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Autore: Matt_Plant    20/09/2009    5 recensioni
Siamo abituati a vedere i supereroi alti e muscolosi, belli e fieri, ma cosa succederebbe se un supereroe uscisse dagli schemi? Una catastrofe! Ed è proprio da una catastrofe che nascono due supereroi, che hanno avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. O almeno è il caso di Allan e Judy, due fratelli gemelli che del supereroe per eccellenza hanno ben poco. Allan è disoccupato, perché ogni volta che viene assunto ne combina una delle sue e viene licenziato, Judy della bella eroina formosa ha solo la tuta, troppo aderente. I due ben presto si ritroveranno ad avere a che fare con le forze del male che puntualmente, a notte fonda, si presentano in città per scatenare il caos. Riusciranno questi simpaticissimi eroi a superare i loro difetti e a donare alla loro città pace e serenità?
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti!! Allora, premetto che questo capitolo l'ho scritto di getto, percui non so se sia proprio il massimo...:] Ad ogni modo leggetelo e poi fatemi sapere che cosa ne pensate...!


                                                            
4.Due imbranati e tante pozioni colorate.



Il sole era pallido. Il tramonto si stava avvicinando.
Ero seduto sul mio letto. Guardavo fuori dalla finestra.
Tutto ciò che accadeva per strada si rifletteva nei miei occhi blu come il mare. Vedevo tutto bellissimo, forse un pò troppo.
Là fuori la gente passeggiava tranquilla per la città. C'era chi tornava dal lavoro, chi si divertiva con gli amici. E poi c'erano le coppiette e i vecchietti malinconici che vivevano di bei ricordi.
Vedevo tutto perfetto forse per il fatto che presto avrei lasciato quell'ospedale. Già, non vedevo l'ora! Presto mia sorella sarebbe arrivata a prendermi. E poi come due scolaretti che escono da scuola saremmo tornati a casa.
Il mio sguardo si spostava velocissimo da una macchina all'altra. Presto avrei visto quella di Judy, anche perchè sarebbe stato impossibile non notarla.
Ed eccola che arrivò. Io e Judy avevamo una perfetta telepatia. Quando uno pensava all'altra, ecco che quest'ultima appariva come per magia.
Un maggiolino marroncino parcheggiò bruscamente nel grande parcheggio dell'ospedale. Era quella la macchina di mia sorella. Lo so, il colore non era il massimo, ma riuscite ad immaginare un mezzo di trasporto migliore per una ragazza strana e particolare come lei? E poi entrambi amavamo quell'auto. Nostra madre l'aveva guidata per una vita intera, prima di morire assieme a nostro padre per un tragico incidente.
Judy scese dalla macchina e chiuse la portiera con un tonfo secco. Il motore del veicolo scoppiettò e sbuffò come fosse arrabbiato e tante gocce di un nero intenso come la pece presero a cadere sull'asfalto.
- Su, non fare così.- disse Judy, gli occhioni blu piegati in una smorfia rimproveratoria.
Il motore ruggì e una spessa coltre di fumo nero invase l'aria. Mia sorella tossicchiò e si portò una mano sul naso, mentre cercava disperatamente di disperdere il fumo qua e là con quella libera.
- Ma guarda te cosa mi tocca vedere, il pieno oggi te lo scordi!- disse portandosi le mani sui fianchi.
Io guardavo tutta la scena dall'alto.
E pensare che avevamo speso una fortuna per restaurare quella macchina. Io e Judy non ne volevamo proprio sapere di comprarne un'altra. Eravamo talmente abituati allo scoppiettare del motore del nostro maggiolino che quasi non ci facevamo più caso.
"Però credo che sia proprio ora di cambiamenti." pensai guardando Judy che entrava all'ospedale.

Judy entrò in ospedale. Era tanta la voglia di vedermi. Presto saremmo usciti da quel luogo triste.
Quel giorno si sentiva bellissima, nella sua semplicità. E non le importava di che cosa credeva la gente. Portava un vestito tutto rosso, con tanti girasoli colorati e grossi quanto una sua mano. Aveva rispolverato l'armadio e con stupore vi aveva trovato quel vestito degli anni ottanta. Era di nostra madre.
