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Autore: LadiEStrange    15/04/2024    0 recensioni
Grace è l'ultima di quattro figli della famiglia Greenhill. I tre fratelli maggiori, così come i genitori, si sono distinti come studenti ed esemplari membri della Casa di Grifondoro, nella prestigiosa scuola di Howgwarts. Non c'è alcun motivo per cui Grace non dovrebbe seguire le orme dei suoi famigliari, quindi. A meno che la sua innata timidezza non si scontri con l'arditezza che da sempre contraddistingue la Casa del leone rosso dorato. Ed è così che Grace inizia nel peggiore dei modi la sua avventura nella scuola di magia. In una Casa diversa da quella che si aspettava e, per giunta, in una nella quale la mediocrità non è semplicemente presa in considerazione. Ma a che pensava quel Cappello Parlante quando l'ha smistata lì? E che penseranno di lei i genitori? E i fratelli? Riuscirà a ottenere il rispetto come strega e a non deludere le aspettative che l'affascinante e oscuro preside sembra nutrire per lei? E perché il suo cuore sembra sempre pronto a fermarsi, ogni volta che incrocia due imperscrutabili occhi azzurri?
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corvonero
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Dopo una manciata di giorni, Grace constatò che nessuno o quasi era interessato a lei, e che la sua “diversa” assegnazione, come aveva iniziato a considerarla, era una preoccupazione esclusiva dei suoi fratelli, mentre la maggior parte degli altri studenti era troppo presa dai mille impegni seguiti all’inizio di un nuovo anno scolastico. Le matricole tribolavano nel cercare di orientarsi, di capire le lezioni, di risolvere i problemi affidatigli e familiarizzare con l’imponente struttura della scuola e con le sue mille peculiarità. Gli studenti dell’ultimo anno erano praticamente miraggi, ombre che si aggiravano nei corridoi, sempre di fretta e sempre accigliati, preoccupati com’erano degli esami che li attendevano alla fine di quel semestre. Tutti gli altri erano presi dalle iniziative extrascolastiche, dall’imminente inizio del torneo di Quiddich o dalle lezioni divenute improvvisamente più complicate rispetto agli anni precedenti. Nell’immensa, immota Hogwards, le vite dei giovani e degli adolescenti scorrevano rapide come un fiume in piena, mentre i loro corpi e le loro menti crescevano a ritmi serrati e li mettevano davanti a nuove sfide.

Grace aveva iniziato a girare sempre in compagnia di Colin e Clari, con i quali condivideva la maggior parte delle lezioni e si ritrovava in biblioteca o in sala comune per studiare.
Il prodigioso livello di apprendimento di Grace era stato notato dagli studenti delle altre Case che condividevano le aule durante le stesse lezioni e, al termine del primo mese, fu esplicitato dalla sempre schietta Clari.

«Mi spieghi perché sembra che tu venga dal futuro?» le chiese a bruciapelo mentre Grace le correggeva una formula per la creazione di una pozione piuttosto complessa. Colin sollevò gli occhi dal libro e li fissò su Grace, interessato. Chiamata in causa, quest’ultima sentì l’onnipresente rossore farsi strada sulle guance, ma si sforzò di usare un tono casuale nel rispondere.

«Ecco, io…Potrei aver letto qualcosa in questi anni…Sai, per noia. Mamma e papà lavorano entrambi e io resto sempre a casa da sola…D’estate si concentrano sui miei fratelli quindi ho avuto il tempo di…mmh…spendere qualche pomeriggio sui libri…»

«Cioè, mi stai dicendo che hai GIA’ studiato queste cose?» insistette Clari.
Grace fissò il libro aperto davanti a sé annuendo. Sapeva che l’amica l'avrebbe considerata “strana”. Le dispiaceva più di quanto volesse ammettere. Inaspettatamente, Clari scoppiò a ridere.

«E’ incredibile! Quindi, quel giorno, a Incantesimi, hai finto di non riuscire a sollevare la piuma?» chiese allegramente.
Grace sollevò uno sguardo serio su di lei.

«No, Clari. Non ho finto. Proprio per niente».

