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Autore: ClaudiaSwan    11/10/2009    12 recensioni
L’amore è sempre
pronto a resistere a qualsiasi tempesta… La morte è una tempesta abbastanza
forte da spazzarlo via? no… non per me… altrimenti non sarei qui…ma l’amore è
anche pronto sul serio a rinnovarsi e a far spazio a nuovo amore?

La certezza degli
occhi di Robert fissi su di me mi fa sperare di si. Che l’amore nuovo si
affianchi a quello vecchio senza coprirlo mai.

Robert.
Alessia.
Lui inglese, lei italiana. Lui attore sulla cresta dell’onda,
lei aspirante fotografa di successo. Lui tradito dalla sua ragazza, lei
innamorata di un angelo.
Lui che non ha idea di cosa sia veramente l’amore perché non
è mai stato veramente innamorato e lei che di questo sentimento sa tutto, anche
la parte più dolorosa.
Alessia e Robert vivono due vite completamente diverse,
hanno sogni completamente diversi, esperienze totalmente diverse. Eppure hanno
un punto in comune: Mattew Holsen, un nome che per tutti e due significa
tantissimo. E sarà proprio lui a metterli insieme, a far combaciare due anime
completamente differenti ma bisognose di sentimenti forti e veri, a mettere in
discussione le certezze più profonde e radicate in loro, a fargli scoprire che
sono due pezzi di un unico puzzle e che l’incidente stradale che li ha fatti
incontrare… non era altro che il destino che bussava alla loro porta cercando
di essere ascoltato.
Una storia in due pov, che amo e che cresco come un figlio. Ho
cercato di rendere Robert più possibile vicino a come penso sia nella realtà,
prendendo spesso spunto da fatti veri della sua vita ma prendendomi anche delle
piccolissime licenze poetiche. Questo è il mio Robert.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'ubi tu Gaius, ibi ego Gaia'
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capitolo 10 bene, bene, bene, bene...sorpresi di vedermi qui così tanto presto?? eh si! ci ho messo poco a scrivere questo chap è vero? sarà che le 10 recensioni che mi avete lasciato per il chap precedente mi hanno dato la carica giusta!
e anche le 31 preferite e 17 seguite hanno dato una mano!
Vi avviso già: in questo capitolo ho fatto un pò di casino. per la metà del tempo non sapevo nemmeno quello che scrivevo. erano le mani di Robert che scrivevano la propria pov sconvolgendo praticamente ogni cosa avessi in mente di scrivere all'inizio. Sul serio! mi sono immedesimata talmente tanto per scrivere che le mie dita volavano da sole sulla tastiera! una cosa stranissima, davvero :) spero comunque che queste nuove 6 pagine e mezzo word di deliri siano di vostro gradimento e non vi facciano scappare via. Un bacione a tutti!

recensioni:

mikki: tranquilla per il ritardo! l'importante è che tu ce l'abbia fatta :) mi dispiaceva postare senza poter rispondere a un tuo commento :) cmq più che altro mi ero preoccupata. pensavo che il trasferimento del server ti avesse dato problemi con il sito. ma tornando al Chap....eh...la terra promessa...come definirlo altrimenti?? :) per quanto riguarda la parte sulla fotografia... per me è davvero così :) sarà che faccio foto sempre a tutto, persino ai menù dei ristoranti come Sophie88 ti potrebbe confermare :)

camillalice: benvenuta!!!!! beh... meglio tardiu che mai no? sono davvero felice che questa storia sia ufficialmente la tua preferita e spero che potrà esserlo ancora dopo questo capitolo un pò incasinato.

satyricon:  lasciamo perdere la storia del bene o male per Ale del fatto che Matt sia ancora li perchè credo di essermi infilata in un vicolo cieco. adoro Matt, ma questa storia del bene o male mi sta davvero facendo scervellare! soprattutto perchè come molte di voi, anche io adoro Matt! spero mi venga fuori l'idea giusta. se hai un suggerimento non esitare a dirmelo!

sorella mia deb:  quando tua sorella maggiore ti dice le cose è ovvio che abbia ragione no :) ahhhh sorellina mia, ma come devo fare con te e la tua curiosità? comunque questo è un altro di quei capitoli inscrivibili per sms :P

emilyatwood: adesso sono io ad essere curiosa!!!! senti facciamo una cosa, se dopo aver letto questo capitolo vedi che ho fatto andare le cose in un modo diverso da come te lo eri immaginato, mi dici cosa avevi pensato accadesse ok???

