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Autore: La_Sakura    19/04/2024    5 recensioni
Nankatsu non è il Brasile, e se Tsubasa pare non rendersene conto, Keiko si trova a fare i conti con quella differenza. Nonostante sia giapponese, si sente un'estranea, una gaijin.
Le manca Cris, le manca il Brasile, ma soprattutto le manca la velocità, e lavorare non le basta per colmare quel vuoto che sente dentro; oltretutto, l'intesa storica con Tsubasa pare venir meno ora che lui è tornato nel suo mondo, e ciò contribuisce ad allargare la spaccatura fra di loro.
Come una ferita i cui lembi si sono rimarginati staccati l'uno dall'altro, ora che ha più bisogno di supporto si sente sola.
E, si sa, quando ci si sente soli si prendono decisioni che possono risultare discutibili.
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«Niente. Più. Gare.»
«Che c’è, hai paura che ti tolga il titolo di miglior pilota?»
«Pensi questo? Pensi che si riduca tutto a un “decretiamo chi sia il migliore tra noi”? Sai bene che non è così.»
«A me invece sembra che tu sia parecchio competitivo.»

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Serie "VeF - Velozes e Furiosos - sequel di "Velozes e Furiosos"
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Nuovo personaggio, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'VeF - Velozes e Furiosos'
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Velozes e Furiosos

Epilogo

Il messaggio di Yuzo era stato criptico, e neanche la telefonata gli aveva chiarito quale fosse l’urgenza dell’amico. Dopo aver messo a letto Yuki e aver pregato Sanae di portare pazienza, aveva recuperato l’auto e si era diretto al covo di Mori dove Yuzo gli aveva dato appuntamento.

I due scagnozzi all’ingresso lo fecero entrare senza porre domande e lo condussero al piano superiore, in quello che aveva tutta l’aria di essere l’ufficio di Shuzo.

«Tsubasa Ozora, quale onore!» Malerba lo accolse a braccia aperte e gli allungò la mano che lui evitò accuratamente di stringere «Eh, beh, capisco. Vieni, accomodati.»

«Non resterò a lungo, giusto il tempo di parlare con Yuzo.»

«Sì, mio fratello sta avendo qualche difficoltà a rintracciare l’altra metà della mela, lui…» si interruppe per rispondere al telefono, ma non doveva essere una telefonata che lo interessava perché liquidò l’interlocutore con poche frasi spicciole «Dicevamo? Ah, sì, Yuzo: lui è…»

La porta si spalancò e Yuzo entrò accompagnato da uno degli uomini più grossi e muscolosi che Tsubasa avesse mai visto, che trascinò all’interno una specie di sacco di juta che si agitava.

Il mugolio di dolore quando questi lo lasciò andare a terra gli rivelò la presenza di un essere umano all’interno.

«Yuzo, che modi, è così che tratti i miei ospiti?»

«Il tuo ospite aveva così tanta voglia di vederti che ho dovuto ricorrere alle maniere forti.» l’ex portiere si chinò per slegare il sacco. Tsubasa non trattenne lo stupore quando ne vide uscire Keiko.

«Si può sapere che cazzo ti passa per la testa, Malerba?»

«È tutta un’idea del tuo caro amico Morisaki, io te lo avevo chiesto con le buone.» alzò le mani questi, per difendersi.

«Ti ho già detto che non serve che io venga qui per…»

Forse accortasi della presenza di una quarta persona, Kei si interruppe e si voltò lentamente verso Tsubasa: quando i loro sguardi si incrociarono, lei lo distolse con imbarazzo.

«Che volete da me.» concluse, incrociando le braccia al petto.

«Quanta formalità: accomodati, vuoi una birra?»

Kei scosse il capo e si scostò i capelli dalla faccia, e solo in quel momento Tsubasa notò un undercut laterale che partiva dalla tempia sinistra e arrivava fin dietro l’orecchio.

«Va bene, accomodiamoci e beviamo questa birra, tanto ho l’impressione che finché non faremo ciò che dici non ci lascerai andare.»

