Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: Giuly_2_21    08/04/2024    1 recensioni
PREQUEL/SPIN-OFF DI LOST IN THE ANIME MULTIVERSE E SEQUEL DI JJBA VENTO AUREO
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Dopo lo scontro con Diavolo a Roma Giorno riesce finalmente a salire ai vertici di Passione e diventarne il Boss.
Ma la strada per coronare il suo sogno è ancora lunga e irta di ostacoli.
Affiancato da vecchi e nuovi alleati e pronto a tutto pur di non venir meno alle promesse fatte, il ragazzo dovrà affrontare l'ombra che attanaglia l'Italia da decenni e regolare i conti con il suo passato e le conseguenze delle sue scelte.
Ma non sempre tutto va secondo i piani…
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NUOVO CAPITOLO OGNI LUNEDI (FINO A ESAURIMENTO SCORTE)
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Giorno Giovanna, Guido Mista, Nuovo personaggio, Pannacotta Fugo, Trish Una
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Anime Multiverse Series'
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ATTENZIONE: in questo capitolo si affronteranno tematiche delicate quali violenza sessuale e victim blaiming. Saranno inoltre presenti scene di violenza fisica che potrebbero urtare la sensibilità di alcuni. Procedere a vostro rischio e pericolo.

Quando la guardia venne sgozzata, tra gli ospiti del casinò si scatenò il panico e a causa della calca i gemelli si separarono. In qualche modo Alice riuscì a raggiungere una parete e si appiattì contro di essa cercando di calmarsi.

Sapeva bene che Leonardo Izzo facesse parte della Carboneria e che la possibilità di rincontrarlo c'era eccome, ma ritrovarselo davanti con quel sorriso languido e gli occhi spiritati era tutt'altra storia. A differenza dei suoi compari Izzo non gli era mai piaciuto. Fin da subito il suo sesto senso le aveva urlato che era pericoloso e nemmeno le belle parole di Ghira l'aveva convinta del contrario. Anzi, era quasi arrivata a lasciare quest'ultimo pur di stare alla larga da Izzo ma poi Ghira le aveva assicurato che aveva smesso di frequentarlo e lei, come una sciocca, gli aveva creduto. Solo quando quella sera maledetta del '97 se l'era ritrovato davanti, aveva capito di essere stata ingannata.

Una mano fredda e metallica le si strinse intorno al gomito e all'improvviso una voragine le si aprì sotto i piedi. Il buio la circondò mentre precipitava nel vuoto. Tentò di urlare ma un vento gelido le strappò la voce. Dopo un tempo che le parve infinito le gambe urtarono contro una superficie dura e una di esse si ruppe. Imprecando per il dolore se la strinse tra le mani per poi mettersi seduta e guardarsi intorno per cercare di capire dove fosse finita.

Una luce bianca, simile a quella di un faretto, illuminò una sezione quadra di un pavimento marmoreo, formata da 64 quadrati larghi un metro i cui colori si alternavano tra bianco e nero. Il resto del luogo era nascosto da una velo di oscurità così fitta da sembrare una tenda. Alice si trovava sopra una casella nera, alla seconda riga della quinta colonna a partire da sinistra. Di fronte a lei, a quattro righe di distanza, era stato abbandonato un manichino femminile con gli abiti sgualciti.

Prima che la ragazza potesse indagare oltre, si udì uno squillo di tromba seguito da una voce baritonale che ordinò: -Che l'esercito di Alice Ilaria Zeppeli si disponga sul campo di battaglia-

Udendo dei cigolii alle proprie spalle, l'appena citata si voltò e vide 15 cavalieri dall'armatura vermiglia emergere dall'oscurità. Sette di loro, armati di semplici spade, si disposero sulla riga di Alice, occupando i restanti quadrati. Due di loro, con indosso degli elmi a forma di torrione medievale, presero posto agli estremi della prima riga. Altri due, con elmi decorati con una testa di cavallo li affiancarono, seguiti da altri due che sventolavano degli stendardi strappati. Gli ultimi due infine, con la testa cinta da una corona d'oro, misero due sedie sugli ultimi quadrati liberi e vi si sedettero. Nonostante quelle piccole diversità le loro condizioni fisiche erano pressoché identiche: erano tutti sporchi, zoppicanti, con pezzi di armatura mancanti e l'aria sconfitta.

