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Autore: Happy_Pumpkin    20/09/2009    4 recensioni
Raccolta di missing moment dedicati a vari personaggi di Deathnote. Il rating va dal giallo all'arancione, presenza di shonen-ai.
1) Heartbeat [Mihael Keel; Kyomi Takada] Spero che non senta il mio cuore battere. Lo sentirà. Come può non sentirlo?
2) Falling [Elle; Light] Peccato che, a differenza di quanto accadeva con le fragole, non ci sarebbe stato nessuno a raccoglierli.
3) Mother [Light; Sachiko] Quello che stava morendo non era soltanto un assassino. Era suo figlio.
4) Confidence [Mello; Near] Erano due poli con la stessa identica carica che, pur tentando di incontrarsi, finivano sempre per respingersi.
5) Confidence [L; Misa] Erano sempre in tre: anche nella stanza più affollata.
6) Shot [Teru; Light] Chi, se non Dio, poteva controllare l'incontrollabile?
7) Smoke [Mello; Matt] Non cercava risposte; voleva semplicemente una via d'uscita, anche se non sarebbe stata quella a salvarlo.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri personaggi, L, Light/Raito, Mello, Near
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tipologia: One-shot
Rating: Giallo
Genere: Introspettivo, malinconico
Avvertimenti: Shonen-ai
Personaggi: Mihael Keel; Mail Jeevas



Smoke


Matt guardava con studiata attenzione il suo videogioco: una scatoletta apparentemente inutile, dalle forme un po' rozze e con la targhetta rovinata a causa dell'usura. Ma non importava.
Se lo era guadagnato grazie a fruttuosi scambi con i compagni d'orfanotrofio e, in aggiunta, dando una mano nei lavoretti quotidiani; sostituiva i suoi amici per qualche turno e si mostrava volenteroso di aiutare una comunità, sebbene tutti sapessero che i suoi scopi erano ben poco filantropici.
Quando vide il pacchetto di sigarette al fianco del videogame, si chiese se valesse davvero la pena imprestare a Jess per un giorno intero il suo gioco preferito; alzò le spalle, aggiustandosi gli occhiali da motociclista, e rifletté: si trattava di fare un tiro, prendere una sana boccata di fumo, insomma. Un'esperienza simile doveva pur essere fenomenale se tutti decantavano così tanto le doti della nicotina, quindi cedere in prestito il proprio intrattenimento videoludico in cambio era un ben misero sacrificio.
Jess, capelli tagliati corti e il naso coperto di lentiggini, aveva qualche anno in più di Matt – forse due – e aggrottava sempre le sopracciglia quando doveva concentrarsi o fare qualcosa della massima importanza. Anche in quel momento non si smentiva: la fronte era corrucciata e le labbra appena arricciate, mentre gli occhi vigili puntavano la merce da scambiare.
Afferrò il pacchetto ed estrasse con fare quasi professionale la sigaretta; la strinse tra medio e indice per poi ribadire, dandosi un contegno adulto di cui era privo:

“Questa è tua. Non farti beccare e se Roger ti scopre... beh, tu non mi conosci, okay?”

Matt assottigliò le labbra per non ridere con quell'accenno amaro, com'era caratteristico del suo portamento all'apparenza un po' rassegnato; allargò le braccia e rispose quasi pacato:

“Tranquillo, non farò nomi.”

Tese la mano in avanti e la ritrasse non appena Jess gli posò, diffidente, la sigaretta sul palmo aperto; l'amico di scambio si affrettò ad intascare il videogioco, fece uno schiocco di lingua e si alzò rapidamente in piedi, scrocchiando le dita.
Matt contemplò qualche istante la sigaretta, infine fissò il ragazzo dalle vistose lentiggini ribadendo:

“Oggi pomeriggio fatti trovare qui con il mio gioco. Niente scherzi.”

Il ragazzo si portò le mani contro il petto e replicò stizzito: “Ehi, mica hai a che fare con un poppante. Vedi tu di non aprir bocca piuttosto.”

