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Autore: Angele87    05/06/2005    8 recensioni
...Sono passati quasi 10 anni da quel bellissimo girono di fine estate. Da quel periodo della vita in cui non si sa nulla né di sé, né degli altri. Da quell’ intervallo della vita in cui tutto ti sembra ingiusto e avverso. Da quel momento della tua crescita in cui vorresti correre a nasconderti e non uscire più fino alla fine del mondo. Da quell’attimo magnifico che ti regala le sensazioni più belle, dalla difficile parte di vita chiamata adolescenza...spero vi piaccia. Un bacio. Angéle. E' una storia incompiuta e se, entro qualche mese, non avrò ispirazione per completarla la cancellerò.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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TeenAgers

TeenAgers

5

 

Tutti i personaggi di questa storia appartengono ad Angele87. Fatti ed eventi sono puramente immaginari, l’autrice, quindi, non si assume nessuna responsabilità di omonimie e somiglianza di avvenimenti.

 

“Ringrazio tutta quella gente meravigliosa che mi ha ispirato personaggi altrettanto stupendi, e una riconoscenza, ancora più particolare, a tutti coloro che me ne hanno suggeriti degli altri drasticamente negativi.”

 

Un grazie enorme a quelle grandi persone che sono le mie amiche, le prime a cui ho parlato di questo progetto.

 

AngéleJ

 

 

-LILY!- sentii mio fratello gridare dal fondo delle scale. Lanciai uno sguardo a Lixia che terminava di sistemarmi un riccio dietro l’orecchio.

 

-Sei proprio bella.- mi disse, guardandomi.

 

Arrossii, cercando la giacca di cotone bianco che dovevo indossare sulla maglia fuxia a bretelle ed i jeans attillati. Mi aveva obbligato ad indossare i tacchi e di conseguenza il mio andamento era insicuro, tentennante.

 

-Grazie…- le risposi, sentendomi un rospo dopo averle lanciato uno sguardo.

Lixia era bella. Oggettivamente bella. Di solito, prevale la bellezza soggettiva, ma lei era affascinante per chiunque. La carnagione, di natura più scura, metteva in risalto quelle labbra rosa acceso. I lunghi capelli neri si muovevano in sincronia con la sua testa. Le sopracciglia curate e gli occhi nerissimi ben truccati la rendevano davvero attraente per qualunque persona. Io mi riconoscevo sempre un passo dietro di lei eppure Lixia non aveva mai fatto nulla perché io mi sentissi così.

-Anche tu…-

 

La mia amica sorrise incoraggiante, spingendomi di fronte allo specchio. –So che non mi credi, quindi, guardati da sola.-

 

Alzai appena i miei occhi verdi sulla superficie lucida che rifletteva la mia immagine e rimasi non dico felice, perché nessuno è mai felice del proprio aspetto, ma soddisfatta. Quella sera riuscii a ritenermi per un breve momento passabile.

Mi sistemai la cintura etnica sui fianchi e sorrisi a me stessa. –Sta sera sono graziosa…- dissi in un sussurro alla mia migliore amica.

 

Lixia indossò la sua giacca nera sul completo bianco aderentissimo che indossava. Si sistemò i capelli fuori dal colletto, guardandomi storto. –Tu sei sempre molto graziosa.- me lo disse con risolutezza senza essere annoiata dai miei sfoghi di insicurezza.

 

Si diresse alla porta, aprendola nello stesso momento in cui mio fratello si precipitò in camera.

-Si può sapere quanto…-

 

Vidi Sam incrociare la figura di Lixia con lo sguardo e perdere completamente il contatto con la realtà. Lo vidi partire per un mondo lontano, popolato solo dalla mia migliore amica. L’espressione  idiomatica “restare con la bocca aperta” era, nel caso di mio fratello, un eufemismo.   

Si girò a guardarmi e notai con piacere che non cambiò espressione.

 

-Lixia… ma che hai fatto a mia sorella? Sembra quasi una ragazza.-

 

Risi incapace di arrabbiarmi con mio fratello. –Ma quanto sei sciocco!- Anche lui era carino: camicia e pantaloni eleganti. Non per vantarmi ma Sam era davvero uno schianto.

 

Lixia ridacchiò, allungando una mano verso di me. –Andiamo, Elizabeth. Ti aiuto a scendere i gradini.-

 

Vidi Sam lanciarci un’occhiata strana. I maschi non capiscono certe cose. Loro, i tacchi alti non li hanno mai portati. Mi aggrappai al braccio di Lixia, che sembrava esserci nata con quel tipo di calzature, ed arrivai sana e salva a piano terra.

