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Autore: Demy77    07/04/2024    2 recensioni
Per questa nuova long a tema Poldark ho deciso di farmi ispirare da un’altra delle mie grandi passioni televisive: la telenovela messicana Cuore Selvaggio, andata in onda in Italia nei primi anni ’90.
La trama in sintesi: Francis Poldark è tra i più ricchi giovani scapoli della Cornovaglia. L’ambizioso padre Charles pianifica il suo matrimonio con la contessina Elizabeth Chynoweth, la cui famiglia, pur di nobili origini, è caduta in disgrazia dopo la morte del capofamiglia Jonathan.
Con Elizabeth, bellissima ma capricciosa e volubile, vive Demelza, sua sorella adottiva, una trovatella che è stata cresciuta dai Chynoweth per volontà del defunto padre di Elizabeth; la ragazza è segretamente innamorata di Francis.
Il cugino di Francis, Ross, diseredato dalla famiglia molti anni prima, ritorna in Cornovaglia dopo aver combattuto nella guerra di indipendenza americana. Conduce una vita sregolata, dedicandosi ad affari poco leciti, trattando con disprezzo le classi sociali più abbienti.
Le strade dei quattro giovani si incroceranno, dando vita a passioni, intrighi, malintesi e ad una inaspettata e travolgente storia d’amore…
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Francis Poldark, Ross Poldark
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alle prime luci dell’alba Ross giunse nei pressi di Killewarren, la casa dei Penvenen, si acquattò dietro un cespuglio ed attese. Fu la stessa miss Caroline che gli andò incontro, nel punto prestabilito, facendogli strada verso la sua dimora. In quel momento, disse, lo zio stava facendo il bagno e tutta la servitù era intenta a preparare gli abiti che gli occorrevano per uscire e la colazione: nessuno avrebbe badato a loro. Dalla porta sul retro, ben attenti a non fare rumore, Caroline e Ross salirono delle scale, fino a raggiungere un’ala della villa che era da tempo non utilizzata. Si trattava di uno studio/biblioteca che necessitava di lavori di ristrutturazione che il giudice Penvenen aveva sempre rimandato, non perché avesse problemi economici, ma perché era un uomo estremamente abitudinario e gli seccava avere lavoranti dentro casa. Del resto, Killewarren aveva spazi talmente ampi ai piani inferiori che interdire l’accesso ad un paio di camere non era certo una tragedia. Miss Caroline disse a Ross che poteva rimanere lì tutto il tempo di cui aveva bisogno, purché si comportasse come un fantasma: non doveva fare rumore in quanto, anche se la stanza immediatamente sottostante era la sua camera da letto, era meglio non rischiare, anche perché sarebbe stato increscioso coinvolgere proprio lo zio, stimato magistrato del territorio, nel favoreggiamento di un evaso.
Ross si profuse in ringraziamenti nei confronti della nobildonna, la quale si schermì dicendo che egli era vittima di una grande ingiustizia ed era un obbligo morale per lei aiutarlo. Aggiunse che avrebbe provveduto a procurargli degli alimenti e delle bevande per ristorarsi nel corso della giornata.
“Questa mattina avete un aspetto decisamente migliore del solito, capitano: merito del cambio d’abiti o dell’incontro con vostra moglie?” – insinuò maliziosa la giovane.
Ross sorrise e rispose: “Forse è merito di una bella notizia che mi ha comunicato Demelza e che mi rende immensamente felice: sto per diventare padre!”
“Oh. bene! Me ne rallegro per voi, ma perdonate se non riesco a manifestare eccessivo entusiasmo. Non amo troppo i marmocchi, neppure se si tratta di quelli degli altri. Creature urlanti, querule, con il naso perennemente gocciolante… no, grazie!”
Ross la fissò divertito. “Dite così solo perché non avete trovato ancora la persona giusta con cui metterli al mondo…”
“Voi pensate di averla trovata, capitano? Amate molto vostra moglie?” – gli domandò incuriosita.
“Come non ho mai amato nessuna.” – rispose Ross con sincerità.
Caroline sospirò. “Deve essere una donna davvero fortunata, la signora Demelza, ad aver conquistato il vostro cuore. Mi rammarico di non esserci conosciuti prima, io e voi: ritengo che avremmo potuto formare una bella coppia: non vi pare?”
