5.
Legami
Essere in quella
casa era come trovarsi in un luogo lontano, immutabile, estraneo allo scorrere
del tempo. Cora aveva la strana sensazione di
trovarsi in bilico tra un’epoca lontana e la certezza della modernità in cui
era cresciuta e in cui viveva tuttora, ma nonostante fosse razionalmente sicura
di essere nel 2009, paradossalmente ogni fibra del suo corpo la riportava
indietro in epoche che aveva solamente potuto immaginare.
Era una
sensazione strana, stranissima. Come se tutto ciò fosse familiare.
Come se
l’antichità della casa la chiamasse a sé.
Ammalia, esattamente come i vampiri che ci vivono.
«Da questa parte»
Axel aprì una porta in fondo al corridoio: rivelava
un bagno, uno dei tanti che probabilmente si trovavano in quella casa enorme.
E, ovviamente, il bagno non era da meno in fatto di grandezza. Aveva ampi
spazi, piastrelle nere, luci soffuse che contornavano la grande specchiera che
sovrastava il lavandino e… dio, il lavandino! Realizzato
interamente in quello che sembrava vetro, era semplice ma allo stesso tempo
spettacolare. Vedere l’acqua scendere come se levitasse doveva essere
divertente, ipotizzò Cora.
Le sfuggì un
sorriso sognante. «È geniale!»
«Sì, beh. Non se
lo devi pulire. Siediti, intanto prendo il disinfettante.»
Fece come le
venne detto. Si sedette sul coperchio del water –anch’esso
immancabilmente nero- e guardò Axel rovistare tra i
medicinali all’interno di un piccolo armadietto.
«Tutta questa roba… Il bagno, le medicine… Voi
non le usate, giusto?»
«Se ti stai
chiedendo perché viviamo in una casa con tutti i comfort, beh: è colpa di Cloe.»
Di Axel poteva solo vedere le spalle larghe e la schiena ampia
nascosta sotto la camicia, ma l’inflessione della sua voce era più che
sufficiente per farle capire che qualcosa lo preoccupava. Qualcosa che aveva a
che fare con questa Cloe, il Ghoul
di Axel.
«La ragazza
umana?»
«Mannara è più
appropriato. Ah, eccolo» Axel si avvicinò con un
flacone di disinfettante completamente pieno in una mano, nell’altra un
sacchetto di cotone in dischetti. Sorrise appena, negli occhi un’ombra che lo
rendeva vagamente distante. «Ti posso assicurare che non è scaduto. Solo, non
lo usiamo molto spesso.»
«Capisco» Cora ricambiò il sorriso ma poi distolse lo sguardo. La
tacita regola che consigliava di non impicciarsi nei problemi degli altri
valeva più che mai in quel momento, in cui l’intimità non era assolutamente
tale da consentire domande riguardanti aspetti privati della vita dell’altro.
Ma l’atmosfera
era così pesante…
«È Cloe la ragazza scomparsa?»
Lo chiese a
bruciapelo, senza neppure pensarci. Non ebbe il coraggio di guardare Axel negli occhi.
«Non avevi una
domanda urgente da farmi?» Axel aprì il flaccone, e versò qualche goccia di disinfettante sul
dischetto di cotone. L’odore di alcool si disperse immediatamente nell’aria.
«Non saprei da
dove cominciare…»
Era la verità.
Nient’altro che questo. Avrebbe voluto sapere molte cose, tutto quello che
c’era da conoscere, ogni singolo dettaglio che l’avrebbe aiutata a capire.
Aveva sete di comprensione, ma non era facile scegliere con che domanda aprire
le danze.
Poi,
l’illuminazione.
«I Sangre. Chi
sono?»
Axel si appoggiò con
la schiena al lavandino, il dischetto di cotone tra le mani, imbevuto e
inutilizzato. Sembrò non aver sentito la domanda di Cora,
non questa volta.
«Dovresti
toglierti la giacca. E la maglietta.»
Cora sentì lo
stomaco fare una capriola e il calore inondarle il volto. Sapeva che non c’era
nessun fine nascosto dietro quelle parole, ne era maledettamente certa, ma
trovarsi da sola in una stanza assieme ad Axel, in quella casa, le faceva uno stranissimo
effetto.
