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Autore: Brin    22/09/2009    4 recensioni
In un mondo in cui i vampiri sono la razza dominante e l’umanità è il loro territorio di caccia, la vendetta spinge Cora verso le braccia delle stesse creature che lei e il resto degli esseri umani uccidono per difesa. Una storia di faide antiche, legami ossessivi, tradizioni sanguinarie, passioni, desideri, vendette e tormenti.
[STORIA SOSPESA!]
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo dovrebbe essere il tempo delle riflessioni.
Si tirano le somme, si analizza ciò che è accaduto il giorno prima.

Non c’è spazio per lasciarsi andare alle emozioni, si deve andare avanti. Specialmente se è un cacciatore a dover elaborare il proprio dolore.

Ventiquattr’ore sono tutto ciò che viene concesso, il tempo utile per annegare nella disperazione, per farsi sommergere dallo sconforto, per sentirsi disorientati.

Confusi.

Perduti.

Dopo di che si devono lasciare le debolezze alle spalle, nessuna ferita che possa offrire al nemico un’arma da usare a suo vantaggio.

Non c’è spazio per il dolore.

 

 

 

 

 

 

4.

Le cose cambiano

 

 

 

 

 

Non c’è spazio per il dolore.

Era un precetto ridondante nella formazione dei cacciatori e nonostante il rigore con cui veniva impartito, Cora era sempre stata certa di una cosa: la teoria era facile da imparare, ma la pratica era tutt’altra cosa. L’aveva sempre sospettato, e solo con la tragica morte di sua madre aveva capito quando i suoi sospetti fossero fondati.

Non c’è spazio per il dolore. Ventiquattr’ore sono tutto quello che avete, ripetevano sempre i suoi istruttori, ma non le avevano mai spiegato come poter elaborare un lutto in così poco tempo. In fin dei conti non era così sorprendente se in quel momento si trovava per strada, fuori di sé dalla rabbia, con il cuore che stava per scoppiarle nel petto e Ice che la rincorreva con preoccupazione.

«Cora, per favore…»

«Venite fuori…VENITE FUORI!»

Aveva la mente ottenebrata dal dolore sordo per quello che era successo a sua madre, un dolore che avrebbe dovuto gestire in qualche modo, un modo che però non conosceva. Un dolore alimentato dalla rabbia suscitata da ciò che aveva rinvenuto durante le sue ricerche, dopo un’intera giornata trascorsa ad affannarsi attorno ai resti bruciati di quella che una volta era casa sua.

Era notte, la prima trascorsa senza la presenza di sua madre, senza la familiare sensazione di protezione che solo il suo letto sapeva darle. Sarebbe potuta ritornare a casa di Amber, di nuovo, come la notte precedente, ma non ne aveva nessuna voglia.

Così aveva corso lungo la strada, diretta verso il luogo dove aveva incontrato quei vampiri soltanto ventiquattr’ore prima, quando sua madre era –probabilmente- ancora viva.

«Cora, davvero, non è una buona idea…»

«Non è stata una buona idea quello che hanno fatto a nostra madre, Ice!» tremò per la rabbia, il freddo e la stanchezza che le stava consumando il cuore. La sua voce era incrinata dal pianto che tentava di trattenere per orgoglio e in quel momento, mentre tentava di non soccombere alla disperazione, si sentì immensamente fragile.

«Stai facendo una cosa molto stupida.»

Fu come ricevere una doccia gelata. Guardò suo fratello sconvolta, come se l’avesse appena tradita.

«Io sto cercando giustizia!» gridò con nuovo vigore, cercando di difendere la propria causa come se ne andasse della propria vita.

Ice si lasciò sfuggire un sospiro. Abbracciò la sorella, e tra quelle braccia Cora rimase rigida, come se fosse fatta di pietra.

«Non è questo il modo per farci giustizia. Non ne guadagneremmo niente di buono, fidati di me» mormorò contro i capelli di lei. «È pericoloso stare qui. Andiamo.»

La sospinse con delicatezza, un invito non troppo insistente, rispettoso e premuroso, ma Cora non ne volle sapere di fare la propria parte. Si allontanò bruscamente da Ice, come se la sua sola vicinanza la potesse scottare.

«Andare dove esattamente? Non abbiamo più nulla, lo sai bene» sibilò ogni parola con rabbia verso il mondo e odio verso i responsabili della tragedia che aveva sconvolto l’ordine precostituito della sua vita.

Ice sospirò accarezzandosi la base del collo, sconfitto. «Cora…»

«No Ice! Non. Dirmi. Cora. Sei libero di tornare a casa di Amber, se è questo che vuoi. Io starò qui finché qualche vampiro non mi avrà dato le risposte che cerco.» Era il ritratto dell’ira mentre sibilava ogni parola come se brandisse con gusto un pugnale affilato. «AVETE CAPITO? NON ME NE ANDRÒ!»

