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Autore: ChemistryGirl    07/04/2024    4 recensioni
[Storia Interattiva - Iscrizioni aperte]
Anno 1886
C’è una leggenda tra gli studenti di Hogwarts, un mito raccontato a bassa voce nei corridoi del castello: si vocifera che esista un Club clandestino composto da persone rivoluzionarie, che saranno in grado di lasciare un segno nella storia. C’è chi è sicuro che sia una bugia e chi invece spera di essere invitato a farne parte, ma nessuno ne ha la certezza.
Ora però i componenti del “Dominus Club” stanno reclutando nuovi membri. Chi riuscirà a superare la selezione?
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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Presentazione 
pt.2

 
 
 
Sabato 28 Agosto 1886,
Londra, Mayfair
 
 
Il ticchettio dell’orologio a pendolo, accompagnato dal lieve scribacchiare della piuma sulla pergamena pregiata, riempiva lo studio immenso, così austero da costringere chiunque vi mettesse piede a mantenere un silenzio forzato e quasi soffocante. 
Remiel Writingham, fermo immobile e con la schiena talmente diritta da sembrare che qualcuno gli avesse infilato negli abiti una lancia, studiava il padre lavorare con serietà dietro l’imponente scrivania di mogano. Nessun pensiero concreto gli passò per la mente mentre attendeva che l’uomo gli rivolgesse la parola, semplicemente rimaneva lì: pronto a rispondere a ogni quesito che gli sarebbe stato posto.
Gli occhi scuri del giovane scivolarono dai tratti decisi del genitore alla grande finestra a volta, posta dietro le spalle di quest’ultimo, e poté così scorgervi il suo riflesso: il completo blu pavone metteva in risalto il suo fisico slanciato, come anche la sua carnagione rosata, e alcune ciocche dei lunghi capelli, racchiusi in un basso codino con un nastro nero, gli ricadevano sulla fronte. L’espressione neutra veniva tradita da una luccichio di assoluto fastidio che gli caratterizzava lo sguardo altrimenti vuoto, il tutto poi veniva accentuato dalle grosse sopracciglia che calavano sugli occhi rendendoli quasi imbronciati.
<< Sei pronto per il nuovo anno scolastico? >> domandò Gabriel Writingham senza spostare la sua attenzione dai documenti che stava redigendo con cura e meticolosa precisione.
<< Sì, Signore. >> 
<< Questo è il tuo sesto anno e il tuo compito è preparati al meglio per gli esami del prossimo anno, spero che non insorgeranno problemi di qualsivoglia natura. >> 
Per un paio di secondi nell’animo di Ramiel infuriò una feroce battaglia, dove il desiderio di farsi valere si scontrò con l’istinto di sopravvivenza. Visto che il silenzio si protrasse per troppo tempo, il padre sollevò gli occhi chiari su di lui e il giovane si vide costretto a soffocare qualsiasi tipo di emozione, in particolare la rabbia per le parole appena udite << Certamente. >>
<< Hai intenzione di continuare a far parte di quel Club… come si chiama? Arte? >> 
<< Belle Arti. >> non potendo stringere le mani a pugno, si limitò ad afferrare il tessuto dei pantaloni tra il pollice e l’indice nella speranza di scaricare un po’ della sua frustrazione << Ho già lasciato il Club del Libro per potermi dedicare meglio agli studi. >> 
<< Ma so che sei uno degli assistenti del bibliotecario. >> 
<< Saltuariamente. Più che altro do una mano nei momenti più caotici. >> 
Gabriel studiò con meticolosità la figura del figlio maggiore, il gioiello più brillante della sua corona, e lo soppesò con fare critico, nella stessa maniera con cui valutava un possibile affare o la merce che giungeva con le navi da ogni parte del mondo. Dopo un attento scrutinio parve essere soddisfatto del risultato e accennò a un breve gesto di assenso << Puoi andare. >> 
Rémy, dopo essersi esibito in un perfetto e profondo inchino, girò sui tacchi e a passi lunghi e misurati uscì dallo studio. Una volta che la porta si fu richiusa percepì un peso sollevarsi dalle sue spalle e al contempo l’irritazione, che aveva trattenuto per tutta la durata dell’incontro, cominciò a bruciargli così ferocemente che ebbe l’impressione che le viscere stessero andando a fuoco. Decise quindi di non poter rimanere nella casa di famiglia e per tale ragione si diresse verso la sua camera dove trovò il suo amato King Charles Spaniel: William, appena lo vide apparire sulla soglia della porta, gli andò incontro festante e uggiolante benché si fossero separati per al massimo trenta minuti.
<< Sì-sì, anch’io sono felice. Ovviamente mi sei mancato. >> con un sorriso dolce afferrò il cane e se lo strinse al petto << Ti andrebbe di fare una passeggiata? Sì? Bene, andiamo. >> 
Scese quindi le scale e si diresse con una tale foga e rabbia verso l’uscita da non accorgersi della figura della sorellina di nove anni, Séraphine, che stava attraversando l’atrio per andare nel salottino dove l’attendeva la madre, e a cui tagliò la strada. Non udì nemmeno l’ansito di protesta della piccola, ma percepì chiaramente la leggera afa della giornata di fine agosto investirlo non appena mise piede fuori dalla dimora. Non si lasciò scoraggiare, anzi mise il guinzaglio a William e insieme si incamminarono per le strade alberate di Mayfair. 
 
