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Autore: Vallentyne    21/04/2024    10 recensioni
A volte le cose si rivelano diverse da come ce le siamo immaginate. Come la vita a Milano per Yukari che, dopo aver accettato con entusiasmo la proposta di Ryo di raggiungerlo in Italia, si ritrova a fare i conti con una realtà deludente.
Per fortuna esistono gli amici…
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Ryo Ishizaki/Bruce Arper, Yukari Nishimoto/Evelyne Davidson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La serata

 

Ha raggiunto gli amici al bancone – da tre sono diventati quattro dopo l’aggiunta di Genzo - piazzandosi alle spalle di Tsubasa.

«Capitano…»

«Ma guarda chi si fa vedere! Ishizaki, ormai non ci speravo più!!! Vieni, vieni, prendi posto anche tu qui con noi…»

E così dicendo fa un cenno a Hikaru che scala di uno sgabello.

Ryo si siede sforzandosi di sorridere, e per i primissimi minuti è tutto uno sproloquio di convenevoli.

«Come va la vita a Milano?»

«Vero che lunedì date una bella strapazzata a Hyuga e a Gentile?»

«Ma come ci sei finito qui?»

«Bella serata, non trovi?»

Lui annuisce e risponde a quel fuoco incrociato di domande, ribatte chiedendo le novità che riguardano i suoi amici. Ogni tanto lancia qualche occhiata in giro, ma di lei, per il momento, non c’è traccia.

«A Milano tutto molto bene. Sì, contiamo di schiantare la Juve. Serata bellissima, anzi, superlativa. Sono finito qui con un volo. Riparto domani mattina, sono qui davvero soltanto per una scappata.»

Genzo fa un ghigno.

«C’entra per caso qualcosa Nishimoto in giro a piede libero?»

Ryo risponde con quello che sembra un ringhio.

«Non so cosa te lo faccia pensare.»

Shun e Hikaru si concentrano all’improvviso sui loro bicchieri, interviene Tsubasa.

«Ah, hai già incontrato Nishimoto?»

«No.»

«Nemmeno io. Però l’ho notata, si è spostata in direzione delle toilette con Sanae una decina di minuti fa. Saranno di ritorno a momenti.» torna a fissare Ryo «Va tutto bene?»

«Niente che ti riguardi, Wakabayashi. Perché non vai a pascolare in mezzo a tutte queste puledre che ci sono in giro? Ho visto anche il tuo amichetto Schneider, potreste darvi man forte.»

Genzo fa una smorfia e alza gli occhi al cielo.

«Quanto stai sulla difensiva… Rilassati! L’ho vista arrivare con Nakazawa e Ozora, va bene? Anzi, sapevo già che ci sarebbe stata, ne sono stato informato subito, visto che la serata l’ho organizzata io… Ma non sapevo del tuo arrivo. Ho soltanto fatto due più due. Di solito, in questi casi, significa che si ha litigato pesantemente.»

Tsubasa vorrebbe intervenire, interrompere quel flusso di parole che gli sembrano quasi aggressive e metterci una pezza, ma i due non gliene danno la possibilità.

«Sì, abbiamo litigato pesantemente. E no, non ho altro da dire e preferirei che non avessi altro da dire nemmeno tu.»

Genzo solleva le mani.

«Come vuoi.» si alza dallo sgabello sgranchendosi le gambe «Anzi, sai che ti dico? È stato un piacere rivederti e accetto il tuo consiglio, vado a pascolare in giro, magari trovo qualche bella puledra.»

E così dicendo si allontana.

Ryo scuote la testa.

«Ma tu guarda che stronzo. Passano gli anni, e quello peggiora…»

«Beh, Ishizaki, non è che tu ci sia proprio andato piano, addirittura sembrava volessi mordere…»

«Nitta, ti conviene farti gli affari tuoi. Non ti impicciare nelle questioni mie e di Nishimoto, non fare il cascamorto con Nishimoto – perché sì, ti ho visto – e non provare a darmi contro stasera perché non sono in vena.»

Cala un silenzio imbarazzato, che viene rotto dopo qualche istante da Tsubasa.

