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Autore: Iryael    03/10/2009    1 recensioni
Il Faro di Aelios, il santuario maggiore dedicato al dio del sole, è infestato da uno spirito che rapisce i sacerdoti lasciando le loro stanze piene di fuochi fatui. Riuscirà Arashi, scacciademoni di professione e Mezzodemone egli stesso, a risolvere la faccenda?
Genere: Azione, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Tales of Pangea'
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:: I ::
Mires e Jekar
I
l Santuario di Inti era un posto davvero magnifico. Immerso nel verde ai piedi dei Monti Jawas, svettava verso il cielo con i suoi sedici obelischi di cristallo rosso, disposti secondo i punti cardinali. Sulla cima di ciascuno, un angelo dorato reggeva un disco con il simbolo di Aelios e lo volgeva verso la direzione in cui guardava. Più in basso, internamente al cerchio formato dalle torri, una cinta muraria circolare di un caldo ocra racchiudeva le stanze dedicate al culto e dei sacerdoti che onoravano il dio.
Ma al Faro di Aelios – così com’era chiamato il Santuario di Inti – le cose ultimamente non andavano come dovevano. I sacerdoti, soprattutto quelli più giovani e con minor forza spirituale, sparivano misteriosamente dalle loro stanze poco dopo la terza funzione, quella del tramonto, e le stanze in cui gli scomparsi alloggiavano venivano trovate piene di inquietanti fuochi fatui.
 
