4 Luglio
Questa storia partecipa alla challenge #MayIwrite del gruppo Facebook Non solo Sherlock – gruppo eventi multifandom
Prompt: Non è troppo tardi – visita – fuochi d’artificio
Steve passeggiava sul lungomare affollato e festoso nonostante il suo umore fosse tutt’altro che allegro.
Che assurdo scherzo del destino essere nato proprio il 4 di luglio! La festa dell’indipendenza, il giorno della nascita degli Stati Uniti, la festa patriottica per eccellenza, e lui, nonostante desiderasse con tutto il cuore entrare nell’esercito per servire il suo Paese, veniva rifiutato a causa dei suoi gravi problemi di salute.
Fin da piccolo aveva amato quella festa, trascorsa sempre insieme ai suoi genitori e spesso anche insieme a Bucky e i signori Barnes. Si passeggiava per le vie affollate, magari si mangiava un panino o un gelato a un chiosco, aspettando poi sul lungomare il grande spettacolo pirotecnico allo scoccare della mezzanotte, seguito da abbracci e pacche sulla spalla come auguri per il suo compleanno.
Crescendo le cose non erano cambiate molto, quando i genitori non potevano accompagnarlo, Steve aveva continuato ad andare a vedere i fuochi d’artificio insieme a Bucky e qualche volta insieme anche ad altri amici.
Quell’anno invece per la prima volta si trovava del tutto solo. Sua mamma era mancata da qualche mese, mentre Bucky, essendo arruolato, non poteva essere presente. In tutto questo, lui e Bucky stavano insieme da qualche tempo, sarebbe stata la loro prima festa insieme come coppia, ma il giovane soldato purtroppo non era riuscito ad ottenere una licenza per poter tornare a casa.
Steve superò un gruppo di chiassosi ragazzini con un sospiro sconfortato, passò davanti al chiosco dove era solito prendere il gelato quando era piccolo ma non si fermò. Proseguì, allontanandosi dalla folla, fino a raggiungere una vecchia panchina che si trovava in una zona meno frequentata e lontana qualche centinaio di metri dal lungomare. Fece scorrere la mano lungo l’asse più alta dello schienale e sorrise in modo impercettibile quando sentì sotto le dita una piccola incisione.
Tre anni prima.
Steve e Bucky, stufi di camminare in mezzo alla folla caotica, trovano una panchina un po’ isolata ma in una posizione perfetta per guardare i fuochi artificiali, e incredibilmente in quel momento non è occupata.
Esultando per quella fortuna insperata Bucky tira fuori dalla tasca il coltellino che era solito portarsi sempre appresso.
“No Bucky, che diavolo fai? Se ci beccano ci arrestano!”
“Ma smettila, scemo! Chi vuoi che ci veda!”
Ignorando le lamentele di Steve, incide una scritta sul bordo della panchina.
Steve e Bucky sono stati qui.
Poi, soddisfatto del risultato, decide di sedersi, invitando Steve a fare altrettanto. L’amico si siede, fingendosi arrabbiato per quel piccolo vandalismo, ma non riesce a resistere, pochi secondi dopo scoppia a ridere. In quel momento scocca la mezzanotte e partono i fuochi, cogliendoli di sorpresa.
“Tanti auguri Steve!”
“Grazie Bucky!”
Il ricordo legato a quella panchina, anche se con una punta di malinconia, in parte gli risollevò il morale, mentre si sedeva e guardava distratto il panorama davanti a sé.
Si godette per qualche minuto la festa da lontano, poi guardò l’orologio al polso che segnava le 11.55.
“Chissà cosa starà facendo Bucky…” si chiese, immaginandolo a festeggiare insieme ai suoi commilitoni. “Magari l’anno prossimo riusciremo a festeggiare insieme!” gli venne spontaneo pensare, come qualsiasi giovane innamorato, ignorando i venti di guerra che dall’Europa lentamente si stavano spostando verso l’America.
La mezzanotte arrivò e il cielo venne inondato da una pioggia di luci colorate che lo illuminavano a giorno per poi tuffarsi in mare.
