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Autore: Brin    29/09/2009    2 recensioni
In un mondo in cui i vampiri sono la razza dominante e l’umanità è il loro territorio di caccia, la vendetta spinge Cora verso le braccia delle stesse creature che lei e il resto degli esseri umani uccidono per difesa. Una storia di faide antiche, legami ossessivi, tradizioni sanguinarie, passioni, desideri, vendette e tormenti.
[STORIA SOSPESA!]
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5.

Legami

 

 

 

 

Essere in quella casa era come trovarsi in un luogo lontano, immutabile, estraneo allo scorrere del tempo. Cora aveva la strana sensazione di trovarsi in bilico tra un’epoca lontana e la certezza della modernità in cui era cresciuta e in cui viveva tuttora, ma nonostante fosse razionalmente sicura di essere nel 2009, paradossalmente ogni fibra del suo corpo la riportava indietro in epoche che aveva solamente potuto immaginare.

Era una sensazione strana, stranissima. Come se tutto ciò fosse familiare.

Come se l’antichità della casa la chiamasse a sé.

Ammalia, esattamente come i vampiri che ci vivono.

«Da questa parte» Axel aprì una porta in fondo al corridoio: rivelava un bagno, uno dei tanti che probabilmente si trovavano in quella casa enorme. E, ovviamente, il bagno non era da meno in fatto di grandezza. Aveva ampi spazi, piastrelle nere, luci soffuse che contornavano la grande specchiera che sovrastava il lavandino e… dio, il lavandino! Realizzato interamente in quello che sembrava vetro, era semplice ma allo stesso tempo spettacolare. Vedere l’acqua scendere come se levitasse doveva essere divertente, ipotizzò Cora.

Le sfuggì un sorriso sognante. «È geniale!»

«Sì, beh. Non se lo devi pulire. Siediti, intanto prendo il disinfettante.»

Fece come le venne detto. Si sedette sul coperchio del water –anch’esso immancabilmente nero- e guardò Axel rovistare tra i medicinali all’interno di un piccolo armadietto.

«Tutta questa roba… Il bagno, le medicine… Voi non le usate, giusto?»

«Se ti stai chiedendo perché viviamo in una casa con tutti i comfort, beh: è colpa di Cloe

Di Axel poteva solo vedere le spalle larghe e la schiena ampia nascosta sotto la camicia, ma l’inflessione della sua voce era più che sufficiente per farle capire che qualcosa lo preoccupava. Qualcosa che aveva a che fare con questa Cloe, il Ghoul di Axel.

«La ragazza umana?»

«Mannara è più appropriato. Ah, eccolo» Axel si avvicinò con un flacone di disinfettante completamente pieno in una mano, nell’altra un sacchetto di cotone in dischetti. Sorrise appena, negli occhi un’ombra che lo rendeva vagamente distante. «Ti posso assicurare che non è scaduto. Solo, non lo usiamo molto spesso.»

«Capisco» Cora ricambiò il sorriso ma poi distolse lo sguardo. La tacita regola che consigliava di non impicciarsi nei problemi degli altri valeva più che mai in quel momento, in cui l’intimità non era assolutamente tale da consentire domande riguardanti aspetti privati della vita dell’altro.

Ma l’atmosfera era così pesante

«È Cloe la ragazza scomparsa?»

Lo chiese a bruciapelo, senza neppure pensarci. Non ebbe il coraggio di guardare Axel negli occhi.

«Non avevi una domanda urgente da farmi?» Axel aprì il flaccone, e versò qualche goccia di disinfettante sul dischetto di cotone. L’odore di alcool si disperse immediatamente nell’aria.

«Non saprei da dove cominciare…»

Era la verità. Nient’altro che questo. Avrebbe voluto sapere molte cose, tutto quello che c’era da conoscere, ogni singolo dettaglio che l’avrebbe aiutata a capire. Aveva sete di comprensione, ma non era facile scegliere con che domanda aprire le danze.

Poi, l’illuminazione.

«I Sangre. Chi sono?»

