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Autore: ONLYKORINE    28/04/2024    0 recensioni
Blinny
Ginny, di nuovo single dopo la sua rottura con Harry, incontra Zabini a un ballo del Ministero, scoprendo che sta cercando proprio lei, chiedendo il suo aiuto in cambio di alcune foto che potrebbero sembrare compromettenti, anche se che non lo sono.
Blaise sta cercando la ragazza che aveva parlato con sua madre al San Mungo e quando scopre che è la Weasley e che ha bisogno del suo aiuto, pur di non chiederle nessun favore, decide di ricattarla.
Ma come giustificare agli occhi degli altri il fatto che inizino a frequentarsi così assiduamente? Beh, basterà fare finta di essere amici.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Astoria, Hannah/Neville, Pansy/Theodore, Ron/Hermione
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Litigi

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Blaise si materializzò a casa e lanciò il mantello sul divano, imprecando ad alta voce.
Chiamò Kikky ma poi, una volta che lei si materializzò al suo cospetto, sbuffò nel vedere la sua espressione terrorizzata e il fatto che si stritolasse le dita delle mani, così la cacciò di nuovo e lei sparì senza farselo ripetere.
Quella ragazzina aveva dubitato di lui! Di lui! Girò su se stesso, passandosi una mano fra i capelli, come se cercasse qualcosa in salotto, ma poi, non trovando niente, imprecò ancora.
Con passo svelto, nervoso e arrabbiato, si diresse verso lo studio.
Sulla porta si fermò: sulla scrivania aveva lasciato le tavole che aveva disegnato quella notte. Si avvicinò e, una volta davanti al piano di mogano, tirò  fuori la bacchetta: con un gesto e un incantesimo non verbale, sgomberò lo scrittoio da tutto ciò che c’era sopra, lanciando ogni cosa contro la parete.
Fu così che le boccette di inchiostro si infransero contro il muro lasciando macchie di colore colanti e vagamente artistiche, mentre le pergamene iniziarono a svolazzare e ad appallottolarsi in gesti nervosi e stizziti.
Nel momento in cui si ricordò le parole di Ginny ‘La prossima volta ci penserai su due volte, prima di rifarlo’, gli si affacciarono alla mente così tante cose che per un attimo pensò che sarebbe crollato. Poi, caricandosi della rabbia che sentiva dentro, con un ampio gesto del braccio, incantò un vortice nella stanza, che prese tutto ciò che c’era: boccette d’inchiostro intere e a pezzi, penne, punte nuove e usate, pergamene bianche e scritte. Poi vide salire da terra il suo ultimo lavoro, mentre iniziava a girare con tutto il resto, rovinandosi e stropicciandosi.
Che Troll che era stato! Aveva disegnato tutta la notte, aveva riprodotto la loro storia sulla carta e ora… lei aveva mandato tutto in frantumi.
Lentamente abbassò la bacchetta e tutto cadde per terra in un frastuono di vetri infranti e piume spezzate.
“Blaise…”
Blaise si girò di scatto verso la porta, al suono di quella voce. Lei era lì, lì sulla porta, e lo guardava, quando non disse niente, lo chiamò ancora.

 

“Blaise…” Ginny aveva lasciato cadere il tono della voce relegando il suo richiamo a un sussurro. Blaise la guardava, in mezzo al casino e alla confusione, ma non diceva niente.
Fece un passo avanti, per raccogliere da terra le pergamene, quando lui le puntò la bacchetta contro. “Ferma lì” ordinò.
“Voglio solo raccogliere…” Mise mano alla tasca posteriore, ma lui fece dondolare di nuovo la bacchetta.
“Non ti muovere, ho detto!” Come al solito, il suo tono era autoritario, ma questa volta lei preferì non farglielo notare.
“Le tavole… almeno…”

 

Blaise per poco non le lanciò una fattura: quella era roba sua! “Non toccare niente!”
Lei scosse il capo. “Potresti pentirti di aver rovinato…”
“Non ho rovinato proprio niente, io, Porco Salazar!” Le sue parole lo ferirono: lui stava rovinando qualcosa? Lui? Colpì con un incantesimo dalla luce blu una boccetta di inchiostro rimasta illesa, sul pavimento in fondo alla stanza, e la fece scoppiare, colorando tutto ciò che aveva attorno e spruzzando gocce dense in giro per la stanza.
Vide chiaramente Ginny pulirsi, con una calma che non le aveva mai visto, delle goccioline colorate dal braccio. Ora lei era calma? Ora? Ora?