 

Salimmo in auto ed io preferii il sedile posteriore. Sapevo che sia a Lixia che a Sam avrebbe fatto piacere stare più vicini. Quei due non volevano ammetterlo, ma sapevo da molto che provavano qualcosa l’uno per l’altra.

Abbassai il finestrino mentre Sam metteva in moto. Quando accese i fari sentii Lixia gridare e Sam scoppiare in una risata. Mi sporsi tra i sedili e vidi che oltre il parabrezza, di fronte il muso dell’auto, c’era Axios illuminato dai fari.

 

-Volevate lasciarmi di nuovo qui?-

 

-Tu volevi ammazzarmi dalla paura…- gli rispose Lixia, premendosi una mano sul cuore.

 

Entrò nell’auto senza neanche guardami. –Betty non c’è?- chiese, riferendosi a me.

Gli diedi uno scappellotto sulla nuca. –Scemo, non mi hai visto?!-

 

Allargò gli occhi quasi illuminato da qualcosa. –Lily?-

 

-Sì, quello è un altro mio diminutivo. - gli risposi, distogliendo lo sguardo dai muscoli delle sue braccia. Mi guardò ancora per qualche minuto. I suoi occhi avevano assunto un espressione indecifrabile e per un solo, breve istante ebbi l’impressione di aver visto una spolverata di rosso ricoprire le sue guance.

 

Rimasi in silenzio per un po’ fino a quando non vidi Sam imboccare una strada che portava verso il centro. La direzione opposta da dov’era situato il porto. –Sam, credo tu abbia sbagliato strada.-

 

-No, dobbiamo passare a prendere Dan.-

 

Giuro, rimasi senza parole.

 

 

 All’improvviso, mi ritrovai schiacciata al centro del sedile posteriore della mia auto tra Axios, stravaccato scompostamente, con un braccio sulla spalliera vicino ai miei capelli, e Dan visibilmente costretto in un posto troppo piccolo per lui. Così, cercavo di fargli più spazio quasi sdraiandomi sul mio migliore amico che, stranamente, si ostinava a restare zitto e a guardare il paesaggio che correva fuori dal finestrino.

 

Gli unici a discutere amabilmente erano Lixia e Sam. Come al solito, stavano parlando di qualche libro fantastico che si erano consigliati o dell’opinione di uno storico su un’opera d’arte o di qualsiasi cosa culturale a loro piacesse. Io ne capivo sempre poco, però mi incantava ascoltarli.

 

Finalmente arrivammo al molo. Non fu difficile trovare la barca di Lara. La più grande ed illuminata di tutte. Sfarzosa e lucida. Elegante e raffinata, come del resto cercava di apparire la padrona.

 

Axios scese bruscamente dall’auto, facendomi sbattere la testa contro lo sportello. Sentii un dolore sordo sulla fronte e l’avrei volentieri gettato in acqua. –Cretino!- gli gridai contro una volta scesa. –Mi hai quasi ucciso.-

 

Axios scosse la testa. –Sei viva, no?-  Sam ridacchiò, avviandosi verso la barca.

 

La brezza di fine estate era davvero piacevole sulla pelle e, a contatto con la parte arrossata sulla mia fronte, mi faceva sentire meglio. Guardai la luna piena riflettersi sul mare scuro e calmo, le piccole onde infrangersi sulla prua della nave di Lara ed il classico odore di mare solleticarmi le narici.

 

-Stai bene?-

 

Una voce gentile mi fece voltare mentre insicura cercavo di raggiungere l’entrata. Quelle scarpe mi stavano divorando i talloni. Guardai Dan che mi si era affiancato, rallentando il suo passo per non farmi sentire un peso. Divenni rossa, stringendomi involontariamente nella giacca. –Sì.- bofonchiai, fissandomi la punta delle scarpe.

 

Rimase in silenzio accanto a me, scortandomi fin sullo yacht.

 

-Benvenuti.- la voce di Lara ci accolse.

La vidi bellissima, nel suo abito aderente. I capelli biondi giocavano con malizia con la scollatura vertiginosa. Gli occhi blue ci scrutarono mentre le labbra si allargavano sul bel sorriso.

 

-Axios!- disse, gettandosi al collo del mio amico. Sentii una morsa nello stomaco, mentre lo guardavo stringerla tra le sue braccia forti. Sbruffai, dirigendomi verso il ponte da dove proveniva la musica. Intorno ad un tavolo, erano seduti un paio di ragazzi giocando a carte. Birre e pop-corn a fare loro compagnia.