Non poteva
restare indifferente alla tensione che quelle parole, quell’inflessione, quella
pausa, quella voce bassa e morbida avevano creato.
La stava
guardando, immobile come una statua, tutto di lui la chiamava. Era un invito a
cui era difficile resistere.
Si sentiva come
un affamato di fronte alla portata più succulenta che avesse mai visto, una
portata che non poteva toccare.
Si sentiva come
una preda qualunque, una delle tante. Non era giusto.
«Non c’è bisogno
che mi aiuti, posso farlo da sola» mormorò sistemandosi una ciocca di capelli
dietro l’orecchio, imbarazzata.
Era dannatamente consapevole: di lui, della
sua presenza in quel bagno che all’improvviso sembrava così stretto, della sua
sensualità seducente. Erano bastate quelle semplici parole per sconvolgerla in
quel modo. Come poteva pensare di farsi anche solo sfiorare da quelle mani?
Sperò che lui non si fosse accorto del turbamento che le ribolliva dentro,
nascosto malamente dal suo sguardo basso.
«Non ce la
faresti a rifare il bendaggio da sola. Hai bisogno di aiuto.»
Di nuovo quella
voce. Profonda.
Lo guardò negli
occhi, e ritrovò tutto quello che aveva lasciato: seduzione, sensualità,
erotismo. Non c’era parola migliore per descriverlo: Axel
era erotico.
Pregò con tutto
il cuore di non doversi pentire della propria scelta.
«Va bene.»
Fu quasi un
sospiro, il suo. Si alzò, e lasciò scivolare la giacca a terra. Non sapeva se
guardare Axel o dirigere lo sguardo altrove. Avrebbe
voluto essere naturale, sentirsi
naturale, ma invece risultava maledettamente impacciata.
Quando lo vide
ridere – il primo sorriso vero da che poteva ricordare- si sentì derisa, presa
in giro. La sua debole sicurezza crollò come sabbia al vento, lasciandola senza
appoggio.
«Che c’è? Perché
ridi?»
«No, è che
sembri pronta per il patibolo. Rilassati, non ti mangio mica.»
Non ho certo paura di quello, infatti.
Rimase ferma ad
aspettare, più impacciata che mai.
«La maglia.»
Cora rise, una
risata che le sembrò decisamente nervosa. «L’avevo dimenticata.»
«Già. Vedo.»
Pure l’ironia, adesso?
Si spogliò anche
della maglia, lentamente, e la lasciò cadere atterra assieme alla giacca.
Rimase in reggiseno e pantaloni, ma sotto lo sguardo intenso di Axel si sentì come se fosse nuda. Adagiò i capelli contro la spalla sana, offrendo alle cure del
vampiro la fasciatura ancora intatta. Non ce la faceva più.
Abbassò lo
sguardo, sedendosi di nuovo.
«È tutta tua.»
Lo sentì
muoversi verso il water. L’istante successivo Axel era
inginocchiato davanti a lei. Avrebbe potuto scorgerlo anche solo con la coda
dell’occhio, ma era intenzionata a non farlo. Una scelta che non aiutava certo
a calmare il tumulto che stava sconvolgendo Cora: il
silenzio era pesante, straziante, insopportabile.
E il fatto di
non guardare ciò che Axel faceva, rendeva tutti gli
altri sensi più efficienti: non c’era movimento che lei non avvertisse con un tuffo
al cuore; il tocco delicato del vampiro le infiammava la spalla, il suo odore
la stuzzicava e le suscitava brividi lungo la schiena.
Tutto questo era
dannatamente eccitante e allo stesso tempo irrimediabilmente proibito.
Scordatelo Cora. Tu non
stai provando niente. Sii fredda. Sii di pietra.
«Mi fai male.
Faccio io» sbottò all’improvviso. Era una bugia fatta e finita, e ormai non le
importava più che cosa avrebbe pensato il vampiro. Aveva bisogno di porre dei
freni, a costo di risultare sgarbata.
