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Autore: ClaudiaSwan    04/10/2009    9 recensioni
L’amore è sempre
pronto a resistere a qualsiasi tempesta… La morte è una tempesta abbastanza
forte da spazzarlo via? no… non per me… altrimenti non sarei qui…ma l’amore è
anche pronto sul serio a rinnovarsi e a far spazio a nuovo amore?

La certezza degli
occhi di Robert fissi su di me mi fa sperare di si. Che l’amore nuovo si
affianchi a quello vecchio senza coprirlo mai.

Robert.
Alessia.
Lui inglese, lei italiana. Lui attore sulla cresta dell’onda,
lei aspirante fotografa di successo. Lui tradito dalla sua ragazza, lei
innamorata di un angelo.
Lui che non ha idea di cosa sia veramente l’amore perché non
è mai stato veramente innamorato e lei che di questo sentimento sa tutto, anche
la parte più dolorosa.
Alessia e Robert vivono due vite completamente diverse,
hanno sogni completamente diversi, esperienze totalmente diverse. Eppure hanno
un punto in comune: Mattew Holsen, un nome che per tutti e due significa
tantissimo. E sarà proprio lui a metterli insieme, a far combaciare due anime
completamente differenti ma bisognose di sentimenti forti e veri, a mettere in
discussione le certezze più profonde e radicate in loro, a fargli scoprire che
sono due pezzi di un unico puzzle e che l’incidente stradale che li ha fatti
incontrare… non era altro che il destino che bussava alla loro porta cercando
di essere ascoltato.
Una storia in due pov, che amo e che cresco come un figlio. Ho
cercato di rendere Robert più possibile vicino a come penso sia nella realtà,
prendendo spesso spunto da fatti veri della sua vita ma prendendomi anche delle
piccolissime licenze poetiche. Questo è il mio Robert.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'ubi tu Gaius, ibi ego Gaia'
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capitolo 8 Allora! bene!!! finalmente avete ascoltato il mio appello!! non siamo arrivati a 9 recensioni, ma almeno a 8 siamo ritornati! scusate se insisto su questo fatto è solo che è gratificante leggere i vostri commenti, soprattutto dopo che si fa l'impossibile per scrivere i nuovi capitoli bene ma in tempi record e quando si entra nel panico più totale quando manca l'ispirazione.
comunque sono felicissima di notare che il numero dei preferiti e delle seguite aumenta! grazieeeeeeeeeeeeeeee!!!!
A tal proposito, voglio fare una piccola deviazione sulle mie altre due ff dicendovi che il Saint Katrine, per il momento è in un periodo di stallo perchè so prefettamente la fine ma voglio arrivarci nel modo giusto. Al momeno non vi viene in mente come scrivere il continuo. abbiate pazienza.
per quanto riguarda invece "quando tutto accade", ancora qualche giorno e posterò il capitolo. E' un pò lungo da scrivere :P senza contare che l'ispirazione per questa ff galoppa, che mi devo concentrare a scrivere qualcosa per il contest e che tra le altre cose dovrei studiare.
va beh.

 recensioni:
sweetcherry:  quello sull'originalità è un complimento che fa ancora più breccia nel mio cuoricino! in confronto i complimenti sul mio modo di scrivere mi lusigano si, ma non quanto questo. Volevo proprio scrivere un qualcosa di diverso rispetto alle altre storie!

winniepoohina:  diciamo che la canticchiata di Matt è stata un lampo di genio! :P a volte me ne esco con questa cazzate, le mie sorelle lo sanno bene. va beh! almeno sono felice del fatto che queste mie uscite facciano ridere!

lisettola: parlando con winnipoohina di cazzate, quella dello strafigo addormentato è stata un'altra delle mie. sono un caso patologico!

sorellina mia deb: tutte scuse!!! prima mi rompi che non aggiorno e quando lo faccio ti dimentichi di me! che sorella snaturata! :P va beh va... per una volta ti posso perdonare sciagurata! per la moto....dovrai attendere...non te ne do più anticipazioni! :P anche perchè ancora non so bene cosa verrà fuori.

satyricon:  si si si ...direi che hai proprio ragione! Matt è davvero un mito e Rob...ah...io mi sarei sciolta se lo avessi trovato sul divano di casa mia solo con i pantaloncini. ora corro all'anagrafe e mi faccio cambiare il nome!! voglio essere alessia!!! o almeno avere la sua fortuna...mi accontento :P

ely_leyton: che dire? BENVENUTA! mi ha fatto molto piacere la tua recensione e spero che continuerai a recensire anche per i capitoli avvenire!

