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Autore: Ellie_x3    02/10/2009    2 recensioni
Sogni. Quando l'infinito si desta e dice al finito cosa deve essere.
Incubi. Quando paura, dolore e amore diventano un'unica cosa e anche il dettaglio più assurdo sembra importante. Quando tutto inizia a girare troppo velocemente.
Esseri umani, mezzo-demoni e demoni. Saranno poi così diverse le loro speranze nascoste? Nel momento di massima sincerità si manterranno anche le loro distanze?
Una serie di Shot totalmente sperimentali sui Sogni, una per ogni personaggio di Inuyasha.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Gelida Luce
Kagome Higurashi-
Mad
girl




Dove sei, che canti la tua canzone per me?
Le mie orecchie non lo percepiscono più, ma c’è l’eco di un battito di cuore instabile.
Persino la mente sembra dormire.
La frenesia che mi rimane addosso non mi permette di ricordare.
Quando guardo tra le ombre del vuoto sfocato, vedo i colori freddi della realtà.
[The Gazette-Chizuru]

Occhi chiusi.
Kagome si era appena coricata- finalmente nel suo bel lettino, finalmente con i confort dell'epoca Heisei, finalmente dopo aver fatto uno straccio di bagno- nella sua cameretta.
Una camera meravigliosa...per una bambina di sette anni.
Tuttavia non aveva ancora trovato il tempo di rimodernarla, adattandola alla sua età attuale. Poco male, magari si sarebbe fatta aiutare da Inu Yasha, pensò soffocando uno sbadiglio.
Ora però aveva solo sonno e certe questioni non le interessavano.
Gli sembrava di non tornare da secoli. E invece era lì, a casa, sola con la sua stanchezza.
Aveva bisogno di dormire, possibilmente di fare tanti bei sogni.
Ma da quando i sogni seguono il nostro volere?

Storse le labbra, con gli occhi fermi sul foglio.
Bianco.
Vuoto.
Solo alcune frasi in nero, stampate al computer, campeggiavano su quella carta immacolata.
Kami-Sama, che roba è questa?- si chiese, schifata, scorrendo velocemente le varie domande.
Trigonometria.
Che funzione pratica aveva studiare trigonometria? E ancor più a cosa le serviva fare un compito?
L'aiutava a uccidere i demoni? No!
A trovare i frammenti della sfera dei quattro spiriti? Ovvio che no!
Sarebbe potuta andare avanti per ore: purtroppo ne aveva solo una per riconsegnare quel foglio -per il momento vuoto- risolto, ordinato e possibilmente corretto.
Quindi sospirò, facendosi forza. Insomma, aveva affrontato di peggio, no?
Poggiò la punta della biro blu sulla carta, ritirandola immediatamente come se quell'unico puntino d'inchiostro scuro fosse un errore tremendo.
“Così uscirò pazza, e non va bene.” considerò esasperata, passandosi una mano tra i capelli. Non poteva continuare così per il resto dell'ora e consegnare in bianco.
Sembrava non riuscire ad alzare gli occhi, però: quel bianco la risucchiava. La ipnotizzava.
Nella sua mente frullavano un centinaio di formule che sapeva essere perfettamente inutili per il primo problema.
Il secondo nemmeno riusciva a capirlo.
Le domande di teoria, un disastro.
Non sapeva rispondere a nulla, nonostante avesse studiato tutta la sera precedete.
Dannazione a Inu Yasha che l'aveva deconcentrata con le sue entrate inutili.
Dannazione all'epoca sengoku che non le lasciava mai il tempo di studiare.
Dannazione a Naraku che comprometteva pure la sua media scolastica, oltre che tentare di uccidere lei e tutti i suoi amici.
Sarebbero dovuti sparire, tutti quanti: almeno avrebbe potuto stare in pace, avere una vita normale, studiare e uscire con le amiche. Poter stare con un ragazzo senza avere come rivale una bellissima sacerdotessa non-morta. 
Purtroppo per lei non era così.
Toc
Quasi nemmeno si accorse della cosa che cadde sul suo banco: una minuscola pallina di carta che planò davanti ai suoi occhi.
Un bigliettino.
Lo prese tra le mani, facendo attenzione che il professore fosse voltato per non farsi scoprire, e lo aprì piano. Curiosa.
Vi diede una scorsa, ma sbattè le palpebre, credendo di aver letto male. Di sicuro quell'assurda frase si doveva leggere in un altro modo.
Doveva per forza avere un altro significato, perché così com'era era assolutamente priva di qualsiasi senso.
“ Carina la maglia”. C'era scritto carina la maglia!
Chi era il benemerito idiota che durante un compito scriveva certe diavolerie, invece di pensare a risolvere il proprio test?
Kagome alzò le spalle, esasperata, voltando un poco la testa per cercare di capire chi le avesse giocato quello stupidissimo tiro.
E rimase lì. Come una cretina, girata -ignorando bellamente il professore che, dal canto suo, non faceva una piega- a fissare una persona seduta pochi banchi dietro di lei.
Non era possibile.
Aveva i capelli lunghi e argentei. Ed era un ragazzo.
La fissava con due occhi d'ambra colata, divertiti.
E aveva un paio di odiose orecchiette triangolari in testa.
Ma non poteva, non doveva essere Inu Yasha. Perché quel mezzo demone iper-geloso e rissoso la aspettava scodinzolando dall'altra parte del pozzo!
E non portava la divisa scolastica. Inoltre non era certa che sapesse tenere in mano una penna senza spaccarla a metà.
Doveva esserci un errore. Forse se l'era sognato.
Chiuse gli occhi per qualche istante, convinta che, una volta riaperti, si sarebbe ritrovata a guardare un normalissimo ragazzo giapponese della sua classe.
Magari si era accorta solo adesso di lui e poteva assomigliare vagamente al mezzo demone
Invece no.
Riaprì piano prima un occhio, poi l'altro. Così lentamente che la luce della classe le fece male.
Quel che vedeva era esattamente uguale a prima.
Nessun dettaglio era cambiato: nemmeno l'espressione del giovane.
Inu Yasha era ancora lì, che la fissava con quella luce maliziosa negli occhi ambrati e un sorriso sghembo tutto rivolto a lei.
Sembrava invitarla ad avvicinarsi. Quasi per provocarla si portò la penna alle labbra con gesti lenti, misurati. Tutto ciò le dava, però, un'idea di spudoratezza che mai avrebbe pensato di poter accostare a quella persona.
Quel sorriso, quelle mani, quegli occhi le lanciavano un richiamo. Era inutile negarlo.