fierons: che dire? ti ho fatto commuovere? :) sto migliorando! ti ho fatto ridere commuovere....spero di non arrivare a farti anche piangere altrimenti non me lo perdonerei mai! e per i pensieri poco casti su roooob....be...io me li farei lo stesso al posto di ale, ma la ragazza è innamorata...

cricri88: innanzi tutto benvenuta! sono io a ringraziarti per avermi regalato dieci minuti di puro gongolamento con la tua recensione! hai il primato per la recensione più lunga di questa ff! condivido pienamente quello che dici sulle storie di questo fandom. Io non le leggo praticamente mai per lo stesso motivo, e perciò ho provato a scriverne io una che potesse rendere Robert come io mi immagino che sia. come ho detto prima, in questo chap, le mie mani andavano da sole, e quando ho riletto prima di pubblicare non ho avuto il cuore di cambiare nemmeno una virgola di quello che ho scritto, perchè qui Robert è venuto fuori da sè. è difficile da spiegare a parole, ma credo davvero che sia l'insicuro, confuso cronico che apparirà in questo capitolo. spero solo di essere stata ancora una volta all'altezza delle tue aspettative. anche Matt è stata una cosa che è venuta da sè mentre scrivevo. è uscito fuori dalle mie dita senza che l'avessi realmente concepito quando ho deciso di mettermi a scrivere di questa storia. ma vedo che ha riscosso molto successo!!!
grazie mille ancora per aver recensito e spero di leggerne altre di recensioni tue nei prossimi chap!

vero15star: do il benvenuto anche a te nell'angolo recensioni e ti ringrazio per i complimenti! certo che Matt fa un vero e proprio atto eroico! e nemmeno io so se riuscirei a fare una cosa del genere...bah... spero non muoia nessuno per mettermi alla prova :P

sophie: ma quella della terra promessa ti ha proprio sconvolto eh!!! cmq... l'album fotografico te lo posso fare sul serio! sono la figlioccia di un fotografo, qualche cosa di foto l'ho imparata! purtroppo non ho la macchina professionale, ma se mi ci metto, anche con la compatta ti farei un capolavoro di foto! modesta eh! ora leggi e dimmi se sta bene, come dici sempre tu!

sweetcherry: sei stata la prima recensione del chap! guarda sono davvero davvero felice che l'altro chap ti sia piaciuto così tanto! mi sono commossa quando ho letto che hai scritto che il capitolo ti è entrato dentro, sul serio...grazie :)