Quell’episodio spiacevole risaliva alla seconda lezione con la professoressa Windbreath, quando avevano studiato uno dei primi incantesimi che si è soliti apprendere. Quando era stato il turno di Grace, molti si erano voltati a guardarla. Per quanto distratti da altre questioni, durante le lezioni i compagni di classe si fermavano spesso a valutare come se la cavasse la ragazza che non-era-stata-assegnata-a-Grifondoro e il soprannome “Corvodoro” le si era inevitabilmente appiccicato addosso. Tutti erano curiosi di vedere se il Cappello Parlante avesse veramente giudicato male Grace e la prova sarebbe stata un suo eventuale fallimento nello studio. Grace sentiva la pressione e gli sguardi addosso a sé e, come aveva temuto, fallì miseramente la sua prima prova. La sua mano si mosse in modo troppo rigido, la sua voce uscì troppo flebile e la piuma rimase perfettamente immobile. Grace non osò sollevare gli occhi sulla professoressa che si trovava accanto al suo banco e l’aveva invitata a provare l’incantesimo.

«Grace, concentrati solo sull’incantesimo. Fingi di essere sola nella stanza con la piuma» la professoressa parlò con voce calma ma udibile al sopra dei sussurri e delle risatine che si erano sollevati subito dopo la deludente performance della ragazza.
Grace chiuse gli occhi per un momento. Improvvisamente, nella sua mente fu un’estate assolata. Lei era nel solaio, dove era solita trascorrere in solitudine i lunghi pomeriggi, e ruotava il polso mentre con leggerezza accompagnava la piuma invisibile con un movimento del mestolo preso dalla cucina, che rivestiva in quel momento il prestigioso ruolo di bacchetta. Aveva letto e ripetuto quelle parole. Aveva letto le spiegazioni sulla pronuncia, l’inflessione, l’ampiezza delle vocali. Aprì gli occhi.

«Vingardium Leviosa» disse con voce chiara e un’inflessione quasi musicale. Accompagnò il gesto elegante della bacchetta alle parole e la piuma iniziò a volare, verso l’alto, ondeggiando, come se stesse cadendo verso l’alto. Grace sorrise e la fece volteggiare in più direzioni, mentre un sommesso “oooh” accompagnava la sua impresa.

«Proprio così» commentò l’insegnante, passando oltre.
 
Colin era un ragazzo alquanto silenzioso. Durante la loro prima colazione, si era inizialmente seduto accanto al fratello più grande, il quale l’aveva spedito dopo pochi minuti al tavolo delle matricole, affinché familiarizzasse. Non prima però che potesse udire le malevole parole di Priscilla Diamond, alias la bionda con i boccoli, che aveva commentato la presenza di una persona che avrebbe potuto facilmente gettare discredito sull’intera Casa, visto che proveniva da un ambiente totalmente “inadeguato” al livello intellettivo richiesto ai membri di Corvonero. Il fratello di Colin sembrava ignaro di chi fosse l’oggetto della discussione così lei l’aveva informato della presenza di Grace, apostrofandola con uno dei soprannomi che aveva tentato di affibbiarle, ma Lantis l’aveva corretta con un sibilo infastidito “Corvodoro”. A quel punto, Colin era stato costretto ad abbandonare il tavolo ed era andato direttamente a fare conoscenza con l’oggetto dei pettegolezzi. A distanza di qualche settimana, aveva deciso che Grace era una ragazza a posto, e che era decisamente nella Casa giusta. 
 
A metà ottobre, dopo il termine delle lezioni, Grace, Colin e Clari si ritrovarono a camminare sotto il portico, diretti alla biblioteca per fare qualche ricerca richiesta dall’insegnante di Erboristeria. Clari si stava lamentando della difficoltà delle lezioni di Pozioni, che sembrava essere la sua bestia nera. Colin, come sempre, incedeva in silenzio ascoltando pazientemente le argomentazioni dell’amica. Grace sollevò gli occhi e vide Remi camminare insieme con un gruppetto di coetanei con sciarpe di diversi colori. Tra di loro intravide Lantis e sentì un leggero colpo al cuore. Cercò di distrarsi concentrandosi su Clari che stava minuziosamente spiegando i passaggi che aveva fatto per creare la posizione Polisucco per dimostrare che era assolutamente IMPOSSIBILE che avesse sbagliato qualcosa e dunque inspiegabile che si fosse improvvisamente solidificata emanando un terrificante olezzo che aveva costretto il docente a correre e spalancare le finestre.