 
§§§
 
 
Lunedì 30 Agosto,
Irlanda del Nord
 
 
<< Alla fine anche il Signor Gladstone è stato una delusione. >> 
<< Ritengo che abbia fatto del suo meglio, solo che agli inglesi piace causare problemi. >> una dama, zitella da talmente tanto tempo che nessuno aveva il coraggio di chiederle precisamente quanto, con indosso una cuffia bianca orlata di pizzo, strizzò gli occhi con foga nella speranza di centrare la cruna dell’ago al primo tentativo << Inutili babbani. >> 
<< Concordo con la Signora Murphy. >> Ruth, colei che faceva le veci della padrona di casa, annuì spostando gli occhi scuri da una ospite all’altra mentre continuava a sferruzzare come un’indemoniata << Tutta colpa di quella Ciambella là. >>
<< Chamberlain. >> la corresse la figlia Gladys, ricevendo un’occhiataccia dalla madre. 
<< E io che ho detto? >> 
<< Sta di fatto che l'Home Rule Bill(1) non è andato a buon fine. >> si intromise Signora Walsh che pareva avercela a morte con il primo ministro babbano << Una totale disfatta. L’indipendenza irlandese è sempre più lontana e ci tocca assistere a litigi e spargimenti di sangue del tutto evitabili. >> 
Fergus Tyndareus Sharp, ultimogenito del padrone di casa, seduto in mezzo alle gentildonne della sua cittadina, ascoltava con avidità e annuiva tutto il suo assenso intanto che ricamava con maestria una rosa rossa all’angolo di un fazzoletto da taschino. 
<< Dovremmo trovare il modo per sostenere questa battaglia, magari potremmo organizzare qualche evento nella sala delle assemblee. >> Ruth roteò uno dei suoi ferri neanche fosse una clava, facendo rimpiangere al nipote la possibilità di immortalare una scena del genere. 
<< Ah! Il vecchio O’Brien non ci darà mai la possibilità di riunirci per un motivo del genere. >> la Signora Murphy roteò gli occhi al cielo pensando al loro sindaco << Quello là non vuole problemi di qualsivoglia natura. Se dovessimo proporgli una cosa del genere dirà che siamo affette da un isterismo di massa. >> 
<< Potreste ricordargli di come ha vinto il concorso del più bel patio fiorito di questa primavera. >> prese parola il Corvonero attirando così l’attenzione delle dame riunite.
La signora Walsh aggrottò la fronte, anche se un principio di sorrisetto maligno iniziava a delinearsi sulle labbra screpolate << Cosa intendi? >> 
<< Pare che abbia dato una spintarella in più ai suoi fiori. >> 
<< Ma la magia era bandita! >> Gladys sbatté con forza il suo ricamo in grembo, furiosa al pensiero di tutta la fatica e dedizione - inutile - che aveva profuso per far germogliare le sue primule << Hanno pure fatto dei controlli. >> 
Fergus si avvicinò la mano alla bocca, come se volesse sussurrare il pettegolezzo anche se poi usò il suo tono normale << Infatti ha usato una mistura babbana. Pensate, si è spinto fino a Drumsurn(2) per recuperarla! >> 
Un vociare frenetico si sparse per la stanza, tant’è che la padrona di casa dovette schiarirsi la voce un paio di volte prima che una parvenza di quiete tornasse a governare << Ti ringrazio del tuo aiuto Fergus, ci tornerà molto utile. Avrei però una domanda per te: perché sei qui, invece che in camera tua a preparare la valigia per la tua imminente partenza? >> 
Il giovanotto si drizzò e sorrise candidamente alla matrona << Oh, ma non c’è fretta. Inoltre preferirei rimanere qui con voi a ricamare. >> 
<< Ritengo che sia meglio che tu vada al piano superiore. >> 
<< Ma-ma… >> 
<< Theresa. >> 
A sentire il nome della ragazza che la nonna e la zia volevano che lui sposasse, il ragazzo saltò su come una molla e si esibì in un perfetto inchino << Mie amate signore, è stato davvero un piacere passare del tempo con voi. Ahimè tutto però ha una fine e mi devo accomiatare. Spero di rivedervi durante la pausa natalizia. Arrivederci. >>
Una serie di divertiti saluti lo accompagnarono all’uscita che lui guadagnò in tempo record.
 
 
§§§
 
 
Martedì 31 Agosto,
Diagon Alley, Londra
 
 
Lo scalpiccio prodotto da Esme Josefina Santiago sui ciottoli veniva attutito dal brusio delle persone che si affrettavano a compiere gli ultimi acquisti prima che i negozi mettessero in evidenza i cartelli con su scritto “chiuso”. La messicana camminava speditamente, zigzagando con abilità ed esperienza tra i pedoni, arricciando però il grazioso nasino quando ne incontrava alcuni particolarmente lenti e spaesati. Stringendosi al petto il pacchetto avvolto da carta di giornale e richiuso con dello spago, svoltò in una viuzza chiusa di Diagon Alley e lì, incastonata come una gemma preziosa in una miniera, vi era l’unico teatro magico di tutta la capitale: Muses Court. L’edificio era un perfetto esempio di architettura georgiana, con elementi classici di derivazione romana come le colonne che abbellivano l’entrata, rendendola maestosa e imponente. La Grifondoro superò l’alto portone con la stessa disinvoltura di chi rientra a casa dopo una passeggiata edificante. Senza rallentare attraversò il foyer e poi la platea finché non giunse dietro il pesante drappo che nascondeva il palco.
<< Meredith hai per caso visto mia sorella? >> 
La stilista, con le braccia cariche di abiti da sistemare dell’ultimo minuto, non la degnò neanche di uno sguardo ma si premurò comunque di risponderle << Credo di averla intravista dietro le quinte. >>
La giovane non ebbe però modo di ringraziarla a dovere visto che la donna scomparve alla vista in un battito di ciglia. Dunque, dopo aver salutato un gruppetto di maghi che si stavano occupando delle scenografie e che ricambiarono principalmente con dei grugniti, si diresse nel retropalco dove erano stipati un numero indefinito di ballerini. Che fossero aumentati dopo che era uscita?
Riuscì a intercettare Rose, una delle ballerine principali, che non l’aveva notata finché non si sentì afferrata per l’avambraccio << Oh, dolcezza. Sei tornata! >>
<< Sì, da pochi minuti… mi potresti dire cos’è successo? Come mai vi siete moltiplicati? >>
Rose roteò gli occhi << Michael e George si sono fatti male durante le prove, quindi abbiamo dovuto chiamare i sostituti. Il problema che questi ultimi sono fuori gioco a causa di una serata alcolica a cui non riesce a far fronte neanche la pozione anti-sbronza. Quindi abbiamo coinvolto i sostituiti dei sostituiti, ma così abbiamo dei ruoli secondari scoperti e perciò… >>
<< Wyatt è dovuto ricorrere a dei provini dell’ultimo minuto. >> Esme concluse per lei il racconto, strappandole un sorrisetto divertito.
<< Esatto, pare che per avere delle passaporte abbia messo su una vera e propria scenata all’Ufficio dei Trasporti. Mi dispiace essermela persa, ma tua madre lo ha accompagnato. Chiedile di raccontarti come è andata, giuro che ne vale la pena: ho riso talmente tanto che ho iniziato a piangere. >>
La ragazza, ricordandosi il perché fosse lì, sgranò leggermente gli occhi << A proposito, sai per caso dove sia mia mamma? >>
Aggrottando la fronte nivea Rose guardò per un attimo il soffitto, poi lo riabbassò appena le sovvenne la risposta << Poco fa l’ho vista passare: era diretta nell’ufficio del direttore. >>
Ringraziata la danzatrice, la giovane strega sgusciò con abilità in mezzo ai ballerini anche se rischiò seriamente di perdere la vista a causa di un tutù gettatole in faccia per errore. Con gli occhi leggermente arrossati e umidi, giunse di fronte all’ufficio: bussò e, ricevuto l’invito a entrare, si infilò all’interno con un sorriso di scuse.
<< Mi amor. >> una voce calda e morbida la accolse appena mise piede nella stanza e la condusse spontaneamente a una donna dai splendidi capelli corvini, adagiata come una dea greca su un chaise longue << Sei tornata presto. >>
Dopo aver depositato un bacio sulla guancia imbellettata della madre, Esme si esibì in un inchino in direzione del patrigno che, alzatosi, le raggiunse con il suo solito passo molleggiato e un po’ appesantito dai chili di troppo.
Wyatt l’affiancò e, con sguardo preoccupato, le scrutò il viso << Qualcuno ti ha importunato? >> 
<< No, è andato tutto per il meglio. >> depositato il pacchetto sul grembo della madre, si profuse in un sorriso rassicurante per il patrigno << Ho trovato tutto quello che cercavo. >> 
<< Come sempre. >> Inés Esmeralda Santiago, rimossa la carta da giornale, sorrise estasiata alla vista delle prelibatezze provenienti dalla sua terra natia: semi di cacao e anice, piloncillo(3), un vasetto di cajeta(4) e, sotto a tutto quel ben di Dio, un plico di lettere accuratamente legate tra di loro e dei fiori di yucca, cempaxòchitl(5) e di calendula messicana preservati freschi e intatti grazie a un incantesimo di protezione. La cantante sfiorò con le punta delle dita i petali, poi sollevò gli occhi scuri, ricchi d’emozione, sul marito e la figlia << Quest’anno riuscirò a festeggiare come si deve los dias de los muertos. >>
<< È meraviglioso mia cara. >> esclamò Wyatt accarezzando prima la guancia della donna, per poi sussurrare “Ottimo lavoro” all’orecchio della figliastra. 
Rivolgendosi alla figlia che sorrideva contenta, Inés si sollevò dal divanetto e depositò un leggero bacio sul fronte della ragazza << Farò in modo di mandarti qualche tamales e almeno un pan de muerto(6) in modo che possa festeggiare anche tu. >> 
<< Grazie. >> 
Inés depositò un altro bacio sul capo della figlia poi si voltò verso il marito che attendeva paziente << Bene, ora sono pronta ad affrontare quel marasma di aspiranti ballerini. Non possiamo indugiare oltre, andiamo! >> 
 