Robert pov:   mother we just can't get enough


Sulla bocca di tutti ho sempre sentito dire che se le cose vanno troppo bene, è una cosa che dura poco perché il momento brutto è proprio li dietro l’angolo ad attenderti.
Beh, per quanto riguarda me…è meglio che questo momento bellissimo duri a lungo, perché ho avuto fin troppi giorni bui alle spalle. E quello che sto vivendo ora è uno dei momenti più belli della mia vita.
Sentire la sua risata, i suoi capelli che mi schiaffeggiano il viso, il suo profumo che mi inebria, il calore della sua pelle attraverso la mia maglietta.
Accelero la pedalata e inizio a zigzagare, per sentirla ridere ancora, e ancora…e ancora.
Sfrecciamo sotto un tunnel di petali rosa, su una vecchia bicicletta che ho comprato o affittato, ancora non l’ho capito (ho messo dieci dollari sul bancone e mi ci sono fiondato sopra), io e lei. Rob e Ale. Un ragazzo e una ragazza, due…cosa? amici? Conoscenti? Compagni di avventure o di disgrazie, che dir si voglia?
Dire che sono un amico…forse non mi posso considerare propriamente un amico. Un amico vero non osserva incantato ogni gesto della sua amica, non sente un formicolio strano all’altezza dello stomaco quando lei lo guarda, non avrebbe una voglia matta di allontanare il ciuffo disordinato che le ricade sul viso approfittandone per avvicinarsi e baciarla.
Conoscenti? Nemmeno. Due semplici conoscenti non vivono sotto lo stesso tetto.
Non riesco a definire cosa siamo. Forse perché non siamo nulla, o forse, semplicemente, siamo qualcosa a cui non so dare un nome.
A complicare ulteriormente le cose, poi, c’è il fatto di Matt. Mi ha chiesto di stare vicino alla sua ragazza e di aiutarla a uscire fuori dal suo guscio. Per quanto riguarda il secondo punto, no problem. Ho un sacco di idee e di progetti per lei, a cominciare da questa giornata a Central Park. Niente lavoro. Una semplice passeggiata. Eh, lo so: banale. Ma se mi fossi messo a fare cose eclatanti fin da subito…le sarebbe venuto qualche sospetto, no?
Per quanto riguarda il primo…vicino alla sua ragazza…chi me lo aveva fatto fare a direi di si? Cioè…lei era…lei è…e io, cioè…non credo di … forse potrebbe…oh cazzo! Lei è…non so cosa sia lei. Sto facendo una pessima figura, lo so. Sembro un ragazzino di tredici anni con l’acne incipiente, lo sfigato della scuola, che tenta di descrivere la capo cheerleader. Va beh, forse il paragone non rende proprio l’idea, perché da che mondo e mondo, le cheerleader, soprattutto le capo cheerleader, sono tutte delle stronze, acide, bionde, supersofisticate, dall’insulto pronto e la spugnetta della cipria sempre in mano. Ale decisamente non era una cheerleader, anche se con il gonnellino e la magliettina corta…
Ma guardate che mi sento molto più quel ragazzino di quanto possiate credere! Ho scoperto il gel per capelli a dodici anni, ho passato metà della mia infanzia a scappare dalle grinfie delle mie sorelle che insistevano a conciarmi da ragazza, sono sempre stato un disastro con tutto ciò che non avesse a che fare con un pianoforte o un testo di Shakespeare…sono decisamente uno sfigato di dimensioni cosmiche. E anche se ora sono famoso e non devo più lavare macchine e distribuire giornali per avere qualche penny in tasca, sono ancora quel clamoroso sfigato.
Insomma, guardatemi. Per la metà del tempo non so come comportarmi, alle interviste non so mai cosa rispondere, mi sono fatto influenzare da un personaggio come quello di Edward Cullen per credere di essere innamorato della Bella della situazione, cioè Kris.
Non è che io sia così…realmente intendo…è solo che nelle pubbliche relazioni il lato sfigato di me tende a emergere di continuo.
Se dovessi descrivere me stesso, per come sono sul serio, credo di potermi identificare senza esagerare in un cavaliere forte e coraggioso, una sorta di Robin Hood, o di Ivanhoe o di principe azzurro o…quello che volete, avete capito il genere. Non che io intenda salvare principesse e regni, ma intendo come indole. O forse…ma che cazzo sto dicendo? Ho solo letto troppi libri in vita mia e mi sto lasciando andare al delirio.
Forse il fatto che lei è qui, tra le mie braccia, su una bicicletta, come una dama d’altri tempi può stare sul cavallo di un principe, ha influenzato questi pensieri decisamente stupidi.