Axel si appoggiò con la schiena al lavandino, il dischetto di cotone tra le mani, imbevuto e inutilizzato. Sembrò non aver sentito la domanda di Cora, non questa volta.

«Dovresti toglierti la giacca. E la maglietta.»

Cora sentì lo stomaco fare una capriola e il calore inondarle il volto. Sapeva che non c’era nessun fine nascosto dietro quelle parole, ne era maledettamente certa, ma trovarsi da sola in una stanza assieme ad Axel, in quella casa, le faceva uno stranissimo effetto.

Non poteva restare indifferente alla tensione che quelle parole, quell’inflessione, quella pausa, quella voce bassa e morbida avevano creato.

La stava guardando, immobile come una statua, tutto di lui la chiamava. Era un invito a cui era difficile resistere.

Si sentiva come un affamato di fronte alla portata più succulenta che avesse mai visto, una portata che non poteva toccare.

Si sentiva come una preda qualunque, una delle tante. Non era giusto.

«Non c’è bisogno che mi aiuti, posso farlo da sola» mormorò sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, imbarazzata.

 Era dannatamente consapevole: di lui, della sua presenza in quel bagno che all’improvviso sembrava così stretto, della sua sensualità seducente. Erano bastate quelle semplici parole per sconvolgerla in quel modo. Come poteva pensare di farsi anche solo sfiorare da quelle mani? Sperò che lui non si fosse accorto del turbamento che le ribolliva dentro, nascosto malamente dal suo sguardo basso.

«Non ce la faresti a rifare il bendaggio da sola. Hai bisogno di aiuto.»

Di nuovo quella voce. Profonda.

Lo guardò negli occhi, e ritrovò tutto quello che aveva lasciato: seduzione, sensualità, erotismo. Non c’era parola migliore per descriverlo: Axel era erotico.

Pregò con tutto il cuore di non doversi pentire della propria scelta.

«Va bene.»

Fu quasi un sospiro, il suo. Si alzò, e lasciò scivolare la giacca a terra. Non sapeva se guardare Axel o dirigere lo sguardo altrove. Avrebbe voluto essere naturale, sentirsi naturale, ma invece risultava maledettamente impacciata.

Quando lo vide ridere – il primo sorriso vero da che poteva ricordare- si sentì derisa, presa in giro. La sua debole sicurezza crollò come sabbia al vento, lasciandola senza appoggio.

«Che c’è? Perché ridi?»

«No, è che sembri pronta per il patibolo. Rilassati, non ti mangio mica.»

Non ho certo paura di quello, infatti.

Rimase ferma ad aspettare, più impacciata che mai.

«La maglia.»

Cora rise, una risata che le sembrò decisamente nervosa. «L’avevo dimenticata.»

«Già. Vedo.»

Pure l’ironia, adesso?

Si spogliò anche della maglia, lentamente, e la lasciò cadere atterra assieme alla giacca. Rimase in reggiseno e pantaloni, ma sotto lo sguardo intenso di Axel si sentì come se fosse nuda. Adagiò i capelli contro la spalla sana, offrendo alle cure del vampiro la fasciatura ancora intatta. Non ce la faceva più.

Abbassò lo sguardo, sedendosi di nuovo.

«È tutta tua.»

Lo sentì muoversi verso il water. L’istante successivo Axel era inginocchiato davanti a lei. Avrebbe potuto scorgerlo anche solo con la coda dell’occhio, ma era intenzionata a non farlo. Una scelta che non aiutava certo a calmare il tumulto che stava sconvolgendo Cora: il silenzio era pesante, straziante, insopportabile.

E il fatto di non guardare ciò che Axel faceva, rendeva tutti gli altri sensi più efficienti: non c’era movimento che lei non avvertisse con un tuffo al cuore; il tocco delicato del vampiro le infiammava la spalla, il suo odore la stuzzicava e le suscitava brividi lungo la schiena.

Tutto questo era dannatamente eccitante e allo stesso tempo irrimediabilmente proibito.

Scordatelo Cora. Tu non stai provando niente. Sii fredda. Sii di pietra.