 
§§§
 
 
Mercoledì 1° Settembre,
Covent Garden
 
 
Iorwerth Kamatari sedeva compostamente al tavolo della cucina, che in realtà comprendeva anche la sala da pranzo, l’aula dove sua madre insegnava e l’ingresso alla piccola casetta. Il giovane non era consapevole di cosa stesse aspettando, ma rimaneva lì: nell’angusta ma calorosa stanza sperando in qualcosa che, una piccola parte di lui, sapeva non sarebbe mai accaduta. Spostò gli scuri occhi dal taglio a mandorla dal fuoco crepitante al pianoforte verticale, con cui la madre dava lezione ai suoi studenti quasi ogni giorno. 
Eglantine, come evocata dai suoi pensieri, scese silenziosamente le corte e ripide scale che separavano il primo piano dal pian terreno, e si arrestò sull’ultimo gradino, come se non potesse o non riuscisse a compiere l’ultimo passo per avvicinarsi al figlio. Rimase lì in piedi, con la mano sinistra appoggiata sul corrimano mentre Iori si alzava rispettosamente per salutarla.
Un sorriso forzato, seppur dolce si delineò sul bel volto della donna << Stai per iniziare un nuovo anno scolastico: sono molto fiera di te. Impara più cose possibili e sii un perfetto gentiluomo come ti ho insegnato. >> 
Sistemata la sedia al suo posto, il Serpeverde annuì mentre si infilava il soprabito << Certamente, madre. >> 
Il viso diafano, seppur segnato dalla stanchezza e dagli anni, parve un attimo adombrarsi << Se solo… >> 
Capendo all’istante la direzione di pensieri della donna, Iorwerth si affrettò ad affiancarla, ma arrestandosi a un braccio di distanza << Ti scriverò una volta ogni due settimane, va bene? >>
Sbattendo le palpebre dalle lunghe ciglia, come a voler scacciare un brutto ricordo, Eglantine annuì mentre faceva del suo meglio per abbozzare un tremulo sorriso << Oh, sarebbe una gioia per me ricevere tue notizie. >> 
<< Allora così sia. >> il sedicenne ricambiò il sorriso con un cenno del capo secco, ma con un fare quasi dolce che nell’insieme risultava un po’ strano. Dopo di che prese con decisione prima il trasportino che conteneva un più che profondamente addormentato Mr. Spot, un grosso micione bianco e nero a pelo lungo, poi il baule. 
Per un attimo il ragazzo credette che la madre stesse per elargirgli una rara carezza, trattenne il respiro, ma alla fine non accadde nulla: la mano rimase per un attimo sospesa in aria, a un soffio della sua guancia, poi ricadde inerme.
Eglantine inclinò il capo di lato << È meglio se ti avvii, non vorrai rischiare di perdere il treno. >> 
Iori annuì << Arrivederci, madre. Prendetevi cura di voi. >> 
Il mugolio di assenso lo raggiunse quando era ormai sulla soglia della porta e quando si voltò per guardare un ultima volta il suo unico parente, ne vide solo la schiena intenta a risalire i gradini. 
Il ragazzo chiuse con delicatezza la porta rossa, studiò per un attimo la facciata della piccola casetta a due piani e si ripromise, come accadeva ogni anno, di impegnarsi al massimo delle sue possibilità per ottenere i riconoscimenti che si meritava, per potersi avvicinare sempre più al suo obbiettivo e riuscire così a tirare fuori la madre dal quel piccolo angolo di mondo.
Con la coda dell’occhio il Serpeverde notò una carrozza a nolo, ne richiamò l’attenzione del cocchiere e ci salì sopra << Stazione di King’s Cross, prego. >> 
 