«Sempre detto che sei quello saggio della família, Ozora.» Malerba gli lanciò un sorriso che doveva essere cortese ma risultò palesemente finto. Kei sbuffò e si lasciò andare sulla poltroncina, a debita distanza da dove si era accomodato lui.

«Ah, che bello, sembra una riunione tra vecchi amici. Stuzzichini?» Mori passò un vassoio a Kei, che non si mosse ma mantenne lo sguardo infuocato fisso su di lui «Ok, niente stuzzichini.» e riposò il tutto sul tavolo.

«Mi stai facendo venire mal di testa, si può sapere di che si tratta?» Kei era visibilmente spazientita, e aveva l’aria di chi avrebbe preferito essere ovunque tranne che lì. Tsubasa non riuscì a biasimarla, in fondo i loro rapporti erano praticamente inesistenti da quando le aveva tolto la custodia di Yuki: neanche l’officina era riuscita a mantenere un minimo di legame tra loro, essendosi divisi i turni di lavoro – lui al mattino e lei al pomeriggio.

«Yuzo ha smosso il mio lato umano e vi ho convocati per cercare di mediare una pace tra voi due.»

«Per il bene di Yuki» lo interruppe il gemello, avvicinandosi e chinandosi in mezzo a loro due «È un bambino intelligente ma soffre nel vedervi così distanti. Siete la sua famiglia, dovete trovare un equilibrio che…»

«Abbiamo già trovato un equilibrio.» Tsubasa non si trattenne, sibilando come un serpente velenoso «E se siamo giunti a questo punto è anche colpa tua.»

«Non dare colpe a Yuzo, lui non c’entra.» Kei intervenne a difesa dell’amico.

«Ok, calmi, calmi» l’ex portiere scattò in piedi e si frappose fra i due «Non ricominciate. Io ho le mie colpe, è vero, ma ho sempre cercato di agire per il meglio. Adesso, però, dovete ricomporvi perché c’è bisogno di voi.»

«Che vuoi dire?»

Kei scattò in piedi, pallida come un cencio.

«Il rilevatore di Cris…»

Yuzo la fissò in volto ma non disse nulla, e Tsubasa percepì il proprio cuore quasi esplodere nel petto.

«Volete spiegarmi?»

«No, non è il rilevatore di Cris, non sono riuscito a ottenere nulla di più di quel debole segnale nel bairro…»

«Avete cercato Cris senza di me

«Scusaci, noi volevamo avere qualche certezza, prima di venire a rompere il tuo idillio d’amore.» per una frase che iniziava con dolcezza, Kei trovava comunque il modo di terminarla con una stoccata.

«Cris era anche mio amico, se c’è la possibilità che sia ancora vivo voglio saperlo e soprattutto voglio partecipare a un’eventuale ricerca.»

«Aspettate, aspettate, vi prego…» Yuzo cercò di attirare la loro attenzione «è vero, abbiamo fatto progressi con la ricerca di Cris, pochi, ma ne abbiamo fatti. Il punto è un altro…»

Si spostò verso la scrivania di Shuzo e digitò velocemente qualcosa sul computer, quindi ruotò lo schermo verso di loro.

«Cos’è?» Tsubasa si avvicinò e cercò di mettere a fuoco l’immagine.

«Sembra la ripresa di un bancomat…» osservò Kei, avvicinandosi a sua volta, mantenendo le braccia conserte.

Tsubasa si focalizzò sulla ripresa, e il silenzio cadde nella stanza: un individuo con un berretto da baseball ben calcato in testa si avvicinò all’apparecchio, sembrò effettuare un’operazione allo sportello ma d’un tratto si bloccò e alzò la testa, puntando lo sguardo ben dritto alla telecamera. Pochi secondi, riabbassò la testa e si allontanò.

«Non può essere…»

Kei aveva esalato quelle parole col respiro accelerato e gli occhi spalancati.

«È uno scherzo, e pure di pessimo gusto, Mori.» Tsubasa fu categorico.

«La ripresa è di due settimane fa.» Yuzo rispose al posto del gemello.

«Roberto è morto, sepolto e decomposto!» replicò, battendo il pugno sulla scrivania.

«Posso rivederlo?»