 

Ginny capì che lui non era lucido e decise di cambiare strategia. Alzò le mani e fece un passo in avanti. “Blaise, metti giù la bacchetta, per favore…” Era strano, perché di solito lui riusciva a non perdere mai la testa. Non del tutto.
“Non voglio mettere giù la bacchetta!” Scimmiottò la sua voce e Ginny capì che qualcosa non andava, più delle volte in cui aveva avuto quegli scatti d’ira.
“Blaise…” iniziò ancora.
“Ho detto che devi andartene! Non ti voglio qui!” Lei scosse la testa alle sue parole, ma lui puntò di nuovo la bacchetta su di lei. “Vattene. O ti lancio una maledizione”.
“Non lo faresti mai.”
“Io non ne sarei così sicuro, se fossi in te!”
Come? Strabuzzando gli occhi, chinò la testa di lato. “Blaise, ma cosa…”

 

Blaise fece dondolare la bacchetta, bleffando ancora: se le avesse fatto credere che le avrebbe fatto del male, se ne sarebbe andata. Oppure gli avrebbe lanciato anche lei qualcosa. Tutto andava bene, l’importante era che lei smettesse di guardarlo in quel modo.
“È possibile che la morte di tuo nonno ti abbia sconvolto più di…”
Incattivito dalle sue parole, che smuovevano più di quanto volesse ammettere, la interruppe gridando. “Lascia stare mio nonno!”
Improvvisamente, alla sua destra, una luce fortissima lo accecò, nonostante fosse giorno e, quando capì che era stata la lampada attaccata al muro, un po’ si spaventò: lui non aveva mai generato magia involontaria. Era lei che lo faceva. Lei, perché era lei che si scaldava quando litigava, a lui non succedeva perché… perché non perdeva mai il controllo. La osservò, ma dovette ammettere che sembrava piuttosto fredda, in verità: calma e pacifica.
Ma perché era così? Era troppo strana, la cosa. E poi voleva che facesse qualcosa, che si muovesse. Quella non era lei.
“Perché sei così calma? Perché?” sussurrò, incredulo.

 

Come? Cosa stava dicendo? Ginny si bloccò e spalancò gli occhi. “Cosa stai dicendo? Non…”
“Chi sei? Sei sotto polisucco?” L’accusò e lei capì che lui era proprio fuori di testa: forse davvero stava dando di matto. Quando le puntò contro la bacchetta, riuscì a scansarsi, anche se lui non aveva lanciato nessun incantesimo.
“Blaise, per la sottana sporca di Morgana, cosa stai facendo?” urlò, mentre si chinava e si spostava di lato, per prendere la bacchetta e lanciarli un incantesimo disarmante.

 

Blaise vide la sua bacchetta volare e rimbalzare sul pavimento. “Mi hai disarmato!” Incredulo e sorpreso, più che arrabbiato, si girò verso la ragazza.
“Dovevo aspettare che mi lanciassi un Revelio?” Ora lei era veramente arrabbiata, ma si chinò a prendergli la bacchetta e gliela porse, ma lui era troppo arrabbiato per allungarsi a prenderla.
“Non mi sembra che ci sia bisogno! Solo tu imprechi in quel modo!” le rispose, stizzito e critico.
Lei fece una smorfia con la bocca. “Lo sapevi, che ero così…”
“Già, lo sapevo, hai ragione.”