Quello che volevo dire, prima che iniziassi la mia epopea tagliavene, era che non so proprio come fare a stare accanto a lei se non riesco a darle un’amicizia più che disinteressata.
Si ho capito, non state capendo un tubo di quello che sto dicendo. Ho fatto un casino, come mio solito, e chiedo venia per questo. Il fatto è che quando attacco a pensare e a cercare di esprimere in parole i miei pensieri, finisco sempre per fare un casino senza senso, perso nei miei invisibili fili logici.
Ora vi riassumo la situazione in qualche punto chiave e spero che stavolta quello che cerco di dire risulti chiaro e comprensibile.
Matt, il mio migliore amico, passato a miglior vita, dato importantissimo per capire di che sto parlando, si è fatto vedere dal sottoscritto chiedendomi di prendermi cura della sua donna. Sin qui, oserei dire tutto ok, se non fosse che la ragazza in questione è il genere di creatura che risveglia i miei istinti maschili più animaleschi (cosa, consentitemi di dirlo, moooolto imbarazzante, quando speri che non noti mai la tenda indiana o canadese, a seconda dell’angolazione da cui la si guarda,  che hanno deciso di montare nei tuoi pantaloni).
Ebbene, il quesito che mi si pone davanti è: come posso mantenere la mia promessa di prendermi cura di lei se i miei pantaloni non riescono a stare al proprio posto?
Sarebbe una cosa risolvibile se Matt non mi gironzolasse intorno di continuo, sorvegliando il mio operato, almeno non mi sentirei continuamente sotto pressione!
Ha un bel da dire il pennuto che non gli importa che io senta certe pulsioni verso la sua donna perché tanto lui è morto, io sono vivo e meglio me che uno dei tanti idioti senza cervello di cui è zeppo il mondo. Ogni volta che riemergo dal mio stato di grazia e letizia per averla osservata un po’ più a lungo, vedo il suo pugno che si apre e si chiude in maniera spasmodica. Avrebbe tanta, tanta, tanta voglia di piazzarmi un gancio in pancia. E come biasimarlo? Io stesso sentivo le mani che mi prudevano  nei confronti del tassista che ci ha riaccompagnato a casa ieri sera che se la stava spogliando con gli occhi! nessuna sorpresa che lui sia…leggermente…incazzato per la sua condizione di ectoplasma.
Comunque sia, meglio chiarire che non mi sono fermato al punto di vedere le sue labbra muoversi e desiderarle sulle mie, con le sue mani che frugano sotto i miei vestiti e le mie sotto i suoi. Sfortunatamente o fortunatamente, dipende dai punti di vista, riesco anche a sentire quello che dice, il modo in cui lo dice, restare affascinato dalle mille cose che leggo nel suo sguardo quando la fisso. Sento la sua risata e pur non potendomi né definire amico, conoscente, angelo custode (il posto è stato già assegnato) né tantomeno…boh, quello che sia sia, ne resto affascinato.
E così facendo, posso dire con assoluta certezza, di essere uno sfigato. Anzi no, nemmeno quello. Gli sfigati hanno la percezione delle cose. Sono un’alga. Noiosa, complessata, inutile alga. Mi useranno per avvolgere il sushi e quello sarà il contributo più importante che ho dato al mondo allo stato attuale delle cose. Non riesco assolutamente a descrivere come mi sento. L’unica cosa che percepisco è che da quando sono con lei, il mio tempo scorre a velocità non doppia, né tripla. Scorre diecimila volte più in fretta. E mi sento legittimato a sentirla mia, tra le mie braccia in questo momento. Come un’alga, per l’appunto, sente suo il riso e il pesce crudo che avvolge.
Cazzoooooooo!!!! Sparatemi per piacere, nessuno di voi all’ascolto fa il cecchino? O il boia…va bene lo stesso, basta che facciate sparire quest’inutile ammasso di cellule umanoidi che sono io dalla faccia del pianeta! Ho fatto di nuovo un gran casino e di sicuro non c’avete capito una sega di quello che ho detto, vero? Beh, benvenuti nel mio salotto mentale e grazie per la compagnia, ormai siamo in tanti a non capirci più niente.
- Robert!- grida la sua voce interrompendo la mia catena assurda di pensieri.
- emmm…si…cosa?- chiedo tornando alla realtà. Ecco che Robert gran coglione Pattinson è tornato dal mondo del sushi. Allora? Come si sente? Sembro tanto uno di quegli alieni del cazzo che si è inventata Stephenie Meyer nell’Ospite. Vado di specie in specie, solo che io non imparo niente dalle mie reincarnazioni, divento solo più pirla di volta in volta.