Si udì un secondo squillo e la voce baritonale diede un secondo ordine: -E ora, che l'esercito di Leonardo Izzo si disponga sul campo di battaglia-

Agli antipodi del campo apparvero 15 cavalieri, simili a quelli rossi se non per la lucida armatura nera e l'aria sana. Una volta disposti Alice si rese conto che i cavalieri con la spada erano 8 mentre ne mancava uno con la corona, sebbene fosse state portate due sedie.

-Cosa diavolo...?- sussurrò, anche se a causa dell'assoluto silenzio le parole rimbombarono per tutta la stanza.

-Sapevo che fossi una poveraccia ma addirittura non saper riconoscere una scacchiera... quanta ignoranza, Alice- disse una voce familiare e strafottente. 

Dall'oscurità apparve infine Leonardo Izzo con una corona d'oro in testa, la mano metallica in bella mostra e un ghigno di trionfo a deformargli il volto.

Alice avvertì l'impulso di scappare ma il dolore alla gamba gli impedì di alzarsi. Cercò allora di strisciare via ma appena provò a oltrepassare la linea che divideva i quadrati una forza la respinse indietro. Riprovò svariate volte da tutti lati con il panico che le dilagava nel petto. Cercò anche di evocare Lithum, prima a mente poi ad alta voce ma lo stand non apparve.

-Sai, mi sono sempre piaciuti gli scacchi- raccontò Izzo nel mentre andando ad accomodarsi sulla sedia vuota -Ci giocavo sempre con il mio istruttore. Peccato siamo morto prima che risvegliarsi Funeral of Queen Mary. Scommetto che gli sarebbe piaciuto fare una partita su un vero campo di battaglia. In compenso ho invitato qui diverse ragazze. Pensa che gli è piaciuto così tanto questo gioco che non sono più uscite. Infatti chi ti ha preceduto è ancora qui- e con un gesto indicò il manichino.

Alice ci mise un attimo a capire e quando ci riuscì dovette portarsi le mani alla bocca per non urlare.

-Oh, non ti preoccupare. Adesso la spostiamo così avremo il campo tutto per noi- disse lui schioccando le dita. Due cavalieri neri presero il corpo senza vita e lo portarono via sotto gli occhi sgranati da Alice la quale si sforzò di non notare gli abiti strappati all'altezza dei fianchi e del seno e l'espressione di terrore congelata sul volto della disgraziata.

-Dubito che tu conosca le regole ma non ti preoccupare. Sarà il tuo re a guidarti- proseguì Izzo una volta che i cavalieri tornarono a posto -Limitati a fare la brava pedina e se vinci potrai andartene. L'esercito bianco non ha mai vinto una battaglia prima d'ora ma questa potrebbe essere la volta buona-

Alice avrebbe voluto fargli notare che il suo esercito era rosso ma, osservando attentamente il cavaliere al suo fianco, si accorse che quella sulla sua armatura non era vernice ma sangue, fatto che non la incoraggiò minimamente.

-Che la 35esima battaglia di Leonardo Izzo abbia inizio- annunciò la voce baritonale -La prima mossa all'esercito bianco-

Il re bianco biascicò qualcosa e il soldato al fianco della bionda avanzò di due quadrati. Izzo ordinò a un soldato nero di fare lo stesso. Il soldato bianco infilzò con la spada il corrispettivo nero che si accasciò a terra. Se lo caricò sulla spalla e lo gettò fuori dalla scacchiera per poi tornare a posto. 

Alice avrebbe voluto esultare ma, pur non conoscendo il gioco, immaginava che quello scontro non aveva un gran significato; era solo una cortesia da parte di Izzo che infatti qualche mossa dopo uccise il soldato bianco/rosso.

Il gioco proseguì. Altri cavalieri vennero mossi e uccisi in un contorto piano che Alice cercava invano di comprendere. Il tempo sembrava essersi dilatato e contratto allo stesso tempo. Lei stessa era in conflitto, divisa tra il desiderio che quella stupida farsa finisse in fretta e al contempo che non finisse mai. Dopo quelli che potevano essere anni oppure pochi secondi il re le ordinò di avanzare.