 
§§§
 
 
Stazione di King’s Cross
 
 
<< Comportati come si conviene e non perdere troppo tempo in quisquiglie. >>
Sophie Mimosa Abbott annuì compostamente all’ennesima raccomandazione di sua madre mentre si trovavano sulla banchina, circondati dal chiacchiericcio della folla e dal fumo del treno.
<< Mia cara >> Rupert Abbott, padre della giovane, si intromise nella sequela di consigli della moglie che gli lanciò un’occhiata sorpresa << sono certo che nostra figlia abbia capito, è ora che la lasci andare altrimenti c’è il serio rischio che non parta più. >> 
Alhena Black sollevò il mento con alterigia e tentò di fare quanto consigliatole, ma un’ultima esortazione le sfuggì dalle labbra rosee << Ricordati di scriverci ogni tanto. >> 
<< Non mancherò. >> la voce dolce della ragazza fu lieve, come lo fu anche il leggero bacio, quasi uno sfioramento, che depositò sulla guancia imbellettata della madre. 
Poi si voltò verso il padre, reso ancora più alto dalla sua postura rigida e dalle mani intrecciate dietro la schiena, e si esibì in una perfetta riverenza che venne ricambiata con un cenno galante del capo. Infine la giovane si accostò al suo fratellino minore, Philip, i cui occhioni tristi le strinsero il cuore in una morsa: lui era, senz’ombra di dubbio, quello che le sarebbe mancato più di tutti.
<< L’anno prossimo partiremo insieme. >> gli sussurrò con affetto mentre gli regalava un veloce abbraccio, che venne ricambiato con calore.
Udendo il padre schiarirsi la gola, a causa di quella dimostrazione d’affetto, la Corvonero si separò in fretta dal bambino e si limitò a imporsi uno dei suoi sorrisi da repertorio, affinato in anni di duro lavoro << Allora io vado, ci vediamo a Natale. >> 
Visto che i suoi bauli erano già stati caricati, la giovane si accomiatò con una nuova riverenza veloce, salì i tre gradini e si voltò un’ultima volta a guardare le tre figure ferme sulla banchina, ormai rese però indistinte dal fumo emesso dalla locomotiva. Il primo dei tre canonici fischi la fece sobbalzare lievemente e parve darle la spinta per allontanarsi, iniziando così la ricerca delle sue amiche. 
Per sua fortuna non impiegò troppo tempo, infatti, dopo una manciata di minuti, seguendo una risata cristallina a lei ben conosciuta, giunse in uno scompartimento in cui si trovava Amelia Edevane e, per sua sorpresa, Vega Saffron Ainsworth. Sophie, con quest’ultima, non aveva mai avuto molto a che fare, benché solo un anno di differenza le separasse. La riteneva una signorina molto intelligente e determinata, qualità che lei rispettava e ammirava, ma il suo modo di osservare gli altri, con una certa punta di superiorità, non l’aveva mai mandato giù.
<< Ben arrivata. >> la salutò Amelia con gioia, esortandola a entrare e a sedersi nel sedile di fronte al loro << Per un attimo ho temuto che perdessi il treno. >> 
<< Se non fosse stato per mio padre probabilmente sarei ancora sulla banchina ad ascoltare le mille raccomandazioni di mia madre. >> 
<< Fammi indovinare: stessa solfa, ma solo declinata in maniera sempre diversa. >> 
La Corvonero annuì divertita all’amica intanto che si accomodava << Esattamente. La cosa più importante è che non metta in ridicolo la mia famiglia. >> 
Amelia ridacchiò coprendosi al contempo le labbra con la mano, dando modo a Vega di inserirsi nel discorso con naturalezza << Quella è alla base del buon senso. >> la Serpeverde fece un cenno del capo alla nuova arrivata e le elargì un sorriso cordiale ma impostato << È un piacere rivederti Sophie, hai passato delle belle vacanze? >> 
<< Sì, grazie. Per fortuna io e la mia famiglia ci siamo rintanati in campagna per affrontare il caldo di questa estate. Tu invece? Sei andata da qualche parte in particolare? >> 
<< Ho fatto un piccolo viaggio a Parigi con i miei genitori, un’esperienza davvero magnifica. >> 
<< Posso immaginarlo. Spero anch’io un giorno di poterla visitare. >> 
<< Mi auguro sinceramente che tu possa farlo. >> 
Dopo le parole di Vega un silenzio scomodo scese fra le tre che costrinse Amelia a intervenire per evitare che diventasse imbarazzante se non addirittura gelido << Non so se lo avete saputo ma Byron Jack Saxon è tornato a scuola. >> 
Sophie aggrottò la fronte perplessa << Intendi il ragazzo che non è ritornato dalle vacanze pasquali l’anno scorso? >>
<< Esattamente, pare che alla fine abbia perso l’anno e che quindi debba ripeterlo. Si mormora che la madre abbia provato in tutti i modi a farlo riammettere al settimo anno, ma senza successo. >> 
Vega, che non era certamente una che disdegnava del sano pettegolezzo, si spolverò la gonna color menta mentre arricciava le labbra pensosa << Pare che lui e suo padre abbiano preso il vaiolo di drago. Solo che quest’ultimo ne è morto, mentre Byron è rimasto ferito alla gamba a causa di una qualche complicanza. >> 
Portandosi le mani alla bocca, Sophie si lasciò sfuggire un sentito << Poverino. >>
Amelia spostò lo sguardo da l’una all’altra con fare compiaciuto, come un gatto che si appena pappato il canarino, poi fece loro cenno di avvicinarsi << Si vocifera che in realtà non sia andata esattamente così. >> 
<< Davvero? >> Sophie, che teneva il busto piegato in avanti, sgranò gli occhi di un indefinito azzuro-grigio << E tu come fai a saperlo? >>
La giovane Edevane si strinse nelle spalle << Voci di corridoio. >> 
<< Se non è stato il vaiolo di drago che cosa l’ha tenuto lontano da scuola? >>
La domanda naturalmente perplessa di Vega portò all’inizio di una serie di supposizioni che tennero le tre dame occupate per gran parte del viaggio.
 