Matt sbuffò appena, come se già si fosse annoiato della conversazione, così si alzò in piedi in modo da allontanarsi; poteva fumare la sua prima sigaretta, non si trattava certo di un avvenimento qualsiasi.
Decise, mentre camminava sul prato, che doveva trovare un posto adatto per celebrare l'occasione – un posto di quelli che difficilmente avrebbe scordato da adulto. Avrebbe voluto avere una macchina sportiva, un calice di champagne in mano e le luci della città ad accecarlo, magari l'insegna di qualche locale alla moda; era il sogno di chiunque, effettivamente, un po' scontato e banale ma semplicemente a portata di mano, senza l'implicazione di troppi viaggi nella fantasia.
Alzò le spalle; mosse ancora qualche passo, fino a che non si guardò un istante attorno e realizzò che il sogno facile, in realtà, era un'emerita stronzata. La sua vita era sempre stata tra quelle mura, tanto valeva limitare a quel posto l'esperienza della prima sigaretta. Poi, onestamente, l'unica cosa che contava era non farsi beccare.
Accennò ad una risata, dandosi dello stupido, e si portò presso un albero piuttosto isolato dagli altri, le cui grandi radici emergevano dal terreno coperto da erba verde, ancora umida per le recenti piogge inglesi.
Si sedette a terra, incurante della chiazza che avrebbe trionfato sui suoi pantaloni, e tirò fuori da una tasca della giacca l'accendino che Mello era riuscito a prendere, forse da uno dei ragazzi più grandi con cui giocava; poteva chiedergli di rubare qualche sigaretta per lui, a ben pensarci, ma non sarebbe stata la stessa cosa. Doveva guadagnarsi quell'occasione e l'aveva fatto, nel modo più decoroso possibile.
Si portò la sigaretta alle labbra e fece per avvicinare la fiamma dell'accendino, quando una voce conosciuta lo interruppe.

“E così ho dovuto dare un pugno a quel tipo per questo?!”

Matt alzò gli occhi e vide davanti a sé Mello, con lo sguardo stupito e allo stesso tempo piuttosto irritato; teneva in mano una tavoletta di cioccolata da scartare e aveva la bocca appena spalancata.

“Già, grazie.” lo prese amabilmente in giro.

Il ragazzino dai capelli biondi roteò gli occhi e sbuffando si sedette al fianco dell'amico, guardando con un certo sospetto la sigaretta tenuta tra le dita.

“Sai come fare?” chiese con evidente sarcasmo.

Matt accennò ad un sorriso di sfida: “Sta a guardare e impara dal maestro.”

Mello reclinò la testa, assottigliando le palpebre, ma non replicò; si limitò a mostrare una smorfia di aperto scetticismo.
L'amico allora, con una certa rilassata sicurezza, portò la fiamma dell'accendino di fronte alla sigaretta e la guardò accendersi; aspirò lentamente il fumo, sentendosi già un vincente. Mello lo scrutava con attenzione, studiando quasi con morbosa attrattiva quei movimenti attentamente calcolati.
Quando Matt avvertì il fumo penetrargli nei polmoni però... le cose andarono diversamente. Insomma, nessuno gli aveva detto che il fumo bruciasse; accidenti, forse addirittura lo stava soffocando, per non parlare del sapore piuttosto rivoltante. Passato qualche secondo, suo malgrado, si portò l'altra mano alla gola e tossì, con le lacrime agli occhi.
Mello per contro mostrò un ghigno compiaciuto, soddisfatto nel constatare che aveva ragione e, soprattutto, nel contemplare l'immagine esilarante dell'amico intento a strozzarsi, con tanto di sigaretta fumante tra le mani e l'accendino dimenticato sul prato.

“Brucia!” bisbigliò Matt senza voce.

“Brucia perché non sei capace di fumare, ovviamente.” replicò saccente Mello, incrociando le braccia.

L'interlocutore gli dette uno spintone e replicò in un sussurro quasi divertito: “Avanti, allora, provaci tu.”

Senza aspettare che il compagno gli porgesse la sigaretta, Mello la prese direttamente dalle sue dita e sfidandolo se la portò alla bocca; tolse la frangia dagli occhi con un gesto rapido della mano, infine aspirò il fumo, continuando a guardare fisso negli occhi Matt che sorrideva in attesa.
Quest'ultimo, come previsto, osservò Mello farsi paonazzo perché gonfiava appena le guance nello stupido sforzo di non tossire; i suoi miseri tentativi però si ridussero alla rabbiosa decisione di afferrare la sigaretta e gettarla a terra, per lasciarsi andare a qualche convulso colpo di tosse, di gran lunga meno dignitoso rispetto a quanto il ragazzo avrebbe voluto.
Matt invece si lasciò andare ad una risata scandita da un tono di deliziosa presa in giro, con l'ovvia conseguenza di ricevere una spinta poco amichevole sulla spalla da parte dell'offeso Mello; borbottò, iniziando a scartare l'alluminio che ricopriva la tavoletta di cioccolata:

“Fa schifo. Perdi il tuo tempo.”