Così si alzò.
Voleva avvicinarsi.

Non sapeva nemmeno lei perché. Ed era pure nel bel mezzo di un test, per la miseria!
Andava contro ogni regola.
Si voltò, cercando il bigliettino che aveva lasciato sul banco. Sparito.
E, per inciso, era sparito tutto.
Magicamente, nello stesso istante in cui lei se ne era dimenticata foglio, banco, classe e professore erano spariti.
Eclissati.
La scena era cambiata attorno a lei e non se ne era nemmeno resa conto.
C'erano solo lei e il mezzo demone, imprigionati nelle quattro mura spoglie di una scuola che più che un liceo sembrava un manicomio. C'erano tavoli e qualche fascicolo era appoggiato su di essi, forse dimenticato da un professore di chimica.
Le sembravano più che altro cartelle cliniche scordate da uno psicologo distratto.
Ignorandole, comunque, si avvicinò a Inu Yasha, che ancora non distoglieva lo sguardo da lei. E accanto a lui, venuto da chissà dove c'era Miroku. Il monaco.
Altra persona che doveva stare al di là del pozzo.
E, Dio, anche lui indossava abiti moderni!
Davvero, tutto ciò era troppo strano.
- Inu Yasha, che ci fai qui? Miroku?
Le costò tanto -troppo?- dire quelle parole. L'aveva sottoposta a uno sforzo immane.
Forse solo psicologico, o fisico, o tutte e due. Non riusciva a capirlo.
Il monaco alzò un sopracciglio, scambiandosi un'occhiata d'intesa con l'hanyou. 
Sentiva la tensione impadronirsi di lei; Non capiva perché. Lo sentiva e basta.
Era sufficiente per farle perdere il controllo.
- Kagome.-
Fu tutto quello che disse l'hanyou, con il tono esasperato di chi parla ai bambini capricciosi che non vogliono saperne di imparare l'alfabeto. Odiava quando qualcuno le parlava così, eppure...eppure ora le faceva solo una gran pena.
Pena per se stessa?
Non solo.
Socchiuse le labbra, cercando qualcosa di serio da dire. Voleva chiedere loro il perché di quella situazione assurda, ma non ci riusciva.
Era la domanda sbagliata. O era quella giusta.
Sapeva che la risposta le avrebbe fatto paura, in ogni caso, qualsiasi cosa le avrebbero detto.
Non riusciva ad urlare. Però lo desiderava.
E ancora di più quando, guardandosi le mani in un tic di riflesso che aveva fin da bambina, vide di non avere più la divisa scolastica, ma una immacolata tunica bianca che le arrivava fino ai piedi.
Non un vestito bianco.
Non un completo da angelo.
Uno di quei camici che aveva visto nei film horror per i malati mentali.
Soffocò un grido, terrorizzata, e rivolse l'ennesimo sguardo ai due uomini che la guardavano come se si aspettassero da lei chissà quale atto di pazzia.
Ma qualcosa era cambiato. Non c'era più la curiosità negli occhi castano scuro della ragazza.
Lo stupore di prima era sparito.
Solo terrore. La muta richiesta d'aiuto rivolta a due amici che non dovevano essre lì e per fortuna c'erano.
Accanto a lei.