 
§§§
 
 
Gli scossoni del treno, partito ormai da una decina di minuti, non aiutavano di certo il passo claudicante, che aveva sostituito le precedenti sicure falcate, di Byron Jack Saxon. Appoggiandosi a una parete per far passare un duo di amiche ridacchianti, il giovane cercò di trattenere il fastidio quando sentì i loro sguardi curiosi posarsi più del dovuto sulla sua figura e, in particolare, sul suo bastone argenteo. Stringendo la mano sul manico a forma di testa di leone e abbellito con zaffiri, contò fino a dieci e poi rilasciò lentamente un lungo respiro per tranquillizzare il suo animo inquieto. Quando udì le risatine e i passi allontanarsi, il ragazzo attese un altro paio di secondi e poi riprese la sua infruttuosa ricerca di un vagone vuoto o, quanto meno, di un posto poco affollato e tranquillo in cui passare il resto del viaggio fino al castello. 
I minuti si sommavano tragicamente gli uni agli altri e dell’angolino sperato nemmeno l’ombra. Purtroppo però la sua ricerca riportò come indesiderato risultato quello di attirare ancor più sguardi curiosi, seguiti dai soliti sgradevoli bisbigli. Il fatto poi che fosse un bel ragazzo di buona famiglia non aiutava per nulla, anzi acuiva maggiormente l’interesse nei suoi confronti portandolo a rabbuiarsi sempre più. Tale stato però venne sostituito da una esterrefatta sorpresa quando si vide sbarrata la strada da un gruppetto di giovani signorine, di cui due pensò di riuscire a ricollegare i volti a quelle che aveva incontrato poco tempo prima.
 << Buon pomeriggio, Signor Saxon. >> prese voce una delle donzelle dai lunghi capelli corvini e gli occhi verdi, che brillavano in maniera quasi predatoria mentre si esibiva in un grazioso inchino, subito imitata dalle altre. 
<< Signorina Potter. >> ricambiò il saluto con algida freddezza il diciottenne, limitandosi però a un cenno del capo secco << Vi trovo bene. >> 
<< Sì, la ringrazio. Io e la mia famiglia ci siamo rintanati a Dover per combattere il caldo di quest’estate. Le scogliere bianche sono un vero spettacolo. >> la giovane fece un passo avanti, accorciando le distanze << Lei? Ha passato delle belle vacanze? >> 
<< Le migliori di sempre. >> il tono ironico non parve raggiungere le studentesse che lo guardarono con tanto d’occhi mentre lui faceva del suo meglio per aggirarle e poterle così superare. Una piccola parte di lui si domandò che fine avesse fatto Cinnamon, l’elfa domestica che gli era stata affibbiata contro la sua volontà, e che pareva possedere l’innata capacità di comparire nei momenti meno opportuni e latitare, come in quel momento, quando lui necessitava realmente del suo aiuto. 
<< Oh, davvero? >> 
Il giovane annuì, scostandosi dalla fronte una ciocca di capelli biondi << Sì, ho corso, ballato e pure cavalcato. Un tripudio di divertimento. >> 
La tecnica pareva star funzionando visto che riuscì nel suo intento di oltrepassarle, ma la sua gioia durò solo un misero istante visto che la piccola Potter, di appena sedici anni, gli afferrò la manica della giacca color antracite << Ne sono lieta. Le andrebbe, in un giorno di questi, di prendere un tè insieme? >>
<< Vorrei, ma sono allergico a quella bevanda. >> 
<< Davvero? >>
<< Già, ingrato destino il mio. >> liberandosi della presa della ragazza, Byron le elargì un finto sorriso << Ora se volete scusarmi devo andare, sono davvero molto impegnato. >> 
Poi, come ogni coraggioso Grifondoro che si rispetti, batté in ritirata e si infilò nel primo vagone che gli si parò di fronte. Aprì e chiuse la porta scorrevole con una velocità a lui sconosciuta negli ultimi tempi e difatti la gamba lesa si fece sentire, portandolo a stringere la mascella per evitare che un sibilo di dolore gli sfuggisse dalle labbra.
Per un attimo il sollievo lo pervase completamente, poi pian piano l’accapponante sensazione di essere osservato lo colpì con ferocia portandolo a girarsi lentamente. Quello che vide lo fece desiderare di spiccare un balzo fuori dal treno in piena corsa: Lucifer Writingham lo studiava con fare critico e annoiato mentre Morgan Blackwood era a cavallo tra lo sbigottimento e il divertimento. 
Fu quest’ultima a prendere parola << Quindi è allergico al tè? >> 
<< Come? >> 
<< Al tè. Ne è davvero allergico? >> 
Spaesato e imbarazzato al tempo stesso, Byron si vide costretto a negare scuotendo la testa.
Lucifer, che stava accarezzando il pelo morbido della sua gatta, inarcò il sopracciglio destro con fare derisorio << È la prima volta che sento una bugia così sciocca per sfuggire a un gruppo dame. Credevo che voi Grifondoro foste la rappresentazione dei cavalieri senza macchia e senza paura. Siete sicuro che vi abbiano smistato nella Casa giusta? >> 
<< State forse insinuando che sarei dovuto finire nella vostra? >> il biondo sollevò il mento e arrivò ad arricciare le labbra in un sorriso di scherno.
<< Oh per tutte le zucche, che banalità >> Morgan, attirata l’attenzione dei due, inclinò il capo di lato con fare innocente << Io adoro le zuffe verbali, ma devo ammettere che questa è indecorosa:  più adatta a dei ragazzini al primo anno e non di certo a degli uomini ormai maggiorenni. >> 
I due diciassettenni, colpiti sul vivo, reagirono alle parole della mora in maniera completamente differente anche se al contempo simili: Lucifer si adagiò contro il sedile e fece finta di nulla, posando gli occhi chiari sul panorama che scorreva fuori dal finestrino; Byron al contrario si passò la mano sulla mascella velatamente irsuta mentre stringeva le labbra in una linea sottile e si studiava con attenzione le punte degli stivali lucidi.  
La giovane Blackwood spostò lo sguardo da l’uno all’altro per qualche secondo, poi scrollò le spalle e si fissò sul Grifondoro << Allora volete rimanere qui con noi oppure tornare fra le braccia delle vostre spasimanti? >>
<< Ecco… >>
La ragazza non diede modo al secondo di rispondere perché riprese subito la parola << Se scegliete la prima opzione sappiate che ci dovrete pagare per l’ospitalità. >> 
<< Come? >> da quando aveva messo piede in quel vagone il biondo aveva l’impressione di essere sempre più confuso.
<< Non si dà nulla per nulla, dovreste saperlo bene. In poche parole dovrete comprarci. Cosa avete da offrire? >> 
Byron sbatté un paio di volte le palpebre pensando a cosa avesse con sé e, appena ebbe fatto mente locale, infilò la mano sinistra nella tasca interna della sua giacca << Una fiaschetta contente del Whisky Incendiario e dei sigari. >> 
Un attimo prima il giovane Saxon teneva fra le dita i due oggetti e l’attimo dopo erano spariti, lasciandolo come uno stoccafisso con la mano sollevata in aria. 
<< Perfetto. To’ questo è per te. >> Morgan, che lo aveva affiancato e praticamente scippato, lanciò la scatolina di quarzo, contente i sigari, a Lucifer che la prese al volo e che annuì la sua approvazione appena l’aprì << Siediti pure. >> 
Completamente spaesato, il ragazzo fece quanto gli era stato ordinato e appoggiò il suo bastone al sedile dove poco prima era seduta la ragazza. Quest’ultima si avvicinò allo sportello chiuso e sorrise con dolcezza alle giovani dame assiepate fuori, che per educazione lo ricambiarono ma con un palese accenno di confusione; poi, con un gesto perentorio della mano accompagnato da un sentito “Sciò”, le allontanò come se stesse in realtà scacciando dei piccioni molesti, e, non contenta, tirò giù la tendina, per poi voltarsi verso di lui con una piroetta.
<< Sapete per caso giocare a poker? >> 
 