Ross era abituato ad essere sommerso di complimenti, sguardi seduttivi, avances da parte del sesso femminile, tanto che quell’allusione non lo turbò più del dovuto. Miss Caroline era una donna molto bella ed affascinante, in tempi passati non avrebbe esitato a cogliere l’occasione al volo e fare il galante con lei, magari anche sedurla, come aveva fatto con Elizabeth. Da quando conosceva Demelza, però, tutto era cambiato: non gli interessava nessun’altra donna, le conquiste con cui passare la notte non facevano più per lui, dopo aver scoperto che cos’era l’amore vero. Ribadì alla sua benefattrice che, per quanto avessero effettivamente dei tratti caratteriali simili, ciò non era garanzia della buona riuscita di un rapporto. Le augurò di trovare presto una persona che potesse farle battere il cuore. Ross aveva intuito che il suo amico Dwight aveva un debole per la bella contessina, ma si rendeva conto che non sarebbe stato facile per lei, seppure ne avesse condiviso i sentimenti, vincere le convenzioni sociali e sposare un uomo di rango più basso del suo. Un tempo si era illuso che Elizabeth potesse farlo con lui, ma comprendeva ora che quei pregiudizi secolari erano difficili da abbattere e che le donne della sua epoca avevano ancora meno strumenti degli uomini per far ascoltare la propria opinione.
Nel frattempo Charles doveva quotidianamente fronteggiare gli sbalzi d’umore del figlio, che aveva sguinzagliato vari uomini di fiducia alla ricerca di Ross ed era sempre più frustrato in quanto non riusciva a trovarlo. Tracce della sua presenza erano state trovate nella vecchia miniera abbandonata e ciò rendeva Francis ancora più furioso: se solo la lettera anonima fosse arrivata prima, magari avrebbe potuto intercettare Ross in tempo! Il giovane era sempre più convinto che il cugino fosse ospitato nella casa di qualcuno, se non addirittura a Nampara, in qualche stanza segreta. Il padre continuava a ripetergli che conosceva bene Nampara ed era impossibile, non vi erano stanze nascoste, per di più i gendarmi l’avevano perquisita più e più volte e Ross doveva essere per forza nascosto altrove. Azzardò che forse era già lontano dalla Cornovaglia e che Francis doveva rassegnarsi perché non sarebbe più tornato. “Non mi rassegnerò mai! Sono disposto a dare via fino all’ultimo scellino, lo cercherò in capo al mondo, se necessario! Finché avrò vita, il mio obiettivo sarà ammazzarlo, oppure ripagarlo con la stessa moneta!” Charles chiese al figlio cosa intendesse dire, ed in risposta dovette subire gli strali di Francis, che lo accusò di averlo condizionato, impedendogli di chiedere la mano di Demelza, che solo ora si era reso conto di amare perdutamente. Quale grande soddisfazione sarebbe stata quella di portargli via Demelza e farla sua, così come Ross aveva avuto Elizabeth nel suo letto!
Charles parve scorgere una via d’uscita ai problemi di famiglia e propose al figlio di consultare un avvocato al fine di far annullare le nozze di Ross e Demelza per indegnità, o per inganno, o per qualsiasi altro cavillo che gli avvocati erano ben in grado di individuare. Francis scosse la testa: innanzitutto Demelza asseriva di essersi innamorata di quel farabutto, e poi le sue convinzioni le avrebbero impedito, finché era valido il matrimonio religioso, di legarsi ad un altro uomo. “E poi, dimenticate che io stesso sono tuttora sposato con quella donna squallida? Io e Demelza non potremo mai sposarci, finché quei due maledetti sono vivi!”.
Trascorsero i giorni e le parole di Francis erano cadute nel vuoto, ma un evento drammatico le riportò alla memoria della mente machiavellica di Charles Poldark. Durante una tranquilla passeggiata a cavallo nei dintorni di Cusgarne l’animale montato da Elizabeth aveva inciampato con lo zoccolo in una radice sollevata dal suolo ma poco visibile. La donna era stata sbalzata violentemente in terra. Immediatamente soccorsa e riportata a casa, Elizabeth era stata visitata dal dottor Thomas Choake, il medico di famiglia dei Poldark, il quale aveva riferito che la sposa di Francis era in preda ad una grave emorragia, aveva certamente perso il bambino, e l’unico modo per salvarle la vita era asportare immediatamente sia il feto morto che l’utero: ciò però significava che Elizabeth non avrebbe mai più potuto avere figli. Convocati immediatamente gli uomini della famiglia, i due Poldark non poterono che prendere atto del parere del medico e lo autorizzarono a procedere come aveva suggerito. Elizabeth urlava di dolore e di spavento, temeva di morire e la atterriva ancora di più la prospettiva di essere ripudiata, ora che non era più in grado di dare ai Poldark il tanto bramato erede. Difatti, appena ebbe ripreso conoscenza ed un minimo di forze il suocero chiese di parlarle in privato, senza neppure la presenza di sua madre, e le fece capire a chiare lettere che ormai era una sposa inutile ed era soltanto un intralcio nella vita di Francis. Sebbene fosse una donna amorale ed immeritevole di considerazione, il suocero le propose di offrirle un’ultima via d’uscita, a condizione che fosse estremamente sincera, almeno per una volta nella vita.
Charles le riferì che Francis continuava a ripetere che si era infatuato di Demelza e che avrebbe voluto rubarla a Ross, per rendergli la pariglia; Demelza però non avrebbe mai accettato una cosa simile, date le sue profonde convinzioni religiose. L’unica soluzione era che entrambi rimanessero vedovi.