Fierons: ma daiii! non sentirti in colpa!!! :P sei sempre qui a commentare i miei deliri se qualche volta non puoi non fa nulla. cioè non nel senso che non mi importa anzi! solo nel senso che può capitare :)) sono felice che quel capitolo ti sia piaciuto. leggi questo e poi dimmi :)

mikki: e lo so ...Matt è Matt. per le altre storie...l'ho detto sopra... la pov di Edward per quando tutto accade è in via di scrittura. infatti è solo la mia pov che è già pronta e finita. a onor del vero dovrei riscriverla perchè come prima stesura è un pò infantile. cioè...si vede che è stata la prima cosa che ho scritto in tutta la mia vita. però mi ci sono affezionata. l'idea della pov di ed mi è venuta di recente e il suo sarcasmo richiede una giornata positiva alle spalle per essere scritto.
vedrò comunque di fare il possibile :)




Robert pov: you and me

Non so più cosa pensare. Forse pensare non è nemmeno la cosa più intelligente da fare in questo frangente. Forse questa è una di quelle situazioni che bisogna semplicemente accettare senza chiedersi il perché.
Decido di lasciar perdere il tono di voce con cui Matt ha gridato ad Ale per le scale. Era una cosa loro, almeno finchè nessuno dei due me ne avrebbe reso partecipe.
Seguo Alessia giù di corsa per le scale, sicuro del mio travestimento (capirai! Un codino alla base del collo, un paio di occhiali diversi e un tatuaggio finto. Sono un vero e proprio trasformista), e la raggiungo. Sul viso ha ancora un’aria strana, non riesco a definirla. Si infila i miei occhiali da sole e mi sorride. – Allora sei proprio deciso per lo shopping oggi?- mi chiede alzando un braccio per fermare un taxi.
- non è che sono deciso. È che ne ho proprio bisogno!- le rispondo già pentendomi di averle chiesto di venire a far spese con me. Odiavo andare a comprarmi vestiti e principalmente per due motivi: il primo era che non potevo prendermi il tempo di guardare veramente cosa mi interessasse dato che le commesse ed eventuali clienti del negozio indirizzavano le lo sgradite attenzioni alla mia personcina. Io mi sento fortemente a disagio quando sono al centro dell’attenzione.
Secondo motivo, non mi interessa per niente la moda. Per me una maglietta e un paio di jeans sono più che sufficienti. Magari con un cambio, è chiaro. Però, seriamente…non credo di avere nemmeno così tanto buon gusto. Da quando la mia carriera è cominciata, poi, ho scoperto quelle fantastiche camice di flanella da boscaiolo a quadrettoni che sono una vera meraviglia. Insomma, una di quelle, una maglietta e un paio di jeans e che altro?
Quando mi facevano mettere la cravatta per me era quasi un incubo. Non che non mi piacesse, ma non è bello quando il servizio in camera dell’albergo ti porta la sacca con dei vestiti che una perfetta sconosciuta ha riempito senza che tu abbia aperto bocca, dicendo di averli scelti appositamente per te.
Già è abbastanza grave il fatto che a ventiquattro anni mi debbano vestire gli altri, se poi aggiungiamo che gli abiti che mi rifilavano hanno addosso l’odore del nuovo…
Non mi fraintendete, non è che puzzano. Quando andate a comprare qualcosa di nuovo in un negozio, sulla stoffa non sentite l’odore dell’imballaggio? Io voglio sentire quello dell’ammorbidente di casa! Sono un mammone ridicolo, lo so , lo so . Vi prego non giudicatemi male per questo, ma mettere della roba nuova mi faceva sentire più un manichino che un ragazzo normale.
- sai che non è vero! L’armadio di Matt è tutto tuo Rob – dice salendo sul taxi, dopo che io le avevo aperto la portiera.
È vero. Mi aveva offerto l’intero armadio di Matt, ma non mi osavo prendere qualcosa in più dei vestiti che avevo addosso. La sentivo come una violazione. Non perché il mio amico non mi avrebbe prestato mai un paio di jeans, ma trovavo sconvolgente quanto ancora Matt fosse presente tra quelle quattro mura, come se Alessia sperasse che il fatto che il suo essere angelo fosse solo una fase transitoria. Persino gli spartiti sul pianoforte erano come lui li aveva lasciati, con tanto di pentagrammi scarabocchiati e depennati, mezzi stracciati che poi erano stati recuperati.
