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Autore: pietradiluna    18/04/2024    1 recensioni
La vita di Hermione dopo la guerra è stabile e soddisfacente: circondata dagli amici di una vita, ha un lavoro in una sala da tè e molte passioni. Ma l'arrivo di una lettera cambierà inaspettatamente tutta la sua routine, trascinandola in una nuova avventura…
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Theodore Nott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Theodore Nott era stato uno sciocco. Aveva sottovalutato Huxley a causa dei suoi ricordi da ragazzo ed ora si trovava in questa situazione.
A partire da quando quel mostro aveva chiesto a Hermione di scambiare la sua libertà con quella di lui sapeva benissimo che non avrebbe mai rispettato i patti e ora si trovava in questa situazione, a tirare le catene contro il muro cercando di utilizzare tutta la sua forza per quelle che erano sembrate ormai diverse ore.
Ogni tanto la sua visione era diventata scura e sfocata, aveva freddo, fame ed era ferito.
Era esausto, ma nessun disagio sarebbe riuscito a raggiungere l’enorme preoccupazione che stava provando per Hermione in quel preciso momento.
Doveva assolutamente uscire di qui e raggiungerla.
Non era sicuro neanche del luogo in cui si trovasse ma sicuramente non era il suo maniero, non percepiva più la magia ancestrale della casa in cui era cresciuto, anzi, a pensarci bene non riusciva più a sentire alcuna magia.
Si lasciò scappare una risata amara.
Era stato lui ad insegnare a Hermione la magia degli elementi e ora non riusciva neanche a liberarsi da quelle catene per quanto si sentiva debole.
Sarebbe mai venuto qualcuno o lo avrebbero semplicemente lasciato marcire qui dentro? Pensò con un brivido.
E lei dove sarebbe stata in questo momento?
Sperava che Huxley non le stesse facendo del male, lo sperava con tutto sé stesso, nonostante si sentisse del tutto impotente in questo momento, poiché non riusciva neanche a trovare la lucidità minima che gli avrebbe permesso di fare qualcosa a riguardo.
Si lasciò scivolare nuovamente nell’oblio.
 
Poche ore dopo fu risvegliato dal suono di alcuni passi e di una scodella di rame, probabilmente, che veniva appoggiata sul pavimento accanto a lui.
Aprì leggermente gli occhi, sentendo la sua testa girare improvvisamente.
Acqua? Pensò. Come se bevessi o mangiassi qualcosa servito da lui.
La sua testa continuava a vorticare.
“Come ti trovi quaggiù, Nott?” Chiese Huxley con scherno. “È di tuo gradimento?”
Theo strinse gli occhi verso di lui, cercando di raddrizzarsi.
“Dov’è Hermione?”
“Al sicuro” Huxley scrollò le spalle e gli sorrise. “Almeno per ora”.
“Al sicuro dove?” rispose Theo, stringendo i denti.
“In una casa accogliente, in una grande camera tutta per lei”, rispose Huxley, guardando con curiosità i polsi graffiati dalle catene.
“Come stanno andando i tuoi patetici tentativi di fuga?” continuò, trasformando le sue labbra in un ghigno. “Sei qui da diverso tempo e non credo tu abbia avuto molta fortuna”.
Theo chiuse un attimo gli occhi, invaso dalla rabbia.
“Questo perché sei un codardo. Dammi una bacchetta e combatti ad armi pari”
“Ma per favore… Vi ho battuto entrambi soltanto pochi giorni fa, non credo che il tuo orgoglio abbia bisogno di una ripetizione e poi mi servi proprio così come sei. Sembra che vederti spaurito e indifeso sia un enorme incentivo per la tua ragazza, quindi è meglio che ti rilassi e speri che lei faccia tutto ciò che mi serve...”
Lo osservò poi quasi con tenerezza. “È inutile che ti sforzi a rompere quelle catene, sono intrise di magia, più cerchi di tirarle e più assorbiranno la magia che è in te e il tuo potere vitale... La povera Hermione potrebbe rimanere distrutta dalla tua morte precoce”.
Theo gli rispose con una smorfia.
Ovviamente, pensò. Non poteva andarmi meglio.
“Prova a toccarla e io...”
“Tu cosa?” Lo schernì Huxley. “A malapena riesci a reggerti in piedi, come pensi di poter fare qualunque cosa stia passando per la tua mente? Conserva le ultime energie che hai per sopravvivere Theodore Nott, questo è l’unico consiglio che posso darti”.
Theodore lo guardò fisso negli occhi per ancora un momento, prima di scoppiare in un’inquietante risata.
“Hermione non è lei”.

