare acquisti, ma adesso siamo più interessate al tuo numero, carino."
È vero che il cliente abbia sempre ragione, ma ci sono momenti in cui è giusto mettere le mani avanti.
Certe frivolezze proprio non riusciva a sopportare.
"Apprezzo il tentativo, ma lei non è il mio tipo." posò lo sguardo sull'altra donna, leggermente più bassina e dai lunghi capelli biondi "E lo stesso vale per la sua amica."
Le due si guardarono, e per un attimo fu come se si fossero dimenticate di lui...solo per tornare alla carica.
"Oh, capisco: il suo ragazzo dev'essere molto fortunato."
Sesshomaru non sapeva se essere sorpreso, deluso o rassegnato; era vero che parecchi suoi coetanei maschi avevano espresso apprezzamenti nei suoi confronti, ma non era convinto di dare così tanto l'idea. Non si aspettava che le sue interlocutrici capissero quello che intendeva, anche questo era vero, ma che almeno non partissero dal presupposto che non trovarle attraenti volesse per forza di cose schifare il genere femminile.
"Forse avete ragione." cercò di liquidare l'argomento "Tornando a voi: stavate cercando qualcosa in particolare?"
La prima, quella con la carnagione olivastra, prese la parola per prima.
"Sto cercando un kimono che possa andare bene per un'uscita galante, ma che non urli ai quattro venti 'ostentazione', se capisce cosa intendo."
Sesshomaru non ne aveva idea, ma si sentiva ancora sufficientemente alleggerito, dopo il commento sulla sua ipotetica dolce metà; perciò decise di sforzarsi per essere educato.
"Mi aiuti a capire, per favore."
"Oh, naturalmente: vede, la verità è che ho un gokon con la mia amica, e vorrei apparire elegante, ma senza dare l'impressione di essere inavvicinabile." spiegò la cliente.
"Forse so qual è il capo che cerca." rispose il demone, con voce neutra.
Prima di incamminarsi verso l'abito che aveva in mente, rivolse lo sguardo verso l'altra donna, quella più bassina.
"E lei, invece? Cosa desidera, per sé stessa?" domandò.
"I-io vorrei che..." si interruppe, insicura su come proseguire "c'è qualcosa che pensa potrebbe valorizzarmi?"
Perché gli aveva posto una simile domanda? Voleva davvero affidare le sorti della propria serata ad un commesso che, anche se non lo sapeva, la disprezzava? Sesshomaru non voleva davvero crederci, ma non poteva nemmeno dire di non averne idea, perché sapeva bene che non sarebbe stato bello da dire, e Rin, che fingeva di sistemare le pile di abiti, glielo avrebbe rinfacciato.
"Non sono la persona giusta a cui chiedere, ma posso dire che sei minuta, e questo è un buon punto di partenza, e hai un aspetto delicato, motivo per cui anche a te si addirebbe un motivo floreale."
Sperava che questo piccolo turbine di parole l'avesse tenuta impegnata abbastanza per permettergli di controllare se ci fosse ancora un esemplare taglia S di uno chemisier blu che aveva intravisto mentre entrava.

Con immenso sollievo di Sesshomaru, c'erano entrambi i capi, ognuno con la taglia adatta alla rispettiva cliente.
Il primo era un kimono floreale nero con rose rosse, camelie bianche e gigli; ricordava di averlo visto disegnare alla madre, che lo aveva chiamato PERSEPHONE, come la sposa del dio greco degli inferi. Taglia M.
Il secondo era uno chemisier blu tappezzato di rami in fiori; il nome di quest'altro, se non andava errato, era STENDAHL. Taglia S.
Le due donne li provarono, rimasero soddisfatte e ringraziarono Sesshomaru per l'assistenza riservata loro.

 

La giornata proseguì, tra persone più o meno gentili, fino all'orario di chiusura, e Jaken si rallegrò che non fosse accaduto nulla di grave, visto che probabilmente si era già salvato per miracolo da un richiamo da parte del capo.

 

"Farò sapere alla signora, vostra madre, che la giornata è andata bene." li salutò, prima di rimettersi al lavoro per sistemare le ultime questioni.
"Ti ho visto molto dedito, oggi; lo vedi, che devi fidarti di me?" lo punzecchiò Rin, in auto.
"Ho solo aiutato qualche persona a scegliersi un abito che indosserà due o tre volte e poi tratterà come una reliquia, lasciandolo a prendere polvere in un armadio, oppure come vestaglia per starsene a casa a vegetare; non è nulla di cui andare fieri."
"Sai, sembri quasi dispiaciuto, dal tono."
"L'aspetto che meno apprezzo dell'abbigliamento è la vendita: non c'è più la magia che contraddistingue il momento della creazione; al suo posto vedo solo il disagio nel vedere il proprio lavoro finire nelle mani di qualcuno che crede di meritarselo solo perché può permetterselo." replicò Sesshomaru.
Passò qualche minuto, prima che Rin rompesse di nuovo il silenzio.
"Perché hai bevuto, ieri sera?" lo interrogò "E non provare a dire che ti annoiavi, ok?"
"Dobbiamo per forza affrontare l'argomento? Ho fatto il bravo, come volete tu e Kagura, e in tutto questo non ho ancora ricevuto le mie scuse."
"Ancora? Ti ho già detto che mi...aspetta, ehi: non cambiare discorso!"
"E tu impara a fidarti di me: la fiducia non può essere a senso unico, dico bene?" ribattè il demone cane.
"Ma una cosa del genere io la devo segnalare, lo capisci?"
"E invece non lo farai, perché avresti già dovuto farlo ieri, ma così non è stato."
"Qui stiamo parlando del tuo bene, Sesshomaru, non è uno scherzo."
"Ma fammi il piacere, a nessuno interessa."
"Perché dici una cosa così brutta?" domandò Rin.
"Perché è così, non provare a psicanalizzarmi."
"Prima o poi ne dovremo parlare, che tu lo voglia o no; oppure preferisci tornare in prigione o allo sbando? Lo hai detto tu stesso, che preferisci addirittura la mia compagnia, piuttosto che la loro."
Senza che se ne accorgessero, erano già davanti alla sede del progetto.
Nel parcheggio antistante, oltre a loro, c'era una NISSAN GTR della polizia.

 

"Ciao Rin." salutò Shiori.
"Shiori, che ci fate tu e Sango, qui?"
"Beh, passavamo per di qua, lei era preoccupata per te...e ho deciso di assecondarla, per questa volta."
Sesshomaru uscì dalla Opel Corsa rossa di Rin e andò da lei, che era in compagnia di una mezzo-demone, da quel che il fiuto gli suggeriva.

 

"Ah, Sesshomaru: scusa se sono corsa via senza salutarti; oh, a proposito: Shiori, lui è..."
"Taisho, sei tu?" bisbigliò la donna.
Rin tacque.
Sesshomaru inclinò la testa di lato e chiese:"Ci conosciamo, per caso?"
Le guance della mezzo-demone si imporporarono: davvero lo aveva dimenticato? Oppure sarebbe bastato un piccolo input?
"Ti ricordi di Funakoshi, quella che balbettava e che una volta ti ha tirato uno schiaffo?"
Fu in quel momento che, senza che nemmeno lui se lo aspettasse, il demone cane si ritrovò a corto di parole e non riuscì ad articolare nulla di più intelligente di:
"Oh, cazzo."





Scusate il ritardo, ma ieri ero davvero stordito 😅😆
   
 
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