- E si mamma, sei stata giovane anche tu.- disse pensierosa mentre attraversava il lungo corridoio che portava alla mia stanza.
Judy sapeva di non essere neanche lontanamente bella quanto lei. Ma le piaceva crederlo. A volte la sognava ad occhi aperti e la immaginava ballare con nostro padre mentre la canzone "The time of my life" risuonava in sottofondo. Si, proprio come nel famoso film "Dirty dancing".
Una bambina passeggiava tranquilla tenendo in mano il suo gelato.
- Ma ciao bella bambina!- disse tutto d'un fiato mia sorella.
La piccola la guardò incuriosita, gli occhioni che le spuntavano da dietro il cono gelato. Poi urlò spaventata come se la sua sola vista la avesse traumatizzata. Con agilità tentò di scappare, ma un grande ostacolo le si prospettava davanti: era mia sorella. Con foga la bambina le andò a sbattere addosso.
E quel vestito riempito da tanti girasoli si sporcò. Il gelato colò, mentre una macchia blu grande quanto la mano di mia sorella si allargò sullo sfondo rosso.
- Porca pupù, ma che cosa succede oggi!- e prese a sfregare la macchia con un fazzoletto. Ma riuscì solo a peggiorare le cose, perchè la carta si sbriciolò, lasciando tante piccole palline bianche.
- Che pasticcio!-
La bambina finalmente riuscì a scappare e si rifugiò tra le braccia della mamma, che si stava avvicinando verso Judy.
- Mamma, mamma!  Lei ha detto pupù!-
Una signora grande e grossa, simile ad una lottatrice di sumo avanzava verso lei. Era alta più di un metro e novanta e pesava molto più di mia sorella. Al confronto Judy sembrava un fuscello.
- Che cosa succede qui?- disse con una voce molto maschile.
Mia sorella stava ancora guardando i danni al vestito. Al suono di quel vocione alzò gli occhi e si ritrovò lo sguardo inferocito della donna che le aveva appena porto la domanda. Sussultò.
- Oh,, niente la bambina mi è venuta addosso e mi ha sporcato il vestito, ma niente di grave.- sorrise, mostrando i denti storti tenuti insieme dall'apparecchio. Poi mise a posto gli occhiali.
- Tolgo il disturbo, arrivederci.- E se ne andò, mostrando un sorriso a trentadue denti e lasciandosi alle spalle la donna e quella bambina pestifera.
" In questo ospedale sembrano avercela tutti con me!" borbottò dirigendosi verso la mia stanza.

- Allan, come stai?- mi chiese mia sorella, i denti storti ben in evidenza sotto le labbra sottili.
Io mi tolsi le lenzuola e la abbracciai. Quello fu il mio modo un po' speciale per dirle che stavo bene. Sotto il piagiama marrone c'era ancora la garza bianca che mi circondava il busto,  ma il dolore era diminuito di parecchio. Lo squarcio che la lama del coltello aveva aperto nella  mia carne era stato cucito. Ma una ferita ben più grande si celava dentro il mio cuore.
"L'orologio" pensai scandendo le sillabe una ad una e dimenticandomi per un attimo della presenza di Judy. Quel giorno ero perfettamente lucido e mi soffermai a pensare a cosa mi era accaduto.
Non sarebbe dovuto succedere. No, non avrei dovuto permettere che quell'oggetto mi venisse rubato. Ma, ahimè, avevo lottato, seppur senza successo.
"Non avrei potuto fare di meglio" mi abbandonai a quelle parole che assumevano una nota di soddisfazione nella mia testa. Avevo vinto la mia vigliaccheria almeno per un pò di tempo e lo avevo fatto con le mie sole forze. Certo, le figure incappucciate erano in tre e armate di coltelli, non avevo possibilità contro di loro.
- Allan.- chiamò piano mia sorella. Il mio sguardo era ancora avvolto da quei pensieri che riempivano prepotentemente la mia testa.
- Allan!- urlò a gran voce e passò una sua grossa manona tra i miei occhi blu come il mare.