«È difficile non capire il concetto, visto che stai urlando da circa un quarto d’ora. E, tra le altre cose, il tuo amico ha ragione a dire che non è una bella idea.»

Cora sussultò.

L’aveva colta di sorpresa. Non l’aveva sentito avvicinarsi, e lui era riuscito ad arrivarle alle spalle senza darle alcun sospetto. Quando si voltò, si ritrovò a guardare il volto perfetto di Axel, che la guardava con curiosità.

«Voi siete quelli di ieri sera, vero?»

Ice si frappose subito tra il vampiro e Cora, come un cane da guardia che accorre a proteggere il padrone.«Io e mia sorella ce ne stavamo andando proprio in questo momento. Se vuoi scusarci…» fece per prendere il braccio di Cora, ma la ragazza si scostò. Rivolse ad Axel un’occhiata accusatoria e ostile.

«La notte scorsa è stata incendiata una casa. Qualcuno ha visto delle persone aggirarsi lì attorno quando è stato appiccato il fuoco, qualcuno con una carnagione molto pallida.»

Ciò che voleva insinuare con quelle parole era fin troppo facile da intuire. Vampiri. Creature come quella che si trovava davanti a lei, tutte uguali ai suoi occhi di cacciatrice. Stava accusando Axel, come stava accusando tutti i vampiri sparsi nel mondo, ma per lui non sembrò rappresentare un problema.

Si limitò ad ascoltarla a braccia conserte.

«E quindi? Io che posso farci?»

«Tu non ne sai niente? Sei dell’ambiente, no?»

«Mi stai accusando?» il tono di Axel divenne improvvisamente serio, ed Ice si intromise nella conversazione con baldanza, sul viso un sorriso largo e gioviale.

«E i tuoi amici? I due che erano con te ieri non ci sono?»

«Ice…» Cora gli scoccò un’occhiata raggelante che esprimeva un imperativo inequivocabile: stanne fuori. A volte sapeva essere molto convincente.

«Non sono stato io. Nessuno dei vampiri che condividono la mia ideologia è responsabile per ciò che è successo in quella casa. Se voi cacciatori cercaste di conoscere il nemico che cacciate, lo sapreste» Axel ne approfittò per riprendere la parola. Il suo atteggiamento era composto mentre si difendeva dalle accuse che gli venivano mosse, e la calma con cui le demoliva irritava Cora.

Era lei a insinuare la colpevolezza di quel vampiro, eppure Axel la faceva sentire come se la colpa per tutto quello che era accaduto fosse da imputare a lei.

Cercò di controllare il disagio che provava, per non dargli ulteriori vantaggi su cui fare leva per fronteggiarla.

«L’unica cosa che so è che i vampiri non si sono mai avvicinati alle case degli umani.»

«Le cose cambiano…» le rispose con un sorriso enigmatico.

Non era affatto giusto. Quel sorriso la stordiva e per un istante le faceva dimenticare ogni cosa: il perché si trovasse lì, l’oggetto della conversazione, perfino la presenza di suo fratello accanto a lei. L’unica cosa di cui era consapevole era lui.

Ammaliante.

Seducente.

Se in quel momento le avesse sfiorato la pelle della mano e le avesse sussurrato all’orecchio di venire via con lui, probabilmente lei lo avrebbe seguito ovunque, febbricitante.

Era una seduzione così sconvolgente e totale che quando Ice le assestò una gomitata tra le costole, Cora sussultò spaesata.

«Lo stavi fissando a bocca aperta… Dovresti vergognarti, sei imbarazzante…»

Non ebbe il coraggio di replicare, semplicemente perché era consapevole che quanto suo fratello aveva detto corrispondeva alla verità. Lo aveva guardato. Lo aveva fissato. Lo aveva spogliato con la mente, e non era stata capace di distogliere lo sguardo dai suoi occhi viola.

Lui non gliel’aveva concesso. L’aveva rapita, l’aveva soggiogata.

Si sentì ancora più arrabbiata: con lui per averla fatta cedere, e con sé stessa per avergli concesso così tanto.

Ma, dovette riconoscere con sdegno, lui era l’unico che poteva darle le risposte che cercava. Le costò uno sforzo molto grande, ma non riuscì a trovare altre soluzioni. Doveva scendere ad un compromesso.

«Che cosa sai?»

Axel si guardò attorno. Fiutò l’aria, e la sua espressione si rabbuiò all’istante.

«Seguitemi. Credetemi, è meglio se parliamo in un posto più sicuro.»