-Che stai aspettando, Alice? Non è così difficile. Devi solo trascinarti fino al quadrato successivo. Non rischi nemmeno di essere mangiata- la incitò Izzo vedendola immobile.

Lei non rispose, non lo guardò nemmeno. Continuò a tremare invece con gli occhi fissi a terra.

 -MUOVITI! ORA!- urlò allora Izzo. Una forza invisibile la spinse in avanti facendola cadere di faccia sul quadrato successivo.

-Mi deludi, sai?- disse Izzo schernendola -Pensavo che ti saresti ribellata un po' di più visto la fama che ti precede, invece sei così docile... Cavolo, se fossi stata così anche quella sera a quest'ora non saresti qui a rischiare la vita. Ma il passato è passato e quello che non ho ottenuto allora, lo otterrò adesso… sempre che vinca-

Alice aveva affrontato diverse situazioni spiacevoli, ma mai non si era sentita così frustrata, umiliata e spaventata. Agognava la fuga ma era intrappolata; sperava che qualcuno la venisse a salvare ma nessuno sapeva dov'era e anche se fosse Izzo non li avrebbe mai lasciati interferire. La sua fine era vicina; ormai non riusciva a pensare ad altro. Sarebbe stata violentata e uccisa in quel luogo ostile per mano di un ragazzo orrendo e folle che nel mentre giocava con lei, illudendola di poter evitare un destino tanto crudele. Forse lo faceva per vendicarsi di esserle sfuggita tempo prima o forse lo divertiva umiliare e torturare psicologicamente le sue vittime prima di passare alle violenze fisiche. Ma qualunque fosse la verità poco poteva fare. Forse doveva solo arrendersi, chiedergli di interrompere il gioco e farle quello che voleva. Almeno tutto sarebbe finito prima...

"Ma che stai dicendo?!"

Una voce le risuonò in testa. Alice era sicura che non si trattasse di un suo pensiero ma non capiva da dove provenisse. Forse stava solo impazzendo o forse era un'altra perversa tortura di Izzo.

"Non sono frutto della tua pazzia né di una macchinazione di Izzo. Non è importante. É importante invece quello che stai facendo e farai in futuro"

Che cosa voleva che facesse? Era condannata.

"Mi meraviglio di te, Alice. Perchè ti stai facendo umiliare così? Vuoi davvero arrenderti a questo mostro? Lasciare che faccia di te quello che vuole? Vuoi essere usata come prossimo corpo per spaventare un'ennesima vittima?"

Certo che non voleva! La sola idea di stare al suo gioco le faceva ribollire il sangue. Ma era bloccata. Non poteva scappare da nessuna parte.

"Non puoi scappare ma nemmeno devi. L'ultima volta ho lasciato che accadesse perchè eri solo una ragazzina che non sapeva delle sue capacità. Ma dal passato non si può scappare per sempre e infatti eccolo. É tornato a tormentarti, a strapparti via quello che crede suo di diritto e sta certa che non avrà pace finché non ci riuscirà. Non esiste distanza che possa mettere tra te e lui che ti possa salvare. Se vuoi sopravvivere lo devi affrontare"

Affrontarlo? Se non fosse stata una tragedia si sarebbe messa a ridere. Nemmeno poteva muoversi senza che lo stand nemico la autorizzasse, come diavolo faceva a combatterlo?

"Da quando in qua tu ti devi far autorizzare? Da quando in qua Alice Ilaria Zeppeli, la cocciuta ladra che ha sfidato da sola la Carboneria, segue le regole? Soprattutto quelle fatte da un imbecille che ti vuole solo svilire perchè ti sei rifiutata di sottometterti a lui. Se ti sentisse Mista ne rimarrebbe deluso"

Mista! Il suo ricordo la rassicurò. Era stato lui stesso a definirla come una ragazza che faceva dell'improvvisazione il suo punto di forza e della capacità di adattarsi qualcosa da ammirare.