 
§§§
 
 
Fergus saltava da un vagone all’altro con la stessa abilità di un cameriere che volteggia in un ristorante pieno di clienti: chiacchierava e intratteneva chiunque gli capitasse a tiro e, in alcuni casi, ingaggiava anche una breve schermaglia verbale, in particolare con quelli che non lo potevano proprio tollerare. 
Quando però udì quello che era accaduto neanche un’ora prima, si liberò dalla folla adorante e raggiunse il suo gruppo di amici in uno dei numerosi vagoni del treno. A causa della foga però sbatté la porta scorrevole con una tale violenza che Iori sobbalzò al rumore improvviso. 
<< Ho saputo che qualcuno l’ha combinata grossa. >> 
Adrian ignorò completamente l’entrata in scena dell’amico eccessivamente su di giri, in quanto era troppo concentrato sul suo desolante futuro per accorgersi di nient’altro << La mia vita è finita. >> 
Remiel, seduto di fronte al condannato a morte, scosse la testa sconsolato e con una voce fintamente funera dichiarò << Hai ragione, fossi in te andrei in Francia a studiare… magari lì potrai ricostruirti una vita… forse… >> 
Una specie di gemito giunse dall’angolino in cui si era rintanato il Grifondoro che portò i tre amici a sorridere ancor di più. 
Iori diede qualche colpo consolatorio sulla schiena dell’amico pero poi tornare a sfogliare il giornale che teneva ripiegato sulle gambe accavallate, intanto che Fergus si accomodava di fianco a Rémy << Sono molto deluso che nessuno di voi due sia venuto a riferirmi quello che è capitato. Pensate che insulto: l’ho dovuto sapere dalla Signorina Santiago invece che da voi. >> 
<< Forse non l’hai notato, ma eravamo leggermente occupati. >> Remiel indicò con il mento Adrian, sul cui capo pareva addensarsi una grosse nube di sfortuna e catastrofi << Fino a poco fa non ha fatto altro che lagnarsi e inondarci di lacrime. Giuro, ho seriamente temuto di affogare nella sua disperazione. >>
<< Per fortuna siamo degli abili nuotatori. >> 
Il commento di Iorweth venne accolto da una specie di grugnito seguito da un biasciato “Stronzi” da parte del diretto interessato che si era rintanato nell’angolo tra il sedile e la finestrella del vagone per meglio contemplare il suo triste futuro. 
Fergus, allungate le lunghe gambe e accavallate le caviglie, si sistemò in una delle sue posizioni preferite per sfottere al meglio Adrian << Quest’anno per te sarà un inferno: già me lo vedo Lucifer ad attentare alla tua vita durante le partite di Quidditch. Faresti meglio a chiedere a Quentin di rimuoverti dalla squadra. >> 
Il Grifondoro sgranò gli occhi terrorizzato: era palese che non avesse preso in considerazione le possibili morti a cui sarebbe potuto andare incontro sul campo da gioco e ora i peggiori scenari si stavano delineando nella sua più che fervida immaginazione.
<< Non è Adrian in questo caso ad avere un vantaggio? >> Iori girò lentamente una pagina del giornale << Lui è un battitore, mentre Writingham un mero cacciatore. >>
Remiel e Fergus spostarono lo sguardo dal Serpeverde al giovane Graham che pareva essersi rimpicciolito di due taglie e che stava studiando il suo vicino come se fosse impazzito. 
Rémy inarcò le sopracciglia << È più probabile che sia Lucifer a rubare la mazza di Adrian per suonargliele di santa ragione piuttosto che il contrario. >>
<< Già. >> Fergus annuì per dar man forte all’amico, mentre il povero Grifondoro esalava un ansito di sconforto << Piuttosto tu, che stai leggendo di così tanto interessante da ignorare il grande problema che affigge il nostro giovane compagno? >> 
Iorwerth, risistemato un ricciolo ribelle che gli ricadeva sulla fronte, si strinse nelle spalle senza sollevare gli occhi dall’inchiostro nero << Oberon Blackwood ha avuto il permesso dall’Imperatore Guangxu(7) in persona di commercializzare sulle sue terre. >>
Sentendo il nome dell’uomo, Fergus si illuminò a festa e si voltò nuovamente verso Adrian << Dovresti sperare piuttosto che Morgan non dica nulla a suo padre, se dovesse farlo saresti davvero un morto che cammina. >> 
Il giovane sbiancò visibilmente mentre Remiel dichiarava serafico << Ritengo che l’espatrio sia davvero la tua unica opzione ormai. >>
 