«Mi fai male. Faccio io» sbottò all’improvviso. Era una bugia fatta e finita, e ormai non le importava più che cosa avrebbe pensato il vampiro. Aveva bisogno di porre dei freni, a costo di risultare sgarbata.

«Come preferisci» Axel si allontanò, e per Cora fu come ritornare a respirare dopo aver trattenuto il fiato per ore. Le porse un dischetto di cotone dopo averlo imbevuto con del disinfettante.

«Pulisci bene la ferita. Si deve essere riaperta, c’è del sangue rappreso.»

«Grazie» Cora tamponò la ferita, cercando di togliere tutti i piccoli grumi di sangue che si affastellavano lungo i punti di sutura. «Non ti da fastidio l’odore del sangue?»

«Non particolarmente» Axel si strinse nelle spalle. «Se fossi un Sangre probabilmente ti avrei inchiodata al muro da un bel pezzo, ma noi Eraclea abbiamo istinti meno irruenti. Forse perché li abbiamo controllati da sempre.»

«E i Sangre? Cosa mi puoi dire su di loro?»

Axel si sedette sul bordo della vasca. «I Sangre sono l’esatto opposto di noi. La loro vita, la loro ideologia, la loro forza, tutto il loro essere si basa sulla convinzione di discendere dagli dei.»

«Come i cristiani?»

Axel scosse il capo. «Non è un fatto di religione, né di mitologia. È pura interpretazione: è il loro modo di rivedere la storia della nostra razza.»

«Non è molto chiaro…»

«Ci sono cose che è meglio non comprendere.»

Cora si guardò attorno, distratta da un problema imminente. La fasciatura. Detestava l’idea di chiedere aiuto ad Axel: avrebbe voluto dire averlo di nuovo vicino, con tutto il carico emotivo che questo comportava. Ma non poteva fare altrimenti.

Dannazione!

«Hai delle bende, per caso?»

«Sì, te le vado a prendere.»

Sparì da qualche parte nel corridoio, in chissà quale stanza, e tornò qualche istante dopo reggendo un rotolo di stoffa da fasciature.

«Questa è una cosa che non puoi fare da sola, lo sai?» le domandò con un tono che all’orecchio di Cora sembrava mellifluo, come se avesse intuito quanto la sua vicinanza la turbasse ma non avesse alcuna intenzione di darle tregua.

Uno stronzo che si finge gentile. Altro che rispetto!

«Mh.» Si sentiva a disagio. Maledettamente a disagio. Non aveva più scuse: da sola non sarebbe mai riuscita a fare un bendaggio degno di tale nome, né poteva chiamare in soccorso Ice. Rimase ferma, il braccio a mezz’aria in una muta richiesta di aiuto: fai quello che devi.

Axel srotolò la benda, e cominciò a fasciare la spalla di Cora con lentezza esasperante. Poteva sentire il suo tocco attraverso il tessuto di cotone, caldo, leggero, gentile. Era così vicino che avrebbe potuto sfiorarlo facilmente, se solo avesse allungato la mano.

Se solo…

Parla. Di’ qualcosa, qualunque cosa. Distogli la mente da lui.

«Non mi hai detto molto riguardo ai Sangre

«Scusa, mi ero distratto. Come ti dicevo, loro sono convinti di discendere dagli dei: è questa ideologia che li ha resi ciò che sono. Si sentono superiori, quasi divini, e ritengono che sia loro diritto omaggiare il loro essere. Qualunque istinto essi abbiano, qualunque voglia, qualunque desiderio provino non va frenato. Amano il sangue, amano la caccia, amano lasciarsi andare a qualunque cosa. Cercano l’eccesso in ogni circostanza si trovino. Non hanno freni. Non ne hanno mai avuti.»

«Cos’è la settimana del Sangue? L’avete nominata ieri» ora Cora era perfettamente attenta ad ogni parola. Pendeva letteralmente dalle labbra di Axel.

«Sono sette giorni dedicati al sangue. Più che caccia, potremmo dire che in questi giorni i Sangre si danno alla mattanza di esseri umani. La settima notte, chiamata notte del Sabbath, ogni vampiro deve offrire un trofeo alla guida del clan. Ti lascio immaginare di che genere di trofeo stiamo parlando…» aggiunse Axel, intrecciando un lembo di stoffa.