La richiesta di Kei colse tutti un po’ di sorpresa: Yuzo la fissò quasi in attesa che cambiasse idea, ma negli occhi della donna si leggevano un misto di emozioni tra cui la predominante era la rabbia.

Il video venne riprodotto varie volte, sfruttando anche il fermo immagine, e al termine delle varie visioni il verdetto fu unanime: si trattava proprio di Hongo.

«Quel figlio di puttana.» il pugno di Tsubasa cadde nuovamente sulla scrivania.

Kei continuava a fissare lo schermo, immobile a braccia conserte, il respiro che ora pareva molto più controllato.

«Organizzami un volo.»

Tsubasa si voltò di scatto verso di lei, che però aveva spostato la sua attenzione su Shuzo: lo yakuza negò con la testa e finalmente parlò.

«Non se ne parla, è troppo rischioso.»

«Shuzo, se Roberto è vivo, io devo saperlo. E se me lo trovassi davanti, vorrei togliermi la soddisfazione di prenderlo a calci in culo.»

«Capisco, ma la mia risposta è sempre no. Non da sola, per lo meno.»

«Non ho bisogno della badante, e San Paolo è casa mia: posso fornirti l’esatta ubicazione di quel bancomat.»

«Non lo metto in dubbio, ma è passato troppo poco tempo dalla tua fuga e dallo sgarro a Tanaka-san, serve un basso profilo.»

«Shuzo, io…»

«Vado io con lei.» intervenne Tsubasa, avanzando di un passo.

«Ah, certo! Mandare voi due, fuggiti da quel casino all’aeroporto, è proprio l’ideale.» sbuffò Shuzo, scattando in piedi.

Kei si mosse a passo lento, superò la scrivania e raggiunse Shuzo, in silenzio: quando gli fu davanti, alzò lo sguardo su di lui e non disse nulla, si limitò a fissarlo negli occhi.

Tsubasa e Yuzo si scambiarono un’occhiata interrogativa, neppure il gemello dello yakuza riusciva a capire che stesse succedendo, il che la diceva lunga sul tipo di rapporto che era nato tra Kei e Mori.

«Me lo devi, Shuzo.»

A quelle parole seguì un nuovo lungo silenzio: Malerba contrasse la mandibola, continuando a sostenere lo sguardo di Keiko.

«E va bene, porca di quella puttana, va bene. Andremo in Brasile, sei contenta?»

«Vengo anch’io» Yuzo approfittò della situazione.

«Oh, certo, così dovrò pensare anche a portare a casa il tuo, di culo, oltre ai loro. Che cazzo…»

Kei era tornata al PC e aveva ripreso a osservare le immagini, come se avesse voluto imprimersi nella mente quella sequenza: Tsubasa le si avvicinò mentre i gemelli diversi disquisivano su come procedere.

«Credi davvero che sia lui?»

«Ne sono certa…»

«Perché avrebbe dovuto fingere la sua morte?»

«Ci sono svariati motivi per cui può averlo fatto, e ho intenzioni di vagliarli tutti mentre cerco quella sua faccia da culo per tutta San Paolo.»

«Credi che sia saggio tornare laggiù, dopo…»

«Puoi stare a casa, nessuno ti obbliga» scattò in piedi e gli voltò le spalle «Hai una famiglia a cui pensare e nessuno ti biasimerà se deciderai di rimanere.»

«Che racconterò a Yuki se ti dovesse succedere qualcosa?»

Finalmente lo degnò della sua attenzione, voltandosi verso di lui.

«Ti inventerai qualcosa, sei molto bravo in questo.»

«Kei, l’ho fatto per il suo bene, e lo sai.»

«Certo, per il suo bene e per il tuo, così avevi la coscienza pulita.»

«Sei ingiusta, ma lo accetto: la rabbia parla al posto tuo.»

«No, no Bas, non c’è nessuna rabbia nelle mie parole, io non ti odio…»

Tsubasa avrebbe voluto indagare oltre ma Shuzo si frappose fra loro.

«Allora, sia chiara una cosa: comando io, e dovrete fare quello che dico io, intesi?»