“Avete intenzione di ammazzare me e Ross?” – mormorò Elizabeth, per una volta perdendo la sua aria spavalda.
“No. – rispose il suocero – Ho intenzione di aiutarvi a fuggire dalla Cornovaglia via mare, facendo però credere a tutti che la vostra barca sia saltata in aria. in tal modo Demelza e Francis, rimasti vedovi, potranno successivamente convolare a nozze. L’unico problema è che tua sorella stessa mi ha chiesto di aiutarla a propiziare una fuga di Ross per mare e sicuramente si insospettirebbe se ciò accadesse, non potrebbe che accusarmi di essere coinvolto nella fuga e nella morte del marito. Per questa ragione ho bisogno del tuo aiuto. Dobbiamo far credere a Demelza che intendo aiutarla, organizzare il tutto e poi all’ultimo momento troveremo un pretesto per trattenerla e sarai tu a partire, anziché lei”.
“E come faremo con Ross? Lui non mi vuole, è innamorato di quella stupida di mia sorella, non accetterebbe mai di lasciarla e tornerebbe indietro! A meno che – ed impallidì nel dirlo – non vogliate ammazzarci davvero: come facciamo a fidarci di voi?”
Charles sogghignò. “Non mi interessa macchiarmi di un delitto, non mi conviene. Potrei fare in modo che il Lucifero finisca contro una roccia, far credere ad una casualità. Sono convinto che una donna come te sia più che capace di utilizzare l’arma della sua bellezza per ottenere ciò che vuole. Mio nipote è un uomo come tutti gli altri: con la prospettiva della libertà ed un’amante disinibita a disposizione, non dovrebbe essere difficile trattenerlo lontano da Nampara e dalla Cornovaglia per sempre. Tua sorella non ha certamente il tuo fascino; è graziosa sì, ma piuttosto scialba. Sta a te riuscire a riconquistare Ross. E se proprio non volesse… cercheremo un mezzo per renderlo inoffensivo almeno per il periodo necessario a far sì che Demelza e Francis si sposino. Anzi, non immagini quanto mi renderebbe lieto che un giorno Ross tornasse e trovasse la sua donna sposata ad un altro: Francis otterrebbe la sua vendetta, sarebbe una soddisfazione ancora più grande che saperlo ridotto a mangime per i pesci!”
Elizabeth era molto titubante, ma sapeva di non avere vie d’uscita ed accettò.
Nel frattempo il processo a Ross si era concluso con un verdetto di assoluzione per i reati di cui era accusato inizialmente, ma di condanna ad una pena piuttosto pesante per l’evasione: sette anni di prigione. L’avvocato difensore si rammaricò e disse che se Ross fosse stato meno cocciuto e si fosse presentato all’ultima udienza, come lui aveva consigliato, forse avrebbe potuto essere assolto completamente. Harris Pascoe si offrì di pagare le spese del processo di appello e l’avvocato si rese disponibile, ma il processo si sarebbe svolto a Londra e non prima di sei mesi.
Lo zio Charles pensò che quella condanna era una fortuna per i suoi scopi, in quanto Ross non poteva certo restare nascosto per sette anni e la fuga era la sua unica speranza. Doveva però augurarsi che il nipote si fidasse di lui ed accettasse il suo aiuto: oppure doveva semplicemente attendere che Ross organizzasse la sua fuga e modificarne le condizioni secondo i suoi desideri. Era impossibile che dopo la condanna Demelza o Dwight o Pascoe non cercassero di mettersi in contatto con Ross: fu sufficiente incaricare delle persone di fiducia di seguire i tre e così Charles ebbe modo di verificare che avvenivano visite piuttosto frequenti del dottor Enys a casa Penvenen. Con un pretesto Charles, sfruttando le sue conoscenze, cercò un’occasione di incontro con il giudice e, parlando del più e del meno, gli chiese se lui o sua nipote erano stati in cattiva salute negli ultimi tempi. Avendo il giudice negato, intuì che Ross doveva essere nascosto a casa Penvenen e che Dwight fungeva da suo messaggero. Affrontò così il dottor Enys apertamente e gli disse che aveva scoperto tutto e che doveva vergognarsi: mettere a repentaglio la reputazione del giudice Penvenen per colpa di un delinquente! Disse che si asteneva dal denunciarlo proprio per non mettere in difficoltà quella persona per bene, ma che Ross doveva immediatamente lasciare il paese e non incrociare più la sua strada con quella di Francis. Charles riferì al medico la proposta di Demelza di qualche settimana prima e disse che era disposto ad aiutarli a fuggire, così che Francis potesse desistere dai suoi propositi di vendetta. Doveva però convincere Ross ad accettare, a tutti i costi.