"Ma per fare ciò non devi pensare agli errori nel passato che continuano a farti dubitare di te. Tu sei forte, Alice, altrimenti mai mi avresti risvegliata. E sei coraggiosa, talmente tanto che quando la situazione va male tu hai la forza di andare avanti e contrattaccare. É questo ti rende formidabile. E non sarà certo un viscido pidocchio del tuo passato a farti credere il contrario. Rompi le regole e già che ci sei rompigli il culo"

-Pedone numero 4. Va avanti- ordinò il re bianco riferendosi a lei. Alice guardò davanti a sé, realizzando che con la prossima mossa sarebbe stata sulla diagonale di uno degli alfieri neri.

-Oh, sembra che tu stia per perdere- disse Izzo con aria fintamente dispiaciuta -Un vero peccato. In teoria la mia prossima mossa ideale sarebbe farti mangiare dall'alfiere, ma visto che sono generoso voglio offrirti una possibilità di salvarti: lasciati fottere da me e dal mio esercito e la tua vita verrà risparmiata. E se mi pregherai gentilmente eviterò anche di farti troppo male. Che ne dici? Non mi sembra male. Anzi, hai pure da guadagnare-

Alice rimase in silenzio, soppesando quelle parole. Più ci pensava più la paura iniziò a lasciare posto alla rabbia. Quindi era sempre stato quello il piano. Voleva che fosse lei a concedersi, ad auto-umiliarsi in cambio della salvezza. Anzi, probabilmente nemmeno quella. Del resto quanto valore poteva avere una promessa fatta da uno mostro senza rispetto come lui? Forse era proprio così che era morta la ragazza di prima. Anzi, forse era quello l'esito di tutte e 34 le partite precedenti. Al solo pensiero strinse i pugni talmente forte da conficcarsi le unghie nei palmi.

-Allora, Alice. Che cosa vuoi fare?- la incitò Izzo. 

-Evergreen Overdrive- disse Alice e sotto lo sguardo stupefatto del moro la sua gamba spezzata si ricoprì di onde verdi e si raddrizzò. La bionda si mise in piedi e guardò il ragazzo. -Cosa voglio fare?- disse con una voce sorprendentemente calma -Te lo mostro direttamente- Spiccò una corsa e superò non solo il suo quadrato ma anche quello successivo.

-Ma che cazzo?!- esclamò Izzo -Fermate quella troia!-

Tutti i pezzi sulla scacchiera, compresi quelli rossi/bianchi, la circondarono ma Alice usò le onde per saltare in aria. -Scarlet Overdrive- urlò e con un piede infuocato assestò un calcio volante a un pedone che prese fuoco e lasciò cadere la spada. Alice la afferrò e andò alla carica. 

Izzo la guardò mentre falciava le pedine a colpi di spada e fulmini gialli, rossi e alle volte viola. Non riusciva a credere ai suoi occhi. Nessuna delle 34 precedenti giocatrici era mai riuscita a ribellarsi e soprattutto nessuna di loro era mai riuscita a usare lo stand. Perchè con Alice era diverso?

-Quello non è il suo stand, padron Izzo. É una tecnica diversa, antica, che non posso fermare- gli disse la voce baritonale.

-Allora ferma lei su una casella!- ordinò Izzo urlando -L'hai fatto fino un attimo fa!- 

-Io posso fermare solo chi prova terrore e desideri fuggire da qui, padron Izzo- disse la voce -Sono sempre state queste le condizioni, motivo per cui vi ho sempre consigliato di portare qui solo persone su cui eravate sicuro di avere il controllo-

Izzo rimase a boccheggiare irritato finché un silenzio agghiacciante gli fece alzare lo sguardo. Alice era ferma in mezzo alla scacchiera, circondata da quel che restava delle pedine. Aveva la spada grondante di sangue e un'espressione feroce in volto. Per la prima volta dopo tanti anni Izzo provò paura. Cercò la fuga ma scoprì di essere bloccato. -Desolato, padron Izzo. Ma le regole valgono per tutti- disse la voce baritonale.

-No!- urlò lui in ginocchio mentre batteva i pugni sul muro invisibile. 