«Grace!» una voce nota la chiamò costringendola ad alzare lo sguardo. Remi incedeva a passo spedito verso di lei, seguito a ruota dai suoi compari. Grace incontrò gli occhi di Lantis fissi nei suoi e non riuscì a evitare che il calore le raggiungesse il viso. Si rivolse al fratello.

«Remi, per cortesia, puoi evitare di urlare il mio nome?» chiese con un tono di voce basso e rassegnato.

«Ho provato a sbracciarmi ma non mi stavi guardando» si giustificò quello. Si rivolse a Colin e Clari. «Voi siete amici di Grace? Ottimo, sono proprio contento di conoscervi! Grace, stavo giusto dicendo a Lantis che sei una perfetta Cercatrice! Perché non fai richiesta alla Professoressa Windbreath? E’ il Capo di Corvonero, potrebbe farti avere il permesso speciale e potresti fare da riserva. Ma che hai? Stai male?»

Una serie di emozioni avevano attraversato la mente della ragazza, lasciandola stordita. Remi aveva parlato con Lantis di lei. La cosa l’aveva esaltata e al tempo stesso terrorizzata. Poi Remi aveva specificato COSA gli aveva detto e allora l’esaltazione aveva lasciato spazio al solo terrore. Infine, il fratello aveva prospettato la più orribile delle possibilità, ovvero che la ragazza avrebbe potuto trovarsi davanti all’intera scuola, a giocare a un gioco estremamente competitivo nel difficile e unico ruolo di cercatrice. E aveva anche il barbaro coraggio di chiederle se stesse male?

«Remi, tu…» iniziò con un filo di voce.

«Cercatrice???» strillò Clari, facendola sobbalzare. «Oh mio Dio, Grace! C’è qualcosa che NON sai fare? E’ meraviglioso! Ma come hai imparato?»

A quel punto, Remi si lanciò in una dettagliata spiegazione di come la piccola Grace, a cavallo della scopa insieme al papà, avesse iniziato a dare la caccia ai boccini già in tenera età e di come avesse poi preso parte agli allenamenti dei fratelli durante le varie estati. Grace sentiva la bocca secca e non pensava che sarebbe mai più riuscita a fermare il fratello né a sollevare gli occhi su Lantis. Colin la guardava pensieroso, quindi decise di intervenire.

«Remi, credo che Corvonero abbia già un cercatore eccezionale. Ti sta proprio accanto» commentò con noncuranza. Grace spostò lo sguardo da Colin al fratello e vicino a lui c’era Lantis, che la guardava imperscrutabile.

«Ma certo! Scherzavo, ovviamente. La mia sorellina è troppo preziosa per me per rischiare di farle fare male! Ma, se Lantis si stufasse di giocare, beh…» Remi fece l’occhiolino a Grace, che lo ricambiò con uno sguardo omicida. Gli altri ragazzi del gruppo iniziavano a spazientirsi per la sosta prolungata. Remi spiegò che stavano andando ad allenarsi e chiese se volessero andare a guardarli. Ancora una volta, Colin parlò per tutti.

«Stiamo andando in biblioteca. Abbiamo molti compiti» si giustificò. Grace annuì fermamente e così una delusa Clari, che avrebbe volentieri seguito gli allenamenti di Quiddich invece di passare le successive tre ore a cercare informazioni su piante e radici delle quali non le importava affatto.
 