Steve rimase con lo sguardo all’insù, affascinato da quello spettacolo come se fosse ancora un bambino, la mente libera da ogni pensiero molesto.
All’improvviso due braccia scivolarono sulle sue spalle stringendolo da dietro in un abbraccio.
“Sono ancora in tempo per farti compagnia?” chiese Bucky vicino al suo orecchio per farsi sentire.
Steve si voltò di scatto, felice come non mai.
“Non è mai troppo tardi!” esclamò con enorme sorriso.
Bucky si sedette al suo fianco e rimase a guardare la gioia sul suo viso, mentre i fuochi artificiali arrivavano al culmine.
Quando anche l’ultimo esplose con forza, per poi lasciare il cielo di nuovo buio, fece scivolare una mano sopra la sua.
“Tanti auguri Steve!” gli augurò con una dolcezza nuova, mai usata i compleanni precedenti, quando non erano ancora a conoscenza dei sentimenti reciproci.
“Grazie!” gli rispose Steve, poi, accertatosi con una rapida occhiata che non c’era nessuno vicino che badasse a loro, gli diede un rapido bacio sulle labbra.
“Dopo tutto il viaggio che mi sono fatto mi ringrazi a malapena così?” Borbottò Bucky prima di stringerlo a sé per strappargli un bacio appassionato, mandando all’aria qualsiasi tipo di prudenza.
Steve a fatica si staccò dal suo abbraccio, per poi allontanarsi con un leggero imbarazzo.
“Smettila di fare così, finisce che prima o poi qualcuno ci scopre! E lo sai che non possiamo…”
“Certo, come la prima volta che siamo stati qui! Ma smettila…”
Steve ridacchiò al constatare che anche Bucky ricordava la storia della scritta sulla panchina.
“Allora è grazie a quella che mi hai trovato in mezzo al casino dei festeggiamenti!”
“In realtà oggi sono rientrato a Brooklyn, dopo che ieri sera finalmente mi hanno accordato la licenza, così sono venuto a cercarti a casa. Quando non ti ho trovato mi sono pure un pochino preoccupato, con tutto quello che è successo negli ultimi mesi non avrei mai pensato saresti venuto alla festa! Poi ho pensato che potevi essere qui, e infatti non mi sono sbagliato!”
“E io che pensavo stavi a festeggiare con i tuoi commilitoni…”
“Se non mi davano il permesso per rientrare non credo che avrei fatto festa… il pensiero di averti lasciato qui da solo mentre io ero a divertirmi mi avrebbe impedito di godermela!”
“Sergente Barnes, non la facevo così sentimentale!” rispose ironico Steve a quella candida ammissione.
Bucky rise e lo strinse a sé.
“Io sentimentale? Veramente sei tu quello che ha deciso di venire anche da solo a vedere i fuochi artificiali sulla nostra panchina!”
Si guardarono cercando di mantenere una faccia seria ma poi ripresero a ridere.
Quando smisero, si scambiarono un lungo bacio, dimenticandosi di tutto quello che li circondava.
“Non dovevamo essere prudenti?” chiese Bucky ironico ancora tra le braccia di Steve.
Il ragazzo non nascose un’espressione colpevole.
“Per quanto lo dica, alla fine non ci riesco… mi sei mancato troppo! Non mi aspettavo affatto questa visita a sorpresa! È il più bel regalo di compleanno che potevi farmi!”
“Addirittura! E se invece ti dicessi che abbiamo tre giorni tutti per noi per recuperare il tempo perso prima che io devo rientrare?”
Gli occhi di Steve brillarono entusiasti, ma prima che potesse aggiungere altro, Bucky si alzò dalla panchina, allungandogli la mano invitandolo a fare altrettanto. Lo spettacolo era finito da un po’, la gente per le strade si stava disperdendo e un leggero venticello cominciava ad alzarsi dal mare facendoli rabbrividire. Era arrivato il momento di tornare a casa ma quella serata di certo sarebbe rimasta a lungo nei loro ricordi.