Non volevo cancellare il suo profumo con il mio da quei vestiti. Credo che lei ne avrebbe patito prima o poi.
- lo so – taglio corto seguendola nell’abitacolo.
- dove vi accompagno?- ci chiede il tassista.
- 22 Cortland Street, per favore – dice Alessia mettendosi comoda sul sedile. Cioè Manhattan. Mi voleva uccidere?
- Ale, che ne dici di andare da qualche altra parte? – le chiedo a ‘mo di supplica. Ti prego Ale, tutto tranne un outlet! Non mi sento mai a mio agio con un Armani addosso, figuriamoci con un Cavalli, un Prada o un Ferragamo! Persino la Nike a momenti mi mette in soggezione. Ma qualche bel grande magazzino, o magari un negozio dell’usato no? l’Abercrombie non andava bene lo stesso?
- fidati di me, almeno tu, Robert. Matt non mi dava mai retta in queste cose. Giuro che non ti farò comprare nulla di ciò che non vorrai – dice con un mezzo sorriso di preghiera rivolto a me.
Inizio ad adorare quel mezzo sorriso che le tira le labbra piene e rosee.  Era incredibile quando fosse bella pur valorizzandosi il meno possibile. Una ragazza come lei dovrebbe andare in giro obbligatoriamente con tacchi e vestitini, ma lei preferiva polo, jeans e all star. E non mettersi nemmeno un filo di trucco. Perfetta.
Il mio mondo era pieno di ragazze che non facevano altro che pensare alla propria immagine, al lato migliore da mostrare per le foto, alla linea… Alessia aveva fatto incetta di pancake quanto me quella mattina, senza bisogno di pesare sulla bilancina i grammi e le calorie di ogni singolo boccone.
Mangiava con le mani. Ero affascinato da come con il pollice e l’indice raccogliesse il boccone e lo facesse sparire tra le labbra, su cui dopo passava la lingua con una delicatezza e una dolcezza che mi mandavano fuori di testa. Il modo in cui chiudeva gli occhi mentre assaporava…Non c’era nulla di volutamente provocatorio nei suoi gesti. Nemmeno nel modo in cui si scopriva il collo dai capelli e se li appoggiava su una spalla.
Incredibile. Non mi ero mai soffermato in vita mia a studiare così attentamente i movimenti di una donna, ma con lei era…inevitabile. E mi vergogno come un ladro. Quella è la ragazza del mio migliore amico. Off limits.
Cerco in tutti i modi di ignorare il fatto che i bottoncini della sua polo bianca e gialla siano aperti e che io intraveda il bordino del suo reggiseno bianco e mi concentro sul poggiatesta del sedile del passeggero di fronte a me. Sono certo di poter dire che ha quattro sfumature di tonalità di verde nella sua trama a piccoli rombi. Per arrivare a questa consapevolezza, però, non ho ascoltato con grande attenzione le parole di Alessia, che mi descriveva il possibile giro di negozi che avremmo dovuto fare.
Dopo circa venti minuti di assoluta concentrazione, più che necessaria per evitare spiacevolissimi incidenti con il cavallo dei miei pantaloni, pago la corsa prima che possa farlo lei e le tengo la portiera aperta per farla scendere, esattamente davanti al mio incubo peggiore: il Century 21. Un outlet. Cioè firme. Già mi viene l’orticaria.
Secondo me, la scienza dovrebbe intraprendere un vero e proprio studio sulla mania delle donne per le grandi marche d’abbigliamento. Se ci fosse un gene specifico, almeno un uomo si metterebbe l’anima in pace e si rassegnerebbe a non trovare la perla rara che non si interessi allo shopping da carta di credito a spesa illimitata.
Forse Ale, in questo, era esattamente come tutte le altre. Ossessiva, maniaca compulsiva dello shopping griffato. Magari scoprivo che come Beckie Bloomwood era perseguitata dai tizi del recupero crediti, perché spendeva cifre esorbitanti per l’abbigliamento e aveva tutte le carte in rosso.
A guardarla però non direi, insomma…è semplice nel suo modo di vestire. Che Dio me la mandi buona.