 

Qualche metro più avanti, verso la punta, dove sventolava una tranquilla bandiera americana, un paio di ragazze con dei bicchieri rossi, ridacchiavano ed ammiccavano in direzione di Dan e Sam.

 

Mi passai una mano tra i capelli, ravvivandoli, e mi diressi al tavolo del buffet intenzionata ad affogare il mio dispiacere nella coca cola.

 

 

 

-Una festa divertentissima…- disse con un filo d’ironia Lixia. Sam le  scompigliò i capelli, facendola sorridere.

Eravamo stravaccati sulla poltrona nella stanza attigua  al ponte, dove imperterriti, continuavano a giocare a carte ed ascoltare la musica

Dan svuotò, dell’ultima goccia, la sua bottiglia di birra. S’inginocchiò sul tappeto e l’ appoggiò sul tavolino.

 

-Chi vuole giocare?-

 

Ridacchiai, pensando che quel ragazzo fosse davvero un tipo così semplice. 

Un paio di signorine, che passavano proprio in quel momento, squittirono eccitate.

–Che bella idea! Aspettate che chiamiamo gli altri.-

 

Lixia scosse la testa, accavallando le gambe. –Oche…- sussurrò, sfiorando per caso la mano di mio fratello. Arrossirono entrambi, ritirandola immediatamente.

 

Ci raggiunse anche Axios, scompigliato e leggermente rosso.

 

-Cosa fate qui?- chiese, stravaccandosi sul divano di fronte al nostro.

 

-Giochiamo.- gli risposi, alzandomi per aiutare Dan a liberare il tavolo.

 

-A cosa?-

 

Mi voltai appena, guardandolo con i miei occhi chiari. –Forse al gioco della bottiglia?- continuai, indicandola sul tavolo.

 

Passò qualche minuto prima che tutti i componenti si radunassero attorno al tavolo. Io ero seduta a gambe incrociate sul tappeto ed avevo il compito di girare la bottiglia.

Di fronte, c’era Axios, la sua amica o meglio conosciuta come Lara, mio fratello, Dan ed altri che conoscevo di vista ma che la padrona di casa non mi aveva presentato.

Sentii una mano gentile poggiarsi sulla mia spalla prima che Lixia si accomodasse accanto a me. Sorrise, sorseggiando la sua bibita.

 

-Iniziamo?- chiese una ragazza dai capelli rossicci.

 

Axios annuì e mi diede il via. –Vai, Lily…-

 

Vidi Lara storcere le labbra all’appellativo che aveva utilizzato il mio migliore amico. Cosa c’era? Voleva chiamarsi Elizabeth anche lei?

 

Scossi il capo, appoggiando una mano sottile sulla pancia della bottiglia e dando un bella spinta. La plastica girò veloce su se stessa, compiendo diversi cerchi, prima di fermarsi ed indicare i primi giocatori.

 

Una tipa bionda e Lara.

 

Tutto si risolse con la rivelazione di un pettegolezzo che lasciò indifferenti la gran parte dei ragazzi, comprese me e Lixia. Non ci interessava molto dei problemi di cuore della ragazzina…

 

-Tocca a me!- disse Lara, afferrando la bottiglia e girandola di nuovo.

 

Osservai il collo verde muoversi come una trottola, prima di bloccarsi e puntare me e Dan. Diventai rossa, sentendomi in imbarazzo.  Perché il destino doveva essere così avverso?

 

-Daniel ordina Lily…- intervene mio fratello, ridacchiando come un matto.

 

Il ragazzo sorrise, grattandosi la nuca. –Io veramente lascerei la possibilità a Lily di darmi un ordine.-

 

Rimasi con la bocca aperta: bello e anche gentile. Un uomo da sposare! Mentalmente mi sgridai: forse avevo corso un po’ troppo con la fantasia. Che sciocca

 

-No, no…- farfugliai, nascondendo la faccia  tra i capelli di Lixia. –Ordina pure…-

 

Dan rimase immobile, fissandomi come se fossi un’aliena. Era calato uno strano silenzio e tutti sembrava mi stessero guardando.

 

-Io veramente non so che chiederti.-

 

Se fosse stato un cartone animato, sicuramente sarei caduta dalla sedia, facendo un rumore buffo e divertente. Invece, come logico nella realtà, rimanemmo zitti un po’ tutti, prima di scoppiare a ridere.

Dan si grattò di nuovo la nuca, facendomi tenerezza: si vedeva che era in imbarazzo.

 

-Se non volete chiedervi nulla, posso farlo io al posto vostro?- s’intrufolò Lara come il prezzemolo nelle minestre.

 

Le lanciai un’occhiataccia. –No, grazie.- sillabai, afferrando la bottiglia e girandola di nuovo.

