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Autore: moonwhisper    21/10/2009    2 recensioni
Ed io ho pensato che certe volte la vita è proprio ironica,
che forse c’è qualcuno che si diverte a guardarci morire seduti ad un tavolo di plastica,
lo sguardo basso contro le ginocchia e il cuore abbandonato nel piatto,
da mangiare con coltello e forchetta.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Come scorre via Milano, schiantata fuori dal vetro pieno d’acqua del tram.
Come le melodie di resistenza e rivoluzione nelle orecchie. E adesso che sono lontana, e che non mi vedrai mai più barcollare sotto i portici, lungo le mura. Ora che non posso più sentirmi il mare dentro e che non posso odiarlo per la mia devastazione. Adesso che non ci sono più, muori. Scegliti un angolo lurido, sconosciuto e buio, e muori. E mi viene in mente che dentro di te hai una collezione di angoli luridi, sconosciuti e bui. E allora crepaci dentro, affogaci dentro, nella tua merda diseducata e squallida.
Ho raccolto la mia vita in due valige, e sono fuggita via con la faccia della redenzione. Dio mi ha bandita, soffiandomi contro un vento pesante e crudele. Come a dire che lì tanto non mi voleva più nessuno. Come a dire che non posso fottermi la vita sconvolgendomi per dimenticare e ridere. Che non posso starvi ancora a guardare, dopo che mi avete tagliuzzato il cuore con le forbicine.
Oggi piove, qui. Mi piace il freddo secco che non si appiccica alla pelle. Mi piace aver dimenticato l’ombrello, avere la testa bagnata e spalancare gli occhi sulle luci che si riflettono nelle pozzanghere di acqua acida. Ho paura. E sono drammaticamente sperduta e sola. Ho paura, ma tutto va bene, perché ho l’anima occupata da qualcosa di più bello, di più giusto e più pulito. Sono come quell’origami a forma di farfalla che svolazza sopra il mio nuovo comodino, come la bottiglia di rum accanto al letto, sigillata con lo scotch. E questa volta non la finirò in dieci minuti di panico, te lo giuro. Anche se di questo tu non puoi sapere niente.
Mentre mi perdo tra le strade sconosciute, ripeto tra me e me le frasi che per inutile bontà ti ho risparmiato. Cose come spiegarti che ho pensato di bruciare coi fiammiferi quella ciocca di capelli biondi che mi hai dato da conservare, oppure dirti prima o poi che l’odore del tuo corpo mi dava la nausea, ma mi accadeva spesso di volerti abbracciare. Che mi hai dedicato una canzone di Vasco, dopo cinque anni lanciati al vento di parole. Altri concetti magari no, ma credevo avessi capito che Vasco mi sta proprio sul cazzo, senza nessuna possibilità di recupero. Proprio come noi. Senza nessuna possibilità di recupero.
Eppure non ne ho la voglia. Di spiegarti perché mi hai riempito i polmoni di delusione. Desidero solo che muori, sai. Perché tra i due sono sempre stata la più intelligente, la più bella, la più forte, la più stronza. Ma non me lo dicevi mai, lo sottintendevi. E mi lasciavi credere di bastonarti con uno sguardo troppo severo anche quando fingevi e basta, cane maledetto. E allora muori, insieme ai tuoi “ti amo” di cartone. Muori.
Lasciami qui. A pensare che sono un po’ distratta e cinica, ma non lo faccio di proposito.
A credere che non è il cemento a scorrere, ma il cielo.









Note: mi dispiace per questa impostazione del menga ma sono su un pc che non possiede nessun tipo di versione di frontpage (programma che ho sempre usato per la pubblicazione). Spero che il carattere non sia troppo antipatico da leggere (già lo è il contenuto, sarebbe una fregatura totale). Comunque, insomma, cercherò di rimediare al danno. Adieu.
  
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