Dopo un’ampia discussione che coinvolse anche il banchiere Pascoe e Demelza, Dwight e Ross, ignari dell’ignobile progetto di Charles, accettarono la sua proposta. La notte del 18 maggio, data stabilita per la partenza, una scialuppa avrebbe caricato Ross e Demelza a Hendrawna Beach; da lì sarebbero saliti sul Lucifero, che li avrebbe attesi al largo poco distante.
In realtà Ross, che a ragion veduta non si fidava completamente dello zio, disse a Dwight che avrebbe solo finto di accettare il suo aiuto e che dopo aver preso la scialuppa lui e Demelza non sarebbero mai saliti sul Lucifero, ma su un’altra barca che li avrebbe attesi al largo, condotta dai fidati fratelli Daniels, gli unici marinai della sua vecchia ciurma che gli erano rimasti fedeli. L’unico inconveniente era che avrebbero dovuto raggiungere questa barca a nuoto in mare aperto e Ross temeva che per Demelza fosse troppo faticoso. Dwight disse che avrebbe potuto accompagnare Demelza via terra verso la baia di Falmouth e che la barca dei fratelli Daniels, dopo aver caricato Ross, avrebbe potuto raggiungere Falmouth ed avvicinarsi alla riva quanto bastava per rendere la traversata in mare meno faticosa per la moglie di Ross. Trascorsero dunque giorni frenetici, nell’una e nell’altra fazione, per mettere a punto tutti i dettagli dell’operazione.
Charles, in particolare, doveva tenere Demelza lontana da Nampara la notte della partenza, senza sapere che ella stessa era in procinto di organizzarsi con Dwight, a mezzanotte, per raggiungere Falmouth e ricongiungersi a Ross. Lo zio di Ross si presentò a Nampara verso ora di cena, tutto trafelato, e disse che Elizabeth aveva perso il bambino e che la fuga doveva essere rimandata al giorno successivo. Demelza non aveva tempo di consultarsi con Dwight, perché lo zio del marito le metteva fretta; inoltre, non sapeva che Elizabeth aveva perso il bambino diversi giorni prima, perché sia la sorella che la madre adottiva da tempo avevano interrotto ogni rapporto con lei. Demelza, sebbene avesse intenzione di mantenere la promessa fatta al marito di stare il più possibile lontana dalla sorella, di fronte alla notizia che stava così male non poteva mostrare disinteresse, e così, presa già una borsa contenente l’occorrente per fuggire con Ross, salì sulla carrozza di Charles, il quale solo strada facendo le disse che Elizabeth e sua madre si trovavano da tempo a Cusgarne e che era proprio lì che si stavano recando, non a Trenwith. Una volta arrivati a destinazione, Charles la lasciò scendere e mentre Demelza si introduceva nell’abitazione attese l’arrivo di Elizabeth, per portarla a Hendrawna Beach. Demelza si recò nella stanza di Elizabeth senza trovarvi nessuno; chiese allora spiegazioni a sua madre, che la accolse con una certa freddezza e le disse che Elizabeth aveva perduto il bambino una settimana prima, a causa di una caduta da cavallo, e che la grossa tragedia era che non poteva più avere figli. Le riferì che era ancora convalescente, la ferita le doleva e stava piano piano rimettendosi, ma era estremamente preoccupata perché temeva che i Poldark la ripudiassero. Demelza ascoltò con educazione le lamentele della signora Chynoweth, continuando a chiedersi dove fosse Elizabeth, visto che non era nella sua stanza. La signora si meravigliò molto a quella notizia; le due donne e qualche cameriera chiamarono Elizabeth a gran voce e perlustrarono l’intera dimora senza trovarla. Affacciandosi in cortile, Demelza notò che non vi era più la carrozza di Charles con la quale era giunta lì e cominciò ad insospettirsi. Tempestò la madre di domande, ma notò che la donna era sincera, era stupita almeno quanto lei che Elizabeth non si trovava da nessuna parte ed era seriamente preoccupata che fosse uscita di casa, essendo non ancora pienamente ristabilita. La signora disse che non aveva affatto sentito il consuocero quel giorno e che non attendeva una sua visita; anzi, si era meravigliata nel vedere piombare la figlia adottiva in casa a quell’ora e senza preavviso. Demelza ebbe la certezza di essere stata vittima di un inganno da parte di Charles e chiese alla madre con quale mezzo poteva fare ritorno a Nampara. La madre adottiva rispose che non disponevano né di carrozza né di calesse e che poteva prestarle un cavallo, ma non era il caso, data l’ora notturna, la distanza da Nampara e quanto era accaduto ad Elizabeth solo pochi giorni prima. Demelza non aveva altra scelta e si fece sellare il suo vecchio cavallo. Non le importava sapere quali fossero le intenzioni di Charles, ma le premeva rientrare subito a Nampara per incontrare Dwight e chiedergli spiegazioni. A quel punto, dubitava anche del fatto che la fuga fosse stata rimandata. Forse Charles voleva impedirle di fuggire con Ross… ma perché? E cosa c’entrava Elizabeth?