«Come
preferisci» Axel si allontanò, e per Cora fu come ritornare a respirare dopo aver trattenuto il
fiato per ore. Le porse un dischetto di cotone dopo averlo imbevuto con del
disinfettante.
«Pulisci bene la
ferita. Si deve essere riaperta, c’è del sangue rappreso.»
«Grazie» Cora tamponò la ferita, cercando di togliere tutti i
piccoli grumi di sangue che si affastellavano lungo i punti di sutura. «Non ti
da fastidio l’odore del sangue?»
«Non
particolarmente» Axel si strinse nelle spalle. «Se
fossi un Sangre
probabilmente ti avrei inchiodata al muro da un bel pezzo, ma noi Eraclea abbiamo
istinti meno irruenti. Forse perché li abbiamo controllati da sempre.»
«E i Sangre? Cosa mi
puoi dire su di loro?»
Axel si sedette sul
bordo della vasca. «I Sangre
sono l’esatto opposto di noi. La loro vita, la loro ideologia, la loro forza,
tutto il loro essere si basa sulla convinzione di discendere dagli dei.»
«Come i
cristiani?»
Axel scosse il capo.
«Non è un fatto di religione, né di mitologia. È pura interpretazione: è il
loro modo di rivedere la storia della nostra razza.»
«Non è molto chiaro…»
«Ci sono cose
che è meglio non comprendere.»
Cora si guardò
attorno, distratta da un problema imminente. La fasciatura. Detestava l’idea di
chiedere aiuto ad Axel: avrebbe voluto dire averlo di
nuovo vicino, con tutto il carico emotivo che questo comportava. Ma non poteva
fare altrimenti.
Dannazione!
«Hai delle
bende, per caso?»
«Sì, te le vado
a prendere.»
Sparì da qualche
parte nel corridoio, in chissà quale stanza, e tornò qualche istante dopo
reggendo un rotolo di stoffa da fasciature.
«Questa è una
cosa che non puoi fare da sola, lo sai?» le domandò con un tono che
all’orecchio di Cora sembrava mellifluo, come se
avesse intuito quanto la sua vicinanza la turbasse ma non avesse alcuna
intenzione di darle tregua.
Uno stronzo che si finge gentile. Altro che
rispetto!
«Mh.» Si sentiva a disagio. Maledettamente a disagio. Non
aveva più scuse: da sola non sarebbe mai riuscita a fare un bendaggio degno di
tale nome, né poteva chiamare in soccorso Ice. Rimase
ferma, il braccio a mezz’aria in una muta richiesta di aiuto: fai quello che devi.
Axel srotolò la
benda, e cominciò a fasciare la spalla di Cora con
lentezza esasperante. Poteva sentire il suo tocco attraverso il tessuto di
cotone, caldo, leggero, gentile. Era così vicino che avrebbe potuto sfiorarlo
facilmente, se solo avesse allungato la mano.
Se solo…
Parla. Di’ qualcosa, qualunque cosa. Distogli la
mente da lui.
«Non mi hai
detto molto riguardo ai Sangre.»
«Scusa, mi ero
distratto. Come ti dicevo, loro sono convinti di discendere dagli dei: è questa
ideologia che li ha resi ciò che sono. Si sentono superiori, quasi divini, e
ritengono che sia loro diritto omaggiare il loro essere. Qualunque istinto essi
abbiano, qualunque voglia, qualunque desiderio provino non va frenato. Amano il
sangue, amano la caccia, amano lasciarsi andare a qualunque cosa. Cercano
l’eccesso in ogni circostanza si trovino. Non hanno freni. Non ne hanno mai
avuti.»
«Cos’è la
settimana del Sangue? L’avete nominata ieri» ora Cora
era perfettamente attenta ad ogni parola. Pendeva letteralmente dalle labbra di
Axel.
«Sono sette
giorni dedicati al sangue. Più che caccia, potremmo dire che in questi giorni i
Sangre si
danno alla mattanza di esseri umani. La settima notte, chiamata notte del Sabbath, ogni vampiro deve offrire un trofeo alla guida del
clan. Ti lascio immaginare di che genere di trofeo stiamo parlando…»
aggiunse Axel, intrecciando un lembo di stoffa.