«Pensi che siano stati loro ad appiccare il fuoco e a uccidere mia madre?»

«Posso dire con sicurezza che non è stato un Eraclea.»

«Non riesco a capire il motivo per cui l’hanno fatto…» Cora cercò negli occhi di Axel una risposta qualunque, il più piccolo indizio che potesse aiutarla a dare un senso a quello che le era successo.

«Non sempre ci sono risposte per tutte le nostre domande» decretò il vampiro annodando le bende. «Puoi rivestirti.»

Cora non ebbe bisogno di farselo ripetere: indossare di nuovo la maglia le diede la sicurezza di un’armatura, e quel senso di insicurezza ed imbarazzo che provava al contatto della mano fredda di Axel sulla sua pelle svanì senza lasciare traccia.

«Ero certa che i vampiri non si avvicinassero alle abitazioni degli esseri umani. Arrivare addirittura ad incendiarle, poi…»

«Te l’ho detto: le cose cambiano. Farai meglio ad abituarti.»

 

 

*

 

 

«Avete davvero una bella casa» Ice, seduto sulla poltrona, si guardò attorno. I due vampiri – William ed Emma, se ricordava bene i loro nomi- erano accoccolati sul divano, abbracciati come due teneri amanti. Lo guardavano in silenzio, un silenzio che metteva Ice a disagio.

Una circostanza del tutto nuova per lui, che aveva sempre conversato con qualunque estraneo come se fosse un amico di lunga data. Sperava di riuscirci anche questa volta, ma i due non sembravano particolarmente disposti a collaborare.

«Davvero bella. Antica. Bella.»

«L’hai già detto» Emma, con la testa appoggiata alla spalla di William, studiava Ice con curiosità. «Tu sei il tipo che quando è imbarazzato parla in continuazione, vero?»

Ice si lasciò scappare una debole risata, per nulla divertita. «Certo che lavori parecchio con la fantasia, eh?»

«Per niente» rispose con un sorriso sottile.

«Emma, lascia stare il ragazzo» William la riprese, accarezzandole i boccoli biondi con dolcezza. Di qualunque natura fosse il loro legame, quei due dovevano essere molto uniti: Ice lo capì da ogni piccolo gesto rivolto all’altro, dagli sguardi che si scambiavano, dalla complicità che condividevano.

«Allora, voi… state insieme?»

«È più di questo. Io sono il suo Sire, ed Emma è la mia Puer» rispose William. Ice lo guardò, accigliato.

«Di che stai parlando?»

«Accidenti, a voi cacciatori non insegnano proprio niente!» Emma si mise a sedere, sul bel volto perfetto un’espressione meravigliata. «Sire, Puer… Il legame di sangue…» Si aspettava qualcosa da Ice, un lampo di comprensione, un cenno del capo, qualunque cosa che le confermasse che lui aveva capito.

Ma Ice era sempre più confuso.

«Il legame di sangue è alla base della relazione che intercorre tra chi vampirizza –il Sire- e chi viene vampirizzato –il Puer-» si intromise William, decisamente più indulgente. «È un legame assoluto, fisico e mentale, di completa sottomissione al Sire.»

«Non solo questo, Will» Emma fece per aggiungere dell’altro, ma il vampiro la fece tacere con un cenno della mano.

«Come dicevo è sottomissione, ma non si tratta solo di questo: solitamente il legame viene percepito come una sorta di adorazione profonda verso il Sire, anche se possono capitare casi in cui si provano dei razionali sentimenti ostili verso di lui. In ogni caso, comunque, il legame previene la possibilità che il Puer possa far del male al Sire.»

«Non ne è in grado. Fisicamente, intendo» aggiunse Emma, incapace di tacere. «Attaccare il proprio Sire è la cosa più innaturale che esista al mondo. Anche progettando di farlo, è quasi impossibile riuscirci: è come se ci fosse una forza imbattibile che ti trattiene. Capisci?»

