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Autore: Selene123    27/04/2024    6 recensioni
Che cosa sarebbe successo se l'unico posto libero, dopo la richiesta a Maria Antonietta, fosse stato davvero in Marina invece che alla Guardia nazionale? Un what-if che cambia completamente le carte in tavola rispetto alla storia canon.
(un ringraziamento speciale a xwaterice per avermi lanciato l'idea)
Genere: Angst, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Axel von Fersen, Hans Axel von Fersen, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La porta delle prigioni si aprì con un colpo. La luce della lampada a olio appesa al muro opposto alle celle rischiava appena lo stanzone, proiettando ombre lunghe sui volti di chi erano riusciti a portare lì dentro. Il posto peggiore dell’intera nave, più ancora della stiva e lì c’erano perfino i topi.

I quattro ufficiali si avvicinarono alle sbarre, dall’altra parte un folto gruppo di gente impossibilitata a muoversi più di qualche centimetro da pesanti catene di ferro arrugginito.

“Vi facevo meno codarda, Capitano.” esordì Milady in tono sfacciato, “Mi avevano parlato tanto del vostro coraggio, invece siete sparita. Però mi avete fatto medicare la ferita causata da voi.”

“Come già vi ho detto, sono una persona corretta io.”

L’altra alzò gli occhi al cielo, obbligando Oscar ad avvicinarsi ancora. Afferrò una sbarra con la mano e la guardò meglio. Era ridotta davvero male, ma pareva tutta intera a eccezione della vistosa fasciatura alla gamba.

“Quanto onore, allora…” le rispose sarcastica.

“Adesso voi mi seguirete, abbiamo di che parlare.”

Il Capitano fece un cenno e uno dei sottoufficiali di guardia girò le chiavi nella serratura. Il secondo prelevò il capo dei pirati e la portò fuori, tenendola per un braccio.

Il gruppo attraversò il corridoio e salì le scale, diretto alla grande cabina. Dentro, la prigioniera venne fatta accomodare con le mani legate dietro lo schienale della sedia. Quando tutti gli uomini uscirono, le due donne rimasero da sole.

Un attimo di silenzio infranto solo dal vento che soffiava contro il vetro dell’oblò in fondo. Milady prese a guardarsi intorno, l’aria scocciata e qualche livido sulla fronte.

“Il vostro angelo custode non c’è? Che peccato.” chiese, stupita della sola presenza della rivale che guardò di sottecchi per studiarne la reazione.

“Il mio…”

Il mio André. La mente le ripropose quelle tre parole. All’improvviso, senza che lei lo volesse. E il caso volle che, comunque, fossero anche quello a cui si riferiva l’altra.

“No. È con me che dovete parlare.”

Il capo dei pirati scosse la testa al suo breve tentennamento. “Dio mio, per piacere! Se non rispondeste chiaramente alla descrizione che i miei informatori mi hanno fatto di voi, penserei di aver sbagliato persona! Mi parete meno sveglia di quanto mi abbiano detto…”

Oscar le si avvicinò a passo veloce, come una furia. Si fermò a un palmo da lei e la squadrò dall’alto in basso. Si sentì punta dal suo tono sarcastico. D’un tratto si ritrovava a provare rabbia se qualcuno si prendeva gioco di ciò che provava. E che, chissà come, quella sconosciuta aveva intuito al volo.

Le impose di fare silenzio con forza sufficiente che la sentirono perfino nel corridoio. Si guardavano in cagnesco con la stessa acredine con cui avevano duellato ore prima.

"Mi auguro non vi siate messa in testa davvero che vi abbiamo abbordati solo perché ero gelosa della presenza di un'altra donna in mare." riprese Milady senza girarci intorno. "A me non interessa niente della vostra persona. Ci sono tante di noi sulle navi, che ci crediate o meno.1"

"Perché tutta questa fatica, dunque?" chiede Oscar con il preciso intento di provocarla.

"Perché avete una cosa che io non ho e che desidero molto. Beh… diverse cose…”

Il suo sguardo parve attraversato da un lampo improvviso e un mezzo sorriso ironico le increspò le labbra.

Il Capitano fece per scostare leggermente la giacca e stringere il pugno come se avesse ancora la spada con sé. L’aveva appoggiata sul mobile in ingresso, per allontanarsi dalla tentazione di usarla davvero nel caso avesse perso definitivamente la pazienza.

L'altra notò il suo riflesso spontaneo. "Il vostro… amico aveva ragione, non me ne sarei fatta di niente di un marinaio in più a bordo. Io necessito di qualcuno con gli attributi e, soprattutto, con una testa che lavora bene. Voi mi pare facciate al caso mio. O almeno, mi pareva fino a poco fa."