«Pensi che siano
stati loro ad appiccare il fuoco e a uccidere mia madre?»
«Posso dire con
sicurezza che non è stato un Eraclea.»
«Non riesco a
capire il motivo per cui l’hanno fatto…» Cora cercò negli occhi di Axel
una risposta qualunque, il più piccolo indizio che potesse aiutarla a dare un
senso a quello che le era successo.
«Non sempre ci
sono risposte per tutte le nostre domande» decretò il vampiro annodando le
bende. «Puoi rivestirti.»
Cora non ebbe
bisogno di farselo ripetere: indossare di nuovo la maglia le diede la sicurezza
di un’armatura, e quel senso di insicurezza ed imbarazzo che provava al
contatto della mano fredda di Axel sulla sua pelle
svanì senza lasciare traccia.
«Ero certa che i
vampiri non si avvicinassero alle abitazioni degli esseri umani. Arrivare
addirittura ad incendiarle, poi…»
«Te l’ho detto:
le cose cambiano. Farai meglio ad abituarti.»
*
«Avete davvero
una bella casa» Ice, seduto sulla poltrona, si guardò
attorno. I due vampiri – William ed Emma, se ricordava bene i loro nomi- erano
accoccolati sul divano, abbracciati come due teneri amanti. Lo guardavano in
silenzio, un silenzio che metteva Ice a disagio.
Una circostanza del
tutto nuova per lui, che aveva sempre conversato con qualunque estraneo come se
fosse un amico di lunga data. Sperava di riuscirci anche questa volta, ma i due
non sembravano particolarmente disposti a collaborare.
«Davvero bella.
Antica. Bella.»
«L’hai già
detto» Emma, con la testa appoggiata alla spalla di William, studiava Ice con curiosità. «Tu sei il tipo che quando è imbarazzato
parla in continuazione, vero?»
Ice si lasciò
scappare una debole risata, per nulla divertita. «Certo che lavori parecchio
con la fantasia, eh?»
«Per niente»
rispose con un sorriso sottile.
«Emma, lascia
stare il ragazzo» William la riprese, accarezzandole i boccoli biondi con
dolcezza. Di qualunque natura fosse il loro legame, quei due dovevano essere
molto uniti: Ice lo capì da ogni piccolo gesto
rivolto all’altro, dagli sguardi che si scambiavano, dalla complicità che
condividevano.
«Allora, voi… state insieme?»
«È più di
questo. Io sono il suo Sire, ed Emma è la mia Puer»
rispose William. Ice lo guardò, accigliato.
«Di che stai
parlando?»
«Accidenti, a
voi cacciatori non insegnano proprio niente!» Emma si mise a sedere, sul bel
volto perfetto un’espressione meravigliata. «Sire, Puer…
Il legame di sangue…» Si aspettava qualcosa da Ice, un lampo di comprensione, un cenno del capo, qualunque
cosa che le confermasse che lui aveva capito.
Ma Ice era sempre più confuso.
«Il legame di
sangue è alla base della relazione che intercorre tra chi vampirizza –il Sire- e chi viene vampirizzato –il
Puer-» si intromise William, decisamente più
indulgente. «È un legame assoluto, fisico e mentale, di completa sottomissione
al Sire.»
«Non solo
questo, Will» Emma fece per aggiungere dell’altro, ma il vampiro la fece tacere
con un cenno della mano.
«Come dicevo è sottomissione,
ma non si tratta solo di questo: solitamente il legame viene percepito come una
sorta di adorazione profonda verso il Sire, anche se possono capitare casi in
cui si provano dei razionali sentimenti ostili verso di lui. In ogni caso,
comunque, il legame previene la possibilità che il Puer
possa far del male al Sire.»
«Non ne è in
grado. Fisicamente, intendo» aggiunse Emma, incapace di tacere. «Attaccare il
proprio Sire è la cosa più innaturale che esista al mondo. Anche progettando di
farlo, è quasi impossibile riuscirci: è come se ci fosse una forza imbattibile
che ti trattiene. Capisci?»