 

Il tono deluso del ragazzo le strinse il petto. “Che intendi?” sussurrò Ginny, con un filo di voce.
“Niente!” Ma il suo tono, il suo sguardo e il suo atteggiamento, le fecero capire invece che qualcosa c’era.
“Io…” Fece un passo verso di lui, ma ritrasse il braccio che stringeva la sua bacchetta.
“Tu sei impossibile! Non si sa mai cosa potresti dire o fare, puoi dire una frase e rovinare un momento in cui…”
“Che momento?” Stranita da quella frase, Ginny fece un altro passo, non capendo cosa intendesse.

 

Blaise scosse la testa. Cosa doveva dirle? Che aveva capito di amarla e lei aveva rovinato tutto? E come poteva confessarglielo sembra sembrare un Troll o un idiota? Probabilmente avevano riso di lui, quando se ne era andato dalla Tana!
“Niente, lascia stare. Lo sapevo che non dovevo stare con te. Che avresti…” Fece una pausa. Non voleva dirglielo, non voleva ammettere di averci creduto con tutto se stesso e poi magari per lei era stato come con gli altri.

 

Ginny non capiva: cosa aveva fatto?
“Avresti rovinato tutto…” sussurrò, lanciando poi lo sguardo in giro, come se lei non fosse lì con lui.
“Io ho rovinato tutto?” chiese, incredula.
“Non sono stato io a dubitare, in fin dei conti. Ma magari non volevi neanche dirlo, vero? Avresti fatto finta di niente, se non fosse venuto fuori. Hai parlato senza pensarci e…”
A quelle parole, Ginny sentì il calore riempirle il viso, lo aveva detto anche suo fratello: era istintiva come i bambini, non pensava mai alle conseguenze delle sue azioni. Com’era imbarazzante! Ma non voleva ammetterlo: l’orgoglio le diceva di ribattere e di non scusarsi. E l’arroganza che non aveva preso dalla famiglia, ma dalla casa di cui aveva portato i colori, le fecero fare una cosa ancora peggiore: attaccò per difendersi.
“Io non ho fatto proprio niente! Sei tu che hai iniziato a essere strano quando è arrivato Harry!” lo accusò.
“Potter? Non mi ha fatto né caldo né freddo! Cosa vuoi che mi interessi di lui!” esclamò, ma tolse lo sguardo da lei e Ginny capì che stava mentendo, ma senza poter dimostrare la verità.
Scosse la testa, nervosa, e gli lanciò la sua bacchetta.

 

 

Blaise osservò la bacchetta rimbalzare sul pavimento e si chinò per prenderla. “Ora dovresti proprio andartene” rimarcò, ma senza guardarla. Non voleva che lei andasse via, ma non si sentiva a suo agio, aveva bisogno di chiarire la confusione che sentiva nel petto e per farlo aveva bisogno di rimanere solo.
“Vuoi che me ne vada?” sussurrò lei e Blaise non si rese conto di annuire.
“Sì, è quello che voglio. Come dicevo, hai un brutto effetto su di me”.

 

Cosa? Ginny sbatté le palpebre: lui sembrava più calmo di prima, anche se non ne era del tutto sicura, perché aveva una strana espressione e i suoi occhi sembravano un po’ spiritati, come avrebbe detto sua madre. “E che effetto avrei su di te?”
“Mi fai perdere la calma, mi agiti e guarda cosa mi succede…” Blaise allungò un braccio e indicò la stanza facendolo dondolare in cerchio. Ma cosa stava dicendo?
“Non è colpa mia  se…”
“Certo che è colpa tua! Tutto questo non sarebbe successo se tu non mi facessi sentire così! E io odio sentirmi così! Non voglio che prima o poi possa succedere qualcosa di brutto!”
“Di brutto?” Ginny capiva che lui stava delirando, ma cercava di seguire il suo discorso, sperando di arrivare al nocciolo della questione.
“Sì, di brutto!” Lui girò su se stesso, agitandosi come quando lei era arrivata. Fece un passo verso di lui, ma Blaise non se ne rese conto e continuò a camminare per la stanza. “Come quando mi sono fatto prendere dal panico e non ho salvato Bert…” Il ragazzo si interruppe improvvisamente e la guardò con gli occhi sbarrati.