Sicura, Kagome, che sia una buona cosa?

Mosse un passo verso di loro, un altro e uno ancora dopo di quello. Le risultava tutto così strano.
L'inquietudine era come vento freddo che prima le aveva avvolto le mani, le braccia, il petto.
Temeva il momento in cui sarebbe arrivata alla testa. Al cervello.
Allora sapeva che sarebbe completamente impazzita.
Pazza.
Parola che gravava su di lei come un macigno, etichetta indelebile che leggeva riflessa negli occhi dei compagni.
Pazza.
Pazza.
Pazza.
Pazza!
Non lo era.
O sì?
Quel dubbio, velenoso, spaventoso, gelido come vento nordico le attraversò il corpo come una scarica elettrica.
La scosse come un fulmine.
Non lo era, no. L'avrebbe dimostrato: se non a quei due zucconi, almeno a qualcuno che l'avrebbe capita.
- Scusate ma...Sango?-
Le rotolò fuori dalle labbra incontrollata, la domanda ingenua di chi cerca un sostegno su cui poter riporre un minimo di fiducia. 
E sapeva, credeva, sperava...no, era convinta che Sango le avrebbe creduto.
In ogni caso.
Lei era sua amica.
Gli occhi di Miroku sembrarono spegnersi, soffocando la luce azzurra di vitalità ed energia in spire di pesante rassegnazione.
- Kacchan, quante volte te lo dobbiamo dire? Questa tua “Sango” non esiste.-
Sbarrò gli occhi.
Impossibile: Sango era viva! Era stata sempre accanto a lei!
Non poteva essersi inventata una cosa del genere.
Non era mica scema! E neanche matta.
Già...matta...
Quand'è che una persona perde la ragione?

Qualcuno è pazzo quando si inventa le cose. Le immagina.

Scosse la testa, con tanta violenza da senitre male al collo. Credeva sinceramente che se lo sarebbe spezzato, e allora forse avrebbe finito di soffrire.
Lei non aveva inventato Sango, comunque.
Ne era sicura.
-Voi non capite.- ribatté, stringendo i pugni -E' chiaro che Sango esiste: esistete voi! Non può non esistere lei!
Rivolse un'occhiata supplichevole a Miroku, con il labbro inferiore che tremava piano: stava per piangere.
- Tu la amavi! Facevi la corte a tutte ma in fondo volevi lei, no?-
Lo vide scuotere le spalle con noncuranza, un sorriso compiacente stampato sul volto perfetto.
E la risposta dell'uomo fu fredda come neve. 
- Non so di cosa tu stia parlando, Kacchan., Davvero, non ho mai conosciuto nessuna Sango. E neanche tu.-
Inchiodata, sentì il sangue che le si ghiacciava nelle vene.
Era davvero qualcosa che andava oltre la sua sopportazione. Cominciava ad urtarle seriamente i nervi.
- Kagome, amore, guardami: non esiste nessuna Sango fra le tue conoscenze, né nessuna cacciatrice di demoni. I demoni non esistono, e nessun pozzo può portare nel sengoku.-
La voce di Inuyasha era morbida, gentile. Se si sforzava poteva sentirla come una carezza sulla pelle, sebbene coperta da quella vomitevole tunica bianca.
Ma quel tono dolce aveva un retrogusto tanto amaro che Kagome odiò quella voce. Il disgusto era tale che la ragazza ignorò anche l'epiteto che il mezzo demone aveva usato.
E senza nemmeno accorgersene si trovò ad odiare tutto l'uomo che le stava davanti e la guardava con stampata una domanda ben precisa nella mente. E quella domanda era: quand'è che è cambiata così?
Le dedicò un sorriso  bellissimo.
- E' impossibile.- aggiunse con pazienza.
Rabbia.
- Non è vero!- urlò lei, senza nemmeno accorgersi del tono di voce spropositamene alto che aveva usato. Le era venuto naturale.
Iniziava ad agitarsi. E parecchio, anche.
Sentiva spasmi salirle alla gola e bloccarle il respiro.
Urlare: sì, voleva urlare contro quei due uomini che non cercavano di capirla. Scommetteva che nemmeno ci avevano provato, a entrare in quel maledettissimo pozzo!
Non la capivano.
Stupidi.
Stupidi.
Lei aveva ragione, sì, ne era convinta.
Erano loro a sbagliare. Non cercavano nemmeno di capirla.
Erano cattivi.