Grace si era resa conto di quanto la presenza di Lantis o anche il solo pensiero di lui fosse sufficiente a calamitare la sua attenzione. A volte desiderava evitarlo a ogni costo, altre volte non riusciva a sopprimere la necessità di guardarlo e, in entrambi i casi, per lei era fondamentale sapere o presumere sempre dove egli fosse. Uno dei principali problemi era che, nella maggior parte dei casi, Priscilla satellitava attorno all’oggetto dei pensieri di Grace, rendendo pericoloso anche solo incrociare il loro cammino. Grace sentiva un senso di malessere tutte le volte che la ragazza le rivolgeva la parola e aveva l’impressione che, ogni qualvolta si accorgeva della sua presenza, sentisse la necessità di dire una cattiveria, a lei direttamente o a quanti potessero ascoltarla, e quasi sempre Lantis era parte del suo uditorio. Quella sensazione di disagio non l’abbandonava mai, neanche in presenza di Colin e Clari o dei suoi fratelli. Sapeva che avrebbe dovuto cercare di superare la cosa, ma il risultato era che temeva il momento nel quale fosse apparsa davanti a Priscilla, il che la rendeva circospetta nell’entrare nella sede della Casa o anche nella sala comune.
Era una grande fortuna che Priscilla e Lantis fossero al terzo anno (e non al quarto, come aveva immaginato Grace) dal momento che le loro aule non erano neppure sullo stesso piano di quelle di Grace. Il che, a dire il vero, rendeva misteriosa e inspiegabile la presenza del ragazzo davanti all’aula di Grace, il primo giorno.
 
La prima domenica di Novembre lo scontro tra Serpeverde e Tassorosso inaugurò il Torneo di Quiddich di quell’anno. L’eccitazione era palpabile. Grace non riusciva a smettere di sorridere, mentre sedeva sugli spalti tra Colin e Clari. Aveva salutato con un abbraccio i fratelli, prima che  prendessero posto nella tifoseria di Grifondoro. Poco prima dell’inizio, Clari tirò fuori dalle tasche una manciata di Cioccorane da dividersi tra di loro. Era una giornata bellissima, soleggiata e per niente fredda. Grace sospirò, sentendosi in pace con l’universo. Le storie epiche raccontate dal padre o dai fratelli le riempivano la mente. Finalmente avrebbe assistito a una partita intera di Quiddich.

«Oh, Corvodoro ha deciso di onorarci della sua presenza?» la voce di Priscilla dietro di loro fu perfettamente udibile e molti si voltarono, inclusi Clari e Colin. L’affermazione della ragazza non aveva alcun senso, dato che Grace aveva sempre partecipato alle attività della Casa, ma era chiaro che Priscilla avesse solo bisogno di una qualsiasi scusa per provocarla. Grace finse di non aver sentito. Ma poi un’altra voce interloquì e sentì un brivido lungo la schiena.

«Prisci sembri un video in loop. Non pensi che potresti trovare un altro argomento, a questo punto?» Lantis era intervenuto, con tono annoiato. Era seduto accanto a Priscilla, ovviamente. A Grace venne in mente che potessero essere una coppia. Sentì stringersi il cuore. Priscilla borbottò qualcosa che non sentì. Il Preside si portò al centro del campo e, puntandosi la bacchetta alla gola, la usò per amplificare la propria voce. Mentre rivolgeva il suo benvenuto agli studenti e introduceva il nuovo torneo di Quiddich, Grace si trovò a studiare nuovamente la sua persona. Più di qualcuno sospirò guardandolo. Grace ricordò gli occhi di lui fissi nei suoi, la sua vicinanza, l’impressione di aver intravisto nel suo sguardo… Simpatia? Affetto?

«Terra chiama Grace» Clari rideva, guardandola. «Cos’è, sei anche tu sotto l’incantesimo del Magnifico Severus?» le chiese scherzosa. Colin grugnì  qualcosa. Grace arrossì fino alla radice dei capelli. «Oh! Ma dai! Stavo scherzando! Ma tu, davvero…? Oh mio Dio, Grace, è vecchio!»

«Ti dispiacerebbe abbassare la voce? Io non…»

«Potreste conservare le confessioni per quando tornerete nel pollaio?» la voce di Lantis la colpì come uno schiaffo. Si voltò a guardarlo, ma lui fissava il Preside al centro dello stadio e sembrava parecchio infastidito. Grace non ebbe il coraggio di replicare. Sentì Clari borbottare «Certo che quei due fanno una bellissima coppia!»
 