Ice annuì, senza
troppa convinzione. Stava cercando di digerire tutte queste informazioni e di
dare loro un senso, operazione che risultò più complessa di quanto si fosse
aspettato.
«Quindi questo
legame è per sempre?»
Come il matrimonio? La sensazione
che si trattasse di qualcosa di ancora più definitivo lo indusse a tenere per
sé quella domanda.
«In teoria sì»
rispose William. «In pratica c’è stato un unico caso in cui un vampiro è
riuscito a estinguere il legame con il proprio Sire, e penso che non ne vedremo
altri.»
«Caspita… Come si fa per estinguere il legame?» Ice divenne sempre più curioso.
«Bisogna bere il
sangue del proprio Sire e, a meno che non venga spontaneamente offerto,
equivale a fare del male alla creatura che conta di più per il Puer. Lo si attacca, letteralmente.»
«Accidenti! Chi
di voi è il Sire?»
Emma indicò
William, che sorrise. «Io.»
«Capisco» Ice annuì, finalmente a proprio agio. «Invece che tipo di
relazione c’è tra un vampiro e un Ghoul?»
Emma tornò ad
accoccolarsi tra le braccia del suo Sire. I boccoli le incorniciavano il viso,
morbidi e lucidi, e gli occhi si accesero d’amore quando lui le circondò la
vita con un braccio. Ecco l’adorazione di cui parlavano.
«È profondamente
diversa da quella che c’è tra il Sire ed il suo Puer.
Non è neppure considerata un legame, quanto piuttosto un accordo. Anche se devo
riconoscere che è un accordo alquanto importante nella nostra comunità» spiegò
William.
«Intende dire
che essere scelti come Ghoul è un grande onore e
segno di enorme fiducia. L’unico aspetto negativo è che il Ghoul
diventa fisicamente dipendente dal sangue di vampiro –qualunque
vampiro- e se non ne beve regolarmente va in astinenza. Un po’ come voi umani
con la droga.»
«Quindi è per
questo motivo che Axel è così preoccupato?»
Un rumore
proveniente dalle scale gettò la sala in un silenzio pesante, tipico di chi
viene colto in flagrante: Axel era fermo, appoggiato
al corrimano, e scrutava tutti loro con attenzione. Cora,
alle sue spalle, guardava il fratello con espressione di rimprovero.
Bel tempismo, complimenti Ice.
«Sospetto che Cloe sia stata rapita dai Sangre per la notte del Sabbath» Axel scese le scale: la
risolutezza del suo sguardo era così vivida da non poter essere ignorata, ed Ice ebbe l’impressione che tutta quella determinazione
fosse frutto di una certezza, piuttosto che di un semplice sospetto.
«I patti sono
stati violati. Intendo riportarla qua.»
William si alzò,
allontanando da sé Emma con gentilezza, come se fosse un piccolo gattino.
«Pensi che Lakeisha la lascerà libera?»
«Nonostante
tutto sono ancora il suo Sire, Will. Ho ancora una certa influenza su di lei.»
*
Plic.
Plic.
Plic.
Quel continuo
gocciolare era snervante, e non faceva che logorare la precaria pazienza di Cloe. Dopo aver provocato Santiago in tutti i modi che le
venivano in mente era stata rinchiusa in bagno, senza una finestra né uno
spiraglio di qualunque tipo.
Non aveva idea
di quante ore fossero passate da quando era stata lasciata lì, infradiciata e
con un’intera bottiglia di profumo cosparsa sui vestiti. Aveva freddo ed era
stanca come mai lo era stata in vita sua, ma la paura per la sua sorte riusciva
a farle dimenticare la stanchezza.
Appoggiò la
testa contro il muro, seduta nell’unico angolo asciutto del bagno, e si
appisolò. Stava quasi per addormentarsi, quando sentì un rumore forte e
improvviso: era indubbiamente una porta, sbattuta con violenza.
E passi. Passi
veloci, che diventavano sempre più vicini.
Vicini.
Vicini…
Cloe balzò in piedi,
allontanandosi il più possibile dall’ingresso del bagno: pochi istanti dopo
Santiago era lì, gli occhi furenti e il viso contratto in una smorfia rabbiosa.