«Certo, capo.» Kei gli sfiorò una guancia con una mano, sottolineando la presa in giro della parola che aveva usato, poi uscì dall’ufficio.

Rimasto solo con Malerba, Tsubasa lo afferrò per un braccio per impedirgli di seguire Keiko: nonostante la mossa lo colse di sorpresa, lo yakuza non reagì, limitandosi a lanciargli un’occhiata sorniona.

«Devi dirmi qualcosa, Ozora?»

«Tieni giù le mani da Kei.»

«È un po’ tardi per avanzare delle pretese, dopo averle tolto tutto quello che aveva, non ti pare?»

«Ho solo pensato al benessere di nostro figlio, nient’altro.»

«Se allontanarlo dalla madre, a tuo parere, era a fin di bene, chi sono io per giudicarti? Di certo non ti sei premurato di valutare le conseguenze del tuo gesto, e se proprio devo essere sincero, Tsubasa, è solo per colpa tua che Keiko è di nuovo nel mio giro. L’avrei lasciata libera, dopo la faccenda di Gaho e Shimata.»

«E dovrei crederti? Perché lo avresti fatto?»

«Perché anch’io ho un cuore, Ozora, e non avrei mai tolto una madre a suo figlio. Non dopo tutto quello che hanno passato.» si scrollò dalla sua presa, arretrando di un passo «Credi di essere tanto diverso da me, ma sei semplicemente un bulletto un po’ cresciuto che crede ancora di dover fare tutto ciò che è in suo potere per proteggere i suoi cari, e cosa ti è rimasto? Un pugno di mosche, ecco che cos’hai. Keiko ti avrebbe donato tutta sé stessa e tu ci hai sputato sopra per rincorrere un sogno da adolescente, una vita con Sanae. Tzè.» imitò il gesto di uno sputo a terra «Sei felice di ciò che hai, Tsubasa? Sei soddisfatto della tua vita, eh? Dimmelo Tsubasa. Dimmi che sei felice di ciò che hai ottenuto dalla tua miserevole vita.»

Avrebbe voluto tirargli un pugno in faccia, avrebbe voluto sputargli addosso tutto quello che pensava di lui, tutto il male che aveva creato da quando si era insinuato nelle loro vite, ma non lo fece, perché era consapevole di averci messo del suo. Si limitò ad arretrare di un passo, concedendo a Mori di uscire dall’ufficio e lasciarlo lì, in penombra.

Voltò lo sguardo allo schermo dove il primo piano di Hongo riempiva i pixel: si chinò per osservarlo meglio, per cercare di comprendere cosa si celasse dietro quelle iridi scure.

Un grido d’aiuto?

Una richiesta di soccorso?

O un guanto di sfida?

Voltò le spalle allo schermo e uscì dall’ufficio, deciso a scoprire perché Roberto avesse deciso di mentire a lui, a loro, alla família.       

 


Ed eccoci qua, con questo finale che - spero - sia inaspettato. E già, perché mentre tutti - compresi loro - erano concentrati su Cris e quel segnale, ecco che ricompare Hongo. 

Il quesito finale di Tsubasa è quello che un po' tutti ci chiediamo: che è successo? Perché è ricomparso? Perché proprio ora? 

Direi che avrete capito che avremo presto una nuova storia della serie ^^ ovviamente i miei piani sono stati combinati e il sequel vedrà la luce più tardi del previsto per una questione di tempistiche di scrittura e betaggio, ma non temete, sono a buon punto ^^ 

Per il resto, vorrei davvero ringraziarvi di persona e abbracciarvi per le vostre belle, bellissime parole di sostegno perché mi avete tenuto compagnia in questi mesi e mi avete davvero supportato in questo percorso. Sappiate che le vostre recensioni sono preziosissime per noi autori e che apprezziamo davvero il tempo che spendete per dedicarci le vostre parole. 

Bene, ora vado ad asciugarmi le lacrime e soprattutto torno metaforicamente in Brasile, ché abbiamo una matassa da sbrogliare e non voglio lasciarvi a secco troppo a lungo. 

Un abbraccio virtuale e grazie, grazie davvero, grazie di cuore 

La vostra Sakura 

   
 
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