 

L’egocentrismo di quella ragazza aveva toccato un punto di non ritorno. Voleva sempre che tutti la notassero e la rimirassero. Un vera noia. Non aveva capito che nessuno aveva voglia di starla sempre a sentire? Aveva quella capacità di pilotare un discorso, incentrato su una persona ai suoi antipoti, su di lei.

 

Questa volta la fortuna era dalla mia: Axios ed una ragazzina bruna.

 

-Voglio sapere chi ti piace.-

 

Che domanda sciocca. Era così naturale la sua risposta che non la stetti nemmeno a sentire. 

 

Mio fratello sbruffò.

 

-Questa domanda fa schifo. Per favore cambiala prima che muoia di noia.-

 

La ragazzina bruna gli lanciò un’occhiataccia, prima di allargare gli occhi e ritrattare quello che aveva chiesto. –Anzi, voglio sapere chi è stata la prima persona che ti abbia fatto venire voglia di baciare.-

 

Axios divenne rosso, guardando male Sam. –Non puoi farti gli affari tuoi?-

 

Mio fratello, ridacchiò. –Per perdermi un’occasione di metterti in imbarazzo e farmi due risate. No, grazie.-

 

Mi appoggiai sul tavolo curiosa di sapere la sua risposta. Nonostante fossimo amici da tanto, “certi” argomenti non li trattavamo mai. Tamburellai con le dita sul legno impaziente di scoprire.

 

-Non sono tenuto a risponderti.- disse Axios, facendo sollevare risolini di scontento.

 

-Sai che devi pagare il pegno?- la ragazzina non demorse.

 

Axios si strinse nelle spalle con un sorriso assurdo. –Non ho paura delle sfide.-

 

La brunetta ridacchiò, avvicinandosi all’orecchio di una sua amica e dicendo qualcosa. L’altra spalancò gli occhi prima di sciogliersi in un sorriso.

 

-Allora il pegno.-

 

Alla ragazza brillarono gli occhi. –Tu dovrai…- iniziò, alzandosi in piedi. Che tipa strana. –Dare un bacio…- continuò, circumnavigando il tavolino ed avvicinandosi pericolosamente a me. –Lei.-

 

Chiusi gli occhi, quando sentii le mani della ragazza poggiarsi sulle mie spalle. Sbruffai come una pentola a pressione, diventando rossa. 

Percepii con chiarezza il rumore delle mascelle che toccavano il pavimento con violenza. Gli occhi di mio fratello erano puntati su di me.

 

-Cosa?- dissi brusca, alzandomi in piedi. –Io non bacio proprio nessuno.-

 

-Io non la bacio! Mica sono matto…-sentii dire ad Axios.

 

Fu come una pugnalata dritta al cuore. Mi voltai a guardarlo, senza in realtà accorgermi della sua presenza. Aveva  il collo rosso come ogni volta che si agitava.

 

-Non voglio baciarla.- ripeté, procurandomi un altro strano dolore all’altezza dello sterno. –Sarebbe una pazzia…-

 

Sentivo le mie guance accendersi di rosso, il calore diffondersi per tutto il corpo e quel fastidioso pungere agli occhi. Dannate lacrime inopportune. Mi sentivo umiliata, indesiderata e sconveniente. Cosa significava che baciarmi era una pazzia. Ero davvero troppo brutta per lui?

 

Continuai a fissarlo negli occhi. Il mio verde prato si sfidò con il suo marrone tanto particolare.

Mi toccai i capelli della nuca, sentendomi di troppo.

 

-Esatto.- cercai di rispondere con tranquillità, allontanandomi a grandi passi da quel tavolo. –Sarebbe una pazzia baciare una come me.- non riuscii ad evitarlo. Sapevo di poter passare come una melodrammatica, però, era quello che sentivo.

 

Aprii di scatto le porte, capitolandomi all’esterno, sul ponte dell’imbarcazione. Una dolce melodia mi arrivò alle orecchie. Lo stereo era ancora acceso sull’ultimo CD di Natalie Imbruglia e quella lentissima canzone “Shiver”.

Scesi bruscamente dal ponticello della nave e senza badare al freddo che sentivo mi diressi il più lontano possibile da quel posto.

 

Riuscii a non fare caso al freddo ma nulla potei fare contro le mie lacrime che maligne sfuggivano al mio controllo.

 

 

 

Tolsi quelle odiose scarpe col tacco. Abbandonate sulla sabbia bianca, della spiaggia poco distante dal porto, erano un’immagine molto triste.