Mi risvegliai dalla mia trance, un pò bruscamente. E sorrisi, il mio naso simile a quello di un cinghiale si allargò.
- Judy, come sono felice di vederti.- dissi allegro e mi tirai a sedere sul letto. Il materasso sprofondò leggermente. Poi mia sorella si sedette vicino a me. Le molle del letto scricchiolarono come l'uscio di una vecchia porta cigolante. A quel punto, nel materasso una grossa conca si avviluppò tra me e lei e sprofondammo.
Mia sorella sembrò non farci caso e prese ad accarezzarmi una guancia.
- Oh, Allan anche io sono tanto felice di vederti.- e un debole raggio di luce fece brillare gli occhi di Judy, preziosi e profondi quanto il luccichio di due pietre preziose.
- Lo riconosco, dove l'hai trovato?- dissi indicando il vestito sgargiante di Judy.
Lei sorrise e i suoi occhi si inumidirono un po'. Ma non pianse.
Judy mi guardò malinconica. Poi prese il vestito e lo allargò. Sorridendo, mostrò le fossette sulle guanciotte.
- E' incredibile cosa si riesce a trovare nei vecchi armadi.- e tirò su col naso, ricacciando le lacrime che tentavano di uscire.
- Quanto era bella la mamma.-
Notai una grande macchia blu, ma non chiesi spiegazioni a mia sorella. Quello avrebbe rovinato il ricordo di nostra madre.
- Ma ora andiamo, è ora di tornare a casa!- mi disse raggiante, cambiando discorso all'improvviso.
Senza farmelo ripetere due volte mi alzai. Ma scoprii che riuscivo a farlo con fatica.
- Non sforzarti, faccio io.-
Non riuscii a capire subito le intenzioni di mia sorella. Lei si protrasse verso di me, mi prese il braccio e se lo avvolse attorno al collo. Poi con una forza sorprendente mi alzò di peso dal letto e incominciò a portarmi in giro per la stanza.
I malati dapprima guardarono impietriti quella donna-cannone sollevare come una piuma un uomo di settanta chili. Poi incominciarono a ridere osservando quella scenetta divertente.
Si, Judy poteva essere benissimo una di quei pagliacci che fanno tornare il sorriso ai bambini in ospedale. Le sarebbe riuscito benissimo.
- Ma come è forte la mia sorellona!-
Mi guardò estasiata, come se quelle parole fossero state per lei la luce dopo il buio, l'arcobaleno dopo la tempesta. Con velocità afferrò le mie gambe e mi prese di peso in braccio, portandomi ad un'altezza spropositata.
Io, con le gambe a penzoloni tiravo qualche debole pugno sulla schiena di mia sorella. E la imprecai di lasciarmi scendere. Lei, non sentiva niente.
- Judy, non esagrare.- la rimproverai un pò sul divertito, la testa a penzoloni che arrivava fino al suo fondoschiena.
- Non preoccuparti, non c'è pericolo, tua sorella è una tipa in gamba.- e prese a correre, raggiungendo il lungo corridoio dell'ospedale.
Dietro di noi una voce maschile disse: - Mi mancherete!- la riconoscevo. Era quella del vecchio pieno di muscoli che Judy aveva urtato il giorno prima. Alla fine eravamo diventati amici. Superando i pregiudizi iniziali, scoprii che non era poi così male come persona.
Il corridoio era lungo e io e Judy dovevamo fare anche le scale. L'ascensore era bloccato.
- Oh, per mille pesciolini rossi!- fece lei premendo insistentemente il pulsante dell'ascensore. Solo dopo un pò io le feci notare un grosso cartello con su scritto "guasto".
- Non c'è problema, faremo le scale.-
E detto questo si sistemò gli occhiali e iniziò a percorrerle, tenendomi sempre in braccio.
- Sorellona, io avrei una domanda.- dissi concitato, il volto rosso come un peperone. Il sangue mi stava andando alla testa. - Puoi fare qualcosa per non farmi patire il mal di mare?-
- Oh, si fratellino. Bastava chiedere- rispose con semplicità. Poi mi capovolse velocemente come se stesse maneggiando una racchetta da golf. Avvolse un braccio attorno ai miei polpacci e con l'altro mi tenne sotto le ascelle.