"Mademoiselle,” lo disse apposta in francese, per rispondere alla sua sfacciataggine, “permettetemi ma questa obiezione spetterebbe a me. Chi ha lanciato il proprio equipaggio all’arrembaggio per venire poi imprigionati siete stata voi. Comunque non avrei mai accettato di lasciare la mia divisa per seguirvi. Piuttosto la morte.”

Milady sbuffò scontenta. "Se mi slegate, vi faccio un applauso per il senso dell’onore… Non sono stupida! Io non volevo né voi né la vostra stupida uniforme. Io volevo qualcosa che vi appartiene."

"Ossia?"

"Le mappe di navigazione e le rotte delle navi mercantili a cui siete assegnati di scorta.”

Oscar meditò sulle sue parole. La sua prigioniera proseguì a spiegare, mentre lei prese a camminare avanti e indietro per la cabina, con le mani dietro la schiena.

“Vi ricordo che sono un pirata. Vivo di questo. Ma se non so dove sono diretti i carichi devo affidarmi per forza alla sorte e non sempre incrociamo le giuste imbarcazioni. È divertente prendere a pugni la gente, ma non basta.”

Il Capitano si voltò. Ormai era a diversi passi di distanza. Quella versione dei fatti le bastava e avanzava. Tornò indietro, la superò senza aggiungere altro e afferrò la maniglia della porta.

Prima che l’aprisse, però, Milady la chiamò di nuovo. “Immagino che ci condanneranno a morte.”

Oscar non rispose, si limitò a guardarla.

“Ebbene, se così dovesse essere, voglio che sappiate che mi avete dato più filo da torcere voi che tutti gli uomini che ho incontrato in vita mia.”

“Dovrei esserne lusingata, forse?”

Il pirata alzò le spalle quel tanto che poté. “Fate come credete. Ma c’è un’ultima cosa che vorrei dirvi.”

“Avete un minuto.”

“Voi e quel marinaio. Non so come abbiate fatto, se vi leggete nella mente o cosa… Io ho visto due persone evitarsi la morte pressoché certa improvvisando. Mi è bastato per sapere che se vi fate scappare questa occasione darete conferma a quanto ho cominciato a pensare di voi poco fa.”

Il Capitano spalancò l’uscio, non una parola in merito alle sue. Gli ufficiali nel corridoio entrarono per riprendere la prigioniera, che se ne andò lanciandole un’ultima occhiata prima di sparire nel buio delle scale.

Benché avrebbe preferito davvero rimanere da sola e darsi un attimo di tregua perché la febbre stava di nuovo salendo, non poteva perdere altro tempo. Era sua responsabilità la presenza sul vascello degli ostaggi tratti in salvo, bisognava incontrarli. Tanto più che alcuni di loro sarebbero stati spostati lì dentro ed era necessario quantomeno avvisarli.

Oscar chiese ai sottoposti di accompagnarli in cabina il prima possibile e di rimanere anche loro, che di sicuro ne sapevano più di lei. Li attese con la porta aperta seduta sul divanetto, quello che percorreva l’intera parete più lunga della stanza2, guardando un punto imprecisato sul pavimento. I pensieri si rincorrevano nella testa, non riusciva a rimanere concentrata. Sapeva soltanto che avrebbe accettato qualsiasi conseguenza le sarebbe spettata. Poi tutto il resto andava da sé.

Alzò lo sguardo e si accorse di un’ombra singola che si stava avvicinando. Ne riconosceva i passi, il movimento riflesso sulle assi di legno. Quando vide André apparire sulla soglia, gli diede il permesso di entrare prima ancora che lui parlasse. Se lo trovò di nuovo davanti, poco più lontano di prima ma vicino a sufficienza da chiedersi come avesse fatto, fino a quel giorno, a dare per scontato la sua presenza al proprio fianco. Aveva in mano qualcosa, ma lì per lì non ci diede importanza. Si osservarono in silenzio per un attimo, cercando di capire chi stesse peggio: una bella gara.

“Ti ricordi, l’altro giorno, quando Philippe voleva farsi aiutare?”

Oscar annuì. Certo che la ricordava, le era dispiaciuto non aver avuto tempo ma sapeva di averlo lasciato in ottime mani.

"Aveva urgenza di scrivere una cosa, ma non sapeva come.” e le porse un foglio di carta piegato in quattro. Era totalmente sgualcito, ma a giudicare da cos’era successo poteva considerarsi un miracolo che non fosse stato perso.

L’amica si alzò e lo aprì. Lesse veloce ciò che ne rimaneva. Poche frasi storte, in parte cancellate dall’acqua. Ma il contenuto era comprensibile. Sgranò gli occhi e li puntò su di lui.

"Mi ha fatto promettere che l'avremmo portata noi alla sua fidanzata."