-E pensare che fino a poco fa ero terrorizzata da te- disse Alice mettendosi di fronte a lui. Izzo alzò gli occhi e si ritrovò di fronte a quell'espressione feroce. In qualche angolo remoto della mente ricordò che non fosse così tanto dissimile da quella che gli aveva rivolto suo fratello prima di tagliarli la mano 3 anni prima.

-Ecco qui il grande Leonardo Izzo, il re caduto vittima del suo stesso gioco- disse la ragazza -Mi ricordi tanto la regina Maria Stuarda. Anche lei si è fregata con le sue stesse mani e sai che fine ha fatto?- E senza lasciargli il tempo di rispondere Alice lo colpì al collo con la spada intrisa di onde gialle. Il corpo cadde di lato mentre la testa rotolò diversi metri più in là. 

Alice crollò a terra e fissò a distanza la testa con occhi increduli. L'aveva fatto sul serio. Aveva ucciso Izzo. Aveva eliminato l'ultimo dei suoi quasi-stupratori.

-La 35esima partita di Leonardo Izzo termina con la sconfitta definitiva. Congratulazioni Alice Ilaria Zeppeli- annunciò la voce baritonale prima che la stanza, i resti dei pedoni e la spada che aveva usato un attimo prima si dissolvessero per sempre. 

Alice con il corpo di Izzo si ritrovò in un corridoio del casinò. Avvertì a sinistra i rumori della battaglia. -Mista! Marco!- esclamò. Scattò in piedi e si precipitò verso la fonte dei suoni. Quasi inciampò sulla testa grondante di sangue di Izzo e senza pensarci troppo la prese con sé. Non sapeva bene il motivo, ma era convinta che le sarebbe tornata utile.

Corse a perdifiato finché il corridoio non si aprì in mille finestre che si affacciavano su un giardino interno. Affacciato a una di queste un uomo sulla quarantina con uno strano visore viola sugli occhi stava caricando un fucile e lo puntava all'esterno. La ragazza si affacciò alla finestra più vicina a lei e quello che vide le fece gelare il sangue: due tizi tenevano in ostaggio Panzerotto mentre Mista e Fugo erano bloccati con il cecchino alle spalle!

Alice cercò la pistola ma si rese conto di non averla con sé. Izzo doveva essersene sbarazzato prima di rapirla. Così, avendo i secondi contati, prese la ricorsa e attaccò. Il cecchino ebbe appena il tempo di voltare la testa che Alice gli fu addosso. Il proiettile partì ma  finì per colpire la finestra. Quel rumore non passò inosservato. Fugo da sotto alzò lo sguardo e incrociò per un breve istante quello di Alice prima che questa scomparve dalla sua vista. 

La ragazza e il cecchino caddero a terra. La prima strappò il fucile di mano al secondo e lo gettò via. Fece lo stesso con quello strano visore ma appena tornò a posare lo sguardo sull'uomo rimase di sasso. Il suo viso era spigoloso con il naso e la bocca sottili e gli occhi piccoli e marroni. Una marea di ricci rossi incorniciavano il tutto come un'inquietante aureola vermiglia. 

-Aspetta. Ma tu...- disse. Ma tra le mani del nemico riapparve il fucile e un colpo partì.

Autrice Time

Finalmente ho potuto raccontare lo scontro tra Alice e Izzo. Non ho una grande conoscenza degli scacchi quindi non mi sono cimentata a descrivere tecniche particolari o l'andamento della partita (d'altronde non era nemmeno quello il punto). Ho preferito concentrarmi piuttosto  mostrare i sentimenti di Alice in quel momento. 

In realtà in questo capitolo avrei voluto includere anche lo scontro con il cecchino ma ho preferito spostarlo quasi tutto al prossimo capitolo, non solo per una questione di lunghezza, ma anche perchè temo che compattando i due eventi in unico capitolo rischi di fare perdere entrambi importanza. Quindi per leggere il proseguo ci vediamo al prossimo capitolo.

Ciao, Giuly

PS. La voce che parla ad Alice (quella tra virgolette) non sono io, non è il narratore, non è la coscienza della ragazza ma Lithum stesso. Forse l'avevate capito ma per evitare qualsiasi fraintendimento lo specifico.

 

   
 
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