Sorrisi. In quel momento mi sentivo io la pricipessa, portata all'altare dal principe che si chiamava Judy. Un principe molto formoso. Davanti a me solo il seno di mia sorella; troppo grande per riuscire a vedere oltre.
- Fai attenzione a dove cammini, non voglio finire di nuovo a letto!- dissi un pò spaventato.
Mia sorella non rispose e seppur con un pò di affanno riuscì a percorrere le scale come un razzo.
- Visto, che ti avevo detto?- ghignò sotto i baffi, poi tirò un sospiro di sollievo. - Tua sorella è o non è in gamba?-
Ma nello stesso istante in cui lo disse un carrello sfuggito dalle mani di un'infermiera distratta ci venne addosso. Era uno di quei carrelli-letto che si trovano in ospedale e che servono per trasportare i malati da una stanza all'altra, ma il materasso non c'era. Era presente solo il duro metallo grigio.
Io e Judy fummo letteralmente investiti e cademmo come due salami una addosso all'altro sopra quell'aggeggio.
- Fermate quel carrello!- sentii l'infermiera urlare.
Ma quello non aveva alcuna intenzione di farlo e le persone si limitavano a guardare la scena, indecisi se ridere o se preoccuparsi.
-Judy!- imprecai. Mia sorella mi stava schiacciando con tutto il suo dolce peso.
Il carrello sfrecciava a tutta velocità. Come un treno sulle rotaie, filava dritto in quel lungo corridoio.
Un'anziana signora fu investita, poi una donna e un bambino.
Chiusi gli occhi, stavamo facendo una strage! Schiacciato come una polpetta non riuscivo a fare nulla per fermarlo. E Judy non riusciva neanche ad alzarsi sopra quel mio corpo dolorante.
Mia sorella urlò, la sua voce mi arrivò direttamente nei timpani e mi lasciò stordito per qualche istante. Solo dopo un paio di secondi capii perchè l'aveva fatto.
Alzai piano la testa. La fine del corridoio era vicina. Davanti a me, ad una decina di metri vidi una porta. Un grande cartello era affisso su di essa; vietato l'accesso c'era scritto a caratteri cubitali.
Presto ci saremmo andati contro, ne ero certo. D'altronde io e judy non eravamo di certo due persone baciate dalla fortuna. Ci saremmo schiantati e potevo dire addio alla mia casa, perchè sarei tornato all'ospedale, magari a fare qualche altra puntura.
Ero indeciso se lasciare spazio all'ottimismo, sperando che quella porta fosse aperta e che dietro ci fosse un morbido muro fatto di piume, oppure se farmi schiacciare dal peso del pessimismo più atroce.
Ma non ci fu il tempo per pensare.
Sbam!
Il carrello andò a sbattere con forza sulla porta e questa si aprì. Ci ritrovammo in una grande stanza riempita da tanti scaffali stracolmi di pozioni colorate. Queste erano sistemate con cura a file parallele in grandi beute trasparenti.
Il carrello scivolò all'indietro, sul pavimento bagnato e ci catapultò direttamente su uno di quegli scaffali.
Le pozioni colorate vacillarono e lo scaffale ci cadde addosso. Il vetro si infranse, e una pioggia tagliente riempì la stanza.
Io e Judy ci riparammo le teste con le braccia. Poi un'esplosione, le fiamme riempirono la stanza. Infine un miscuglio di odori pervase l'aria. Cen'erano di molti tipi come la citronella e la vaniglia. Odori molto intesi che mi perforavano le narici e mi arrivavano dritti in gola.
Mi sentii subito strano. Avevo la testa pesante e un pò di nausea.  Guardando l'espressione di mia sorella capii che anche lei provava le mie stesse sensazioni .
- Judy, stai bene?- sussurrai con voce labile, la pelle delle braccia segnata da tanti piccoli tagli sanguinanti.