"Noi? Tu e… io?" ripeté lei incredula. Gli restituì il foglio, ma sentiva le mani tremare.

“Sì. Come vedi, avrebbe voluto sposarla, un giorno."

La conversazione si interruppe quando gli ufficiali tornarono, insieme agli ospiti. Non aveva più senso considerarli ostaggi: lì tra di loro non sarebbe successo nulla.

Il Capitano li lasciò entrare, ma fermò André dal defilarsi e uscire con un gesto della mano sul braccio. Non le era strettamente necessario averlo lì in quel momento, ma avrebbe potuto riferire tutto agli altri.

Il gruppo di spagnoli venne accompagnato al tavolo. Qualcuno mancava, se i conti erano giusti e le informazioni che le erano state date corrette. La donna e i tre bambini erano ancora in infermeria, il più piccolo di loro stava male.

"Sono Oscar François De Jarjayes, Capitano della Marina Reale francese. Sarà mia cura riportarvi a terra, ma purtroppo non possiamo tornare in Spagna adesso. Voi ci capite?”

Un uomo sulla cinquantina d’anni, con un completo marrone, prese parola. Gli ci vollero alcuni minuti per adattare i pensieri alle parole, ma più che altro alla lingua in cui comunicarle.

“Dovete perdonarci, son los primeros que nos hablan a parte quei maledetti...! In ogni caso, a parte los niños, possiamo parlarci.”

"Da quanto eravate chiusi dentro quella fregata?" chiese il Capitano, benché temesse la risposta.

"Cinco días. Abbastanza perché al piccolo Tomás venisse la febbre." rispose un altro, più giovane, con delle ferite sulle mani.

Poco alla volta, non senza incidenti di traduzione, i tre nuovi arrivati riuscirono a ricostruire quanto accaduto. Erano salpati da Palma di Maiorca su una nave mercantile insieme ad altri otto passeggeri, caduti insieme alla maggior parte dell’equipaggio durante l’attacco. Gli altri erano stati gettati in mare. Servivano degli ostaggi, però, e il caso ha voluto che i predoni scegliessero loro.

Nello stanzone in cui erano stati chiusi c’erano muffa e infiltrazioni d’acqua tra le assi del legno e soltanto quel piccolo oblò da cui erano stati trovati faceva entrare la luce. Non avevano mangiato che scarti lasciati dai pirati. La loro salute ne aveva risentito non poco, soprattutto tra i più piccoli.

Sarebbe dovuto essere un semplice viaggio verso il continente, ma si era trasformato in un incubo.

Gli altri cinque li ascoltavano attenti. Era stata una catena di coincidenze fortunatissime, nella sfortuna generale, a far incrociare le loro strade e a permettere che fossero lì per parlarne. Bisognava dar loro la possibilità di riprendersi nei due giorni di viaggio rimanenti, il tanto che bastava per poterli presentare poi al comando di terra.

“Quando arriveremo,” riferì Oscar prima di congedarli, “sarà necessario accompagnarvi dal Viceammiraglio. In quanto superstiti dei nostri prigionieri, la vostra parola servirà per confermare il nostro resoconto. Ora potete andare, grazie.”

A una a una le persone presero la via d’uscita e sparirono nel corridoio. Rimase solo André, ancora una volta fermato da lei, per concludere il discorso. Si trattava di una questione tra loro due, era giusto concluderla senza che potessero essere ascoltati. Anche per Philippe, perché era un segreto che voleva condividere con nessun altro ad eccezione del suo amico e del loro superiore.

“Tu sai a chi dobbiamo consegnare quella lettera?” gli domandò Oscar socchiudendo la porta.

“Purtroppo no. Non ha voluto dirmi il suo nome3.”

“Ti avrà detto qualcosa su di lei almeno…?”

André scosse la testa. “Nulla. So solo che sa leggere e scrivere.”

Sospirarono all’unisono. Era un’informazione inutile. A ogni ritorno, peraltro, il porto era pieno di ragazze anche in età per poter essere quella giusta: non potevano affidarsi al momento futuro. Occorreva un’altra soluzione, perché loro erano soliti mantenere le promesse e di certo non avrebbero mancato proprio l’ultima del più giovane dell’equipaggio.

Al Capitano venne un’idea che poteva risolvere il problema. Se ben ricordava, prima di partire e della conversazione con Philippe, c’era qualcuno sul ponte insieme a loro.

“Alain dovrebbe conoscerla, o almeno sapere chi sia. Va’ da lui e chiedigli di più: magari ne scopriamo di più.”

L’altro accettò l’ordine e se ne andò. Sulla porta, per metà già sul corridoio, si sentì ricordare di non affaticarsi troppo. Guardò Oscar, che lo invitò ad andare con un gesto della mano.