Con l’inizio della partita, Grace si concentrò sul gioco e fu totalmente assorbita dallo spettacolo che vedeva. I Serpeverde sembravano di un’altra categoria ma Tassorosso difendeva strenuamente, anche se con fatica, riuscendo a mantenere il punteggio su un dignitoso 30 a 20 per Serpeverde ma, dopo oltre venti minuti di strenua difesa, non riuscivano in alcun modo a oltrepassare la metà campo senza che i Bolidi indirizzati dai battitori di Serpeverde li colpissero. A un tratto, uno dei cacciatori di Tassorosso prese un bolide in pieno stomaco e cadde rovinosamente al suolo con la scopa. Grace e gli altri urlarono. Il ragazzo venne accompagnato fuori da alcuni studenti più grandi assistiti da un professore. La partita riprese. Tassorosso aveva un cacciatore in meno. Ben presto Serpeverde dilagò e neppure il fatto che il Cercatore di Tassorosso avesse infine preso il boccino riuscì a cambiare le sorti della partita: 250 a 170 fu il risultato finale. La squadra di Serpeverde fece un giro dello stadio per celebrare la vittoria e così Grace vide il cacciatore che aveva marcato più punti, Ruben Almasy, indiscusso campione di Serpeverde e nemico giurato di suo fratello Lucas. Ruben aveva dei capelli biondissimi, quasi bianchi e occhi di un azzurro chiarissimo. Il suo viso era quasi sempre atteggiato a un sorriso crudele e a Grace sembrò che rallentasse proprio in prossimità della tribuna di Grifondoro e accennasse a un beffardo inchino. Remi gli aveva raccontato che lui e Lucas si odiavano fin da quando erano matricole e il fatto di essere entrambi cacciatori aveva solo peggiorato le cose. Almasy giocava col chiaro intento di far del male a Lucas e ai fratelli (Remi giocava come cacciatore e Peter era stato portiere fino all’anno precedente ma aveva deciso di ritirarsi per prepararsi agli esami di M.A.G.O.). Remi era noto per essere la testa calda della famiglia ma, stranamente, nella questione tra Ruben e Lucas non si era mai messo in mezzo. Era come se avesse deciso che il fratello dovesse venire a patti da solo col suo nemico. La cosa aveva lasciato perplessa Grace ma, adesso che aveva visto chi era Ruben Almasy, pensava di aver capito la scelta di Remi: finché era una questione tra lui e Lucas le cose potevano rimanere su un piano di competizione. Se Remi o chiunque altro della famiglia di Lucas si fosse messo in mezzo, la situazione avrebbe potuto travalicare i confini della correttezza. Quando era passato davanti a loro, Grace aveva avuto un brivido e aveva visto in quel viso una determinazione mista a sprezzo per gli altri. Non c'era dubbio che Ruben fosse un tipo pericoloso. La partita di Grifondoro contro Serpeverde non sarebbe stata un bello spettacolo per lei.
 