«Beh, Ishizaki, ti va qualche tapas? Dai, assaggia queste. Cerchiamo di rilassarci un attimo, vuoi? Alla fine, siamo ad una festa, è una bellissima serata di primavera, e siamo tra di noi…»

Ryo annuisce con aria mesta.

«Grazie, Tsubasa…»

L’altro gli dà una pacca sulla schiena e poi gli si avvicina.

«Lo so che sei teso come una corda di violino, ma devi provare a calmarti, ok? Altrimenti temo che non combinerai niente di buono…»

 

Le due ragazze arrivano proprio in quel momento. Stanno parlottando tra di loro, Yukari è voltata nella direzione di Sanae per cui non si accorge subito della comparsa di Ryo, è l’altra a individuarlo per prima.

«Ma guarda un po’ che sorpresa!!! Ishizaki! Ciao!»

Lui sente chiamare e si gira nella loro direzione.

Vede la sua (ex?) fidanzata, il pancione dell’amica, e istintivamente sorride.

«Ciao…»

Yukari spalanca gli occhi e rallenta il passo, Sanae la strattona e quasi la trascina fin lì di fronte a lui.

Che la osserva, e ci manca poco che rimanga a bocca aperta, perché quella sera lei è di una bellezza strepitosa. Diversa dal solito, e strepitosa.

«Come stai? Quando sei arrivato?»

«Sono qui da pochi minuti, mi sono appena seduto… Tu come stai? I… bambini?»

«Ah, sto bene! I bambini crescono, la pancia cresce, la bella stagione è alle porte… Tutto alla grande!»

«È bello rivederti…» ruota appena la testa e adocchia Yukari «Anche te.»

Non gli risponde, si ritrova a fissare qualcuno più avanti, oltre Ryo e gli altri. È Genzo, che sta osservando la scena mentre sorseggia qualcosa di indefinito da un bicchiere, l’aria divertita.

Che stronzo.

«Vuoi qualcosa da bere?»

La voce di Ryo la richiama alla realtà.

Sbatte le palpebre, poi fa un cenno di diniego.

«No. Ho già bevuto abbastanza.»

«Vuoi… ballare?»

«No.»

«Vuoi parlare?»

Lei sbuffa.

«No. Non so perché tu sia qui in questo momento ma lasciami dire che se sei arrivato fino a Barcellona per ballare o parlare con me, forse non hai avuto un’idea geniale.»

Tsubasa cerca di concentrarsi sul suo succo d’ananas, Sanae si pinza nervosa la punta del naso fra pollice e indice.

«Sono venuto fin qui per trascorrere una bella serata con i miei amici. Non so se te ne sei accorta, ma siamo qui in un bel gruppetto, e non ci vediamo da tempo.»

«Ah, sì?»

«Sì.»

«Non sei venuto fin qui per me.»

«No.»

Sanae afferra il marito per un braccio.

«Portami a ballare in mezzo alla pista. Ora.» allunga lo sguardo agli altri due che stanno assistendo al siparietto e ne sono piuttosto confusi «Anche voi, dai! Nitta, Matsuyama, venite con noi!»

I tre obbediscono senza fiatare e lasciano Yukari e Ryo da soli.

Lui resta seduto sullo sgabello, i bottoni del colletto della camicia aperti e il gomito destro sul bancone; lei le braccia conserte e l’aria di una che, se potesse, farebbe una bella piazzata. Ma non oserà, limitandosi a esprimere tutto il suo livore con gli occhi e a bassa voce.

«Hai una gran faccia di culo!»

«Che carina, quando non ci sono quelli che ti potrebbero capire rendendosi conto di quanto sei sboccata non ti trattieni, eh?»

«Sei arrivato fino a Barcellona per darmi fastidio? Non avevi niente di meglio da fare? Che ne so, un’uscita con Aoi, Rossi e Hernandez, ad esempio? O magari tisana e nanna alle dieci? Anzi, no, meglio ancora: chiuderti in bagno a farti…»

«Stai zitta. Stai zitta, Yukari, perché non sai nemmeno cosa stai dicendo! Non mi hai nemmeno dato la possibilità di parlarti, e ho scoperto per caso che avevi fatto le valigie… Ma ti sembra il comportamento di una persona normale? Eh? È così che risolvi i problemi?»