Nel frattempo, la carrozza dei Poldark era giunta a Hendrawna Beach, dove si trovava, nascosta in una grotta, una scialuppa. Tholly Tregirls era incaricato di remare e portare Ross ed Elizabeth fino al Lucifero. Elizabeth si sedette in terra, piuttosto affaticata; era vero che la ferita all’addome le faceva male e che non si era ancora ripresa, ma peggio sarebbe stato dover sottostare alle ire del suocero. Quest’ultimo le ripetette ancora una volta, fino allo sfinimento, quello che doveva dire a Ross e che, appena lontani dalle coste, li avrebbe raggiunti un’altra imbarcazione recante un vessillo verde sull’albero maestro. Consegnò alla nuora un sacchetto di monete e le disse di non sprecare quel gruzzoletto, che sarebbe bastato per sostenere le loro prime spese. Una volta doppiato il capo Lands’End, lasciatesi alle spalle le isole Scilly, sarebbero giunti in breve a Roscoff in Francia, fino a far perdere le proprie tracce. Charles poi si allontanò, facendo portare la carrozza su un poggio dal quale poteva seguire con lo sguardo il tragitto della scialuppa.
Era circa mezzanotte quando Ross arrivò sulla spiaggia. Lì Tholly gli fece cenno di entrare nella grotta e l’uomo vi trovò la cognata, coperta da un mantello con cappuccio blu.
“Cosa ci fai tu qui?” – le chiese.
“Tuo zio ha deciso così. Poi ti spiego. E Demelza?”
“Demelza ci raggiungerà in un altro posto” – aggiunse Ross sibillino. Elizabeth pensò che anche Ross doveva diffidare dello zio e ciò la agevolava, perché le consentiva di risparmiare tutte le frottole che Charles le aveva propinato per giustificare con Ross l’assenza di Demelza nel luogo dell’appuntamento. Ross non era affatto tranquillo, la presenza di Elizabeth era d’intralcio nella fuga e desiderava avere altre spiegazioni dalla donna; ma Elizabeth gli intimò che dovevano sbrigarsi e che gli avrebbe spiegato tutto strada facendo. Mentre la scialuppa, al buio, solcava le quiete acque della baia Elizabeth gli narrò che la settimana precedente aveva perso il bambino e rischiato di morire, che era viva per miracolo ma non poteva più avere figli; per questo, Charles voleva liberarsi di lei affinché Francis trovasse una nuova moglie. Gli mostrò il sacchetto pieno di denaro che le aveva dato per rifarsi una vita altrove. Ross era ancora profondamente dubbioso e qualcosa gli sfuggiva. Solo quando stavano per avvicinarsi al Lucifero Ross le dovette confessare che i suoi progetti erano altri; intendeva sì recarsi in Francia, ma non con i mezzi che lo zio gli metteva a disposizione, in quanto non si fidava di lui: non sarebbe mai salito a bordo della sua antica imbarcazione, ma di un altro battello che si doveva raggiungere a nuoto. Visto che Elizabeth non era in condizioni di poter nuotare, poteva benissimo rispettare le condizioni di Charles e salire sul Lucifero. In fondo, non era necessario che Elizabeth fuggisse insieme a lui e Demelza, anzi non era neppure raccomandabile, sia perché in tre sarebbero stati più riconoscibili, sia a causa di tutto quanto era accaduto in passato fra di loro. A quel punto Elizabeth dovette scoprire le carte: disse che Charles aveva previsto che salissero sul battello di Ross ma solo fino a st. Ives, dove lo zio aveva predisposto un cambio con un’altra scialuppa, perché il Lucifero sarebbe naufragato e l’indomani ne avrebbero trovato solo i rottami. Di fronte alla richiesta di chiarimenti di Ross, Elizabeth fu costretta a confessare che il vero scopo di Charles era allontanare Ross e lei dalla Cornovaglia e farli credere morti perché Francis, rimasto vedovo, potesse sposarsi con Demelza, vedova a sua volta. Ross protestò, disse che non avrebbe mai accettato simili condizioni e che Demelza lo attendeva a Falmouth quella notte. Elizabeth rispose che Demelza non poteva raggiungere il luogo convenuto perché Charles l’aveva trattenuta con un inganno a Cusgarne; pregò e scongiurò Ross di aiutarla, almeno per quella sera, e fingere di assecondare lo zio. In un secondo momento, poteva pure tornare a cercare Demelza, ma per quella notte era necessario seguire alla lettera il piano di suo zio. Lo supplicò di venirle incontro, perché se qualcosa fosse andato storto il suocero gliel’avrebbe fatta pagare; inoltre, lui stesso avrebbe rischiato la vita per colpa di Francis, oppure il carcere per sette anni, se l’avessero riacciuffato. Ross, però, rifiutava di salire a bordo del Lucifero, insisteva che non avrebbe mai accettato di far credere a tutti, Demelza compresa, che era fuggito con sua sorella, e che per giunta era morto; se proprio doveva gettarla tra le braccia di Francis, preferiva morire quella sera stessa. Inoltre, Demelza si fidava di lui ed avrebbe compreso subito che era una bugia, non sarebbe mai scappato con Elizabeth abbandonandola. Avrebbe sofferto della sua morte, e non era giusto farla patire con questa menzogna; solo dopo qualche tempo, giunti in Francia, Ross avrebbe potuto mandarle una lettera dicendole che stava bene, ma ciò era pericoloso perché avrebbero potuto intercettare la lettera e scoprire dove si era rifugiato.