- forse dovresti rallentare un po’, sai?- dice stringendo le mani sul manubrio.
- sciocchezze! Siamo in discesa, è normale andare veloci. È la parte più divertente!- le grido in risposta. Per il momento basta complessarti Rob, ci penserai stasera mentre dormirai su quel meraviglioso divano. Li avrai tutto il tempo per interrogarti su quanto abbiate in comune tu e un’alga, però, per il momento resta nel mondo reale.
- Robert, rallentaaaa!!!- grida ancora.
- ma perché dovrei? Fidati di me! cosa vuoi che succ…oh santo cazzo!- davanti a noi l’ultima discesa ci sta conducendo dritti dritti dentro a uno dei tanti laghetti del parco.
- frena, Rob, ti prego frena!- grida allacciando le sue mani al mio collo e nascondendo la faccia contro il mio petto. Dio che paradiso…si ma, caro Dio, un momento più adatto no?
- lo farei, Ale, ma i freni…- . Ed ecco che il mio cervello ha deciso di bussare alla porta della mia idiozia e farle visita per donarle un po’ di comprendonio. C’era un motivo per cui questo triciclo senza rotelle era appoggiato al capanno e sembrava abbandonato. E io che avevo lasciato pure dieci dollari per sto rottame arrugginito!
- i freni cosa?- urla stringendosi ancora di più a me. La velocità aumenta senza che io possa fare nulla per fermarla.
- non funzionano, Ale!-
-Cooooosa?-
Cerco di rallentare la corsa nel modo più istintivo che mi viene in mente, cioè mettere giù i piedi. All’inizio tutto bene. Iniziamo a perdere velocità, alzando un polverone dietro di noi degno di Bit Bit inseguito dal Coyote, e siamo li li per tirare un sospiro di sollievo.
Siccome, però, quando una disgrazia ti è stata mandata, non la puoi evitare, ecco che un graziosissimo sasso decide di spuntare dallo sterrato e di scontrarsi con la mia scarpa.
- ahhhhhh! Porca miseria ladra, che doloooooore!- grido attirandomi addosso gli sguardi di mezzo parco. Il mio piede, o quel che ne resta, si alza da terra, ed ecco che la folle corsa riprende.
- Ale…abbiamo un problema.-
-sarebbe?-
Manco il tempo di risponderle che andiamo a sbattere contro la ringhiera bassa che circonda il laghetto e ci ribaltiamo al suo interno con tutta la bici. È il caso di dirlo? No meglio di no…se apro bocca e lascio uscire tutte le imprecazioni che ho sulla punta della lingua, va a finire che Satana mi fa socio onorario del circolo vip dell’inferno e mi adotta come figlio.
Cerco di aprire gli occhi sott’acqua ma vedo solo verde e alghe (ironia della sorte) ovunque. Non so più da che parte è il sopra e dove il sotto. Gentili bollicine decidono di aiutarmi meglio di un tom tom e finalmente, dopo mezza bracciata, aria!
Che bello respirare! Non mi ero mai reso conto di quanto fosse bello fino ad oggi! Metto giù i piedi e tocco sul fondo. Non è tanto profondo, l’acqua mi arriva appena sopra l’ombelico. Faccio un passo e inciampo in qualcosa che ha tutta l’aria di essere un pedale.
- stronza di una bicicletta- sibilo tra i denti. Poi un pensiero…
- Ale? Ale stai bene?- mi giro a cercarla e, che ci crediate o no, quella che mi si para davanti è la scena più stupida a cui io abbia mai assistito. Due mani spuntano fuori dall’acqua verdastra e reggono una borsa. La sua borsa. Completamente asciutta. Manco fosse Excalibur! E subito dopo la sua faccia esce fuori sputando un’ingente quantità d’acqua per poi tossire.
- possibile che a giorni alterni con te ci debba essere sempre un incidente?- mi dice seccata andando ad appoggiare la borsa in un punto asciutto vicino alla ringhiera.
- beh, ti rendo la vita meno noiosa e prevedibile!- le rispondo divertito, osservandola mentre tenta di uscire lei stessa dal lago. La sua maglietta bianca lascia molto poco all’immaginazione. Non può mica andare in giro così!
- se volessi una vita avventurosa, me ne andrei sulle montagne russe! Ah! Che schifo!- e ricade nell’acqua.
- che c’è?- dico andando in suo soccorso
- ho perso le scarpe e qui sotto è…è…bleah!- mugugna con una faccia schifata senza precedenti.
- dai vieni. Ti prendo io sulle spalle-
Sale in  groppa e allaccia le sue gambe ai miei fianchi. Mi tira i capelli con forza – Ale ma che cacchio fai?!- le dico irritato. Mi aveva quasi fatto lo scalpo!