Ice annuì, senza troppa convinzione. Stava cercando di digerire tutte queste informazioni e di dare loro un senso, operazione che risultò più complessa di quanto si fosse aspettato.

«Quindi questo legame è per sempre?»

Come il matrimonio? La sensazione che si trattasse di qualcosa di ancora più definitivo lo indusse a tenere per sé quella domanda.

«In teoria sì» rispose William. «In pratica c’è stato un unico caso in cui un vampiro è riuscito a estinguere il legame con il proprio Sire, e penso che non ne vedremo altri.»

«Caspita… Come si fa per estinguere il legame?» Ice divenne sempre più curioso.

«Bisogna bere il sangue del proprio Sire e, a meno che non venga spontaneamente offerto, equivale a fare del male alla creatura che conta di più per il Puer. Lo si attacca, letteralmente.»

«Accidenti! Chi di voi è il Sire?»

Emma indicò William, che sorrise. «Io.»

«Capisco» Ice annuì, finalmente a proprio agio. «Invece che tipo di relazione c’è tra un vampiro e un Ghoul

Emma tornò ad accoccolarsi tra le braccia del suo Sire. I boccoli le incorniciavano il viso, morbidi e lucidi, e gli occhi si accesero d’amore quando lui le circondò la vita con un braccio. Ecco l’adorazione di cui parlavano.

«È profondamente diversa da quella che c’è tra il Sire ed il suo Puer. Non è neppure considerata un legame, quanto piuttosto un accordo. Anche se devo riconoscere che è un accordo alquanto importante nella nostra comunità» spiegò William.

«Intende dire che essere scelti come Ghoul è un grande onore e segno di enorme fiducia. L’unico aspetto negativo è che il Ghoul diventa fisicamente dipendente dal sangue di vampiro –qualunque vampiro- e se non ne beve regolarmente va in astinenza. Un po’ come voi umani con la droga.»

«Quindi è per questo motivo che Axel è così preoccupato?»

Un rumore proveniente dalle scale gettò la sala in un silenzio pesante, tipico di chi viene colto in flagrante: Axel era fermo, appoggiato al corrimano, e scrutava tutti loro con attenzione. Cora, alle sue spalle, guardava il fratello con espressione di rimprovero.

Bel tempismo, complimenti Ice.

«Sospetto che Cloe sia stata rapita dai Sangre per la notte del Sabbath» Axel scese le scale: la risolutezza del suo sguardo era così vivida da non poter essere ignorata, ed Ice ebbe l’impressione che tutta quella determinazione fosse frutto di una certezza, piuttosto che di un semplice sospetto.

«I patti sono stati violati. Intendo riportarla qua.»

William si alzò, allontanando da sé Emma con gentilezza, come se fosse un piccolo gattino.

«Pensi che Lakeisha la lascerà libera?»

«Nonostante tutto sono ancora il suo Sire, Will. Ho ancora una certa influenza su di lei.»

 

 

*

 

 

Plic.

Plic.

 

Plic.

 

Quel continuo gocciolare era snervante, e non faceva che logorare la precaria pazienza di Cloe. Dopo aver provocato Santiago in tutti i modi che le venivano in mente era stata rinchiusa in bagno, senza una finestra né uno spiraglio di qualunque tipo.

Non aveva idea di quante ore fossero passate da quando era stata lasciata lì, infradiciata e con un’intera bottiglia di profumo cosparsa sui vestiti. Aveva freddo ed era stanca come mai lo era stata in vita sua, ma la paura per la sua sorte riusciva a farle dimenticare la stanchezza.

Appoggiò la testa contro il muro, seduta nell’unico angolo asciutto del bagno, e si appisolò. Stava quasi per addormentarsi, quando sentì un rumore forte e improvviso: era indubbiamente una porta, sbattuta con violenza.

E passi. Passi veloci, che diventavano sempre più vicini.

Vicini.

Vicini…

Cloe balzò in piedi, allontanandosi il più possibile dall’ingresso del bagno: pochi istanti dopo Santiago era lì, gli occhi furenti e il viso contratto in una smorfia rabbiosa.