«Non osare rinfacciarmi qualcosa, Ryo! Sono mesi che mi stai trattando come una pezza da piedi!»

«Ah, sì? E tu? Tu hai mai riflettuto su come tratti me? No, vero?»

«Vai al diavolo! Io non ho voglia di parlare con te!»

«Ma vacci tu! Io stasera sono qui per divertirmi, non per stare appresso a te!»

 

Yukari si allontana più in fretta che può, sente le orecchie andare a fuoco e il cuore battere all’impazzata. Attraversa la pista, vede Sanae che balla con Tsubasa, le sembrano così felici e spensierati. Tutti, lì, le sembrano felici e spensierati: le ragazze in minigonna, i ragazzi che ronzano loro intorno. Lei invece si sente elettrica, la comparsa improvvisa di Ryo le ha rovinato la serata. E si ritrova a prendersela con lui, e anche con sé stessa.

Al diavolo.

Oltrepassa gli ultimi divanetti, raggiunge la balaustra, la afferra con entrambe le mani. Respira a pieni polmoni l’aria salmastra e chiude per un istante gli occhi. Vorrebbe essere altrove, in un altro luogo, ma soprattutto in un altro tempo. Quando era ancora una ragazza, e tutto sembrava più facile.

«Lo sai anche tu che non ne vale la pena, sei d’accordo?»

Si volta in direzione della voce.

«Wakabayashi.»

«In persona.» le si avvicina «Non ci siamo ancora salutati.»

«Già. Ciao.»

«Ciao.»

«La festa l’hai davvero organizzata tu come ho sentito dire in giro?»

«Sì. Ti piace?»

Lei fa spallucce.

«Era più gradevole venti minuti fa.»

Genzo sbuffa.

«Ishizaki è un coglione, ma non è cattivo.»

«Dici?»

«Sì. Quando è sotto pressione reagisce male, si deve soltanto allenare di più.»

«Ti assicuro che si allena tantissimo.»

«Forse tralascia qualcosa.»

«Oh, un mucchio di cose, te lo garantisco.»

Lui fa un ghigno.

«Avete litigato pesantemente.»

«Me ne sono proprio andata di casa. E non ho nessuna intenzione di tornare indietro.»

«Addirittura?»

«Sì. Ho deciso che voglio cambiare vita.»

«È una decisione che non dovrebbe essere dettata da un colpo di testa.»

Yukari si mette le mani nei capelli, esasperata.

«Dannazione, vuoi farmi la paternale anche tu?!»

«Macché. Ti voglio far divertire. È la mia festa, non voglio musi lunghi in giro. Rovineresti l’atmosfera. Dai, vieni a bere qualcosa?»

Lei dischiude le labbra, guardandolo di sottecchi.

Con la coda dell’occhio intravede Ryo, li sta fissando poco lontano.

«Lo sai, Wakabayashi? Mi sembra un’ottima idea. Ti seguo.»

Lo prende sottobraccio facendosi accompagnare a uno dei divanetti.

Genzo ordina una bottiglia di Cristal a uno dei camerieri in servizio, e poi le chiede se abbia visto l’ultimo film di Christopher Nolan. Si ritrovano a parlare di cinema, poi di musica e di viaggi all’estero, e Yukari quasi senza accorgersene si scola tre flûte di champagne.

Ryo invece se ne accorge, perché non l’ha persa di vista un attimo.

Ma quando la sente ridacchiare sguaiatamente a una battuta di quello stronzo non ci vede più dalla rabbia, e per evitare di combinare un gran casino se ne va. Non saluta nessuno, nemmeno Tsubasa, manda di nuovo al diavolo Yukari – questa volta solo mentalmente – e chiama l’ascensore.

Sono appena le dieci, la permanenza di Ryo alla festa è durata meno di un’ora.

 

 

   
 
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