- questo è perché sei ufficialmente un cretino! Ti avevo detto di rallentare- dice impertinente aggiungendo anche uno schiaffetto sulla guancia.
- e questo è per avermi appena tirato i capelli e schiaffeggiato- le dico lasciandola ricadere in acqua per vendetta. Riesce addirittura a emettere un gridolino di protesta prima di finire di nuovo nel regno delle alghe e della melma.
Inutile dire che, quando riemerse, iniziò una vera e propria battaglia, a suon di questo è perché mi hai sfasciato la macchina, questo è perché mi hai fatto fare la conoscenza della signora Cope, questo è per avermi costretto a girare per ben 54 negozi di fila e questo è per aver deciso di andare su una bicicletta sgangherata insieme. Che poi continuò in una sorta di vendetta più giocosa con frasi del tipo questo è perché ieri non hai messo abbastanza panna sul pancake, questo è perché mi hai fregato il mio cuscino preferito davanti alla tv, questo è perché mi hai incollato il tatuaggio un millimetro troppo a destra in alto e questo è per avermi svegliata brutalmente questa mattina.
Poi ci stufammo di inventare scuse e iniziammo a schizzarci così per sport e basta. Era troppo divertente. Vederla ridere anche con gli occhi cercando di cacciarmi la testa sotto l’acqua mentre gonfiava le guance per lo sforzo, era la cosa più bella del mondo. Nessun pensiero impuro mi sfiorò la mente nemmeno quando la presi per i fianchi per caricarmela sulle spalle e ricacciarla sotto l’acqua un’altra volta, oppure quando lo feci di nuovo perché si era messa in testa di fare la scena di Dirty Dancing del volo dell’angelo in acqua. Eravamo dei veri professionisti, altro che saranno famosi! Se l’ho lasciata cadere ad un certo punto, non era perché aveva troppo slancio, o perché i muscoli delle braccia non mi reggevano più, sia chiaro. Mi stava semplicemente affogando con tutta l’acqua che le grondava dalla maglietta.
- usciamo?- le chiedo quando inizio a vedere che le sue labbra iniziano a scurirsi.
- s-si…forse è meglio- risponde immediatamente incrociando le braccia al petto per evitare che la maglietta bagnata mostrasse le sue grazie. Mi giro di schiena e le faccio segno di salire.
- non mi fido. Mi ricacceresti in acqua- dice prevenuta.
- Ale…sei senza scarpe, voglio solo evitarti di ferirti sullo sterrato. Giuro solennemente che non ti farò cadere più- le dico cercando di rassicurarla e concedendomi un gesto che forse avrei dovuto tenere per me. Le accarezzo per la seconda volta in quel giorno, una guancia e infilo le dita tra i suoi capelli portandoci fronte contro fronte. I suoi occhi sono così belli, potrei stare ore e ore così, immerso in uno stagno, con gente che scatta fotografie ai due scemi che ci sono finiti dentro con tutta la bicicletta, a guardarli. A differenza dello stagno, i suoi occhi sono di un verde brillante, che risulta ancora più chiaro se circondato dalle ciglia nere e lunghe che li proteggono. Occhi così non dovrebbero chiudersi mai. Privare il mondo di cotanta bellezza sarebbe un vero e proprio crimine. Se le Nazioni Unite sapessero della sua esistenza la tutelerebbero come patrimonio dell’umanità.
Ma lei non era del mondo, non era nemmeno mia…sta di fatto che io, e solo io, in quel momento avevo la possibilità di stare a guardare quel miracolo che sono i suoi occhi.
Quello che ha detto a proposito della fotografia, poco prima…beh… confesso che mi piacerebbe molto metterlo in pratica su di lei. Voglio arrivare a conoscere ogni segreto, ogni pensiero più nascosto della creatura che in questo momento ha la fronte appoggiata alla mia.
- te lo prometto- le sussurro. Ti prometto che ti porterò fuori dal lago senza che tu ti faccia male, ti prometto che ti starò accanto e che manterrò la promessa fatta a Matt, ti prometto che mi ucciderò piuttosto che fare ancora un solo pensiero poco casto su un angelo come te, ti prometto che ti salverò Ale. Te lo prometto.
Mi regala un timido sorriso e avvolge il mio collo con le sue braccia. Mi giro in quell’abbraccio e le do la schiena. Porto le mani nell’incavo tra la sua coscia e il polpaccio, dietro al ginocchio e mi sistemo le sue gambe lunghe e affusolate sui fianchi. Sa reggersi benissimo da sola, ma non riesco a spostare le mani di li. Diciamo che voglio essere sicuro che non cada. Si…diciamo che è così.
 