- pronto per la tortura?- mi chiede mettendosi la borsa a tracolla. La guardo un attimo e, dopo aver alzato gli occhi al cielo, le sorrido. Il segreto è non osservarla troppo, non permettermi di indugiare sui particolari. Scoperto il trucco, però, metterlo in pratica è più dura di quanto si possa pensare.
Istintivamente mi trovo ad appoggiarle una mano aperta sulla schiena per accompagnarla nell’entrata. Non si ritrae. Oddio, no Rob. Ma che cazzo fai? Già troppo contatto fisico!
- tranquillo, amico. Così va bene – dice Matt. Ma da dove cacchio era uscito fuori?
Mi giro spaesato, non abituato alla fonte della voce che viene da ogni dove, come se fosse nella mia testa più che intorno a me.
- tutto bene?- mi chiede Ale preoccupata. Stavo per aprire bocca quando oltre la sua spalla vedo lui. Matt. In carne e ossa. Cioè non proprio carne e ossa, ma cazzo lo vedo! E io non dovrei vederlo, insomma. Non ho fumato manco mezza sigaretta da stamattina, ho bevuto solo cappuccino e succo d’arancia…non posso avere le allucinazioni!
È identico all’ultimo ricordo che ho di lui. Capelli perennemente davanti agli occhi, aria strafottente, mani in tasca e sigaretta dietro l’orecchio sinistro. Matt a sedici anni.
Lui si poggia il dito indice sulla bocca e con gli occhi mi guarda fisso. Di nuovo la sua voce mi dice  ti prego non dirle che mi vedi, non dirle niente. Dopo ti spiegherò.
Ancora scioccato, cerco di mentire ad Ale con una scrollata di spalle e insieme entriamo nel negozio. È enorme. No, dire enorme non rende l’idea. È sconfinato. Due piani stracolmi di scaffali carichi di roba. Un mare di gente dentro. Una scala sontuosa al centro che porta al piano superiore. Che incubo.
- tranquillo, non dobbiamo vederlo tutto – mi dice Alessia rassicurante ed entusiasta. Si era messa i miei occhiali a cerchietto sopra la testa e mi guardava con degli occhi talmente intensi che in quel momento le avrei detto di si a tutto.
La prendo per mano, per evitare di perderla in tutta quella folla, e mi faccio trascinare verso la parte del negozio riservata alla roba da uomo.
Oltrepassiamo quasi di corsa la parte riservata ai blazer, quella ai vestiti eleganti, alle camice, alle cravatte, alle scarpe in pelle e finiamo nella sezione casual.
Ale mi da un’occhiata alla svelta, facendomi fare un giro sul posto e inizia a tirare un sacco di roba giù dagli scaffali. Povere le commesse che avrebbero dovuto rimettere tutto a posto!
Era incredibilmente selettiva e molto rapida. Incomprensibile come entrambi questi aggettivi potessero permettersi il lusso di viaggiare in coppia.
Prendo una maglietta dal mucchio di roba che ha depositato, anzi no… lanciato, su un bancone e leggo la marca sull’etichetta del collo: Dolce & Gabbana. Guardo il cartellino scommettendo mentalmente sul prezzo di una semplice maglietta grigia. 50$ di sicuro.
Giro l’etichetta e… 12$. Cosa? maglietta, D&G, outlet Century 21…non era matematicamente possibile. Guardo un’altra maglietta. Cavalli. 14$. Un’altra: Ferragamo, 13,50$. Una camicia di CK. 25$. Cioè. Qui c’era qualcosa che non quadrava. Io mi ero sempre rifiutato di entrare in questi negozi, outlet e non, perché per quanti soldi avessi, mi sono sempre rifiutato di spendere più di venti dollari per una maglietta che non aveva nemmeno una fottutissima scritta microscopica al lato. Una maglietta era sempre una maglietta anche se c’era scritto chessò…vattelappesca glamour, anziché D&G!
Non  che non mi piacesse la roba firmata, ma semplicemente trovavo ridicolo lo spendere così tanti soldi per qualcosa che aveva la stessa funzione e soprattutto la stessa composizione di un’altra a basso costo. Non per dire ma alla prima di Harry Potter sono andato con una giacca raccattata al negozio dell’usato di Barnes e con un pantalone in simil pelle che ormai usa solo più Marilin Manson, dico, più refrattario alla moda di così!
- abituatici, amico mio. Solo Ale riesce a scovare questi posti- dice Matt appoggiandosi a uno scaffale.
- M-Matt…ti diverti a prendermi per il culo oggi?- gli chiedo in un sibilo per non farmi sentire da Ale.