 

Ero seduta su un tronco che era stato portato lì dal mare. Le braccia strette intorno al mio petto, per cercare un po’ di riparo da quel vento freddo che soffiava dispettoso trai miei capelli, portando con sé il melanconico odore dell’estate ormai passata. Di solito, mi piaceva restare sulla battigia a guardare l’immensità oscura, a sentire quello scroscio rilassante e meravigliarsi del luccichio della pallida luna. Quella sera, però, ero troppo impegnata ad essere infuriata senza una ragione con quel deficiente di Axios. Fortunatamente, le lacrime erano cessate, ma quella sensazione di malessere no.

 

-Non puoi prenderti un malanno all’inizio della scuola.-

 

Sentii una voce gentile, dal tratto carezzevole, arrivarmi alle orecchie, ormai abituate al silenzio. Mi passai una mano sulla faccia, per cancellare completamente le tracce di pianto.

 

-Sono forte e non mi ammalo.- gli risposi, prima di avvertire qualcosa di caldo posarsi sulle mie spalle. Non era la mia giacca: era troppo grande. Sentii quel profumo pungente e pulito e capii che doveva trattarsi della giacca a zip di Daniel.

 

-Forte quanto vuoi, ma copriti.- si sedette a cavalcioni sul legno, scrutando il mio profilo. 

 

-Senti, non ho bisogno di consolazione, perché non c’è nulla per cui io debba essere consolata.- sibilai con acidità, indurendo il mio sguardo.

 

Dan si strinse nelle spalle, allungando le gambe sulla sabbia. Aveva il volto rilassato e quei capelli corti scompigliati appena dalla brezza notturna. Non si scompose minimante a sentire il mio tono pungente, si limitò ad annuire e continuare a guardare il mare nero.

 

-Non sono qui per consolarti. Semplicemente mi piace il posto dove hai deciso di riflettere.- mi rispose con naturalezza, spiazzandomi.

 

Inghiottii il vuoto, sperando che la luna non illuminasse le mie guance ormai rosse. Quel suo profumo delicato aleggiava intorno a me, stordendomi.

 

-E’ stato un cafone!- esclamai improvvisamente, stringendo i pugni sulle ginocchia. –Come si è permesso?-

 

Dan annuì, iniziando a giocare con la sabbia. –Non ne ho idea.-

 

-Un rozzo, villano ed anche maleducato!- continuavo a ripetere. Non ricordo per quanto sono andata avanti, parlando del mio migliore amico e dei suoi difetti. Mi sentivo tranquilla a sfogarmi con lui, sembrava come se solo lui riuscisse a capirmi. Dan si limitava ad annuire e fare qualche battutina per farmi ridere.

 

-Insomma è un rozzo.-

 

-Questo l’hai già detto.- mi riprese.

 

-Ma io voglio ribadire il concetto.- spiegai, sentendomi improvvisamente meno arrabbiata di prima. –Non è stato carino comportarsi a quel modo. Lui sa quanto io mi senta inferiore alle altre ragazze per… per, insomma, il mio aspetto… So benissimo anch’io che nessuno mi avrebbe baciato in quella stanza, nemmeno mio fratello.-

 

-Io l’avrei fatto.-

 

All’inizio, il concetto espresso da quella semplicissima frase non mi fu chiaro. In fin dei conti, quanti significati potevano assumere tre parole messe in fila? Rimasi con la bocca aperta, rossa come mai nella mia vita. Il cuore aveva avuto uno strano battito, non accelerato, quello lo conoscevo. Era un battito diverso, quasi, orgoglioso. Sentivo il cuore rimbombare nel petto e, per la prima volta nella mia vita, non mi sentii inferiore a nessuno.

 

-Come scusa?- chiesi incredula, girandomi verso di lui. Una ciocca mi scivolò sugli occhi.

 

Dan sorrise, afferrando i miei capelli. Li risistemò dietro l’orecchio e, con una voce che avrebbe fatto rabbrividire persino un uomo, mi disse.

 

-Io ti avrei baciato molto volentieri, Elizabeth Cancer.-

 

 

Ciao belli^^. Eccomi qui con un nuovo chap. Finalmente la scuola è finita ed io posso rilassarmi, spero che questo cap vi sia piaciuto. Vi mando un kiss enorme.

 Ah, per Karry che me lo aveva chiesto, io quando inizio a scrivere una storia non ho nulla di programmato. A grandi linee so cosa devo fare, certo, ma mi lascio guidare dalla mia ispirazione.

 

Diandraflu

 

Francy

 

Pink

 

Lulu

 

Daphne

 

Devil90

 

Sky88

 

Angéle^__^

 

   
 
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