In poco tempo, riusciamo a uscire dal lago e posso dire con certezza che entro stasera qualcuno della protezione animali verrà di certo a bussare alla nostra porta per riprendersi tutti i pesci e i girini che sicuramente ho nelle scarpe.
Con Ale legata alla schiena modello koala, cammino fino a trovare un angolo di prato assolato e deserto, dove poterci stendere a evaporare.
- ma anziché affittare la bicicletta, non potevi portarmi in giro così dall’inizio?- borbotta Ale appoggiata con il mento alla mia spalla.
E perdersi il romanticismo della pedalata sotto gli alberi dai fiorellini rosa? Avrei voluto dirle, come un cretino dodicenne alle prese con la sua prima crisi sentimentale. Ma che razza di pensiero assurdo! Per perdermi il romanticismo…ma sono diventato scemo? Lei è un’amica con cui ho intrapreso un’azione di salvataggio. Beh ma che centra! Anche con gli amici si possono fare cose romantiche senza essere per forza…beh avete capito.
- e perdersi te che urlavi ‘Rob, ti prego fermati’ da gran fifona quale sei? Ma nemmeno per sogno! Anzi aspetta…che ne dici di affittare un’altra bici?- mi limito a dire. In realtà non ho detto una bugia, ma solo una parte della verità.
- se non la pianti ti do un morso che te lo ricorderai finchè campi!- mi minaccia.
- Rooooob, ti prego fermati!- la canzono facendo una pessima imitazione della sua voce.
Lei china la testa sulla mia spalla e affonda i denti nel mio collo. Ahia! L’ha fatto sul serio! Mi ha morso, sta vipera!
- ahia!- dico ad alta voce.
- te la sei cercata, io ti avevo avvertito- mi risponde petulante.
- poi dicono che sono io il vampiro!-
- te lo sei meritato!-
In risposta alla sua aria insolente, me la lascio scivolare lungo i fianchi, fingendo di lasciarla cadere. Lei però mi serra le braccia attorno al collo e quello che ci sta peggio per questo scherzo scemo sono io che rischio il soffocamento. Ho già detto che sono un pirla? Ah…ormai avete perso il conto, eh?
La ritiro su ma il risultato è disastroso. Ci sbilanciamo e finiamo giù sdraiati sul prato. Almeno stavolta l’atterraggio è stato asciutto.
Faccio per rialzarmi ma la vedo sdraiata accanto a me che si serra le braccia attorno al ventre a furia di ridere. E scatta un’altra mini zuffa.
Che dire? Giocare a fare i dispetti a lei riempie il mio ego di soddisfazione e le risate che le suscito facendole il solletico, sono un suono celestiale, se contrapposti a tutti i momenti di silenzi che ogni tanto la prendono e la portano lontano da me. Giuro che farò in modo che quei silenzi si riducano sempre di più fino a scomparire.
- basta, Rob, ti prego basta!- dice tra le risate mentre si contorce sotto di me per via del solletico.
- e tu cosa mi dai in cambio se la smetto?-
- tutto quello che vuoi , ma ti prego…basta!-
- mmm… voglio….voglio…che tu accetti un invito a cena fuori quando lo deciderò io-
-mai!-
- allora continuo-
-ok, ok, ok! Una cena…quando vuoi- ansima con il fiato corto quando la libero dal mio peso.
Bene. Almeno mi sono assicurato un si per una delle mie idee del suo programma di salvataggio.
- quando voglio, vuol dire che appena te lo chiedo tu dovrai saltare su dal divano, abbracciarmi entusiasta e dirmi: Oh Robert, dove mi porti? E se vuoi, hai anche dieci minuti a disposizione per disperarti su cosa mettere- preciso stendendomi sul prato per far asciugare i vestiti.
- non ti sembra di esagerare?- mi chiede mettendosi seduta a gambe incrociate.
- per niente-
- sei assurdo- borbotta scostandosi i capelli dal collo. E a quel punto lo vedo. Un sottile intrico delicato di linee le decorano la nuca. Un fiore. Ha un fiore stilizzato tatuato sul collo. È perfetto, non è volgare, non sembra una marchiatura né una macchia. Sembra disegnato dal pennino sottile di una stilografica e le sfumature sono fatte talmente bene da sembrare quasi azzurrine.
- non sapevo avessi un tatuaggio, Ale – le dico sorpreso.
- tanta gente ha un tatuaggio, Robert- risponde incurante strizzandosi l’acqua via dai capelli e recuperando un pinzone dalla sua borsa-excalibur.