- chi, io? e perché dovrei?- mi chiede facendo spallucce e buttando un occhio su tutta la roba che la sua ragazza aveva tirato fuori.
- ieri sera mi hai fatto vedere un pianoforte che suonava da solo. Ho pensato per tre buoni quarti d’ora di essere pazzo e ora ti fai vedere. Quindi te lo richiedo. Matt, mi pigli per il culo? –
Sospira e gli scappa un ghigno di fronte alla mia espressione a metà tra il confuso e l’incazzato.
Accettare che il tuo migliore amico sia morto e che sia la sua ragazza a dirtelo, è comprensibile. Sentire che questa ragazza lo vede e lo sente, potrebbe esserlo se pensi che starebbe meglio in una casa di cura piuttosto che in un appartamento di Midtown. Vedere dei tasti che si muovono da soli e una penna che si solleva a mezz’aria e scrive su un foglietto con i tuoi occhi, ti fa pensare che forse dovresti farle compagnia. Trovarsi il fantasma di fronte…ti fa quasi considerare l’autointernamento. Se sommiamo il fatto che il tutto è accaduto in meno di ventiquattro ore…comprenderete la mia irritazione nell’impressione di non starci più capendo un emerito cazzo.
- no Rob, non ti sto pigliando per il culo. Se mi fossi fatto vedere subito avresti pensato che fossi vivo e, ahimè, sono morto sul serio. Ma ascoltami, ti prego. Non farle mai capire che mi vedi. Ti spiegherò tutto quando sarai solo, non ti preoccupare. Giuro che ti spiegherò tutto, ma non farglielo capire. Tu mi senti e basta – mi dice in tono di preghiera. Mi volto a guardare Ale e la vedo intenta a tornare al bancone con le braccia cariche di magliette e jeans.
- dimmi solo perché- sibilo a Matt.
- perché ho dovuto inventarmi un po’ di palle e non voglio che tu mi faccia scoprire- mi dice lui, serio, in risposta.
- ok…ora chiuditi in camerino e prova – mi dice Alessia, arrivando trafelata con un’altra bracciata di abiti.
- c’era proprio bisogno di correre?- le chiedo divertito, cercando di non mostrarmi sconvolto. Istintivamente butto un’occhiata a Matt che mi sorride con i pollici alzati. Che razza di pirla.
- Si. Sono pezzi unici. Taglie uniche, soprattutto. Tu non hai idea di come ci si ammazza nel settore donna per questi pezzi- dice soddisfatta di sé stessa e spingendomi nel camerino con un paio di jeans e una maglietta appoggiati al braccio.
- Ale, siamo in un negozio di vestiti. È uso comune pensare che ci sia più di una taglia- le dico da dietro la tenda mentre mi sfilo i miei jeans per indossarne un paio un po’ più scuri e un po’ strappati sulle cosce e le ginocchia. D&G anche questi, 42$.
- Signore, perdonalo perché non sa di cosa parla. Rob, questi sono tutti pezzi di collezioni che sono state portate in passerella. Ce ne potrebbe essere qualcuno della stagione appena finita o delle seconde scelte. E bada che per seconda scelta, in questo negozio, significa un filo tirato o un bottone un po’ lento. In quel caso è una tombola, perché una maglietta la paghi anche 6$ e con dieci minuti di pazienza, con ausilio di ago e filo, torna a valertene 60 – dice la sua voce attutita dalla tenda del camerino.
- ma a questo punto non fai prima ad andare ai grandi magazzini?- le chiedo uscendo per farmi vedere. Mi alza la maglietta e controlla la cintura del jeans. Lo tira un po’ giù dai fianchi ed ecco che il mio boxer fa capolino dal bordo. Che situazione terribilmente ostica se penso che sono riuscito ad eccitarmi solo con un bottone slacciato della sua maglietta. Rob non pensare, non pensare, non pensare, non pensare.
Matt, in mode pirla on, continua a ridersela e a pigliarmi per il culo. Credo che abbia capito la mia situazione e st’infame gongola manco avesse vinto alla lotteria. Mi avrebbe dovuto dare più di una spiegazione e spero si faccia trovare solido nel caso sentissi l’istinto irrefrenabile di tirargli un cazzotto in faccia.
- così è più divertente. E poi chi ti dice che non ci vado?- mi dice con un sorriso, facendomi segno di metterci sopra la maglietta che mi aveva dato. Senza tornare nel camerino sfilo la mia, e infilo alla svelta quella che mi porge.