L'amico guardò un po' amareggiato la sigaretta: caduta poco lontano dai loro piedi, al contatto con la terra bagnata era ormai spenta e inutilizzabile. Sospirò, lamentandosi:

“Cavoli – appoggiò la testa al tronco nodoso dell'albero – mi hai fatto perdere un'occasione.”

“Ne verranno altre.” replicò incolore Mello, dando un primo morso al cioccolato.

“Di cosa? Di sigarette o di occasioni?” scherzò.

“Magari entrambe.”

Dopo quella risposta data con assoluta convinzione, nella maniera un po' arrogante ma allo stesso tempo confortante tipica di Mello, Matt si voltò a fissare il compagno, piacevolmente stupito.

“Già – concordò infine – non sarebbe affatto male.”

“Se proprio ti piace così tanto tossire fino alle lacrime...” accennò vago.

Matt ridacchiò: “Io amo piangere, non lo sapevi?”

La frase ebbe una cadenza inaspettatamente molto più triste; ricordava la pioggia che, ostinata, provava a far lacrimare il cielo con il sole: qualcosa di contraddittorio, a cui tutti assistevano senza sapere se fosse necessario rattristarsi o esserne allegri.
Mello non parlò; masticò silenzioso la cioccolata, finché non si pulì con il dorso della mano la bocca e asserì convinto:

“Un giorno ce ne andremo da qui.”

Inspirò l'aria umida, respirando piano.

Matt replicò all'apparenza indifferente: “Cosa ti fa pensare che io voglia andarmene?”

“Lo so e basta. Quanto sei noioso.” sbottò, un po' sulla difensiva.

“Certo – asserì alzandosi in piedi – se Mello è convinto di qualcosa, allora il mondo è per forza un posto migliore.”

“Prendi in giro?” indagò il soggetto preso in causa.

“Chi, io? Figurati!” ironizzò l'altro, sorridendo sornione.

Si passò le mani sui pantaloni macchiati, infine raccolse la sigaretta ormai spenta; la guardò con un po' di rammarico ma diversi istanti dopo si decise: la lanciò lontano da loro, così che scomparve tra l'erba folta. Non l'avrebbero più ritrovata e nemmeno avrebbero più potuto accenderla: la prima sigaretta della sua vita si era spenta prima di poter essere consumata. Però, accidenti, era riuscito a farlo piangere.
Mello gli si affiancò; in quell'istante si sentì il vociare degli altri ragazzini che si affrettavano a rientrare per dirigersi verso la mensa. I due amici si scambiarono uno sguardo d'intesa, poi Matt chiese con finto fare casuale:

“Che dici... facciamo a chi arriva prima?”

Il ragazzo contrasse la bocca in un ghigno: “Ci sto! Preparati a perdere.”

Corsero, l'uno affianco all'altro, sul prato carico di pioggia. Sempre più lontana, la sigaretta giaceva abbandonata, troppo gravida d'acqua affinché qualcuno un giorno fosse in grado di riaccenderla ancora.

*°*°*°*

In piedi sul mancorrente in ferro, Matt guardava silenzioso le barche passare lungo il fiume, inghiottite dalle luci della notte. Gli piaceva estraniarsi dal mondo, concentrarsi su cose che normalmente la gente non avrebbe considerato; stringendosi nella sua maglia a righe e riparandosi dietro lenti di vetro, era sicuro che sarebbe andato tutto bene, in qualsiasi luogo si fosse trovato.
Espirò una boccata di fumo; quando scorse la sua mano, rivestita da un guanto in pelle, accennò ad un sorriso.

“Insonne anche tu, visto che mi hai contattato a quest'ora?” scherzò.

Mello per diversi istanti non rispose. Fino a che guardando l'acqua non rispose:

“Ho bisogno del tuo aiuto.”

“Mello, Mello... in che guaio ti sei cacciato, questa volta?” chiese con tono fraterno.

Per un attimo il viso del ragazzo dai capelli biondi si dipinse di una consapevolezza amara, a tratti persino triste. Ma fu solo un istante, un'illusione data dalle luci ballerine della sera.

“Non è più come alla Wammy's.” appoggiò i gomiti sul parapetto, lasciando che la frangia gli coprisse gli occhi.

Forse non voleva farsi vedere, o forse era lui ad essere troppo stanco per vedere ancora.