Huxley non riuscì a nascondere la sorpresa che passò brevemente sul suo viso, mentre tutto il suo corpo si irrigidiva, e Theodore non si sforzò neanche di nascondere il ghigno che gli sorse spontaneamente sul viso.
Tutti i nodi stavano per venire al pettine, nonostante tutto.
Lo shock che aveva manifestato per quei millesimi di secondo non era sfuggito all’attenzione dell’ex Serpeverde, che in quel preciso istante era diventato l’oggetto di una tale quantità di odio da far venire la pelle d’oca.
Huxley si girò per uscire dalla piccola prigione senza proferire parola, ma un attimo prima di oltrepassare la porta sembrò ripensarci e lentamente si rivolse verso il ragazzo.
“Tu non sai niente”, disse sussurrando con quanto più disgusto possibile, prima di maledirlo con uno Stupeficium.

Huxley non riusciva a credere alle parole di Theodore Nott, non riusciva a credere come fosse possibile che il ragazzo conoscesse la sua storia.
Continuando a camminare avanti e indietro nel suo studio, quasi non si accorse del fatto che Hermione era ferma sulla soglia della sua porta, esitante, probabilmente in attesa di fare qualche domanda che lo avrebbe esasperato o fatto arrabbiare nel peggiore dei casi.
“Tutto bene?” chiese esitante Hermione, non riuscendo a trattenersi.
Huxley soffocò un'imprecazione, pensando a quanto fosse assurda tutta quella situazione.
Aveva agito senza un piano reale, mosso soltanto dall’istinto, e ora non sapeva più come andare avanti negli accordi che erano stati fatti o come sostenere la bugia che aveva detto ad Hermione per zittirla qualche giorno prima. La ragazza gli stava entrando sotto la pelle, come una velenosa ossessione.
Doveva assolutamente uscire per un drink, altrimenti avrebbe fatto qualcosa di cui si sarebbe certamente pentito più tardi.
“Penso che sia arrivato il momento che tu faccia qualcosa per me, non credi?”
Si è avvicinato con la sua voce bassa, minacciosa come il vento in tempesta.
L’ha afferrata per la gola e l’ha sbattuta contro il muro.
“Guardami bene negli occhi, Hermione, guardati mentre tremi di paura. Questa paura non è niente in confronto a quella che proverai se non ascolterai quello tutto che ti dico di fare”, ha detto avvicinandosi al suo viso lentamente.
Si staccò poi in modo repentino, prendendo dei documenti sulla scrivania accanto a lui, e dandoli in mano alla ragazza.
“Per stasera mi aspetto che tu ricerchi qualsiasi cavillo esistente per creare una falla nel sistema ministeriale. Mi è stato detto che eri una delle migliori studentesse, esatto? Beh, mettiamo alla prova questo tuo grande talento”, le disse sarcasticamente.
Le accarezzò quindi per un attimo il viso con il palmo della mano, prima di ritirarsi.
Hermione rimase per alcuni minuti senza parole, appoggiata ancora contro la parete, incredula per tutto quello scambio che era appena avvenuto.
Ricerca?
C’era decisamente qualcosa che non andava in tutta questa storia, e i repentini cambi d’umore del mago non promettevano nulla di buono.
Avrebbe dovuto fare un piano alla svelta.