 

Blaise si fermò quando capì di aver detto troppo. Si sentiva come sotto un incantesimo isterico e non riusciva a controllarsi, la cosa lo fece innervosire ancora di più.
“Chi è Bert?” Ginny si era bloccata e aveva corrugato le sopracciglia.
“È… Era mio fratello” rispose Blaise senza pensarci, per poi prendersela con se stesso per aver parlato.

 

Ginny spalancò gli occhi. La frase sul fratello! Si portò una mano alla bocca. “Il Magician Directory! Hai detto qualcosa nello studio di tua madre… cosa…”
Blaise sbuffò. “Non ha importanza, tanto non voglio parlarne con te”.
Ma come? Cosa stava dicendo? E poi, che collegamento c’era?
“Cos’è successo con Bert? Perché dici che non lo hai…”

 

Blaise la interruppe gridando. “Ho detto che non voglio parlarne!”
Lei fece una faccia strana, come se fosse scocciata. “Beh, avrò il diritto di sapere…”
“No!” urlò ancora lui. Perché non capiva?
Ma forse lei iniziava a conoscerlo troppo bene. “È qualcosa che ti fa sentire in colpa? Per questo?”
Colpito dal fatto che lei lo avesse detto ad alta voce e che avesse capito tutto, respirò forte e dalla sua gola si sprigionò un ruggito. Non riuscire a spiegare nenache a se stesso il fatto di sentirsi in colpa per qualcosa che, realmente, non era stata per colpa sua, lo faceva stare male e non voleva parlarne con nessuno.
“Ora vattene.”

 
Ginny, non troppo stupita dalle sue parole. Scosse la testa.
“Tendi a scappare quando non capisci quello che provi. Proviamo a parlarne insieme” propose, senza pensare al fatto che lui non avrebbe gradito una frase del genere.
“No. Vattene. Come ho detto, è stato uno sbaglio” insistette.
Anche se aveva capito quello che intendeva, Ginny non riuscì a non chiedere: “Cosa è stato uno sbaglio?”
“Noi.”

 

Blaise non riuscì a guardarla mentre le diceva quelle parole. Non si rendeva conto che l’orgoglio era dei Grifondoro e, probailmente, se ci avesse pensato, avrebbe reagito diversamente.
“Per la lettera di Harry…” iniziò lei, ma lui preferì non farla finire: ora voleva veramente rimanere da solo.
“Non mi interessa di Potter, te l’ho già detto.”
Lei sospirò come si fa quando si parla con un bambino piccolo particolarmente fastidioso ma di cui non si può evitare la compagnia.
“Pansy diceva che probab…”
“Se mia cugina ti ha detto che ero geloso, sappi che si è sbagliata, perché io non potrei mai essere geloso di…”

 

Ginny lo guardò mentre il suo sguardo tornava su di lei e si faceva freddo. Freddo come a Hogwarts. Come prima di conoscerlo veramente.
Lui non avrebbe mai potuto essere geloso di lei? Lei non era importante per Blaise? Non lo era come lui lo era per lei? Forse era vero: non era il classico tipo di ragazza che lui frequentava, non era appariscente, non sapeva muoversi nell’alta società, non sapeva niente delle cose da ricchi. Forse loro non erano ben assortiti. Si morse il labbro e annuì più volte, con la morte nel cuore.
“Di me. Allora… ciao…” mormorò, prima di fare un passo indietro e smaterializzarsi.

 

Blaise rimase a osservare il punto in cui lei era sparita, come se si rendesse conto in quel momento di cosa aveva detto, di quello che le aveva fatto credere. Voleva dirglielo, voleva che ci rimanesse male, che si sentisse come si era sentito lui e, allo stesso tempo, voleva anche che lei non ci credesse. Che gli ridesse in faccia e lo prendesse in giro. Era troppo confuso.
Lentamente, andò a sedersi alla scrivania, appoggiò la bacchetta, mise i gomiti sul tavolo e si nascose il viso fra le mani.
Ma cosa aveva fatto?

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