I matti vogliono sempre avere ragione, e fanno i capricci. In fondo, non si dice “ai pazzi bisogna sorridere e annuire”?

Ferma. Rimase ferma.
Le sembrò che il tempo le scorresse davanti, secondo dopo secondo, senza toccarla.
Era lì.
Pazza.
Come dicevano Inu Yasha e Miroku.
Sango non esisteva.
Il sengoku era un parto di una adolescente annoiata.
Tutta la sua vita era una bugia.
E l'aveva costruita lei. Lei si era messa in testa quell'orrido, grottesco teatrino.
Era colpa sua.
Non aveva scusanti: com'era possibile amare ancora una persona come lei?
Falsa innocentina, viziata, egocentrica, che vedendo che l'interesse nei suoi confronti calava aveva inventato tutto, facendo più male a se stessa che agli altri?
Imperdonabile.
E come in un brutto sogno risentì la sua voce constatare, con naturalezza inquietante, quella che sembrava una vita fa

“Così uscirò pazza. E non va bene.”



Autor's note:
Ragaaaaaaaazzi Salve! XD me è tornata con il secondo capitolo, che sarà l'ultimo prima di partire per Stoccarda per una settimana!!! Speriamo di sopravvivere sia al viaggio che alla verifica di matematica di domani O.o Beh ma suvvia questo non c'entra!
Grazie mille per i commenti, mi hanno fatto tutti molto piacere. Sarei felice di sapere anche come vi sembra questo cappy: l'incubo stra-inquietante della nostra Kagomina xD Avrà mangiato pesante? ò.ò
Ma passiamo ai ringraziamenti ù.ù

Chandrajak: Salve Telekei! La ringrazio per il commentone, è stato preciso, esauriente e molto soddisfacente! XD anche se penso di non meritarmi un 4,5, ma un 2! ù.ù Comunque, davvero, accie anche per il betaggio di questo capitolo che, senza la tua idea, non sarebbe mai nato.
Un bacione!

Fast: Grazie mille per il commento! Sono felice che ti piaccia la ff e che tu non abbia trovato Ooc Inu-chan. Spero che apprezzerai anche questo capitolo. ^^

Dance of death: OMG! Quando ho visto il tuo commento sono andata in crisi! Sono lusingatissima che una scrittrice così brava apprezzi la mia modesta ficcyna! *.* Davvero! Mi hai resa felicissima!
spero che commenterai anche questo, così mi dici se ti è piaciuto ^^ *me scodinzola felice*

Chocola92: grazie mille, Chocola! Spero che ti piaccia anche questo capitolo e ti confesso che sapere che ti piace come scrivo mi ha lusingata molto. Un bacio e spero di sentire i tuoi pareri anche su questo ^^

Kirarachan: Ciao! Wow, che commento, mi hai fatta arrossire ^\^
Beh comunque Favole è Favole: un miracolo letterario-artistico u.u E poi i vampiri sono creature talmente belle xD
Anyway, mi fa davvero piacere che ti piaccia la fic, spero che anche questo capitolo ti piaccia :)




   
 
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