 
§§§
 
 
Quentin Rosier, guardando il suo riflesso sfocato nel finestrino del vagone, si sistemò il colletto della camicia inamidata in modo tale che il suo abbigliamento fosse più che perfetto e all’altezza della sua reputazione di dandy. Si attardò anche a sistemare, benché non ce ne fosse una reale necessità, i riccioli biondi che gli sfioravano la mascella e che parevano un’aureola dorata.
<< Quindi che cosa hai intenzione di fare? >> domandò sfiorandosi con la nocca il piccolo neo che gli abbelliva la punta del naso, per poi voltarsi verso i due amici con cui aveva condiviso il viaggio.
Ozias, intento a farsi il nodo alla cravatta verde argento, arricciò le labbra << Rifiutare. Mi pare ovvio. >> 
<< Davvero? >> Ira, appoggiato con nonchalance alla porta, aggrottò la fronte << Solo perché non ti piace il tema? >> 
Lasciando il nodo della cravatta morbido, guadagnandosi così un’occhiata di disapprovazione da parte di Quentin, il giovane Selwyn sbuffò sonoramente << Non sei un pittore, non puoi capire quanto sia difficile lavorare su un’opera di cui detesti il soggetto con tutto te stesso. >> 
Un forte scossone, che fece ondeggiare leggermente Quentin e Ozias mentre Ira rimaneva saldo come una quercia secolare, avvertì i tre amici che il treno era arrivato alla stazione di Hogsmeade.
<< Ti disgusta così tanto l’ambito sacrale? >>
<< Dire che provo disgusto è dir poco. >> Ozias seguì i due amici fuori dal vagone, inserendosi nella fiumana di studenti << Non credo che sarei in grado di portare a termine una commissione del genere e, nel caso ci riuscissi, odierei la mia stessa opera: potrei arrivare a distruggerla. >> 
Quentin con la sua solita andatura calma e sicura, di chi nella vita non ha mai dovuto chiedere per ottenere qualcosa perché abituato a ricevere tutto e anche abbastanza celermente, lanciò una breve occhiata oltre le sue spalle, dove sapeva trovarsi l’amico << Da quanto ho capito però il compenso non è male. >>
Un espressione offesa deformò i bei lineamenti del Serpeverde, che uscito dal treno e con più spazio di manovra, allargò le braccia con fare teatrale anche se i due poterono scorgere nel suo occhi chiari un’emozione autentica: rabbia << Non svenderò la mia arte per qualche misero galeone in più. Non ne è ho bisogno. >>
Ira, che sovrastava tutti i con il suo metro e novanta, capeggiava il piccolo gruppetto e, con la sua espressione neutra, riusciva comunque a far disperdere i curiosi che li circondavano << La ricchezza della tua famiglia di certo ti viene in aiuto, ma se vuoi essere riconosciuto come un vero artista non dovresti scendere a compromessi? Espandere le tue conoscenze e metterti alla prova? >> 
<< L’arte è tale quando sei libero di esprimerti, se lo fai per altri motivi diventa solo un altro semplice e banale lavoro. >> 
 << L’abilità deriva dall’impegno e dalla dedizione, non puoi mai sapere cosa potresti imparare se non ti metti in discussione. >> Quentin, per nulla spaventato dallo scatto improvviso dell’amico, si passò una mano fra i folti ricci << Prima di rifiutare l’offerta pensaci ancora qualche giorno. >> 
Il leggero grugnito d’assenso del Serpeverde portò gli altri due a scambiarsi uno sguardo divertito mentre raggiungevano lo spiazzo dove ad attenderli vi era già una carrozza e lì, fermo vicino al veicolo, vi era una figura alta e slanciata, che teneva il viso rivolto verso il castello che si intravedeva grazie agli ultimi raggi solari.
Ozias, riconosciuto il giovane, parve rifiorire e il suo umore tornò allegro e gioviale << Se avessi però come modello Lucifer sarei disposto anche a dipingere Gesù Cristo in persona. >> 
Sentendosi chiamato in causa il secondo genito dei Writingham si voltò verso i tre, allontanò dalle labbra carnose il sigaro e rilasciò con lentezza il fumo che aveva inspirato << Per una giusta ricompensa potrei farlo. >> 
Leggermente sorpreso dalla risposta, Ozias inarcò le sopracciglia << Anche da nudo? >> 
<< In quel caso il prezzo sarebbe decisamente più alto. >> 
Appoggiando entrambe le mani sulle ampie spalle dell’amico, come a volergli prendere le misure, il corvino gli sorrise con aria maliziosa << Ti darò tutto quello che vuoi, mio caro. >> 
Un ghigno sornione si delineò sul volto del Serpeverde << Attento a quello che prometti, potrei arrivare a spremerti fino all’ultimo galeone in tuo possesso. >> poi si portò nuovamente il sigaro alle labbra, ne trasse l’ultimo tiro e infine fece evanescere il mozzicone rimasto.
<< Forza, saliamo. Non voglio essere costretto a condividere la carrozza con dei perfetti estranei. >> 
<< Non sia mai. >> commentò ironico Quentin che ricevette per tutta risposta un’occhiata annoiata dal Writingham.
<< Qualche problema Rosier? >> 
<< Niente di nuovo, tranquillo. Trovo, come al solito, fastidioso e insieme divertente questo tuo atteggiamento da principino schizzinoso. >> 
<< Puoi sempre rimanere qui, in attesa della prossima carrozza. Nessuno ti costringe a viaggiare insieme a me. >> 
<< E perdermi la possibilità di prenderti in giro? Non sia mai. >> essendo l’ultimo a salire, chiuse lo sportello e colpì due volte il tettuccio della carrozza che partì con un breve scossone << Mi stavo anche domandano se lo strapazzamento che hai riservato al mio Vice Capitano questa mattina sia una tattica per incutere ansia ai miei compagni di squadra e vincere così, in maniera assolutamente sleale, la prossima partita. >>
<< Se il tuo battitore si spaventa per così poco ti consiglierei di rivalutare la tua decisione e di trovartene un altro con nervi più saldi. >> 
Ira roteò gli occhi al cielo, ormai esasperato dalle dinamiche alle volte davvero troppo ripetitive dei suoi amici: era infatti convinto che se, Lucifer e Quentin, non si stuzzicavano almeno tre volte al giorno ne soffrissero fisicamente, altrimenti non si spiegava questa dinamica malsana. Per un attimo si chiese come facessero durante le vacanze, possibile che si scrivessero lettere piene di insulti? 
Poi, come folgorato, si rese conto di una grave assenza e quindi si intromise nella schermaglia verbale dei due amici << Credevo che Morgan fosse con te. >> 
Lucifer spostò l’attenzione su Ira << Lo era fino a poco fa, ma è salita nella carrozza prima della nostra insieme allo zoppo. >> 
<< Lo zoppo? >> 
<< Intende Byron Saxon. >> spiegò Ozias, che fino a quel momento si era estraniato per pensare a quale fosse la migliore posa da far assumere a Lucifer per il suo futuro dipinto.
Quentin arricciò le labbra << Complimenti per la delicatezza del soprannome. >> 
Roteando gli occhi al cielo, il giovane Writingham si appoggiò contro la parte imbottita del veicolo << Per Salazar, non ti offendere animo sensibile. Non è un soprannome, ho semplicemente sottolineato una sua caratteristica. >> 
<< In maniera dispregiativa. >> 
<< Non è vero, sei tu che ci vedi una connotazione negativa. È un dato di fatto che sia zoppo. >>
Prima che la discussione diventasse fin troppo animata, Ira si vide costretto a mettersi nuovamente in mezzo << Quentin, quando la smetterai di stupirti della scarsissima empatia di Lucifer? E tu piuttosto, cosa ti ha detto il cervello? Perché hai lasciato che Morgan se ne andasse con un perfetto sconosciuto? >> 
<< È un nostro compagno di scuola, non lo definirei uno sconosciuto. >> 
<< Sta di fatto però che non sa come gestire quella scalmanata: come minimo potrebbe far esplodere la loro carrozza per errore. >> 
Sui quattro scese un breve e profondo silenzio. Tutti tesero le orecchie per udire un qualsivoglia rumore fuori dall’ordinario. Per fortuna nessuna esplosione o urlo sollecitò il loro udito e quasi contemporaneamente esalarono un sospiro di sollievo.
<< Come sei catastrofico, Ira. Morgan se la caverà senz’altro. >> un luccichio malizioso accese gli occhi azzurri di Quentin << Poi possiamo sempre contare sul fatto che Lucifer sia in grado terrorizzare il povero Byron come ha fatto con Adrian. >> 
I due tornarono a battibeccare come se nulla fosse, costringendo così giovane Thornton a desiderare ardentemente di potersi smaterializzare nella carrozza dell’amica per non dover assistere a quel teatrino o di possedere l’innata capacità di estraniarsi di Ozias, che, anche in quel momento, si stava facendo i beati fatti suoi. Non potendo fare nessuna delle due cose, guardò il panorama al di fuori e iniziò a pregare tutte le divinità esistenti che il viaggio durasse il meno possibile, in modo tale da liberarlo da quella crudele tortura.
 