- il fatto che vieni qua?- le rispondo uscendo con la testa dalla maglietta.
- vestirsi bene non vuol dire solo firma, sai? Se ti può interessare addosso ho un jeans di Calvin Klein e sopra una maglietta della Abercrombie. Le scarpe le ho prese a una svendita per chiusura locali a 15$ e quegli occhiali che ho dato a te, nemmeno 20$ solo perché sono stati in esposizione in vetrina in un negozio di ottica-
La guardo praticamente scioccato. Kristen non comprava nulla che non fosse a prezzo pieno e solo nei rivenditori autorizzati. La giacca di quel bacio sul giornale me l’aveva fatta pagare una barca di soldi e a me faceva davvero schifo.
- allora? Che ne dici?- mi chiede guardandomi critica, per poi aprirsi in un grande sorriso.
- di cosa?- le chiedo tornando alla realtà. Ero troppo perso nel modo in cui si stava legando i capelli in una crocchia bassa improvvisata con una matita tirata fuori dalla borsa.
- beh…dell’abbinamento. Guardati-. Mi fa voltare verso lo specchio del camerino. Ma sono io quello? Cioè sto bene, tatuaggio finto compreso, ma sto ancora meglio quando allargo il mio campo visivo oltre alla maglietta e al jeans nuovo. Le mani di Alessia sono sui miei fianchi, distese all’altezza del bordo del jeans. Il suo viso spunta per metà da dietro la mia spalla, il suo mento è appoggiato. Sta sulle punte per poter permettersi quel gesto. Un ciuffo dei suoi capelli mi solletica la nuca e il suo profumo dolce mi avvolge completamente. Cerco di non pensare al fatto che i suoi seni siano schiacciati contro la mia schiena, altrimenti…non so cosa avrei fatto.
Un contatto breve, ma che io avrei voluto fosse durato per molto tempo ancora. Per favore non prendetemi per maniaco. Giuro che non lo sono, anzi. Non so nemmeno come comportarmi perché un simile livello di attrazione fisica immediata per qualcuna non sono mai riuscito a provarla in ventiquattro anni di vita. Avere poi il suo ragazzo che continua a ripetermi, appoggiato allo specchio, che staremmo bene insieme, non aiuta. Per niente.
- per me stai benissimo – dice la voce di Alessia. Scioglie il contatto e il mio cuore perde un colpo quando sento la carezza delle sue mani che si allontanano da me.
- per me stavi meglio con lei di fianco, comunque tutto sommato…stai bene- dice Matt.
- Rob…io vado a vedere se ti trovo ancora qualcosa. Vedi tu quello che ti piace e quello che no e scegli. Se trovi qualche difetto dimmelo che poi vediamo se si può mettere a posto- mi dice la voce della dea già saltellando dietro a un altro scaffale.
Resto imbambolato a guardarla a tempo indeterminato. Due parole: è fantastica.
- lo so. A me ha fatto lo stesso effetto, anche se quando l’ho conosciuta avrei voluto volentieri ucciderla- dice Matt con un sospiro.
Prendo una bracciata di roba dal bancone e mi chiudo in camerino.
- Tu. Dentro- dico a Matt.
- Rob sei mio amico, ma gli spogliarelli maschili non mi eccitano per niente, sappilo. Sono etero fino all’ultima piuma-
- non fare il finto angelo tonto. Dobbiamo parlare-
- e non possiamo farlo qui?-
- no -
Sbuffa ma alla fine lo convinco a entrare nel camerino con me e, tirata la tenda, do sfogo a tutta la mia irritazione.
- tu mi devi spiegare un paio di cose. Primo: cos’è sta storia del non dire ad Ale che ti vedo? Che palle le hai raccontato? Secondo: perché continui a dire che staremmo bene insieme? Se lei fosse la mia ragazza, anche da morto, taglierei le mani a chiunque si azzardi a guardarla!-  
Il tutto per la serie, bel modo di ritrovare il tuo migliore amico. Mi sarei aspettato un incontro alla pacche sulle spalle, alla bello quanto sei cambiato, a ragazze come stai messo…e invece me lo trovo morto e manipolatore. Ma che cazzo c’ho scritto sulla schiena? Telepass per la sfiga? Infierite pure che devo arrivare a un punteggio minimo per avere i premi con la tessera del club degli sgarrati?
Prima Kris, e va bene…che non l’aveva dimenticato e faceva la spola tra i due ero praticamente l’unico a non saperlo. L’incidente in macchina…passi anche quello. Sono cose che succedono. La nipote della signora Cope…li qualcuno mi voleva male. Ma andando avanti, la mia cattiva sorte non faceva che aumentare a dismisura.