- è bello- ammetto alzandomi a osservarlo meglio. – ha un significato?- le chiedo curioso sfiorando in punta di dita il disegno.
- certo che ce l’ha-
- e…non puoi dirmi quale sia?- La scusa del tatuaggio era un buon modo per avvicinarmi al suo mondo. Doveva essere un mondo bellissimo quello dei suoi pensieri. Ne avevo visto uno spiraglio mentre mi spiegava cosa fosse in realtà la fotografia e devo dire che mi ha affascinato sul serio.
Sospira e mi guarda rassegnata alla nuova veste di detective che ho assunto ai suoi occhi. Troppe domande su di lei per quel giorno? Beh, era ora di restituire il favore. Io le avevo raccontato tutta la mia vita, lei poteva almeno raccontarmi la sua.
La guardo cercando di incoraggiarla ma mostrando quanto fossi curioso nello stesso tempo.
- è una marque- dice facendo spallucce.
- cioè?-
- una marque è un simbolo. In teoria le vere marque coprono tutta la schiena, ma…ho pensato che più piccola sarebbe rimasta una cosa più graziosa da vedere oltre che più discreta da portare.- inizia a spiegare. A quel punto la guardo con rinnovato entusiasmo e curiosità, invitandola ad andare avanti.
-Le cortigiane dei bordelli altolocati iniziavano a farsi disegnare la loro marque, di solito fiori o simboli caratteristici della casa della notte cui appartenevano, a partire dal fondo schiena per andare sempre salendo. Lo pagavano di tasca loro, con i doni che i patroni potevano far loro al termine del loro incontro. Man mano che questi doni aumentavano, il disegno si sviluppava sulla loro pelle. Quando la loro marque sarebbe stata completa, avrebbero avuto la possibilità di essere libere e decidere di se stesse. Potevano restare al bordello e versare una parte dei loro guadagni al direttore della casa presso la quale prestavano servizio, oppure andare via e vivere la loro vita a loro piacimento-
- eh…questo cosa centra con te?- Ora sono decisamente curioso.
- anche la mia marque simboleggia la mia libertà. Non fraintendermi…non ho mai fatto la cortigiana, né tantomeno aspiro a diventarlo, ma per me comunque dimostra la libertà che mi sono presa-
- spiegati meglio-
- diciamo solo che non potevo più stare a casa mia. Nel momento in cui ho deciso di andarmene, ho aspettato di racimolare i soldi delle mie paghette settimanali in modo che bastassero per la mia fuga e per completare la mia marque. Il giorno esatto in cui ho preso la porta, la prima cosa che ho fatto è stata andare dal tatuatore e farmela disegnare, e da allora sono libera di decidere di me stessa e del mio futuro. Fine-
Caspita. Che storia.
- perché sei scappata di casa?- le chiedo ormai decisamente e irrecuperabilmente curioso del conoscere la sua storia. Volevo sapere tutto, tutto di lei.
- è una lunga storia- dice in un sospiro con lo sguardo perso nel vuoto.
- ho tanto tempo a disposizione-
- non credo, sono quasi le sette. Dovremmo andare- dice alzandosi in piedi. La mia aria esasperata, con tanto di alzata d’occhi al cielo, la convince ad aggiungere. – se mi aiuti a preparare la cena te la racconto-
- affare fatto- accetto afferrando la sua mano e issandomi a mia volta in piedi. Mi sorride dolce e insieme ci incamminiamo verso il vialetto. Fa per uscire dal prato quando si ferma e mi guarda.
- Rob…-
- si?-
- credo di aver bisogno di un passaggio-. Che scemo! È senza scarpe! Beh, grazie lago per essertele fregate. La prendo in spalle e mi avvio verso l’uscita del parco.
- non mi fai un trailer? Giusto per capire di cosa si tratta- la canzono riferendomi alla storia che appena arrivati a casa mi sarei fatto raccontare.
- oh si…è una storia piena di intrighi, tradimenti, relazioni sadomaso e droga- mi risponde facendomi una linguaccia.
- spiritosa- Spero solo non dica sul serio!



l'abbigliamento è ovviamente quello del chap precedente , quindi l'unico link è quello del tatoo di Ale
   
 
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