Quella sera, dopo la terza funzione, il novizio Mires scese le scale che dal piano terreno – dove si svolgevano le funzioni – portavano al piano interrato, dove alloggiavano i novizi. Non era solo: con lui c’era suo fratello maggiore Jekar, un altro novizio, come ordinato dal Gran Sacerdote. Da quando era sparito l’ultimo novizio, il quarto della serie, il Gran Sacerdote aveva disposto che nessuno girasse per il Santuario privo di scorta.
A differenza di Mires, però, Jekar camminava eretto, pronto ad affrontare qualunque demone gli si fosse parato davanti.
«Andiamo, Mires, non puoi nasconderti dietro la mia tunica!» disse, dopo aver dato un’occhiata veloce al fratello, alquanto inquieto.
«Non mi sto nascondendo...» biascicò Mires.
«Come no! Allora chi è che mi stringe convulsamente la manica?» incalzò Jekar.
«Non capisco come fai» rispose l’altro per cambiare discorso «A te non fa paura questa storia dei fuochi fatui? Non pensi mai che oggi possa essere il tuo giorno?»
«Ehi! Non portare jella!» sbottò il primo «Certo che ci penso, per questo mi sono premunito delle formule di terzo livello. Qualunque demone o spirito infestante si troverà di fronte ad una bella sorpresa» aggiunse con sicurezza.
«Terzo livello? E...basteranno?» chiese Mires.
«Spero di sì» rispose sorridendo Jekar «Su cinque livelli, il terzo dovrebbe fornire un buon grado di protezione, no?»
«S-sì...»
«Bene» fu la risposta soddisfatta di Jekar «Con tutta la fatica che ho fatto per imparare a recitarli, devono funzionare»
Svoltarono alla terza traversa del corridoio principale e proseguirono fino in fondo, giungendo innanzi a due porte poste l’una di fronte all’altra
«Ehi, non ti preoccupare troppo. Piuttosto, dopo portami i volumetti che hai che finiamo di vedere l’organizzazione per quella faccenda di Felt Dasken» disse Jekar, prima di entrare nel suo alloggio. Mires annuì ed entrò nel suo.
Non appena il giovane ebbe chiuso la porta alle sue spalle, sentì l’inquietudine aumentare. Eppure nel suo alloggio non c’era niente fuori posto: il letto era fatto, la cassapanca non aveva segni di rimaneggiamento...passò una mano tra i corti ricci rossi, confuso.
«Devo smetterla di pensare male...non c’è nessuno qui» si disse «Piuttosto, sarebbe meglio che andassi a parlare con Jekar per quella faccenda...» mormorò. Prese alcuni volumetti dal comò e li scorse rapidamente.
«Jaren...»
Il ragazzo si zittì, ripensando a quanto aveva detto.
«Uh? Ho detto Jaren? Devo essermi sbagliato...no no, devo andare da Jekar, adesso vado...» continuò, rimettendo un paio dei volumetti che aveva in mano dove li aveva presi.
«Jaren...dov’è?»
Mires si bloccò. Non aveva parlato lui...
«...Dove lo avete relegato?»
Non era stato più di un sussurro al suo orecchio, eppure gli aveva gelato il sangue nelle vene. Si voltò lentamente, trovandosi di fronte ad un volto spettrale, di quel pallore tipico dei cadaveri, contornato da una chioma di capelli scuri e lisci.
In preda al panico, annaspò. Lo spirito si irritò non poco a quella mancanza di risposta.
«Dimmelo, Umano!»
Ma Mires, con le pupille dilatate per la paura, gridò con quanto fiato aveva in gola. Lo spirito lo guardò con occhi pieni di rabbia, afferrandolo per il bavero della tunica, intimandogli con lo sguardo di rispondere. Il ragazzo smise di urlare.
«Io...Io non lo so! Non so chi sia! Non lo so! Non lo so!» disse, tentando inutilmente di allontanare lo spirito dal suo corpo. La presa dello spirito era reale e solida, ma le mani del novizio sembravano attraversare del fumo quando sfiorava lo spirito.
«Menti!»
In quel momento, la porta si aprì e Jekar fece irruzione nella stanza.
«Mires!» chiamò, ma non poté fare a meno di urlare alla vista dello spirito «Aah! Una Yurei!»
«Eccone un altro!» sibilò lo spirito «Sacerdoti infami ed ipocriti!»
 Jekar puntò la mano verso l’anima e cominciò a recitare una formula. La recitò velocemente, cercando di non incespicare nei suoni sibilanti, e mentre progrediva una catena di fumo argentato fuoriusciva dal suo palmo e si allungava verso lo spirito.
La Yurei non attese che la corda evocata dal novizio la rispedisse negli inferi e, sempre senza mollare la presa su un Mires terrorizzato, evocò le sue Blazing Chains: dal pavimento si alzarono cinque catene di fuoco puro che si lanciarono contro Jekar. Questi, preso dalla recitazione e impedito dalla veste, non riuscì a schivarle. Cercò di ignorare il dolore che quelle catene gli stavano causando e di continuare a recitare la formula ma ben presto il collo, i polsi e le caviglie, dove si erano arrotolate le catene evocate dallo spirito, cominciarono a fare troppo male per continuare a recitare. La Yurei se ne accorse e, scaraventato con foga Mires contro la testiera del letto, si lanciò su Jekar, sfoderando una spada che sembrava fatta di fumo con cui tranciò di netto le funi mistiche del novizio.
«Non osare, tu!» gridò lo spirito.
«Non osare te!» sentì gridare dalle sue spalle. Quando si voltò trovò Mires che, lacrimoni a parte, faceva ruotare tra le mani un bastone con fare esperto «Non toccare mio fratello!»
La Yurei ghignò.
«Tuo fratello, eh? Sarà un’ottima vittima per contraccambiare Jaren!»
Jekar gridò per il dolore causatogli dalle catene.
Mires saltò sul letto e, da lì, si scagliò sulla Yurei con il preciso intento di colpirla, ma lo spirito fu più veloce di lui e gli scagliò addosso le Blazing Chains, che lo riportarono a terra con un tonfo e con un certo odore di carne bruciata.
Ridendo malignamente, sparì in un turbinio portando con sé Jekar. Dopotutto, il nuovo arrivato sembrava più informato del fratellino.
«Fra...fratello! Nooo!» e proruppe in un urlo di dolore per le catene dal calore insopportabile.
Prima di svenire per il dolore vide una serie di fuochi fatui accendersi nell’alloggio.
Poi il dolore e l’oblio lo presero prepotentemente.

 

   
 
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