- allora. Procediamo con ordine. Perché mi vedi- sbuffa sedendosi sullo sgabello del camerino.
- già. E vedi di essere convincente –gli dico prendendo un altro paio di jeans e provandoli.
- ehi Rob sta calmo! Altrimenti ti viene un colpo apoplettico e mi raggiungi prima che io possa proferire parola!-
- fanculo Matt –
- che gentilezza. Comunque ad Ale ho detto qualche bugia. Ma giuro che l’ho fatto per il suo bene-
- ma gli angeli possono raccontare palle?-
- amico mio, sugli angeli ci sono più luoghi comuni che sui vampiri, ti dico solo questo -
- ok. Che cazzata le hai raccontato? -
- a parte il fatto che ho fatto finta di non ricordarmi di te…il fatto che posso restare qua sulla terra a tempo determinato. Che funziono tipo a batterie. Se faccio qualcosa di troppo umano, tipo andare a letto con lei o anche solo baciarla, queste batterie si scaricano e accorcio il mio tempo. In realtà l’unico effetto è che perdo piume –
- cazzo Matt, ma ne hai di fantasia! E quale sarebbe il motivo di questa cazzata?-
- Rob, santo cielo arrivaci! Non è difficile! Se lei sapesse mai che io posso stare qui a tempo indeterminato non si rifarebbe più una vita! Passerebbe il tempo della sua esistenza con un ectoplasma, dico più macabro di così!-
- e beh si…in effetti… ma perché non deve sapere che ti vedo?-
- le ho detto che solo lei può vedermi, e che già farmi vedere da lei mi comporta un dispendio di energie enorme. Tento di lasciarla sola il più possibile, per far si che si abitui alla mia assenza. Le dico che ho poco tempo perché lei se ne faccia una ragione-
- non potevi scomparire e basta, come tutti i morti? forse così hai solo peggiorato la situazione-
- lo so. Ma vedi Rob…si è chiusa al mondo. I miei genitori, per quanto siano stati degli stronzi con noi quando ero in vita, hanno tentato di starle vicino. Lei li ha cacciati via brutalmente. La sua migliore amica Beckie, ha cercato di aiutarla in ogni modo possibile e l’ha respinta. Tutti i nostri amici…si è chiusa Rob. Lanciava certe urla in piena notte che scuotevano i cancelli di San Pietro tanto erano agghiaccianti, lo giuro. Come potevo starmene tranquillo sulla mia nuvola sapendola così?-
- no, certo che no. Avrei fatto la stessa cosa anche io. Ma con me…insomma…non mi sta respingendo. O almeno…credo che non lo stia facendo -
- vorrebbe ma non ci riesce. Diciamo che la sto aiutando molto in questo. Perciò ho deciso di farmi vedere e sentire da te. Voglio che l’aiuti Rob –
- ma io cosa posso fare? Insomma…non c’è riuscita la sua migliore amica, che dovrei fare io? –
- stalle vicino. Mostrale di nuovo come si vive perché credo che l’abbia dimenticato –
- ma Matt…come fai a dirlo? Sta saltellando da uno scaffale all’altro!-
- lo so. Ma lei sa che io stasera sarò con lei! Per lei è come se io non fossi mai morto davvero. Io voglio che l’aiuti a non sentire la mia mancanza –
- Matt…io ti aiuterei molto volentieri, ma non credo di essere la persona più adatta-
- se ti riferisci al fatto che te la faresti qui in questo camerino per tutta la giornata e credi che io non lo sappia…beh forse hai ragione. Ma non ti devi preoccupare di questo. So benissimo come ti fa sentire perché lei è…è qualcosa di… ah Rob, non so come spiegarti. Dire che è fantastica è riduttivo, dire che non ce ne sono come lei è la pura verità. È pura. Non conosce falsità, non riesce a mascherarsi con un finto sorriso quando non ne ha voglia, è spontanea in ogni cosa che fa, in ogni parola che dice. Tra i due penso sia più vero dire che sia lei l’angelo e non io.