«Adam me la pagherà» ringhiò, afferrando la ragazza per un
braccio e trascinandola con foga fuori dal bagno. Cloe
si dimenò con il cuore in gola, cercando disperatamente di sfuggire alla presa
ferrea del vampiro.
«Vuoi stare
ferma, per favore?!»
Cloe non aveva mai
immaginato di vedere Santiago così fuori di sé. Non lo aveva mai visto perdere
il controllo in quel modo, neppure quando lei lo aveva sfidato con le sue
provocazioni. E ora, in quello stato agitato, le incuteva paura.
«Chi è Adam?»
«Uno stronzo che
ha combinato un casino. Adesso vedi di collaborare, sono di pessimo umore.»
La trascinò
verso l’ingresso dell’attico, e il panico investì Cloe
quando il vampiro aprì la porta. «Fermo, fermo! Che vuoi fare?»
Santiago alzò
gli occhi al cielo, lasciandosi sfuggire un’imprecazione labiale.
Quando i suoi
occhi incrociarono quelli di Cloe, la mannara ebbe la
sensazione che fargli perdere tempo in quel momento fosse l’ultima cosa da
fare. O almeno, a giudicare dallo sguardo raggelante di Santiago, era una
scelta molto pericolosa.
«Sparire. E tu
con me.»
L’angolo dell’autrice
I
miei pargoli stanno cominciando a fare quello che vogliono, e la cosa devo
ammettere che mi spaventa un po’ XD Avevo intenzione di incentrare questo
capitolo un po’ di più su Santiago e Cloe, ma si
vogliono proprio far desiderare. Uff.
Invece
prendono corpo i nuovi personaggi, Emma e William. Sono curiosa di sapere che
ne pensate di loro. Io li trovo dolci *__*
Ma
veniamo ai consueti e doverosi ringraziamenti: a clodio82, Fante e ryry per avere
inserito Slayer’s tra i preferiti, e giuliettavr89 per averla messa tra le
storie seguite: mi fa davvero felice vedere che così tante persone si stanno
appassionando alla storia! *__*
Invece,
per quanto riguarda i commenti, cominciamo con:
Jennifer90: sai, al di là
di dire le solite cose -sono contenta che, mi fa piacere che, bla bla…- sono davvero felice che
tu abbia notato una maturazione anche a livello di realismo per quanto riguarda
Slayer’s: era l’obiettivo che mi ero prefissata
quando ho deciso di riscriverla, volevo darle maggiore spessore. Insomma,
vedere i riscontri positivi mi appaga, vuol dire che il mio scopo è stato
raggiunto! E adesso le cose verranno man mano approfondite (OGNI cosa. Evviva
la sensualità sottile! XD). Mi spiace solo che non sono riuscita a dare
maggiore spazio a Santy e Cloe
:(
Fante: carissimo,
devo dirti che invece i commenti me li avevi lasciati eccome, e infatti mi
ricordo benissimo di te! :D E siccome è sempre un’emozione ritrovare vecchi
lettori affezionati, ti devo assolutamente dare il bentornato!! Ti capisco, all’inizio
ero molto indecisa se proseguire con la vecchia versione o riscriverla
completamente, e ho scelto quest’ultima opzione perché sentivo la necessità di
renderla più credibile, pur mantenendo immutati i personaggi di base. Anche se
non ti nascondo che sono ancora molto affezionata alla prima versione, quindi
credo che le tue perplessità siano più che comprensibili ^__*
Clodio82: amoreeeeeeeeeeeee
*O* sono contentissima di sapere che ti è piaciuta così tanto la storia, davvero!!
E da una parte non vedo l’ora di pubblicare l’antefatto, perché scommetto che
ti appassionerà anche di più *__*
Anche
per questo capitolo siamo giunti alla fine. Vorrei tanto dirvi che il prossimo
lo troverete martedì prossimo, ma dopo domani comincio i corsi all’università e
in più ho anche danza, quindi può darsi che l’aggiornamento slitti di alcuni
giorni. Io però vi prometto solennemente che farò di tutto per postare appena
possibile.
Brin