Non appena fu sola, richiuse l’uscio e vi si appoggiò con la schiena. Fece un profondo respiro, estraniandosi da ciò che la circondava. Se ne avesse avuto le forze lo avrebbe salvato lei il suo André. Strinse i pugni sul legno e si disse che sebbene certe cose non si possono gestire o rifiutare, lei decideva lì, su due piedi, di accettare ciò che le stava accadendo, senza esserne ostile. Per lui ne valeva la pena, se lo sentiva.



La convivenza con gli ospiti ebbe il pregio di risollevare un po’ l’umore della nave. In un modo o nell’altro sarebbero comunque dovuti ritornare alla normalità, almeno fino all’attracco a Tolone. Si fece sera e le lampade a olio vennero accese un po’ ovunque a bordo. Ciò nonostante, l’atmosfera era comunque ancora piuttosto tetra. Il mare intorno a loro sembrava essersi placato e anche il vento soffiava di meno.

Dalle cucine riuscirono perfino a servire qualcosa che assomigliava a una cena per i superstiti di quelle ore complicate. Gli ufficiali la consumarono nella cabina del capitano, come era consuetudine, insieme al gruppo di spagnoli. Parlarono, cercarono di conoscersi un po’ meglio per spezzare l’imbarazzo della situazione. Una conversazione sui generis in cui tre non comprendevano gli altri e una li ascoltava in silenzio, intervenendo solo se chiamata in causa. Il Capitano non dava mai pareri non richiesti, in generale, neanche in acque più calme. Quella sera nello specifico, però, non era di compagnia comunque e, per quanto si sforzasse, rimaneva sulle sue. Ciò nonostante, le sembrò di capire che il peggio fosse passato anche per i sette non più tanto sconosciuti. Dal canto proprio, loro compresero di non dover insistere. Quanto si erano detti in precedenza e il modo in cui si era comportata erano sufficienti per comprendere che tipo di persona fosse e gliene erano grati.

Dopo un paio d’ore, la stanza si liberò dagli uomini. Regnò di nuovo il silenzio, rischiarato soltanto dal bisbigliare fitto in un’altra lingua vicino al letto della seconda cuccetta.

“Perdonate…” disse Donna Isabel coprendo uno dei due bambini più grandi. Madre e figli erano stati trasferiti nell’alloggio supplementare per l’ospite. Nonostante fossero un po’ allo stretto, quantomeno potevano essere più a proprio agio.

Oscar si voltò ad ascoltarla, seduta alla scrivania per compilare il giornale di bordo. Si chiedeva come fosse riuscita a mantenere la calma per tutti quei giorni in una situazione come la loro. Non si erano scambiate molte parole nelle ore precedenti, neanche durante il pasto, ma le era sembrata già inverosimilmente tranquilla.

“Come ci avete trovati? Había confusión, era praticamente impossibile vederci…”

Il Capitano posò la piuma e sospirò. “Madame, è mio compito essere vigile. Vi consiglio di andare a dormire, adesso. Si è fatto tardi.”

L’altra annuì, ma si permise un’ultima parola. “Vorrei ringraziarvi per tutto. Se non fosse stato per voi non so dove saremmo…” poi alleggerì il tono, si fece più serena: “E per lo spazio che ci state dando. Es más respetable estar aquí con usted, non trovate?”

Isabel sapeva chi fosse l’ufficiale da quando le era stato comunicato che avrebbero cambiato cabina. Andava spiegato, a prescindere dal fatto che la diretta interessata non lo avesse detto esplicitamente. Aveva pensato che fosse una strana casualità quella in cui erano finiti: attaccati da una donna pirata, salvati da una donna soldato. Doveva esserci un significato recondito, secondo il suo modo di pensare, ma ancora non l’aveva trovato.

Oscar comprese ciò che intendeva dire. Era stata la sua esatta intenzione, d’altronde. Si fidava del proprio equipaggio, almeno quando era a bordo ed era responsabilità sua. Ammetteva anche, però, che non tutte fossero abituate ad essere circondate da uomini e condivideva volentieri parte del proprio spazio con lei se ciò significava maggiore tranquillità.

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Note:
1) Per maggiori informazioni: qui
2) Sempre qui per sapere come fosse una cabina del capitano all'epoca
3) A causa di un mio errore (mi sono letetralmente dimenticata così ho scritto in precedenza e non sono andata a rileggere) avevo dimenticato di aver rivelato il nome. Ebbene, per chi l'avesse letto, scordatevelo e fate finta di scoprirlo più avanti (anche perché l'ho cancellato dove l'avevo scritto). In caso contrario, lo scoprirete davvero nei prossimi capitoli.
   
 
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