Ross inveì contro lo zio, che si accaniva contro di lui e sua moglie senza motivo. Tholly, che aveva udito tutta la conversazione, disse che era molto rischioso lasciare la scialuppa visibile per troppo tempo al largo e che dovevano sbrigarsi a trasferirsi sul Lucifero. Che continuassero pure a litigare lì, ma lui doveva andarsene al più presto. Ross lo minacciò, e gli ordinò di aiutare la signora a salire a bordo della barca, mentre lui si sarebbe tuffato per raggiungere la barca coi fratelli Daniels che lo attendevano.
Elizabeth allora, disperata, trasse fuori da una tasca del mantello una pistola e la puntò verso Ross. L’uomo le ordinò di abbassare l’arma, che certamente non sapeva usare e rischiava di farsi male lei stessa. Elizabeth, piangendo, disse che non aveva altra scelta: se lui non accettava di seguirla con le buone, lo avrebbe seguito con le cattive.
“Elizabeth, dammi quella pistola” – proseguì Ross tendendo la mano verso di lei.
“Abbassa il braccio, e sali su quella barca” – gli fece lei di rimando, indicandogli la corda che i marinai a bordo del Lucifero avevano già calato.
“Ti ho spiegato mille volte perché non posso, e devi accettarlo” – replicò Ross.
“Capitano, vi prego, datele retta, salite…” – mormorò Tholly, spaventato anche lui dalla furia distruttiva di quella donna, con in mano una pistola che forse non sapeva nemmeno utilizzare correttamente.
“Ora basta, Ross!” – urlò la donna sparando, e per effetto del rinculo cadde all’indietro, sbattendo violentemente la schiena sulla prua della scialuppa.
“Capitano! Signora!” – esclamò Tholly, non sapendo chi dei due soccorrere per primo. Poiché Ross gli era più vicino, gli si chinò accanto e vide che aveva il fianco sinistro completamente insanguinato ed era privo di conoscenza. “Giuda! Che diamine avete fatto? Lo avete ucciso…”
Elizabeth, con il cappuccio ormai calato sulle spalle per effetto dello schianto, riprese l’equilibrio e si avvicinò carponi all’uomo che amava e che aveva appena ferito, scrutandolo attentamente. Gli prese il polso e premette per sentire il battito.
“Sciocco, non è morto. Presto, tu e quell’altro issatelo a bordo del Lucifero. Dobbiamo allontanarci al più presto da qui; poi penseremo con calma a come curarlo…”
***
Quella notte stessa Demelza, galoppando con le velocità massima che il suo stato le consentiva, giunse a casa di Dwight, il quale trasecolò nel sentire il resoconto di quanto accaduto a Cusgarne. Disse all’amica di tornare a casa, lui avrebbe cercato di scoprire quale inganno si celava dietro il comportamento di Charles, a costo di svegliare tutta Trenwith. Demelza era preoccupata per Ross, forse lo zio l’aveva tradito e fatto arrestare… Dwight le diede un calmante e la invitò a riposare, il giorno dopo le avrebbe riferito tutto.
Grazie al farmaco, Demelza si addormentò. Il mattino dopo fu svegliata da robusti tocchi al portone.