- Credo di si.- disse e si scrollò i vetri di dosso, facendo attenzione a non tagliarsi.
Intanto la gente dell'ospedale sbucò da dietro la porta, ormai distrutta dalle fiamme, per vedere che cosa avevamo combinato.

- Avete sentito?- disse un discepolo dei maghi rossi, la tunica vermiglia ancora umida per la pioggia. Si tolse il cappuccio e rivelò la testa rasata riempita dai tanti tatuaggi.
- Si.- fu la risposta degli altri due. Le loro voci avevano un tono spettrale e un timbro molto simile.
Attorno a loro solo boschi. Un'ampia radura piena di querce secolari li circondava. Le foglie degli alberi formavano un muro così compatto sopra le loro teste che sembrava notte.
- Sono vicini.- produsse il bandito senza cappuccio, la voce ridotta ad un sussurro. Estrasse il pugnale dalla cintura e lo fece roteare in aria. - Sarà un piacere ucciderli.- e la lama dell'arma gli ritornò in mano, scivolando tra le dita.
- Potrebbe essere stata una banale esplosione.- intervenne uno dei due banditi incappucciati.
-Già, come sappiamo che siano loro i predestinati?-
- Lo sono e basta. Me lo sento.- e lanciò il coltello.
"Swish" sibilò la lama appuntita sferzando l'aria. Filò dritto per un paio di metri. Poi si conficcò nella dura corteccia di un albero poco distante.
- Andiamo.- dissero all'unisono. E corsero, facendo svolazzare le loro tuniche rosse.

- Farmaci in fase di sperimentazione!- sbottò un uomo alto e magrissimo, distinguendosi subito dalla folla accalcata all'uscio della porta distrutta.
- Disastro, disastro!- imprecò alzando le mani in aria e portandosele sopra i capelli ricci e ispidi. E si avvicinò verso di noi.
"E' un dottore, o forse un ricercatore." pensai. Di certo aveva tutta l'aria di uno scienziato pazzo. Aveva due occhi verdi e socchiusi che gli incorniciavano il volto un pò affilato. Due grandi occhiali rotondi gli ingrandivano le pupille, regalandogli un'espressione stupita. I capelli, ricci ispidi e lunghi gli ricadevano frastagliati sulla fronte e vagavano ribelli ondeggiando nell'aria. Due piccole rughe si intravedevano sopra il volto pallido e gli occhi erano segnati da profonde occhiaie nere.
Io mi tastai i vestiti, non sapendo cosa dire. Erano appiccicati al mio corpo e il tanfo degli odori mischiati mi perforava le narici.
Judy era di fianco a me, il vestito che prima era di un rosso vivace ora era spento. I liquidi contenuti nelle beute ci avevano lavati completamente.
- E' stata colpa mia.- sospirò l'infermiera a cui era sfuggito il carrello. - Sono così dispiaciuta.-
- Non si preoccupi. Io e Judy siamo sempre pronti ad incapparci nei disastri!- risposi ironico. E mi scrollai gli ultimi vetri rimasti addosso.
Intanto la gente riempiva la stanza, per riuscire a vedere meglio.
- Bè, non c'è più niente da vedere, andate via, mi occupo io di loro due.- urlò a gran voce l'uomo che assomigliava ad uno scienziato pazzo.
E tutti abbandonarono la stanza. Alcuni un pò delusi per lo spettacolo degno di un teatrino finito troppo presto.
- Ho da dirvi delle cose.- disse rivolgendosi verso di noi. - Ma devo fare in fretta, stanno arrivando. si, si fra poco saranno qui.-
Io e Judy non riuscivamo a capire le intenzioni dell'uomo. Aveva assunto un'aria un po' svampita. Impossibile capire le sue emozioni.
- Il mio nome è Mardock, lo scienziato Mardock. Per ora vi basti sapere questo. Si, si. Quello che mi preme dirvi è che queste pozioni potrebbero avere degli effetti collaterali sul vostro organismo.- si fermò, per trovare le parole giuste. - Mutazioni. In poche parole il vostro corpo cambierà, ma è impossibile prevedere come. A breve svilupperete dei poteri paranormali.-
Quelle parole ci lasciarono un storditi. Ci lanciammo una rapida occhiata. Poi scoppiammo a ridere. Judy lanciò un unico risolino sommesso. Poi un fischio che le passò da una fessura che aveva tra i denti davanti.