«Adam me la pagherà» ringhiò, afferrando la ragazza per un braccio e trascinandola con foga fuori dal bagno. Cloe si dimenò con il cuore in gola, cercando disperatamente di sfuggire alla presa ferrea del vampiro.

«Vuoi stare ferma, per favore?!»

Cloe non aveva mai immaginato di vedere Santiago così fuori di sé. Non lo aveva mai visto perdere il controllo in quel modo, neppure quando lei lo aveva sfidato con le sue provocazioni. E ora, in quello stato agitato, le incuteva paura.

«Chi è Adam

«Uno stronzo che ha combinato un casino. Adesso vedi di collaborare, sono di pessimo umore.»

La trascinò verso l’ingresso dell’attico, e il panico investì Cloe quando il vampiro aprì la porta. «Fermo, fermo! Che vuoi fare?»

Santiago alzò gli occhi al cielo, lasciandosi sfuggire un’imprecazione labiale.

Quando i suoi occhi incrociarono quelli di Cloe, la mannara ebbe la sensazione che fargli perdere tempo in quel momento fosse l’ultima cosa da fare. O almeno, a giudicare dallo sguardo raggelante di Santiago, era una scelta molto pericolosa.

«Sparire. E tu con me.»

 

 

 

 

 

 

 

L’angolo dell’autrice

 

I miei pargoli stanno cominciando a fare quello che vogliono, e la cosa devo ammettere che mi spaventa un po’ XD Avevo intenzione di incentrare questo capitolo un po’ di più su Santiago e Cloe, ma si vogliono proprio far desiderare. Uff.

Invece prendono corpo i nuovi personaggi, Emma e William. Sono curiosa di sapere che ne pensate di loro. Io li trovo dolci *__*

 

Ma veniamo ai consueti e doverosi ringraziamenti: a clodio82, Fante e ryry per avere inserito Slayer’s tra i preferiti, e giuliettavr89 per averla messa tra le storie seguite: mi fa davvero felice vedere che così tante persone si stanno appassionando alla storia! *__*

 

Invece, per quanto riguarda i commenti, cominciamo con:

 

Jennifer90: sai, al di là di dire le solite cose -sono contenta che, mi fa piacere che, bla bla…- sono davvero felice che tu abbia notato una maturazione anche a livello di realismo per quanto riguarda Slayer’s: era l’obiettivo che mi ero prefissata quando ho deciso di riscriverla, volevo darle maggiore spessore. Insomma, vedere i riscontri positivi mi appaga, vuol dire che il mio scopo è stato raggiunto! E adesso le cose verranno man mano approfondite (OGNI cosa. Evviva la sensualità sottile! XD). Mi spiace solo che non sono riuscita a dare maggiore spazio a Santy e Cloe :(

 

Fante: carissimo, devo dirti che invece i commenti me li avevi lasciati eccome, e infatti mi ricordo benissimo di te! :D E siccome è sempre un’emozione ritrovare vecchi lettori affezionati, ti devo assolutamente dare il bentornato!! Ti capisco, all’inizio ero molto indecisa se proseguire con la vecchia versione o riscriverla completamente, e ho scelto quest’ultima opzione perché sentivo la necessità di renderla più credibile, pur mantenendo immutati i personaggi di base. Anche se non ti nascondo che sono ancora molto affezionata alla prima versione, quindi credo che le tue perplessità siano più che comprensibili ^__*

 

Clodio82:  amoreeeeeeeeeeeee *O* sono contentissima di sapere che ti è piaciuta così tanto la storia, davvero!! E da una parte non vedo l’ora di pubblicare l’antefatto, perché scommetto che ti appassionerà anche di più *__*

 

Anche per questo capitolo siamo giunti alla fine. Vorrei tanto dirvi che il prossimo lo troverete martedì prossimo, ma dopo domani comincio i corsi all’università e in più ho anche danza, quindi può darsi che l’aggiornamento slitti di alcuni giorni. Io però vi prometto solennemente che farò di tutto per postare appena possibile.

 

Brin

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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