Prudie salì di sopra e le riferì che c’erano delle guardie. Demelza si allarmò e pensò che era proprio come temeva: lo zio aveva fatto arrestare Ross. In realtà le cose non erano andate così. Il portavoce dei gendarmi, un biondino dall’accento scozzese che si presentò come capitano Mc Neil, disse a Demelza che il marito era fuggito la notte precedente a bordo del Lucifero e le chiese se avesse idea di chi potevano essere i suoi complici. Demelza si meravigliò che parlassero della barca di Ross, visto che il suo progetto era di fuggire a bordo di altra barca, ma tutto sommato si tranquillizzò, pensando che Ross era fuggito come avevano deciso e che solo per colpa di Charles ella aveva mancato all’appuntamento a Falmouth. Prima o poi, pensò, Ross avrebbe trovato il modo di farle sapere come rivedersi: l’importante era che lui fosse sano e salvo. Grande però fu la sua sorpresa quando alla porta bussò Paul, il più giovane dei fratelli Daniels, che la notte precedente avevano atteso invano l’arrivo di Ross. Vedendo le guardie, il ragazzo ebbe la prontezza di dire alla signora che era arrivato per aiutare Jud con la mungitura , e Demelza gli disse che lo avrebbe subito raggiunto nella stalla. Appena Mc Neil e i suoi se ne furono andati, Demelza corse nella stalla e seppe dal ragazzo che Ross non lo avevano proprio visto. Quando Demelza disse che il capitano delle guardie sosteneva che Ross fosse fuggito a bordo del Lucifero, Paul disse che lui e suo fratello, preoccupati nel non vedere arrivare Ross, avevano perlustrato un bel tratto di mare ed effettivamente avevano notato il Lucifero in lontananza, che si dirigeva verso le isole Scilly, ma non vi avevano dato importanza. Qualche ora dopo giunse Dwight, scuro in volto, pregando Demelza, come primo suggerimento, di stare calma. Le disse che era venuto a sapere da Charles, la sera precedente, che Ross era fuggito con Elizabeth e che i due avevano pregato lo zio di aiutarli, con la promessa di sparire per sempre dalla vita di Francis ed evitare, così, che si tenesse il famigerato duello. Demelza disse che non credeva ad una sola parola, Ross non sarebbe mai fuggito con Elizabeth, per di più dopo aver organizzato tutto per fuggire con lei. Doveva trattarsi dell’ennesimo inganno di Charles e sua sorella, sicuramente complici nell’intento di proteggere Francis, ma questa volta avrebbe fatto sentire le proprie ragioni. Proprio in quel mentre, bussarono di nuovo alla porta. Era di nuovo Mc Neil, che si mostrò sollevato nel trovare un medico a Nampara e comunicò alla signora che doveva essere forte, perché era appena giunta notizia che al largo di st. Ives erano stati trovati i relitti del Lucifero , la nave con la quale il capitano Poldark era fuggito, e che probabilmente sia lui che tutti gli occupanti erano morti.
Demelza svenne.
Dwight fece preparare i sali e con l’aiuto della domestica la distese sul divano. Lo stesso Mc Neil, preoccupato, attese al suo capezzale finché la donna non riprese conoscenza.
“Non può essere, non può essere…” – continuava a ripetere la poveretta. Era talmente disperata che stava per confessare davanti al capitano delle guardie che Ross era davvero intenzionato a fuggire la notte precedente ma con lei, ma Dwight opportunamente la zittì. Le consigliò di stare calma e riposare, sarebbe andato lui ad appurare tutti i particolari dalle autorità e poi glieli avrebbe riferiti in giornata. All’esito delle sue verifiche, Dwight tornò mestamente a Nampara e disse a Demelza che purtroppo doveva farsi coraggio ed accettare la realtà: Tholly Tregirls aveva accompagnato Ross ed Elizabeth a bordo di una scialuppa fino al Lucifero, come da lui stesso ordinatogli qualche giorno prima; li aveva visti salire insieme sulla barca, poi si era allontanato, ma non sapeva altro. Tholly, ovviamente, era stato ben remunerato da Charles per tacere sia del suo coinvolgimento nella vicenda che del dialogo intercorso fra Ross e la sua antica amante.   
Le autorità dissero che il Lucifero era naufragato finendo contro una scogliera a causa delle forti correnti che si erano alzate nel corso della notte lungo il canale. Era impossibile che qualcuno fosse sopravvissuto, sia perché l’acqua era gelida in quella stagione, sia perché le correnti erano così forti che anche un abile nuotatore avrebbe avuto difficoltà a resistere a galla. Non erano stati trovati i corpi delle vittime, ma era stato trovato in acqua un mantello di donna lacero (che Tholly aveva riconosciuto come quello della signora Elizabeth) ed il tricorno del capitano Poldark.
Come se non bastasse, di gran carriera giunse a Nampara anche Francis, gongolante della notizia della fuga, che confermava i suoi sospetti sull’infedeltà di Ross ed Elizabeth  e sul loro doppio gioco; inoltre, percepiva la loro tragica fine come un segno della giustizia divina.
Demelza gli disse che non credeva ad una sola parola, che lui e suo padre dovevano solo vergognarsi, e gli raccontò della proposta che aveva fatto a Charles qualche settimana prima e che lui aveva prima rifiutato e poi finto di accettare, dell’inganno che Charles aveva ordito la sera in cui ella doveva fuggire con Ross, probabilmente allo scopo di far fuggire Elizabeth. Aggiunse che suo padre era un assassino, che li aveva ammazzati lui, evidentemente per liberarsi di una nuora ormai scomoda e di un nipote che poteva uccidere il suo amato figlio a duello. Disse che lo avrebbe denunciato, avrebbe affrontato qualsiasi scandalo pur di onorare la memoria di Ross, ingiustamente infangata.