Mardock rise con noi. Poi il suo volto si fece serissimo.
- Poteri paranormali, chi noi?- chiesimo all'unisono io e mia sorella, le nostre voci ora erano dipinte dallo stupore.
- Si, si. Si tratta solo di aspettare. Solo il tempo potrà dirvi cosa succederà. Non vi preoccupate vi assisterò nei vostri cambiamenti.-
Eravamo confusi. Ci eravamo sempre considerati normali. Ma ora le cose stavano prendendo una piega diversa. Era impensabile che due venticinquenni particolari come noi  potessero diventare come superman o catwoman. No, quelle cose si vedevano solo nei film.
- Su, forza alzatevi. Avete una macchina? Dobbiamo abbandonare questo ospedale. Fra poco arriveranno, si si, proprio così.- e indicò il lampadario bruciacchiato sopra di noi. - Come falene attratte dalla luce.-
- Si, il nostro maggiolino è parcheggiato qua sotto.- disse Judy passandosi le mani sul viso che era crucciato in un'espressione interrogativa.
- Ma chi arriverà?- chiese poi sull'impaziente.
- Ladri, assassini, senza scrupoli. si, si. Sono armati di pugnali e stanno cercando proprio voi.-
A quelle parole mi prese un tuffo al cuore. Non credevo alle mie orecchie. Erano loro. Quelli che mi avevano pugnalato e aggredito, privandomi dell'orologio.
Questa volta presi io in braccio mia sorella. E seguito da quello scienziato pazzo corsi giù per le scale.
Cinque minuti dopo ci ritrovammo nel grande parcheggio. Ma avevamo compagnia.



Eccoci qua...che cosa ne pensate di questo strano modo di diventare dei supereroi?? Volevo fare qualcosa di diverso della solita pioggia di meteoriti. A voi il giudizio! ;)


ringraziamenti:
Girl_in_the_Mirror: ciao misteriosa "ragazza nello specchio"! ;) Non preoccuparti, puoi recensire quando vuoi, io sono sempre qui pronto a cogliere al volo ogni tuo commento! Il capitolo precedente è stato misterioso e sono contento che tu l'abbia trovato interessante, ma ora sono curioso di sapere che cosa ne pensi invece di questo! Come avrai notato siamo ritornati alle scenette divertenti di intermezzo e al delirio di questi personaggi particolari...tuttavia non ho abbandonato del tutto le parti serie e questa volta c'è una sorta di scenografia che lega un po' la trama...cosa ne pensi?? ;) 
lovy91: ciao, ora finalmente sai che sono un ragazzo! ;) Comunque non preoccuparti, l'importante è che la storia ti piaccia! Che cosa ne pensi di questo capitolo?? un bacione.
lilyprongs:  ciao Morgan..! ;) Sono contento che la mia personalità sia di tuo gradimento. Si, è vero, i miei scritti sono realistici, d'altronde non sono una ragazzina e non vedo il mondo pieno di fiocchi colorati, forse qualche volta mi succede, ma non in questa storia!! ;)
E sono anche contento che sia riuscito a caratterizzare bene Allan e Judy. Anche a me piace descrivere, proprio come a te! Ti piace il cap?? Un bacione...:)
TheOnlyRealBoss92: ciao, vedo con piacere che c'è un nuovo lettore! :) Sono contento che la mia sottile ironia ti sia piaciuta e in merito al tuo appoggio ti dico questo: dobbiamo farci valere e dimostrare che anche noi maschietti ci sappiamo fare con la penna, ho visto che siamo entrambi alla prima fanfiction, ma ci faremo le ossa!! ;) D'ora in avanti farò più attenzione agli errori, grazie per avermelo detto...come ti sembra il capitolo??
p.s.: viva l'uniporco, il mio preferito, sempre!! :]

Un abbraccio:
Matt_Plant
  
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