 

 

*

 

 

Il posto sicuro, così com’era inteso da Axel, si rivelò essere una grande villa in stile vittoriano, dall’aspetto cupo ma allo stesso tempo affascinante. Prometteva avventure al di fuori del tempo, dove anche la persona più annoiata si sarebbe potuta sentire così viva da avere i brividi.

La casa si trovava in cima ad una piccola collina, in una posizione privilegiata: da lì si poteva scorgere quasi tutta la città, e risultava anche un posto strategico per il controllo della zona, essendo al centro del territorio dominato da Axel.

Non c’era da stupirsi che fosse una delle case di proprietà degli Eraclea, e più si avvicinavano alla villa imponente, più i dubbi assalivano Cora.

Non era affatto sicura che quella fosse la cosa giusta da fare: seguire un vampiro fin dentro casa era inequivocabilmente stupido. Dal tronde, Axel non aveva ancora dimostrato cattive intenzioni: era sempre stato disponibile, composto, forse un po’ freddo, ma sicuramente mai aggressivo.

Però era un vampiro.

Che cosa lo rendeva diverso dalle altre creature della sua razza? Poteva essere sicura che non avrebbe fatto loro del male, una volta entrati dentro quella villa?

Guardò suo fratello che, seduto accanto a lei sul sedile posteriore dell’auto, guardava fuori dal finestrino con ostinata attenzione. Il suo silenzio prolungato era abbastanza per capire che Ice non vedeva di buon occhio quello che stavano facendo.

Non poteva biasimarlo.

«Siamo quasi arrivati» Axel guardò nello specchietto retrovisore, e quando Cora incrociò il suo sguardo avvertì di nuovo quella strana sensazione, quell’elettricità che le infiammava il sangue. Distolse lo sguardo, sforzandosi di trovare interessante il paesaggio collinoso oltre il finestrino. Era meglio ignorare quelle strane sensazioni, negarle, per impedire loro di esistere. Era l’unico modo che conosceva per difendersi.

Quando entrarono in casa, però, Cora dimenticò per un istante le sue preoccupazioni: ciò che aveva davanti agli occhi era semplicemente magnifico.

Mobili in mogano, tendaggi pregiati, tappeti persiani, vetrate immense e piene di luce. In quella casa si respiravano millenni di storia.

Axel si levò il cappotto e lo appoggiò sulla spalla del divano.

«Nonostante quello che possono dire i Sangre, anche noi siamo piuttosto legati al passato» indicò le poltrone, come un perfetto padrone di casa. «Accomodatevi.»

«Oh, sì. Grazie» balbettò Cora. Si sentiva fuori posto e in imbarazzo di fronte a quella cortesia inaspettata.

«Chi sono i SangreIce, comodamente seduto come se si trovasse a casa sua, guardò Axel con curiosità. Aveva improvvisamente cancellato tutta la propria diffidenza con una semplice domanda.

«Vampiri come noi, eppure profondamente diversi. Noi Eraclea siamo dei filantropi. Il mondo, gli esseri umani… tutto per noi è fonte di curiosità, è scoperta, è una fonte inesauribile di vita e di conoscenza. La vostra cultura ci affascina. Mi affascina» il suo sguardo profondo cadde su Cora, che lo ascoltava con meraviglia.

Non aveva mai sospettato che ci fossero vampiri che guardassero gli uomini con occhi diversi da quelli di un predatore. Era come scoprire un mondo inesplorato.

«Rispettiamo profondamente la vostra vita. Non vi cacciamo.»

«E per mangiare? Come fate? Ero sicuro che i vampiri cacciassero…» Ice, stupito quanto Cora, sembrava quanto meno aver conservato l’uso della parola, e ne riusciva a fare un pieno utilizzo.

Axel sorrise. Si sedette sul divano, appoggiando compostamente un braccio sullo schienale. Aveva movenze signorili, feline, eleganti. Sembrava che ogni suo gesto chiamasse Cora, e la costringesse a dare a quel vampiro assoluta attenzione.

«Non uccidiamo gli esseri umani, né li trattiamo come se fossero solamente cibo» continuò Axel. «Non siamo legati all’ebbrezza che ci da la caccia e anzi, cacciare non ci entusiasma particolarmente. Preferiamo utilizzare i Ghoul per sfamarci.»

Ghoul. Cora aveva già sentito quella parola in precedenza.

Le tornò in mente una ragazza dagli occhi verdi e i capelli arruffati. Una ragazza umana.

«Lei è un Ghoul?» domandò riscuotendosi dal torpore che le movenze seducenti di Axel avevano causato.

«Cloe? Sì, lei è un Ghoul

«Ma che cosa sarebbe questo CoaulIce, dalla sua poltrona, era meditabondo.