Francis le disse che le conveniva rassegnarsi: quei due erano stati visti fuggire insieme, non certo costretti ma di loro spontanea volontà; Charles non aveva il potere di provocare naufragi a distanza, d’altra parte, seppure il naufragio fosse stato una mossa dello stesso Ross per evitare di essere cercato, ciò era ulteriormente indicativo della sua doppiezza: evidentemente Elizabeth e quel disgraziato volevano essere liberi di rifarsi una vita altrove e non desideravano alcun legame con i loro coniugi…. Per Francis, a quel punto, era indifferente che sua moglie e quell’altro fossero vivi o meno, l’importante era che fossero morti per il mondo intero.
“Non capisci che ci hanno reso un favore? Io e te siamo liberi, liberi! Nulla ci vieta di risposarci…”
“Come puoi parlare di risposarsi, santo cielo? Sei così cinico che non ti riconosco più…” – rispose Demelza.
Francis le baciò le mani e le si inginocchiò ai piedi. “Demelza, quanto accaduto stanotte, vero o falso che sia, è un segno del destino, che vuole ripagarci delle sofferenze subite. Io e te meritiamo di essere felici. Io non desidero risposarmi con una donna qualsiasi, ma con te. Tu conosci la mia storia, sai tutto ciò che ho patito, sei vittima del mio stesso inganno. Con te non avrei bisogno di spiegare, di chiarire, di confidare i miei patimenti. Capisco che per te possa essere presto, ma sappi che ti offro il mio amore incondizionato e la mia protezione fino all’ultimo mio respiro…”
“Francis, io non posso amare nessun altro, non capisci… Ross non mi avrebbe mai abbandonato… aspetto un figlio suo!”
Francis ammutolì. Si rialzò, ed abbracciò la cognata.
“Mia cara Demelza, come ti ho detto più volte, sei solo una vittima delle circostanze. Se Ross ti ha lasciato per tua sorella pur sapendo della gravidanza, a maggior ragione è un mascalzone. Se non lo ha fatto, e non è morto sul serio, troverà il modo di farti sapere che è vivo, non pensi? Sappi però che, se ciò non accadesse, io sono pronto ad amare tuo figlio come se fosse mio, se mi concederai l’immenso onore di sposarmi. Quando deve nascere il bambino?”
“A novembre.” – mormorò Demelza.
“Mancano sei mesi. Troppo poco per farlo passare come mio – meditò Francis- in ogni caso, la mia proposta di matrimonio è valida. Io ti amo da sempre, sono solo stato troppo debole per ammetterlo. Tu meriti un uomo che ti veneri, che ti protegga, che ti sostenga…”
Demelza si morse il labbro. Lei un uomo così lo aveva, e non poteva credere né al tradimento, né alla morte di Ross.
Passarono i giorni, e di Ross nessuna traccia e nessuna notizia. Demelza vestì a lutto, e dopo dieci giorni dal naufragio nella cappella di famiglia dei Poldark fu celebrato il duplice funerale. Demelza, con i capelli raccolti ed un abito nero di foggia molto semplice, dovette sostenere gli sguardi di compatimento della gente ed i pettegolezzi che si erano ormai diffusi in merito alla fuga di Elizabeth e Ross, che ovviamente Charles aveva tentato di giustificare gettando la colpa di tutto su Ross, dicendo che aveva rapito la cognata per vendicarsi della famiglia del cugino Francis, che a suo dire lo aveva abbandonato nel momento del bisogno. Demelza era come cieca e sorda a tutte le provocazioni; era come morta, assente, intontita dal dolore e stanca. Dopo il funerale, una bella donna bionda le si avvicinò.
“Sono Caroline Penvenen” – le disse nel presentarsi.
“Oh, miss Caroline. Vi sono grata dell’aiuto che avete reso a… alla mia famiglia”.
Caroline s’impietosì di fronte a quella donna così provata. “Signora Poldark, ascoltatemi, non dovete credere a nulla di quanto vi raccontano, Ross non può essere fuggito con vostra sorella. Vi amava profondamente, ed era pazzo di gioia alla notizia del bambino. È stato lui stesso a confidarmelo. Sono stata con lui gli ultimi giorni prima della fuga, ed era un uomo profondamente innamorato di sua moglie. Certe cose non si possono fingere. Lui voleva fuggire con voi, continuava a ripeterlo! Ci sarà sicuramente una spiegazione alternativa a questa assurda situazione, e la troveremo!”
Demelza pianse, senza trattenersi, tra le braccia della contessina.
“Se è come voi dite, perché Ross non torna da me? Comincio a credere sul serio che gli abbiano fatto del male…”
“Lo scopriremo, mia cara, lo scopriremo. Non siete sola. Io e il dottor Enys vi daremo tutto il nostro appoggio. Venite da me a Killewarren appena vi sentirete abbastanza in forze, e cercheremo di ricostruire tutti i passaggi di quella maledetta notte”.
Demelza si rasserenò. Le parole di Miss Caroline rafforzavano la sua convinzione che Ross non fosse un traditore e forse, con un po’ di fortuna e con l’aiuto di persone amiche, sarebbe riuscita a riabbracciarlo.

 
  
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