 
 
 
 
 
 
(1)Con la locuzione Home Rules si intendono le regole da mantenere a casa, all'interno di una suddivisione amministrativa (come uno Stato di una federazione o una provincia o regione), volti ad ottenere il riconoscimento di autonomia legislativa rispetto a un governo centrale. Per estensione si intende anche il processo di emancipazione per l'autonomia legislativa irlandese portata avanti dal 1875 al 1914. Il percorso dell'home rule portò a conflitti talvolta sanguinosi tra inglesi e irlandesi del sud, e nella stessa Irlanda, fra gli irlandesi cattolici e angloirlandesi protestanti unionisti ostili all'indipendenza del paese.
Nel 1886 il primo ministro William Ewart Gladstone, del Partito Liberale, aveva appoggiato, in cambio del sostegno parlamentare da parte degli ottanta deputati irlandesi, con l'Home Rule Bill le richieste di autonomia, che però vennero respinte, provocando nei liberali la rottura del Partito Liberale Unionista di Joseph Chamberlain (che più tardi confluiranno nel partito conservatore), ex leader radicale, il quale aveva deciso la scissione dal partito liberale in polemica con la decisione di cedere autonomie amministrative all'Irlanda. (fonte: Wikipedia)
(2)Drumsurn: villaggio situato nella contea di Londenderry, nell’Irlanda del Nord.
(3)Piloncillo (o Panela): è un preparato alimentare (una sorta di condimento) ottenuto dal succo della canna da zucchero (il cosiddetto guarapo), sottoposto a ebollizione a temperature elevate ed evaporazione; se ne ricava una melassa viscosa che viene poi versata in piccoli stampi. 
(4)Cajeta: crema messicana, una specialità della città di Celaya. La preparazione classica prevede l’uso di latte di capra e cannella e il suo sapore ricorda molto quello del caramello. Una breve cottura per ottenere una crema di colore arancio scuro, usata per farcire pane e una grande varietà di dolci.
(5)Cempaxòchitl (Tagetes erecta): erano considerati i fiori dei morti e al giorno d'oggi sono tuttora ampiamente utilizzati nel giorno della commemorazione dei defunti.
(6)Tamales e pan de muerto: cibi tradizionali messicani mangiati e anche offerti ai defunti durante los dias de los muertos.
(7)Guangxu: Imperatore della Cina dal 1875 al 1908.

 
 
 
 
 
Angolo Autrice

Salve a tutti,
 
Ammetto che avrei voluto pubblicare questa seconda presentazione prima di Pasqua, ma per colpa di un esame a inizio aprile non ci sono riuscita. Vi chiedo scusa del mio ritardo e, come al solito, vi voglio rassicurare dicendo che la Selezione non è ancora conclusa: manca una terza parte che si svolgerà durante la prima cena a Hogwarts e anche nel corso della nottata.
A questo giro ho presentato un sacco di aspiranti, con mia somma gioia, ma vorrei avvertirvi che è ancora libero un posto per un* student* (aspirante) stranier* trasferit* quest’anno. Se ci fosse qualcuno interessato mi scriva pure senza esitazione.
 
Detto questo vi saluto e spero di risentirci quanto prima.
 
A presto,
Chemy
 
 
 
 
Membri
 
 
Quentin Rosier
Grifondoro, VII anno, Purosangue
Capitano e Portiere, Membro del Club dei Duellanti, Libro e di Belle Arti
“Il Mago”
 
 
 
 
 
Aspiranti
 
 
Byron Jack Saxon
Grifondoro, VI anno, Purosangue
Membro del Club degli Scacci e Assistente Infermiere
 
 
 
Esme Josefina Santiago
Grifondoro, VI anno, Purosangue
Battitrice e Prefetto
 
 
 
Fergus Tyndareus Sharp
Re dei Pettegolezzi
Corvonero, V anno, Purosangue
Membro del Club di Belle Arti e fondatore del Club del Ricamo
 
 
 
Iorwerth Kamatari
Serpeverde, VI anno, Mezzosangue
Prefetto, Membro del Club di Belle Arti, Incantesimi, Divinazione e Pozioni
 
 
 
Remiel Writingham
Grifondoro, VI anno, Purosangue
Prefetto, Membro del Club di Belle Arti e saltuario Assistente Bibliotecario
 
 
 
Sophie Mimosa Abbot
Corvonero, VI anno, Purosangue
Prefetto e Membro del Club di Pozioni
 
   
 
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