Lo studio assorbì completamente le giornate delle tre matricole, considerato che il sole tramontava sempre prima e la temperatura era gradatamente scesa fino a diventare rigida. I fratelli di Grace e così anche Lantis, l’insopportabile Priscilla, Timothy, Serena e Roland, per citare quelli che conosceva, insieme a quasi tutti gli studenti dal terzo anno in su, avevano iniziato a frequentare il villaggio di Hogsmeade nei fine settimana quindi Grace, Colin e Clari ne approfittavano per esplorare l’immenso castello di Hogwarts. Grazie al senso dell’orientamento di Grace, i tre riuscivano ad arrivare ovunque volessero senza perdersi, mentre Colin si era rivelato incredibilmente competente per tutto ciò che concerneva la scuola e non poteva trovarsi su nessun libro. Il fratello era al quarto anno e lui era cresciuto ascoltando le storie e le leggende che questi gli raccontava quando tornava a casa. Colin aveva ammesso che molte di quelle storie erano campate in aria, ma su alcune cose il fratello gli aveva detto la verità. Avvalendosi di quei racconti, il ragazzo guidava le altre due in esplorazioni di ore intere. L’apporto di Clari era senza dubbio la socialità. Lì dove Grace e Colin erano introversi e silenziosi, lei era ciarliera ed estroversa. Aveva un’ottima memoria per i nomi e la sua allegria e socievolezza le avevano fatto stringere amicizia con una grande quantità di quadri, fantasmi e famigli e aveva stanato anche qualche timido Elfo domestico che si era rassegnato a essere chiamato in causa all’occorrenza e a fornire informazioni di ogni sorta.
Grace coltivava un sogno: voleva entrare nella Stanza delle Necessità. Sapeva che esisteva perché, negli anni della guerra, gli studenti si erano allenati lì all’insaputa di tutti, per prepararsi a combattere i Mangiamorte. Ed era esattamente quello che Grace desiderava, più di ogni altra cosa: un posto in cui liberare la sua magia, e poter praticare tutti gli incantesimi che voleva, senza che questo comportasse rischi per qualcuno. Nonostante questa sua segreta ambizione, però, la Stanza sembrava non ritenere necessario palesarsi, e lei e aveva iniziato a tornare al dormitorio sempre più frustrata e abbattuta.
Un sabato pomeriggio, sul presto, entrò nella saletta comune di Corvonero, seguita da Clari che, come sempre ottimista, le garantiva che quel giorno, senza alcun dubbio, avrebbero trovato quello che cercavano. Grace scorse Lantis seduto al suo solito posto, il viso immerso in un libro, e si gelò sul posto.

«Cosa…» Clari seguì lo sguardo di Grace e tacque.
All’improvviso, Lantis sembrò conscio di avere degli sguardi su di sé e staccò gli occhi dal libro, trovando il viso di Grace. Lei si sforzò di apparire naturale e accennò a un saluto col capo. Quindi, si guardò intorno, in cerca dell’odiosa nemesi.

«Priscilla è andata a Hogsmeade, se te lo stai chiedendo» interloquì lui, tranquillamente.

«E tu come mai non sei andato?» riuscì a mantenere il tono calmo e quasi casuale mentre sentiva il cuore che aumentava i battiti per il semplice, stupido motivo che lui stava parlando con lei.

«Non mi sento in forma» si strinse nelle spalle.

«Niente di grave, spero! Domani c’è la partita!» intervenne Clari con ostentata preoccupazione. Lantis rispose con una smorfia, aggrottando le sopracciglia. Chiaramente non era il fan numero uno di Clarissa.

«Sono solo un po’ stanco e preferisco riposare» disse, ripiombando nella lettura.

La conversazione era finita, ma Grace si sentiva intrappolata senza saper bene cosa fare. Solitamente, lei e gli altri si riunivano lì per pianificare il percorso da fare e quali corridoi esplorare ma, con Lantis presente, non era il caso di mettersi a confabulare. Cosa avrebbe pensato di lei? Che era infantile? Colin uscì dal dormitorio in quel momento.

«Oh, siete qui. Allora? Da dove cominciamo, oggi?» non si era accorto della presenza di Lantis.

«Oh, potremmo andare al quarto piano dell’ala nord, che ne dite? Ci siamo stati solo di sfuggita e…mpfh» Grace rifilò una gomitata a Clari costringendola a interrompere il discorso. Nel momento in cui si volse a indicargli Lantis si accorse che lui aveva tirato su la testa dal libro e la stava guardando.
«Cosa avete intenzione di fare?» chiese con una punta di sospetto nella voce.
Colin si portò al centro della stanza, accanto alle due ragazze.
«Andiamo in esplorazione» disse con la massima naturalezza «Perché, vuoi venire?» la domanda voleva ovviamente essere provocatoria. Inaspettatamente, Lantis chiuse con un colpo della mano il libro, alzandosi.
«Ma sì, perché no?»
Grace rimase a bocca aperta
   
 
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