Cora gli indirizzò un’occhiata in tralice. «Ghoul, non Coaul! Scemo…»

Axel li guardò, sorridendo divertito. «Un Ghoaul è un essere vivente che accetta di stipulare un patto con un vampiro di sua spontanea volontà. Egli si impegna a sfamare il vampiro in cambio di qualche goccia di sangue dello stesso vampiro a cui ha donato il proprio. Sangue per sangue.»

«Non capisco il senso di questo patto…» Cora si accigliò.

«È conveniente. Noi non dobbiamo cacciare, e il nostro sangue permette al nostro Ghoul di vivere molto più a lungo di quanto la sua vita possa concedergli. Lo fa invecchiare molto più lentamente, lo preserva dalle malattie, cura le sue ferite. È un elisir di lunga vita.»

In quel momento la porta all’ingresso si aprì, e pochi istanti dopo fecero capolino dal corridoio due volti che Cora aveva già visto la sera precedente. Erano un uomo e una donna, i due vampiri che avevano aiutato Axel a scacciare il gruppetto di Sangre che aveva attaccato lei e suo fratello.

«Allora?» Axel scattò in piedi come una molla, improvvisamente in apprensione.

La donna –una bionda dalla bellezza di una bambola di porcellana- scosse il capo.

«Non l’abbiamo trovata. Mi spiace.»

La delusione sul bel viso di Axel era evidente. Chiunque fosse sparito, per lui doveva essere decisamente importante.

«Non mi piace. Non mi piace affatto. Se lei non torna…»

«Axel, la troveremo» era l’altro vampiro a parlare, e l’impressione che diede a Cora confermava ciò che la ragazza aveva pensato la prima volta che l’aveva visto: non c’era creatura al mondo più raffinata di lui. Persino Axel sbiadiva al suo fianco, sembrando poco più che normale.

Doveva aver ricevuto un’educazione puntigliosa e aristocratica: ogni gesto, ogni parola, ogni espressione era squisitamente misurata.

«Forse è meglio andare, che ne dici CoraIce si mise in piedi, rassettandosi la giacca.

«Non potete andarvene. Lei deve curarsi la ferita, prima» Axel indicò Cora con un cenno del capo, e lei non riuscì a trovare le parole per ribattere di fronte al suo carisma. Era un capo degno di questo nome, non c’erano dubbi: nonostante le preoccupazioni che lo affliggevano, riusciva a vedere ciò che era giusto e ciò che era sbagliato. Certo, i sensi lo avvantaggiavano, ma la sua presenza di spirito era un aiuto prezioso.

Le prese la mano e la condusse verso le scale. Poi, prima di salire al piano di sopra, si voltò verso i suoi due compagni.

«Will, Emma, il ragazzo lo lascio a voi.»

 

 

 

 

 

 

L’angolo dell’autrice

 

Sono molto, molto felice, sì. C’è bel tempo, io scrivo, e trovo anche il volto in carne, ossa e sguardo che mi ero sempre immaginata per Santiago °ç°

Cioè… parliamone:

 

http://img186.imageshack.us/img186/2700/benbarnesfactory05.jpg

 

 

Per chi non lo sapesse, il belloccio è Ben Barnes, il principe Caspian di Narnia 2 che all’epoca non mi aveva fatto né caldo né freddo, ma quando l’ho visto in questa foto ho pensato “è lui! È Santy! Ò.ò”.

Con tanto di faccia, sì.

Sono felice, ecco. Anche voi mi rendete tanto tanto felice, perché mi recensite e mi mettete tra i preferiti *__* Quindi, bando alle ciance e passiamo ai cincillà ( °O° ):

 

Un grazie enorme, davvero di cuore, a yuuki_4ever e a loli89 che hanno messo Slayer’s tra i preferiti, e a flavia93 e a urumi che l’hanno inserita tra le seguite. Davvero, non avete idea di quanto io sia contenta! *__*

 

Ma passiamo ai commenti:

 

Urumi: visto? Mai perdere le speranze! :D spero che continuerai a seguire Slayer’s ^^

 

Jennifer90: ma tu non sai quante volte ho letto il tuo commentooooooo!! Non hai idea, ero felicissima!! :D Davvero, sapere che Santy e Cloe ti sono mancati al punto da leggere i capitoli su di loro mi ha fatta crescere di due chili ahahah!! Mi fa davvero felice sapere che i miei due rompini sono entrati nel cuore di qualche lettore e ci sono rimasti dopo tutto questo tempo! *__* Anche se mi spiace, questo capitolo è dedicato tutto ad Axel e Cora: avevo bisogno di cominciare a spiegare un paio di cosette nuove su cui si baseranno le vicende a venire. Fammi sapere che ne pensi, mi raccomando! ;)

 

 

Ci vediamo la prossima settimana con il prossimo capitolo di Slayer’s Vampires.

 

 

Brin

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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