“E' per questo che te ne sei andato.”

Matt scorse la pistola; anche se non l'avesse notata, sapeva bene che il compagno d'orfanotrofio si era cacciato in qualcosa di ben più grande di lui. Non si sarebbe tirato indietro per questo, era troppo orgoglioso e ostinato per farlo; però, dietro la corazza di presunzione, Mihael Keel aveva delle incertezze.
Non cercava risposte; voleva semplicemente una via d'uscita, anche se non sarebbe stata quella a salvarlo.

Dopo una pausa, Matt continuò: “In ogni caso, conta su di me.”

Guardò diversi istanti la sigaretta tenuta tra le dita: ancora bruciava, alimentata dal leggero vento serale. Improvvisamente si dette lo slancio con il braccio e la gettò lontano, facendola affondare nelle acque scure dopo una divertita piroetta in volo.
La sigaretta scomparve; nella stessa maniera con cui scompariva il cielo durante una tempesta, o si tingeva di bianco grazie alle pennellate della neve.
Mello sollevò il volto, inarcando un sopracciglio perplesso:

“Perché?” chiese un po' brusco.

L'amico si strinse nelle spalle e allargò le braccia: “L'ho gettata lontana, così non ci sarà più il fumo ad impedirmi di vederti, di capire dove sarai domani, o dopodomani ancora.”

“O di piangere.” aggiunse fissando un punto indefinito del cielo.

“No, ormai la sigaretta l'ho già accesa. Versare qualche lacrima è inevitabile.”





Sproloqui di una zucca


Ebbene, questo è il modo in cui concepisco il legame tra Matt e Mello Quando qualcuno ha bisogno dell'altro, quest'ultimo ci sarà sempre, senza troppe implicazioni di sorta.
Mi piaceva l'idea di narrare della prima sigaretta, accostando l'idea del fumo a quella che è tutto sommato la vita di entrambi. Un sacrificio è inevitabile, se si vuole ottenere qualcosa. Ecco la mia spettacolosa perla di saggezza XD

Princess21ssj: Ma grazie, Prì *O* La dichiarazione d'amore è assolutamente ricambiata ^O^ Che dire, sono davvero contenta che Mikami sia risultato essere così vicino alla caratterizzazione del manga. E' un personaggio troppo poco considerato, quando invece è pieno di spunti davvero interessanti; vedere oltretutto che la metafora usata sia stata recepita e apprezzata, mi rimpie proprio di gioia.
Anch'io ho trovato l'idea del respirare assolutamente erotica, quando ho ascoltato la canzone che mi ha ispirato a riguardo non ho potuto fare a meno di accennarlo nella narrazione. Grazie ancora di  questa recensione e in particolar modo dell'apprezzamento. *sommerge di affetto*

Misa_4Ever: Beh, suvvia, il 100% è sempre meglio del 120% XDXD Mi fa piacere sapere che tutto sommato ti ho fatto vedere Teru sotto una luce diversa, magari ricoprendo sfaccettature che prima si erano considerate poco. Credo che ciascun personaggio di Deathnote sia interessante, a modo suo, e meriti un angolino tutto per sé. Grazie del commento; un bacione e alla prossima ^O^

The_vampire_girl: Vero, in un certo senso è proprio così. Alla fin fine ogni cosa in cui credeva, di per sé, gli si è ritorta contro. Povero Mikami, l'ha tradito persino il suo Dio personale ç__ç

Myrose: Io come sempre ti ringrazio di cuore per fermarti e condividere con me i pensieri che ti sono sorti nel leggere la fiction. Ne sono profondamente onorata e, sì, emozionata. Condivido in pieno le tue righe, righe che come sempre mi fanno rilfettere a mia volta; "Teru bramava la Perfezione. Light vedeva sè stesso come Perfetto! Falena e Luce. Non potevano che attrarsi!" quanto è vero! Credo anch'io che sia esattamente così: Teru cerca in light ciò che non riesce a trovare negli altri o in se stesso e per tante motivazioni diverse. La delusione nel vedere che quell'essere che credeva tanto superiore, altro non era che un banale uomo come tanti altri, è stato il crollo del suo castello di ideali; un colpo al cuore più doloroso di uno sparo.
Grazie davvero per le tue splendide osservazioni e per apprezzare così tanto quello che scrivo. Un bacione, carissima *___*


Alla prossima con Family; protagonisti, Elle e Watari.

   
 
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