Ti capisco benissimo. Conosco quella sensazione di eccitamento che ti fa provare già solo se alza una mano, perché l’ho provata anche io. E la cosa ti fa ancora più incazzare con te stesso perché ti senti un mostro a pensare certe cose su di lei, che è del tutto inconsapevole del fascino che esercita sulle persone. Robert, davvero…io so di essere morto. Una volta mi sono concesso di stare con lei, ma non posso ripetere lo stesso errore perché non le permetterei più di avere una vita reale. Dio solo sa quanto se la meriti. Quindi se devo proprio scegliere qualcuno che stia con lei, anche fisicamente intendo…preferisco che sia tu-
- Matt…non è semplice la cosa -
- guarda che non ti sto chiedendo di diventare il suo ragazzo, ma solo di starle vicino. E se tra voi dovesse succedere di più…non preoccuparti per me. Io sono felice se lei è felice. Lo sono ancora di più se entrambi siete felici. Non abbiamo mai avuto molto tempo io e te, ma sappi che ti ho sempre considerato un fratello, Rob-
- Matt…io non so cosa dire-
- non dire nulla. Guarda fuori e dimmi che lo farai-
Seguo il suo consiglio e metto il naso fuori dalla tenda. Lei stava rovesciando un’altra bracciata di roba sul bancone e si era fermata. Eravamo esattamente al confine tra la zona uomo e quella donna e stava dando un’occhiata a un vestito che se lo avesse indossato ogni uomo sarebbe morto e resuscitato per almeno una decina di volte nell’arco di due minuti.
- tanto non se lo comprerà- sospira Matt sulla mia spalla.
- perché no?- gli chiedo tornando dentro e decidendomi a non provare più niente. Tanto avrei preso tutto, quindi. Inizio a rivestirmi.
- dal giorno della mia morte…non mette più vestitini. Né gonne e tantomeno tacchi. Prima ne andava matta –
- ma il giorno che l’ho conosciuta…- obbietto scostando la tenda per uscire.
- aveva un colloquio di lavoro con un gay quindi andava sul sicuro. E comunque non era molto felice della scelta-
Non me la sento di chiedergli come è morto, anche se so che la risposta potrebbe dare un senso a molti comportamenti di Ale e soprattutto ai suoi. Già questa discussione nel camerino è stata abbastanza forte per me. Matt sapeva che provavo un’attrazione sfrenata per la sua ragazza e gli andava bene. Mi chiedeva di aiutarla e non avevo idea di come fare. Ma l’avrei fatto. Non per lui e non per lei. O almeno…non solo. Lo avrei fatto per me. In quei due giorni mi ero sentito più me stesso che non in ogni altra situazione. Con loro due ero solo Robert.
- allora? Scelto?- mi chiede Alessia appena si accorge di me. Mette a posto la gruccia con il vestito e mi si avvicina.
- prendiamo tutto quanto. Non so come tu abbia fatto ma non c’è una cosa che non mi piaccia o non mi entri – le dico raccogliendo tutta la roba per portarla alla cassa.
- deformazione genetica. Mia madre era una sarta. Lei mi ha insegnato ad avere occhio per le riparazioni e per la roba che vale la pena comprare. E anche per il divertimento in questo genere di caccia- dice sorridente, prendendomi un po’ di roba dalle braccia. Mi fa una linguaccia e si incammina verso la cassa. Il vestitino l’ha lasciato li dov’era.
- Matt! Che numero di scarpe porta Ale?- soffio al mio amico che si era fermato di fianco a me.
- il 39 – risponde.
Senza che lei se ne accorga, recupero il vestito e un paio di scarpe che sono appoggiate sullo scaffale. Per un fortunatissimo caso sono proprio un 39. Almeno come tinta mi sembra stia bene con l’abito, entrambi grigi. Il vestito è corto, una spallina sola e le scarpe hanno un tacco vertiginoso.
Matt già sghignazza mentre io tento di camuffare i miei due personali acquisti tra la mia roba.
Avevo già un’idea su come far uscire Alessia dalla sua tana. Ce l’avrei fatta e già immaginavo come.
 


eccoci alla fine del chap, che spero vi sia piaciuto. forse avrete notato che ho lasciato che Rob e Matt parlassero senza descrizioni in mezzo. Di solito non è nel mio stile ma ho pensato che un botta e risposta senza deviazioni sarebbe stato meglio.
per quanto riguarda il century 21, esiste sul serio, ma non so se si possano trovare vestiti a quei prezzi. So però che esistono dei negozi così, almeno io qui a Torino li ho trovati e ci vado anche spesso!

ecco i link:
abbigliamento
Century 21

   
 
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