 
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Ginevra Weasley accarezzava dolcemente le spalle di Harry Potter, mentre una teiera fumante giaceva dimenticata fra loro due e suo fratello Ron, impegnato nel trovare una strategia che avrebbero potuto utilizzare nel salvataggio dei due amici.
“Dobbiamo contattare Luna e Neville, l’Esercito di Silente ha una nuova missione, e poiché il ministero non ci ascolterà come al solito dovremmo risolvere le cose a modo nostro”, dichiarò Ron, sporgendosi leggermente verso il tavolo.
Il suo sguardo era acceso e determinato come nelle migliori partite di scacchi ed Harry sapeva che avrebbe sempre potuto contare su di lui.
Ron sembrò riflettere ancora per un momento; aveva provato anche lui ad essere reintrodotto come Auror ma glielo avevano negato e nelle ultime ore continuavano a risuonargli nella mente le parole di Luna.

“Ron, non trovi che il ministero non sia molto contento del senso di giustizia di Hermione? Credo che non sia andato loro giù soprattutto il miglioramento delle condizioni dei prigionieri di Azkaban”.
“Da una parte li capisco, Luna! Nonostante quello che Hermione sta facendo per loro ancora non fanno altro che insultarla ed essere perfino offesi dalla sua cortesia! Se non fosse stato per lei avrebbero ancora i Dissennatori come migliore compagnia!”
Luna lo osservò pensierosamente.
“Ron, abbiamo tutti diritto ad essere trattati dignitosamente come esseri umani, nonostante il nostro peggior comportamento... Ci metteremmo soltanto sul loro stesso piano altrimenti, ed Hermione questo lo sa bene”.


Hermione questo lo sa bene.
Il ministero non è contento.
Harry è stato sospeso dal corpo Auror...

“Harry!”, esclamò Ron, con urgenza.
“Credo che quello che sto per dirti non ti piacerà...”




 
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Theo si sentiva estremamente dolorante e così debole che era sicuro di avere le allucinazioni.
“Reinnerva”. Sussurrò una voce familiare, ma era troppo stanco per fare qualunque cosa.
Reinnerva!”
Non sta funzionando, pensò allarmata.
“Theo, svegliati, Theo, per favore”, lo scosse dolcemente Hermione.

Hermione, pensò Theo con un sorriso, crogiolandosi nel sogno che lo aveva accompagnato e sostenuto ormai diverse volte.
Sperava che stesse bene, era sicuro che sarebbe riuscita a cavarsela, lo aveva sempre fatto.
Senza di lei non sarebbero riusciti a sconfiggere il Signore Oscuro.
Sarebbe scappata, sarebbe stata al sicuro.

“Theo, per favore, amore, devi svegliarti”, continuò a sussurrare la voce di Hermione con urgenza, sembrava più agitata e impaziente del solito, quasi come se fosse davvero...
“Salazar!”, spalancò gli occhi Theo, cercando di mettere a fuoco la figura reale e compatta di Hermione davanti a lui.
“Non sei soltanto un sogno”, cercò di bisbigliare con fatica.
“Theo, sono davvero qui, devo aiutarti, presto, dobbiamo fare in fretta prima che lui si accorga che sono qui”.
“Merda, Hermione, mi dispiace”, ansimò Theo mentre cercava di sedersi, ancora dolorante per le condizioni in cui versava da giorni.
“Theo, fermo, sei ferito” gli disse Hermione, con le lacrime agli occhi.
“E anche tu”, disse Theo, guardando i lividi sul suo collo. “Ed è colpa mia”.
“No, non è colpa tua”.
“Non ero lì quando avevi bisogno di me”
“Hai fatto tutto quello che potevi”, gli rispose agganciando le dita con le sue.
“Non è stato abbastanza”, disse Theo, ritirandosi dal suo tocco.
Il dolore le ha attraversato gli occhi al suo rifiuto, finché non è subentrata la rabbia.
“Non è questo il momento per autocommiserarsi Theo, quindi per favore dammi una mano e cerca di collaborare”, lo fermò Hermione, cercando di eseguire degli incantesimi diagnostici senza bacchetta. Per fortuna conosceva molto bene quel ramo della magia, dopo aver vissuto in un campeggio, in fuga, per diversi mesi.
E Theo era messo peggio del previsto, pensò con una smorfia.

Cercò di eseguire tutti gli incantesimi che ricordava per rimetterlo un po’ in sesto senza che la cosa fosse troppo evidente, per non incorrere nell’ira di Huxley.
Huxley era un altro problema. C’era qualcosa che stava nascondendo ma Hermione non riusciva ancora a capire cosa fosse, e c’era qualcosa di sbagliato in tutta quella storia.
Poche decine di minuti dopo Theodore cominciava a sentirsi già un po’ meglio e decise che era arrivato il momento di rivelare ad Hermione tutta la verità.
“Hermione non sono stato del tutto sincero con te”.
Hermione si fermò per un attimo, non capendo dove voleva arrivare il giovane mago.
“C’è qualcosa che devi sapere, Hermione...”.

“Bene, bene”, li interruppe la voce di Huxley.
“Non appena mi sono accorto che non eri nella tua stanza sapevo che avresti combinato qualcosa di cui ti pentirai sicuramente fra pochi istanti, mia cara Hermione”, continuò sorridendo con una calma inquietante.
Entrambi si irrigidirono, ma gli occhi di Hermione si spalancarono di paura mentre puntava pigramente la bacchetta verso Theo, senza alcuna esitazione.

Crucio”, disse sorridendo.

Theo ha urlato in agonia per diversi secondi, impotente contro la bacchetta del mago oscuro. Tutte le sue ossa e il suo sangue sembravano in fiamme, non si sarebbe mai abituato al dolore intenso della maledizione Cruciatus.

“Per favore, Huxley, per favore”, pianse Hermione, cercando di scuotere il suo braccio, mentre la tortura sembrava non finire mai. Theo ormai era svenuto, ma il suo corpo continuava a muoversi come se riuscisse a sentire il dolore anche nell’incoscienza.
Per favore, lascia che sia ancora vivo, per favore, lascia che non sia troppo tardi. Continuava a cantilenare Hermione dentro di sé.
Dopo alcuni interminabili minuti, Huxley abbassò la sua bacchetta, apparentemente soddisfatto, e si voltò verso la ragazza.

“Questo è quello che succede quando non mi dai retta, Hermione, tienilo a mente. Lo romperò fino a quando non rimarrà soltanto un guscio vuoto del ragazzo che conoscevi, ed è soltanto colpa tua”.

Hermione restò tutta la sera accanto al ragazzo ancora svenuto, addormentandosi con le lacrime agli occhi.
Avrebbe dovuto fare più attenzione, non avrebbe dovuto agire mai più in modo così sconsiderato, così impulsivo, perché Theo non avrebbe potuto pagare le conseguenze delle sue scelte affrettate.
Soltanto una volta che si assicurò che il respiro del ragazzo era tornato regolare e dopo aver eseguito dei piccoli incantesimi di guarigione, Hermione rientrò nell’apparente sicurezza della sua stanza e si permise di accarezzare dolcemente l’inaspettata arma che le aveva fornito Theo.

Fra le sue dita brillava un galeone incantato dell’ES.






















Bentornati in questo nuovo capitolo della mia storia! Pian piano scopriremo qualcosa in più sul misterioso Huxley e sulle sue vere motivazioni che l'hanno spinto a comportarsi in questo modo, e finalmente è tornato in scena anche Theo.
Ma nonostante tutto non vi date per vinti perché neanche Harry e i suoi amici lo faranno!
L'Esercito di Silente sta per reagire di nuovo.

Buona lettura e se vi fa piacere lasciatemi una recensione, le apprezzo molto.
  
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